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Autore: sallythecountess    25/10/2020    1 recensioni
Ian è uno sceneggiatore, aspirante scrittore fallito, che ama i libri e la vita comoda, ma per un caso del destino incontra lei: un'attivista, politicamente scorretta, sovversiva, rockettara e francamente bellissima. Si scontrano, si provocano e ovviamente finiscono col desiderarsi. C'è solo un problema, però: lei è la ragazza di cui è innamorato suo nipote. Riusciranno Ian e V a trovare una loro dimensione in tutto questo casino?
“Vedete il destino è sempre molto chiaro con noi, ma a volte siamo noi ad accanirci. Lui ce lo fa capire chiaramente che due persone troppo diverse non possono essere felici, ma noi continuiamo a sbattercene in nome di quella cosa terribilmente stupida che chiamiamo amore. Eppure c'è un motivo per tutto, solo che non vogliamo accettarlo. C’è un motivo se il giorno e la notte non s'incontrano mai, e neanche la luna e il sole. Due parallele, semplicemente, non dovrebbero mai incontrarsi o sono veramente casini. Quindi non prendetevela con il destino, se siete voi ad ignorare tutti i segni e a lanciarvi a capofitto in storie che non possono far altro che dilaniarvi. "
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 38: problemi di gelosia
Fummo felici per davvero parecchio tempo. Adoravo stare con lei e soprattutto avevo scoperto che viverla era incredibile. Ci scambiavamo sempre un sacco di attenzioni, e malgrado la nostra reciproca gelosia patologica, eravamo una coppia abbastanza serena. Certo avevamo sempre un enorme problema quando uscivamo: avrete capito che Ariel è una creatura piuttosto libera, con la quale è molto difficile discutere dei suoi look, e quindi dovevo accettare che lei uscisse sempre, costantemente mezza nuda, facendomi letteralmente morire di gelosia. Nei club attirava sempre troppo l’attenzione e ogni volta che andava al bagno o comunque si allontanava veniva sempre importunata, ma era fedele. Mi sorrideva e mi indicava al maniaco di turno facendo ciao con la mano.
Il colpo finale me lo diede ad Halloween quando si vestì dalla versione porno di Alice in Wonderland. Sembrava un abito di una bambina: il seno praticamente le usciva completamente fuori e il vestito le copriva a stento il sedere e lei ovviamente ci aveva messo sotto dei calzettoni sexy da paura. Non potevo permetterle di uscire in quel modo, non senza morire di gelosia! Così, mentre si truccava osai dire solo “Ma non potresti usare i collant o cose simili per evitare che ti si veda tutto? Ti prego amore mio sei nuda, sii ragionevole.”
Lei sorrise e rispose perplessa“Perché te ne preoccupi?”
Capite non ci trovava niente di strano. Continuava a truccarsi come se niente fosse e io…beh non volevo farla arrabbiare ma non potevo impazzire di gelosia ogni volta così mi avvicinai, le baciai la schiena e ridendo dissi “Ti prego, ti supplico, se vuoi che viva qualche anno in più vestiti!”
Smise di truccarsi, allora, e fissandomi attonita confessò una cosa molto stupida.
 “Io lo faccio per te scemo, per piacerti. Non ho molta esperienza nelle relazioni, insomma non ho mai scopato con qualcuno per più di un mese, ma credo che questo sia il modo giusto per tenersi qualcuno…Se mi vesto in modo sexy tu non guarderai le altre, no?”
 “Guarda che anche se ti vestissi da boscaiolo con pantaloni larghi e camicia di flanella non potrei guardare nessun’altra. Non è solo il tuo corpo nudo a renderti sexy, ma tutto l'insieme: lo sguardo, l'atteggiamento...”
Non mi prese sul serio, però, e rispose ridendo“sì, sì come no…”poi continuò a truccarsi, ma io volevo assolutamente continuare il discorso così provai con un'altra tattica.
“Capisco che lo fai per me e credimi: funziona! Sono letteralmente ossessionato da te. Però, ti prego, copriti un pochino, ok?Insomma detesto vedere che gli altri uomini non ti tolgano gli occhi da dosso e ti mangino con lo sguardo, sono geloso…”
Lei allora mi baciò e disse con voce molto sexy “Sciocco Ian, solo tu hai diritti su di me e solo tu puoi toccarmi, perciò smettila di essere insicuro e lasciali guardare quanto vogliono, ok?”
Ok un corno, ma non mi aspettavo di poterla avere vinta con lei, ormai avevo imparato. Avete presente il tatuaggio che aveva sul bicipite? Quello dell’asino? Beh dopo un po’ avevo capito che non era solo un simbolo delle sue origini catalane, ma anche l’animale che le assomigliava di più al mondo, dato che Ariel era la donna più testarda che si potesse mai conoscere. Solo che, oltre ad essere testarda, era anche gelosa e mi divertii un mondo alla festa di Halloween, perché lei era mezza nuda, ma fui io ad essere rimorchiato!
