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Autore: Chiara PuroLuce    24/10/2020    4 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Ti vedo pensieroso, capitano. Emozionato per la grande finale?»

Rob interruppe il corso dei suoi pensieri… tutti a senso unico e, per una volta, non erano incentrati sull’imminente partita. 
 
«Diciamo di sì» rispose lui, sconcertandolo «Rob, la mia testa è altrove e non dovrebbe essere così. Non oggi!»

«Cosa può esserci di più importante che sconfiggere il Brasile, Holly? E poi per te dovrebbe essere ancora più emozionante, visto che è guidato da Roberto.»

«Patty» disse solamente.

Già, lei e sempre lei. La sera prima l’aveva tenuta tra le braccia e baciata come se ne andasse della sua vita.
 

Quella mattina, a colazione, lei gli aveva a malapena sorriso e lui non aveva capito il motivo, fino a che non lo aveva intercettato da solo e messo all’angolo – letteralmente, visto che l’aveva spinto contro un muro ben nascosto a occhi indiscreti – si era denudata la spalla, guardandolo truce.
Lui aveva sorriso sornione, alla vista del segno che le aveva lasciato.

 
«Te l’ho detto che sei mia!» le aveva risposto sfiorando il suo ricordino con un dito «e ora copriti o, se ieri sera ti ho vista mezza nuda e ti ho lasciata andare, questa mattina completo l’opera. O è proprio quello che vuoi?»

E lei, per tutta risposta, aveva tentato di schiaffeggiarlo. Peccato che lui, una volta bloccata la mano, l’avesse tratta a sé e baciata.
 
«Un piccolo portafortuna per me, un piccolo promemoria per te» le aveva detto a bacio concluso.

E poi l’aveva lasciata lì, con gli occhi sgranati, sicuramente a chiedersi come era potuto succedere, mentre la punta della sua lingua faceva capitolino su quelle labbra tentatrici e si  portava una mano a coprirle. Erano stati dei gesti così spontanei e rivelatori che avrebbe voluto riprendere da dove si erano interrotti e al macero tutto il resto, partita compresa.

 
E ora era lì, fisicamente nello spogliatoio, ma mentalmente altrove. E c’era ancora la questione del tiro preferito di Patty da risolvere. Non l’aveva ancora capito e di lì a qualche minuto avrebbe dovuto fare il primo dei due goal che le aveva promesso.

 
«Se segnerai due goal, ciascuno nei primi cinque minuti dei due tempi… allora potrai baciarmi, altrimenti te lo scordi.» … «Mh, mi piacciono tutti a dire il vero, ma visto che me lo chiedi… sì, dovrai usarne uno in particolare, giusto per complicarti un po’ le cose. Il mio preferito. Lo sai, vero, qual è?»

E lui aveva mentito, così ora si ritrovava confuso e indeciso.
 
«Hutton!»

Qual era quel tiro, dannazione.
 
«Hutton!»

Ma perché non aveva mai prestato attenzione alle sue reazioni ai suoi tiri, perché!
 
«Insomma, Hutton! Dove cazzo sei stamattina, sulla luna, per caso?»

La voce dura di Mister Gamo interruppe il corso dei suoi pensieri. Si riscosse e si guardò in giro, ma che avevano tutti? Perché lo fissavano così?
 
«Glielo dico io dov’è. Con la nostra manager capo, appartati a baciarsi!» rispose per lui Johnny.

«O in mezzo al campo, come ieri sera» rincarò la dose Ted.

«O a fare pucci pucci come ieri mattina in cucina» gli diede il colpo di grazia Bruce.

Cazzo, li avevano visti.
 
«Hutton, vedi di lasciare fuori i tuoi ormoni impazziti dall’incontro di oggi, intesi? Non voglio distrazioni, non voglio errori. Voglio vincere, come tutti voi. Dobbiamo vincere, tu sei il capitano e ci servi, chiaro?»

«Chiarissimo. Non succederà più, promesso.»

«Lo spero bene. Senti, lo so che questa partita è particolarmente importante per te, per via di Roberto Sedinho, ma abbiamo bisogno anche della tua testa in campo, non solo dei tuoi piedi, ok?»

