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Autore: Amily Ross    18/10/2020    2 recensioni
(Sequel de: “Lontano dagli Occhi, vicini col Cuore”)
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Dopo la tempesta, inevitabilmente, arriva la quiete! Il sole torna alto ad irradiare il cielo con i suoi caldi raggi, creando a volte l’arcobaleno e di sera le stelle tornano a illuminare le tenebre della notte; così anche nella vita, dopo un brutto periodo, ne torna uno bello – con le persone amate accanto – tutto è più semplice. La vita è un po’ come una giostra, ci sono le salite e ci sono le discese – i dolori e le gioie – ed inevitabilmente continua, non si ferma mai a differenza delle montagne russe. Una vita muore, ma un’altra nuova ne nascerà e sarà quella nuova vita a riportare il sole dove prima c’era la tempesta e tutto sembrava inesorabilmente vicino alla fine.
Generi aggiuntivi: Drammatico e un pelino Angst dai capitoli successivi, per almeno metà delle seconda parte della storia!
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Questa fiction è temporalmente collocata alla fine del 2029, i calciatori e le managers sono ormai tutti adulti e…
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17: Battibecchi e Chiarimenti tra Fratelli

 

Leverkusen: sabato 17 agosto, 2030 auto di Karl/Neuland Park, h. 18:30

«Rallenta, deficiente, così finisce che ci ammazziamo entrambi. E poi dove cazzo stiamo andando?» urla Marie Käte, dando uno schiaffo sulla nuca al fratello, che anche se ancora incazzato, rallenta, continuando a guidare senza una meta precisa. «Non lo so dove stiamo andando, quando mi andrà di fermarmi lo farò in qualsiasi posto e parleremo lì.» le risponde lui voltandosi un attimo a guardarla male per il suo gesto e per quello che è accaduto poco prima; la sorellina ricambia lo sguardo e poi si volta stizzita a guardare fuori dal finestrino, poggiando i piedi sul cruscotto – sapendo benissimo che questo gesto farà imbestialire di più il fratello – ma non le frega nulla, in questo momento vorrebbe prenderlo a schiaffi per essersi intromesso e forse anche per sfogare la rabbia che prova verso se stessa. «Marie Käte togli quei piedi da là sopra immediatamente.» sbraita infatti Karl infastidito. «Altrimenti che fai me li stacchi?» chiede sarcastica la sorellina, togliendoli comunque e non degnandolo di uno sguardo, il Kaiser sbuffa e continua a guidare senza meta non rispondendole e anche la ballerina sbuffa; Karl la guarda sottecchi e poco dopo si ferma al Neuland Park,[1] Marie Käte sospira uscendo dall’auto voltandosi a osservare il fratello che ricambia un attimo lo sguardo e poi entra dall’ingresso Mitte andandosi a sedere a uno dei tavolini del café, la ballerina alza lo sguardo al cielo e sospira ancora, quando fa così lo detesta, ma la sua parte razionale gli dà pienamente ragione, per cui lo segue e si siede anche lei accavallando le gambe e guardandolo. «Buonasera, signori. Cosa vi porto?» chiede un cameriere, sorridendo a entrambi, la ragazza continua a guardare il fratello senza dire nulla e lui sbuffa. «Un caffè, grazie.» risponde il Kaiser, prendendo il cellulare dalla tasca e cazzeggiando, Marie Käte ruota gli occhi al cielo e sorride al cameriere. «Anche per me, grazie e un bicchiere d’acqua, per favore.» gli dice, il ragazzo appunta tutto e torna dentro al bar.

«Comunque potevi anche evitare di intrometterti e fare il supereroe sono grande abbastanza e non ho bisogno della balia, oltre al fatto che quello che ho fatto è un problema mio e non tuo.» dichiara apertamente la ballerina, guardando arrabbiata il fratello, che alza lo sguardo dal cellulare lo blocca e lo poggia sul tavolino sbattendolo. «Ah avrei potuto evitare? Sei mia sorella, fino a prova contraria, mi sembra lecito che mi preoccupi per te e se proprio lo vuoi sapere mi ha fatto girare bellamente i coglioni vederti appiccicata a quello. Lo so che sei grande abbastanza da fare quello che ti pare, ma so anche benissimo quanto hai sofferto quando vi siete lasciati e se permetti non voglio che ciò accada ancora. E sì, ti stai comportando da bambina perché mi stai tenendo il muso senza motivo, più che con me dovresti esser arrabbiata con te stessa, sorellina.» le risponde Karl chiaramente, non tenendosi la provocazione; Marie Käte lo guarda mordendosi le labbra e sbuffa, da una parte capisce e condivide con tutta se stessa il ragionamento di suo fratello dall’altra non lo accetta e il suo sguardo lo dice chiaramente. «Scusate, signori, ecco i vostri caffè.» si intromette il cameriere, servendoli, interrompendo la discussione, i due fratelli ringraziano con un sorriso poi tornano a guardarsi in cagnesco e Karl sorseggia il suo caffè aspettando che risponda. «Lo so che ti ha dato fastidio il suo comportamento e di conseguenza la mia sofferenza, ma ciò non giustifica comunque quello che hai fatto. Cosa gli avresti fatto se non fosse arrivato Jamie a dividervi? Mi ha fatto soffrire, ma lo amo ancora e non posso farci nulla, lo so che è stupido e continuo a farmi del male come una cretina, ma sono affari miei e tu devi starne fuori a prescindere e ce l’ho con te per il modo in cui ti sei comportato, quindi sì, se questo per te equivale a comportarmi da bambina allora sono una bambina.» risponde la ragazza guardandolo arrabbiata, prendendo la sua tazza di caffè e bevendone un po’. Karl sbuffa e posa la sua. «Forse ho sbagliato il modo, ma non ci ho visto più e sono scattato senza pensarci, ma mi sembra comunque lecito il mio risentimento e sai che ho ragione, quindi smetti di fare la bambina e avercela con me.» le risponde calmo, accennando un sorriso. «Togli il forse! E sì, ce l’ho con te perché non avresti dovuto farlo, almeno non in questo modo. Se fossi stata io a intromettermi tra te e Grace tu avresti reagito anche peggio e non mi avresti parlato per non so quanto tempo, quindi, caro fratellino, se tra i due c’è un bambino di certo non sono io.» risponde Marie Käte guardandolo negli occhi e sorridendo sarcasticamente; Karl stringe il pugno destro e alza gli occhi al cielo. «Non è vero, non avrei reagito come stai facendo tu se fosse stato il contrario.» le risponde stizzito, sapendo che ha perfettamente ragione, ma l’orgoglio gli fa affermare il contrario. «Invece sì, perché quando ti incazzi fai schifo.» gli rinfaccia la sorellina, Karl apre la bocca per parlare, ma ingoia il rospo e le evita la risposta acida che aveva pronta. «Sai com’è sono un uomo in certi casi tendo più a ragionare con le palle che col cervello.» le risponde riprendendo in mano il cellulare e rispondendo a un messaggio di Benji, Marie Käte sbatte il bicchiere sul tavolino e gli molla un ceffone. «Non sei un uomo comportandoti così, piuttosto sei un coglione.» gli dice arrabbiata, lasciando uscire le lacrime che finora aveva trattenuto.

