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Autore: sallythecountess    27/10/2020    0 recensioni
Ian è uno sceneggiatore, aspirante scrittore fallito, che ama i libri e la vita comoda, ma per un caso del destino incontra lei: un'attivista, politicamente scorretta, sovversiva, rockettara e francamente bellissima. Si scontrano, si provocano e ovviamente finiscono col desiderarsi. C'è solo un problema, però: lei è la ragazza di cui è innamorato suo nipote. Riusciranno Ian e V a trovare una loro dimensione in tutto questo casino?
“Vedete il destino è sempre molto chiaro con noi, ma a volte siamo noi ad accanirci. Lui ce lo fa capire chiaramente che due persone troppo diverse non possono essere felici, ma noi continuiamo a sbattercene in nome di quella cosa terribilmente stupida che chiamiamo amore. Eppure c'è un motivo per tutto, solo che non vogliamo accettarlo. C’è un motivo se il giorno e la notte non s'incontrano mai, e neanche la luna e il sole. Due parallele, semplicemente, non dovrebbero mai incontrarsi o sono veramente casini. Quindi non prendetevela con il destino, se siete voi ad ignorare tutti i segni e a lanciarvi a capofitto in storie che non possono far altro che dilaniarvi. "
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo: distanze e sorprese.
La distanza. Ah…parlarne ora è così difficile. La distanza ti lacera dentro, è come un cancro che ogni giorno ti uccide lentamente. Come si fa quando la donna che ami è su un altro pianeta? Come si fa quando vorresti toccarla, sfiorarla ma neanche sai dov’è con la mente? Certo è molto duro perdere chi amiamo, ma la distanza mentale fa molto più male di quella fisica.
Di ritorno da Londra lei era distante, immersa nei suoi pensieri e diversa. Mi stringeva ma era altrove, si vedeva e anche i suoi baci ormai erano poco affettuosi. Cominciai a pensare che fosse per la sua famiglia ma, no. Immaginai addirittura che avesse un altro, perchè era troppo lontana da me, ma non aveva minimamente senso. Non era fredda, no, solo pensierosa e assorta in chissà quali riflessioni. Sembrava avesse un enorme segreto che le lacerava l'anima, un problema enorme e più volte provai a chiederle se ci fosse qualcosa, ma non ebbi mai una vera risposta.  Cercai in ogni modo di capire cosa fosse e poi iniziai ad avere paura che ci fosse qualcun altro, e sapevo anche chi: il dottore. Probabilmente il non sentirlo e non vederlo per tutte le vacanze le aveva fatto capire che le mancava. Fu lui la prima persona con cui parlò appena arrivati a casa e…indovinate? Non volle farmi sentire la conversazione così si chiuse in bagno mentre io soffocavo di gelosia stile Otello. Non potevo crederci che alla fine l’avesse conquistata, ma dopo il nostro ritorno le cose peggiorarono sempre di più! Confabulavano costantemente ed erano diventati molto intimi. Quello che mi faceva veramente incazzare è che non li beccavo mai ad abbracciarsi o cose così, ma sempre a parlare da soli in un angolo e non in un’altra stanza ma…in compagnia degli altri. Capite? La loro non era una prepotente passione ma qualcosa di più: evidentemente Ariel aveva finito per trovare un’affinità emotiva con lui, e questo era pericolosissimo.
Provai a parlarle per circa mille volte in cinque giorni, ma lei mi interrompeva sempre dicendo che non era il momento giusto, ed io stavo impazzendo. Scoppiai una sera: le feci una scenata di gelosia terribile e sapete cosa fece lei? Si mise soltanto a ridere e scuotendo la testa mi sussurrò “sei proprio un matto, Ian…”lasciandomi senza parole. Volevo riprendermela, convincerla a stare con me, e così presi una decisione incredibilmente stupida.
Ascoltai una delle loro riunioni, e intervenni a sorpresa dicendo solo “…Ariel, andiamo!” facendole spalancare la bocca.
Vedete, stavano organizzando il sabotaggio di un laboratorio, una delle attività più tipiche di V, ma lei continuava a dire che non avrebbe potuto partecipare perché le sue priorità erano cambiate, e loro le stavano dando parecchio addosso.