«Sì, ok, ricevuto» rispose e poi aggiunse «em… ragazzi… chi di voi mi passerebbe il pallone dopo 4’ dall’inizio? Alto, possibilmente.»

Quella richiesta sconcertò tutti.
 
«Cos’è questa novità adesso?» gli chiese il mister, improvvisamente allarmato.

«Voglio mandare un messaggio ai nostri avversari e specialmente a Roberto» mentì «e so che per farlo, bisogna fare qualcosa che non si aspetta. E un tiro, a 5’ dall’inizio, non lo calcola proprio, da me.»

Vide Mister Gamo pensarci seriamente e poi annuire.
 
«Voi due vi conoscete benissimo a vicenda, quindi mi fido del tuo giudizio. Anche se tu hai un vantaggio su di lui. Vuoi sapere quale?» aggiunse poi vedendosi fissato da tutti con curiosità «Tu sei cresciuto, Hutton. Professionalmente non sei più quello che lui ha lasciato indietro anni fa e neanche quello che ha allenato in Brasile per un paio d’anni. Sei un calciatore completo e, per quanto lui possa conoscerti, non sarà mai interamente.»

Aveva ragione. Perché non aveva pensato a una cosa così semplice. Si era concentrato solo sul migliorarsi per non deludere le aspettative del suo vecchio mentore, e invece… finalmente una buona notizia. Sorrise tra sé e non solo per quello, ma anche perché non era quella la vera motivazione che lo spingeva a tentare un goal fin da subito. Chissà cosa avrebbero detto tutti, se avesse detto la verità. Rise piano e finse di allacciarsi gli scarpini, era ora di entrare in campo.
 
 
 


 
«Scusate, posso sedermi accanto a voi o è occupato?»

La voce di una ragazza sul metro e sessantacinque, abbronzata e muscolosa, riscosse le ragazze dal loro chiacchiericcio. La ragazza dal bel viso che aveva parlato, aveva i capelli castani corti, tagliati in maniera sbarazzina ed enormi occhi marrone scuro. Era vestita come i calciatori, con le maniche arrotolate e un pupazzetto portachiavi con le sembianze di Mark appeso alla borsetta a tracolla.

Ed ecco un’altra fan alla quale si spezzerà il cuore, pensò Patty, rendendosi conto che anche le amiche si erano dette la stessa cosa.

 
«Certo, siediti pure qua con noi. Piacere, noi siamo le manager della Nazionale e tu sei…?» le chiese.

«Maki! Maki Akamine, piacere.»

«Ciao», risposero in coro prima di presentarsi.

Quella ragazza sembrava felice di conoscerle, come se qualcuno le avesse parlato di loro e, dopo tanto tempo, finalmente le incontrava.
 
«Carino il tuo portachiavi, originale. Ma dove li vendono? Ce ne ha uno anche il nostro Mark» le disse Susie.

E lei, candidamente rispose…
 
«Lo so, l’ho fatto io e gliel’ho regalato l’altro giorno.»

… lasciandole a bocca aperta e occhi sgranati.
 
«Oh, eccoli, stanno entrando» disse loro e poi urlò «forza ragazzi, fategli il culo a strisce a quei brasiliani! Avanti Mark fatti valere! Che c’è?» disse poi sentendosi osservata.

«Sei fantastica, una forza!» le disse Patty «Sei come me.»

«Confermiamo» risposero in coro le altre manager.

«E così ora abbiamo due pazzoidi, invece di una. Evviva!» sentenziò una sarcastica Amy.

«Oddio, Mark ti ha guardata Maki e… e ti ha… sorriso, fatto l’occhiolino e… il pollice su?» esclamò Susie «Ma chi sei tu, per lui, veramente?» chiese a nome di tutte che, avendo notato gli stessi gesti dell’attaccante, ne erano rimaste basite.

«Io? Oh, ma allora davvero non vi ha detto nulla per farvi una sorpresa. Che caro, dolce, tesoro.»

«Caro, dolce, tesoro?» ripeterono in coro «Mark?»

«Sì, è sempre così premuroso con me. Anche per questo lo amo da impazzire.»

