ALLA RICERCA DI MAI
*
Capitolo
25
*
Si
guardò allo specchio sorridendo.
Fece
una piroetta, come una bambina, osservando la gonna che si apriva, controllata
dal suo movimento circolatorio.
Bra
aveva fatto un ottimo lavoro con lei, quel vestito che indossava, quell’acconciatura
che le addolcivano i tratti del suo viso, erano semplicemente perfetti.
Tranne
per i tacchi.
Si
stava già pentendo di averli presi così alti, lei era abituata a stivali
anfibi, o al massimo scarpe da ginnastica, non di certo a tacchi vertiginosi e
scomodi.
Li
stava indossando da neanche cinque minuti, ed aveva già il desiderio di
togliergli, e relegarli in qualche angolo nascosto dell’armadio, ma la voce di
Bra risuonò dentro la sua testa “Che credi di fare?”.
“Prima
o dopo me la pagherai, ragazzina”. Disse provando a camminare, senza cadere.
Si
meravigliò, però, quando in poco tempo si abituò a portarli con disinvoltura.
Diede
uno sguardo veloce all’orologio all’ingresso, erano le 20.30 precise, quando
sentì il rombo di un’auto sportiva, fare capolino sotto il complesso
residenziale, facendo tremare le vetrate.
Si
affacciò per vedere chi fosse: lui.
Prese
poche cose, anche perché in quella mini borsetta, non ci stava granché.
“E’
troppo piccola, non ci sta niente” Si era lamentata il pomeriggio, quando Bra
le aveva intimato di prendere quell’accessorio.
“Non
è che ci deve entrare mezza casa dentro, ti bastano chiavi, e portafoglio”.
“Ma
io porto mezza casa, ho i miei antidolorifici, i fazzoletti, chiavi, penne,
agenda…”
“E
che ti serve tutta questa roba stasera? Scusa hai detto antidolorifici?”
“Si
esatto, devo avere sempre le mie medicine, non si sa mai quando potrebbe
colpire un mal di testa”
“Sicuramente
uno in questo momento, grazie ad un mio pugno. Dirò a Trunks
di portati la valigetta di primo soccorso, va meglio così?” La schernì.
“Ora
si” Risero entrambe di gusto.
Mai
sorrise a quel piccolo battibecco, adorava Bra quando aveva solo cinque anni,
figuriamoci ora che ne aveva quindici ed aveva visto già il suo temperamento.
Scese
la scalinata dell’ingresso principale e Trunks, che
fino a quel momento l’attendeva appoggiato all’auto, si scostò per andarle
incontro.
“Sei
bellissima” Le disse stampandole un delicato bacio sulla bocca, doveva stare
attento a non toglierle il leggero tocco di rossetto rosso, che le coloravano
le labbra.
“Grazie”
Balbettò diventando rossa come un peperone, non era abituata a quelle parole
dolci “…tutto merito di Bra, io da sola non sarei riuscita a fare molto”.
“Bra?”
Fece di rimando Trunks inarcando un sopracciglio.
“Si,
tua sorella mi ha dato una mano a scegliere il vestito, ma per favore, è stato
il pomeriggio più brutto della mia vita, non sono pratica a girare per negozi
ore e ore”.
Il
lilla rise di gusto, immaginando sua sorella che inveiva contro di lei, e la
spronava a provare abiti su abiti.
Le
aprì poi la portiera, aiutandola anche a salire.
Mise
in moto l’auto e partì con una sgommata, facendola spostare leggermente dal
sedile.
“Tu
sei tutto matto” Rise.
Lui
fece spallucce e tirò di più le marce.
La
strada era deserta, e togliere un po' di ragnatele al tubo di scarico, sembrava
una buona idea, anche se l’auto era nuova fiammante, gli interni odoravano di
nuovo.
Si
fermarono al semaforo e lei tirò un sospiro di sollievo, la guida di Trunks, la stava mettendo un po' a disagio, ma lui ne
sembrava divertito.
