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Autore: LadyHeather83    26/10/2020    4 recensioni
Mai se nè andata dalla Capsule Corporation insieme a Pilaf e a Shu, dopo aver confessato a Trunks il suo segreto.
Può questo separarli per sempre?
Estratto dal 2^ Cap. “Ehi Mai a cosa stai pensando?” Pilaf interruppe i suoi pensieri porgendole un pezzo di pane.
Non mangiavano da giorni e quel pasto era l’unica cosa che era riuscito a racimolare, o meglio a rubare al panettiere lì vicino.
“Non ho fame” Gli disse senza prendere niente.
“Devi pur mangiare qualcosa” Le disse Shu ancora con il fiatone per la corsa appena fatta per seminare quel pover uomo che li aveva beccati sul fatto.
“ Se solo fossimo rimasti alla Capsule Corp., lì avremo avuto di tutto” Si lamentò Pilaf addentando qual pasto.
“Già…ma perché ce ne siamo andati?” Chiese Shu facendo la stessa cosa.
“Perché Mai si è presa una cotta per il ragazzino e …” Non fece tempo a finire la frase che gli arrivò un sonoro ceffone che gli fece la guancia rossa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mai, Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ALLA RICERCA DI MAI

*

Capitolo 27

*

Era trascorso più di un anno, da quando Trunks e Mai, si erano finalmente ritrovati, ed avevano iniziato a frequentarsi come due fidanzati.

Da quando avevano deciso di provarci veramente, lasciandosi inutili congetture e insicurezze alle spalle, il loro rapporto era decollato in una bellissima storia d’amore.

Certo, tra alti e bassi, come capita a tutte le coppie.

Di cose ne erano cambiate parecchie, non erano più i Trunks e Mai di undici anni prima, erano maturati, con una visione della vita tutta nuova e nuovi obiettivi.

Si erano realizzati a livello lavorativo, ottenendo, chi con poca e chi con tanta fatica, i loro obiettivi.

Mai si era trasferita nella Città Dell’Ovest, in un appartamento all’ultimo piano su di una palazzina, a pochi passi dalla Capsule Corporation, nonostante Trunks, le avesse chiesto insistentemente di trasferirsi da lui, questa, non volle sentire ragioni, eppure aveva vissuto ben dieci anni in casa sua, quando erano più piccoli, e non stavano nemmeno insieme, quindi, non riusciva a vedere quale fosse il problema di un suo rifiuto, anzi forse ora sarebbe stato diverso, visto l’evolversi del loro rapporto.

“Ma perché non vieni da me, sarebbe tutto più facile” Le aveva detto Trunks, dopo la visita all’ennesimo appartamento.

Gli sembravano tutti inadeguati per lei.

“Voglio procedere per gradi, e poi ho bisogno della mia privacy” Gli aveva risposto sbuffando.

“Allora quando sarai pronta, sai che quella porta sarà sempre aperta, forse per noi due è un po' piccola, ma potremo ovviare al problema, trasferendoci in una casa più grande.”

Trunks, lo sai che ti amo tanto, non dubitarne mai, e non prendere questa mia presa di posizione come un’insicurezza”

“Ti amo tanto anch’io, Mai. Mi sarà difficile starti lontano e non trovarti a casa ad aspettarmi, o viceversa”.

“Non sarà per sempre…mi ci devo un po' abituare, sai che i cambiamenti repentini mi mettono ansia. Già trasferirmi è un enorme passo”.

“Ti darò tutto il tempo di cui hai bisogno, ma promettimi che non sparirai”.

“Sarei una pazza se lo facessi di nuovo”.

*

Di privacy in ogni caso, l’avrebbe avuta anche in quella casa.

Suo padre era spesso fuori casa, per non dire fuori pianeta o addirittura fuori universo; Bra, passava molto tempo in camera sua a studiare; sua madre, come al solito, si fermava sempre più del previsto nei laboratori; e lui aveva il suo spazio poco distante.

E i suoi nonni, ormai anziani, partirono per un lungo viaggio intorno al mondo, godendosi gli ultimi anni di vita, in santa pace.

Non mancavano, sparse sopra delle mensole all’ingresso, le innumerevoli foto alla rinfusa, chiamate e regali dai posti più incredibili ed inesplorati del nostro pianeta.

Mai, come già si sa, aveva ottenuto il posto di Generale dell’esercito della capitale, compito che svolgeva ogni giorno egregiamente, si destreggiava tra una scartoffia e l’altra, in esercitazioni, e missioni, a volte anche pericolose.