Lei si era allontanata per telefonare ai suoi genitori, ed io mi ero appoggiato al bar con Jeff. Stavamo parlando di sciocchezze, quando improvvisamente due ragazze si avvicinarono e iniziarono ad attaccare bottone. Divenni fucsia e non sapevo cosa rispondere, ma quell'idiota di Jeff si lanciò subito alla conquista, mentre io pensavo a cosa fare. E poi arrivò la mia bionda, che semplicemente mi tirò per il bavero della camicia, mi baciò intensamente e poi fissò le signorine divertita e disse “Ah vi capisco, insomma avete buon gusto. Ian è favoloso e non ce ne sono altri come lui in giro, ma è mio, quindi tenetevi Jeff”.
Andammo via mano nella mano, ma lei in auto mi disse pensierosa “vedi? Fai tante storie a me, ma io che dovrei dire? Ti arrivano chiamate e messaggini di continuo, non possiamo girare per locali senza che qualcuna ti sorrida o ti offra da bere…”
Onestamente? Non era vero, così ridacchiando le dissi “…lascia che sorridano, io sono solo tuo Ariel” parafrasando le sue parole e lei rise soltanto.
La gelosia era sicuramente il problema maggiore tra noi, perché lei non era sempre così ragionevole. Man mano che si avvicinava la data della sua laurea, la signorina V divenne irascibile più del solito, e iniziò a prendersela per cose senza senso. Poi, un giorno capitò una cosa oggettivamente grave, che però per lei fu la fine del mondo. Una tizia a cui non rispondevo, decise di mandarmi delle sue foto intime per convincermi a risponderle, e Ariel minacciò in tutti i modi di andarsene di casa. Dovetti letteralmente bloccarla con la forza, perché era totalmente fuori di sé e voleva andarsene ad ogni costo.
Provai in mille modi a farle capire che non me ne importava nulla di quella tizia, che non l’avevo provocata e che non avevo nulla da dirle, ma Ariel divenne una furia e mi disse solo “E’ un errore che io accetti tutto questo. Tutto quello che provo è…troppo forte e non dovrebbe essere così…io dovrei solo volerti e non adorare ogni più piccola cosa di te. E’ uno sbaglio, insomma, mi faccio trattare da fidanzatina scema, ti do voce in capitolo sui miei vestiti, sulla mia vita e su qualsiasi cazzo di cosa. Razionalmente tutto quello che c’è tra noi è un enorme sbaglio…”
“E’ solo amore Ariel…” le dissi pianissimo, cercando di calmarla, ma lei mi rispose solo “lo odio…” facendomi ridere.
Quella notte, dopo averla supplicata in mille modi di restare, presi una decisione importante: cambiai numero di telefono, e lei mi giurò che sarebbe stata attenta ai suoi vestiti, minacciandomi però di morte se avessi guardato un’altra. Eppure il vero miracolo, però, fu un altro: prima di dormire, la tenevo stretta sul mio petto e le dissi piano “ti amo piccola” e lei rispose dolcemente “anche io…” facendomi letteralmente morire.
 
Capitolo: una normale storia d’amore
Già, la nostra sembrava proprio una normale storia d’amore, anche se noi due di normale non avevamo molto. Partecipavo con lei alle manifestazioni, l’accompagnavo da Greenpeace e casa mia era diventata una comune, popolata da strani animali, gente di ogni tipo e avvocati che si fingono ambientalisti per sedurre giovani ragazze di Greenpeace. Eh già perché ve la ricordate la ragazza bellissima amica di V, Stella? La bionda perfetta che lavorava per Greenpeace? Ecco venne fuori che studiava giurisprudenza e Josh si prese una cotta colossale per quella signorina.
Tornando a me, avevo iniziato ad andare più spesso in palestra dopo aver casualmente scoperto che il primo vero ragazzo della mia Ariel era un ex soldato israeliano, ora istruttore di Krav Maga, la temibile arte di combattimento che prevede di uccidere la gente a mani nude. Avete capito? Il suo “primo e unico fidanzato” era esperto nelle arti di combattimento letali e io al massimo facevo crossfit e mi sentivo un eroe. Come diavolo avrei mai potuto competere? Insomma la mia prima ragazza era Violet, la presidentessa del comitato delle decorazioni del ballo. Sfigato di uno Ian.
Ero inoltre diventato l’autista ufficiale del gruppo pseudo terroristico (ma che in realtà alla peggio insultava e imbrattava le vecchiette con la pelliccia) L.A. e lei ovviamente era quasi sempre con loro. Continuava a farmi da segretaria, quindi nel tempo libero doveva “stare lontana da me o mi avrebbe ucciso”ma poi mi stava sempre addosso.
 Quindi non avevo molto tempo libero, il weekend dovevo sempre accompagnarli da qualche parte, ma ormai mi ero abituato. Avevo persino brevettato un metodo per litigare con lei nel modo più “indolore”possibile: vedete Ariel aveva i suoi momenti di sfuriate totali, per poi tornare calma e tenera come un agnellino e voler fare pace, riconoscendo che aveva esagerato per cose prive di senso. Solo che io spesso soffrivo per le cattiverie che mi diceva in quei momenti, ed avendo io un carattere totalmente opposto, ci stavo male anche per giorni. Così avevo capito: il trucco era impedire che lei facesse le sue sfuriate, dunque quando si infuriava, io mi alzavo e andavo via lasciandola a blaterare e urlare frasi senza senso. Le nostre liti, infatti, non avevano nessun senso, quindi la lasciavo sbollire, per poi ritrovarmela accanto qualche ora dopo, calma e tranquilla come se niente fosse.