Premette
l’acceleratore un paio di volte, facendo ruggire il motore dell’auto sportiva,
ovviamente, non si poteva presentare al primo appuntamento, se non con l’ultimo
modello di vettura, inventata da quel genio di sua madre.
Partirono,
e il rombo di quei quattrocento cavalli, nitrirono in tutto il quartiere.
“Questa
macchina non può fare meno rumore?” Chiese con una punta di ilarità.
Trunks, passò dalla
modalità sportiva a quella confort,
premendo solo un pulsante, posto sotto lo schermo della radio, spenta, zittendo
in pochi secondi il motore.
“Spaccone”
Sorrise sghemba, mentre lui stringeva di più il volante rivolgendo lo stesso
ghigno divertito.
*
Arrivarono
al ristorante, qualche decina di minuti in anticipo, rispetto all’orario
designato.
Non
servì parcheggiare l’auto nei posti riservati e accuratamente separati da delle
strisce bianche, al saiyan, bastò premere un
pulsante, e richiudere accuratamente la capsula appena comparsa, nell’astuccio,
nel posto libero.
“Pronta?”
Mai
sbuffò divertita, lui le cinse il fianco con il braccio, ed insieme si
avviarono all’entrata, dove vennero accolti dal maitre
con un enorme sorriso.
“Benvenuti
signor Presidente e consorte”.
“Consorte?”
Si chiese Mai accennando ad un sorriso, per non deludere le aspettative di quel
gentile signore.
“Il
nostro tavolo è pronto?” Chiese Trunks.
“Dieci
minuti, se intanto vi volete accomodare al bar, per un aperitivo.”
I
due ragazzi si guardarono, ed annuirono con il capo.
“Grazie”.
“Vi
faccio strada, prego seguitemi”. Il cameriere si avviò verso il salone alla
destra, e li accompagnò al bancone.
“Appena
pronto il tavolo vi veniamo a chiamare. Buon inizio serata” Face un inchino.
Entrambi
ringraziarono.
“Che
cosa vi porto?”.
“Un’aperitivo
della casa” Ordinò Mai, prendendo la parola per prima.
“Anche
per me grazie” Continuò Trunks.
Si
erano seduti al bancone del locale, senza guardarsi intorno, come se ci fossero
stati solo loro all’interno, che invece, era gremito di gente.
E
anche il bar, aveva il suo bel da fare in quel momento.
Non
si accorsero, che un paio di occhi indiscreti, li stava fissando.
Stringeva
i pugni talmente forte, che potè sentire le unghie conficcarsi
nella carne, e i suoi denti stridevano, contraendo la mascella.
“Ehi
Miles, stai bene?” Gli chiese un amico distraendolo.
“Si”
Annuì, tracannando tutto il bicchiere di birra in un solo sorso.
Con
tutti i locali, sparsi in giro per il paese, proprio su quello dovevano
fermarsi?
Miles,
sapeva che aveva iniziato a frequentare Trunks, e
questo gli dava altamente fastidio, per quanto la stesse cercando di dimenticare,
questa puntualmente ritornava per rovinarlo.
“Andiamo,
il nostro tavolo è pronto” I tre amici si recarono al posto indicato dal
cameriere, e Miles continuava a volgergli lo sguardo, tramando la sua vendetta.
*
“Porti
ancora le benda?” Le chiese indicandola.
“Non
si sa mai quali occhi stiano a guardare” Biascicò spiluccando delle patatine,
che il barista aveva gentilmente appoggiato vicino a loro.
“Hai
ragione” Anche lui fece lo stesso “…comunque ti trovo sexy anche con il
cerotto” Le lanciò un’occhiata maliziosa.
“Che
scemo che sei!”
“I
vostri aperitivi signori” Porse i bicchieri ai due ospiti.
Mai
prese il calice e lo avvicinò a quello di Trunks “A
che cosa brindiamo?”.
