La domenica mattina l'aria è strana, di solito sei abituato a dormire fino a tardi, ma a volte per un motivo o per un altro sei costretto a trascinarti fuori dal letto, ad affrontare il mondo prima del solito, e ti stupisci di come il sole possa accarezzarti il viso in modo così soffice, per niente invasivo, ti stupisci di come il chiacchiericcio delle persone sia più soffuso, sussurrato. E quando, per caso, le campane iniziano a suonare o un bambino si mette a piangere la tranquillità sembra intaccata, rovinata, sporcata. Ma niente può sconvolgere i piani della domenica, soprattutto quando il cielo è terso e le poche nuvole sembrano creare una composizione perfetta davanti ai nostri occhi.
Giovanni per me è un po' come la domenica mattina, precisamente una domenica mattina di settembre, e noi non siamo nel solito bar, le nostre scarpe si toccano impercettibilmente, lo costringo a farmi delle foto e lui sbuffa per poi prendermi in giro con una risata smorzata. Udine è bellissima la domenica, me l'ha detto Giovanni e forse è da quando lo conosco che ho iniziato ad apprezzare la nostra città, forse è colpa del suo essere mollegiante, dinoccolato, e il suo costringermi a passeggiare senza meta, spinti da una forza più grande di noi.
Dicevo, in ogni caso, che Giovanni è, incrediblmente e contro tutte le aspettative, di una leggerezza toccante. Prende ciò che dico e ci associa una risata, poi usa la sua ironia per cercare di smuovermi dalle mie convinzioni da bambina, come dice lui, dall'alto dei suoi 20 anni, come non smette di ricordarmi.
"Abbiamo 20 anni, cazzo", lo ripete anche a sè stesso, di vivere, di fare tutto quello che gli va, e nessuno lo mette in dubbio, neanche quando si siede davanti a uno spritz bianco e inizia a parlare, parlare, parlare, fino a perdere il filo del discorso, senza ricordarsi perchè stava parlando, ma il concetto è sempre quello. L'ho detto, Giovanni mi fa sentire leggera eppure è di una profondità disarmante, ti chiedi quando abbia tutto questo tempo per pensare, tra un treno e l'altro, una lezione e un esame. Eppure lui non ha da dire mai niente di scontato, superficiale, si chiede il senso, si chiede il perchè, e non gli serve molto per capirti, per vedere i tuoi punti deboli e saperli colpire, forse per una certa soddisfazione personale, forse solo perchè sa di poterlo fare. E a volte, questo gioco funziona, si crea un'armonia, un equilibrio precario e un po' strano, quello tra noi.
Io e Giovanni ci siamo capiti subito e credo che potrebbe concordare con me, di come in poco tempo abbiamo compreso come far oscillare nel modo giusto le nostre estremità; e io l'ho capito, ho capito come nel tempo è riuscito ad affilare nel modo giusto la sua ironia, difesa e attacco, una continua partita a scherma, di "touchè" detti con voce compiaciuta, sguardo di intesa.
Eppure a volte smette, abbassa le armi e gioca con te senza la presunzione o la convinzione di poterti ferire, ed è allora che inizia a entrarti davvero, nel suo saperti ascoltare e nel suo parlare, poi ti chiede di appoggiarsi a lui guardando la tv, in un quadro perfetto, perchè in quel momento è giusto così.
Giovanni sa fare rumore ma poi sceglie la calma di una domenica mattina, si dipinge come un principe dal cuore di pietra, ma poi ti chiede con voce incerta di dargli la certezza del tuo affetto. Giovanni è l'incoerenza delle sue emozioni, della rabbia che lo pervade, della gelosia che rovina i suoi pensieri, ma Giovanni è anche una teoria meditata, girata e rigirata, fino a prendere una forma, un senso, una logica. Giovanni è riservato ma, sfrontato come solo lui sa essere, ti sfida alla prima uscita, al primo caffè, al primo "Stupiscimi, scegli tu il bar"; ma poi il bar non gli piace perchè non l'ha scelto lui e vorresti solo zittirlo.
Giovanni, però, ti fa sedere in mezzo a piazza San Giacomo, tira fuori una sigaretta (ogni tanto, senza protrarre il vizio, forse per darsi un tono), e tu guardi da fuori la perfezione di quel momento, e qualsiasi cosa dirai, qualsiasi silenzio casuale sceglierai di indossare, non sarà sbagliato.
E sei felice, anche se non lo dici e anzi non fai altro che ripetergli quanto sia fastidioso, borioso ed egocentrico. Ma sei felice, perchè è domenica, la luce sembra meno accecante, le cose pesanti volano leggere come piume e tutto sembra aver trovato un suo ordine casuale, che rende tutto miracolosamente, al posto giusto.