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Autore: LazySoul    18/10/2020    1 recensioni
[Seguito di "Gioco di Sguardi", di cui si consiglia vivamente la lettura]
A cinque anni dalla morte del Signore Oscuro, il Mondo Magico è tornato allo splendore di un tempo, rinascendo dalle proprie ceneri come una fenice.
Harry Potter e Ronald Weasley lavorano come Auror ormai da un paio di anni; Hermione Granger aspetta da un momento all'altro di essere promossa, essendo la migliore impiegata dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche; Blaise Zabini possiede un atelier di alta moda; Pansy Parkinson tiene su Strega Moderna una famosa rubrica specializzata in consigli d'amore: "Cuori infranti: filtri d'amore e altri rimedi"; Draco Malfoy invece è il vice capo del Quartier Generale degli Obliviatori.
Tutto sembra procedere come dovrebbe: Harry e Ginny stanno organizzando il loro matrimonio, Hermione e Ronald stanno decidendo se compiere il grande passo e andare a convivere, Pansy continua ad essere troppo orgogliosa per ammettere i propri sentimenti per Blaise e Draco si è da poco fidanzato ufficialmente con Astoria Greengrass.
Tutto cambierà quando, per problemi di ristrutturazione, l'ufficio di Draco Malfoy verrà spostato al quarto livello, proprio accanto a quello di Hermione Granger.
Riusciranno i due ex-amanti a mantenere un rapporto strettamente professionale?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di Sguardi'
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20. Contemplazione


 

Draco Malfoy, girato su un fianco, con il gomito puntellato contro il materasso, contemplava nel più assoluto silenzio Hermione Granger, addormentata accanto a sé.

La ragazza aveva i capelli scuri e ribelli sparsi sul cuscino, le labbra socchiuse e le guance soffuse di un tenue rossore.

Draco sorrise quando Hermione cambiò leggermente posizione, girandosi sul fianco, e iniziò a russare.

Per quanto tempo aveva sognato un risveglio simile? Per quanti anni era rimasto in disparte, osservandola da lontano, senza avere mai il coraggio di avvicinarsi?

Ricordava la festa di Natale al Ministero quell'anno, le risate, i calici di idromele scadente, Hermione Granger con un abito dal taglio raffinato che sorrideva a Ronald Weasley ed Harry Potter, mentre Draco la guardava da un angolo remoto dell'atrio e fantasticava.

S'immaginava di raggiungerla con passi sicuri e, ignorando gli sguardi torvi di Potter e Weasley, le avrebbe chiesto un minuto del suo tempo per parlare di un importante caso che avrebbe coinvolto i loro due dipartimenti.

Era certo che Hermione lo avrebbe seguito, anche solo per curiosità, anche solo per il suo spiccato senso del dovere.

E lui l'avrebbe portata in un posto tranquillo, in modo da non attirare su di loro sguardi indesiderati, e le avrebbe detto, in un sussurro nell'orecchio, che l'abito che indossava quella sera le stava divinamente e che non passava giorno o notte che non pensasse a lei e al sesto anno e a quanto gli sarebbe piaciuto tornare indietro nel tempo per rivivere, anche se solo per pochi secondi, il tepore del suo corpo contro il suo la mattina e il loro gioco di sguardi per i corridoi.

Ogni volta che Draco s'immaginava scenari simili, non sapeva mai come la ragazza avrebbe risposto. Forse gli avrebbe detto di non avvicinarsi mai più a lei, di dimenticarla e farsi una vita; oppure l'avrebbe guardato dritto negli occhi e gli avrebbe confessato di provare le stesse cose.

A volte i suoi sogni ad occhi aperti finivano con Hermione che lo baciava appassionatamente, stringendolo forte a sé, altre volte la fantasia terminava con Hermione che gli rideva in faccia e gli diceva che era troppo tardi.

Draco allungò una mano e la posò sul capo di Hermione, saggiando la consistenza ruvida dei suoi capelli contro la pelle del suo palmo.

La ragazza si mosse appena e gemette, tornando a pancia in su, gli occhi ancora chiusi e le labbra socchiuse.

