Capitolo
1
-
Capitano… ehi, Capitano! –
Oliver
distolse lo sguardo da Roger, e dal suo prolungato
impegno nell’elencare come e perché
l’universo remasse contro di lui e contro i
suoi tentativi di rimorchio presentandogli Cedric Diggory in ogni dove,
e
increspò le labbra sottili in un sorriso alla vista del
terzetto che avanzava
compatto verso di lui.
Louise
ed Eulalia erano le uniche due ragazze della squadra
che avevano accettato di partecipare al Camp, a dimostrazione
dell’attenzione e
dell’impegno che mettevano in tutto ciò che
facevano, e Amos veniva appena
dietro di loro.
Ciò
significava, facendo rapidamente i conti, che quasi metà
della loro squadra aveva ignorato il suo diktat. Insomma, pensavano
seriamente
che avrebbe loro perdonato il fatto di aver saltato tre mesi di Camp
solo per
oziare a pancia all’aria su qualche spiaggia esotica o a
bordo piscina?
-
Ecco che ricomincia – asserì Eulalia, in una
sventagliata di
capelli rossi, mentre dava di gomito alla bionda al suo fianco.
Louise
inarcò un sopracciglio perfettamente curato e lo
osservò dalla testa ai piedi, le labbra tinte di borgogna
increspate in una
smorfia ironica.
-
Sta ricominciando a pulsarti quella brutta vena sul collo.
Dovresti proprio rilassarti, Olly Lolly.
–
Amos
trattenne una risata alla vista del ragazzo che avvampava
e bofonchiava qualcosa a mezza bocca. Louise ed Oliver si conoscevano
da
sempre, merito della storica amicizia dei loro genitori e del fatto che
fossero
vicini di casa, ed erano a conoscenza di tutti i segreti imbarazzanti
dell’una
e dell’altro.
Amos
non sapeva che storia ci fosse dietro a quel particolare
soprannome, già di per sé abbastanza avvilente da
non volere che fosse reso
noto, ma l’espressione di Oliver diceva chiaramente che fosse
qualcosa di molto
imbarazzante.
Come
se gli avesse letto nel pensiero, Eulalia giunse
prontamente a dare manforte all’amica: - Un giorno dovrai
raccontarmi quella
storia. –
-
Assolutamente, è una storia davvero interessante
e… -
-
Lulù! –
Il tono
d’avvertimento
di Oliver parve riportare la bionda sulla retta via. Tuttavia
durò poco, perché
il suo bel viso assunse l’espressione di una vera e propria
furia.
-
Come mi hai chiamata?
–
-
Oh, andiamo. Se tu puoi chiamarmi in quel modo allora io… -
-
Allora tu niente. Sei un uomo morto, Baston –
asserì,
zittendolo, mentre gli puntava un dito contro e iniziava a sbraitare
una serie
di minacce poco velate su ciò che gli avrebbe fatto se
avesse anche solo osato
chiamarla nuovamente in quel modo.
Continuarono
per alcuni minuti finchè Amos non si voltò verso
la compagna e domandò, incerto: - Non dovremmo fermarli?
–
-
Non direi… Io punto cinque Galeoni su Lou –
asserì Eulalia,
dandogli una pacca sulla spalla.
Il
tocco fu tanto vigoroso da costringere Amos a massaggiarsi
leggermente l’articolazione, ingoiando
un’imprecazione. A quanto sembrava
quelle settimane passate fuori scuola non avevano miracolosamente
insegnato
alla loro Battitrice come dosare la sua forza.
*
-
Sembra che ne vedremo davvero delle belle in queste
settimane – sentenziò Alan, osservando la coppia
di Grifondoro intenta a
battibeccare tra loro.
Sol
annuì, ridacchiando alla vista della bionda che si
toglieva una scarpa per lanciarla dritta in testa ad Oliver.
-
Sembrano una vecchia coppia sposata. Tu che ne pensi, Alex? –
Il
Corvonero si strinse nelle spalle, trascinando nervosamente
un piede contro l’erba.
-
Non saprei... immagino che siano sempre un po’ troppo
chiassosi e melodrammatici. –
Aveva
sempre evitato di soffermarsi troppo sul riflettere su
quei due. Oliver Baston sembrava il classico golden boy inavvicinabile,
troppo
popolare anche solo per pensare di degnare di un’occhiata un
Corvonero timido e
introverso come lui, mentre Louise Sterling.
Beh,
non aveva alcuna difficoltà ad ammettere che quella
ragazza gli faceva paura.
Era
totalmente imprevedibile e fuori controllo, il genere di
persona che un attimo prima rideva e scherzava e quello dopo diventava
una
furia assetata di sangue.