Il Kaiser alza lo sguardo sorpreso e la fissa, non si aspettava che gli mollasse uno schiaffo, non sa come ribattere e rimane a fissarla come uno stupido sentendo la guancia sinistra pulsare, la sua dolce sorellina non si è certo trattenuta, continua a guardarla e si morde le labbra, quelle lacrime nei suoi occhi fanno ancora più male dello schiaffo. «Pensi davvero che io sia così stupida da non rendermi conto da sola che ho fatto una cazzata baciandolo? Lo so benissimo ed è proprio per questo che sono incazzata, ce l’ho con me stessa e se solo potessi mi prenderei a schiaffi da sola, ma in questi casi il cuore prende il sopravvento sulla ragione e c’è poco da fare, mi odio con tutta me stessa per averlo fatto e… probabilmente se non fossi arrivato tu avrei fatto anche di peggio, ma cosa posso fare se sono ancora innamorata di lui?» dice la ragazza in lacrime guardando tutto il tempo il viso del fratello, scorgendo ogni sua emozione – anche se sa abilmente celarle – lei sa riconoscerle; Karl sospira e si lecca le labbra allungando la mano, afferrando e stringendo quella della sorellina e le sorride. «Mi dispiace, Prinzessin. Lo so che non sei stupida e che hai capito da sola il male che ti sei fatta ed è proprio perché lo so benissimo e perché ti voglio un bene dell’anima che ho reagito così… probabilmente ho sbagliato e mi dispiace averlo fatto, ma anche io ho avuto le mie ragioni. Io voglio solo che tu sia felice, Marie Käte, perché sei una ragazza straordinaria e non lo dico perché sei mia sorella, ma perché lo penso veramente. Mercoledì quando è arrivato Jamie a casa dei nonni ho avuto la conferma che Violet si è presa una bella cotta per lui e mi sono ricordato di te, quando alla sua età te l’eri presa per Benji, sapevo che da parte sua non c’era nessun interesse e che ti vedeva come una sorellina, quindi la cosa non mi infastidiva più di tanto e mi sembrava esagerato il fastidio che provasse papà, ma adesso che sono anche io padre e lo sto vivendo sulla mia pelle capisco e condivido pienamente cosa provasse e capisco anche cosa ha provato vedendoti soffrire per Klaus, ma so anche bene che per amor tuo non ha mai fatto nulla – oltre al fatto che non si sarebbe mai messo contro un ragazzino – anche a me la cosa ha dato parecchio fastidio, ma ho sempre cercato di controllarmi nei suoi confronti per non farti soffrire ancora di più… ma oggi non ci ho proprio visto più e sono esploso, sicuramente facendo una cazzata, ma è stata una grande soddisfazione farlo. Spero solo che Violet non soffrirà mai nella sua vita per amore e che tu troverai un ragazzo che ti ami e che ti lasci libera di fare quello che più ti piace, lo dicevo mercoledì a papà che probabilmente se non fossi stata mia sorella e non ci fosse stata Grace mi sarei messo con te perché sei una ragazza straordinaria e io sono tuo fratello maggiore e voglio solo che tu sia felice.» le dice con quella dolcezza che lascia uscire solo di rado, mettendo a nudo la sua  anima e il suo cuore.