Draco non riusciva a credere alla propria fortuna: era con lei, erano felici e tutto sembrava andare per il meglio. 

Con la mano ancora sul capo di Hermione, Draco iniziò ad accarezzarle con lievi gesti circolari la fronte e le guance.

Era mattina presto, e i primi raggi del sole filtravano dalla tenda alla finestra, permettendo a Draco di vedere chiaramente ogni minimo cambiamento sul volto di Hermione.

Si era svegliato già da qualche minuto a causa di un incubo ricorrente che, malgrado la terapia, faticava a lasciarsi alle spalle.

Almeno due volte a settimana sognava gli occhi rossi e il viso pallido dell'uomo che aveva sfregiato il suo avambraccio, rendendolo uno schiavo.

Sognava quel volto, il dolore che aveva provato e rivedeva Hermione, riversa sul pavimento di casa sua, torturata da Bellatrix Lestrange, sua zia.

Il medimago specializzato in psicologia lo aveva rassicurato, dicendogli che rivivere nel sonno eventi traumatici del passato era assolutamente normale, eppure Draco avrebbe voluto che esistesse un modo per estirpare per sempre quei sogni atroci e passare le notti nell'oblio più totale.

Svegliarsi accanto a Hermione era stato però talmente sorprendente e piacevole da fargli dimenticare in poco tempo il sogno, permettendogli di iniziare quella giornata con una serenità, che raramente provava.

La ragazza si mosse appena e socchiuse un occhio, poi una piccola smorfia le stropicciò il viso e sorrise: «'Giorno».

«Buongiorno», ricambiò il saluto Draco, sporgendosi per lasciare un bacio a fior di labbra alla ragazza.

Hermione lo allontanò con un verso di protesta: «Ho l'alito cattivo la mattina».

Draco scoppiò a ridere e scosse la testa: «E allora?», le chiese, lasciandosi scivolare più vicino a lei tra le coperte: «Il tuo alito cattivo non mi spaventa».

«Dovrebbe», borbottò Hermione, sorridendo.

Il ragazzo si sporse per lasciare una scia di baci sul viso arrossato dell'ex Grifondoro e, non per la prima volta quella mattina, si rese conto di quanto fosse fortunato.

«Hai dormito bene?», gli chiese Hermione, lasciandosi baciare senza più protestare.

«Sì, tu?»

«Mmh», annuì la ragazza, prima di voltarsi a guardare l'ora sulla sveglia che aveva sul comodino: «Vuoi fermarti per colazione?»

Draco premette con forza le labbra contro quelle di Hermione, approfondendo il bacio, tanto da rimanere ben presto senza fiato.

«Mi piacerebbe, ma è meglio che torni a casa a cambiarmi. Se rimango ancora qua, finiremo coll'arrivare entrambi in ritardo al lavoro questa mattina», disse, scostandosi abbastanza per osservare comparire, sul volto arrossato di Hermione, un sorriso malizioso.

«Non sarebbe la fine del mondo», mormorò la ragazza, allungando una mano per accarezzare il viso di Draco.

L'ex Serpeverde sorrise: «Tentarmi non servirà a niente», mormorò, sollevandosi a sedere: «Possiamo organizzare una sveltina prima di andare in ufficio domani mattina, se vuoi».

«Potremmo organizzarne una in ufficio», propose Hermione, stiracchiandosi pigramente tra le coperte.

Draco scoppiò a ridere: «Si potrebbe fare».

La ragazza si sedette, lasciando che le coperte le scivolassero in grembo, scoprendole il torso nudo.

Gli occhi di Draco scivolarono sulla pelle esposta di Hermione e per qualche secondo i suoi propositi vacillarono.

«Sei sempre sicuro di voler andare?», gli chiese Hermione, sorridendogli in modo accattivante.

Draco scoppiò a ridere: «Smettila», le disse, alzandosi in piedi, deciso a mettere più spazio possibile tra sé e la ragazza.

