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Autore: dreamlikeview    10/10/2020    5 recensioni
[3/3 di "What if we had been friends?"]
Cosa sarebbe successo se, al sesto anno, Harry Potter avesse aiutato Draco Malfoy, invece di duellare con lui? E cosa sarebbe successo se Draco, invece di attaccare Harry, avesse accettato il suo aiuto, mettendo da parte l'orgoglio?

«Prendi la mia mano e accetta il mio aiuto, non è troppo tardi, io posso aiutarti» disse «Mettiamo da parte l’odio, mettiamo da parte le nostre divergenze e alleiamoci contro di lui, insieme possiamo vincere». Il biondo gli fissò la mano e deglutì, poteva fidarsi di lui?
[Drarry, long]
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'What if we had been friends?'
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Disclaimer: Né i personaggi, né il loro mondo mi appartengono. Questa storia è scritta senza alcun fine di lucro e non intendo offendere nessuno con questa. I personaggi ogni tanto tendono ad essere leggermente OOC (ma non troppo, non credo di averli stravolti troppo, per questo non l’ho segnalato) e c’è un “What if?” grande quanto una casa, lettori avvisati mezzi salvati.

PREMESSA 
La storia tiene conto degli avvenimenti trattati nei libri fino al capitolo 24 "Sectumsempra" del sesto libro della saga, “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”, con l’aggiunta di qualche piccolo “flashback”, che mi sono presa la libertà di aggiungere per spiegare meglio alcune scelte dei protagonisti inerenti alla storia (altrimenti non sarebbe una what if, ma non voglio fare il capitan ovvio della situazione). Dopodiché la storia procede per una trama completamente diversa da quella che conosciamo tutti, a parte la prima parte che riprende un po’ la sconfitta di Voldemort. È solo una fanfiction, plis, non lanciatemi nessuna maledizione senza perdono!
 
Avviso I: Gli eventi, dopo il prologo, non seguono la linea temporale dei libri/film
Avviso II: Per la maggior parte dei capitoli, non è una storia romantica, I’m so sorry.
 
ATTENZIONE:
Menzione di scene di violenza/tortura/abusi, niente di troppo grafico, ma c'è un flashback dove viene accennato ad essi.
 
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Take my hand

Prologo

What if we rewrite the stars?



