Warning:
questa one shot contiene spoilers importanti sul film La cospirazione dei Fuma (1987)
Andare
al
kabuki era sempre un'esperienza molto intensa per Goemon, non solo
perché per
lui non c'era una forma d'arte paragonabile al teatro per esprimere le
sfumature delle emozioni dell'animo umano, ma anche perché
in quelle
rappresentazioni riusciva sempre a trovare qualcosa che lo riportasse
ai tempi
in cui sua madre gli raccontava le leggende e i miti tradizionali,
spesso
legati alla storia della loro famiglia.
Ce
n'erano
alcune, in particolare, che lo commuovevano al punto da fargli versare
qualche lacrima.
Certe volte più di qualcuna.
Lo
spettacolo a cui era andato ad assistere quella sera raccontava le
avventure di
Momotaro, il bambino pesca, e mentre gli attori dai volti dipinti e dai
costumi
sgargianti si muovevano sul palco, il samurai si ritrovò a
pensare ai pomeriggi
di primavera della sua infanzia più tenera, trascorsi ad
ascoltare le favole
della madre, mentre lei faceva il bucato o sgravana i piselli.
Immerso
nei
suoi pensieri, Goemon non diede inizialmente importanza alla figura che
la sua
vista periferica aveva percepito e fu quando la donna gli si sedette a
fianco e
gli sorrise che lui ne registrò davvero la
presenza.
-È
bello
rivederti di persona, Goemon- gli sussurrò la donna
all'orecchio per non
disturbare gli altri spettatori.
Quella
voce
ebbe il potere di fargli rizzare i peli delle braccia e il samurai le
nascose
prontamente sotto al kimono.
-Murasaki?-
chiese lui, riconoscendo nella donna al suo fianco i lineamenti della
fanciulla
che, diversi anni prima, aveva accompagnato all'altare.
Lei
gli
sorrise di nuovo e il cuore del samurai accelerò nella
realizzazione di avere
davanti a sé la sua promessa sposa e che la ragazza appena
uscita dal liceo che
ricordava era divenuta una donna bella e radiosa.
Lei
si
avvicinò di nuovo al suo orecchio: -Dopo lo spettacolo non
scappare, vorrei
parlarti.
Lui
annuì
con il capo e tornò a rivolgere la sua concentrazione sul
palcoscenico anche se
ormai i suoi pensieri erano proiettati su altro.
Ripensò
al
rapimento della ragazza da parte dei ninja del clan dei Fuma,
all'interpretazione dei segni sul vaso della famiglia Suminawa e alla
battaglia
contro i Fuma nel complicato e pericoloso labirinto del tesoro dei
Suminawa.
La
sua
mente toccò persino il ricordo della loro separazione e
della promessa di
tornare quando i suoi allenamenti lo avrebbero reso degno di
proteggerla, cosa
che non era riuscito a fare quando era stata rapita.
Sembrava
che fossero stati eventi di un'altra vita, soprattutto
perché, tempo dopo,
Goemon era venuto a sapere che la famiglia Suminawa aveva combinato un
altro
matrimonio per la loro giovane ereditiera e da allora aveva smesso di
pensare
alla piccola Murasaki.
Non
si era
sentito particolarmente triste o arrabbiato alla notizia del matrimonio
della
sua promessa sposa, quanto piuttosto sorpreso e irritato che la
famiglia
Suminawa avesse preso una simile decisione senza comunicarglielo almeno
con una
lettera, ma come poteva biasimarli? Lui era introvabile e non poteva
certo
pretendere che una fanciulla giovane e ricca sprecasse gli anni
migliori della
sua vita ad aspettarlo.
Era
stato
perfino contento per lei, che nei loro discorsi gli aveva confidato il
desiderio di crearsi una famiglia e di ritrovarsi poi in vecchiaia
circondata
dall'amore di figli e nipoti.
All'epoca
persino lui si era lasciato sedurre da quella prospettiva, resa
sicuramente più
concreta dall'enorme fortuna che la ragazza avrebbe ereditato dalla sua
famiglia, ma poi davanti alla comprensione e alla tenerezza che
Murasaki gli
aveva rivolto dopo che lui, nel delirio dei fumi allucinogeni, l'aveva
ferita
con la sua spada, il suo cuore aveva compreso di non poterle offrire
altrettanto. E aveva dovuto andarsene. O meglio fuggire.
La
facilità
con cui aveva smesso di pensare a lei gli aveva poi confermato di aver
preso la
scelta migliore per entrambi. Ora però che l'aveva al suo
fianco il suo cuore
non la smetteva di battere forte e la sua mente di mostrargli i momenti
passati
assieme, come flashback di uno di quegli assurdi film occidentali che
ogni
tanto Lupin guardava alla televisione.
Cosa
poteva
mai volere Murasaki da un uomo che l'aveva abbandonata, negandole il
futuro che
lei desiderava per sé?
Goemon
provò a immaginare i sentimenti che dovevano celarsi dietro
quella facciata
sorridente ed educata.
