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Autore: bhooo01    24/10/2020    1 recensioni
Tra festoni, argenteria e chiffon gli studenti di Hogwarts si ritrovano tra i preparativi di un ballo che cambierà le loro prospettive.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Impassibilità. Che qualità eccezionale. Cosa avrebbe dato in quel momento per poterne possedere almeno un briciolo.
Il commento di Ron l’aveva terribilmente ferita e, per quanto si sforzasse, ogni misero tentativo di nascondere la sua delusione era più che vano.
Erano passate un paio d’ore da quando Hannah aveva proposto quello stupido gioco, ed ora, seduta sul pavimento gelido, se ne stava a guardare, sovrappensiero, una coppietta di corvonero che si scambiavano tenere effusioni. Cos’aveva che non andava? Perché non poteva, anche lei, godere di quelle piccole attenzioni? Quanto avrebbe voluto, anche solo per un attimo, sentire di avere un posto nella vita di qualcuno dove si è imbattibile.
E invece, mentre sembrava che, per la prima volta, potesse davvero accendersi la remota possibilità di poter dar agio a quell’ anelito, eccolo entrare in scena, uno schiaffo di realismo che giungeva per riportarla con i piedi per terra.
“Hermione? Ci sei?”
“Mh… Come?” disse la bruna voltandosi verso il suo interlocutore. “Allora, ti andrebbe?” inaspettatamente la ragazza si trovò dinanzi l’ultima persona che avrebbe mai pensato di vedere.
Cormac Mclaggen. Alto, biondo ed imponente.
“Ti andrebbe di giocare a schacchi?” ripetette il grifondoro più lentamente.
“Bhe, io non so giocare, in realtà.” Appurò Hermione, ancora in stato confusionale.
“Dai, sei la strega più brillante del nostro anno, saprai dare due comandi a qualche pezzo di legno.”
“Stai parlando di pezzi di legno animati che se volessero potrebbero rompermi la scacchiera in testa.”
“Non essere così tragica hahaha, sarà divertente.”
“Ma perché lo chiedi proprio a me?”
“Cercavo uno sfidante e tu eri qui da sola.”
“Se lo fai per pietà passo, grazie.” Proruppe Hermione alzandosi.
“Aspetta” iniziò lui prendendola per un braccio “non ho mai provato pietà per nessuno, mi sembrava solo un’idea carina ed era evidente che tu non avessi niente da fare.” puntando lo sguardo sul pavimento dove poco prima sedeva la ragazza.
La riccia lo squadrò per un po’ e le capitò di posare lo sguardo oltre le sue spalle dove Ron, incerto e fremente, guardava verso di loro. Il suo fastidio fu senza dubbio ciò che le diede la giusta carica.
“Andata!” decretò e insieme si spostarono ad un tavolo nelle vicinanze.
 
 
“Ma che accidenti sta facendo?!”
“Eh?” chiese Harry, preso alla sprovvista “Chi?”
“Hermione, guardala, è lì che ride giocando a scacchi con McLaggen. Sai quante volte gliel’ho chiesto io? E poi arriva questo e…” incalzò Ron.
“Ma che pretese vorresti avanzare? Hai sentito quello che le hai detto?” affermò Harry.
“Sai meglio di me che non penso quelle cose.” Disse Ron, quasi in un sussurro.
“Bhe, lei no.”
Quanto era dannatamente bella agli occhi del rosso in quel momento. Le sembrava quasi eterea mentre rideva con i riccioli che le incorniciavano il viso.
L’unica nota a stonare era quel Cormac. Come aveva fatto a ritrovarsi in quella situazione? Solo ieri sera l’aveva salutata con un bacio sulla guancia ed ora non avrebbe neanche potuto farle “ciao” con la mano a tre metri di distanza. Si sentiva un verme, era tutta colpa sua e non aveva idea di cosa fare per porvi rimedio.
 
 
 
“Scacco matto! Oddio ho vinto!” esclamò Hermione ridendo come una pazza. “Ebbene sì, mi hai battuto.” Continuò McLaggen con lo stesso divertimento nella voce. “Aspetta, mi hai forse lasciata vincere?” chiese la ragazza con un sopracciglio sorprendentemente alzato. “No, fidati, sono semplicemente pessimo a giocare a scacchi.” decretò continuando a ridere. “Ma sappi che ti chiederò prima o poi la rivincita.” concluse. “Allora perché volevi giocare se non sai farlo?” chiese sorprea,“Non bisognerebbe mai evitare di fare ciò che si vuole solo perché non ci si ritiene in grado.” rispose dandole un buffetto sulla spalla con l’aria di chi la sa lunga.
Chi l’avrebbe mai detto che Cormac Mclaggen avesse un certo acume. Hermione rimase sbalordita, lei in primis non aveva mai fatto niente in cui sapeva che avrebbe potuto fallire. Ad esempio non aveva mai giocato a Quidditch alla Tana, nonostante i continui solleciti di Ginny, e non aveva mai accettato di giocare a scacchi con Ron. Aveva, sempre e fermamente, cercato di evitare di fare la figura dell’incapace davanti alle persone cui teneva ma vedendo quanto fosse stato divertente giocare con Cormac, che a malapena conosceva, si chiedeva come sarebbe stato se al posto suo ci fosse stato il rosso.
“A che pensi?” le chiese.
“Come?”
“Pensi a lui, non è vero?”
“Cosa? Ma di che stai parlando? Stavo solo mentalmente calcolando lo studio che dovrò recuperare dopo questa serata in isolamento.” Rispose indispettita avvampando.
“Non c’è bisogno che menti. L’abbiamo vista tutti la tua faccia quando ha detto…” e fece una pausa “…quello che ha detto.” Cercando di non turbarla ulteriormente.
“Non avevo nessuna faccia.” Affermò mentre stava per alzarsi ma, ancora una volta, fu fermata con un tocco sul braccio.
“Se pensavi che volessi prendermi gioco di te ti sbagli. Volevo solo dirti di non vergognarti dei tuoi sentimenti.”
“Non ho nessun sentimento.”
“Hermione…” continuò guardandola con occhio critico “Allora mettiamo caso che ipoteticamente tu ne avessi, a vergognarsi dovrebbe essere lui che non apprezza una ragazza come te.”
La bruna lo guardò con tanto d’occhi ma proprio non riusciva a spiegarsi tutto quell’interesse improvviso nei suoi confronti. “Si può sapere come mai oggi sei così interessato a me?”
“Chi ha detto che è solo oggi? Magari ho solo trovato il momento giusto.” E con sorriso sornione si alzò.
“Vado a cercare qualcosa da mangiare. Vuoi?” le chiese tendendo una mano.
“No grazie, sto bene qui.”
E sotto lo sguardo attonito di Hermione si incamminò verso un gruppo di grifondoro dall’altro lato della stanza.
 
