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Autore: JennyPotter99    29/10/2020    1 recensioni
Sono qui, adesso.
Sto guardando le mie mani tremare e credo che quelle che scendono sulle mie guance siano lacrime.
In realtà non so perché sono dispiaciuta, lo conosco da neanche due mesi.
Eppure, mi dispiace, perché mi rendo conto che si è creato qualcosa di speciale.
Qualcosa che nemmeno lui si aspettava di trovare.
Lui è uno di loro ed io non posso farci niente.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Rumancek, Roman Godfrey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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In pochi minuti eravamo a casa e cercammo di non svegliare Destiny.
Peter non era mai entrato in camera mia.
La prima cosa che feci, fu gettare tutti i vestiti che avevo in dosso nel cestino, specialmente le scarpe.
Mi feci una doccia e indossai il pigiama; Peter aspettò gentilmente, analizzando la stanza.
-Wow, hai davvero tanti dischi.- commentò.
-Sono una tipa all’antica.- gli dissi, stendendomi sul letto con un sospiro di sollievo.
Ero contenta di non trovarmi più lì, ma con lui, al sicuro.
-Non uscirò mai più di sera.-
-Non credevo che tu e Roman vi conosceste.- continuò, stendendosi accanto a me.
Ero davvero troppo scioccata per rendermi conto che lui fosse davvero sul mio letto.
-Il suo autista mi ha investito stamattina e mi ha distrutto la bici: lui l’ha fatta riparare e per farsi perdonare mi ha chiesto di venire con lui e sua cugina al luna park.- spiegai, legandomi i capelli in una coda. -Non credevo che fosse una scusa per fare chissà che cosa, alla fine c’era davvero sua cugina.-
Peter alzò le sopracciglia.- E come fai a  sapere che fosse davvero sua cugina?-
Peter fece cadere tutte le mie convinzioni.- Non lo so.-
-Senti, Roman Godfrey è una di quelle persone che se vuole qualcosa, la ottiene senza problemi. E’ un bene che abbiate trovato quel cadavere, avrebbe potuto farti del male o che ne so…Esser stato proprio lui.-
Scossi appena la testa.- No, è stato con me per tutto il tempo.- aggiunsi, tornando a pensare a tutto quel sangue.- Non è stata una persona, credo sia stato un animale, anche se la polizia dice che gli organi erano praticamente intatti.-
Notai che stesse pensando a qualcosa.- Non ha mangiato gli organi?-
-No, è come se…-
-…Volesse che la trovassero.-
Stavo arrivando a dire la stessa cosa.
-C’è qualcosa che tu sai e io no?-
Peter scosse la testa e allargò un braccio.- Solo una supposizione, vieni qui.-
Arrossii leggermente, ma lui non lo notò e mi accomodai sul suo petto caldo.
Sentii che il suo cuore batteva velocemente.- Tu stai bene?-
Si passò un dito sull’occhio, annuendo.- Sì, sì…E’ solo…La luna piena, manca poco e inizio a sentirne gli effetti.-
Alzai gli occhi su di lui, facendogli un sorriso incoraggiante.- Andrà bene, vedrai.-
Lui ricambiò, dandomi un bacio sulla fronte.- Ora cerca di dormire.-
Con te al mio fianco, ci riuscirò sicuramente.
***
Il giorno dopo, fu il rumore di Destiny che aprì la porta a svegliarmi.
-La colazione è pronta!- esclamò, facendomi quasi venire mal di testa.
Mi guardai intorno e vidi che Peter non c’era più.- Dov’è Peter?-
-Di là a vedere il telegiornale.- rispose lei, sedendosi sul letto con un sorrisetto ammiccante.- Allora…L’ho trovato nel tuo letto, stamattina.-
Le sorrisi ingenuamente.- Non è successo niente, abbiamo solo dormito.-
Destiny alzò le spalle.- Beh, un giorno si dorme e un giorno si fa sesso selvaggio.-
Scoppiai a ridere e le diedi una spintarella: Destiny era sempre stata così, non sapevo dove sarei stata senza di lei.
Per questo non volevo dirle ciò che era successo, non volevo farla preoccupare.
Mi preparai per la scuola e poi andai in cucina per fare colazione.
Peter mi mise un po' di cereali dentro una ciotola insieme a del latte.
Al notiziario stavano già dando la notizia della ragazza uccisa: si trattava di Brooke Bluebell.
Un’altra ragazza che avevo visto girare per i corridoi, ma con la quale non avevo mai parlato dato la sua popolarità.
Di fatti era la capo squadra delle cheerleader.
Il tipo perfetto per Roman.
-Stavo pensando che forse potrebbe esser stato un Vargulf.- intervenne Peter.
Destiny si morse un labbro.- Cazzo, in effetti potrebbe.-
Deglutii un po' di latte e li guardai.- Cos’è un Vargulf?-
-E’ un licantropo che si è trasformato troppe volte durante la luna sbagliata. Volta per volta inizi a dimenticare chi sei e cosa fai quando sei trasformato, fin che, alla fine, resti animale per tutta la vita.- spiegò Peter.