 Marie Käte sorride e ricambia la stretta di mano. «Lo so, Karl, hai ragione, sono arrabbiata con me stessa perché non avrei dovuto farlo; tu hai sbagliato a reagire così ma capisco le tue ragioni e non posso incolparti di questo… quindi scusami se ti ho attaccato.» risponde la ragazza con un sorriso, specchiandosi negli occhi del fratello che le sorride a sua volta. «Scusami anche tu per il mio comportamento, mi dispiace solo che tu debba soffrire così, sorellina, vorrei davvero trovassi un uomo che ti ami e accetti.» le dice dolcemente, sporgendosi sul tavolino e baciandole la fronte; Marie Käte sorride e si asciuga gli occhi. «Vorrei che quell’uomo fosse Klaus, lo ammetto, ma io vivo in Francia e giro per il mondo metà dell’anno e lui non lascerà mai la Germania e la sua cattedra così come io non la lascerò tanto presto la danza e le relazioni a distanza non mi piacciono… quindi devo dimenticarmi di lui e guardarmi intorno.» afferma la ballerina con un sorriso determinato. Karl le sorride e annuisce, dandole ancora un bacio in fronte, poi finisce il suo caffè e lei fa lo stesso, poggiando poi la tazzina sul piattino e sorridendo ancora a quel fratello che nonostante i diverbi adora. «Comunque per Violet stai tranquillo, non è Jamie il ragazzo di cui dovrai preoccuparti, le passerà e lui la vede come una sorellina, esattamente com’è stato per me  e Benji.» gli dice ancora la sorellina, sorridendo e facendo sospirare il Kaiser affranto, pensando a ciò che sarà tra qualche anno; sorride alla sorella e poi chiama il cameriere per farsi portare un altro bicchiere d’acqua, mentre Marie Käte prende il cellulare dalla borsa e risponde a un messaggio di François –  il suo ballerino. Karl ringrazia il cameriere per il bicchiere d’acqua ed egli sorride, prendendo le tazzine ormai vuote, chiedendo se desiderano altro e annuisce davanti al diniego dei fratelli Schneider e si congeda.

La ballerina poggia il cellulare sul tavolo e osserva il fratello bere, poi le cade lo sguardo sullo stemma del Bayer Leverkusen sulla giacca della tuta di Karl e sorride ancora di più, mentre lui la guarda – ricambiando il sorriso – posando il bicchiere mezzo pieno. «È stato bello e strano al tempo stesso ritornare in quello stadio e vederti giocare con la maglia dello zio, non mi sono ancora abituata a vederti col numero venticinque sulla schiena, mi fa strano non vederti indossare l’undici, ma so bene che valore abbia questa maglia per te… per tutta la famiglia. Per un attimo mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, mi sono rivista bambina quando andavamo insieme allo stadio a veder giocare lo zio, da dietro è impossibile distinguervi e vederti fare il suo tiro mi ha sorpresa, ma è stato fantastico rivederlo.» dice con gli occhi lucidi per quel ricordo; Karl le sorride con gli occhi lucidi, un sorriso dolce e amaro e si lecca le labbra. «Anche io ancora non ci credo del tutto, mi sembra così assurdo e irreale che penso sia un sogno… ma so che non lo è, so che porto il suo numero sulle spalle e a volte mi sento schiacciato da tutto questo, ho paura di non esserne all’altezza e di deludere le aspettative che tutti hanno su di me, lo so che io sono io e lui era lui, ma so anche benissimo che molti mi vedono come lui – a volte anche io lo faccio – e mi sento uno schifo, penso che forse avrei fatto meglio a rimanere all’Amburgo, anche se giocare al Leverkusen è sempre stato il mio sogno, ma non era così che sognavo tutto questo, volevo giocarci con lui.» mormora il Kaiser con gli occhi ancora più lucidi, Marie Käte sorride dolcemente e gli prende la mano, carezzandola. «Lo so, Karl, so quanto ti manchi e quanto ti sembra strano e assurdo tutto questo, è come se fosse un sogno spezzato. Ma una cosa è certa: siete entrambi due calciatori grandiosi, ma non siete mai stati uguali tatticamente e nemmeno adesso che indossi la sua maglia sei simile a lui, non in quel senso almeno, ma lui è sicuramente orgoglioso di vederti con indosso quella maglia che ha amato e che lo ha reso un idolo per tutti, cosa che per te è stato con la tua numero undici dell’Amburgo; lascia perdere tutti coloro che ti paragonano a lui, sii solo te stesso e gioca come hai sempre fatto.» gli sussurra dolcemente, sapendo benissimo quanto lo zio gli manchi e quanto lo faccia soffrire l’essergli paragonato, Karl accenna un sorriso e si asciuga la guancia sinistra col pugno. «Grazie, piccola, lo farò. Quando ho firmato il contratto nella sala delle conferenze, dove hanno disegnato un murales che lo rappresenta, mi è quasi mancato il fiato per un attimo mi sono sentito fuori luogo e quando il presidente mi ha consegnato la maglia è stato anche peggio, per un attimo sono rimasto a fissarla incapace di dire qualunque cosa e sentivo di non poterlo fare, ma al tempo stesso mi rendeva orgoglioso e onorato e so che è stato lo stesso per papà e il nonno, spero solo di non deludere lo zio e infangare la sua memoria…» mormora, lasciando che nuove lacrime gli righino il volto.

