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Autore: Chiara PuroLuce    02/11/2020    5 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Signorina Amy, quanto tempo. Prego, entri e si accomodi pure nel salone. Il signorino Ross arriverà a breve, vado a chiamarlo.»

Amy era arrivata a casa dei Ross in tempo di record. Tra brevi percorsi a piedi e in treno era giunta in mezz’oretta scarsa a casa del suo innamorato. Certo, prima di trasferirsi a Shibuya l’aveva più vicino, ma non si poteva avere tutto – indipendenza e lui vicino di casa – no?
 
«Grazie signora Ikeda. Sì, è passato tanto, troppo tempo da quando sono passata di qua l’ultima volta. Lei come sta?» le disse mentre stava per raggiungere la sala.

«I soliti acciacchi cara, ma ora che ho una settimana libera, ne approfitterò per riposarmi da mia sorella a Narita.»

«E fa bene e… aspetti, ha detto una settimana

Se era giusto quello che stava pensando, allora questo significava che…
 
«Sì, il personale ha avuto qualche giorno di libertà, è un regalo dei miei. È una tradizione che si ripete ormai da anni e cade sempre in estate e nel periodo natalizio» esordì Julian che stava scendendo le scale «Ciao. Eccoti qua.»

«Eccomi qua! Ciao Julian» disse lei e poi si rivolse alla governante «allora si riposi per bene e si diverta. Faccia buon viaggio.»

«Grazie. Signorino Ross, sarei venuta io ad avvisarla dell’arrivo della sua amica.»

«Non si preoccupi, l’ho vista dalla finestra e ho voluto andarle incontro. E poi volevo anche risparmiare una scala a lei, lo sa che non deve esagerare. Lo sa che mi mancherà?» poi spiegò a Amy che lo guardava incuriosita «Tra tre mesi va in pensione e ci lascia. È stata come una seconda madre per me e non ho vergogna ad ammettere che sarà una grande perdita per la nostra famiglia.»

«È sempre così gentile e premuroso lei» gli disse la donna, commossa. «Non trova anche lei, signorina Amy?»

«Eccome» rispose lei senza esitazione «è anche per questo che mi piace molto… em, sì… averlo per… per amico.»

Dio, che aveva detto? Sentiva che stava diventando di tutti i colori, era riuscita a recuperare in tempo o quasi, ma ormai la frittata era fatta e Julian la stava guardando con una strana luce negli occhi.
 
«Prima che vada, volete che vi porti un tè?» spezzò il momento la governante.

I due ragazzi si guardarono e si sorrisero. No, un tè non era proprio nei loro pensieri in quel momento e così rifiutarono.
Non appena la donna sparì, Julian le si avvicinò, la prese tra le braccia e la baciò con tenerezza.

 
«Lo so, vorresti di più e sei delusa» le disse poco dopo «ma non possiamo, non ancora. Lascia che la signora Ikeda se ne vada e poi avremmo la casa tutta per noi.»

«O… Ok, ma… come mai? I tuoi non ci sono? Credevo fossero qua ad aspettare il tuo rientro da campione. Non si sono mai persi una finale, e sono un pochino confusa» indagò lei.

«Mio padre è stato chiamato per un lavoro improvviso e urgente a Sapporo e mia madre, che è originaria di quella città, l’ha seguito. Ne ha approfittato per andare a trovare i suoi parenti. Essendo a quasi 16 ore di distanza da Tokyo non è proprio simpatico per lei. Si è sempre sacrificata per noi ed è giusto che, ogni tanto, pensi anche a se stessa. Purtroppo…»

«Che cosa? È successo qualcosa di grave?» gli domandò preoccupata.

«Sì che è successo» le rispose stringendola forte a sé «purtroppo tornano dopodomani in mattinata. Cavoli, se fossero partiti più tardi, avremmo avuto tutta la settimana per noi, ma ci pensi?»

Ci pensava? Adesso sì che ci pensava.
 
«Julian… ti amo» gli disse di getto.

«Anch’io ti amo e… ti confesso che sentirtelo dire mi piace tantissimo, dovresti farlo più spesso. Sei un balsamo per il mio ego e il mio cuore.»

