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Autore: Sian    25/10/2020    0 recensioni
Raccolta di One Shot su momenti speciali della coppia Miwako Sato e Wataru Takagi.
Ispirata ai colori. Come primo capitolo vi è l'indice delle one shot: troverete lì la trama di ognuna.
#1. Rosso, Natale. "Il rosso. Trovava che stesse particolarmente bene sulle sue guance."
#2. Verde, Quadrifoglio. "Il verde. La speranza di aver trovato un po’ di fortuna nella vita."
#3. Giallo, Birra. "Il giallo. L’allegria di certi momenti indimenticabili." / lime
#4. Nero, Lutto. "Il nero. Forse solo il silenzio avrebbe potuto rappresentare questo colore." / contenuti forti, tematiche delicate
#5. Rosa, Pelle. "Il rosa. Il complice desiderio di aversi accanto, per sempre." / lemon, erotico
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miwako Sato, Wataru Takagi
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Come da regolamento EFP, questo capitolo è esclusa dalla raccolta principale in quanto è una lettura vietata ai minori di 18 anni.
Potete leggere il capitolo integralmente cliccando qui 


All the colors that remind me of you

*Rosa 桃色
*Pelle*
 


Il rosa. Il complice desiderio di aversi accanto, per sempre. 

***
( Continuo di Giallo, Birra )


Miwako Sato non aveva messo in conto di doverlo riportare a casa, totalmente a peso morto. Wataru Takagi non riusciva a reggersi in piedi per il troppo alcool. Non l’aveva mai visto in tali condizioni, e mai l’avrebbe riportato ad ubriacarsi se questo era il rischio di fine serata, nonostante l’alcool l’avesse reso ancora più attraente del solito.
In quel momento, si stava dirigendo verso l’appartamento di Wataru. Si era fatta aiutare da Yumi a metterlo seduto in macchina: si era proprio demolito con l’ultimo bicchiere di birra alla sua festa di compleanno.

Era ormai sotto al condominio, e farsi quattro piani di scale con un uomo a peso morto era fuori discussione, nonostante fosse una donna forte e lo avesse precedentemente sollevato di peso e atterrato. Ripensandoci in quel momento di adrenalina sul lavoro le era sembrato leggerissimo, ma ora la situazione era totalmente diversa e Wataru non era poi così leggero.

Sperava solamente che l’ascensore in riparazione già scorsa settimane, fosse finalmente in funzione.
Sperare era troppo, vi era ancora il cartello guasto. Imboccò le scale. Ad una certa pensò anche che non sarebbe stata una cattiva idea dormire sulle scale del palazzo.

Una volta al pianerottolo, si accorse che le chiavi di scorta che teneva sempre nella borsetta le aveva dimenticate all’interno dello stesso appartamento la mattina scorsa. Frugò dunque nelle tasche dei pantaloni di Wataru, trovando il suo mazzo di chiavi.

Lo mise adagiato sul futon a riposare, togliendogli ciò che poteva essere d’impiccio nel sonno. Poggiò le scarpe vicino alla cassettiera, gli slacciò i primi due bottoni della camicia proseguendo a liberarlo da quella cintura che qualche ora prima lo aveva costretto all’interno. Gli tolse anche l’orologio da polso, poteva essere scomodo dormirci su. Lo coprì con le lenzuola. Sperava solamente che si riprendesse il più possibile da quella sbronza visto che il giorno successivo avrebbero avuto entrambi un turno serale in appostamento.

Lo guardò: il suo faccino era già un pochino meno tediato e sicuramente si sarebbe sentito meglio il mattino dopo.

Ma come poteva esserne sicura? Come poteva sapere che avrebbe dormito tranquillo quella notte?
Decise, nonostante fosse molto tardi, di effettuare una chiamata a sua madre dicendole che non avrebbe fatto in tempo a tornare quella notte. Conoscendola sarebbe rimasta sveglia finché non sarebbe tornata. Diamine non aveva più quindici anni...!
Sua madre sorprendentemente non chiese spiegazioni, ma usò solamente un tono deluso e rassegnato. Miwako sospirò chiudendo la chiamata: ultimamente sua madre le dava sui nervi, sempre a piagnucolare sul fatto che lei stessa non fosse una buona madre e non era giusto che fosse l’unica madre nel suo gruppo di donne con una figlia nubile.
Noiosa. Già, Miwako avrebbe preferito di gran lunga mille notti passate in compagnia di Wataru anziché a casa con sua madre. Ma raccontarle della sua relazione era fuori discussione, non le avrebbe dato pace nemmeno un secondo, probabilmente si sarebbe ritrovata addirittura il matrimonio già stabilito.

Wataru non si era mosso di un millimetro rispetto a come l’aveva poggiato sul materasso. Sorrise, sapeva che il mattino successivo l’avrebbe ritrovato ancora in quella posizione: la testa di lato, rivolta verso una spalla, e il corpo supino. Non sembrava per nulla una posizione comoda per riposare, eppure il viso di Wataru sembrava ora più rilassato, forse i dolori provocati dall’alcool stavano lentamente calando.
Si spogliò dall’abito tubino color pervinca che aveva indossato per la festa di compleanno del suo partner, quello stesso vestito che Wataru avrebbe sfilato senza pensarci due volte se un loro collega non li avesse interrotti nel corridoio di quel locale.
Sorrise: avrebbe sicuramente recuperato quel momento perso un altro giorno. Glielo doveva, al suo bellissimo uomo, a volte così tenero e altre volte decisamente elettrizzante. Si sentiva attratta dal suo corpo come se fosse un magnete. Era per davvero l’uomo della sua vita.

Si accoccolò tra le coperte, avvicinandosi al viso di Wataru e dandogli un amorevole bacio sulla fronte. Sarebbe rimasta accanto a lui per tutta la notte.
La stanchezza della giornata si fece sentire, e si abbandonò presto anche lei tra le braccia di Morfeo.

***

( Continuo di Enigma al Café Poirot )


Si sentiva ancora frastornato, aveva sicuramente riposato tranquillamente anche se quel sogno l’aveva destabilizzato per quel primo momento della mattina. 

Che ore erano? Quanto aveva dormito? E soprattutto era stata Miwako a riportarlo a casa? Cos’era successo alla festa? Più cercava di ricordarsi più gli aumentava il mal di testa. 

Notò appoggiato su una gruccia, il vestito che Miwako aveva indossato la sera precedente. Sorrise, le stava veramente bene addosso. 

Ma se quel vestito era ancora lì voleva dire che lei era ancora in casa. 

Realizzò infatti che poteva sentire il rumore dell’acqua della doccia. Questo voleva dire che l’avrebbe vista di prima mattina solamente con un asciugamano indosso. 

Forse... Forse era meglio alzarsi e dirigersi in cucina per preparare la colazione? Si accorse di avere una grande fame, d’altronde il suo stomaco era completamente vuoto. 

Sarebbe davvero sgattaiolato in cucina per evitare di ritrovarsi nella stessa stanza con la sua ragazza solamente con indosso un asciugamano? Non che ci fosse effettivamente qualche problema con una tale visione della sua ragazza. Aveva potuto osservare quasi ogni millimetro del suo corpo. Eppure quella mattina si sentiva totalmente in imbarazzo. 

Quel sogno non l’aveva aiutato, e peggio ancora non si ricordava nulla della serata appena passata. 

Si accorse solo in quel momento di un problema che gli si parò di fronte quella mattina.




...Il continuo è VM18...
Se sei maggiorenne puoi continuare la lettura qui: Rosa, Pelle

   
 
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