“A
noi, a questo nuovo inizio” Le disse guardandola negli occhi neri e profondi.
“A
noi” Fece di rimando timidamente facendo incontrare i cristalli, provocando il
tipico tintinnio.
“…e
al nuovo contratto firmato” Aggiunse il presidente con un sorriso sghembo.
“Uh,
giusto! Com’è andata a proposito?” Chiese appoggiando il bicchiere ed attendendo
la risposta.
“Benissimo,
non hanno potuto resistere al mio fascino” Si pavoneggiò lisciandosi i capelli
lilla con la mano.
Lei
rise divertita “Sei molto più che affascinante, e lo sai questo”.
Vennero
interrotti dal maitre, che annunciò che il tavolo a
loro riservato, era finalmente pronto, e che se volevano potevano accomodarsi.
Obbedirono,
prendendo i calici ancora mezzi pieni e dirigendosi nel privè,
sotto gli occhi attenti di Miles, che controllava ogni loro movimento, ogni
risata e ogni sguardo che si lanciavano, erano mesi che non la vedeva così spensierata,
o forse con lui, non si era mai comportata così.
*
Scostò
la pesante tenda color porpora, e il cameriere indicò il tavolo doppio a loro
assegnato.
“Sarete
soli signor Presidente, come lei ha ordinato”. Gli sussurrò.
Lo
ringraziò e gli allungò una banconota senza farsi vedere da lei.
Mai
si accomodò al tavolo posto in centro, e la candela profumata, che era stata
accuratamente accesa, le illuminò il volto.
Trunks pensò che
finalmente erano soli, e avrebbero potuto parlare e chiarirsi.
“Strano,
il locale è pieno, ma qui ci siamo solo noi” La corvina assottigliò gli occhi,
pensando subito che ci fosse lo zampino del lilla “…lo immaginavo comunque”.
Aggiunse poi, volgendogli un sorriso.
“Volevo
un posto dove poter parlare, senza essere disturbati”
“Beh,
potevamo fare da me, sono brava a cucinare sai”
Trunks sorrise malizioso
“Non avremo mangiato un granché”.
“Mmm, forse hai ragione”. Ripensò all’ultima settimana, e
ogni volta che tentavano di avere una conversazione su qualsiasi argomento,
prontamente finivano nudi a fare l’amore, girandosi e rigirandosi tra le
lenzuola.
Non
smettendo mai, di avere voglia uno dell’altro.
Rimandando
sempre quella conversazione.
Quella
sera però avrebbero parlato, avrebbero chiarito il tipo di rapporto che li
avrebbe legati per sempre.
Amici?
Amanti? Compagni?
Il
timido imbarazzo che si era venuto a creare, venne spezzato dall’entrata del
cameriere, che iniziò a servire la cena.
“Prego
signori” Disse porgendo i piatti, prima a Mai, e poi a seguire a Trunks.
“Mi
sono permesso di ordinare anche per te, se qualcosa non ti piace, faccio
cambiare il piatto” Le disse prendendo la forchetta in mano.
Mai
osservò l’eleganza di quel piatto e di come era impiattato a regola d’arte, un
peccato anche mangiarlo. “Non ti preoccupare, va benissimo quello che hai
ordinato”.
Il
glicine addentò una cozza, e dopo averla masticata e mandata giù, prese il
coraggio per la fatidica domanda “Cosa facciamo, adesso?”
La
corvina sospirò portandosi alla bocca la forchetta. “Trunks…lo
so cosa vuoi da me, e non pensare che anche io non lo voglia”
“Però
c’è sempre quel particolare che ti frena, giusto?” Continuò la sua frase, ormai
l’aveva sentita un milione di volte, e a un cero punto, le sembrò più che una
scusa, perché le cose tra loro non si facessero serie.
Lei
annuì con il capo, continuando a consumare il cibo nel piatto.