 Poco prima del Ringraziamento loro cominciarono una campagna “pro-tacchini” e così ogni sera li accompagnavo in giro. Avevano fatto una petizione contro “la morte violenta dei tacchini” ma non riuscirono a farla firmare praticamente a nessuno, così al ritorno erano tutti giù di morale. In macchina eravamo io e V davanti, Stella, Kate e Lessy dietro. Erano tutti tristi e cercai in più modi di farli ridere, ma Kate continuava a guardarmi male e Ariel…era semplicemente presa da altro. Improvvisamente il mio eroe personale, Lessy, con l’abito di non so cosa (forse la sirenetta perchè aveva le squame) cercò di tirare su il morale a tutti dicendo “Hey V odio vederti triste. Vedrai che domani ritroverai il sorriso.”
Kate gli diede uno strattone fortissimo e V si girò sorridendo e chiese “Che succede domani?” e anche io ero abbastanza sorpreso, ma Stella sorrise e disse “Nulla, insomma Ian ti renderà felice con un meraviglioso regalo, no Ian?Cosa le hai preso?”
Ero perplesso. Cominciai a pensare a quale data mi fosse sfuggita. Eh no, era presto per Natale, e non era il nostro anniversario, quindi... V però scoppiò a ridere e disse “No…lui non lo sa…non diteglielo per favore. Non voglio che si senta in obbligo di fare cose particolari…”
Cosa? Cosa non sapevo?Sembravo un cane ad una partita di tennis: continuavo a guardare a destra e a sinistra, Ariel e Stella. Avevano iniziato a discutere di questa cosa: i suoi amici le dicevano che “dovevo saperlo” ma lei continuava a dire che non era il caso. Alla fine, quando lesse la mia espressione un po' confusa, sorrise e sussurrò “Eh amore mio è il mio compleanno domani! Compio ben ventiquattro anni…”
Ma perché diavolo non lo sapevo? Le chiesi mille volte perché non ne avessimo mai parlato, ma lei disse che “non era capitato”. Urgevano festeggiamenti, ma avevo capito che li avevano organizzati loro. Chiunque lo aveva capito. Oh ma ero realmente il peggior fidanzato del mondo e lei era triste per i tacchini e si sentiva un fallimento e io volevo solo cambiare le cose. Stella rise e fece una domanda molto poco opportuna “Che gli hai regalato per il suo compleanno?”
“Niente, ho solo sopportato sua madre che voleva a tutti i costi convincermi a sposarmi con un fastidioso prete irlandese…” rispose Ariel sorridendo, e prendendomi la mano, ma io le dissi piano “veramente no, il mio regalo è stato quello che hai detto a mia madre sul nostro futuro…”
Alludendo palesemente al fatto che lei avesse detto di volere dei bambini con me, ma lei mi sorrise soltanto.
Ok, dovevo organizzarle un compleanno speciale e…m’impegnai profondamente. Pensai “Cosa si regala ad una V per il suo compleanno?” ma la risposta ovviamente non fu semplice. Mi scervellai per ore, ma non trovai nulla. E poi mi misi a fare delle ricerche, così trovai la cosa perfetta. Le comprai 100 tacchini e devo dire che mi costò meno di un diamante. Al mattino dopo le portai la colazione a letto, mi accoccolai sul suo petto, le accarezzai i capelli e baciandole la schiena le dissi “auguri” ma lei sorrise e biascicò “Da buon americano non dovresti guardare lo sport durante il giorno del Ringraziamento?”
 Ma che domanda veramente idiota. Quando mai io e lo sport avremmo avuto qualcosa in comune? Spiegai per l'ennesima volta che non mi piaceva e poi le chiesi di vestirsi. La sua reazione, però fu quasi inconsulta: mi fissò sorpresa e rispose “come? Niente sesso del buon compleanno?” così…ci mettemmo un po' a uscire, ma impazzì quando la portai nell’oasi in cui avevo condotto i suoi 100 tacchini e mi strinse fortissimo e disse “Ian sei il mio unico amore…” facendomi morire letteralmente.
Restammo a letto a fare l’amore praticamente per tutto il resto della mattina perchè “quello era il modo in cui voleva trascorrere il compleanno”, ma all’ ora di pranzo Luz venne a chiamarci perché aveva preparato una torta di compleanno per Ariel e c’era tutta la famiglia di Luz, perchè i suoi tre figli facevano spesso i compiti con Ariel. Erano così carini e affettuosi, e decisi che dovevo darle un aumento perché se lo meritava, anche se io continuavo a non starle molto simpatico.
E poi successe una cosa che mi spezzò il cuore. La trovai in lacrime e non capii, poi sentii che parlava al telefono in spagnolo e realizzai: le mancava casa sua. Era ovvio, insomma non li vedeva da mesi e ovviamente le mancavano. Suo padre le aveva anche fatto un po’ di storie perché quel maledetto scheletro li aveva chiamati con una scusa e gli aveva raccontato della nostra storia, e ora la famiglia di V era arrabbiata con lei, ma a modo loro il che vuol dire che la chiamavano sette volte al giorno invece che nove. Di solito quando la vostra ragazza riceve un milione di messaggi al giorno e quasi tutti la fanno ridere sarebbe il caso di preoccuparsi ma io sapevo che erano dei suoi. Quando mi vide si asciugò gli occhi e fece finta di niente ma io avevo capito. Lei stava per tornare in Inghilterra in realtà perché a metà dicembre avrebbe discusso la tesi, ma non avevamo parlato di cosa fare per Natale, così le dissi solo “Che ne dici se passiamo il Natale a Londra?”