Harry Potter ne era certo. Draco Malfoy era diventato un Mangiamorte, ne aveva avuto il sospetto fin dall’inizio dell’anno, ma nessuno aveva voluto credergli – forse perché in passato si era sempre sbagliato sul presunto colpevole delle disgrazie che capitavano a Hogwarts – quella volta, però, ne era assolutamente sicuro. C’erano troppe coincidenze, a partire da quel giorno di agosto, quando lui, Ron e Hermione lo avevano visto aggirarsi in modo sospetto a Notturn Alley con sua madre ed entrare da Magie Sinister. Era sicuro che quella volta lui avesse preso il marchio come suo padre, dopotutto cosa ci si poteva aspettare da uno come lui?
Non aveva prove materiali, non aveva mai visto davvero il Marchio Nero sul suo braccio, ma non aveva alcun dubbio, aveva sempre saputo che, un giorno o l’altro, Malfoy si sarebbe rivelato per ciò che era davvero: un ragazzo crudele, meschino, che aveva deciso di servire un mostro per seguire le orme di suo padre.
Era ovvio come il sole, ma nessuno gli credeva. Tutti sostenevano che la sua era un’idea sciocca, che non poteva formulare accuse del genere senza alcuna prova, solo perché non lo sopportava. Secondo lui, invece, c’erano state troppe coincidenze che non sarebbero dovute passare inosservate, tuttavia la McGranitt aveva voluto credergli, quando le aveva provato a parlare, neanche Silente voleva ascoltarlo. Così aveva deciso di indagare, di trovare le prove necessarie e finalmente prendere provvedimenti.
Era dal primo giorno di scuola che lo seguiva e cercava di scoprire i suoi segreti, senza riuscirci. Si era anche beccato un naso rotto per questo, ma non aveva mai smesso di cercare le prove della sua colpevolezza. Tuttavia, ogni volta si era ritrovato con un pugno di mosche tra le mani. Non c’erano prove, la sua parola e il suo sesto senso non valevano come tali. Aveva sperato di poter indagare più da vicino sfruttando il Quidditch, dato che Serpeverde aveva sempre gli allenamenti prima di Grifondoro, avrebbe potuto introdursi nello spogliatoio con il Mantello dell’Invisibilità, mentre il biondo era in campo e cercare di scoprire qualcosa, ma no, Malfoy aveva anche lasciato il Quidditch. E il suo interesse per quello sport era passato rapidamente in secondo piano. Si era accorto che era ossessionato da Draco Malfoy e dalle sue attività, continuava a cercarlo sempre e comunque, ma lo faceva solo per il bene dei suoi compagni di scuola. Sapeva che lo avrebbe colto in flagrante, perché era sicuro che quel maledetto Serpeverde aveva qualcosa da nascondere e presto o tardi, con le buone o con le cattive, lo avrebbe smascherato.
I suoi sospetti sul suo rivale erano aumentati dopo le cosiddette “coincidenze”: Katie Bell che entrava in un bagno durante la gita ad Hogsmeade e ne usciva con un pacchetto contenente una collana maledetta, che, se non le si fosse ritorta contro, avrebbe dovuto consegnare a Silente; Ron che veniva avvelenato da un Idromele donato a Lumacorno, lo stesso Idromele che il professore avrebbe voluto regalare al preside. In entrambe le occasioni, Harry aveva visto Malfoy: a Hogsmeade lo aveva visto aggirarsi in modo sospetto nel locale “I Tre Manici di Scopa” – e secondo la sua teoria, aveva consegnato la collana alla ragazza – e durante la festa del “Luma Club” aveva visto che Malfoy si era imbucato e subito dopo la festa, il professore di Pozioni era venuto in possesso di quella bottiglia di Idromele avvelenato. Non potevano essere mere coincidenze. Inoltre, lo vedeva spesso sulla Mappa del Malandrino aggirarsi per il corridoio del settimo piano, lì dove c’era la Stanza delle Necessità, non era mai riuscito a beccarlo, aveva anche provato a mandare Dobby in missione per cercare di scoprire cosa nascondesse; aveva passato mesi a cercarlo, a spiarlo, a osservare il suo nome sulla Mappa del Malandrino, a cercare le prove delle sue attività losche, ma non era mai riuscito nel suo intento. Malfoy era dannatamente bravo, quando doveva nascondere qualcosa – questo doveva riconoscerglielo.  
Aveva bisogno delle prove, di una qualsiasi conferma del suo coinvolgimento con Voldemort, altrimenti non avrebbe potuto riparlarne con Silente ed occuparsi della faccenda, ma per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare nulla e questo era semplicemente frustrante, nemmeno il suo mentore gli credeva. Inoltre, tutti i suoi amici insistevano sul fatto che lui si stesse lasciando trasportare da vecchi rancori, ma…  non era così, non completamente. Era preoccupato, se c’era un Mangiamorte nella scuola, doveva occuparsene, altrimenti tutti i ragazzi della scuola sarebbero stati in pericolo.
Poi, una sera riuscì ad individuarlo. Era nel bagno del secondo piano, quello di Mirtilla Malcontenta. Cosa ci faceva lì? Perché, soprattutto?
Decise di non voler più perdere tempo, aveva bisogno di risposte e le avrebbe avute, così corse per i corridoi della scuola fino al bagno, dove il biondo si era rifugiato. Codardo.
Doveva affrontarlo e costringerlo a confessare la verità, se un servo di Voldemort era nella scuola, lui aveva il dovere di fermarlo, era o non era il maledetto prescelto? Non poteva permettere che un servo del male mettesse a rischio le vite dei suoi compagni di scuola, doveva agire come un membro dell’Ordine, come un uomo di Silente, come lo aveva definito qualcuno. Se Draco Malfoy si fosse rivelato un Mangiamorte, Harry Potter lo avrebbe fermato a qualunque costo. Doveva essere allontanato dalla scuola, fermato e consegnato agli Auror, forse anche mandato ad Azkaban, se necessario, insieme a suo padre. Lì meritavano di stare quelli come lui. Non importava ciò che gli aveva detto Sirius un anno prima, non importava che le persone avessero sia ombre che luce dentro. Draco Malfoy era il male, come Voldemort. Doveva essere fermato a tutti i costi, altrimenti avrebbe portato la distruzione nella scuola.
Senza pensare ad altro, entrò nel bagno di Mirtilla Malcontenta e lo vide. Aveva le mani appoggiate sul lavandino, si era appena tolto il gilet e cercava di respirare, il suo corpo era chino in avanti ed era scosso dai violenti singhiozzi, tremava come una foglia. Mormorava sottovoce che non ce l’avrebbe fatta, che era spacciato.  
«Nessuno può aiutarmi» diceva a Mirtilla, cercando di darsi un contegno, il fantasma tentava di consolarlo e di offrigli aiuto, ma lui era disperato. «Non posso farlo… non posso. Ma se non lo faccio subito, dice che mi ucciderà» singhiozzava.
Harry restò impietrito. Non si aspettava quella scena. Ricordò le parole che gli aveva detto Mirtilla qualche tempo prima, il fantasma gli aveva detto più volte che nel suo bagno, c’era sempre un ragazzo che piangeva. Era sempre stato Draco Malfoy a rifugiarsi nel bagno di Mirtilla a piangere? Non era uno studente qualsiasi, provato dalla difficoltà della scuola, del peso degli esami o altro? Malfoy? E perché?
Per un momento, credette di essersi sbagliato, quello che aveva davanti non poteva essere lo spocchioso, odioso Malfoy che conosceva lui. Doveva essere qualcun altro, anche se la voce… era la sua. Guardò la mappa e non ebbe più alcun dubbio, quello nel bagno, chino sul lavandino, in lacrime era proprio Draco Malfoy. Fu abbastanza sconvolgente per Harry vederlo ridotto in quel modo. Il Grifondoro avanzò di soppiatto nel bagno, ma non fu abbastanza silenzioso, perché il Serpeverde sobbalzò e alzò lo sguardo verso di lui, vedendo il suo riflesso nello specchio. Attraverso esso, il moro vide i suoi occhi cerchiati di rosso e le lacrime che ancora gli rigavano il volto. Non aveva mai visto Malfoy in quelle condizioni e qualcosa nel suo stomaco si contrasse. Forse le sue idee sul fatto che egli rappresentasse il male puro non erano così corrette. Forse si era sbagliato.
«Lo spettacolo è di tuo gradimento, Potter? Avresti preferito vedere altro?» domandò impugnando la bacchetta, senza voltarsi verso di lui, il suo tono freddo tentava di celare i singhiozzi che fino a pochi istanti prima lo avevano fatto tremare.
Osservandolo meglio, Harry si accorse che la sua schiena era ancora scossa dai brividi di terrore.
Era spaventato, perché era spaventato? Cosa nascondeva davvero Draco Malfoy? Chi lo avrebbe ucciso? Voldemort?
«So cosa hai fatto, Malfoy» rivelò il Grifondoro, stringendo la sua bacchetta nella mano destra «Sei stato tu, vero?» chiese «La collana, l’idromele…»
«Pensi di sapere tutto, vero, Potter?» fece lui, interrompendolo «Il grande Harry Potter, il prescelto, il cocco di Silente!» esclamò con finta ironia «Tu non sai niente».
Quando il biondo si voltò verso di lui, Harry se ne rese conto davvero, lo vide sul serio per la prima volta, vide il vero Draco Malfoy, un ragazzo spaventato, terrorizzato, insicuro e terribilmente solo: la sua espressione era devastata. Non aveva mai visto l’arrogante Draco Malfoy così fragile e distrutto. E in quel momento, si chiese cosa gli fosse accaduto in realtà, era davvero un mangiamorte? Perché stava soffrendo in quel modo?
Harry era arrivato lì con l’intenzione di torturarlo pur di farlo confessare, forse anche di lottare con lui per fermarlo, ma le sue intenzioni erano cambiate in un attimo, la sua mente si era fermata nel momento in cui lo aveva visto piangere, lo aveva sempre visto come un ragazzino viziato, calcolatore, orgoglioso, pieno di odio, non aveva mai scavato sotto quella corazza fredda che si era costruito intorno. Era sconvolto da ciò che stava vedendo e anche se da un lato voleva agire… beh, dall’altro voleva anche capire cosa gli fosse accaduto, offrirgli aiuto anche se non era sicuro che lo meritasse. Senza rispondere, fece un passo nel bagno per avvicinarsi a lui, senza però lasciare la presa sulla bacchetta, nel caso in cui le cose fossero andate male. Aveva come l’impressione che potessero solo peggiorare da quel momento in poi.
«Beh, sì, invece penso di sapere esattamente cosa stai facendo» disse Harry, sfidandolo «Lavori per Voldemort e stai architettando qualcosa per conto suo». Il solo pronunciare quel nome fece rabbrividire Draco, che fece un passo indietro inconsciamente e urtò il lavandino con la schiena. Le sue dita, strette attorno alla bacchetta, tremarono. Quel dettaglio non sfuggì al prescelto che avanzò verso di lui, con tutta l’intenzione di scoprire la verità. «Allora, ho indovinato?»
«Cosa pensi di ottenere così?» chiese di rimando il biondo, un tremito lo scosse e Harry notò anche quello, avanzò verso di lui e lo vide indietreggiare «Pensi che venendo qui e accusandomi, io confessi tutto?» chiese «E perché poi dovrei farlo con te, eh, Potter?»
Più si avvicinava, più poteva osservare da vicino, quanto in realtà fosse sconvolto Malfoy. C’era davvero qualcosa sotto e il Grifondoro aveva intenzione di scoprire tutto, ma non seguendo l’istinto, per una volta doveva essere più razionale e ragionare sulle azioni, invece che gettarsi a capofitto nella missione.
«Sarò sincero» disse infatti «Sapevo che eri qui, ti seguo da un po’» ammise «Quindi ti ho raggiunto perché volevo ottenere la verità ad ogni costo» spiegò, continuando ad avanzare verso di lui lentamente e con cautela. Draco era ancora sulla difensiva e teneva la bacchetta pronta, avrebbe potuto attaccarlo in qualunque momento, ma il moro sperava che non lo facesse, che gli desse la possibilità di capire e – forse – di aiutarlo.
«Ad ogni costo?» chiese il biondo, sbiancando «Cosa volevi fare? Torturarmi?» domandò con sarcasmo, anche se esso celava il vero e proprio panico che provava. Harry se ne era accorto subito: Draco era spaventato, i suoi occhi non mentivano. Mai prima di quel momento, Draco Malfoy gli era parso così solo e smarrito. Aveva bisogno di qualcuno e forse quel qualcuno poteva essere lui. Per una volta avrebbe messo da parte le vecchie faide, l’odio e la rivalità, per una volta sarebbe stato diverso.
«Sì» rispose schiettamente Harry. In una frazione di secondo, Draco puntò la bacchetta contro Harry, terrorizzato, mai prima di quel momento, il Serpeverde si era mostrato ai suoi occhi così vulnerabile. Era stata la menzione della tortura a farlo spaventare così? E perché? Il biondo non sferrò nessun attacco ai suoi danni, la sua mano tremava troppo, il moro lo notò e questo lo spinse ad avvicinarsi di più a lui. Erano divisi da pochi metri, ma ad entrambi sembrava di non essere mai stati più vicini. Era forse la prima volta che si ritrovavano da soli, senza altri attorno, senza Ron e Hermione a mediare.
«Lasciami in pace, Potter» disse, la sua voce ebbe un fremito di cedimento «Che ti importa di me? Tutto quello che vuoi è una confessione, così che tu possa andare da Silente e fare l’eroe come al solito» rinforzò la presa sulla bacchetta come se da essa dipendesse la sua vita, forse la sua salvezza. Perché era così spaventato? «Non avrai niente da me».
Harry si rese conto di una cosa: Draco non avrebbe abbassato la guardia, se lui avesse continuato a tenere la bacchetta tra le dita, non capiva perché si sentisse in quel modo, ma le sue intenzioni erano cambiate in pochi secondi, era entrato in quel bagno con l’intento di fargli del male, pur di farlo parlare, ma si era ritrovato un suo coetaneo distrutto, vinto da un dolore più grande di lui e non era riuscito ad andare avanti. Non era riuscito a mantenere il suo proposito, era rimasto lì a fissarlo, sentendosi impotente. Vederlo piangere lo aveva davvero scioccato.
«Non ti affronterò» rivelò infatti, mettendo la bacchetta al suo posto, nella tasca posteriore dei suoi pantaloni. Una nuova sensazione stava nascendo dentro di lui e le parole che gli aveva detto Sirius gli ritornarono in mente, assumendo un nuovo significato: non esistevano solo persone buone e mangiamorte, tutti meritavano una possibilità. Tutti meritavano di scegliere da che parte stare. Draco aveva bisogno, in quel momento, di qualcuno che gli desse una chance. Era spaventato e non sembrava neanche intenzionato ad attaccare, se avesse voluto, lo avrebbe fatto nel momento in cui lo aveva visto alle sue spalle. «Voglio aiutarti, Malfoy» disse avanzando verso di lui, arrivò a pochi passi da lui e gli tese una mano «Non voglio farti del male, voglio solo capire e aiutarti».
«Non avvicinarti!» esclamò Draco «Stammi lontano, Potter!» urlò, ma non lo attaccò. Era il momento giusto per agire, perché anche se lo stava minacciando, sembrava più innocuo di quanto non lo fosse mai stato in passato. Se voleva delle risposte, doveva tentare adesso che era poco ostile. Così eliminò la distanza che li separava in un paio di falcate e si ritrovò ad una distanza tale da lui che a dividerli c’era solo la bacchetta di Draco, appoggiata contro il suo petto.
«Stai indietro, Potter!» ripeté il Serpeverde.
«Sappiamo tutti e due che non mi attaccherai, se avessi voluto farlo, lo avresti fatto appena sono entrato» disse lui e vide la consapevolezza sul volto di Draco, il quale forse si stava chiedendo perché non lo avesse attaccato prima. Stava esitando e questo poteva solo essere positivo, forse era vero, forse poteva offrire una scelta a Malfoy.
La mano di Draco tremò e con essa anche la bacchetta, Harry avvertì un fremito di paura lungo la spina dorsale. Era una situazione potenzialmente rischiosa: un mago, che gli era stato ostile fin dall’inizio della scuola, gli puntava la bacchetta addosso e lui invece di attaccare, gli porse la mano. Avanti, prendi la mia mano, accetta l’aiuto.
«Draco…» sussurrò chiamandolo per nome. In quell’istante, Harry temette il peggio: che lo schiantasse, che lo affatturasse, che gli lanciasse contro una maledizione, che lo colpisse con un pugno, che scoppiasse una rissa tra di loro. Ma niente di tutto ciò accadde. Si sentì il tintinnio di una bacchetta risuonare nel bagno, dopo essere caduta sul pavimento e Malfoy crollò sulle sue ginocchia, sotto il peso di quello che stava provando, sotto il peso di qualcosa che era più grande di lui; calò un raggelante silenzio tra i due ragazzi, che venne spezzato da un singhiozzo. Harry, senza pensarci due volte, si inginocchiò accanto al biondo, si fece più vicino e gli mise una mano sulla spalla per dargli sostegno. Inaspettatamente il biondo si aggrappò alle sue spalle e nascose il viso contro la sua spalla, scoppiando in lacrime e lasciandosi andare in un lungo pianto disperato. Harry restò interdetto per qualche istante, poi chiuse le braccia attorno al corpo del biondo e cercò di rassicurarlo nel miglior modo possibile. Era arrivato in quel bagno con l’intenzione di sfidarlo, affrontarlo, torturarlo se fosse stato necessario, invece si era ritrovato davanti un ragazzo, della sua stessa età, spezzato. E l’unica cosa che gli era venuta in mente da fare, l’unica cosa giusta da fare che gli era venuta in mente, era stata quella di offrirgli il suo aiuto. Tutto qui. Era bastato questo a far crollare Draco Malfoy tra le sue braccia.
 