La sorellina sorride e gli asciuga la guancia con l’indice. «Immagino come ti sei sentito, Karl, anche se non ho visto la sala conferenze… prima che arrivasse Klaus stavo aspettando te e papà fuori dallo stadio e vedere il suo nome scritto là sopra è stato come un pugno in pieno stomaco, so che è la maggiore onorificenza che possa esistere per un calciatore, ma forse per la prima volta da quando è morto mi sono resa conto di quanto mi manchi e di quanto vorrei che fosse ancora qui con noi, vorrei poterlo abbracciare ed essere coccolata come faceva quando ero piccola, vorrei vederlo ancora giocare con te a pallone come facevate sempre, mi manca terribilmente e l’ho capito solo adesso e so quanto manchi a te che avevi con lui un legame ancora più profondo del mio.» confessa, guardando gli occhi del fratello bagnati di lacrime, mentre scendono anche sulle sue guance; Karl sorride tra le lacrime e annuisce. «Lo so, ammetto di non aver ancora guardato la scritta che capeggia sullo stadio, non mi sento ancora pronto a farlo è tutto troppo difficile e doloroso, ma è la realtà e non possiamo cambiarla. Anche a me manca da morire e penso ogni giorno della mia vita – da quel maledetto giorno – che vorrei averlo al mio fianco, se solo potessi fare qualcosa per riaverlo con noi lo farei senza esitazioni. Quando siamo tornati dall’ospedale quel maledetto giorno mi sono sentito un estraneo a casa dei nonni, appena sono uscito dalla macchina di papà mi sono rivisto con lui a giocare in giardino ed è stato orribile, volevo soltanto non ricordare più nulla per non soffrire, ma era impossibile farlo e nonostante fossimo tutti dilaniati dallo stesso dolore e avremo dovuto consolarci a vicenda non volevo nessuno attorno, volevo solo che tutto ciò sparisse dalla mia mente e che non fosse mai esistito… e senza pensarci sono sceso in cantina con l’intento di ubriacarmi per non pensare più a nulla, sapevo che non era la cosa giusta da fare, ma in quel momento non mi importava di niente e di nessuno, volevo solo lui accanto e non sopportavo l’idea che non sarebbe più accaduto, volevo solo morire in quel momento e non mi importava che avrei causato altro dolore a tutti, non riuscivo a sopportare quello che provavo io, egoisticamente, volevo veramente morire e raggiungerlo… quel giorno è stato il più brutto della mia vita, a volte ripenso a come mi sono ridotto e mi chiedo se n’è valsa la pena. Cosa sarebbe successo se fossi entrato in coma etilico e fossi morto anche io? Quando mi sono svegliato in ospedale in un certo senso mi sono sentito sollevato, perché anche se non ricordavo nulla sapevo benissimo cosa avevo fatto e perché. E quando mi sono ammalato ho avuto una paura fottuta di fare la sua stessa fine, ma ho capito che non dovevo arrendermi e lottare con tutte le mie forze per vivere anche per lui, per me stesso e per tutti voi, per quanto volessi averlo al mio fianco e morire pur di riaverlo, sapevo che non era quella la strada che dovevo percorrere e che non potevo e dovevo in alcun modo lasciare l’ennesimo vuoto nei vostri cuori per colmare quello del mio… per questo lotterò ogni giorno della mia vita per non far dimenticare a nessuno il suo mito, ma al contempo resterò sempre me stesso, perché io non sarò mai lui e voglio che questo lo capiscano tutti.» le confessa piangendo ma sorridendo al tempo stesso.

Marie Käte lo ascolta in silenzio senza smettere di piangere e di stringergli la mano; ricorda benissimo anche lei quel giorno, quel dolore troppo grande per il suo piccolo cuore di bambina, lo stesso dolore che leggeva negli occhi dei nonni e dei genitori, di Marika, di Lukas di tutti gli amici di suo zio, di Grace – e forse più di tutti – in quelli di suo fratello, ma lei non riusciva a rendersene conto del tutto; ricorda anche benissimo ciò che fece Karl e che dopo finì in ospedale e in parte capiva il motivo per cui lo aveva fatto, ma non lo condivideva affatto. Sorride ancora la giovane ballerina, non distogliendo lo sguardo da quello del fratello, si alza e gli si siede sulle gambe prendendogli il viso tra le mani e continuando a sorridere, asciugandogli le lacrime con i pollici. «Me lo ricordo benissimo quel giorno, di quello che hai fatto quando siamo tornati alla vigna e di quanto ci hai fatto preoccupare… se quel giorno fossi morto anche tu non so come sarebbe stato, non avrei retto alla perdita del mio großer bruder.[2] So però come ti sei sentito e perché l’hai fatto, perché per te, lo zio non era solo tale ma era anche un fratello maggiore e forse, probabilmente, anche io avrei perso la testa se fosse capitato a te.» gli sussurra all’orecchio, stringendogli le braccia al collo, il Kaiser non dice nulla, ricambia la stretta della sua sorellina e le bacia i capelli con tutto l’affetto che prova nei suoi confronti; vorrebbe scusarsi anche per quel lontano giorno, ma sa che non è necessario perché lei lo capisce perfettamente e le sue parole sarebbero superflue, sorride e la allontana dal suo petto per guardarla negli occhi. «Ci sarò sempre per te, Marie Käte, ho perso già un fratello, non voglio perdere anche una sorella. Possiamo litigare, discutere, insultarci, ma questo non cambierà mai il bene che ti voglio e nonostante sei ormai una donna per me resterai sempre la mia kleiner zwerg.[3]»  le dice, dandole un bacio sul naso, come faceva sempre lo zio quando erano entrambi piccoli e si arrabbiavano, Marie Käte lo guarda e ride ricordando quel gesto e lo ricambia, facendo ridere anche lui. «Anche per me è così, i nostri litigi non cambieranno mai il bene che ti voglio.» concorda la ragazza, stringendolo ancora e baciandolo sulla guancia. «Torniamo a casa?» le chiede Karl sorridendo, la sorellina annuisce alzandosi dalle sue gambe, lui prende il portafoglio e paga entrambi i caffè, lasciando anche la mancia sul tavolo poi si alza e raggiungono entrambi l’auto per tornare alla vigna.