E lei con aria distratta mi chiese “Non vai a casa tua? Davvero?”
“Non senza di te. Se hai voglia, passiamo qualche giorno con loro, ma se vuoi restare con la tua famiglia, li rivedrò più avanti…” le dissi molto tranquillo, ma lei mi sembrò un po’ seccata e mi disse solo “vediamo…” con fare distratto.
In macchina le chiesi che problema avesse all’idea di trascorrere il Natale con i suoi, ma lei sbuffando scosse solo la testa e tirò fuori la bomba.
 “Mi preoccupa parecchio questa cosa, e non sapevo come dirtelo anche prima. E’ davvero troppo presto e mi sento a disagio da morire. Non è che potremmo fare finta di niente adesso che mi laureo? Magari ti prendi un hotel e…ci vediamo alla cerimonia insieme ad altri amici? Passerei comunque tutto il tempo con te, ma non davanti a loro...”
Capii e morii dentro, ma era il suo compleanno quindi non dissi nulla, mi sforzai di sorridere e dissi solo “Ok” ma ci rimasi infinitamente male. Come si fa quando la tua donna si vergogna di te? Già perché era di questo che si trattava. Era comprensibile io ero l’uomo sbagliato per lei e loro non sarebbero stati fieri di me. Dio che situazione, insomma io piacevo sempre ai genitori: ero carino, un bravo ragazzo cattolico con solide prospettive lavorative. Insomma le madri mi adoravano e giocavo a golf con i padri, ma non sarei stato quello giusto per loro. Loro mi avrebbero sicuramente tormentato per la mia ignoranza in materia di animali e simbolismo celtico. Potevo cambiare, potevo provare a leggere qualche libro e forse, mi dissi, per questo lei aveva detto “è troppo presto”. Andammo alla festa e mi sforzai di fare finta di niente, ma ci ero rimasto male e ovviamente se n'era accorto anche l'ultimo degli invitati.
La festa era stupenda o meglio un delirio. Mi aspettavo una cosa intima, perchè non è che V conoscesse molta gente, ma alla fine venne fuori una specie di Rave party. Divertente, ma incasinato da morire. Fu molto dolce con me, bevemmo tantissimo e sì signori ho anche ballato, malgrado la mia attitudine a muovermi come un ippopotamo, ma qualcosa non andava in me. Mi chiedevo che futuro avessimo se si vergognava di me e lei capì che c’era qualcosa. Mi portò fuori e stringendomi forte disse “Non posso vederti così, non per una sciocchezza. Le cose stanno così: loro sono insoliti e imbarazzanti, ok? Insomma se pensi che i tuoi siano strani, prova a venire a casa Mac Cain- Ruiz. Sono caotici, strani e litigano continuamente e piangono e urlano e…Ok, ok adesso ti do un’idea di cosa sia la mia famiglia: mio padre è un folle spagnolo che dice cose imbarazzanti del tipo basta que hay amor e cose simili, grida e s’infuria come una donnicciola e poi piange; mia madre è un’anaffettiva stronza che lo tratta malissimo, minacciando di divorziare ogni ora; mia nonna è una strega che fa benedizioni e riti strani. Insomma quando fuori c’è il sole tu cosa fai? Niente, al massimo sorridi e dici “Oh che bella giornata”. Lei invece disegna simboli esoterici, accende candele varie ed evoca la dea per ringraziarla e mio nonno… Beh lui è un grosso problema. Non pensare male, non è una cattiva persona, mi adora, ma è possessivo e… scozzese e…detesta gli irlandesi e…”
Non la feci finire, avevo ascoltato fin troppo! La strinsi forte e persi il controllo, lei rise e disse “Wow…vuoi farlo qui? Perché a me va bene!”
 Non si vergognava di me, ma di loro. Sorrisi come mai prima e le risposi“Non importa, loro per me sono importanti perché ti hanno fatto diventare quella che sei e non m’importa se mi odieranno, li rispetterò sempre per rispetto a te!”
“Sì Ian, ma a loro non piace che io stia con un uomo tanto lontano, tanto diverso da me e…” ribattè sconsolata, ma io dolcemente le dissi pianissimo “e gli faremo cambiare idea, vedrai. Tu prova a dire loro che vorrei tanto conoscerli, che ti amo e che vorrei tenerti per sempre nella mia vita, e vediamo se non migliora un po’ la cosa…”
Sorrise soltanto e sbuffando mi disse che ci avrebbe provato, e così si mise al telefono, e io feci per allontanarmi e lasciarle un po’ di privacy, ma fui richiamato e mi girai per chiedere “cosa?” e lei senza guardarmi negli occhi disse piano “…ti amo idiota” facendomi scoppiare il cuore.