Draco era sconvolto. Cosa gli stava succedendo? Perché si stava comportando in quel modo? Non lo sapeva, non riusciva a controllarsi, si sarebbe pentito amaramente del suo gesto, ma in quel momento… era l’unica cosa di cui aveva bisogno, stava annegando e neanche se ne era accorto. L’unico gommone di salvataggio che gli era stato lanciato, era stato l’arrivo di Harry Potter in quel bagno, nel momento in cui era più vulnerabile e fragile. Non avrebbe dovuto farsi vedere in quel modo, non avrebbe dovuto aggrapparsi a lui come se egli fosse stato l’unica salvezza, ma in quel momento… era l’unica cosa di cui aveva bisogno.
Un Malfoy non piangeva mai, né si mostrava debole davanti al nemico, era questo che gli era stato insegnato ed era questo che gli tornava in mente, mentre si stringeva convulsamente a Potter, facendosi sempre più vicino, sempre più piccolo tra le sue braccia e piangeva a singhiozzi. Non riusciva a controllarsi e avrebbe dovuto farlo, doveva farlo.
Quando lo aveva visto entrare nel bagno, aveva pensato che fosse arrivato per attaccarlo, per fargli del male e tirargli fuori la verità a suon di Cruciatus e non era andato lontano dalla realtà dei fatti, tuttavia le cose erano andate in modo diverso rispetto a come le aveva immaginate. Prima di tutto, lui non era riuscito ad attaccarlo, tremava troppo ed era consapevole che se avesse lanciato un incantesimo lo avrebbe mancato e sarebbe esploso un putiferio lì dentro – e forse lui avrebbe avuto la peggio, visto quant’era sconvolto – e poi Potter lo aveva sorpreso, per quanto si odiassero, per quanto lui si fosse comportato da stronzo con lui, gli aveva offerto una spalla su cui piangere, un appiglio a cui aggrapparsi nell’oscurità che stava vivendo: gli aveva porto la mano e si era offerto di aiutarlo, invece di schiantarlo come avrebbe potuto fare. Assurdo, ma vero.
Draco sentiva un peso opprimente all’altezza del petto, era paura pura: si stava esponendo con Potter e aveva giurato a se stesso che non lo avrebbe mai fatto. Non si sarebbe mai dimostrato così disperato davanti a lui, eppure... qualcosa nelle parole che gli aveva detto Harry, lo aveva convinto.
Aveva bisogno di un appiglio sicuro, aveva bisogno di sapere di non essere solo, aveva bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi. In quel momento, fu grato a Potter di essere lì, in quel momento. Stava crollando, si stava sgretolando come una statua di terracotta, sotto il peso di qualcosa che era più grande di lui. Con Piton poteva fingere di fare il gradasso, sostenere di essere stato scelto per la missione, ma la realtà dei fatti era un’altra: era stato costretto. Se non lo avesse fatto, le conseguenze sarebbero state terrificanti. Non voleva più vivere nessuna esperienza come quella che aveva vissuto ad agosto. Forse Potter non avrebbe potuto aiutarlo davvero, ma in quel momento era l’unico appiglio che aveva.
«Va tutto bene» gli sussurrò Harry ad un certo punto. Al biondo scappò un risolino sarcastico tra le lacrime – già tutto benissimo – pensò, scuotendo la testa. Lui non avrebbe mai perdonato il suo imminente fallimento, lui lo avrebbe ucciso. Era solo un ragazzo spaventato, che si era ritrovato in una situazione più grande di lui senza volerlo davvero. Era stato ferito e per questo molto spaventato, non voleva soffrire ancora. Era un codardo, sapeva benissimo di esserlo, fin da quell’estate, ma in quel momento ne aveva avuta la certezza quella sera. Era crollato come uno smidollato tra le braccia di Potter, solo per avere un po’ di conforto, solo perché Potter gli aveva offerto la possibilità di sfogarsi, ma non poteva andare oltre, non poteva né doveva fallire, ne andava della sua vita e di quella di sua madre.
Si allontanò dal moro come scottato non appena si rese conto di quali conseguenze avrebbe avuto quel suo atto di debolezza. Nessuno poteva aiutarlo, nessuno.
«Lasciami in pace» mormorò «Tu non sai niente, non puoi capire…»
«Aiutami a capire. Permettimi di capire, Malfoy» disse il moro, cercando il suo sguardo «Dimmi la verità, parlami» suggerì quando incrociò i suoi occhi «Anche se mi costa dirlo, non ti giudicherò, cercherò di capire e proverò ad aiutarti».
«Non puoi…»
«C’entra Voldemort, vero?» gli chiese. Draco non rispose, ma il suo silenzio e il fremito, che lo colse al solo sentire pronunciare quel nome, gli diedero la conferma che, sì, il mago oscuro c’entrava sicuramente qualcosa.
«Anche se fosse» Draco si rialzò in piedi, pulendosi i pantaloni «È qualcosa di più grande di te, Potter».
«Davvero?» chiese il moro, fronteggiandolo di nuovo «In sei anni, Malfoy, l’ho sempre sconfitto, non gli ho mai permesso di vincere. Pensi che quest’anno sarà diverso?» chiese.
«Sì» rispose il biondo, quasi ipnotizzato dalle sue parole, non sapeva come fosse possibile, Potter era davvero quel tipo di persona che riusciva a scuotere l’animo delle persone? Forse la storia del Prescelto non era del tutto un’esagerazione, come aveva sempre creduto lui.
«Cosa pensi che possa accadere di diverso?»
«Io» confessò il biondo abbassando lo sguardo; Harry non riuscì a capire la sua affermazione, ma una spiacevole sensazione attraversò la sua schiena e raggiunse la sua cicatrice, che per un momento pizzicò. I suoi sospetti si stavano rivelando fondati, ma c’era qualcos’altro, qualcosa che Malfoy ancora non gli diceva e che Harry sentiva fosse importante. Doveva convincerlo a parlare e a rivelare tutto.
«Fidati di me e raccontami tutto» disse il Grifondoro, sicuro di sé, incatenando di nuovo i loro sguardi. Sentiva che se avesse interrotto il contatto visivo, qualcosa si sarebbe interrotto, così come accadeva con le maledizioni e il biondo sarebbe fuggito e non avrebbero più potuto parlare, non avrebbe potuto aiutarlo. Quella era la sua occasione per avvicinarsi al Serpeverde, capire la verità e magari salvarlo, prima che fosse troppo tardi.
«Non so se posso fidarmi di te» esalò Draco.
«Neanche io so se posso fidarmi di te» ribatté Harry «Ma ti sto offrendo una scelta» aggiunse «Hai la possibilità, ora, di parlare con me, chiedere aiuto e venirne fuori oppure puoi attaccarmi, andare via e continuare per la tua strada senza altre opportunità» Draco lo guardò senza capire, il Grifondoro gli stava offrendo aiuto, ma perché? Perché continuava a suggerirgli quello, invece di schiantarlo, torturarlo o altro?
«Perché?» Draco non si rese conto di averlo chiesto ad alta voce, fino a che non vide l’altro sorridere in modo triste.
«Perché una persona, una volta, mi ha detto che il mondo non si divide in mangiamorte e persone buone, ognuno di noi ha una parte di oscurità e una di luce dentro di sé, ma ciò che siamo lo decidiamo noi» disse con serietà, guardandolo fisso negli occhi, Draco sentì le gambe tremare davanti a quelle parole, era una sensazione stranissima, Potter in poco meno di mezz’ora si era rivelato una persona completamente diversa rispetto a ciò che pensava. Una piccola parte di se stesso gli diceva di farlo, di fidarsi di lui e rivelargli tutto, di permettergli di aiutarlo ad uscire da quella situazione assurda in cui era cascato a causa di suo padre. Ma poi pensò che se Lui l’avesse scoperto, gliel’avrebbe fatta pagare amaramente e non sarebbe stato come l’ultima volta. Sarebbe stato peggio della prima volta, lo aveva avvisato, se avesse fallito lo avrebbe ucciso senza alcuna pietà, facendogli patire mille pene.
«Potter… io…»
«Avanti, Malfoy, prendi la scelta giusta, io posso aiutarti, ma devi fidarti di me».
«Non ho più una scelta da prendere» fece il biondo amaramente, scuotendo la testa e allontanandosi da lui «Ho dovuto già fare quella scelta» disse «Non posso tornare indietro, vattene».
«Sì, sì invece!» esclamò ad alta voce, voleva aiutarlo ad ogni costo.
«Non posso!» urlò Malfoy «Non posso tornare indietro, Lui mi ha scelto!» fu in quel momento che Harry ebbe la sua conferma. I suoi sospetti su Malfoy erano sempre stati corretti. Aveva preso il Marchio Nero, era un mangiamorte. Non importava che non avesse scoperto il braccio, Harry lo sentiva, lo percepiva. Era vero.
«Draco» era la seconda volta che lo chiamava per nome in quel bagno ed era davvero strano chiamarlo così, ma gli era sembrato che usare il nome di battesimo, avesse funzionato poco prima, ma era convinto che la gentilezza con Malfoy non fosse l’arma giusta da usare. «Anche se è vero quello che penso di aver capito, fidati di me. Dimmi tutto, per favore, ti aiuterò, te lo prometto» tentò nuovamente.
«Non sei imbattibile, Potter, non puoi aiutarmi».
«Chi lo dice? Tuo padre? Ti ricordo che sono stato io a mandarlo ad Azkaban». Draco trasalì a quelle parole, era stato nel momento in cui suo padre era stato imprigionato che la sua vita era peggiorata, avrebbe dovuto punire Potter per quello che aveva fatto, avrebbe dovuto fare come sul treno, pietrificarlo e colpirlo dritto in faccia, picchiarlo e riversare su di lui tutte le sue frustrazioni. Perché non lo faceva? E perché, nonostante tutto, quel dannatissimo Grifondoro era ancora lì?
La parte più codarda di lui voleva solo scappare da quel bagno, gli occhi di Potter erano puntati verso i suoi e brillavano di determinazione. Per la seconda volta, dovette ammettere a se stesso che quel ragazzo era un vero leader, non un leader come Lui che torturava e usava la paura come arma per controllare i suoi sottoposti, ma uno di quelli che agivano solo seguendo la correttezza e il buon senso, lo aveva dimostrato quando era entrato in quel bagno con lo scopo di torturarlo e invece gli aveva porto la mano, offrendogli il suo aiuto.
«Non parlare di cose che non sai…»
«Se no che mi fai? Mi lanci una maledizione?» chiese Potter «Avanti, ci sono abituato» lo sfidò, facendo qualche passo indietro «Vuoi provare la Cruciatus?» continuò, il biondo tremò mordendosi le labbra «Avanti, fallo, usa la maledizione».
«Sta’ zitto…» deglutì, senza distogliere lo sguardo. Era troppo orgoglioso per farlo, anche se in quel momento avrebbe preferito scappare e rifugiarsi ovunque, tranne che in quel bagno.
«Non ci riesci, vero?» domandò «Sei solo un pallone gonfiato» lo provocò ancora «Scommetto che neanche è vero che “Voldemort ti ha scelto”, perché mai dovrebbe prendere tra i suoi uomini un codardo come te?»
«Io non sono un codardo!» ruggì Draco. Potter non aveva la minima idea di ciò che aveva vissuto, non aveva la minima idea di quello che Voldemort gli aveva fatto. Il vecchio orgoglio ribollì nelle sue vene e, in pochi secondi, recuperò la bacchetta dal pavimento del bagno, guardando con odio il Grifondoro, pentendosi di essersi mostrato così debole con lui.
«Beh, non sono io quello che si è rifugiato in un bagno a frignare come un moccioso e si è gettato tra le mie braccia piangendo come una scolaretta» continuò a provocarlo, emise una risata senza allegria «Sei proprio come tuo padre».
«Crucio!» urlò Draco, putando la bacchetta contro Harry. Il moro rimase impassibile a fissarlo con uno sguardo divertito e la sua insopportabile faccia da schiaffi, non cadde sul pavimento in preda ai dolori causati dalla maledizione, come tutte le vittime di Bellatrix che lui stesso aveva visto, non successe niente e, pochi istanti dopo, Draco si rese conto che non aveva funzionato. Non aveva funzionato. I suoi occhi si spalancarono e si riempirono di terrore. Se non era in grado di lanciare una Cruciatus contro Potter… non sarebbe stato neanche in grado di lanciare l’altra maledizione.
«No, no, no…» un singulto uscì dalle sue labbra «Cosa… cosa ho sbagliato?» non avrebbe voluto che la sua voce sembrasse così disperata, ma in quel momento fu investito dal terrore. Se lui lo avesse saputo, sarebbe finita. Non ci sarebbero più state speranze per lui, né per sua madre. Quello era male, molto molto male. «Perché non funziona…? Perché…?» fu sul punto di crollare di nuovo come poco prima, ma la voce di Potter lo tenne su.
«Vedi, Draco» Harry avanzò di nuovo verso di lui con più determinazione «Ci deve essere l’intenzione di fare del male, per lanciare quella maledizione. Devi volerlo davvero…» fece un altro passo «Qualcosa mi dice che tu non vuoi davvero farmi del male, in questo momento, come io non voglio farne a te».
«Stammi lontano» ringhiò, puntando ancora la bacchetta contro di lui «Tu non sai niente!»
«Io so che sei spaventato, io so cosa significa affrontare Voldemort e sopravvivere al suo passaggio» disse Harry, scostando con una mano la bacchetta del biondo «Io so che se collaboriamo, possiamo sconfiggerlo, ma devi fidarti di me. Devi accettare il mio aiuto» continuò, togliendogliela dalle mani per appoggiarla sul lavandino alle loro spalle «Devi dirmi la verità» concluse. Il Serpeverde deglutì e si morse le labbra, abbassando il braccio, sconfitto. Cosa doveva fare?
«Fidati di me» gli disse di nuovo Harry «So che è difficile, lo è anche per me, ma fidati di me, insieme possiamo farcela».
Le sue mani tremarono e in un secondo, scacciando qualunque pensiero razionale, decise che lo avrebbe fatto, si sarebbe fidato di lui, perché era l’unica chance che aveva. Così si scoprì l’avambraccio maledetto, mostrandolo all’altro, il quale indietreggiò per un secondo e spalancò gli occhi: la consapevolezza di aver avuto ragione lo colse e lo sconvolse per un attimo, restò interdetto e a bocca aperta. E Draco lo notò: sul suo viso, negli occhi verdi e determinati dell’altro presero forma l’odio, il disprezzo, il disgusto. Si pentì subito di averglielo mostrato, di essersi rivelato, di essersi fidato.
Era ancora in tempo per obliviarlo, giusto?
«Che c’è, Potter? Già ti sei rimangiato la parola?» chiese sprezzante «Già, dovevo immaginarlo. Le tue erano solo parole» disse, fece per superarlo per andare via dal bagno, ma Potter lo afferrò per un polso, bloccandolo immediatamente. Draco trasalì e si immobilizzò, che stava succedendo? Che cosa avrebbe fatto ora il Grifondoro? Lo avrebbe… torturato?
«Troveremo una soluzione» gli disse, invece, risoluto «Silente ti aiuterà».
«Lui ha scelto me perché sapeva che non avrei mai detto di no» disse il biondo «Ti ricordi chi è mio padre, vero? Dimmi, Potter, cosa ti fa pensare che io non ti abbia attirato qui solo per farti fuori su suo ordine?»
Harry alzò gli occhi al cielo, poi tornò a guardarlo. «Smettila di fare il gradasso, Malfoy!» esclamò «Farò schifo come Legilimens, ma quello che è successo in questo bagno, perdonami, ma non mi sembrava proprio il grandissimo piano studiato di un Mangiamorte per farmi fuori» disse «Inoltre, non sei riuscito a lanciare una Cruciatus» continuò «Lo so che sei spaventato, anzi direi che sei terrorizzato, quindi smettila di comportarti come se avessi in mano la situazione, perché è chiaro che non è così».
Draco fece un passo indietro e scosse la testa. Aveva ragione Potter, era spaventato, la situazione gli stava sfuggendo dalle mani in fretta e il giorno del suo fallimento sarebbe tornato. Avrebbe rivissuto l’incubo di quell’estate… non voleva. Era combattuto, voleva accettare disperatamente l’aiuto di Potter, voleva scegliere davvero, ma come poteva? Come poteva non pensare a ciò che gli sarebbe successo, se avesse fallito? Come poteva abbandonare sua madre?
«Mi ucciderà, dopo avermi dato in pasto ai suoi scagnozzi e poi ucciderà la mia famiglia» disse abbassando lo sguardo, Harry batté le palpebre incredulo davanti alle sue parole. Sotto sotto, Malfoy aveva un cuore, aveva accettato tutta quella sofferenza per salvare la propria famiglia. Chi non avrebbe fatto di tutto per salvare i propri familiari? Per non morire a sedici anni? «Devo portare a termine la mia missione, Potter, o le conseguenze potrebbero essere peggiori di quello che credi».
«Malfoy…»
«Ti sconvolge quello che ho detto?» chiese «Dimmi, Potter, credi che sia stato bello per me, prendere questo?» domandò ancora indicandosi il braccio «Oh, tu non sai niente…»
«Ti hanno obbligato, vero?» chiese Harry e Malfoy si zittì subito e scostò lo sguardo risentito. No, Potter non l’avrebbe fatto parlare di quello. No. «So che è così. Sai, ti conosco da sei anni, ti sei sempre vantato di tutto quello che ti capitava. Eri nella squadra di Quidditch perché tuo padre aveva preso le scope migliori a tutti membri della tua squadra e te ne vantavi ogni singolo giorno, hai idea di quanto fosse fastidioso?» domandò retoricamente «L’anno scorso, eri fiero di essere un membro dell’inquisizione, lo ripetevi a tutti, soprattutto se pensavi che ti “mancassero di rispetto”» continuò «Oh sì, al terzo anno eri fiero dell’esecuzione di Fierobecco» le parole di Potter immobilizzarono Malfoy, in parte aveva ragione «Se tu avessi preso quel marchio volontariamente, mi avresti mandato via a suon di incantesimi, mi avresti impedito di vederlo e non saremmo qui a parlarne» spiegò con sicurezza «Non saresti crollato in lacrime tra le mie braccia, non ti saresti aggrappato a me con disperazione» Draco arrossì a quell’ultima affermazione, mentre il suo orgoglio faceva a pugni con la voglia di crollare di nuovo tra quelle braccia e sentirsi al sicuro, finalmente «Saresti riuscito a lanciare quella Cruciatus e avresti trovato il modo di vantarti della tua missione. Il mangiamorte più giovane di tutti i tempi» continuò con tono quasi sarcastico. Draco fu colto da una strana sensazione, ma non ribatté, cosa avrebbe dovuto dire? Tutto ciò che Potter aveva detto era la verità. Se non fosse stato tanto spaventato, non si sarebbe mai aggrappato a lui come unico barlume di speranza nell’abisso di oscurità in cui stava sprofondando «Davvero, Malfoy, so che mi credi uno stupido, ma non lo sono così tanto» affermò, facendo sorridere appena l’altro «Quindi, devo leggerti nella mente, anche se sono pessimo come Legilimens, e rischiare di farti male o vuoi dirmi tutta la storia che c’è dietro quel coso?» chiese incrociando le braccia al petto.
Draco scosse la testa, devastato, combattuto, indeciso su cosa fare, la verità era una sola: doveva fare tutto ciò che gli era stato ordinato di fare o per lui sarebbero stati guai. Oh quanti guai…
«Non capiresti, Potter, davvero, nessuno può aiutarmi» disse il biondo, sconsolato «Lasciami in pace».
«Ti proteggerò io, Silente ti proteggerà, tutto ciò che devi fare è fidarti di me».
«Tu mi odi, Potter».
«Beh, non posso negarlo e anche tu odi me» Draco abbassò lo sguardo e indietreggiò di nuovo, convinto, adesso, di voler scappare da lì e smettere di ascoltare Potter, che sicuramente lo avrebbe portato su una strada che non avrebbe potuto gestire. Prese la sua bacchetta dal lavandino e la rimise nella tasca dei pantaloni e scosse la testa, non poteva restare, tuttavia quando fece per allontanarsi, Harry gli afferrò il braccio trattenendolo «Malfoy, non scappare» la sua voce era un po’ più ferma adesso e Draco non riuscì a muoversi. Non capiva perché in quel momento avesse quelle reazioni così contrastanti davanti al Grifondoro, non era da lui, non lo avrebbe mai fatto. Era davvero così sconvolto? «Non siamo mai stati amici, siamo sempre stati rivali e tu sei stato… piuttosto sgradevole con me e i miei amici in questi sei anni» l’altro non poté fare altro che annuire «È vero, sei anni fa sono stato io a rifiutare la tua stretta di mano, ma adesso sono io a chiedertelo» gli lasciò il polso e gli porse la mano «Vuoi stare dalla parte giusta? Vuoi farla pagare a chi ti ha fatto del male?» chiese «Prendi la mia mano e accetta il mio aiuto, non è troppo tardi, io posso aiutarti» disse «Mettiamo da parte l’odio, mettiamo da parte le nostre divergenze e alleiamoci contro di lui, insieme possiamo vincere». Il biondo gli fissò la mano e deglutì, poteva fidarsi di lui? Potter non aveva voluto stringergli la mano al primo anno, lo aveva rifiutato, perché adesso avrebbe dovuto fidarsi di lui? Perché avrebbe dovuto mettersi nelle sue mani? Cosa ne sarebbe stato di sua madre, se lui avesse stretto la mano di Potter?
«E mia madre?» chiese quasi involontariamente «Lui le farà del male…»
«Proteggeremo anche lei» disse Harry «Avanti, Draco, prendi la decisione giusta. Raccontami ciò che ti è successo, raccontami cosa ti hanno fatto e poi vieni con me da Silente, parlane con lui. Lui può aiutare sia te che tua madre. Fidati di me». Qualcosa dentro Harry premeva affinché l’altro gli stringesse la mano, gli suggeriva che fosse la cosa giusta da fare in quel momento, ma c’era un’altra parte di se stesso che gli suggeriva che stava solo perdendo tempo, che non l’altro non si sarebbe mai fidato di lui e che avrebbe solamente dovuto andare via, adesso che aveva le sue risposte. Era fatta, Malfoy aveva confessato di essere un mangiamorte. Eppure… non riusciva ad evitare di pensare che lui una possibilità la meritava. Forse era l’influenza delle parole di Sirius che gli erano rimaste dentro, fin dall’anno precedente, forse per qualcosa che aveva visto nei suoi occhi. Ci stava davvero provando ad offrirgli una chance, ma l’altro non gli rendeva le cose facili con la sua diffidenza. Non poteva biasimarlo, si erano detestati, sfidati e odiati per anni. Ma sperava davvero che Draco si fidasse di lui e accettasse l’aiuto.
«Perché dovrei fidarmi di te, Potter?» chiese l’altro esitante. Harry quasi urlò per la frustrazione, aveva parlato fin troppo, forse gli stava solo facendo perdere tempo, per poi dire a tutti che San Potter si era tirato indietro. Forse avrebbe davvero dovuto seguire la parte di se stesso che gli suggeriva di andare via e denunciare tutto, senza più pensare a lui. Ma non poteva. Decise di provare un’ultima volta, poi se ne sarebbe andato, senza guardarsi indietro.
«Perché ti giuro che se mi dici tutto, se ti fidi di me, quel bastardo non sarà più in grado di fare del male a nessuno, né a te, né a tua madre né ad altri» disse, i suoi occhi brillarono della sua determinazione e Draco ne restò ammaliato per un attimo. La prospettiva di fidarsi di Potter era troppo allettante, ma lui avrebbe potuto tirarlo fuori da quel casino?           
«Potter, io non so se riesco a raccontarti tutto» disse flebilmente, fu in quel momento che Harry sentì di doversi arrendere, perché gli sembrava che Malfoy stesse per rifiutare di nuovo e, davvero, si era già esposto troppo con lui. Harry era già pronto a ribattere, a duellare con lui e a correre da Silente per dirgli tutto ciò che aveva scoperto, ma, contrariamente alle sue aspettative, Malfoy gli strinse la mano e annuì, accettando implicitamente il suo aiuto «Ma posso mostrartelo, nella Stanza delle Necessità» disse. Harry capì immediatamente che aveva intenzione di mostrargli ciò che aveva vissuto, senza doverlo raccontare per forza. Doveva essere stato uno shock enorme per lui, vivere ciò che aveva vissuto, se non riusciva neanche a parlarne. Annuì e lo guardò per un lungo istante, prima di capire ciò che andava fatto.
Draco deglutì e annuì. Non sapeva ancora se quella fosse una buona idea o meno, ma ormai era fatta, aveva accettato l’aiuto di Potter e gli aveva anche mostrato il marchio. Fidarsi di lui era l’unica alternativa che aveva per uscire dalla disperazione in cui era piombato fin da quell’estate da incubo.
«D’accordo, allora andiamoci subito» disse il moro con fermezza. Draco lo guardò per un momento, stupito dalla sua determinazione, non aveva mai visto Potter sotto quella luce. Entrambi uscirono dal bagno e raggiunsero il settimo piano, quando si trovarono davanti all’ingresso della stanza, entrambi sentirono il bisogno di un posto confortevole, dove sentirsi al sicuro e poter parlare in tutta tranquillità.
Quando la porta si manifestò a loro, Harry fu il primo ad entrare e a sbuffare: la Stanza aveva preso le sembianze della Sala Comune di Serpeverde. Forse l’unico posto dove Draco si sentiva tranquillo? Era lui, dopotutto, che doveva parlare di cose orribili, forse per questo la stanza aveva preso l’aspetto di una stanza in cui lui si fosse sentito a suo agio.
«Una scelta discutibile di colori, non c’è che dire» scherzò Harry, poi porse la mano a Draco invitandolo ad entrare. Il biondo annuì e lo raggiunse, entrando senza prendergli la mano. Anche lui si guardò intorno stupefatto, era la copia esatta della sala comune, si sedette su un divano e si prese la testa tra le mani. Stava sbagliando tutto, voleva raccontare, o meglio mostrare a Potter ciò che gli era successo? Era impazzito o cosa?
«Qualche ripensamento, Malfoy?»
«E me lo chiedi? Sto per mostrare a te i miei ricordi» disse senza guardarlo «Ripetimi perché lo fai».
Harry si inginocchiò davanti a lui e gli prese le mani tra le sue, guardandolo negli occhi «Perché hai solo sedici anni, perché siamo ancora giovani e ci costringono a fare cose che non dovremmo fare» disse «Perché io posso aiutarti e lo farò in ogni modo possibile». Draco non riusciva a smettere di fissarlo, in quegli occhi verdi come la speranza c’era determinazione, c’era salvezza e lui era fin troppo spaventato per non poter tentare di tutto per salvarsi. Al diavolo l’essere stato scelto, come aveva detto a Piton, lui non voleva trovarsi in quella situazione, ma non poteva fallire…
«Sicuro, Potter?» chiese il biondo titubante «Vuoi sapere tutto davvero?»
«Sicuro, aiutami a capire. Così posso aiutarti». Draco annuì e chiuse gli occhi, respirando profondamente. Aveva bisogno di un buon medimago, si stava fidando di Harry Potter. Lui.
«Sai usare la Legilimanzia, vero?» chiese guardandolo «Non credo che ci sia un altro modo, io non mi opporrò».
«L’ho fatto una sola volta, sei sicuro?» chiese sedendosi accanto a lui sul divanetto.
«Potter, se vuoi saperlo, dovrai scavare nella mia mente. Sono bravo come Occlumante, potrei impedirti di farlo se volessi, anche se tu fossi un ottimo Legilimens, ma non mi opporrò, finché sarai tu, andrà bene». Harry annuì e lo guardò per un attimo, poi gli rivolse uno sguardo dispiaciuto, prima di puntare la bacchetta contro di lui. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.
«Legilimens» pronunciò. E fu catapultato nella mente di Draco Malfoy.
 