«Ti amo, ti amo, ti…» ma non riuscì a finire la frase che lui la baciò con passione, questa volta.

Si può morire d’amore?, oh, cara Jane Bennet che lo chiedevi a tua sorella Elisabeth (Orgoglio e Pregiudizio), ti rispondo io… certo che si può!
 
«Em… scusate l’interruzione. Io vado» esordì la signora Ikeda rientrando nel salone.

«Sì, va bene, grazie e mi saluti sua sorella» le rispose Julian, posizionandosi dietro Amy e abbracciandola stretta per la vita.

«Io… em, senta, quello che ha visto…» iniziò un’imbarazzata Amy, ma fu subito interrotta.

«Oh, non si deve vergognare, signorina. Lo so da tempo che vi amate e non siete semplici amici, qua dentro lo sanno anche i muri ormai. A me preme solo che siate felici. Siete una bellissima coppia, buona fortuna per il vostro amore e il vostro futuro» e poi se ne andò.

Amy non seppe che dire, era stupefatta da quella rivelazione. E quindi tutti sapevano, ma nessuno mia aveva osato dirglielo? E lei che si era spesso trattenuta dall’avere atteggiamenti  più intimi con Julian, per paura che li scoprissero e magari ostacolassero.
 
«Ed eccoci qua, soli, soletti. Che cosa potremmo mai fare, noi due, in questa grande casa vuota?» le sussurrò Julian in un orecchio facendola rabbrividire.

«Io… giochiamo a Burraco?» gli propose lei, ridacchiando.

«Come? E cosa sarebbe?» gli domandò lui, confuso.

«Ahahah, lascia perdere. Patty e le sue battute mi vengono in mente sempre nei momenti meno opportuni» gli disse «sai, amore, sono preoccupata per lei.»

«E come mai?» le chiese prendendola per mano e conducendola al divano, dove si sedette con lei in braccio.

Che novità piacevole era mai quella? Julian non si era mai spinto tanto in là con lei e ora… Amy gli sorrise, timida e si strinse a lui passandogli un braccio dietro il collo e prendendogli la mano nella sua, ma… un momento, dove aveva messo l’al… oh, cavoli, le aveva circondato il corpo facendola planare sulla sua gamba, così vicina alla sua pelle ora esposta. Indossava un vestitino giallo con spalline sottili, un po’ più scollato del solito – che in quella posizione mostrava meglio il suo décolleté, anche se un pochino scarso rispetto a quello dell’amica che aveva sempre invidiato – e con un motivo floreale che correva lungo tutto il bordo, che arrivava alle ginocchia, ai piedi un paio di comode scarpe estive, gialle. Julian, invece, era in versione casalinga con dei jeans chiari e una t-shirt beige che gli metteva in risalto i pettorali, facendola arrossire e sospirare.
 
«Se vuoi continuare a guardarmi, fai pure, non ho obiezioni. Solo sappi che nel giro di un minuto ti bacerò e poi non si torna indietro. Se invece vuoi dirmi cosa ti preoccupa della nostra amica… fai in fretta, così poi ci dedicheremo a qualcosa di più…» fece una pausa, la guardò fissarlo con gli occhi sbarrati e un intenso rossore sul suo adorabile volto «eccitante» concluse, abbassando il tono e con voce sensuale.

Oddio, quel giorno Julian era incontenibile. Forse era dovuto alla vittoria del giorno prima? Meglio spiegargli cosa intendesse dire sulla sua amica e subito, prima di perdere il controllo – ci era così vicina – e dimenticarsene. Gli sorrise timidamente e poi parlò.
 
«Tutta questa situazione in cui si trova Patty, non le fa bene. Lei ama disperatamente Holly, lo so, ma si rifiuta di ammetterlo anche se accetta il suo corteggiamento, ma…»

«Allo stesso tempo si fa corteggiare anche da Steffen» concluse lui al suo posto.

«Esatto e non va bene. È divisa tra passione e dolcezza e non sa proprio scegliere tra i due. Ma io so che c’è un ulteriore passo che deve fare per decidere in modo definitivo.»

«Ovvero? Non lasciarmi in sospeso, adesso sono curioso.»