«Che cooosaaa?» esclamarono nuovamente tutte in coro.

«Ma voi parlate sempre tutte insieme? Che stranezza. Be’… guardiamoci la partita, ok? Le spiegazioni lasciamole a dopo» e poi, quella strana tipa, si concentrò sulla partita.

Sì, aveva ragione lei e poi… Patty era ansiosa di vedere se Holly avrebbe mantenuto la promessa o meno e, soprattutto, se sapeva realmente il suo tiro preferito. Era stata bastarda, lo sapeva, ma aveva voluto rendergli le cose difficili.
 
 


 
«Holly, è tua!»

Mark gli aveva fatto il passaggio che tanto aspettava, finalmente, fingendo un tiro in porta che spiazzò il portiere avversario. Il tiro colpì la traversa alta e schizzò alto nel cielo e lui lo raggiunse senza esitazione. Fece una rovesciata in aria e insaccò la palla nell’angolo alto a destra, alle spalle del portiere brasiliano.
Lo stadio esplose in un boato assordante e i suoi compagni lo raggiunsero per stringerlo. Tutti si aspettavano che guardasse verso la panchina avversaria e invece, fissò gli spalti, cercò Patty e le sorrise, mostrandole il dito indice alzato.
Mentre rientrava nella metà campo giapponese, lanciò anche uno sguardo veloce a Roberto e lo vide paralizzato dallo stupore.
Mossa inaspettata, vero? Scommetto che adesso inizi a preoccuparti sul serio. E non hai ancora visto niente! Nessuna pietà, siamo in guerra per la coppa finale… e quella sarà nostra, sarà del Giappone!, pensò passando oltre.

 
«Capitano» gli disse Tom una volta rimasti solo sul dischetto «tu non volevi fare un goal per avvisare Roberto, vero? Ma per Patty. Te l’ha chiesto lei, giusto?»

«Per adesso io ho finito di dare spettacolo, Tom. Pensateci voi.»

«Come sarebbe a dire? Questa è la finale del campionato asiatico, Holly, non puoi prendertela comoda.»

«E chi ha detto che lo farò. Solo che lascerò segnare a voi, ora. Io mi riservo il quinto minuto del secondo tempo. Dio, spero solo fosse il tiro giusto.»

Se Tom era rimasto di sasso, poteva solo immaginare la faccia di Mark poco dietro di lui che aveva sentito tutto, a giudicare dall’esclamazione colorita che aveva sentito al suo indirizzo. Il primo tempo fu una battaglia, più che una partita. E terminò sull’ 1-1 con somma rabbia di Benji che non era riuscito a bloccare un tiro di Santana.
Negli spogliatoi c’era aria di apprensione e tensione.

 
«Mi dispiace ragazzi, ma proprio non sono riuscito a trattenerla.»

«No, Benji, hai fatto del tuo meglio. Il tiro di Santana era semplicemente imprendibile. Ma non dobbiamo perderci d’animo, anzi. Questo intoppo deve essere uno stimolo a fare meglio.»

«Hai ragione Holly. Per caso… vuoi che ti faccia un altro passaggio alto al quarto minuto? Sai, ho l’impressione che tu voglia rifare lo scherzetto di prima» gli chiese Mark.

«Sì, grazie.»

«Come?» dissero in coro gli amici.

«Holly, questa volta potresti rischiare un contrasto. Potrebbero mettere in conto questa tua decisione e…»

«Mister, non si preoccupi. Io devo farlo, capisce?» anche se non per il motivo che crede lei.

«Certo. Allora hai carta bianca e spero per te, che ti vada bene anche questa volta.»

Lo spero anch’io mister, lo spero anch’io!, pensò.
Poi, dopo qualche altro minuto di relax, rientrarono in campo.
 
 


 
«Incredibile azione del capitano Hutton che si sta portando rapidamente in posizione di tiro. Sono passati solo 4’ dall’inizio del secondo tempo, ma sta già pensando ad andare in rete. Lenders è pronto a passargli palla e ahhhh… ma era una finta! Lenders cambia idea all’ultimo e serve Becker che tira in porta e…. ahhhh nooo, era un passaggio alto per Hutton che vola – per la seconda volta in questa partita – e cerca la conclusione in rete. Ma ecco Santana, seguirlo in aria e opporsi al tiro. Tutto inutile, la potenza del tiro del capitano Hutton, spazza via il carioca ed è goooooalllll! Fantastica azione da vero campione, lo stadio intero urla il suo nome!»