Era ancora estate. Draco se ne stava sdraiato sul suo letto a leggere un libro. Harry sorrise istintivamente nell’osservarlo. Aveva i capelli un po’ spettinati e la camicia aperta, doveva far caldo, le maniche erano arrotolate fino ai gomiti ed era immerso nella lettura. Mentre leggeva, sembrava un’altra persona. Non era il solito spocchioso che aveva conosciuto, anzi sembrava un normalissimo ragazzo, innocente e ignaro del male. Peccato che esso incombeva su di lui. Adesso riusciva a guardarlo da un’altra prospettiva. «Portatemi il ragazzo» si udì. Era la voce di Voldemort. Per un attimo, temette che si riferisse a lui. Ma era impossibile, era nella mente di Draco.
Un bigliettino si posò davanti al biondo ed egli lo lesse. Sospirò alzandosi dal letto e ricomponendosi. Tirò giù le maniche della camicia, si sistemò i capelli e indossò una giacca nera, le sue mani tremarono, adesso sembrava turbato. Immediatamente, due uomini entrarono nella stanza di Draco e lui sobbalzò.  I due lo scortarono al cospetto di Voldemort che sedeva al centro della sala da pranzo di Malfoy Manor. Harry li seguì immediatamente e la cicatrice bruciò, vedendo Voldemort lì davanti.
«Draco, ragazzo mio» disse il Signore Oscuro al ragazzo, il Serpeverde tremava come una foglia, ma cercava di restare impassibile, così come gli era stato insegnato. Il biondo abbassò la testa terrorizzato «Tua madre mi ha detto che andrai a Hogwarts, quest’anno frequenterai il sesto anno».
«S-Sì, signore» rispose lui a testa bassa. Harry avrebbe solo voluto proteggerlo, in quel momento.
«Tuo padre è stato una vera delusione per me, gli avevo solo chiesto di recuperare una profezia per me e ha fallito» rammentò l’uomo, Draco annuì «Mi auguro che tu non sia come lui».
«N-No».
«Se ti affidassi un compito, sapresti portarlo a termine per me?»
«U-Un compito, signore?»
«Sto per affidarti una grande missione, Draco, e ho scelto te per questo compito» disse «Tornerai a Hogwarts e ucciderai Silente per me» disse il mago oscuro. Il Serpeverde si immobilizzò davanti alle sue parole «Poi ti occuperai di creare un passaggio che possa far entrare i miei uomini all’interno della scuola».
«C-Cosa?»
«Suvvia, Draco, anche tu hai detto odiare Silente e quella scuola più volte» disse Voldemort, guardando il ragazzo.
«Ma-Ma lì ci sono i miei amici e…» cercò di dire Draco. Le sue parole si interruppero nel momento in cui Voldemort parlò al suo serpente che iniziò a strisciare verso di lui. Il biondo deglutì terrorizzato e non osò alzare lo sguardo su di lui. Non si mosse di un millimetro e allora Voldemort gli puntò la bacchetta addosso.
«Crucio!» esclamò. Draco cadde sul pavimento, contorcendosi a causa delle scariche dolorose della maledizione. Harry sentì il suo dolore su di sé, come se lo stessero facendo anche a lui «Crucio!» urlò di nuovo Voldemort.
«No!» urlò con disperazione Narcissa Malfoy che stava assistendo impotente, mentre Bellatrix rideva «Mio signore, è solo un ragazzo!»
«Taci! Se non obbedirà, se non accetterà, è questa la sorte che avrà» disse il mago oscuro «Dimmi, Draco, vuoi che questo venga fatto anche alla tua cara madre?» chiese interrompendo la maledizione. Il ragazzo restò immobile sul pavimento e scosse la testa spaventato, mentre una lacrima gli rigava la guancia. La scacciò in fretta e quando il Signore Oscuro gli ordinò di rialzarsi, lo fece come un automa. «Quando sarà il tempo, prenderai il marchio ed eseguirai la tua missione, dico bene?» gli chiese nuovamente.
«S-Sì».
«Sei un ragazzo ragionevole, dopotutto, bravo» fece il mago oscuro, lasciandolo andare. Narcissa raggiunse subito suo figlio per accertarsi che stesse bene, poi lo accompagnò nella sua stanza. Harry lo vide rannicchiarsi sul letto e scoppiare in lacrime. Gli tremarono le mani nell’osservarlo. Se avesse ascoltato quella storia, invece di osservarla con i suoi occhi, non vi avrebbe mai creduto.
 