***

Il weekend alla tenuta Schneider passa allegramente e spensieratamente, Karl e Marie Käte dopo la discussione hanno ritrovato la loro complicità e non hanno più parlato dell’accaduto, anche se entrambi ci pensano ancora: la ballerina pensa che è arrivato il momento di chiudere definitivamente la parentesi Klaus nelle sua vita, ha deciso che da lunedì – quando ritornerà a Parigi – si dedicherà anima e corpo alla danza, racconterà tutto quanto al suo amico François e poi si lascerà andare, guardandosi intorno e intraprendendo una nuova relazione se si presenterà l’occasione e l’ha anche detto al fratello, che si è mostrato sollevato e felice di saperlo; il calciatore dalla sua è dispiaciuto della sua reazione, anche se non si pente di averle date a Klaus, che se le meritava tutte, gli dispiace però che questo suo atteggiamento abbia creato una crepa nel rapporto con Jamie e questo gli dispiace moltissimo, se potesse tornare indietro non lo avrebbe fatto se avesse saputo che lo avrebbe beccato mentre prendeva a pugni suo fratello.

Ha mandato un messaggio di scuse all’amico, spiegandogli la situazione, ma lui non ha voluto sentire ragione, rispondendo che non sono affari suoi e che non avrebbe dovuto farlo in ogni caso, ma Jamie non sa cos’è successo visto che aveva solo dodici anni all’epoca dei fatti; e questo fa soffrire il Kaiser, perché vuole bene a quel ragazzino che ha visto crescere, gli vuole bene come se fosse il suo fratellino e non riesce a pensare che egli ce l’abbia con lui e vuole assolutamente risolvere la situazione e ritrovare il loro bel rapporto d’amicizia. Sospira pesantemente e guarda l’ora sul pendolo del salone, si alza con decisione e raggiunge la cucina dove sua moglie sta dando il latte al piccolo Bernd e Violet – che si è appena svegliata – sta facendo colazione, dà un bacio sulla testa di sua figlia che gli regala un dolce sorriso e poi si avvicina alla moglie a cui bacia la guancia, mentre prende la manina del figlioletto che lo guarda continuando a ciucciare il biberon. «Amore io devo andare ad Amburgo, ho una cosa da sbrigare.» le dice, sedendosi e baciando la manina piccola e paffuta di suo figlio; Grace continua a dare il latte al bambino ma alza lo sguardo sul marito, puntandolo sui suoi occhi di ghiaccio. «Cosa devi fare ad Amburgo?» gli chiede, non riuscendo a leggere nei suoi occhi – ora imperscrutabili – le sue intenzioni, come solitamente fa. «Te lo spiego quando sarò tornato, nulla di cui preoccuparti. Probabilmente non torno per pranzo.» le dice ancora, continuando a guardarla negli occhi e sorridendole, mentre Violet li guarda incuriosita ma continua silenziosamente a mangiare il suo latte e cereali. «Va bene, Kaiser.» sussurra dolcemente Grace, posando il biberon ormai vuoto sul tavolo e mettendo il figlioletto sulla spalla per fargli fare il ruttino e sporgendosi un po’ per baciare suo marito che ricambia e poi dà un bacio sulla nuca del piccolo. «Lo dici tu a mia madre?» le chiede tornando a guardarla negli occhi, Grace annuisce con un sorriso e si alza passeggiando con Bernd in braccio; Karl li guarda un attimo incantato e innamorato e sorride come uno stupido, poi volge lo sguardo verso la figlia e le sorride. «Kaiserin scusami, più tardi appena torno ci alleniamo sul tiro.» le dice, chinandosi alla sua altezza per guardarla negli occhi, Violet ricambia lo sguardo e sorride, cingendogli il collo con le braccia. «Va bene, papà!» gli risponde, stampandogli un enorme bacio in guancia che lo fa sorridere, lo ricambia e si rialza, salutando ancora moglie e figlia e va fuori a prendere l’auto di suo zio.

Amburgo: domenica 18 agosto, 2030 Casa di Jamie, h. 12:30

Dopo quattro ore di autostrada Karl arriva finalmente ad Amburgo, stinge con maggiore forza il volante, fino a farsi sbiancare le nocche, sbuffa e spegne lo stereo riprendendo a guidare allo scattare del verde del semaforo, percorre il viale Elbchaussee, passa poi davanti al Volksparkstadion e sorride – inevitabilmente – guardando quello stadio che l’ha visto crescere calcisticamente, ma non si lascia prendere dai ricordi, procede dritto per la sua strada fino ad arrivare alla sua meta, parcheggia l’auto sul vialetto di una villetta e fa un profondo respiro uscendo poi e andando a suonare il campanello senza pensarci due volte, ma una volta fatto sente una morsa allo stomaco, vorrebbe scappare per un attimo, ma l’attimo dopo pensa che ha fatto bene ad andare lì, chiude gli occhi e fa un altro respiro profondo, mentre la porta si apre e sorride al ragazzo che fa capolino. «Che cosa sei venuto a fare?» gli chiede Jamie guardandolo dritto negli occhi con indifferenza. «Sono venuto per chiederti scusa e per mettere in chiaro tutto quanto, mi dispiace per ciò che è accaduto, Jamie, ma ho avuto le mie ragioni.» risponde Karl ricambiando lo sguardo, continuando a sorride. «Non ho bisogno delle tue scuse, Schneider, non mi interessa nemmeno sapere perché l’hai fatto, so solo che non mi aspettavo una cosa del genere da te e il fatto che tu abbia guidato fin qui non cambia quello che ti ho scritto per messaggio.» risponde duramente Jamie, chiamandolo di proposito per cognome – cosa che mai ha fatto – proprio per sottolineare la delusione che ha provocato il gesto del suo idolo; Karl si lecca le labbra e sospira. «Capisco il tuo astio e la tua delusione, non poso certo biasimarli, ma tu conosci benissimo la mia determinazione e sai che non mi arrendo facilmente finché non ottengo ciò che voglio. Ho sbagliato e ne sono pienamente consapevole, ma mi dispiace immensamente, non volevo in alcun modo che ciò potesse avere ripercussioni sulla nostra amicizia, Jamie… ho picchiato tuo fratello e non avrei dovuto farlo, ma vorrei spiegarti le mie ragioni.» dichiara guardandolo negli occhi e sorridendo; Jamie sbuffa e si sposta dall’uscio per farlo entrare in casa. «Accomodati!» gli dice chiudendo la porta e andando verso il salotto, facendo strada all’altro che è rimasto fermo.