“Oh vedi? Se lui è d’accordo…” mi disse Cristopher con una punta di soddisfazione, e io annuii soddisfatto, ma lei mi fissò come per incenerirmi.
“Io non la faccio questa cazzata, punto. Ian, se mi fermano mi sbattono fuori dagli Stati Uniti, Josh era stato chiaro, ed io ho troppo da perdere…” disse, con uno strano tono malinconico e un sorriso ed io mi sentii letteralmente morire.
“Apprezzo il tentativo, comunque…” mi disse piano, raggiungendomi alle spalle dopo aver salutato tutti e io scossi solo la testa e le dissi piano “…sono spaventato. Sento che ti sto perdendo e non so cosa fare per trattenerti…”
“Ma se ti ho recentemente scritto una lunghissima dichiarazione d’amore? Sei insaziabile signor Watt…” mi disse con molta dolcezza, accomodandosi sulle mie ginocchia ed io mi sentii malissimo.
“Ariel, non mi lasciare, per favore…” le dissi pianissimo e sapete lei cosa fece? Iniziò a ridere, in modo davvero eccessivo e fastidioso, e quando le chiesi spiegazioni mi disse pianissimo “Ok, te lo dico…” facendomi fermare il cuore.
“E’ che mi è successa una cosa per cui non mi sento pronta e…non lo so, sono preoccupata e fottutamente spaventata…” confessò con occhi bassi, come se si sentisse in colpa.
“Amore, risolviamo tutto eh. Ci serve un avvocato?”le chiesi agitatissima, ma lei ridendo scosse solo la testa e disse piano “…al massimo un medico. Ho più di tre settimane di ritardo Ian.”
Risposi solo “ah…” ma credetemi: ero nel pieno di una vera e propria crisi di panico. Non avevo letteralmente la minima idea di come reagire a quella notizia. Ero felice, incredibilmente sollevato all’idea di non stare per perderla, ma ero anche spaventato a morte. Un bambino stava per entrare nelle nostre vite? E avrebbe avuto i suoi occhi e i suoi riccioli magari. Pensai solo “speriamo non il suo carattere, però, altrimenti è una guerra!”. Mi persi dietro a quel pensiero, e finii con immaginare un piccolo biondino che mi tratta con fare prepotente come sua madre, tormenta Buck e poi viene da me a farsi fare le coccole e, signore e signori, mi sciolsi letteralmente. Non mi accorsi di aver assunto un sorriso davvero idiota, ma lei mi lesse dentro e disse piano “…ti sei perso?”
“Stavo solo pensando…che sarebbe mio, ma assomiglierebbe a te. E penso che non potrei chiedere assolutamente niente di meglio. Anche se lavoreremo un po’ sul suo carattere…”
Lei rise soltanto con moltissima dolcezza e prese a baciarmi molto piano, ma dovevo farle la domanda da un milione di dollari, quella davvero tosta. Vedete, io ci avevo messo circa tre minuti ad affezionarmi a quel bambino immaginario, ma dovevo chiederle cosa volesse fare, così con il cuore in gola le dissi solo “…ma tu ci vuoi?”.
Speravo, e pregavo persino, che avrebbe detto di sì, e lei fissandomi con enormi occhi verdi annuì soltanto sorridendo in modo splendido. Quello fu uno dei momenti più belli di tutta la mia vita, ve lo garantisco. La strinsi con tutte le mie forze e le dissi un sacco di cose dolci, ma poi mi terrorizzai la lasciai subito e le chiesi spaventatissimo se le avessi fatto male e lei rise soltanto scuotendo la testa. Accarezzandole i capelli, mi persi di nuovo nelle mie considerazioni e provando ad organizzare tutto, così le dissi “…dobbiamo sistemare la questione dei tuoi documenti, e tu devi decidere se vuoi partorire qui o  a Londra con i tuoi. Io direi la seconda, quindi potremmo trasferirci quando tu sei al sesto/settimo mese e poi tornare qui quando è abbastanza grande da non soffrire troppo l’aereo, che ne dici? Dobbiamo iniziare a prendere contatti con un medico e…”
“Ian, non iperventilare…” mi disse lei, molto divertita, ma anche intenerita da quel mio tentativo di mettere le cose in ordine.