Improvvisamente, il ricordo mutò e Harry si ritrovò catapultato da Magie Sinister. Davanti a lui c’era un enorme armadio. Draco e sua madre vestiti di tutto punto, come il giorno in cui li aveva incontrati a Diagon Alley, lo stesso in cui lo aveva anche visti aggirarsi con aria sospetta a Notturn Alley. Lui, Hermione e Ron non erano riusciti a vedere cosa accadesse nel negozio, ma adesso… sapeva che avesse sempre avuto ragione, ma avrebbe preferito non averla.
Voldemort era al centro della saletta, intorno a lui c’erano i suoi fidati Mangiamorte, Bellatrix occupava un posto d’onore accanto a lui. Draco era in piedi davanti a lui, immobile, ma si poteva percepire la sua paura a distanza di miglia.
«Dimmi Draco, hai riflettuto sul quello che ti ho detto?» gli chiese il Signore Oscuro «Questo è un armadio svanitore» disse indicando l’armadio presente nel negozio «Mi è giunta voce che tu sai l’esatta ubicazione del suo gemello».
«S-Sì».
«Quindi lo userai per aiutare i miei uomini ad entrare a Hogwarts?» Draco non rispose. Narcissa lo invitò a parlare, ma lui scosse la testa. Harry non credeva che l’avrebbe mai visto fare una cosa del genere. «Cerchi ancora una via di fuga? D’accordo, forse le Cruciatus non sono state sufficienti» fece puntando la bacchetta contro Draco, il ragazzo si preparò alla maledizione, ma niente lo colpì. In compenso, un urlo femminile raggiunse le orecchie di tutti i presenti.
«No!» urlò Draco, mentre Voldemort torturava Narcissa «No, la smetta!»
«Bella, occupati di lui» disse il mago oscuro. Bellatrix rise, quella risata cattiva e crudele che Harry aveva già sentito quando aveva ucciso Sirius e lanciò tre Cruciatus su Draco, che cercò di non urlare per il dolore. Voldemort chiamò Bellatrix ed ella gli si avvicinò, lui le disse qualcosa all’orecchio e la strega ghignò, un ghigno sadico comparve sulle sue labbra e tornò dal ragazzo, che era ancora riverso sul pavimento, dopo aver subito le Cruciatus. Bellatrix puntò la bacchetta contro di lui ed usò la maledizione Imperius, con essa lo costrinse a torturare sua madre. Draco piangeva, mentre lo faceva, non riusciva ad opporsi alla maledizione, ma avrebbe voluto. Harry non lo aveva mai visto così sconvolto, così rotto. Ancora sotto l’effetto della maledizione Imperius fu costretto ad avvicinarsi a Voldemort e solo in quel momento liberato da essa. Draco crollò in ginocchio davanti al Signore Oscuro, senza potersi più ribellare. Non aveva alcuna possibilità, il suo destino era segnato.
«Hai cambiato idea, vero, ragazzo mio?»
«S-Sì» disse il biondo, lanciò uno sguardo a sua madre, supplicandola di perdonarlo e poi prese un respiro profondo, porgendo il braccio sinistro a Voldemort, che lo afferrò con forza e puntò la propria bacchetta contro la pelle del ragazzo. Quest’ultimo urlò di dolore, mentre la cicatrice di Harry bruciava come l’inferno.
«Ucciderai Silente e riparerai l’armadio svanitore, permettendo ai Mangiamorte di entrare nella scuola».
«S-Sì».
«Se fallirai, ti ucciderò, insieme a tutta la tua inutile, sporca famiglia».
«N-Non fallirò».
«E tra una settimana, ti unirai ai miei uomini per una missione speciale, ti servirà da iniziazione» ordinò.
Draco accettò di nuovo, inghiottendo un boccone amaro come il fiele.
 