«Uscire con Holly» poi aggiunse, vedendolo confuso «sì, perché quei due non hanno mai avuto un vero appuntamento, ma solo incontri rubati. È questo il vantaggio di Steffen. Lui la invita spesso, le fa delle sorprese, la fa ridere. Il nostro amico, questo, non l’ha mai fatto e Patty non potrà mia sapere com’è uscire con lui. Ecco perché, a mio parere, non riesce a decidersi. Mentre del nostro vicino lei vede tutto – ovvero come si preoccupa di preparare i loro incontri nei minimi dettagli e come la fa sentire durante quei momenti – di Holly lei cosa sa?»

«Che è un bravo calciatore e capitano, che la manda in confusione con i suoi approcci e che, tutto sommato, è anche simpatico, oltre che altruista.»

«Esatto… ma niente di più. Mi chiedo cosa aspetti quel cretino a invitarla fuori una sera o a farle un’improvvisata che la lasci senza parole.»

E fu a quel punto che Julian scoppiò a ridere, lasciandola sorpresa. Ma che diamine c’era da ridere? Era una cosa seria dopotutto. Decisamente, quel giorno, Julian era strano forte.
 
 
 


Se solo Amy avesse saputo… oh, sì, decisamente Holly aveva in servo una bella e sconvolgente sorpresa per la sua Patty e il tutto con la complicità di un’arzilla vecchietta furba e simpaticissima. Doveva dirgliela? No, non era compito suo e non voleva rovinare tutto.
Guardò Amy, era così bella quel giorno. Semplice e letale. Quando gli aveva telefonato dicendogli se poteva raggiungerlo perché gli mancava, il suo cuore aveva preso a battere follemente. Di getto le aveva proposto di trascorrere quei due giorni da lui e, con sua enorme sorpresa Amy aveva accettato subito. La amava immensamente. Il suo cuore era stato suo fin dalla prima volta che l’aveva vista in classe e, a poco a poco, il sentimento che lo legava a lei era cresciuto a dismisura.
I suoi genitori l’adoravano. L’intero personale di casa, l’adorava. Non poteva chiedere di meglio.
E ora era lì, tra le sue braccia, finalmente. Era bello averla addosso, sentire la sua mano tra i capelli e l’altra nella propria. La sua bocca così vicina gli rendeva difficile seguire il discorso.
Aveva capito solo che era preoccupata per Patty e la sua situazione sentimentale, molto ingarbugliata.
Com’era successo che quelle due diventassero così amiche sotto i suoi occhi e lui non si fosse mai accorto di nulla?

 
«Amy, ascolta, già che stiamo parlando di lei, di Patty… mi spieghi una volta per tutte come…»

«… abbiamo fatto a legare dopo anni di pubblici litigi?» concluse lei per lui.

«Ecco, sì. Devi ammettere che la cosa è un po’ strana.»

E lui era curioso di sapere. Tutto quello che circondava Amy e la riguardava… lo interessava.
 
«In realtà, già da bambina mi aveva affascinato la sua figura. Aveva un carattere così forte e determinato, che mi faceva invidia. Ma non riuscivo a trovare un punto di incontro e così gli anni successivi. Più io cercavo un approccio, più lei mi sfuggiva, fino a quando…»

«La partita.»

«Esatto. E da lì non ci siamo più lasciate. Non so dirti cosa sia scattato in lei per avvicinarmi e trattarmi con gentilezza per la prima volta, ma posso dirti cosa ho provato e visto io. Sono stata felicissima di poterci parlare tranquillamente e per giunta con una persona che, già all’epoca, era intelligente e sensibile. E, guardando dentro il suo cuore, ho visto tanta voglia di cambiare. Ho visto una ragazza nascosta dentro dei panni che non erano i suoi, che cercava di uscire disperatamente per trovare la sua strada. Quando mi ha chiesto di mentire a tutti su di noi, lo confesso, all’inizio ero contraria, ma lei sapeva che nessuno l’avrebbe compresa a fondo… e aveva ragione. Cazzo se ne aveva.»

Cosa… che aveva detto? Da quando usava quella parola lei? Un’altra cosa che era cambiata. Decise di non farglielo notare, per il momento.
 