  “Non è neanche detto che io sia incinta…insomma ho solo un mese di ritardo…”
Eh no, un mese di ritardo non significa mica che qualcuna è incinta? No, assolutamente no! Significa solo che probabilmente l’utero è andato in vacanza alle Hawaii.
 “Non ho ancora fatto il test, non ne avevo il coraggio. Lo facciamo?”
Sorrisi e risposi con decisione “Certo come si fa?” E lei si piegò in due per le risate! Ok, ok non era una cosa intelligente da dire, ma lei smise di piangere dalle risate e intimò “Ok vallo a comprare tu. Non voglio che la gente mi guardi con tenerezza o con biasimo, ti prego!” Così sorrisi e uscii a comprare il test.
Sinceramente una boccata d’aria mi ci voleva. Ogni volta che pensavo che stavo per avere un figlio, mi tornavano alla mente le parole di mio padre sul fatto che io fossi uno incapace di fare qualsiasi cosa, e mi sentivo sempre meno preparato. Poi, però, una parte di me prese il sopravvento e così risi pensando che mi stavo spaventando per una sciocchezza: ok, mi aspettavano mille sfide a cui non ero preparato, e avrei fatto mille errori, ma avrei avuto la donna che amo per tutta la vita e un pargoletto astuto simile a lei. Sarebbe stato maschio o femmina? Oddio, non avrei mai potuto tenere testa ad una figlia femmina uguale a lei, eppure sarei stato mostruosamente orgoglioso di lei, se avesse preso anche solo un po’ da sua madre.
Comprare i test fu incredibilmente complicato, davvero. Li presi tutti, di qualsiasi genere, e il commesso mi fece una battutina che non capii sul fatto che “fosse tardi per vendermi i preservativi”, ma arrivai a casa con il cuore in gola. Lei non era più pensierosa o assente, ma incredibilmente eccitata e saltellava ovunque stile canguro. La obbligai a fare tutti i test contemporaneamente e le tenni la mano, ma non respirammo per tutti i sei minuti. Io, però, ero felice.
Capitolo 30: passeggini, culle e matrimonio
Un mese dopo io e la signorina V entrammo in un famosissimo negozio per bambini mano nella mano e cominciammo a scegliere una serie di articoli che ci piacevano particolarmente. Essendo il primo figlio serviva tutto e noi avevamo il compito di comprare tutto quella mattina. Devo essere sincero con voi: mi piaceva troppo! Ero elettrizzato! Le cose tra noi andavano benissimo e scherzammo tranquillamente per tutto il tempo, ma non volevo che si affaticasse troppo così ogni cinque minuti le dicevo “vuoi sederti?” E lei mi guardava male!Alla quarta volta, quando aprii bocca ringhiò “No”. Ogni volta che qualcuno ci chiedeva “Ma di quanti mesi è?” infatti V rideva e non era affatto seccata. Anzi, sembrava un po’ triste. Era bello comprare tante cose per bambini e ti faceva veramente desiderare di averne uno, infatti noi facevamo shopping per il figlio di qualcun altro.
Ok, ok mi sono divertito a farvi questo giochino, già ci vedevate con biberon e culla, eh? E invece no, non era il nostro turno. I test di gravidanza, infatti, erano tutti negativi e scoprimmo che la poverina non era incinta, ma purtroppo aveva un piccolo problemino, e aveva dovuto subire un intervento. Per quanto entrambi ci dicemmo felici di non avere un figlio, onestamente non lo eravamo. Avevo cominciato veramente a desiderare di avere un figlio con lei. Comprare tutti quegli abitini e scarpine mi rendeva infinitamente dolce e V mi prendeva in giro! Quando le mostrai un meraviglioso vestitino da principessa, ridendo mi rispose“Ian, arriverà prima o poi. Magari non da me…”
 Ecco questa è una frase che non avrei voluto sentire, ma risi e dissi con fare teatrale “Impossibile, perché io non avrò mai nessun’altra. E se non posso avere un figlio con te, amen, non lo voglio. Sei tu quella che voglio e basta!” Lei spalancò gli occhi, mi abbracciò e disse solo “se è destino succederà…”Sapete a pensarci adesso è incredibilmente ironico tutto questo, ma va beh…vedrete!