Hermione, comodamente seduta sul letto si godette il meraviglioso spettacolo che le si presentava di fronte: Draco Malfoy nudo che recuperava i suoi vestiti in giro per la stanza e iniziava a vestirsi.

In quel momento la porta socchiusa della camera da letto si aprì leggermente e fece il suo ingresso nella stanza un affamato Grattastinchi.

«Granger, penso che il gatto abbia bisogno di te», disse Draco, sorridendo, quando l'animale gli soffiò contro.

«Hai voglia di mettergli una manciate di crocchette nella ciotola, prima di andare? Non ho voglia di alzarmi».

Fu in quel momento che Draco si rese pienamente conto della confidenza che già avevano instaurato e non poté fare a meno di sentire il proprio cuore battergli più velocemente nel petto.

«Certo, nessun problema», disse, finendo di abbottonarsi la camicia.

Si sporse per lasciare un bacio a stampo sulle labbra di Hermione, ma la ragazza lo trattenne per approfondire quel contatto.

«Ci vediamo più tardi al lavoro», gli disse, prima di sdraiarsi e avvolgersi nuovamente nelle calde coperte del suo letto, che ora erano impregnate dell'odore di Draco.

Malfoy, prima di prendere la metropolvere per tornare a casa, diede da mangiare al gatto, che lo fissava con sospetto.

«Non ho intenzione di avvelenarti, tranquillo», borbottò Draco, notando il modo in cui l'animale sembrava studiare ogni sua mossa con estrema attenzione.

Grattastinchi dovette infine giudicare genuine le intenzioni dell'umano che aveva invaso il suo territorio, perché si fiondò sul cibo senza esitazioni.

Draco, soddisfatto di quella che gli sembrava una piccola vittoria, si diresse verso il camino e tramite metropolvere tornò a casa.

Una volta comparso nell'atrio del palazzo dove viveva, Malfoy non perse tempo e salì in fretta le scale verso il proprio appartamento, così da rimanere il meno possibile in quell'ambiente freddo e umido.

Una volta in casa, Draco si rese subito conto del gufo appollaiato fuori dalla finestra; tra le zampe aveva una lettera. Draco capì subito chi doveva essere il mittente e sospirò, certo che non gli sarebbe piaciuto il contenuto della busta.

Draco permise al gufo di appollaiarsi sul trespolo che aveva apposta installato vicino alla finestra e gli diede un pezzo di carne secca, mentre apriva la lettera.

Diversamente da come s'immaginava, la missiva speditagli dal padre di Astoria non era colma di insulti velati e accuse, ma pacata ed educata, e invitava Draco a presentarsi a casa Greengrass appena avesse potuto.

Malfoy non poteva credere ai suoi occhi.

Nei sei anni di fidanzamento con Astoria, Draco aveva avuto il dispiacere d'incontrare più volte il signor Greengrass, un uomo burbero e di strette vedute che a volte sembrava rivaleggiare con suo padre, Lucius Malfoy, in quanto bigottismo. 

Per questo non riusciva a spiegarsi quei toni quasi gentili nei confronti del ragazzo che gli aveva appena comunicato di non essere intenzionato a sposare sua figlia.

Senza perdere tempo, Draco, deciso a risolvere al più presto la questione, andò in camera per cambiarsi d'abito e recuperare la borsa del lavoro e, senza fare colazione, raggiunse nuovamente il camino nell'atrio del palazzo; deciso a raggiungere casa Greengrass e parlare con il padre di Astoria per capire cosa stesse succedendo.

Grazie alla metropolvere impiegò pochi secondi a raggiungere il grande camino all'ingresso di casa Greengrass, un edificio di recente costruzione che, malgrado i proprietari non ne fossero a conoscenza, richiamava nello stile l'architettura babbana contemporanea.

Un anziano elfo domestico lo accolse con un inchino: «Signor Malfoy, vado ad annunciare il vostro arrivo alla signorina Astoria».

«Sono qua per vedere il signor Greengrass», specificò Draco, uscendo dal camino, sempre più nervoso, al pensiero dell'incontro che lo attendeva.