Seduti entrambi sul divano, l’uno di fronte all’altro, i due calciatori si guardano con sguardo indecifrabile e Jamie incrocia le braccia al petto. «Ti ascolto!» dice al più grande, che prende un respiro, chiude gli occhi un solo istante e quando li riapre fissa il ragazzino con un sorriso. «Cosa sai sul motivo della rottura tra mia sorella e tuo fratello?» gli chiede, prima di raccontare la sua versione dei fatti; Jamie lo guarda negli occhi e si porta i capelli indietro. «Non molto, lo ammetto, avevo dodici anni quando si sono lasciati, non so chi dei due abbia lasciato l’altro, ma so che entrambi volevano coronare il proprio sogno e che le loro strade si sono allontanate per questo. So solo che Klaus ha sofferto dopo che si sono lasciati e immagino sia stato lo stesso per Marie Käte… ma penso anche che tutto ciò sia stato stupido e immaturo da parte di entrambi, se fosse stato vero amore avrebbero trovato un compromesso e tutto questo non sarebbe mai accaduto.» risponde Jamie con sincerità, Karl annuisce. «Penso anche io che sia stato stupido e immaturo, probabilmente lo erano entrambi all’epoca dei fatti e l’ipotesi di una relazione a distanza deve averli spaventati, pensando che l’unico modo fosse lasciarsi, affinché ognuno realizzasse il sogno della propria vita, ma nessuno dei due ha fatto i conti con la sofferenza. Capisco che tu fratello avrebbe preferito che mia sorella restasse ad Amburgo, ma non giustifico affatto il modo in cui glielo abbia detto, perché sapeva benissimo che un giorno sarebbe accaduto e che lui non avrebbe potuto fare nulla per evitarlo, quindi l’ha messa dinnanzi a una scelta: o lui o la danza, Marie Käte ha scelto la danza, rinunciando all’amore della sua vita; capisco anche tuo fratello, ovviamente, ma se avesse voluto veramente che restasse nella sua vita avrebbe potuto seguirla a Parigi, avrebbe imparato il francese e avrebbe trovato lavoro anche lì… ma capisco anche che sono scelte personali, però ciò che mi ha dato fastidio è stato il modo in cui l’ha lasciata, senza se e senza ma, oltre al fatto che da quando si sono lasciati ogni volta che ci siamo beccati allo stadio o in giro per la città lui ha sempre fatto di tutto per evitarmi, quando non credo di avergli dato motivo di farlo, visto che quando si sono lasciati sono rimasto in silenzio e non ho reagito in alcun modo. Per questo l’altro giorno quando li ho visti baciarsi mi sono girati i coglioni e non ho resistito ad andargli addosso.» spiega il Kaiser, senza smettere mai un attimo di guardare l’altro negli occhi. «Capisco. Mi dispiace… non sapevo che mio fratello si fosse comportato in questo modo cercando di ostacolare il sogno di tua sorella, pensavo fosse stata lei a lasciarlo senza pensarci due volte. E mi dispiace che si sia comportato male anche con te evitandoti senza averne motivo.» sussurra Jamie con sincerità, mordendosi le labbra.