Siii… e dueee! Holly riacquistò l’equilibrio e venne letteralmente travolto dalla squadra intera. Ma lui riusciva a pensare solo a una cosa… cercò a fatica Patty sugli spalti e le mostrò due dita, un sorriso impertinente sul volto.
Sì, amore mio, ho mantenuto la promessa, visto? Ora, tu, cosa farai?, pensò.

 
«Holly?»

Lui si guardò attorno e vide i suoi amici fissarlo con curiosità.
 
«Che stai facendo? Sono già due volte che guardi verso Patty e poi fai così con le dita» gli chiese Bob.

«Le sto solo ricordando che io ho mantenuto una parte della mia promessa e che ora sta a lei mantenere la sua.»

«Che cooosaaa? Promessaaa?» urlarono gli amici.

«Due goal al quinto minuto dei due tempi, usando la sua tecnica preferita tra tutte. Non ho ancora idea di quale sia, ma spero proprio di avere fatto centro.»

«Tu… tu non volevi lanciare un messaggio a Roberto, ma…» gli disse Philip, sconvolto.

«Ma a Patty!» concluse al suo posto Paul.

«Il mister non dovrà mai saperlo» intimò agli amici con voce dura.

«L’arrivo del vichingo ti ha messo il pepe nel culo!» gli disse Benji.

Holly li guardò, gli sorrise, poi si diresse nella loro metà campo e prese posizione.
 
«Tu sei tutto matto!» gli disse Mark quando gli passò vicino.

«No, solo determinato a farle ammettere quello che si rifiuta di accettare, ovvero che è pazzamente innamorata di me.»

«E pensi che questi due goal l’abbiano convinta?»

«No, ma quello che bramo ora… è vedere se sarà disposta a mettersi in gioco, davanti a tutti! Ma perché lei lo faccia… dobbiamo vincere a ogni costo. Allora, abbiamo bisogno di almeno altri due goal di stacco per stare al sicuro. Chi di voi vuole metterli a segno? Dobbiamo stracciarli, non mi accontento di questo risultato. Dovrà essere una vittoria schiacciante!»

E con quelle parole – che lasciarono i suoi amici radunati lì vicino, ancora più sconcertati – si concentrò nuovamente sul gioco.
 
 


 
Durante la pausa di quindici minuti tra i due tempi, Patty non era riuscita a parlare con quella misteriosa Maki, poiché era sparita a prendersi qualcosa da bere ed era tornata giusto in tempo per l’inizio del secondo tempo.

 
«Pattyyyy, Patty ha segnato ancora e… ehi, ma dove sei?»

«Come? Cosa dici, Amy?»

Non riusciva a crederci. Holly l’aveva fatto davvero. I due goal che gli aveva chiesto lui li aveva resi reali e… e… oddio!
 
«Ho detto che siamo passati in vantaggio e che Holly ha segnato con un’altra rovesciata e… ma non hai visto?»

Oh, sì, per avere visto, l’aveva fatto, eccome. Solo che non riusciva ancora a crederci e quel furbastro, entrambe le volte, l’aveva guardata contando i tiri con le dita. Il sorriso che le aveva appena rivolto poi… oh, oh!
 
«E adesso… che farai? Sta a te mantenere o meno la tua parte dell’accordo, giusto?» le ricordò l’amica.

«Cosa, cosa? Che accordo?» indagò Susie «Lo sapevo che ci nascondevate qualcosa, eravate troppo cospiratrici e dai discorsi che io e Eve abbiamo captato qua e là… sappiamo che c’è in ballo qualcosa.»

«Esatto, sputate il rospo!» intervenne l’altra.

«Be’… se i ragazzi riusciranno a vincere il titolo… la signorina qua vicino a me…» confessò a quel punto Amy «bacerà – ma ancora è indecisa – il nostro capitano, davanti a tutti!»