Immaginò
il
rancore che Murasaki doveva provare nei suoi confronti e la rabbia di
essere
stata ingannata da una persona di cui si fidava e per cui aveva provato
dei
sentimenti.
Non
provava
vergogna per quello che aveva fatto ma era consapevole che, nonostante
le sue
azioni fossero state volte al bene di entrambi, non aveva agito in
maniera
corretta e rispettosa ed era pronto ad affrontare i giusti rimproveri
che gli
sarebbero stati rivolti.
Lo
spettacolo continuò e si concluse senza che lui, immerso
nelle sue elucubrazioni,
quasi se ne accorgesse e furono le luci accese del teatro a fine
rappresentazione a riportarlo alla realtà.
-Andiamo,
Goemon?- lo invitò Murasaki e lui la seguì fuori
dal teatro senza fiatare.
Fuori
l'aria era fredda e il fiato si condensava in dense nuvole di vapore
che si
disperdevano nell'oscurità della sera.
Su
di loro
un cielo carico di spesse nuvole prometteva una nevicata come non se ne
vedevano da anni.
All'uscita
Murasaki lo prese per mano e lo condusse attraverso il flusso di
persone che
uscivano dal teatro fino a quando non riuscirono a camminare senza
urtare
nessuno.
-Hai
fame?-
gli chiese la ragazza, sul cui volto Goemon cercava sentimenti di odio
dietro
il sorriso dolce e gli occhi scuri -Io muoio di fame! Vieni, conosco un
chiosco
che fa degli okonomiyaki spettacolari!
Il
samurai
si lasciò condurre nel dedalo di strade senza proferire
verbo, cercando di
capire in che modo la donna avrebbe affrontato l'argomento e l'attesa
del
rimprovero cominciò a renderlo impaziente.
Che
Murasaki volesse farsi beffe di lui e tenerlo sulle spine? Non sembrava
un
comportamento degno della ragazza spontanea che aveva conosciuto, ma il
tempo
cambia le persone e lui di certo non meritava di essere trattato con i
guanti.
Raggiunsero
il chiosco e Murasaki comprò un okonomiyaki a testa,
offrendone uno al samurai,
che accettò educatamente.
Lo
prese a
braccetto e insieme iniziarono a passeggiare per la città,
mangiando la
focaccia mentre camminavano.
-Sono
davvero contenta di averti ritrovato, Goemon- iniziò lei,
masticando il suo
okonomiyaki -Non avrei mai pensato di rivederti ancora, di certo non
dopo il
mio matrimonio.
-Non
ho
avuto modo di farti le mie congratulazioni- intervenne il samurai
-Felicitazioni. Spero che avrete una lunga vita felice
assieme.
-Ti
ringrazio- sorrise la ragazza -Devo ammettere che sto molto bene con
lui e,
anche se non siamo proprio d'accordo su tutto, è una persona
comprensiva e
paziente.
-Sono
felice per te.
Camminarono
in silenzio per qualche istante, ammirando le luci artificiali di bar e
negozi
lungo la via.
Alla
fine
il samurai decise di prendere il toro per le corna e andare al punto:
-Mi
dispiace per come mi sono comportato con te. Da quando me ne sono
andato non ti
ho mai dato notizie e non ti biasimo se sei arrabbiata.
A
quelle
parole lei sgranò i grossi occhi scuri e lo
osservò con un'espressione stupita:
-Arrabbiata?- chiese -Io non sono arrabbiata con te! Certo, non ero
felice
quando te ne sei andato per allenarti e nemmeno quando sei sparito per
mesi e
mesi senza farti più vedere né sentire, ma la
vita è andata avanti. Come avrei
potuto avere un matrimonio felice se fossi stata arrabbiata con
te?
Lui
ascoltò
in silenzio percependo l'onestà nella voce della ragazza, ma
non si sentì
comunque appagato da quella spiegazione.
-Ma
tu eri
innamorata di me e io ti ho abbandonata, come puoi essere
così gentile e serena
con me?
Lei
sorrise
e Goemon si sentì avvampare: -Non abbiamo mai usato quella
parola quando
stavamo insieme- disse Murasaki -Deve essere davvero passato molto
tempo se
riesci a pronunciarla con tanta disinvoltura. È vero, ero
giovane e innamorata,
ma alla fine le cose trovano sempre un modo per aggiustarsi e anche il
mio
cuore si è rimesso in sesto. Sapevo che non eri un uomo come
gli altri ed era
anche questo ad attrarmi, ma con il tempo ho capito di aver bisogno di
qualcuno
che avrei ritrovato a casa dopo il lavoro ogni giorno e con cui mi
sarei
risvegliata ogni mattina. E tu questo non avresti potuto garantirmelo.
Quando
l'ho capito, sono stata pronta ad accogliere mio marito nel mio cuore e
ora,
tornando indietro, rifarei ogni cosa.