Karl gli sorride e gli stringe la mano. «Ti chiedo ancora scusa per avergliele date, mi dispiace davvero immensamente, ma ora capisci che ho avuto le mie ragioni. Con questo non voglio giustificare il mio gesto e discolpare Marie Käte, facendo ricadere tutte le colpe su Klaus – perché ognuno ha fatto i propri errori – ma farei di tutto per difendere la mia sorellina, anche andare contro un amico, se ciò fosse necessario. Mi dispiace che tu abbia dubitato di me e che io sia apparso ai tuoi occhi come il cattivo della situazione, ma lo sai come sono fatto… me l’avevi detto tu stesso il giorno del nostro primo incontro in ospedale, che sembro un iceberg, ma che in realtà non lo sono.» gli dice sorridendo sinceramente, Jamie ricambia il sorriso e lo stringe. «Me lo ricordo benissimo cosa ti dissi quel giorno e continuo a pensarlo anche adesso, Kaiser, tu fingi di essere un iceberg, ma dentro te hai molte più emozioni di quanto dai a vedere e solo chi ti conosce bene riesce a carpirle. Ti perdono e ti chiedo scusa per essermela presa, non condivido il tuo gesto perché sai che odio venire alle mani, ma capisco il perché tu lo abbia fatto e probabilmente anche io sarei arrivato a tanto se mi fossi trovato al tuo posto. Spero solo che mio fratello capisca i suoi errori e che tua sorella trovi un ragazzo che le voglia bene e che non cerchi di ostacolare i suoi sogni come ha fatto Klaus.» risponde Jamie sorridendo, anche se un po’ deluso, per aver scoperto cosa ha fatto suo fratello; Karl gli sorride e lo stringe di nuovo a sé. «Mi dispiace che tu lo abbia scoperto così, Jamie, mi dispiace di averti mostrato un lato di tuo fratello che probabilmente non conoscevi nemmeno e mi dispiace averti fatto dubitare della mia amicizia e lealtà nei tuoi confronti… perdonami.» sussurra. «Non preoccuparti, non è colpa tua, non ce l’ho con te, tu resterai sempre il mio idolo e questo non cambierà mai.» dichiara il ragazzino, allontanando l’altro e guardandolo con un sorriso fraterno che Karl ricambia. «Come sono andate le analisi?» chiede Karl, cambiando discorso, non essendoci più nulla da aggiungere a quello precedente. «Perfette, non c’è traccia della leucemia, è stato solo un calo di pressione e uno sforzo eccessivo a farmi sentire male.» risponde Jamie sorridendo. «Per fortuna, ammetto che mi hai fatto spaventare e so perfettamente come tu ti sia sentito, quando è successo a me l’anno scorso durante gli allenamenti in palestra ho avuto gli stessi pensieri e le stesse paure.» ammette Karl, Jamie annuisce con un sorriso. «Anche tu mi hai fatto preoccupare quel giorno, ho pensato anche io al peggio e ho pregato con tutto me stesso che non ti fosse tornato e per fortuna è stato così.» sorride il ragazzino. «Andiamo a mangiare qualcosa, ti va? O devi tornare a Leverkusen?» chiede poi alzandosi dal divano e sgranchendosi le gambe. «No, andiamo a magiare qualcosa, tanto è ormai ora di pranzo e ho detto a Grace che non sarei tornato perché pensavo avessimo discusso più a lungo.» risponde Karl alzandosi a sua volta. Jamie sorride, prende il cellulare dal tavolino e le chiavi di casa, invitando l’altro a uscire. «Allora andiamo al Paulaner’s, Derek ed Eva saranno felici di vederti.» sorride, facendo annuire e sorridere il Kaiser, che ha proprio voglia di rivedere i vecchi amici e mangiare nel suo locale preferito.

***

La routine quotidiana ricomincia, pian piano, di nuovo per tutti e mentre Karl con Grace e figli resterà ancora una settimana a casa dei nonni, Marie Käte è tornata in Francia una parte di lei avrebbe preferito rimanere in terra natia a godersi la famiglia e spupazzare gli adorabili nipotini – soprattutto il piccolo Bernd – ma la stagione invernale è ormai alle porte e presto con essa riprenderanno anche le tournèe in giro per il mondo e di questo è felicissima la ballerina, come lo è di riabbracciare tutti i compagni e gli amici – che ormai sono diventati per lei una seconda famiglia – François più di tutti, al quale ha tantissime cose da raccontare.

Parigi: lunedì 19 agosto, 2030 h. 11:00

Atterra all’aeroporto di Parigi Charles de Gaulle e rimane felicemente sorpresa di trovare agli arrivi il suo ballerino ad attenderla, senza pensarci due volte corre verso di lui e lo stringe fortissimo, felicissima di vederlo. «Bonjour, ma petite allemand.[4] Sono così felice di rivederti.» le dice il ragazzo, stringendola e baciandole dolcemente la guancia. «Anche io sono felice di rivederti, François, mi sei mancato tantissimo, ma non pensavo saresti venuto a prendermi, pensavo ci saremo visti domani al teatro.» risponde felicissima la ragazza, stringendolo e baciandolo con affetto. «Io sono arrivato con un giorno d’anticipo, volevo farti una sorpresa.» le risponde il ballerino con un dolce sorriso e un bacio in fronte che fa sorridere la ragazza; finiti i saluti si prendono per mano e vanno a recuperare le valigie mentre Marie Käte gli racconta del nipotino – del quale gli fa vedere le foto – e di quel che è successo con il suo ex, non tralasciando il casino che ha fatto suo fratello, raccontandogli per bene la faccenda che per telefono gli aveva solo accennato. «Mi dispiace, trésor,[5] ma hai fatto più che bene a chiarire la questione con lui e lasciare il vostro amore alle spalle, so che ti fa soffrire ancora, ma se ti ama veramente come dice avrebbe fatto di tutto per non lasciarti scappare dalla sua vita, anche seguirti a Parigi.» le dice alla fine del discorso François, stringendola per le spalle e portando lui il trolley. «Hai ragione, fa ancora un po’ male, ma parlare con mio fratello mi ha aiutato a fare chiarezza e capire che è tempo di ricominciare.» risponde lei con un sorriso risoluto, che fa brillare i suoi dolcissimi occhi azzurri. «Esatto, proprio così, sei una ragazza bellissima dentro e fuori e meriti tutta la felicità di questo mondo.» afferma il ballerino sorridendole e mettendole una ciocca bionda dietro l’orecchio; Marie Käte sorride e lo stringe baciandolo in guancia.