In ogni caso in quel periodo non avremmo potuto concepire un bambino, perché doveva restare comunque a riposo, quindi invidiavo terribilmente la persona per cui stavamo facendo shopping.
Ora però voi vorrete sapere di chi è il bambino, anzi per esattezza la bambina e, soprattutto, chi si sposa. Credetemi, avrei preferito dirvi che eravamo io e V. Sarebbe stato “normale” e naturale: insomma ho una certa età, un buon lavoro, mentre gli interessati non hanno né l’uno e né l’altro. Ma adesso mi spiego meglio. Una notte come tante, alle quattro del mattino il mio cellulare suonò e V che era appena uscita dall’ospedale cominciò a invocare qualsiasi maledizione esistente sul chiamante, ma poveraccio era già stato maledetto, credetemi.
Così nel pieno del sonno risposi e qualcuno mi disse solo “Ho bisogno di te…Posso venire a casa tua?” Sorrisi. Dio quanto tempo aveva aspettato quell’idiota? Erano passati mesi e non si era mai fatto sentire!Avevo provato in mille modi a parlargli, ma lui era troppo preso dal rancore e non mi aveva mai risposto.
“Sono fuori la porta.”
Mi disse mesto, così mi vestii e mi catapultai ad aprire a Jen e Jimmy che mi annunciarono del loro piccolo pargoletto. Rimasi sconvolto, aprii la “gran reserva” di Tequila della mia V, presi quattro bicchieri, ci versai dentro da bere e…bevvi tutti e quattro. Loro erano nei guai e Jen disse solo “Pensavo all’aborto, insomma non sono pronta, però l’ho scoperto troppo tardi! Ho superato il quarto mese e non posso più abortire!”
Mi portai una mano alla fronte pensando solo che questa povera creatura avrebbe avuto una madre così scema! E Jimmy, ah poverino. Era seduto di fronte a me e praticamente non parlava, mentre Jen andava a ruota libera, illustrandomi le loro inesistenti prospettive per il futuro. Improvvisamente Jen si ammutolì e sgranò gli occhi. Mi girai e ovviamente la mia amata era dietro di noi, con la mia vestaglia addosso e molto dolorante. Mi alzai, la presi per mano e la feci sedere. La strinsi e le dissi che non doveva fare le scale ma lei disse piano “Ti ho chiamato duecento volte e non hai sentito!E poi tranquillo non è niente, noi Mac Cain sopportiamo eroicamente il dolore, ogni tipo di dolore!”
Sì, sì come no! Guardandola dolcemente le ricordai che non era solo una Mac Cain. “E ho visto tuo padre piangere e disperarsi perché si era graffiato un dito!” Rise, ma si fece male. Poi guardò Jimmy e Jen in modo imbarazzato e disse solo“Scusate, io non volevo invadere la vostra privacy, ma insomma sono le quattro del mattino e mi sono preoccupata! Volevo solo sapere se fosse morto qualcuno, pensavo fosse Jeff che si era messo nei casini. Vi lascio”
 “Ma smettila, non puoi andartene per colpa nostra. Siamo noi a invadere casa vostra, scusaci.”
Rispose mio nipote, in uno slancio di gentilezza ed io pensai solo “avrà battuto la testa…”. Lei sorrise, mi rubò un bicchiere di tequila e rispose “è casa di Ian…quindi tecnicamente stiamo tutti invadendo la sua privacy…”
Sorrisi, le baciai la fronte e le ricordai che non doveva bere perché prendeva i farmaci, ma lei esclamò “Ah non è mai morto nessuno per un sorso di tequila!Comunque vi lascio soli…”E fu allora che Jen, con fare disperato le chiese “Ti prego resta. Sei l’unica con cui voglio parlare.”
Ci fissammo negli occhi per un attimo, e lei capì che c’era qualcosa di serio così disse “dimmi tutto, ma non aspettarti clemenza. E’ vero che sono cambiata in questi mesi, ma sono sempre la stessa e tu mi hai svegliata alle quattro del mattino e mi hai costretta a fare le scale subito dopo un’operazione…quindi sarò molto inclemente!” Jen sorrise e l’abbracciò. Lei fissò attonita Jimmy e…lui le sorrise.
