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Autore: Manto    07/10/2020    1 recensioni
♦ Raccolta ideata per il BSD Writober 2020 (ci ho provato, la porto avanti comunque!)
♦ Possibili riferimenti a Dead Apple e alle light novel
Trentuno prompt per trentuno o più personaggi, relazioni e sogni diversi. Alte dosi di angst, fluff e hurt/comfort, a seconda dell'umore dell'autrice.
Essendo questa in pari con le uscite online del manga, alcune vicende/personaggi citati saranno spoiler per gli anime only.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Akiko Yosano, Altri, Osamu Dazai, Ranpo Edogawa
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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7# — Libri

 

Personaggi: Edgar Allan Poe, Edogawa Ranpo
Canzone: People Help The People ~ Birdy (cover)
Numero parole: 1082

 

La gente aiuta la gente
E se senti nostalgia di casa
Dammi la tua mano, e io la stringerò.

Dove Ranpo Edogawa va, si crea il caos: Edgar lo sta imparando a proprie spese.
Il pomeriggio è iniziato incontrando il detective per le strade di Yokohama — nella foga di corrergli incontro, quello gli ha dato pure una testata —, e sta proseguendo in sua compagnia: annoiato dalla giornata troppo calma e impaziente di trovare qualcosa con cui tenersi impegnato, Edogawa è riuscito a strappargli il permesso di leggere l’ultima storia a cui sta lavorando, non ancora conclusa ma più complessa delle precedenti, nonché di girovagare liberamente nella villa.

Decisione non ben ponderata, perché mentre lui si ritrova rinchiuso nel suo stesso studio per proseguire l’opera, Ranpo libera la propria voce dalla parte opposta della dimora e scatena una serie di scricchiolii e rumori agghiaccianti.
Finalmente, quando sugli ambienti scende un improvviso silenzio ed Edgar inizia a temere il peggio, il detective gli compare davanti, caracollando sotto la pila di libri che tiene tra le braccia e con lo sguardo acceso d’interesse.
«Fai attenzione con quelli, sono importanti», mormora lo scrittore dopo aver riconosciuto i volumi e guardando l’altro appoggiarli sulla scrivania, per poi allungare una mano e accarezzarli delicatamente.
«Lo so, infatti sono quelli che tieni più vicino al letto. Le pagine sono molto segnate, le sfogli spesso, e l’inchiostro ha perso parte del suo colore: te li sei portati dall’America. Però non c’è traccia di storie qui dentro, solamente numeri, iniziali di nomi di persone… e luoghi?»
«Le storie ci sono, ma non in questi volumi.»
«Uh? Li tieni come registro, allora?»
Edgar accenna un sorriso, quindi annuisce. «Li tenevo come tali, sì», conferma, per poi posare la penna d’oca e chiudere il tomo che ha innanzi. «Anni fa, prima che io e te avessimo la nostra sfida, scrivevo per chiunque me lo chiedesse: storie comiche, fantastiche, d’avventura, semplici scene di vita… era un modo per sviluppare le mie capacità, e alla gente piaceva. In quei libri potevano vivere ovunque e qualunque cosa loro volessero, visitare luoghi lontanissimi, incontrare persone.
Non ci vedevo nulla di male e le richieste erano tante, mi divertivo pure.»
«Hmm…» Ranpo apre a caso uno dei tomi, punta il dito sul primo nome che incontra e sul suo volto si dipinge un ghigno. «Questo l’hai davvero mandato nel cratere di un vulcano?»
«Un tempo quell’uomo era un esploratore, ma non aveva mai potuto visitare un vulcano estinto: risolvemmo il problema in questo modo.»
«Contento lui… qui invece ci sono due iniziali, e un nome strano.»
«Oliver e la sua cagnolina Fioralba. Descrivere il drago che voleva cavalcare fu un’impresa simile a quella che gli feci compiere, ma ne valse la pena.»
Sorridendo più ampiamente, Edogawa punta più sotto. «H. A.»
«Oh, la signora Helen Anders! Era diventata troppo anziana per muoversi, ma voleva rivedere il mare: così scrissi di un’intera giornata passata sulla spiaggia di Nantasket1. Mi ringraziò per giorni.»
Proseguono così, con un nome e una storia che profuma di desideri e memoria, per altri dieci minuti; quindi, Ranpo scorre verso la fine del libro e lascia scivolare il dito fino a incontrare due iniziali scritte in inchiostro viola. «V. S.»
Nonostante sia ormai pomeriggio inoltrato, la sera dovrebbe essere lontana; eppure, nella stanza la luce si affievolisce, così come l’entusiasmo di Edgar nel raccontare.
«Viviane. La vicenda riguarda lei e il suo fidanzato.» Una pausa. «Dovevano sposarsi; ma invece che un velo da sposa, quella ragazza dovette indossare una veste funebre e partecipare al funerale di chi amava.»
Ranpo rimane in silenzio un istante, quindi estrae un volume dalla pila: quello che riporta sulla copertina il nome della giovane.
Poe lo prende dalle mani dell’amico, lo stringe al petto. «La sua famiglia me lo restituì un mese dopo. Viviane lesse la storia così tante volte da saperla a memoria… e poi s’impiccò per trasformare la fantasia in realtà, per lasciarsi alle spalle una vita che non aveva più niente da offrirle. Quando la trovarono, il libro era ai suoi piedi, aperto sull’ultima pagina…»