«Comeeeee?» risposero in corso le due amiche.

«Amy, ha segnato sì, ma non ha ancora vinto e poi sai che non voglio umiliare Steffen così. È vero, non sono fidanzata con nessuno dei due, ma sono così confusa al momento che… non lo so» rispose la capo manager.

«Be’, sbrigati a decidere, mancano 40’ di gioco circa!» le rispose lei.

E quei minuti passarono in fretta, troppo in fretta. Rob segnò il terzo goal con una rovesciata rasente il suolo che nessuno si era aspettato. Purtroppo, Leo riuscì a surclassare Benji su passaggio dell’attaccante carioca. Portiere che, incazzato nero per il secondo smacco subito, uscì dai pali una decina di minuti dopo e, affiancato da Philip e Julian, riuscì a portare il vantaggio del Giappone a quattro goal. Il quinto – e ultimo – portò la firma di Mark aiutato dalla Golden Combie che, all’ultimo, si fece da parte per permettere a lui di prendere di sorpresa il portiere avversario.
E così, con un meritato 5- 2, il Giappone si assicurò la vittoria del Campionato Asiatico.
Il momento era arrivato, doveva decidere, non poteva più rimandare. Ma cosa… oh! Improvvisamente Patty si illuminò, oh, sì… quella era la soluzione perfetta.
La premiazione fu emozionante e Patty pianse di gioia.

 
«Andiamo a festeggiare in campo? Se lo meritano» propose poi.

Mentre Eve quasi trotterellava giù dalle scale per raggiungere il tunnel, Amy la seguiva con più calma e quasi timorosa di ritrovarsi davanti a Julian che ora, giustamente, si aspettava il suo premio e Susie saltellava su se stessa tutta felice, ma Patty ormai la conosceva e capiva che c’era qualcosa a turbarla.
 
«Vieni anche tu, Maki?» propose alla ragazza «Dopotutto, il tuo Mark è là sotto in mezzo a tutti. Potrebbe fargli piacere vederti.»

Così scopriremo, finalmente, a che livello siete voi due, pensò.
 
«Posso? Oh, va bene, grazie» accettò prontamente quella saltando in piedi.

Il campo era invaso da giocatori, giornalisti, parenti e amici della squadra. Quando arrivò al campo, con Maki accanto, Roberto stava parlando con Holly e, di lì a poco lo lasciò.
Girando lo sguardo attorno a sé, Patty vide Eve incollata alle labbra di Bruce e Amy tra le braccia di Julian che sorrideva soddisfatto e ne aveva ragione, visto quello che l’attendeva. Susie stava parlando con Clifford che, dal canto suo, sembrava imbarazzato e che ben presto si defilò, lasciandola triste a guardarlo andare via, poi si girò verso altri giocatori e sfoderò il suo miglior sorriso mentre si congratulava con loro. Ma dai? Susie innamorata di Clifford? Allora ci aveva visto giusto e perché diamine quel cretino di un difensore la snobbava così. Quella sera ci avrebbe scambiato due parole.
Stava per raggiungere Holly – che dopo averla individuata la fissava con aria birichina e tentatrice – quando Mark, che stava parlando con lui, si bloccò a fissare la ragazza accanto a lei.

 
«Maki, che sorpresa!» le disse sorridendole apertamente.

Cosa? Ora lei non era più l’unica ad avere focalizzato l’attenzione sulla ragazza castana e su Mark.
 
«Ho deciso di accettare il tuo invito alla finale. Ho snobbato gli allenamenti di softball per te, almeno ringraziami come si deve» gli rispose quella senza troppi giri di parole.

E lui lo fece, sotto gli occhi stralunati di tutti, lasciò Holly e si avvicinò a Maki prendendola tra le braccia senza esitazione.
 
«Ti avviso che non sono proprio un fiore, in questo momento» la mise in guardia senza smettere di fissarla negli occhi.

«Come se fosse la prima volta e poi mi piaci anche così.»

«Sei sicura? Guarda che daremo spettacolo, anzi, lo stiamo già dando, mia cara. Non mi limiterò a un bacetto, ti avviso.»