Capitolo 28: Natale
E così la famiglia Mac Cain- Ruiz si decise ad accettarci, e noi ci preparammo a trascorrere nove giorni da loro. Partimmo il giorno prima della discussione della tesi di Ariel, e lei ovviamente era nervosissima. Passammo buona parte del volo a lavorare alla sua esposizione, e io feci finta di non essere totalmente terrorizzato all’idea di dover incontrare la sua famiglia, perché non mi sembrava il caso di innervosirla ancora di più. E poi, poco prima dell’atterraggio, si appoggiò sulla mia spalla e mi disse piano “…abbi pazienza con loro e non smettere di amarmi solo perché ho una famiglia di matti. Volevo aspettare di essere incinta prima di presentarteli, così il tuo senso di responsabilità non ti avrebbe permesso di fare marcia indietro”.
“Nessun problema, lo facciamo adesso un bambino, così sei più tranquilla…” le risposi ridendo e così iniziammo a farci un sacco di coccole, ma l’omone seduto insieme a noi sembrava troppo interessato ad assistere, così smettemmo subito.
 “Dai, parlami di loro: come si chiamano, cosa fanno eccetera...”le dissi, cercando di calmarmi, ma ero abbastanza su di giri e lei rideva soltanto.
 “Allora il capofamiglia è mio nonno Aonghas, ossia Angus in gaelico, anche se le vocali sono completamente diverse. Lui aveva un’azienda di prodotti bio, ma ha dovuto chiuderla e adesso lui, mia nonna, mia madre e mio padre lavorano nella piccola pasticceria di famiglia. Un piccolo posto speciale e profumato. Mia nonna si chiama Molly è irlandese, mio nonno dice sempre che è l’unica “rossa” che lui tollera. E' la cuoca della famiglia, una mamma magnifica e una stupenda nonna. E’ una sacerdotessa Wiccan, ma è molto aperta nei confronti delle altre religioni, quindi non ti farà storie. Oso dire che secondo me le piacerai. Molly e Angus hanno avuto tre figlie: Isabelle, Mina e Luna. Mia zia Mina, purtroppo, è morta nel sonno a soli quattro mesi, per questo non si parla mai di bambini a casa mia. Luna fa l’avvocato e da anni ha chiuso i contatti con noi, ci manda solo tipo una cartolina a Natale. Non credo di averla mai vista in realtà. Isabelle, o come la chiama mio padre “Bella” è mia madre. E’ una donna molto rigida, ed è quella che insieme a suo padre è più risentita per la mia scelta di vivere in America, perché mi ripete spesso che non mi ha cresciuta per essere schiava di un uomo. E poi c'è mio padre, che è esattamente il suo contrario. E’ buono, dolce e gentile. Un folle sdolcinato che dice sempre che sua moglie è la donna più bella del mondo. Lei lo tratta sempre male, un po’ come faccio io con te, ma si amano tanto. Papà si chiama Raul, Pedro, Vasquez Ruiz, è un musicista, stilista, sarto e anche panettiere. Adora creare, che si tratti della decorazione di una torta o di un abito di halloween lui deve metterci becco. Per questo sono certa che alla fine vi adorerete, anche lui è pazzo e si perde nei suoi pensieri proprio come te. E poi chi manca? Ah i miei fratelli: sono la prima figlia, poi c’è mia sorella Sophie che è il genio della famiglia, ha ereditato da mia nonna la passione per le pozioni e studia sempre chimica. E’ un genio di sedici anni con pochi amici e un sacco di bei voti a scuola, ma è carina, non ci si annoia con lei come potrebbe sembrare. Poi c’è mio fratello, Pablo, che ha il nome di mio nonno spagnolo, che ha tredici anni ed è in quell’età strana in cui non si capisce cosa ama. Non è proprio simpatico o divertente, ma si sa voi maschi da adolescenti siete bizzarri e insopportabili. E poi c’è Marie, la mia hermanita di quattro anni che mi manca da impazzire! Credo di aver finito…ah va beh poi ci sono i cani…”mentre finiva il discorso il pilota annunciò che stavamo per atterrare lei improvvisamente mi sorrise e disse “Cazzo, ma quanto abbiamo amoreggiato? Adesso non ho il tempo di prepararti! Merda! Ok tu semplicemente sii il mio Ian e…ti odieranno per un po’ ma tu non farci caso”
Scendemmo dall’aereo e la sua assurda famiglia era tutta agli arrivi ad aspettarci tutti ci accolsero con molto entusiasmo, ma suo padre e il suo spaventoso nonno che sembrava un vichingo erano lì a confabulare. Capii che parlavano di me e…mi si gelò il sangue! Fortunatamente dovevamo prendere Buck quindi scappai e ritornai un’ora dopo con il carrello bagagli e Buck. Salimmo in macchina con la nonna di Ariel che fu molto carina con me e mi fece tanti complimenti per Buck che poveretto era ancora sotto sedazione e russava in modo incivile!
Arrivati a casa facemmo le presentazioni ufficiali e il padre di V mi guardò male e disse una cosa in spagnolo alla figlia che sorrise e gli gridò soltanto “Callate.” Lui continuò a parlare e aveva l’aria di uno che si fosse incazzato sul serio, così lo prese per un braccio e lo portò via in modo molto scortese. Avete capito? Lei portò via il padre, come se volesse metterlo in punizione. Questa cosa mi fece sorridere per qualche istante. Rimasi solo, ma Molly fu molto gentile con me. Mi fece accomodare in salotto offrendomi da bere e da mangiare, e disse con il sorriso “Tutto bene?Il viaggio...l'accoglienza...tutto?”