«Vado a informarlo, attendete» disse l'elfo, prima di scomparire con un sonoro "plop".

Draco prese un profondo respiro e un involontario sorriso gli comparve sulle labbra; gli sembrava di sentire ancora il delicato profumo della Granger sulla sua pelle.

L'ex Serpeverde si soffermò ad ammirare la cornice vuota di quello che doveva essere un ritratto, anche se il suo occupante in quel momento non c'era, e si meravigliò di come una giornata iniziata in modo a dir poco perfetto, si stesse rivelando più complicata di quanto avesse anticipato.

Quando l'anziano elfo domestico ricomparve di fronte a lui, Draco sussultò.

«Il padrone vi attende. Seguitemi».

Draco non se lo fece ripetere due volte e andò dietro all'elfo, cercando di contenere il nervosismo. 

Venne condotto nell'ufficio del signor Greengrass, luogo che conosceva abbastanza da non sentirsi completamente spaesato e venne accolto dal padrone di casa che, sorridente, gli disse di sedersi.

Il padre di Astoria aveva, come al solito, i folti baffi e la barba ben curati e i capelli bianchi ordinatamente pettinati all'indietro. Indossava una vestaglia dall'aria molto costosa color borgogna e le dita ingioiellate emanavano bagliori ogni qual volta catturavano i raggi del sole che filtravano dalle alte finestre dello studio.

«Buongiorno, Draco, speravo riuscissi a raggiungermi ieri sera, ero pronto ad offrirti un buon brandy, ma penso che dovremo accontentarci di un buon caffè», disse l'uomo, dando disposizione all'elfo, affinché procurasse al più presto la colazione ad entrambi.

«Grazie, signore», disse Draco con tono di voce leggermente incerto: «Posso sapere il motivo di questo vostro generoso invito?»

Il signor Greengrass sorrise affabile: «Ti ho convocato per congratularmi con te, non ti facevo tipo da partecipare a ricorrenze e festeggiamenti simili, ma mi fa piacere sapere che mia figlia andrà in sposa a un uomo che sa essere anche spiritoso».

«A cosa vi riferite?», chiese Draco, con la fronte aggrottata; all'improvviso gli era venuto un forte mal di testa.

Il signor Greengrass esplose in una fragorosa risata e indicò, con un caleidoscopio di luccichii dorati, il calendario appeso alla parete alle sua spalle: «Non mi freghi ragazzo! Tra pochi giorni è il Primo Aprile, la festa degli scherzi, puoi anche smettere di recitare, anche se devo dire che sei stato proprio bravo!»

Draco Malfoy si sentì perso per qualche istante, mentre osservava il volto rubicondo del signor Greengrass con orrore.

«Oh, ecco il nostro caffè!», esclamò l'uomo, indicando con un sfolgorio il vassoio comparso di fronte a sé, sull'imponente scrivania in mogano.

«Signore, penso che ci sia stato un malinteso», riuscì infine ad articolare Draco, con la voce leggermente strozzata dall'apprensione.

«Un malinteso, figliolo? Desideravate forse un tè?», chiese l'uomo.

Ad ogni minimo movimento del padre di Astoria, un balenio di luce feriva gli occhi di Draco, irritandolo enormemente.

«Sì, un malinteso e no, non desidero un tè», disse Draco, cercando di mantenere la calma: «Mi riferisco alla missiva che vi ho spedito ieri sera, non era mia intenzione che venisse interpretata come uno scherzo».

Il signor Greengrass sembrò non udire quelle parole, intento com'era a far sciogliere nel tè una generosa quantità di zucchero e a osservare la prima pagina della "Gazzetta del profeta".

Al balenio degli anelli si aggiunse l'irritante rumore del cucchiaino che sfregava con uno stridio contro la parete in ceramica della tazzina, Draco non riuscì a trattenersi oltre e si alzò in piedi, poggiando le mani sulla scrivania che lo divideva dal padre di Astoria.

«Signore, non è mia intenzione sposare vostra figlia, questa non è una recita, né uno scherzo di pessimo gusto».