“Aspetto un bambino” le disse e V mi guardò e si mise a ridere. Le alzò il viso, le asciugò le lacrime e borbottò “Cristo Santo ma come ti è venuto in mente?”Poi le baciò la fronte e le disse di sedersi. Prese il mio bicchiere, bevve la tequila, provai a dirle qualcosa, ma nell’istante stesso in cui aprii la bocca lei rise e disse solo “non provarci!” Poi guardò gli sposini e disse “Come farete? Lavorate?” Così Jimmy vuotò il sacco: ovviamente la band non aveva avuto successo e lui e Jen avevano continuato a sopravvivere grazie al lavoro di Jen come cassiera in uno studio di tatuaggi.
Implosi. Ero stato un fallimento e non sapevo cosa dire. Iniziai a pensare che fosse stato il destino ad impedirci di avere figli, perché con Jimmy ero stato un disastro e forse non avevo i diritto di rovinare un altro essere umano. I Mac Cain, però, non si fermano davanti ai problemi, anzi fanno ancora più gioco di squadra, così V mise la mano nella mia e disse “nello studio di Ian c’è bisogno di un portiere di notte. Paga sindacale e qualche extra. Possiamo farti avere il lavoro e posso aiutarti a trovare un altro lavoro durante il giorno senza problemi. Per la casa potete stare con noi non è un problema.” Le sorrisi e anche Jimmy e Jen ma io ero sconvolto. Lei però continuò “Jen dobbiamo fare tutte le analisi e tutti i controlli. Devi stare a riposo adesso, ci occuperemo noi di te.” Mi guardò e disse “La dependance è vuota e dovrebbe essere pulita. Vi preparo un letto, ma Jenny devi aiutarmi o mi salteranno i punti!”E andò via con Jen. Io e Jimmy restammo soli e lui mi disse solo “Scusa io…faccio solo casini! Non lo so come cazzo mi sono messo in questa situazione e neanche com’è successo che non ci siamo sentiti per tanto tempo! Tu sei l’unica cosa simile ad un padre che ho e…è assurdo che non ci siamo sentiti per così tanto…”
“Jimmy, devi crescere adesso. Davvero, basta sciocchezze. Adesso sei un padre, certe cose non le puoi più fare!Devi solo lavorare e occuparti di tuo figlio. Fargli fare i compiti, dargli da mangiare e giocare con lui. Niente cazzate Jimmy, capito?” Lui mi sorrise e annuì ed io mi sentii completamente perso!
Così giorni dopo io e la mia adorata finimmo in un negozio per bambini a comprare tutto il necessario. Io sapevo fare solo quello: mettere mano al portafoglio! Devo dire, però, che la mia signorina non si fermava davanti a niente ed organizzava come nessuno al mondo. Li aiutò tantissimo: accompagnò Jen dal ginecologo e trovò persino un lavoro a Jimmy, che sul serio aveva deciso d’impegnarsi. Rimanemmo tutti di sasso quando lei, a 12 ore dalla rivelazione di Jimmy e Jen arrivò sorridente e disse che gli aveva trovato ben sei lavori! Sorrisi e sorpreso le dissi solo “Ma come?” E lei ridendo rispose “Il mio mondo non è il vostro. Nel mio mondo ci aiutiamo tutti e quando aiuti gli altri, poi gli altri aiutano te!”
Era un’utopista mezza matta, ma incredibilmente altruista! Ci aiutò, o meglio li aiutò, in tutto! Addirittura ci aiutò a parlare con Cristal e non fu affatto piacevole. Lei e Jen organizzarono il matrimonio, a mie spese ovviamente, che si sarebbe tenuto a casa mia qualche settimana dopo, perché Jimmy non poteva allontanarsi o avrebbero entrambi perso il permesso di soggiorno. Ovviamente la famiglia di V ci raggiunse immediatamente, e furono straordinariamente d’aiuto. Erano una categoria di esseri umani totalmente diversa dalla mia, ma mi piacevano un sacco. Ad ogni modo V continuava a mangiare quintali di torta per scegliere quella giusta e una mattina la trovai da sola in cucina che assaporava con gli occhi chiusi. L’abbracciai fortissimo e le sussurrai all'orecchio“te l’ho già detto che mi dispiace che non sei incinta?”Lei rise e disse “Mah solo un miliardo di volte…e poi credimi dispiace più a me che ho dovuto subire un intervento!” Così l’abbracciai e mi uscì ovviamente la frase sbagliata: “Ma perché non ci sposiamo?”