Io cercai di essere cortese e la ringraziai per tutto, ma lei ridacchiando mi disse “…grazie a te per aver mostrato a mia nipote cosa sia veramente l’amore. I suoi genitori sono piuttosto disfunzionali e per tutta la vita ho temuto che lei fosse come loro, ma poi l’ho guardata negli occhi e ho capito che hai rotto l’incantesimo…” e a me venne quasi voglia di abbracciarla.
In quel momento giunse Isabelle, con la stessa identica espressione della figlia quando era arrabbiata, così provai ad essere gentile, a ringraziarla, ma lei rimase a fissarmi impassibile con il sopracciglio alzato ed io pensai che mi odiasse davvero. Mi chiese di seguito mille cose, tutte estremamente compromettenti, come ad esempio se fossi sposato, se amassi sua figlia, e anche “quante ragazzine della metà dei tuoi anni hai avuto?” ma io fui comunque gentile, anche se sembrava un interrogatorio e le spiegai che ero molto innamorato di sua figlia, che per me era una cosa seria, ma lei non sembrava davvero credermi. Fu Molly a scacciarla, vedendo l’imbarazzo sul mio viso, e poi con molta dolcezza mi disse “Ah non temere per Raul e Isabelle, sono risentiti ma si renderanno conto che la luce negli occhi della loro bambina vale più di orgoglio, gelosia e pregiudizi.”
Sorrisi e Molly aggiunse “ Isabelle non capirà mai totalmente cosa vi è successo, ma Raul sì. E se non dovesse capire, ti accetterebbe lo stesso, perché non l’ha mai vinta con Ariel…”
 Eh già, come se fosse facile averla vinta con lei. Isabelle sentendo il nostro discorso aggiunse “Non l’ha mai avuta vinta neanche con Marie, che ha quattro anni, figuriamoci con Ariel che tiene testa persino al nonno. Raul deve sempre fare queste scene ridicole e poi piangere come una bambina con le mestruazioni”
Non risi, ma Molly ridendo aggiunse “Ha tantissimi meriti quell’uomo, e se il cuore di Ariel è tanto grande è sicuramente anche merito suo…” e Isabelle uscì sbuffando. Pensai a cosa dire, ma in quel momento riapparve la mia amata, che sorridendo mi disse “Vieni ti accompagno a fare una doccia” feci per alzarmi, quando uscì suo padre che si asciugò le lacrime e l’abbracciò. Ovviamente a V non piacque quell'abbraccio, portò gli occhi al cielo con fare estremamente seccato, ma a lui non parve importare. Poi fece una cosa del tutto imprevista: si avvicinò, mi abbracciò fortissimo e…mi baciò le guance! Sorrisi imbarazzato e dissi solo “grazie” ma lui ricominciò a piangere e a farfugliare qualcosa. Molly mi guardò e ridendo disse “te l’avevo detto…non è lui il mastino di casa, non ci assomiglia nemmeno. Il vero osso duro della situazione è mio marito. Hai osato sfiorare la sua nipote preferita, quindi non aspettarti clemenza…”
Ah se c’era una cosa che Ariel e sua nonna avevano in comune era l’essere rassicuranti. Così cominciai ad aver paura che l’altissimo uomo scozzese volesse decapitarmi stile Highlander. E credetemi: data la sua stazza poteva farlo eccome! Facemmo la doccia e poi lei si mise a sistemare le sue cose per il giorno successivo e a chiacchierare con gli amici al telefono. Fui davvero immensamente felice all’idea che anche Mark avrebbe partecipato alla sua festa, perché se vi ricordate, era un amico di V molto malato che avevo conosciuto la notte prima di portarla via.
“…deve stare attento e fare mille controlli, ma il trapianto di midollo ha funzionato e sta davvero benissimo. Pensa che ha anche trovato un fidanzato bellissimo!” mi disse entusiasta, ed io pensai che fosse fantastico. Quella sera riuscii ad evitare il nonno incazzato, perché il fuso orario ci aveva sconvolti e volevamo solo dormire accoccolati l’uno contro l’altro, così mi sentii al sicuro, ma fu uno sbaglio.
Il giorno dopo fui molto felice di rivedere Nigel, Pete, Kim e Mark, e loro mi accolsero davvero con moltissimo affetto. Mancava Sean, ma nessuno lo menzionò e quando chiesi a Kim di Val lei ridacchiando scosse solo la testa, sconvolgendomi. La cerimonia fu piuttosto breve ed io mi emozionai un sacco, ve lo dico. Nigel mi prese anche parecchio in giro per questa cosa, ma lei mi sorrise soltanto quando glielo dissero.
Ovviamente non ebbi l’onore di essere il primo uomo a congratularmi con lei, perché un enorme vichingo di due metri la strinse forte e le disse una serie di cose in gaelico che la fecero solo sorridere. Ci mise un po’ ad arrivare a me, ovviamente, ma mi baciò soltanto ed io le dissi che ero fiero di lei, facendo commuovere Pete. Rientrammo a casa sua felicissimi, ma ci fu un enorme problema floreale. Vedete, avevo ordinato dei fiori, ma non erano arrivati in tempo, così mi ero presentato a mani vuote alla sua discussione, ma quando tornammo a casa e li trovammo ne nacque un putiferio. Scoprii che sia sua madre che sua nonna erano contrarie a questa “triviale usanza di massacrare delle creature della natura solo per farle decomporre nelle case dei ricchi” e vi giuro che mi sentii un idiota totale, ma Ariel rigidissima rispose che era solo un regalo.
