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Autore: rose07    10/10/2020    1 recensioni
Due anni.
Erano passati due anni da quando Taichi aveva smarrito sé stesso. Da quando la vita a Kyoto gli stava stretta.
Due anni da quando Yamato aveva iniziato ad andare alla deriva. Da quando il silenzio lo aveva risucchiato.
Due anni.
Erano passati due anni da quando Mimi aveva lasciato la persona che amava. Da quando il suo sorriso era meno sincero.
Due anni da quando Sora aveva riscoperto una parte di sé tenuta nascosta. Da quando le cose avevano preso una piega differente.
Tratto dalla serie: "Stay together in the end".
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mimi Tachikawa, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stay together in the end ( ? )'
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PROLOGO

 

 

 

«Allora, com’è andata?»
La voce di Taichi non era mai stata così ansiosa. Nessun evento al mondo fino ad allora avrebbe potuto superare l’importanza di quel fatidico giorno, il giorno in cui avrebbero detto addio, il giorno dell’assoluta libertà. 
Sora guardò il suo migliore amico con un sorrisino che a stento riusciva a trattenere. Yamato, accanto a lui, la pregava con lo sguardo affinché parlasse. I suoi occhi cerulei erano dei pozzi profondi, ed erano quelli i momenti in cui lei ci sapeva leggere dentro.
«Lo volete proprio sapere?» ci scherzò su, perché quelli erano i tempi in cui insieme ci si divertiva anche con poco.
Aveva imprecato Tai, e poi si era spettinato i capelli nervosamente. Perché lui faceva sempre così quando era teso.
«Avanti, Sora, non tenerci sulle spine, per favore»
Rideva Sora, spensierata e leggera come mai lo era stata.
«E va bene, preparatevi allora»
Era strano come quei due ragazzi riuscissero a pendere così attentamente dalle sue labbra, come lei per loro fosse da sempre stata la loro ancora di salvezza, la loro luce nei momenti più bui.
Gli occhi castani le luccicavano quando parlò, ed erano i tempi in cui tutto sembrava più bello, persino il suono della sua voce.
«Evvai! Evvai, cazzo, sì!» Non era mai importato a Tai di apparire fine o delicato. Quando era felice non badava a nulla, riusciva a godersi perfino ogni singolo attimo di felicità. Perché erano quelli i giorni in cui saltellava per il corridoio della scuola quando prendeva un bel voto, in cui le sue piccole vittorie non erano poi così piccole.
«Mims! Sono qua, Mims!» Agitava la mano verso di lei, che si era messa a correre per raggiungerlo, e poco importava se gli altri l’avrebbero guardata male, perché l’unica cosa che contava era stringersi e non lasciarsi più.
«Settanta su cento» Erano quelli i momenti per cui si andava avanti, erano quelli i momenti per cui non si mollava e si faceva meglio di prima.
Lo aveva stretto, Mimi, forte, perché mai nella vita avrebbe permesso che lui andasse via, ed erano quelli i momenti in cui credeva davvero nell’amore, in cui davvero valeva la pena vivere.
«Ti amo» Erano i tempi in cui ci si guardava negli occhi e ci si sorrideva, in cui le labbra si univano e diventavano un tutt’uno.
In cui la felicità era appena dietro una porta.
Sora sorrise, sentendosi cingere la vita da chi amava con tutto il cuore, perché ai tempi si amava tanto e sembrava non potesse svanire mai.
Matt continuava a stringerla, e lei poteva sentire la testa girare per quanto desiderava tutto quello. Non c’era niente che contava se non tenersi stretti per paura di perdersi.
«Settantacinque» Gliel’avrebbe ripetuto ogni santo giorno pur di vedere nuovamente quel sorriso stupendo increspare il suo viso.
Lui le scostò i capelli dagli occhi, era questo ciò che faceva sempre, perché mai e poi mai avrebbe potuto fare a meno di guardarla.
«E tu?»
Sora si sentì leggera come una piuma, perché erano quelli i pesi di cui ci si liberava.
«Novantasette» Era per quello che la voce tremava dall’emozione, perché le piccole vittorie non erano piccole, erano tutta la loro vita.
Matt la baciò di sorpresa, e poteva giurare che avrebbe dato di tutto per momenti come quelli. Per momenti in cui sentirsi era la cosa più importante, in cui ridere era la felicità, in cui diplomarsi era la vita.
«Ti amo»
I tempi in cui amarsi era così facile.
«Ti amo anch’io»
 