In effetti, avevo dimenticato che ci fossero quel tipo di creature ad Hemlock Grove.
-Ce ne sono un po' che vagano per questa città, nei boschi.- aggiunse Destiny. -Beh, ora, andate a scuola, ho dei clienti!-
-Andiamo insieme.- disse Peter, sorridendomi.
-Adesso mi farai da guardia del corpo?- gli chiesi sarcasticamente.
-No, è che ti voglio bene, lo sai.-
Non seppi come prendere quella frase, in realtà: voleva dire che ci teneva a me, ma solo come amica?
Appena uscimmo dalla porta, Peter si bloccò subito.- Che cos’è?-
La chiusi e guardai verso di lui: davanti avevamo il peluche d’orso vinto al luna park.
-Roman lo ha rubato ieri al luna park.- risposi, lasciandolo vicino alla porta.
Da una parte mi dispiaceva perché alla fine mi ero divertita con lui.
Credevo che Roman si fosse aperto con me perché non avesse amici, ma probabilmente mi sbagliavo.
***
Per il corridoio tutti non facevano altro che parlare di Brooke.
Il suo armadietto era stato riempito di fiori e foto.
Non si vedevano molti omicidi ad Hemlock Grove, ma osservai che la gente non era poi così tanto sconvolta, voleva solo spettegolare.
Per esempio, i ragazzi non facevano che prendere in giro la povera Shelley.
Avevo appurato che non riuscisse a parlare, perciò non poteva neanche difendersi.
Indossava al collo un piccolo telefono e un pennino touch: lei digitava ed esso parlava per lei.
Notai che alcuni ragazzi l’avevano circondata e non potei fare altro che intervenire.
-Perché non andate a farvi fottere e la lasciate in pace?- esclamai, mettendomi davanti a lei.
-Torna a succhiare cazzi agli zingari, Dimitri.- ribatté l’altro.
-E tu lavati quella cazzo di bocca quando parli di mia sorella.- intervenne Roman, dandogli una spallata.
Ma il suo compagno non demorse.- Perché sennò tuo padre licenzia mio padre? Ah no, aspetta, si è ficcato una pistola in bocca.- affermò, facendo ridere i suoi amici.
A volte la gente sa essere davvero cattiva.
A quel punto, senza indugi, Roman iniziò a fissare negli occhi il ragazzo.- Bacialo.-
Lui non riuscì a distogliere lo sguardo.- C-Cosa?-
-Bacialo.- gli ordinò Roman.
Così, egli prese le guance del suo amico e lo bacia sulla bocca.
Scoppiai a ridere silenziosamente, non ci credevo che l’avesse fatto veramente.
Tutti si allontanarono subito dopo, mentre a Roman iniziò a sanguinare il naso.
Non ne capii il motivo: non mi disse niente e corse subito in bagno.
Stava diventando sempre più strano.
-Tutto bene Shelley?- le domandai poi.
Lei digitò velocemente col pennino sul telefono e ne uscì una voce robotica.- Sì, grazie.-
Le sorrisi e mi avviai a mensa: non sapevo come se la potesse prendere con una ragazza tanto dolce.
Meglio di suo fratello, sicuramente.
***
Dopo aver pranzato, io e Peter ci avviamo nelle rispettive aule dell’ultima ora.
Attraversando il corridoio e passando davanti al bagno delle ragazze, sentimmo chiaramente dei versi venire da lì dentro.
Erano abbastanza alti e capii che provenivano da una ragazza.
Erano gemiti.
Feci una smorfia di disgusto.- Cristo, che schifo.-
Solo allora notai che Letha se ne era accorta proprio come noi.
Semmai quello fosse il suo vero nome.
Ci ritrovammo tutti imbarazzati.
-E’ davvero quello che sembra.- balbettò Peter.
Letha sorrise timidamente, squadrandolo dalla testa ai piedi e poi se ne andò.
Cosa significa quello scambio di sguardi, scusa?
Successivamente, qualcuno tirò lo sciacquone e la porta si aprì.
Ne uscì Ashley, la mia compagna di laboratorio.
Neanche mi notò: si mise a posto il vestitino di jeans attillato e si avviò in classe, come se fosse una cosa normale.
-Sto per vomitare.- affermai, disgustata.
Subito dopo di lei, ecco uscire Roman, con il ciuffo sbarazzino e la zip aperta.
Non ci credo.
-Ehi, ciao, possiamo parlare?- mi chiese.
-No.- esclamò Peter, guardandolo male.
-Non l’ho chiesto a te, zingaro del cazzo.- replicò Roman, minaccioso.
-Beh, dopo di questa non parleremo mai più.- intervenni, prendendo la mano di Peter per andare in classe.
Era fin troppo: insultare Peter era stata l’ultima goccia.
Forse era meglio non frequentarlo.
Sedermi vicino ad Ashley mi avrebbe fatto piuttosto schifo, ma non avevo altra scelta: erano posti assegnati dall’inizio dell’anno.