Il ricordo cambiò di nuovo.
«Che peccato» fece Voldemort rivolto a Draco. Bellatrix aveva appena raccontato al Signore Oscuro che il ragazzo aveva quasi lasciato scappare una famiglia di babbani, perché non era riuscito ad ucciderli né a torturarli anzi aveva vomitato quando Bellatrix li aveva catturati, torturati e uccisi al suo posto. «Che grande delusione mi hai dato, Draco» disse «Avevo grandi piani per te, avresti potuto essere uno dei miei uomini migliori, il Mangiamorte più giovane dell’esercito… e invece continui a deludermi» continuò, scuotendo la testa «Sei proprio come tuo padre, un codardo che non sa nemmeno obbedire agli ordini». Il biondo strinse gli occhi, un singulto disperato uscì dalle sue labbra, ma non disse una parola. Era terrorizzato. «Forse, devo usare dei metodi più duri con te, magari dopo la punizione, capirai che se non obbedirai ai miei ordini, non ci sarà alcuna speranza per te».
Draco fu trascinato nei sotterranei di Malfoy Manor, fu cruciato da un gruppo di Mangiamorte e accusato di aver favorito la fuga dei babbani «Sei un loro amico, adesso, Malfoy?» gli chiedevano «O sei solo un codardo?»
Draco strinse i denti e cercò di non urlare. Harry fissava la scena senza parole. Aveva subito tutto quello, prima di accettare quella missione? Aveva davvero passato un inferno del genere, prima di arrivare a scuola?
«No, non sono riuscito a prenderli» disse a denti stretti, combattendo contro il dolore della Cruciatus. Fu cruciato un’altra volta, prima che Harry assistesse allo spettacolo peggiore di sempre.
«Ha detto il Signore Oscuro di fargli capire la lezione una volta per tutte» disse uno dei Mangiamorte, avevano il volto coperto, Harry non riusciva a distinguere chi fossero.
Voldemort li raggiunse in quel momento. Harry temette per la vita di Draco, poi si diede dell’idiota, perché stava guardando nella sua mente e non poteva essere morto.
Voldemort puntò la bacchetta verso di lui e un’altra lunga serie di Cruciatus si abbatté su di lui, poi lo pietrificò e ordinò ai Mangiamorte di fare di lui ciò che preferivano. Quella notte Draco venne torturato e picchiato, il suo corpo fu abusato dai quei mostri. Non solo era stato torturato, costretto a torturare sua madre sotto Imperius e a prendere il marchio, ma era stato anche punito in quel modo, per aver fallito una missione. Quando quei mostri lasciarono andare il ragazzo, Voldemort, che era rimasto lì per tutto il tempo, si avvicinò a lui e lo guardò.
«Se non ucciderai Silente, Draco, questo accadrà di nuovo, continuerò a farlo, fino a che non mi supplicherai di morire» sibilò il mago oscuro «E non ti ucciderò, quando mi supplicherai, torturerò e ucciderò la tua famiglia davanti ai tuoi occhi. E solo allora, ucciderò anche te» sibilò «Sono stato abbastanza chiaro?» chiese.
«S-Sì».
 