 
 
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Smise di suonare quella musica piacevole, ma anche un po’ malinconica, che aveva inventato. Buttò su un foglio alcune parole, poi, distratto dai raggi del sole che entravano dalla finestra, ripose la sua chitarra al sicuro e, alzandosi dal letto, chiuse il foglio in un cassetto. Si stiracchiò, leggermente stanco.
Afferrò il pacco di sigarette che erano rimaste dentro la tasca dei suoi jeans del giorno prima, se ne accese una. Spalancando la finestra, socchiuse gli occhi a quella leggera brezza mattutina. Il vento era qualcosa di meraviglioso, pensò, tirando e rilasciando boccate di fumo.
Lo faceva riflettere, lo faceva sentire leggero. Pensò che in fin dei conti era una cazzata credere che uno stupido vento potesse rallegrargli la giornata, perché da quando Tai era stato convocato alle giovanili di calcio a Kyoto si sentiva solo.
Aveva ancora i suoi amici, che tra un impegno e l’altro ogni tanto vedeva, e aveva anche Sora... Aspirò il fumo nervosamente, appena l’ immagine della ragazza che gli sorrideva si fece strada nella sua mente. Il fatto che lui e Sora riuscivano a vedersi poco e niente lo scoraggiava sempre di più...
 
 
 
 
 
Dopo il liceo la sua più grande aspirazione era sempre stata quella di prendere una facoltà psico-pedagogica all’università, data la sua grande pazienza e la sua voglia di ascoltare ed aiutare gli altri – e con Mimi come migliore amica ce ne voleva tanta - e grazie al suo brillante voto che custodiva orgogliosamente, era riuscita a passare il test d’ ammissione. Era stata una bella notizia quella dell’ ingresso all’ università, aveva festeggiato insieme ai suoi amici e...
Matt...
Il pensiero di lui la rese improvvisamente triste. Da qualche mese il rapporto con Matt era cambiato, non era più lo stesso. I due riuscivano a vedersi sì e no due volte la settimana, dato l’ indirizzo di conservatorio che il ragazzo aveva scelto, ed ogni dannata volta tutto le sembrava apparentemente forzato. La passione che una volta li univa sembrava affievolirsi ogni giorno di più, e lei si sentiva così distante da Matt, così cambiata...
 
 
 
 
 
Sospirò tristemente ripensando al suo ragazzo che adesso si trovava a Kyoto, lontano chilometri da lei. Lo sentiva poco, si vedevano raramente. Se andava bene un weekend ogni due settimane, e lui era quasi sempre stanco a causa dei duri allenamenti.
La ragazza sospirò volgendo gli occhi marroni alla finestra di quell’aula cupa. Tra una settimana avrebbe compiuto diciotto anni, chissà se sarebbe potuto venire alla sua festa. Ci teneva tanto a stare con lui in quel giorno così importante, voleva che fosse tutto perfetto. Raggiungere la maggiore età per lei significava in un certo senso spiccare il volo verso la libertà, e voleva festeggiare quella fase della sua vita con il ragazzo che amava...
 
 
 
«Hai un minuto di tempo per raggiungere il campo!»
L’allenatore della squadra in cui giocava urlò quella frase con tono autoritario facendo quasi spaventare il ragazzo che aveva appena finito di cambiarsi e indossare la divisa. Fece una smorfia di disappunto, il mister era davvero insopportabile di prima mattina, e lui era uno spirito libero, odiava chi gli impartiva degli ordini.
Si limitò a non rispondere, tanto non sarebbe servito a niente, avrebbe comunque raggiunto il campo in perfetto orario per gli allenamenti... quei duri allenamenti che non gli permettevano quasi di respirare! Sospirò, leggermente stanco...
 