Cosa che faceva sempre accapponare la pelle al saiyan, ricordando quell’unica volta, in cui ha assistito alle sue eroiche gesta, ed era finita in ospedale, salvata per il rotto della cuffia, grazie a lui.

Devi stare tranquillo Trunks, non mi succederà niente” Gli continuava a dire ogni volta.

*

Era trascorso più di un anno, ed oggi è il compleanno di Mai.

Si era raccomandata con tutti e tre, di non organizzare niente di stravagante, per festeggiare l’evento, aveva messo le mani avanti ancora il mese prima, sia con Bra che con Bulma, conoscendo il loro brio, negli allestimenti, visto che le aveva stanate proprio a parlarne in salotto, davanti una tazza di .

“Va benissimo almeno un pranzo in famiglia?” Aveva chiesto Bra.

Almeno questo glielo doveva concedere.

“Ok, ma niente festoni, regali e cose del genere” Impose.

“Grazie, grazie” Saltellò la giovane saiyan abbracciandola.

“Bra” Disse con voce tremolante “…mi stai stritolando” A volte quella ragazza dimenticava di essere una discendente di quella stirpe, ma non dimenticava mai di essere una principessa, legittima erede al trono, di un regno che non esiste, purtroppo più.

A questo le piaceva molto giocare da bambina, ma ora, era cresciuta.

*

Era trascorso più di un anno, e non immaginava che oggi, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.

Entrò in macchina e sospirando tenendo quell’oggetto, ancora in scatola chiusa, tra le mani, continuando a rigirarselo tra le dita tremolanti.

Lo cacciò dentro la borsetta, con l’intento di riprenderlo appena arrivata a casa, doveva fare assolutamente quel test.

Eppure, nonostante una sera avesse dimenticato di prendere la solita pillola, le rosse, erano arrivate puntuali, non un flusso della solita consistenza e durata, ma pur sempre arrivate, poteva succedere durante un periodo abbastanza stressante.

Però, il mese successivo non si presentarono all’appuntamento prestabilito, non era mai in ritardo, ma sempre stata puntuale come un orologio svizzero.

*

Era trascorso più di un anno, e Trunks si sentiva l’uomo più felice sulla faccia della Terra.

Aveva tutto quello di cui aveva bisogno: una famiglia che lo amava tanto, a suo modo; non una ragazza, ma la sua ragazza; oltre ad amici sempre presenti.

Tirò fuori dal primo cassetto della scrivania una scatolina rossa di velluto, che al suo interno custodiva un anello di diamanti, le avrebbe fatto la proposta quel giorno, se lei avesse accettato di andare a vivere finalmente con lui.

Ne stavano parlando da un po', ed erano anche andati a far visita ad alcune case, senza trovare al momento quella perfetta.

Di matrimonio invece, non se ne era parlato, quella fu un’idea del glicine, un po' spinto anche da Goten, che finalmente aveva trovato il coraggio e il momento adatto a dichiararsi a Valese, rendendolo l’uomo più felice del mondo.

E questa sua felicità, la si poteva leggere anche nei suoi occhi, nel momento in cui glielo aveva comunicato all’amico.

Fu distratto dal cellulare che trillò insistentemente, facendogli già intuire, chi fosse il suo interlocutore.

“Bra?”

“Ma quanto ci metti a rispondere?”.

“Ero occupato, non posso mollare tutto per parlare con te” Si giustificò tirando indietro lo schienale della poltrona.

“Senti, devi passare alla pasticceria a prendere la torta, io sono impegnata con la mamma a preparare il pranzo”.

“Va bene ci vado subito e vado anche a prendere Mai” Volse uno sguardo veloce all’orologio attaccato alla parete, che segnava le dodici in punto.

“Ah! Guarda che è tornato anche papà mezz’ora fa”.

Si stupì di quella notizia, in genere non lasciava gli allenamenti per cose, a detta sua, frivole, come festeggiare un compleanno.

“Bene, dai così ci saremo tutti, a dopo”. Chiuse la conversazione sospirando.

*

Due linee rosa e ben marcate.

*

Mai era bellissima in quel suo outfit.

Portava dei pantaloni a sigaretta neri, una camicetta in cotone bianca, e il cappotto lungo fino alle ginocchia, color cammello, molto in voga in quel periodo autunnale.

Da quando era diventata la sua ragazza, aveva cambiato modo di vestire, durante i suoi innumerevoli incontri.