«Basta!» urlò Draco, respingendo violentemente l’intrusione di Harry dalla sua mente. Il moro traballò all’indietro e lo guardò finalmente da un altro punto di vista. Si sentì in colpa per ciò che aveva pensato di lui fin dall’inizio dell’anno. Quello che aveva sopportato, prima di tornare a scuola, era stato terribile, nessun ragazzo della loro età avrebbe mai dovuto subire cose del genere. «Smettila, smettila…» bisbigliò il biondo, delle lacrime scivolavano sulle sue guance pallide e Harry avrebbe solo voluto fermarle. Quasi si sentiva in colpa per averlo costretto a rivivere tutto quello. Poteva capirlo, poteva capire quello che aveva provato il biondo… ed era ingiusto che avesse provato quell’orrore.
«Draco…» sussurrò a bassa voce. Voleva aiutarlo ad uscire da quel vortice di cose orribili che gli stavano accadendo, voleva proteggere Malfoy, voleva impedire che tutto ciò che gli era accaduto, accadesse di nuovo. Non sapeva dare un nome a quella sensazione, non provava pena per lui.
Era sopravvissuto a quella tortura ed era ancora lì. Si era fidato di lui e gli aveva mostrato tutto, forse c’era del buono anche in lui, tutto sommato. Aveva la sua età e anche lui aveva vissuto un incubo, aveva provato un dolore così forte… forse lui e Draco Malfoy non erano così diversi.
«T-Ti sei divertito?» chiese il biondo, ignorando il suo sguardo «Ti faccio pena, vero?»
«No» rispose fermamente il moro «No, Draco, è orribile quello che ti è stato fatto. Non permetterò che accada di nuovo» disse con sicurezza «Non mi fai pena, smettila di fare così, questa recita non regge più» continuò «Ti sei fidato di me abbastanza da mostrarmi tutto».
Draco alzò lo sguardo su di lui e lo guardò con tristezza negli occhi «Tu pensi davvero di potermi salvare? Dopo quello che hai visto, ne sei ancora convinto?»
«Posso farlo. E lo farò» promise Harry «Non ti lascio solo, dopo che mi hai mostrato tutto. Ti sei fidato di me, adesso tocca a me».
«Potter…»
«Sai anche tu che ti proteggerò» disse risoluto «Accetta la realtà dei fatti e lascia semplicemente che ti aiuti».
Gli doleva ammetterlo, ma Potter aveva ragione, doveva accettare la realtà, in un momento di sconforto aveva ceduto e si era fidato di lui, forse non aveva fatto una scelta del tutto sbagliata.
«S-Se fallirò, hai visto cosa mi succederà? Se non porterò a termine la missione, lui… farà tutto da capo, Harry» il moro sussultò, sentendosi chiamare per nome, mai prima di quel momento Malfoy lo aveva chiamato per nome «Lo rifaranno e io… non sono così forte da sopportarlo di nuovo».
«Dai per scontato che accadrà di nuovo» disse Harry, guardandolo negli occhi «Onestamente, Malfoy, quante volte mi hai visto fallire contro tu-sai-chi?» chiese. Draco tacque per un istante. Se ci pensava, era vero. Potter non aveva mai fallito, era sempre sopravvissuto a Voldemort, fin da quando lo aveva affrontato al primo anno. Ancora non ci credeva: gli aveva mostrato tutto, si era mostrato a lui per quello che era e Potter non lo aveva giudicato, gli stava offrendo aiuto, salvezza, una via d’uscita. Non se lo sarebbe mai aspettato da lui. «Non permetterò a nessuno di toccarti di nuovo, Draco».
«Non fare promesse che non puoi mantenere, Potter» disse il biondo, distogliendo lo sguardo dal suo, stava diventando tutto troppo, si sentiva sopraffatto. Aver permesso a Potter di accedere ai suoi più oscuri ricordi, rivivere così vividamente quell’esperienza lo aveva distrutto, come nient’altro aveva mai fatto prima.
«Non faccio mai promesse che non posso mantenere» ribatté l’altro. E quello per Draco fu troppo, vinto dalle emozioni, dalla disperazione, dal calore di speranza che aveva sentito dentro di sé, quando Potter gli aveva offerto una possibilità, si ritrovò ad annuire e lasciare andare le lacrime che aveva cercato di trattenere, senza successo. Harry si fece più vicino a lui e lo sorresse, e lui semplicemente lo accettò, senza più tentare di mostrarsi non bisognoso di quel supporto. Si aggrappò a lui come aveva fatto nel bagno, come se aggrapparsi a Potter fosse l’unica cosa che gli impedisse di annegare e l’altro lo sostenne, permettendogli di appoggiarsi a lui, stringendolo e facendolo sentire al sicuro, nello stesso modo in cui lo aveva stretto in quel bagno, prima che scoprisse tutto.
Che ironia della sorte, lui, Draco Malfoy, aggrappato a San Potter per evitare di annegare nella propria disperazione. Lo stesso Potter che aveva odiato per anni, adesso era diventato, improvvisamente, la sua unica speranza. Fino a quel momento, si era sentito in trappola, senza una scelta. E improvvisamente, la paura di ciò che sarebbe successo, se Lui avesse scoperto tutto, lo fece tremare, la paura di essere violato di nuovo da quei mostri, di essere alla loro mercé di nuovo, lo investì come un fiume in piena, facendolo tornare alla realtà e desiderò allontanarsi da Potter e fuggire, ma il moro lo strinse così forte che la sua decisione morì in quel momento, assurdo. Eppure, era reale, Harry Potter era lì e lo stava stringendo, cercando di calmare i suoi singhiozzi e i singulti, che gli scuotevano il petto e lo stava tenendo a galla. Non lo stava facendo naufragare nel mare dei suoi problemi, gli aveva appena lanciato un’ancora e lui vi si era aggrappato. Era inutile mentire a se stesso, quando Potter gli aveva porto la mano, aveva visto una via di fuga, una speranza per uscire dall’orrore che stava vivendo e per una volta aveva deciso di mettere l’orgoglio da parte e di fidarsi di Potter e aveva colto quell’occasione. Alla fine, era stato lui a stringere la sua mano e non sapeva ancora a cosa l’avrebbe portato tutto ciò.
Era stata la scelta giusta o aveva fatto un colossale errore?