 
 
 
...quell’ impiastro di Taichi gli mancava da morire, ma soprattutto sentiva la mancanza della sua fidanzata. Non una mancanza fisica, perché per il sesso trovavano quasi sempre un po’ di tempo. Le mancava stare con lei a chiacchierare, ridere come una volta, stare abbracciati a lungo senza dire niente. E forse chi li stava allontanando era proprio lui, che spendeva troppo tempo per dedicarsi alle sue cose e non a lei, trascurandola senza che se lo meritasse...
 
 
 
...inviò sperando in una risposta. Purtroppo attese invano come una stupida, perché, checché ne dicesse il suo cuore, la sua mente razionale le diceva che Tai non avrebbe potuto risponderle. Era davvero così dura la vita in una squadra di calcio? Era così difficile mantenere una relazione a distanza, sebbene fosse importante per tutti e due?
Sapeva solo che da quando il suo Taichi si era trasferito, le giornate apparivano più cupe e le toglievano perfino la voglia di sorridere...
 
 
 
 
 
 
 
...adesso si trovava in quel residence a kilometri lontani da Odaiba, dalla sua famiglia, dai suoi amici e da lei... Mimi, che purtroppo stava trascurando e che gli mancava terribilmente. Mentre si accingeva a raggiungere il campo, per caso rovistò nel suo borsone afferrando il cellulare soltanto per osservare una sua foto. Di solito lo faceva prima di ogni partita, gli incuteva forza, speranza.
Sorrise appena lesse un messaggio suo e uno del suo migliore amico.
Continuò a sorridere tristemente, perché anche i momenti con Matt gli mancavano più del previsto, e il tempo che avevano a disposizione per vedersi era davvero limitato.
«Allora Yagami, entro quest’ anno sarai pronto?!» sbottò l’allenatore nervoso, mentre il castano alzava gli occhi al cielo.
Tai strinse un pugno, poi posò il cellulare dentro il suo borsone, senza poter rispondere.
A malincuore, mentre correva per il campo, pensò che per colpa di quel dannato calcio non riusciva nemmeno a godersi un momento con le persone che più amava nella sua vita...
 
 
 
 
 
...rispose all’ sms di Victor. Un leggero senso di colpa la catturò, e non seppe nemmeno lei il motivo. Per tentare di scacciarlo afferrò il suo libro e si trasferì in cucina dove si preparò un caffè. Lo bevve tentando di non pensarci, in fondo era solo un messaggio e Victor era solamente un suo compagno di università che vedeva qualche volta.
 Non c’era bisogno di sentirsi sporca, eppure qualcosa nella sua testa la convinceva del contrario...
 
 
 
 
 
 
 
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Era bellissima fasciata in quel vestito rosa antico con i capelli castani che le ricadevano morbidi sulle spalle. Era riuscito a liberarsi e le avrebbe fatto una sorpresa, perché lei non si aspettava che riuscisse a venire al suo compleanno. Ebbe un tuffo al cuore quando la vide ridere e scherzare insieme a qualcuno che non era lui, e forse era un po’ colpa sua che non era presente e che aveva anteposto il calcio a lei, ma faceva male, tanto male sapere che piano piano andava avanti con la sua vita.
«Tai! Sei qui!»
Era venuto per lei, sì, ma vederla insieme a quel suo amico americano aveva suscitato in lui qualcosa di forte che andava ben oltre ad una semplice gelosia. Forse era egoismo, l’egoismo più puro che non gli permetteva di concepire lei libera di costruire qualcosa senza di lui.
«Faccio cinquecento chilometri per venire da te e poi ti ritrovo insieme a questo tizio?!»
Gli occhi spaventati, lucidi, tristi di Mimi non li avrebbe dimenticati mai.
 
 
 
Se le avessero piantato un coltello sul fianco avrebbe sicuramente sentito meno dolore... Perché non poteva mai immaginare nella sua vita, mai, che Tai fosse diventato così.
Così arrabbiato, così egoista, così ottuso da non accorgersi come lei avesse solo lui nel cuore, e mai da lì sarebbe potuto uscire.
Lo guardava con stupore, e un senso di inquietudine la pervadeva senza dargli tempo di respirare. Le aveva urlato contro le peggiori accuse, le aveva rinfacciato tutti i sacrifici che aveva dovuto compiere per lei...
Ma se si ama e tanto non bisognerebbe andare oltre tutto questo?, si chiedeva disperata.
E le lacrime versate quel giorno sarebbero state lacrime che avrebbe ricordato sempre, delle lacrime amare che avrebbero dato vita ad una crepa così profonda da perdersi dentro...
 