«Adesso ti porto a casa, così posi i bagagli e ti fai una doccia. Poi se ti va possiamo andare a mangiare qualcosa insieme.» le dice François arrivati alla sua auto e Marie Käte annuisce, felice ed entusiasta di passare la giornata con lui; François le sorride e salgono quindi in auto per andare a casa. Dopo una bella doccia rigenerante e un cambio d’abito i due ballerini passeggiano e chiacchierano per le vie parigine fino a raggiungere un piccolo ristorante sulla Senna dove decidono di fermarsi per mangiare; la dolce ballerina tedesca sorride e osserva incantata ogni angolo della città – nonostante ormai la conosca benissimo – ogni volta scorge sempre qualche nuovo dettaglio che la lascia sempre affascinata e le fa amare ogni giorno di più la sua meravigliosa Parigi che ormai è come se fosse casa dopo otto anni. I due ballerini mangiano e parlano allegramente, rilassandosi e godendosi tutta la tranquillità del luogo e il loro ultimo giorno di vacanza; Marie Käte mangia la sua insalata Savoiarda[6] e racconta ancora di quanto sia bello e tenero il nipotino e François l’ascolta rapito e incantato, mangiando a sua volta e osservando quei meravigliosi occhi azzurri che brillano di luce propria e sorride il ballerino, soprattutto quando l’angolo della bocca della ragazza si sporca di senape senza che lei se ne accorga e continua a mangiare e parlare, François sorride e le avvicina l’indice alle labbra pulendole con delicatezza e Marie Käte – spiazzata da quel gesto – si ritrova inevitabilmente ad arrossire e lo guarda confusa. «Scusami, ma eri così buffa e tenera che non ho saputo resistere.» le confessa il ballerino, continuando a guardarla, mentre si pulisce il dito sul tovagliolo e lei  lo guarda scoppiando allegramente a ridere e facendo ridere anche lui, che la guarda ancora incantato e le prende la mano senza smettere di ammirarla. «Sei così bella quando ridi…» sussurra, facendola smettere e ricevendo un altro sguardo confuso e interrogativo dalla ragazza, che osserva la mano del ragazzo che tiene la sua, poi torna a guardarlo in viso. «Che significa?» gli chiede non capendo il perché di questo improvviso complimento. «Significa esattamente quello che ho detto, che sei ancora più bella quando ridi.» le risponde lui, continuando a sorridere e a tenerle la mano. «François… grazie. Ma non mi hai mai detto nulla del genere, cioè sì, mi riempi sempre di complimenti e cose carine, ma non l’hai mai fatto in questo modo. Ammetto di esser totalmente confusa.» dice la ragazza un po’ in imbarazzo e totalmente spiazzata, conoscendo i gusti sessuali del compagno. «Hai ragione non ti ho mai fatto un complimento in questo tono e hai tutto il diritto di esser confusa e spiazzata… ma non sono gay, sono bisex e mi sono reso conto che tu mi piaci, oltre al fatto che ti voglio un gran bene.» ammette François lievemente rosso, mettendo a nudo la parte più intima della sua anima e sorridendole.

Marie Käte lo guarda stupefatta e sorride. «Non pensavo assolutamente…» riesce solo a dire, senza smettere di guardarlo. «Non voglio esser assolutamente inopportuno o indelicato nei tuoi confronti, soprattutto adesso che ti sei lasciata definitivamente alle spalle Klaus, ma vorrei provare a stare con te.» le dice François in tutta sincerità, con gentilezza e dolcezza. Marie Käte sorride e lo guarda negli occhi, carezzandogli la guancia. «Tu non sei mai indelicato e inopportuno, sei un ragazzo dolcissimo con il quale sto bene e sono sempre me stessa. È vero, mi sono lasciata alla spalle Klaus da poco, ma sono comunque passati otto anni da quando ci siamo lasciati e direi che è proprio il momento di andare avanti. L’ho promesso a me stessa, prima di tutto, e anche a mio fratello.» risponde lei, continuando a sorridere e a carezzargli la guancia, mente lui le carezza la mano e le sorride. «Sei molto dolce e gentile anche tu, anche io sono sempre me stesso e sto bene quando sono in tua compagnia.» le confessa François, sorridendo e avvicinandosi lentamente per baciarla, la ballerina sorride, chiude gli occhi e annulla ogni distanza baciandolo con dolce trasporto. Tutto ciò ha un che di strano, ma profuma di nuovo inizio, vuole un bene immenso a François – forse nel suo inconscio ne è anche innamorata – visto che ha tutto ciò che lei ha sempre cercato nel suo ragazzo ideale ed è felice di questa piega inaspettata che ha preso la loro amicizia – oltre al fatto che se mai dovesse finire male rimarranno comunque amici – e vuole vivere questa nuova favola al fianco del suo ballerino, proprio come alcuni dei protagonisti che interpretano nei loro balletti, che sicuramente hanno contribuito a unirli e renderli così tanto affiatati e a farli affezionare reciprocamente in poco tempo – perché prima di essere due grandissimi ballerini di fama mondiale sono solo Marie Käte e François.

 

 

 


[1] È un parco di Leverkusen, vi lascio Qui il link

[2] Fratellone

[3] Piccola Nanerottola

[4] Buongiorno mia piccola tedesca

[5] Tesoro

[6] La ricetta dell’insalata Savoiarda è molto varia, ma come ingrediente principale, prevede immancabilmente il formaggio: s’è possibile, la Tomme, un formaggio di montagna magro e dalla media stagionatura. Ai cubetti di Tomme si abbinano dadini di salsiccia o prosciutto cotto, patate bollite, qualche foglia di lattuga o insalata mista; da condire con senape e miele

   
 
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