Decisamente
non la persona più adatta con cui rompere il
ghiaccio, a suo giudizio.
- Sono decisamente
chiassosi, dopotutto sono Grifondoro, ma credo che l’unica
drama queen sia
Louise qui in mezzo. –
-
Lei e Roger -, la corresse Alan sorridendo bonariamente, - non
dimenticarti di lui. –
Come
appellato da un qualche incantesimo non verbale, il
Capitano dei Corvonero si avvicinò loro con un sorrisone
gigantesco.
-
Chi è che si dimentica di me? -, fece l’occhiolino
a Sol, - Spero
non te, bellezza. –
-
Ovviamente -, sbuffò lei per tutta risposta roteando gli
occhi al cielo, - sia mai. –
Tuttavia
il suo commento parve non colpirlo particolarmente.
Non che fosse una novità, sembrava che nulla potesse ferire
seriamente l’ego di
quel ragazzo.
Roger
passò un braccio attorno alle spalle del compagno di
Casa, facendolo arrossire come un peperone, e chiese con nonchalance: -
Fraternizzi con il nemico, Alex? –
-
Io… -, balbettò senza riuscire a fissarlo in
quegli occhi
profondi che luccicavano divertiti, - no… cioè.
–
-
Scherzavo – lo rassicurò, facendogli
l’occhiolino e
lasciandolo andare, - tutti noi dovremmo fraternizzare con della bella
gente. –
Di
nuovo il suo sguardo vagò su Sol.
-
Te l’ho già detto, Davies: non
succederà mai. –
Roger
allungò una mano verso di lei, assestandole un buffetto
sulla guancia, e asserì: - La prenderò come una
sfida, dolcezza. –
*
-
Sembra che il tuo Capitano stia dando il meglio di sé questa
mattina – osservò Cedric, ridacchiando davanti
all’ennesimo tentativo di
rimorchio di Roger.
Questa
volta aveva provato a interrompere Louise e Oliver per
rivolgere le sue attenzioni alla bionda Grifondoro. Fallendo
miseramente e
rischiando di ricevere una scarpata a sua volta.
Lilian
roteò gli occhi, facendo aumentare le risate della
coppia di Tassorosso in sua compagnia.
-
Ti rendi conto che gli unici che non stanno dando spettacolo
siete tu e Flint? Insomma, non sono neanche troppo sorpresa da te,
ma… –
-
Lo sei decisamente da Flint – concluse Cecilia.
-
Già. –
-
In effetti si sta comportando sorprendentemente bene date le
circostanze -, ammise Cedric, - forse ha messo un po’ di
giudizio. –
-
Flint? Giudizio? – gli fecero eco all’unisono le
ragazze.
Cedric
corrugò la fronte, alla ricerca di una replica. Come
sempre era fin troppo gentile e delicato per ammettere spudoratamente
che per
calmare il Serpeverde sarebbe servito un vero e proprio miracolo.
Però,
in effetti, il fatto che non avesse ancora cominciato a
battibeccare con Oliver o con Louise la diceva lunga.
-
Secondo me è semplicemente troppo impegnato a gustarsi la
scena –, considerò alla fine Cecilia, - oppure a
mettere a punto una qualche
strategia per assicurarsi la vittoria della Coppa Quattro Venti.
–
In
effetti l’ambito trofeo assegnato a fine Camp era un premio
che faceva gola un po’ a tutti. Le squadre che venivano
formate erano tre e
racchiudevano giocatori provenienti dalle più varie Case;
infatti la regola di
base era proprio una: dovevano essere eterogenee in rapporto al numero
di
ragazzi e ragazze e dovevano essere formate da studenti di vari anni e
Case,
proprio per cementare lo spirito d’adattabilità al
team che doveva avere ogni
buon giocatore.
Lilian
si mordicchiò il labbro inferiore, pensierosa.
-
Anche questa è un’opzione plausibile. Peccato solo
che quest’anno
le cose andranno molto diversamente. –
C’era
una scintilla battagliera nel suo sguardo. Corvonero non
vinceva un Campionato scolastico da anni ormai, ma almeno lì
al Camp le cose
sarebbero andate diversamente.
*
May
soffocò uno sbadiglio mentre il responsabile del Camp
spiegava loro le regole alle quali avrebbero dovuto attenersi. Era il
suo terzo
anno lì, perciò ormai le conosceva a memoria:
niente risse, orari stringenti
per i pasti, allenamenti seri e regolari, coprifuoco alle undici.
Insomma
le solite cose richieste anche a Hogwarts.