«Quindi avete nascosto la cosa a tutti, anche a me.»

«Non eravamo ancora niente, Julian e poi, se permetti, quella era la prima volta che qualcuno – che non fossi tu o i ragazzi della squadra – mi considerava per quella che ero, senza prese in giro e non me la sono sentita di dirle di no. Si vedeva che Patty aveva bisogno di un’amica con la A maiuscola e io volevo essere quella persona. Dal canto mio cercavo la stessa cosa e quindi capisci bene che è stato uno scambio reciproco.»

«E così avete iniziato a messaggiarvi e telefonarvi.»

«Sì, e vederci. All’inizio, poco, ma poi sempre più spesso. Quando Holly è partito, lei è stata malissimo, per un periodo e poi si è fatta forza e l’ha eliminato dalla sua vita, o almeno così credeva. Quando poi è tornato e ha visto che iniziava a uscire con altre ragazze, per lo più svampite e senza cervello, ha capito che era finito tutto, per davvero. Ha iniziato a trattarlo male, a stargli alla larga e a dimenticarlo.»

«Che stupido. Invece di chiederle spiegazioni, l’ha allontanata da sé sempre di più e poi pretendeva rispetto» constatò Julian.

Era felice che Amy fosse stata un punto saldo per l’amica, ma ora era giunto il momento di accantonare quel discorso, ci avevano dedicato già troppo tempo.
 
«Grazie per avermene parlato» le disse «e ora… dedichiamoci a noi e al tempo che passeremo insieme in questa casa.»

Poi la baciò con passione, mentre Amy si stringeva ancora di più al suo corpo, facendolo impazzire dal desiderio. Quei piccoli seni premuti contro il suo torace, le sue mani nei capelli, la sua bocca che non risparmiava baci e sospiri.
 
«Basta!» sospirò con voce roca, staccandosi da lei che lo fissò meravigliata «Se non ci fermiamo subito, rischio di prenderti qui sul divano e non voglio.»

«Non… non vuoi?» gli chiese lei delusa, cercando di rialzarsi.

«No!» ribadì lui trattenendola «Non qui, non la prima volta» specificò vedendola rilassarsi, se pur con un intenso rossore sul volto.

Julian, se pure con riluttanza, fece alzare Amy da quella posizione così provocante e poi fece lo stesso, la prese per mano, controllò che la porta d’ingresso fosse chiusa, mise l’allarme e la portò al piano superiore. Una volta in camera, la mise a suo agio baciandola a lungo e con dolcezza.
 
«A me non basta più baciarti, non basta più stringerti tra le braccia» le disse guardandola negli occhi «voglio fare l’amore con te, Amy. Ora. Me lo permetti? Se… se non vuoi devi solo dirlo e io mi fer…» ma non riuscì a dire altro che Amy gli prese il volto tra le mani, si alzò sulle punte e lo baciò con tutta la passione di cui era capace.

Quando molto tempo dopo il bacio terminò, Julian la fissò, speranzoso e sconvolto. Almeno fino a che lei si tolse le scarpe, si sfilò il vestito che cadde informe ai suoi piedi, rimanendo in slip e reggiseno in pizzo coordinati color giallo e parlò.
 
«Sono tua, Julian, anima e corpo. Amami e fammi sentire amata.»

E lui, rimasto senza fiato da quella visione paradisiaca, si spogliò in fretta – sentendo Amy trattenere il respiro, era la seconda volta che lo faceva dopo aver posato i suoi occhi sul suo corpo nudo – finì di denudarla con lentezza e aspettativa e la portò sul suo letto matrimoniale, dove le dimostrò quanto la amasse e venerasse.
 