«Lo spero bene. E spettacolo sia, tesoro.»

Poi, nello sbigottimento generale, lui la baciò con passione.
 
«Non ci posso credere» mormorò Patty «quella Maki non mentiva quando ha definito Mark… dolce e premuroso!»

«Wow, allora esiste veramente» disse Holly che l’aveva raggiunta «Ciao, amore mio. Sto aspettando!» le ricordò strizzandole l’occhio.

«Subito, grandissimo rompiscatole.»

E poi lo fece, lasciandolo di sasso e…
 


 
 
Deluso! Holly era decisamente deluso! Un bacetto sulla guancia? Ma stava scherzando?

 
«Patty? Mi stai prendendo in giro? Non era questo che volevo e tu lo sai.»

«Non abbiamo specificato il tipo di bacio, ma solo che avrebbe dovuto essere un bacio. E questo, mio caro, lo era.»

«Sono molto arrabbiato con te» le disse guardandola truce «alla fine hai ottenuto quello che volevi, no? Proteggere il vichingo da una delusione.»

«E tu hai ottenuto quello che volevi, no? Un bacio. Vedila così, almeno hai azzeccato il mio tiro preferito. La tua fantastica rovesciata. Dimmi, pura fortuna oppure lo sapevi veramente?»

«Non meriti neanche una risposta» le disse «oh, ma perché mi sono innamorato di te. Non poteva rimanere tutto come prima? Quando ti amavo in segreto, e ti ignoravo pubblicamente?» le confessò.

«Cosa? Tu… davvero tu… e allora perché cazzo…» iniziò a dirgli Patty.

Ma lui non voleva litigare, non lì e non voleva risponderle, non lì.
 
«Hollyyy! Holly! Oh, caro che bella partita! Sei stato fantastico. Ciao Patty, felice di rivederti.»

Sua madre lo raggiunse con Daichi e lo abbracciò a lungo, commossa e felice.
 
«Super fantastico, fratellone! Tu sai volare» disse Daichi abbracciandogli le gambe e facendolo ridere a quella battuta.

Lui lo prese in braccio e lo lanciò in aria qualche volta, con somma paura di sua madre e divertimento per il piccolo.
 
«Buongiorno signora Hutton, che piacere rivederla. Ne è passato di tempo. E tu, piccolo birbante? Non mi saluti?» disse poi accucciandosi davanti al piccolo di casa e allargando le braccia.

E subito il suo fratellino ci si tuffò, fortunato lui! Dopo qualche minuto di coccole, Patty lo lasciò andare e lui si diresse di corsa dai suoi compagni di squadra che gli fecero mille feste e complimenti.
 
«Dai, Holly, non avercela con me.»

Ma lui la guardò, truce.
 
«Parli facile tu. Praticamente stai tenendo il piede in due scarpe e non mi piace questa cosa. O io, o lui, Patty. E stasera sarà anche tra i piedi, che bello!»

«No! Stasera Steffen non ci sarà» gli disse.

Lui sgranò gli occhi dalla sorpresa, come?
 
«Ha deciso di non creare tensione e rovinare così un clima festoso. Un gran signore, vero?»

«Come no. La prossima volta che lo vedo, gli stendo il tappeto rosso sotto i piedi.»

La vide ridacchiare a quella battuta
 
«Ci rivediamo stasera alla festa, divertiti in famiglia» poi gli diede un altro bacetto veloce sull’altra guancia e andò a congratularsi con la squadra prima di andarsene.

Holly vide sua madre fissarlo pensierosa e le sorrise.
 
«Tesoro, non arrenderti. Ce la farai a conquistarla del tutto, vedrai. Se è destino che voi due stiate insieme, accadrà. E da quello che vedo, lei ti ama molto, ma ha paura e c’è qualcosa che la frena. Devi darle tempo e non farle troppa pressione. Ricordati cosa ti abbiamo consigliato io e tuo padre l’altro giorno» gli disse accarezzandogli una guancia. «A proposito… gli facciamo una telefonata?» ed estrasse il cellulare che lui prese.
 
 


 
«Stupida, stupida, stupida!» neanche a dirlo serviva a farla sentire meglio.