Ecco. Era ovvio che fosse la cosa sbagliata da dire, ma non lo capii. Bruscamente rispose “ Ian, lo so che tu ci tieni, ma nessuno nella mia famiglia è sposato. Se lo vorrai lo faremo, più avanti, ma è realmente necessario? Insomma, viviamo insieme, ci siamo scelti, esistiamo l’uno per l’altro: siamo già sposati.”
Non tornai più sull’argomento, ma mi sentivo abbastanza sereno. Onestamente capivo il suo punto di vista, anche se un matrimonio avrebbe portato enormi benefici legali ad entrambi, però non è esattamente la cosa migliore da dire alla donna che ami. Di certo non la più romantica, così me lo tenni per me.
Nei tre giorni che precedettero il matrimonio vidi molto poco V. Riuscivamo a stare insieme solo di notte e non parlavamo poi molto! Era sempre impegnata e a stento riuscimmo a darci qualche bacio di striscio ma la notte eravamo sempre insieme. Quando finalmente giunse la mia famiglia fu…il panico? Mia madre sorrise tranquilla: era ancora arrabbiata perché credeva che il matrimonio di Jimmy fosse colpa mia, ma mi sorrise e disse “E’ bella, intelligente e so quello che cha fatto per Jimmy e anche per te. Sei sereno, si vede. Certo è un po’ troppo nuda, ma mi piace Ian.”Capito? Non so come, ma Ariel aveva vinto il cuore di mia madre, che da buona irlandese voleva solo vederci tutti felici e sistemati!
Ma le cose tra me e lei cominciarono ad andare male a pochi giorni dal matrimonio. Entrambi temevamo il giorno del matrimonio, quello in cui i miei e i suoi avrebbero passato del tempo insieme, eppure non avrei mai potuto immaginare che potesse andare così male. Cominciarono a nascere tensioni tra noi, e non parlammo per un po’. Che idioti!
Angus e Raul mi strinsero forte appena mi videro e al solito furono molto gentili! Abbracciai forte Marie e Sophie e salutai tutti gli altri ma…sapevo che lo scontro con i miei sarebbe andato male. L’incontro tra i Watt e i Ruiz fu un vero disastro e mio padre fu un vero e proprio stronzo. Ero nervoso come se fosse il nostro matrimonio e ovviamente furono tutti molto scortesi, ma la famiglia di V non aveva colpe. Loro erano magnifici, come sempre, ma i miei li odiavano perché stavo bene con loro. Mi sentivo abbastanza tranquillo, pensavo che a mia madre piacesse Ariel, e credevo che avrebbe ammutolito mio padre, ma non fui così fortunato. Per lui ogni occasione era buona per esprimere rammarico e per dimostrare che a lui non piacevano le mie scelte così, improvvisamente, disse la solita cosa che aveva contro V, cioè che era troppo bella e giovane per me, insinuando che fosse interessata ai miei soldi. Angus e Raul, ovviamente, reagirono malissimo, e fu allora che scoprii una cosa che mi fece male da morire.
“Un uomo come lei non riuscirebbe mai a vedere il buono, neanche in un angelo come la mia bambina. Potrei farle milioni di esempi di attività di volontariato fatte da mia figlia, di quanto lei si spenda per gli altri, ma gliene dico una sola: a soli 18 anni si è sposata con un ex soldato dell’esercito israeliano per evitare di farlo tornare nel suo paese, dove lo avrebbero sicuramente ucciso”.
 Il mio cuore in quel momento esatto si spezzò. La donna che amavo era di un altro, vi rendete conto?Ariel si mise la mano in faccia e io la guardai sconvolto. Quasi morto e con un filo di voce le chiesi “dimmi che non ho capito quello che ha detto tuo padre, dimmi che ha detto una cazzata e che non è vero.”
 Mio padre si mise a ridere e disse solo “sorpresa” ma io ero furioso e gli gridai di stare zitto.