-Ciao Lily, ascolta, ho parlato col professor Martin, non mi va più di stare vicino a te, scusa.- mi disse Ashley, cambiando banco.
Meglio così, avrei lavorato da sola, anche se non sapevo quale fosse il suo problema.
Che tutti fossero venuti a sapere quello che era successo la sera prima?
Forse per questo mi fissavano.
Mi sedetti al banco, cercando di evitarli, quando Roman si sedette vicino a me.
-Che stai facendo?- gli domandai confusa.
-Sono il tuo nuovo compagno di laboratorio.- rispose lui, sorridendo prima a me e poi voltandosi verso il banco di Ashley, per farle un occhiolino.
Non ci potevo credere.
-Te la sei scopata nei bagni delle donne solo per fare a cambio di posto con lei?- sussurrai per non farmi sentire dagli altri.
-Era l’unico modo per parlare con te, dato che giri sempre con la tua guardia del corpo.-
Alzai gli occhi al cielo, sospirando: possibile che non ci fosse nessuno che non la pensasse male di Peter?- Peter non è la mia guardia del corpo.-
-E quando gli dirai che sei cotta di lui?-
Mi stava facendo davvero innervosire.- Non lo so e non sono fatti tuoi.-
Successivamente entrò il professore con una teca piena di rospi morti.
Non era proprio una bella visione dopo aver trovato un cadavere nel parco giochi.
-Salve a tutti ragazzi, il giorno che tanto adulavate è arrivato: il dissezionamento di una rana.-
Io no, per niente.
-Forza, venite a prendere i vostri strumenti.-
Mi alzai con Roman, sospirando e ci avviammo alla cattedra per prendere la rana e il bisturi.
-Signorina Dimitri, se preferisce, ecco…Lei può essere esonerata da questa lezione.- mi sussurrò il professor Martin.
Quella era la conferma che qualcuno aveva saputo ciò che era successo.
Però, Roman non esita a prendere tutto.- Ce la facciamo.-
Roman prese tutto l’occorrente, ma io non la smettevo di fissare quella povera rana, anche se era già morta.
Cercai di non pensare alle budella di Brooke, però era difficile dato che il compito consisteva nell’aprirle lo stomaco.
-Faccio io.- continuò Roman, prendendo il piccolo bisturi. -Puoi non guardare se vuoi.-
-Dopo quello che ho visto ieri sera, posso resistere a tutto.-
E lo pensavo davvero.
Credevo che medium e licantropi sarebbero state le uniche cose che avrei visto ad Hemlock Grove e invece ero super preparata a tutto il resto.
Roman la mise a pancia in su e fece un taglio netto dalla testa fino alla fine del corpo, facendo uscire del sangue.
Mi preparai a togliere tutti gli organi e perciò indossai i guanti.
In quello stesso momento, osservai Roman fissare la rana come qualcuno alla quale fa schifo ma non riesce a distogliere lo sguardo.
Proprio come me la sera prima.
Aveva il suo sangue sulle dita e non muoveva le mani.
Pensai che allora non fossi l’unica ad essere rimasta scioccata.
-Stai bene?- gli domandai, afferrandogli il polso.
Lui sbatté le palpebre più volte e annuì.- S-Sì, sto bene.-
Si pulì le mani e mise anche lui i guanti.- Comunque, credo che abbiamo iniziato con il piede sbagliato.-
Alzai le sopracciglia come fosse ovvio.- Davvero?-
-Io non violento le ragazze nei parchi giochi.- affermò, sotto voce.
-Ma fai sesso con loro nei bagni della scuola.- replicai, tirando pian piano fuori gli organi della rana: della spiegazione del professore non sentivo un tubo.
-E’ una cosa naturale: alla nostra età abbiamo gli ormoni impazziti. Io ci sto sempre se una ragazza ci sta.-
In quel momento ripensai a quando aveva cercato di proteggere sua sorella.- Io credo solo che tu sia molto persuasivo.-
Ridacchiò.- Oh, non sai quanto.-
-E parecchio strano.-
-Beh, io voglio mettermi a nudo con te: vieni a cena a casa mia stasera.-
Fui io a ridacchiare dopo quella frase.- Cioè, fammi capire: per dimostrare che non sei un molestatore, mi inviti a casa tua?-
-Ci saranno anche mia madre e la famiglia di mio zio, anche Letha.-
-Semmai è davvero tua cugina.- borbottai tra me e me, ma lui mi sentii.
Storse la bocca. -Cosa vuoi vedere? La sua carta d’identità?-
Da come insisteva pensai che forse volesse davvero redimersi.
Qualcosa mi diceva che dentro Roman Godfrey c’era ancora altro da dover scoprire.
E poi avrei avuto l’occasione di entrare in quella stupenda villa.
-D’accordo, se proprio insisti.-
Lui sorrise entusiasta, mentre suono la campanella.- Bene e vestiti elegante.- affermò, prima di correre via con lo zaino.
Oddio, che cazzo mi metto?
   
 
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