Peccato
solo che lei, così come tutti i veterani del Camp,
sapesse ormai fin troppo bene come aggirarle e assicurarsi qualche
momento di
selvaggio divertimento. Se poi era in compagnia di qualcuno, o
qualcuna, tanto
meglio.
-
Non lo stai ascoltando. –
La
voce pacata di Bradley interruppe lo scorrere dei suoi
pensieri, tutto fuorchè innocenti, e la riportò
alla realtà.
Gli
rivolse un sorriso malandrino, scuotendo i capelli scuri.
-
Perché, tu sì? –
Il
Serpeverde le sorrise di rimando.
-
Solo un po’. –
Ridacchiarono
complici.
Nessuno
dei due avrebbe saputo dire in che momento esattamente
fossero diventati amici, ma le cose stavano così da
innumerevoli anni ormai e
avevano sviluppato un modo tutto loro di scherzare.
-
Vi assegneremo i bungalow in modo del tutto arbitrario –
proseguì il responsabile, incurante della disattenzione dei
presenti.
Quelle
parole ebbero il potere di attirare l’attenzione di
May. Era la prima volta che non veniva concesso loro di scegliere i
propri
compagni di bungalow.
-
Che storia è questa? –
Brad
fece spallucce, corrucciato: - Immagino sia dovuto al
casino che abbiamo combinato l’anno scorso. –
Avevano
raggiunto tutto un altro livello di sballo estivo al
camp dell’anno precedente, specialmente perché
c’erano alcuni ottimi giocatori
delle altre Case che sapevano decisamente come divertirsi; peccato che
lo
stesso non potesse dirsi di molti dei presenti di
quell’estate.
-
Se avete delle domande, questo è il momento di farle
–
concluse l’uomo, offrendo l’occasione perfetta a
May.
La
Corvonero fece svettare in alto la mano, chiedendo il
permesso d’intervenire.
-
Sì? –
-
Ci sono speranze che il modo arbitrario includa bungalow
misti? –
Le
risate che seguirono le sue parole, unite a fischi
d’apprezzamento
e incitamento, costrinsero il tutor a utilizzare più volte
il fischietto d’allenamento
per riportare l’ordine.
-
Ovviamente no. –
Mise
il broncio, incrociando le braccia sotto al seno, e si
lasciò ricadere contro lo schienale sotto lo sguardo
divertito di Brad.
-
Che noia. –
*
Patrick
fece capolino da dietro il fisico massiccio del suo
Capitano, nonché migliore amico, e sbirciò il
foglio di pergamena che Marcus
sembrava ben intenzionato a incenerire con lo sguardo.
I
bungalow maschili erano provvisti di tre letti ed erano
molto più spaziosi di quelli femminili, che erano solo da
due persone. Non erano
male, ma di solito erano loro a scegliere i propri compagni di stanza.
Lui,
Marcus e Bradley erano sempre insieme, proprio come nei sotterranei di
Serpeverde, ma sembrava che quell’estate le cose sarebbero
andate in modo molto
differente.
Mise
a fuoco gli abbinamenti scelti, scorrendo con lo sguardo
fino a individuare i loro nomi.
Erano
stati assegnati al bungalow numero due, uno di quelli più
vicini al Campo da Quidditch. Il che sarebbe stato fantastico di per
sé, non
fosse stato per l’abbinamento che era capitato loro.
Patrick Rosier – Marcus Flint
– Oliver Baston.
-
Oh cazzo – mormorò con sentimento.
Lui
stesso non aveva particolare simpatia per il Capitano dei
Grifondoro, ma perlopiù si limitava ad ignorarlo e la loro
rivalità non era mai
uscita fuori dal campo da gioco. Per Marcus e Oliver invece era tutta
un’altra
storia: era odio puro e incondizionato, dentro e fuori il campo, e
nulla
avrebbe mai potuto cambiare le cose tra loro.
Patrick
aveva perso letteralmente il conto delle volte in cui
quei due erano finiti in punizione per essersi presi a pugni in qualche
angolo
più o meno nascosto del castello. E adesso finivano con il
diventare compagni
di stanza per ben tre mesi.
Ci
sarebbe scappato il morto, poco ma sicuro, e quel che era
peggio era che lui si sarebbe ritrovato in prima linea.
-
Deve essere un fottuto scherzo di merda – ringhiò
tra i
denti Marcus.