“Ari dimmelo, ti prego, perché sto letteralmente morendo…”
 Lei però non mi disse nulla, era come paralizzata e non riusciva a guardarmi negli occhi. Mi disse solo “non posso parlarne adesso, siamo ad un matrimonio, dannazione…” e poi scappò via. Ma no, non potevo accettare una cosa così, non potevo accettare di non averla mai avuta, per cui l’inseguii, l'afferrai per un braccio e dissi “Basta giochi stupidi. Comportati da adulta e dimmi: è vero?”
Lei non riusciva a guardarmi in faccia e con occhi bassi annuì. Credetemi io probabilmente sono morto in quel momento o comunque ho desiderato di esserlo. Non sapevo cosa dire, sentivo nettamente che dal mio cuore si stavano staccando dei pezzi. Non sapevo cosa dire e neanche lei. Ero arrabbiato, ma anche deluso e triste insieme, e nessuna sensazione riusciva a prevalere. Evidentemente lei non provava per me quello che provavo io, ma si riprese e disse “Ian non significa niente, credimi. Non ero innamorata, volevo solo salvarlo!”
M'infuriai ancora di più, la guardai dritto negli occhi e le gridai “Perché Ariel? Perché non me ne hai mai parlato in tutto questo tempo?”
Si morse il labbro inferiore e mi rispose “E' una cosa senza valore, insomma non lo vedo da cinque anni e davvero non ci siamo mai amati! Non te l'ho detto perché tu ci credi nel matrimonio e… visto? Mi avresti allontanata! Lo sapevo! Ma io, amore mio, io non l'ho sposato per amore, lui non ha nessun diritto su di me è solo che...”
 “senza valore? Sei sposata? Lo capisci? Io volevo sposarti e avere figli con te e tu sei sposata?C'è un uomo al mondo che può dire che tu sei sua, ti rendi conto? Io questo non posso accettarlo e non posso accettare assolutamente le bugie. Mi hai trattato come un idiota! 'Nessuno è sposato nella mia famiglia', già solo tu lo sei! Adesso sparisci per sempre”
 L'avevo realmente ferita, ma ero distrutto e dirle quelle ultime parole mi era costato l'anima. Lei mi guardò e sussurrò “No, no Ian non me ne vado per una cosa del genere. Non può finire per una cosa del genere!Dai...” Ma io non la guardai neanche e seccamente risposi “Non lo capisci?E' già finita. Tu sei di un altro, lo sei sempre stata ed io mi sono solo illuso di averti avuta…”
M'interruppe e quasi supplicando disse “Cazzo guardami! Io sono tua, sono la stessa donna a cui hai detto ti amo ieri notte mentre facevamo l'amore. Non puoi lasciarmi così, per una cosa che non ha senso. Io appartengo a te, anima e corpo, e lo sono sempre stata hai capito?” ma la interruppi e dissi solo “no. Tu non sei la donna che amo, lei non sa mentire, e non mi prenderebbe mai in giro in questo modo. Tu non mi piaci e ora lasciami in pace.” E me ne andai.
Dovevo vivere senza di lei, e con un dolore immenso. Avete presente la leggenda metropolitana che parla di un uomo che si sveglia in una vasca di ghiaccio con un rene in meno? Mi sentivo esattamente così, ed ero morto. Milioni di persone parlarono con me, mentre mi allontanavo, ma ero catatonico. Erano tanti fantasmi che mi toccavano, mi parlavano ma io semplicemente non sentivo niente. Ero soltanto concentrato sul terribile dolore che mi opprimeva. Mi sentivo come se qualcuno avesse deciso di sedersi sulla mia gabbia toracica e mettermi le mani al collo. Fissavo il vuoto e non facevo altro che pensare “mi ha ingannato. Lei, la donna più onesta del mondo, mi ha preso in giro.” Dovevo fuggire da casa mia e soprattutto riprendermi, e fortunatamente una vecchia amica accorse in mio aiuto.
Nota:
Ciao a tutti, allora...sorpresa. Ve l'aspettavate che la signorina V avesse un legittimo consorte? Ci avevate creduto alla sua gravidanza? Fatemi sapere, come sempre vi aspetto.
   
 
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