Il silenziò calò nell'ufficio e l'uomo smise di girare il cucchiaino nella tazza, interrompendo il carosello di balenii dorati, sul suo volto non c'era più il sorriso spensierato di poco prima, ma un'espressione mortalmente seria.

«Esiste un contratto, ragazzo», disse l'uomo con tono pacato e condiscendente, come se stesse parlando a un bambino capriccioso.

«Un contratto che non ha alcun valore legale», ribatté Draco, fermo nella sua posizione, deciso a non permettere a quell'uomo di distruggere o anche solo incrinare la felicità che provava quel giorno.

«L'accordo preso tra me e tuo padre...», iniziò a dire l'uomo, ma Draco lo interruppe subito: «Dite bene, signore. Quel contratto è stato deciso da voi e mio padre quando io e Astoria eravamo ancora minorenni e non avevamo possibilità di scelta. Sono cresciuto, signore, ho intenzione di scegliere da solo la mia vita d'ora in poi e temo che voi non possiate fare molto per impedirmelo».

Il volto del signor Greengrass si fece paonazzo e le sue iridi chiare si assottigliarono, come la punta di uno spillo.

Draco indietreggiò di un passo quando l'uomo si alzò in piedi, gettando a terra la tazzina di caffè che stringeva ancora tra le mani.

Il suono della ceramica che si rompeva contro il pavimento in marmo ferì i timpani di Draco.

«Vi invito a riconsiderare le vostre intenzioni, ragazzo, può essere spiacevole avermi come nemico», disse l'uomo, sbattendo con forza le mani sulla superficie della scrivania.

«Nemico? Perché dovremmo essere nemici? Sono disposto a pagarvi un indennizzo, se lo riterrete necessario, ma non sposerò vostra figlia, nemmeno sotto minaccia. Considerate le mie parole, signore, e vi prego di ricordare che non siete l'unico ad avere un cognome che possiede ancora una certa reputazione. Potrei non esser visto di buon occhio dai maghi benpensanti, ma il nome Malfoy ha ancora degli amici potenti», disse Draco, la voce tagliente che non ammetteva repliche: «E ora, se non vi dispiace, devo accomiatarmi. Vi auguro una buona giornata».

Dopo aver pronunciato quelle parole, Draco recuperò la propria ventiquattrore e si diresse verso il camino all'ingresso, ignorando lo sbraitare confuso e il rumore di altri oggetti che venivano scaraventati a terra alle sua spalle.

L'ex Serpeverde si lasciò circondare dalla fiamme verdi sprigionate dalla metropolvere e in pochi secondi comparve nell'atrio del Ministero.

A Draco tremavano leggermente le mani per l'adrenalina che ancora aveva in circolo, dopo la conversazione che aveva appena avuto con il signor Greengrass.

Faticava a credere al coraggio e alla determinazione che aveva appena dimostrato di possedere, sfidando apertamente l'autorità di un uomo che rispettava, ma per cui non provava alcun sentimento di affetto. 

Era abbastanza certo che la questione non si fosse ancora conclusa.

Sicuramente il signor Greengrass non si sarebbe arreso così presto e senza provare a combattere, ma Draco era sicuro della propria posizione e non aveva intenzione di cedere terreno; non quando cedere terreno avrebbe significato la possibilità di perdere nuovamente Hermione.

Draco scese al quarto piano con la mente colma di pensieri e dubbi. Le dita che gli tremavano ancora per l'adrenalina e un'improvvisa voglia di stringere la Granger in un abbraccio.

Quando arrivò in ufficio e posò lo sguardo sul volto di Hermione, che gli sorrise calorosamente, tutta l'ansia e le preoccupazioni svanirono.

Lei era lì e stava sorridendo proprio a lui, e Draco non poteva pensare che potesse esistere una serenità maggiore di quella che provava in quel momento, con lei.




 

***

Buongiorno popolo di EFP!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa ne pensate!

Dite che il signor Greengrass porterà scompiglio nella vita dei nostri due protagonisti?

Come sempre vi ricordo che potete trovarmi anche su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp!

Un bacio,

LazySoul

  
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