“E sono i primi fiori che ricevo. Sono splendidi Ian…” mi disse con un sorriso tenerissimo, ma io volevo solo spararmi, davvero. E poi pranzammo con la sua famiglia e giunse il momento di affrontare il vichingo, che però sembrava a tutti i costi volermi ignorare fino a quando Ariel non gli raccontò che le avevo regalato il libro di Robert Burns.
“Adesso ha insozzato anche il più bel ricordo che ho della mia bambina da piccola…” ruggì improvvisamente, sbattendo il pugno sul tavolo e ve lo giuro: mi sentii minuscolo. Nessuno osava parlare o anche solo guardarlo, ma lei si alzò esattamente con il suo stesso atteggiamento e gli ruggì “basta, ti stai comportando da ragazzino immaturo…” lasciando tutti con il fiato sospeso, soprattutto suo padre.
“Non osare ragazzina…” rispose lui alzandosi e provando a fissarla male, ma senza grandi risultati. L’amava troppo, e anche se furioso, il suo sguardo era comunque velato da una certa dolcezza.
E poi successe. Non so cosa, in realtà, ma Ariel mi guardò e sorridendo disse qualcosa in gaelico che fece spalancare la bocca a Molly e lasciò lui totalmente di stucco. Io, Raul e i fratelli di Ariel non avevamo la minima idea di cosa stesse succedendo, ma fu molto strano, perché Angus provò a dire qualcosa, ma Molly lo interruppe e disse solo “…va’ di sopra, metabolizza il colpo e poi torni a dirci che ne pensi” e lui miracolosamente obbedì.
“Io non ho capito niente…”commentò Raul, ma Ariel ridendo disse piano “poi ne parliamo” e sembrò aver chiuso il discorso, ma venti minuti dopo il vichingo rientrò e sedendosi di fronte a me ringhiò rigidissimo “non mi piaci. Per niente” lasciandomi totalmente perplesso.
“Mi dispiace, ma è certo di questo? Insomma…di fatto non sa nulla di me. Magari potrei provare a farle cambiare idea…” gli risposi educatamente, e lui ringhiò che avevo quindici minuti per fare un riassunto della mia vita. Ci provai, davvero, ma come avete capito non sono uno bravo con i riassunti e lui si indispettì ancora di più. Così intervenne lei ragazzi, e fu di una tenerezza infinita. Disse solo “nonno, Ian è l’uomo più cortese, gentile e generoso che conosco. Si è offerto di prestarmi dei soldi e non sapeva neanche chi fossi, si è occupato di suo nipote a soli 17 anni perché era rimasto orfano, aiuta i miei amici senza mai chiedere nulla in cambio. Per me è importante…per favore…”
Aveva cambiato tono, e a quanto pare nessuno era abituato a quel tono, perché il burbero omaccione sorrise soltanto e disse “e sia…ce lo faremo piacere questo irlandese ripulito” ed io capii che non avrei mai avuto un momento migliore.
Trascorremmo qualche giorno in completa serenità, e lei mi costrinse ad andare a casa dei miei prima di Natale. Erano più tranquilli ora che avevo una donna e mi diedero molto meno il tormento, anche se mio padre continuava a non credere davvero ai sentimenti di lei perché era troppo bella per me.
I momenti migliori delle vacanza, comunque li trascorremmo a casa sua. Mi affezionai un sacco alla sorellina di V, Marie, un angioletto con i capelli neri e gli occhioni verdi di sua sorella. Piccola, dolce e tanto adorabile da aver fatto innamorare persino Buck che adorava scodinzolarle intorno e ogni volta che poteva la sbaciucchiava tutta! Amavo Marie, sul serio! E a lei piacevo, tant’è vero che mi disse che “eravamo migliori amici” e si addormentò addosso a me. La mia glaciale fidanzata sorrise e mi sussurrò nell’orecchio “Sei magnifico con una bambina in braccio!” ed io le dissi solo che sarebbe stato più bello se fosse stata sua.
 Ero felice sinceramente, fino ad ora nessuno aveva parlato male delle mie scelte di vita, insomma era un Natale strano! Socializzai un po’ con il nonno di Ariel e molto di più con suo padre, che mi confessò di non essere mai piaciuto ad Angus, ma di essersene sempre fregato.
“Sei una brava persona Ian, e alla fine sono contento che abbia scelto te e non uno di quei suoi strani amici tatuati…”mi confessò Raul in uno slancio di gentilezza e io lo ringraziai, ma poi giunse Marie a reclamarmi e lui mi chiese se mi piacessero i bambini ed io annuii soltanto.
 “Marie è identica ad Ariel da piccola. Pablo e Sophie erano completamenti diversi ma Marie e Ariel sono fatte con lo stampino.”