 
 
 
 
 
Forse era stata una stupida a pensare che lui avrebbe potuto in qualche modo dimenticarsi di lei e della loro storia, ma le circostanze della vita l’avevano portata a crederlo.
Lei adesso era all’università, mentre Matt faceva avanti e indietro per studiare al conservatorio a cui aveva sempre aspirato.
Gli avrebbe mai potuto chiedere che mettesse tutte quelle cose da parte e che tornasse a darle le attenzioni d’un tempo?
Sora non era mai stata egoista, ma adesso aveva delle nuove consapevolezze. Amava ancora quel ragazzo biondo che aveva conosciuto anni e anni fa, ma la sua testa la metteva in guardia. Non sapeva se quella crepa aperta sarebbe riuscita mai a risanarsi. Non sapeva se con il passare degli anni sarebbe stata così forte da seguire quella scia.
Lui la stringeva a sé, lei faceva lo stesso, perché niente e nessuno avrebbe potuto comparare la protezione che lui le dava.
Anche se avrebbe dovuto combattere con tutte le sue forze per rimanere attaccata a lui,
per mantenere a galla quell’amore fragile che li univa.
Un pensiero insistente si faceva largo nella sua mente, e avrebbe dovuto essere forte per non dargli retta.
 
 
 
 
 
 
 
Le aveva dedicato una canzone scritta apposta per lei, perché non era mai stato bravo con le parole, anzi quando non riusciva ad esprimersi prendeva una matita e scriveva. Lei si era commossa e in quel momento aveva capito quanto bisogno aveva di quella ragazza nella sua vita.
Se per una volta fosse riuscito a mettere l’orgoglio da parte allora avrebbero potuto continuare ad amarsi senza ostacoli, perché era tutto ciò di cui avevano bisogno...
Forse i muri che li dividevano erano deboli e insieme potevano superare ogni cosa...
Forse ciò che avrebbero dovuto fare era tenersi per mano...
Forse ciò che serviva era stringersi un po’ di più...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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La distanza era un ostacolo insormontabile che li aveva divisi negli anni e che ancora continuava a farlo.
 
«Io non posso farci niente se siamo così lontani»
 
Non poteva farci niente, Tai, se aveva scelto di fare quella vita.
 
«E io non riesco più ad andare avanti così»
 
Mimi piangeva, era quello ciò che le rimaneva di tutti quegli anni insieme.
 
«Hai deciso, quindi?»
 
«Se tu volessi, potresti fermarmi»
 
Perché la speranza era sempre l’ultima a morire. Ma in questo caso, ciò che rimaneva ai due ragazzi era i pezzi di un amore appena distrutto.
 
«Non posso farci niente, io»
 
Ed era vero, perché lui non poteva mettere di nuovo insieme qualcosa che con il tempo si era rotto, perché aveva dato il massimo, ma il massimo non era bastato...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’osservava uscire da quella porta in silenzio, con le mani in tasca, come faceva sempre lui.
Rimase pietrificata a piangere e tremare... Perché tutto ciò era segno che niente poteva più essere messo in ordine e che quelle cicatrici di battaglia avrebbero bruciato sulla sua pelle per sempre...
 
 
 
 
 
 
 
 
Si sbagliava.
 
 
Perché in realtà non era capace di vincere il suo orgoglio, era come una corazza che lo voleva difendere a tutti i costi, non sapendo che in realtà lo stava distruggendo completamente.
Posò la sigaretta sul posacenere e prese il telefono.
Nessuna chiamata da parte sua, nemmeno l’ombra di un minuscolo messaggio. Forse era a questo che erano destinati, starsi lontano con la consapevolezza che avevano bisogno di stare insieme...
Magari, se fosse stato davvero per una volta capace di dar retta ai suoi sentimenti e non a tutto ciò che gli girava intorno, forse qualcosa sarebbe potuta cambiare...
Ma non era questo che cercava. Perché il suo rifugio era la musica, era in quel mondo che si richiudeva quando ne aveva bisogno.
Niente adesso contava se non andare avanti per la sua strada.
Posò il cellulare e ancora una volta si rifiutò di chiamare.
Adesso quello di cui aveva bisogno era chiudere gli occhi e ascoltare il suono della sua vita...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Take, sei proprio una sbadata!»
 