“Se
cancellassi nella tua mente quel ricordo, avresti dubbi su di noi? Scusa se mi
permetto, però non ti facevi problemi a stare con Miles, progettavate di
sposarvi, se non ricordo male”.
Aveva
ragione, fottutamente ragione.
“Era
una situazione diversa, lui non sapeva nulla di tutto il mio passato, sarebbe
stato difficile per lui credermi” Abbassò lo sguardo per non incontrare il suo.
“Invece
io, sono costretto a vivere con questo fardello”.
“Te
l’ho detto semplicemente perché pensavo di allontanarti da me, invece vedo che
dieci anni non sono bastati”.
“Non
sono bastati nemmeno a te” Replicò.
“No”
I suoi occhi iniziarono a pizzicare, ci volle una grande forza di volontà per
evitare che le lacrime iniziassero a rigare il suo volto, magari facendole
colare il mascara, applicato non con poca fatica qualche ora prima.
“…e
anche altri dieci, sarebbero inutili”. Lo avrebbe amato per sempre, questo era
certo.
“E
allora di cosa hai paura?” Le chiese prendendole le mani.
Ci
mise qualche secondo per trovare le parole giuste da dire in quella situazione.
“Proveniamo
da due mondi diversi Trunks, tu sei ricco, bello e
famoso, un giorno sicuramente ti stuferai di me, anche per il mio carattere
forte. Io invece, non ho nulla da offrirti.”
“Ho
il tuo amore, e questo mi basterà per sempre. Non voglio altre persone al mio
fianco se non te, e comunque amo la tua personalità forte, è anche grazie a
quella che mi sono perdutamente innamorato di te. Mai, io non so cosa ti stia
passando per la testa, ma sappi che ti amo, e di questo non dovrai dubitarne. E
poi, se dieci anni non sono riusciti a cancellarti, vorrà pur dire qualcosa no?”.
Mai
si sentì stupida in quel momento, aveva paura, paura di perderlo.
Dieci
anni fa non se n’era andata per via del segreto che gli aveva raccontato, quella
è stata solo una scusa, se ne era resa conto in quel momento, ma perché rimanere
senza di lui, avrebbe fatto male, molto male.
Meglio
anticipare i tempi, prima che le cose prendessero una piega diversa, prima di
innamorarsi davvero, prima che le cose si facessero serie, prima di sentire io
non ti amo più, semmai fosse accaduto.
Vennero
interrotti ancora dal cameriere, che entrò con i secondi.
“Vi
porto dell’altro vino?” Chiese notando la bottiglia vuota nel ghiaccio, immersa
nel secchiello vicino la tavola.
“Si
certo” Disse lei ringraziando.
Trunks sorrise
divertito, non pensava che Mai, fosse una bevitrice.
“In
compagnia, mi piace sorseggiare del buon vino” Si giustificò.
“Siamo
in due allora”.
Misero
in alto i calici e brindarono per la seconda volta.
“Che
sia un nuovo inizio”. Disse Mai alzando il calice.
“Ci
proviamo?” Chiese per essere sicuro di aver capito le sue intenzioni.
“Ci
proviamo” Rispose volgendogli il più bel sorriso di sempre.
**
continua
*
Angolo dell’autrice: Buongiorno, e
buon lunedì.
Siamo
arrivati al capitolo 25 e piano piano ci stiamo avvicinando sempre di più alla
fine di questa storia.
Comunque,
tornando al capitolo, finalmente ci siamo seduti a tavola e i nostri amici,
stanno chiacchierando del più e del meno, mettendo in chiaro alcune cose.
E
per non farci mancare nulla, sfiga vuole, che Miles, sia anche lui all’interno
del locale, quali saranno le sue intenzioni?
Vi
ricordate lo scorso capitolo cos’era successo in caserma? Parlo di una cosa che
doveva fare Mai, un piccolo particolare, che spero non vi sia sfuggito.
Bacio
e al prossimo aggiornamento, forse già giovedì.
Erika