Il
samurai
annuì in silenzio e in cuor suo si sentì
più sollevato: aveva voluto bene alla
ragazza e sapere di non essere odiato da lei, seppure ne avesse avute
tutte le
ragioni, lo faceva sentire più leggero.
-Come
hai
fatto a trovarmi?- chiese il samurai.
-Al
teatro?
La ragazza che lavora alla biglietteria è una mia cara amica
e ti ha
riconosciuto dai miei racconti. Mi ha avvertito lei. Dopo tutto non ci
sono più
molti samurai in giro, non potevi essere che te. Non hai idea di quanto
fossi
emozionata al pensiero di rivederti! Sono felice!
Goemon
non
riuscì a trattenere un sorriso e per un attimo ebbe
l'impressione di tornare
indietro nel tempo a quando erano fidanzati e lei si divertiva a dirgli
tenerezze per farlo arrossire. Anche se era diventata una donna fatta e
finita,
Murasaki non era poi tanto diversa dalla ragazza dolce ed esuberante
che aveva
conosciuto allora.
-Ah,
sono
stanca- esclamò Murasaki -Sediamoci per un istante, ti va?
Trovarono
una panchina libera qualche metro più in là e si
accomodarono. Fu quando si
piegarono per sedersi e il largo cappotto di Murasaki si
aprì sul davanti che
Goemon vide il rigonfiamento sull'addome della donna.
-Murasaki,
tu sei…
-Incinta-
concluse per lui la ragazza, accarezzando il ventre che fino a un
attimo prima
era stato abilmente nascosto dal cappotto -Hai visto quanto sono
grossa? Questo
bambino sarà delle dimensioni di un vitello!
Murasaki
rise e questa volta Goemon sentì una risata nuova, che non
aveva mai udito
uscire dalle labbra della sua ex fidanzata. Era la risata di una
persona
all'apice della sua felicità.
-A
quando
la nascita?- chiese il samurai.
-Dovrebbe
nascere in febbraio, ma il medico dice che è pieno di vita e
potrebbe anche
decidere di venire al mondo un po' prima. È un
maschio!
-Sapete
già
come lo chiamerete?
-Sì!-
esclamò Murasaki, ammicandogli con
complicità -Si chiamerà Goemon.
Il
samurai
elaborò quelle parole per un istante, cercando di capire se
non avesse sentito
male o se fosse una sorta di battuta, ma Murasaki continuò:
-Ho pensato che
sarebbe stato beneaugurante dare al bambino il nome di un uomo forte e
coraggioso e anche mio marito è d'accordo. Inoltre trovo
molto appropriato che
il mio primo amore e quello più grande della mia vita si
chiamino allo stesso
modo.
Parlò
senza
guardarlo, accarezzandosi la pancia come immersa nei propri pensieri e
Goemon
pensò di non averla mai vista così
bella.
-Sono
davvero contenta di averti rivisto, Goemon- ripeté Murasaki
-Desideravo tanto
di poterti parlare di nuovo e mostrarti la mia vita com'è
ora. E tu? Sei
felice?
Quella
domanda lo lasciò spiazzato: il cammino che aveva intrapreso
nella sua vita era
volto alla ricerca dell'illuminazione spirituale e non si era mai posto
la
questione se ciò coincidesse con la felicità.
Aveva sempre dato per scontato
che, una volta che il suo spirito si fosse elevato al punto di massima
consapevolezza e liberato da ogni vincolo terreno, non avrebbe mai
più avuto
bisogno d'altro. Questo includeva anche, naturalmente, ogni sorta di
sentimento
umano, compresa la felicità.
Tuttavia,
guardando la gioia che illuminava il volto della donna al suo fianco,
si
domandò se avesse mai provato qualcosa di
paragonabile.
-Ahia!-
si
lamentò Murasaki, portandosi le mani alla schiena -Questa
pancia mi distrugge
la schiena!
-Girati-
le
disse il samurai -Ti massaggio le spalle.
Lei
annuì e
fece come le era stato detto, così l'uomo iniziò
a manipolarle i muscoli
attraverso lo spessore dei vestiti.
Murasaki
chiuse gli occhi e lasciò che il samurai lavorasse sulle sue
tensioni.
Qualche
minuto più tardi, Murasaki annunciò di doversi
congedare e i due si salutarono.
La donna abbracciò il samurai, facendosi promettere che
sarebbe venuto a
trovarla, soprattutto quando il bambino sarebbe nato, e gli diede un
biglietto con
il suo numero di telefono e l'indirizzo di casa.
La
neve
cominciò a fioccare mentre Murasaki si allontanava e Goemon
la osservò sparire
nella notte, circondata dalla luce e dai fiocchi di neve.
Note
dell’autrice: Ciao a tutt* e
benvenut* al decimo
capitolo di Slices of Life! Siamo a
metà del percorso!!
Grazie per
essere arrivat* fino alla fine del capitolo! Ci vediamo al prossimo che
si
intitolerà Reading a book together.
A presto,
Desma