Iniziativa: Looktober 2020 di LandeDiFandom
Prompt: 14. Costume da cosplay
Note: Il titolo è la famosa citazione dell'intro della saga di Star Wars.
13. In una galassia lontana lontana
Persefone, infine, era riuscito a trascinarlo e coinvolgerlo in quella
follia. Le era bastato pronunciare le paroline magiche, “ti
prego”, e attuare un’opera di convincimento con
argomentazioni che non l’avevano minimamente persuaso, ma,
poiché non sembrava richiedere un grosso sforzo
accompagnarla alla fiera di fumetti in città, allora aveva
acconsentito.
«Sbaglio,» disse, cauto, «o la gente
è vestita anche da… gente normale? Non avevi
detto che senza costume non ci avrebbero fatti entrare?» Le
lanciò uno sguardo di rimprovero.
Persefone si morse il labbro inferiore, colpevole. «Potrei
aver mentito» ammise con aria innocente.
Lui sospirò dolente: non ne era sorpreso. Persefone
utilizzava senza vergogna quei giochetti con lui, quando sapeva che non
avrebbe mai potuto convincerlo con la verità. Tuttavia, in
fondo, era la voglia di coinvolgerlo nelle sue passioni a spingerla,
così spesso la perdonava.
Quel caso, tuttavia, era ben diverso.
«Girare in costume è più
divertente!» cercò di convincerlo lei.
«Hai visto quante persone hanno voluto fotografarci o farsi
dei selfie con noi?»
In effetti, erano stati fermati più di una volta e invitati
a mettersi in posa. Persefone ne era stata elettrizzata, lui meno ma
non gli era stato chiesto un grosso sforzo, né di sorridere
all’obiettivo. Non gli piaceva essere fotografato, aveva
anche paura di essere riconosciuto e di finire sui giornaletti di
gossip… Eppure, l’entusiasmo di lei era
contagioso. In realtà, gli piaceva vederla così
spensierata.
«Mh» commentò, distratto da una ragazza
che, non fosse per un body, calze e altri accessori strani, avrebbe
giurato che fosse nuda. «Poteva andarmi peggio»
constatò.
Persefone seguì il suo sguardo e ridacchiò.
«Ho scelto bene e con molta attenzione».
Ade la fissò con tanto d’occhi. «Mi stai
dicendo che saresti venuta vestita anche come quella?!»
Lei scrollò le spalle con non curanza.
«È solo un gioco, gelosone. E noi andiamo
benissimo così: come Rey e Kylo Ren».
Non sapeva neppure chi fossero questi signori, soltanto che erano il
nuovo fenomeno della saga di Star Wars, di cui aveva visto solo pochi e
sporadici film. Persefone si era offerta di fargli recuperare tutto,
spin-off compresi, quindi, forse, avrebbe finalmente capito
perché si sentiva osservato in continuazione.
Quando l’aveva chiesto a Persefone, lei aveva ridacchiato
sorniona. «Perché ti ho vestito bene. Sei un Kylo
Ren quasi perfetto» era stata la spiegazione.
Quasi, giacché si era rifiutato categoricamente –
e su questo era stato irremovibile – di farsi truccare per il
futile motivo di assomigliare di più al personaggio. Odiava
la sensazione di spalmarsi addosso creme, oli, perfino i massaggi lo
infastidivano.
Persefone lo tirò dal braccio e gli indicò uno
stand. «Vado a dare un’occhiata».
Ade annuì e la seguì, mantenendosi distante per
aspettarla e non intralciare i ragazzi che si volevano avvicinare.
«Ehi, Kylo! Anche senza cicatrice e con la barba, sei davvero
somigliante» sentì una voce dietro le sue spalle.
Avrebbe tanto voluto far finta di niente, ma tutti quei dettagli gli
fecero intendere che il proprietario del banco, al cui palo stava
appoggiato, si stesse rivolgendo a lui.
Si voltò con aria scocciata e il signore rise, mostrandogli
la copertina di un fumetto. «Questo. Questo qui»,
gli indicò, intuendo la sua ignoranza. «Visto? Due
gocce d’acqua».
Ade non ne era per nulla convinto e prese il giornaletto tra le mani,
sfogliandolo alla ricerca di quelle somiglianze che solo gli altri
sembravano cogliere.
«Ade». Questa volta era Persefone a chiamarlo.
Lei lo affiancò e sorrise nel vedere cosa stesse osservando.
«Ah» disse, semplicemente.
Ade, insoddisfatto dall’infruttuosa ricerca e con mille
dubbi, ritornò il fumetto al venditore che li
salutò, mentre si allontanavano.
«Complimenti per i costumi, ragazzi».
«Grazie!» Persefone irradiava gioia.
Quando furono abbastanza lontani dalla calca, Ade si decise a tornare
sull’argomento travestimenti.
«Anche tu lo pensi, per questo mi hai fatto vestire
così».
Persefone sogghignò e non negò. «Siete
abbastanza simili» ammise.
Ade arcuò le sopracciglia, sentendo altro
nell’aria.
«Avete la stessa espressione» rivelò
lei, ridendo e puntando l’indice sulla sua fronte.
«Qui. Lo stesso broncio, la stessa aria severa. Te
l’avevo detto di aver scelto bene!»
Ade scosse la testa. «Tu sei davvero fortunata». Ad
essere sua moglie, altrimenti avrebbe già dato in
escandescenza.
Persefone lo prese a braccetto. «Molto fortunata e ti amo
tanto».
Lui sbuffò un po’ scocciato e imbarazzato per
quelle moine, sebbene, in fondo, non potessero che fargli piacere.