 

To be continued...

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Giuro solennemente di (non) avere buone intenzioni
 
Hola peps!
Vi siete mai chiesti cosa fare quando una cosa che succede in un libro/film non vi va a genio, ma proprio mai nella vita? Beh, io me lo sono chiesto un sacco di volte. E… beh… nel mio caso, la riscrivo.
Quindi eccovi fixati il Principe Mezzosangue, con un Harry #maicorvonero che invece di lanciare un CAZZO DI SECTUMSEMPRA al povero Draco, gli offre aiuto e un Draco che accetta di essere aiutato, invece di lanciare incantesimi a cazzo e provare ad usare le maledizioni senza perdono (baby hai la bacchetta con crine di unicorno, PLIS, dove vuoi andare? LA CRUCIATUS, DRACO? Serio? You know, #maicorvonero forevah, ho ragione io. SCEMI). Meno male che ci sono io a sistemare le cose, va’ *modestia mode on* *sventola con una palma* A me poi quella scena fa sempre incazzare, sia quando la leggo che quando la vedo nel film… non potevo non fixarla.
Okay… sono un’idiota, ormai mi conoscete LOL
BTW, l’ho annunciata un sacco di volte, ho detto svariate volte che stavo lavorando a una long e… eccomi qua, con la storia più lunga e complicata a cui io abbia mai lavorato. Ha una struttura un po’ particolare, lo spiego qui, poi se avrete domande, sarò felice di rispondere alle vostre curiosità!
Si articola in Prologo (introduttivo), Prima Parte (composta da 6 capitoli), Seconda Parte (composta da 10 capitoli), Terza (composta da 5-6 capitoli, li sto finendo di revisionare… voi sapete cosa comportano le mie revisioni LOL) e Epilogo (conclusivo). Per un totale di 23 capitoli! :D
Edit: i capitoli sono diventati in tutto 30 (otto nella prima parte, dieci nella seconda e dieci nella terza). OPS.
Vi dirò man mano la trama di ogni singola parte u.u
Ebbene sì, dopo un anno (e poco più di un mese) dalla pubblicazione della prima what if della serie What if we had been friends?, ovvero Twist of fate, ecco a voi la terza storia della trilogia.
 Funny thing: è nata prima di TOF, per questo pare che le due storie si somiglino… ma non fatevi ingannare dalle apparenze!
Nel libro non c’è specificato esattamente in che modo Draco abbia accettato di prendere il Marchio, ma si vede che non è che è felicissimo della cosa, anche se è orgoglioso come non so cosa e dice a Piton (e qui anche a Harry) di essere stato scelto. Io ho reso un pelino più drammatica la sua “decisione” di prendere il marchio. Così, perché far soffrire Draco è il mio passatempo preferito. (Draco si prepara a colpirla con una maledizione senza perdono, PFT) MA c’è un motivo. E verrà svelato nei capitoli seguenti.
BTW, questa è la mia versione di come sarebbero andate le cose, se questi due #maicorvonero avessero messo da parte le divergenze e si fossero alleati.
Ulteriore avviso: se state cercando una storia romantica, non siete sul litorale giusto, so sorry. L’amore arriverà a tempo debito, ma… non ora. Abbiate pazienza e avrete anche soddisfazioni d’ammmore (ma flirtano, flirtano tanto.) Nei generi ho indicato “Romantico” perché ne ho messo uno per ogni “parte” della storia, la prima e la seconda sono “angst e avventura” la terza è “romantico”, vedrete.
Spero che la storia possa piacervi e interessarvi! È un po’ diversa dalle mie solite storie, ma… spero di non deludervi! È una delle trame più complesse a cui abbia mai lavorato (non sapete quante ricerche ho fatto per scrivere al meglio ogni cosa), ma tengo tanto, tantissimo a questa storia. Quindi spero che possa piacervi e che possa appassionarvi e farvi amare questa ulteriore versione di Draco e Harry e il come sarebbero stati se fossero stati amici al sesto anno, secondo il mio punto di vista.
Hope you’ll like it!
Allacciate le cinture, si parte per un lungo viaggio insieme <3
Lo sentite questo profumo? È il profumo del dramma. <3
See you on Saturday! 
Love ya, darlings <3
Check on fb la copertina della storia :D

PS. Come ho scritto nell'avviso, non ho reputato necessario segnalare l'OOC, perché a parte qui nel prologo dove (per ragioni di trama) mettono l'orgoglio da parte, non credo di averli stravolti troppo. Qualora risultassero troppo OOC allora modificherò! 
 
Fatto il misfatto

   
 
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