Era fuggita. Aveva trovato il modo per aggirare il bacio. Credeva di essere stata furba e invece… Holly si era arrabbiato, giustamente e lei…
 
«Non abbiamo specificato il tipo di bacio. Ma cosa avevo in testa! Il tipo di bacio, ma si può essere più patetiche di così? Lui ha giocato benissimo e si aspettava qualcosa di diverso e invece io...»

Lacrime silenziose presero a scenderle sul viso. Mesta tornò al ritiro, si chiuse in camera e pianse allo sfinimento e, quel che era peggio, poteva prendersela solo con se stessa.

“Craaaawling iiiiiiin my skiiiiin. These wooooounds they wiiiiill not heaaaaal”

Cosa… chi… Steffen! Scese dal letto e frugò nella borsa che aveva lasciato cadere per terra una volta rientrata. Oscar, che si stava facendo la zampicure sul letto di Eve, la guardò come se fosse impazzita del tutto. Se avesse saputo quanto poco ci mancasse...

 
«Pronto?» rispose con la voce rotta dal pianto.

«Patricia, tesoro mio, stai piangendo?» chiese la voce allarmata del nordico «È stato lui, vero? Giuro che vengo lì e lo gonfio!»

Pensiero carino, ma doveva chiarire le cose prima che degenerassero.
 
«No, tranquillo Steff, ho fatto tutto da sola e ora sto piangendo come una scema. Ma… cambiando argomento, perché mi chiami?»

«Perché volevo facessi i complimenti alla squadra da parte mia e perché mi manca non averti qui vicino, mi manca la tua voce e volevo sentirla. Solo avrei preferito fosse sorridente. Sicura che non è per colpa sua che piangi?»

«Oh, no, no, non preoccuparti. Domani ti spiego tutto. Mi manchi anche tu» gli confessò «a che ora vuoi che passi da te?»

«Non appena arrivi?» propose quello.

«Posso almeno appoggiare il borsone in casa o vuoi che lo porti da te?» gli chiese, ironica «Oh, Steff, sei un toccasana per il mio umore. Grazie.»

«Felice di esserlo. Fosse per me ti intercetterei al portone, o sulle scale, o in ascensore, per essere sicuro di non perdermi neanche un minuto di te, ma aspetterò che ti riassesti un pochino per me.»

Patty scoppiò a ridere.
 
«Non mancherò. E grazie per quello che hai fatto per la squadra. Avrei tanto voluto averti qui con noi stasera, ma rispetto la tua scelta.»

«Ci rifaremo domani, tesoro mio, vedrai. Questi due giorni senza di te sono stati lunghissimi, così ho avuto modo di pensare nel dettaglio come darti il bentornato e penso di esserci riuscito.»

«Sei sempre così dolce con me, che un giorno di questi mi verrà il diabete.»

«Te lo meriti. Tutto per te. Adesso ti lascio… sai, ieri ho fatto gli Skillingsboller, ma è passata a trovarmi Vanesia e… cavoli, sono spariti tutti in men che non si dica e così…»

«Eh, no, li voglio! Corri subito a rifarli.».

«Ai tuoi ordini, tesoro mio.»

«Ehi, spero per te che si sia accaparrata solo le brioche alla cannella» gli disse poi in tono malizioso.

«Ahahah… sì, puoi stare tranquilla, non è andata oltre… come abbiamo fatto noi!» le rispose abbassando il tono a un sussurro sensuale.

«Scemo» gli rispose ridendo forte. «Sei tremendo Steff, tu e il tuo modo tutto strambo per dirmi che vuoi baciarmi. Però mi hai risollevato il morale e ti ringrazio. Ora vado a conoscere il tuo team. A domani.»

«Conterò le ore. Divertiti, tesoro mio.»

Patty chiuse la comunicazione. Steffen era bravissimo a farla ridere.

«Ah, Holly, Steffen, cosa devo fare con voi due. Che situazione ingarbugliata. Devo essere proprio una stupida pazza» disse e poi rise alla frase di Mister Wow.

«Be', nessuno è perfetto» (A qualcuno piace caldo)
   
 
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