Era grazie a lui se riusciva a mettere in ordine i casini dell’università, e forse anche quelli della sua vita.
Le aveva restituito il quaderno che distrattamente aveva dimenticato sul banco. Gli sorrise con un po’ di imbarazzo, e si chiese da quanto tempo era che non provava tutte quelle sensazioni in una volta, da quanto tempo era che non rideva di gusto ad una battuta, che non si perdeva negli occhi di qualcuno.
Quel ragazzo era entrato nella sua vita come un fulmine a ciel sereno, e quello di cui aveva bisogno era rimarginare le cicatrici che l’inerzia aveva causato...
Le sfiorò una mano, e lei non potette fare a meno di mordersi un labbro, perché ciò che provava era capace di farla sognare ad occhi aperti, ma nello stesso tempo risvegliarla dopo un lungo sonno.
«Ti va di fare un giro?»
Perché sì, forse era questo di cui aveva bisogno. Dimenticarsi che tutto ciò che aveva amato e desiderato negli anni si trovava dietro di lei ad aspettare che qualcosa cambiasse, ma nel frattempo niente cambiava, e allora lo stava pian piano facendo lei...
Mentre passeggiava, il suo pensiero volò verso di lui, e si chiedeva se quella battaglia che stavano combattendo, avrebbe un giorno lasciato i segni di una dolorosa cicatrice su chi tra i due pensava di vincere...




















Ciao a tutti.
Torno dopo molto, moltissimo tempo con questa nuova
fresca storia sui personaggi di Digimon Adventure, terminata e tormentata.
Non credo che possiate ricordarvi di me, ma ho scritto un paio di storie a riguardo molti anni fa, poi rivedute e corrette, che, in un certo senso, delineano una sorta di continuum degli eventi dei due principali pairing che tratterò: Sorato e Michi.
So che non sono le coppie più gettonate su questa sezione, ma mi auguro che, nonostate tutto, questa lettura trasmetta curiosità a qualcuno di voi in cerca di una long a prescindere dalle preferenze.
Questo prologo è un po' particolare e visualizza sprazzi di ricordi legati al passato dei protagonisti in cui hanno età differenti, - partendo dagli eventi menzionati nella mia ultima storia - e servono oltremodo a dare un'idea su quello che avverrà dopo. Questi momenti sono decisivi per la vita di Taichi, Yamato, Sora e Mimi, potremmo considerarli il perno dei loro problemi due anni dopo.  Ho scelto di mixarli, rendendoli un flusso ininterrotto dove potrebbe essere difficile rilevare a chi appartengono, ma sono certa che saprete collegare bene i pezzi del puzzle.
Se vi va di dare una lettura veloce alle storie passate - considerate che il mio stile di scrittura era molto diverso, meno introspettivo ed incline a squarci comici teatrali - ne sarei davvero felice, non vi prenderanno molto tempo, sono scorrevoli e per certi versi perfino divertenti ( se consideriamo l'estremizzazione del personaggio di Joe, caratterizzazione che verrà portata avanti anche in questa storia ).
Potrete trovarle in elenco ordinato cliccando sulla serie "Stay together in the end"
Sappiate che il tono gioviale, frizzantino e adolescenziale lascerà spazio ad un altro serio, maturo, per certi versi dai toni ombrosi, ma vi assicuro che non mancherà di farvi sorridere se appassionante.
Spero apprezziate questa storia, la delineazione dei personaggi, il contesto creato attorno- non fedele all'ultimo film Kizuna- l'idea del mio ( e anche quello di una mia cara amica ) digiuniverso che accantona le vicende di avventura ma si sofferma sugli intrecci amorosi e di amicizia proiettati nel mondo reale in un'età adulta ma non ancora del tutto decisiva.

Rose07


















 
   
 
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