“Non voglio che tu ti senta in imbarazzo, per come mi vesto, e poi…mi piacciono questi straccetti”

“Straccetti?” Fece di rimando “…non farti sentire da Bra, i vestiti, scarpe e borse, sono fari di speranza”.

“Dovrebbe fare la consulente di immagine, è molto portata.”

“E’ la sua passione”.

“A me hanno sempre detto, fai di una tua passione, il tuo lavoro. E così ho fatto”.

Questa fu una delle loro tante conversazioni di questi mesi.

“Tanti auguri” Le disse andandole incontro con un mazzo di rose, abbracciandola e stampandole un bacio leggero a fior di labbra.

“Lo hai sentito anche tu?” Chiese guardandosi attorno.

“Che cosa?” Fece di rimando lei.

Trunks ci pensò un attimo, prima di descriverle il rumore “Era un tintinnio, come di un campanello, molto debole però”.

Mai sorrise “Non so di cosa tu stia parlando, forse è il rumore del mio braccialetto” Lo tirò fuori dalla manica del cappotto, provando ad agitarlo.

“Forse” Disse, ma non ne fu convinto.

“Allora non ho idea” Non poteva immaginare invece, che era proprio quel piccolo esserino che cresceva dentro di lei, ad attirare l’attenzione.

“Sei bellissima” Le disse sorridendo, ammirandola in tutto il suo splendore.

“Grazie, ma sei di parte”.

“E’ solo la verità, guarda che vedo come altri ragazzi ti guardano, quando siamo assieme”.

“Per quel che ne so, potrebbero guardare anche te” Rise sotto i baffi.

“Oddio, non ci avevo pensato” La spalleggiò, ingranando la prima marcia.

*

L’enorme cancello della residenza, si aprì e imboccarono con la macchina, il vialetto allestito per il percorso dedicato agli autoveicoli.

Trunks, parcheggiò difronte la sua piccola casa, il suo angolo di paradiso, come era solito a chiamarlo.

“Va intanto avanti, io ti raggiungo” Le disse mostrandogli una valigetta, che avrebbe depositato in casa, probabilmente conteneva i documenti, che il giovane presidente, aveva portato a casa per visionarli l’indomani.

Mai suonò alla porta, e l’accolse Vegeta.

“Ciao Vegeta”.

Un tintinnio.

“Ah!” Esclamò guardandola il ventre “…immagino che oggi sarà una giornata speciale, ho fatto bene a tornare, non me lo sarei perso” Disse chiudendo la porta dietro di lei.

“Di cosa stai parlando?” Le chiese iniziando a sudare e tremare.

“Sta tranquilla, non lo dirò a nessuno. Piuttosto, Trunks lo sa?”

“Sa cosa?”

“Non fare la finta tonta con me…sa che sei incinta?”

Mai strabuzzò gli occhi, come faceva a saperlo, e solo con uno sguardo, controllò subito la pancia, se aveva qualche rigonfiamento in bella vista, ma il suo ventre era piatto, non aveva segni visibili di una gravidanza appena iniziata.

“Ma come…”

“Non hai risposto alla mia domanda”.

“No, non lo sa. Ma tu piuttosto come hai fatto?”

“Quel tintinnio fastidioso, adesso mi ci vorranno mesi, prima di togliermelo dalla testa”. Si lamentò imboccando il corridoio per arrivare in sala da pranzo, seguito da lei, in cerca di risposte.

“Anche Trunks lo ha sentito”.

“Allora lo sa”.

“No, non gliel’ho ancora detto, volevo essere sicura prima”. Balbettò incredula, credeva di conoscere bene i saiyan, ma le loro grandi doti, erano in grado di sorprenderla ogni volta.

“Beh! Ora lo sei”.

“Ti prego, non dire niente”.

“Infatti dovresti esserlo tu a farlo”

“Di che cosa state parlando voi due?” Chiese Bulma apparsa sullo stipite della porta con dei piatti da portata in mano.

***

continua

*

Angolo dell’autrice: Ciao a tutti, e grazie come sempre di essere arrivati fino a qui, scusatemi se non vi ho avvertito del salto temporale, ma l’ho fatto volutamente, anche se era prevedibile.

Spero abbiate apprezzato anche questo capitolo.

Allora, non so se sia possibile una cosa del genere, cioè che i saiyan abbiano questa capacità nella serie, anche se non mi pareva, soprattutto quando Videl, è incinta di Pan, nessuno ne percepisce l’aura.

Ma mi è sempre piaciuta come idea.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Erika

  
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