Ma davvero? Raul sorrise e mi porse una cosa: era l’album di foto di Ariel da bambina. Mio Dio era dolce e adorabile e…
“che cazzo state facendo? Non gli starai mica mostrando le mie foto eh?Sempre con questa abitudine del cazzo di imbarazzarmi!” gridò furiosa e io le chiesi di sedersi con me a guardarle, ma lei ridendo disse “Aiuto mia nonna con la cena. E tu non provare a raccontargli cose imbarazzanti. Evita di farmi vergognare ancora di più.”
Sinceramente fu tutto perfetto, il Natale, le compere, le feste con gli amici e persino i regali. La notte del 24 dopo la cena e i rituali pagani, andammo tutti a letto e Ariel sorridendo mi chiese se volessi il mio regalo di Natale. Ok, ok, ok fucilatemi, ma io pensai ad una cosa spinta così le dissi “non aspettavo altro” ma lei tirò fuori una cosa che mi fermò il cuore.
“Non so se è di valore, non credo, ma la stavo cercando da tanto tempo perché so che ami questo libro…”disse, porgendomi una versione molto vecchia di un libro di Hemingway che avevo sempre amato ed io rimasi senza parole.
“…e ho fatto anche una cosa che forse ti farà arrabbiare, ad essere sinceri, perché toglie al libro tutto il valore” aggiunse, un po’ agitata e quando le chiesi cosa fosse mi disse piano “…vedi, ero sicura che non sarei mai riuscita a parlarti dei miei sentimenti, così l’ho scritto nel libro. C’è una specie di dichiarazione in giro per le pagine, un po’ come la tua nella Tempesta…”
Mi sciolsi, totalmente e le dissi un sacco di cose dolcissime, ma lei sussurrò piano “ti amo Ian. E’ il miglior Natale della mia vita…”e a me veniva quasi da piangere, ve lo dico. Era un regalo perfetto e lei era perfetta. Stronza, irascibile, gelosa ma perfetta.
 Non vi dico la faccia che fece quando vide il mio regalo: si mise pollice e indice sugli occhi e ridendo disse “Dimmi che non sono diamanti…” E’ esattamente lo slogan delle gioiellerie più famose, no? Insomma esiste una donna in tutto il maledetto mondo che dica “dimmi che non sono diamanti?”
Domanda idiota:nessuno al mondo era come lei. E così… indovinate? Mi giustificai! Insomma vi sembra possibile? Certo, a pensarci avrei dovuto saperlo che i minatori facevano una vita di merda e molti morivano per prendere i diamanti e che cavolo!Lei sorrise e disse “Sono bellissimi, ma non diciamolo in giro, ok?” E così il mio regalo preziosissimo doveva essere taciuto, meglio se le regalavo milioni e milioni di tacchini. Ero offeso, contrariato, ma quando Ariel vide il mio secondo regalo, reagì in modo assurdo. Avevo comprato un album ad un mercatino e lo avevo riempito di foto nostre, scrivendo una serie di cose del tipo “…qui è la prima volta in cui ho pensato che fossi stupenda” o anche “questo è il momento in cui mi sono innamorato di te”. Lei impazzì e commossa mi strinse forte dicendomi che era il più bel regalo che avesse mai ricevuto. Quando si addormentò, però, io aprii il mio libro e feci davvero fatica a trattenere le lacrime leggendo le sue parole.
“Ci sono storie che iniziano nel modo più sbagliato, come la nostra. Persone che si scontrano per caso nel loro percorso di vita, universi che impattano l’uno contro l’altro con violenza. E non è bello o semplice, è traumatico e doloroso come solo la nascita di qualcosa di nuovo può essere. Universi che si scontrano e rimangono letteralmente incastrati l’uno nell’altro, in un indissolubile legame che li porta inevitabilmente a trasformarsi in qualcosa di diverso e speciale. Io pensavo male di te, Ian. La prima volta che ti ho visto, ho solo pensato che volevo farti cose oscene. Poi mi hai raccontato di te, dei tuoi personaggi, della ex lesbica e mi hai dato la possibilità di guardare nel tuo universo e ho scoperto che era un bel posto dove stare. Ho scoperto che con te è tutto magico e speciale, che anche le cose più grigie sono multicolor viste nella tua ottica e… sono una persona migliore con te accanto. E anche se litighiamo, anche se a volte scappo, sappi che tornerò sempre da te, perché il mio universo è migliore ora che c’è dentro il tuo. E scusami per queste parole sciocche e senza senso, perché io non so scrivere, ma stavo cercando solo il modo più romantico per dirti che ti amo. Buon Natale, mio amato Ian”
E fu così che per la prima volta in tanti anni, capii cosa vuol dire piangere di felicità. Mi ritrovai accanto a lei con le lacrime agli occhi, pensando soltanto che era impossibile che mi fosse capitato davvero, ed invece eccola lì: bella, piccola e dolce addormentata accanto a me ed io ero l’uomo più fortunato del mondo.
Nota:
Ciao a tutti, non so se ci siete ancora, ma nel caso ci fosse qualcuno, sappiate che ho deciso di chiudere questa storia a breve. Ci sarebbe anche il seguito, ma non so, vedremo se qualcuno di voi vorrà leggerlo. Allora come stanno andando questi due? Siete delusi o contenti per loro? Fatemi sapere, vi aspetto.
   
 
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