Patrick
si limitò a battergli sulla spalla, attirando lo
sguardo dell’amico su di sé, prima di sfoderare il
migliore dei suoi sorrisetti
ironici: - Promettimi solo che, se fai fuori Baston e ti spediscono ad
Azkaban,
la Pluffa autografata dai Falmouth Falcons la lasci a me come dono
d’addio. –
Marcus
aprì e chiuse la bocca un paio di volte,
all’evidente
ricerca di una replica tagliente con cui redarguire l’amico,
ma parve non
trovarla.
Così
alla fine si limitò a commentare: - Devo dire che
è
sempre molto bello sapere di poter contare su di te e Kat per
risollevarmi il
morale. –
Patrick
ammiccò: - Se vuoi una persona che ti consigli vai da
Brad, se vuoi del cameratismo fraterno allora vai da Kat… a
me puoi affidarti
per l’organizzazione di festini, piani machiavellici e
occasionalmente
scazzottate. Dovresti saperlo ormai. –
-
Il che ci riconduce a Baston. –
-
Teoricamente sì -, ammise, - ma non in questo periodo. Sono
momentaneamente in ferie e… -
-
E? –
Marcus
aggrottò la fronte.
Detestava
quando qualcuno s’interrompeva a metà della frase
e
lo lasciava in sospeso. Tuttavia sembrava che l’amico fosse
molto preso dall’abbinamento
dei bungalow femminili.
-
Terra chiama Patch -, gli sventolò una mano davanti agli
occhi, - sei tra noi? –
-
Sì, stavo solo pensando che potrei chiedere asilo politico a
Kat e alla sua compagna di stanza. –
Marcus
lesse a sua volta l’abbinamento, incuriosito, prima di
sorridere consapevole. Era raro che Patch si fissasse con una ragazza
per più
di un paio di settimane, ma a quanto sembrava ce n’era almeno
una lì al Camp che
aveva attirato la sua attenzione.
*
Katherine
trascinò dentro il bungalow i suoi bagagli,
sbuffando e imprecando a mezza bocca mentre li abbandonava sul
pavimento.
-
Giuro che non porterò mai più tanta roba con me.
–
Seduta
a gambe incrociate sul suo letto, Leonor rise.
-
Mi faccio questa promessa ogni volta che devo partire, ma
non l’ho ancora mai mantenuta. Se riesci a scoprire come fare
fallo sapere
anche a me. –
Allontanò
una ciocca rossa dal bel volto e le sorrise a sua volta,
prima di sedersi a sua volta e rivolgerle un’occhiata curiosa.
Non
aveva mai parlato seriamente con Leonor, non la conosceva,
ma aveva sempre provato una certa simpatia istintiva per la bella
Corvonero ed
era sinceramente incuriosita da lei.
-
Che ne pensi di questa storia degli alloggi assegnati? –
-
Immagino di essere capitata piuttosto bene –, ammise
candidamente,
- anche perché non credo che sarei riuscita a sopravvivere
se fossi capitata
con Louise o Eulalia. –
-
La regina del melodramma quotidiano e Miss “ti rifilo delle
botte accidentali e micidiali ogni volta che mi muovo” -,
convenne, - non sono
esattamente neppure la mia prima scelta. –
-
Quindi concordiamo sul fatto che siamo state fortunate? –
Katherine
finse di pensarci su per qualche istante, poi
decretò: - Forse… dipende se mi presterai o meno
quel fantastico paio di scarpe.
–
Leonor
seguì lo sguardo della Serpeverde fino alla parte di
scarpiera che aveva occupato con i suoi nuovi sandali color bronzo.
Poi
osservò gli abiti che la rossa stava finendo di sistemare
con cura nella sua metà d’armadio.
-
I miei sandali per il tuo prendisole verde –
rilanciò.
Kat
si aprì in un sorriso gigantesco, porgendole la mano con
una solennità più adatta a un accordo di governo
che a un patto tra compagne di
stanza: - Io e te passeremo decisamente una bella estate. –
Spazio
autrice:
Eccoci
qui, seppure un po’ più tardi di quanto avessi
inizialmente pianificato. Spero
che questo capitolo introduttivo vi sia piaciuto e che stia rendendo
bene i
vostri OC (se avete appunti o correzioni da farmi segnalatemele pure
senza
problemi, visto che ci sto ancora prendendo un po’ la mano).
Qui sotto vi
lascio la lista delle assegnazioni ai bungalow; ne vedremo delle belle,
parola
mia ;)
Bungalow
1:
Alexander
Amos
Roger
Bungalow
2:
Patrick
Marcus
Oliver
Bungalow
3:
Bradley
Alan
Cedric
Bungalow
4:
Katherine
Leonor
Bungalow
5:
Louise
May
Bungalow
6:
Eulalia
Cecilia
Bungalow
7:
Lilian
Sol