Ron non ne poteva più di vederla lì con quell’energumeno e non appena se ne fu andato decretò “Io vado lì.”
“Lì dove?” chiese ingenuamente Harry per poi seguire la direzione del furioso sguardo del suo amico.
“Ron ma sei impazzito? Se te la cavi ti manda dietro solo un Avada Kedavra.”
“Non mi interessa, parla con lui solo per quello che ho detto prima.”
“Amico, dovresti fare un corso di autostima, vedo proprio che la tua è a terra.” Ironizzò Harry ma, noncurante, il suo amico si avviò a passo di marcia verso Hermione.
 
“Carino il tuo nuovo amico.” Iniziò. Decisamente non era il modo migliore, maledetta impulsività.
“Ma che avete tutti oggi? Parlarmi senza cogliermi di sorpresa no?” esclamò quasi spaventandosi dall’arrivo improvviso del rosso.
“E poi tu!” iniziò alzandosi e camminando pericolosamente verso di lui che seppur la sovrastasse di diversi centimetri si sentì abbastanza minacciato. “Come osi parlare proprio tu a me. Io parlo con chi mi pare e piace, sono stata chiara?” urlò avanzando di un passo per ogni parola costringendo così il rosso spalle a muro che, per tutta risposta, alzò le mani in segno di resa.
“Chiarissima”
Hermione abbassò piano il suo cipiglio e fece per andarsene ma Ron la fermò. “Aspetta, non ero venuto qui per discutere, volevo solo dirti che mi dispiace per quello che ho detto, non volevo ferirti.”
“Non me ne faccio niente delle tue scuse, e poi è solo quello che pensi.”
“Il punto è proprio questo. Non è quello che penso.”
Hermione non sapeva più che credere, con tutto quello che era successo nelle ultime ore la sua testa minacciava certamente di scoppiare ed era troppo stanca per fornire una risposta coerente e razionale.
Improvvisamente mentre i due si guardavano negli occhi, l’una carica di astio e l’altro con il rammarico più profondo, tutto nella stanza divenne buio.
Non vi era più un solo filo di luce e c’era chi iniziava a riversare nel panico temendo un attacco.
Qualcuno lanciò qualche grido stridulo mentre Ron, per istinto, tirò a sé Hermione che subito si strinse al suo petto.
Qualche “lumos” proruppe da alcune bacchette e tutte puntarono verso un unico obiettivo. Neville.
“Scusate ragazzi, ho spento per sbaglio l’interruttorre.”
Un borbottio di dissenso verso il grifondoro si levò nella stanza accompagnato, però, dal sollievo generale.
Hermione era ancora aggrappata alla camicia di Ron ma non appena rinsavì si staccò da lui guardandolo piano negli occhi. Aveva uno sguardo così indecifrabile, carico di tutto il tumulto emotivo che l’aveva spiazzata in quel poco tempo.
Cogliendo la palla al balzo, senza aggiungere alcuna parola, con Ron che la guardava impaziente di qualunque cenno, se ne andò verso gli altri, felice di aver trovato un modo per evitare quella che si sarebbe prospettata, sicuramente, come la più imbarazzante conversazione della sua vita.
 
Angolo dell’autrice.
Sono così dispiaciutaaaaaa. Non aggiorno da una vita e il capitolo non è il massimo del movimento. Mi dispiace ma ho avuto davvero tantissime cose da fare ma comunque non intendo abbandonare questa storia a cui mi sto molto affezionando. Passando al capitolo, la frase in corsivo, è scritta così perchè proviene da “Il quadro mai dipinto” di Bisotti che voglio ASSOLUTAMENTE leggere. Ancora, lo so che Cormac non è allo stesso anno del Golden Trio ma per i fini della storia mi serve qui. Proverò in tutti i modi ad evitare i clichè. Prometto! Poi ringrazio tutti quelli che hanno avuto modo di leggere e recensire. Infine vorrei rivolgermi ai lettori silenziosi: non siate timidi, ogni critica è più che benvoluta hahahaha. Mi scuso per eventuali errori o incongruenze, tenetemi presente tutto ciò che volete. A prestooooo.
   
 
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