E c’era un messaggio: mi perdoni, signorino Poe, ma ho scelto un finale migliore.
Edogawa scurisce lo sguardo, quindi osserva il tomo che ha davanti a sé. Ci sono altre iniziali, ma non ha bisogno di chiedere per sapere che le storie commissionate non sono mai state portate a termine: scorge la risposta nel volto dell’amico, nella carta intonsa che incontra le sue dita, e chiude il volume. «Lo avrebbe fatto comunque, Poe-kun. Anche se tu non avessi scritto quella storia, l’esito sarebbe stato lo stesso.»
Lo scrittore annuisce, si alza. Ranpo impila nuovamente i libri e li passa all’amico, accompagnandolo quindi nei corridoi della villa. «Anche se inizialmente mi assunsi parte della colpa, poi mi arresi al fatto che non avrei potuto fare niente», prosegue Edgar, «proprio come dici tu. Tuttavia, la sua fu l’ultima richiesta che accettai, e non credo che potrei ricominciare.»
«Però hai permesso che una nonnina rivedesse il mare che tanto amava, e quel signore nel cratere del vulcano… hai reso loro molto più di qualche ora di felicità. E chi vuole rivedere qualcuno che ama—»
Ranpo si blocca, spalanca gli occhi: ha una fitta al cuore e sa bene il perché. Per un istante, rivede davanti a sé l’ombra dei suoi genitori e il dolore che ha provato quando è rimasto indietro, mentre loro sono andati avanti e dove non avrebbe potuto raggiungerli. Se allora non avesse incontrato Fukuzawa, chi può dire che cosa ne sarebbe stato di lui? Se avesse trovato qualcuno come Poe e chiesto di scrivere della sua famiglia, avrebbe poi seguito i passi di Viviane?
In che cosa sarebbero stati diversi?
La mano di Edgar mette fine alle domande, posandosi sulla sua spalla con gentilezza.
Ranpo respira, accenna un sorriso perché non ha bisogno di una risposta e può anche dimenticare il quesito: ha qualcuno accanto a sé, non è solo né dimenticato, il finale è ancora lontano. «Anch’io voglio cavalcare un drago, comunque!», esclama all’improvviso facendo sobbalzare Edgar, per poi voltarsi verso di questi con un sorriso, «ma prima, sbaglio o qualcuno mi deve un romanzo?»
Edgar sorride a sua volta, socchiudendo gli occhi. «Un’ultima frase ed è tutto tuo, e voglio proprio vedere come te la caverai.»
«In meno di tre secondi, come sempre!»
«Stai allungando il tempo, vedo…»
«Così credi tu!»
No, nessuno dei due deve temere: la storia è tutta da scrivere, ed è appena cominciata.

 

 

 

NOTE

1 Luogo non molto distante da Boston.

   
 
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