 


 
Amy si svegliò con una fame tremenda e lo stomaco brontolante. Ma che ora era e… e dov’era? Non riconosceva la stanza, di certo non era quella della sua vecchia casa e nemmeno quella attuale. Era piuttosto maschile come arredamento. Ma dove diam… oh, cazzo.
Sì, ormai quella parola le era entrata dentro e non era poi così male da dire.
Non riusciva a muoversi, perché? Era stesa su qualcosa di morbido, caldo e… nudo! Oh, mio… Julian! E... e anche lei era nuda. Il braccio del suo innamorato la teneva stretta a sé. Alzò la testa, fino a poco prima appoggiata al petto scolpito del bel calciatore e lo vide addormentato, con un sorriso sul suo bel volto che la diceva lunga su quello che avevano combinato.
Oh, sì, era stato meraviglioso, appagante ed eccitante ogni oltre sua fantasia. Ma perché aveva aspettato così a lungo per concedersi a lui? Se solo l’avesse saputo prima…

 
«Ciao, mia bella addormentata» si sentì chiamare e arrossì.

Incontrò i sui occhi, ora aperti e sorridenti e si sporse per baciarlo dolcemente.
 
«Wow, se avessi saputo che era così svegliarsi con te, ti giuro, Amy, che ti avrei fatta finire qui dentro molto tempo fa.»

«Se avessi saputo che era così bello stare stretta al tuo corpo nudo, amore mio, ti avrei assecondato volentieri» gli rispose, arrossendo suo malgrado e facendolo ridere.

«Bene, da oggi possiamo dire che tra noi cambia tutto, giusto?»

«Giustissimo» gli rispose prendendo a tracciare solchi immaginari sul suo petto e poi aggiunse «ho fame, tu no?»

«Direi di sì, mia cara. Mi hai prosciugato tutte le energie, neanche avessi disputato una partita intera.»

«Oh… oh, no, questo non va bene, no» si rizzò a sedere di scatto, incurante della sua nudità e guardandolo preoccupata.

Amy vide Julian sorridere apertamente, sornione e fissare il suo seno come se… oh, non, non poteva permetterlo. Prese il lenzuolo e se lo tirò davanti per coprirsi alla bene in meglio. Julian rise forte.
 
«Amore mio, credo sia un po’ troppo tardi per il pudore» le disse «comunque sappi che sto benissimo e che il mio cuore è forte e pronto per i supplementari con te. Tranquillizzati e torna qui, che già mi manchi» le disse poi prendendola per una mano e cercando di tirarsela addosso, ma lei non cedette.

«Ho fame» ripeté «vado in cucina a prepararci qualcosa e sarò di ritorno in men che non si dica.»

Poi, incurante delle proteste del suo innamorato – che nel frattempo si era seduto sul letto, con le braccia dietro la testa a fissarla muoversi per la stanza – si avvolse in un pezzo di lenzuolo e si guardò in giro, allarmata.
 
«Qualche problema, amore?» le chiese lui.

«Em… a dire il vero, sì. Non ho nulla da mettere per scendere in cucina. Il vestito è tutto stropicciato, la sola biancheria è esclusa, la vestaglia è nella valigia e quella è da basso… e non posso neanche rubarti tutto il lenzuolo o...»

«Scendi pure nuda» le propose il malandrino «tanto siamo soli e io non mi scandalizzo di certo, anzi, proprio il contrario.»

«Julian! Per la miseria…»

«Preferivo quando dicevi cazzo» le rispose facendola arrossire vistosamente, il che lo fece ridere «Ah, e va bene. Va pure in bagno e prenditi l’asciugamano più grande che trovi, così  puoi recuperare la tua famosa vestaglia. Va bene così?»

Lei gli rispose salendo a carponi sul letto e baciandolo sulle labbra, poi – prima che lui potesse afferrarla – si diede alla fuga e, nuda, corse in bagno.





Julian doveva essersi appisolato di nuovo, perché quando si svegliò si ritrovò solo e il lato di Amy era freddo. Tristemente freddo. La sua pancia borbottò rumorosamente e questo gli ricordò dove fosse la sua bella innamorata in quel momento, o almeno sperava fosse ancora lì. Abbandonò il letto, passò velocemente in bagno a darsi una riassestata – cavoli, Amy si era sicuramente fatta una doccia dal profumo che regnava lì dentro e lui non l’aveva sentita! – s’infilò i boxer neri e uscì dalla stanza.
Scese la scalinata quasi di corsa, in ansia che potesse essersi data alla fuga dal troppo imbarazzo, ma la sua valigia era ancora abbandonata nell’atrio e la cosa lo tranquillizzò non poco.
Quando entrò in cucina la salivazione gli si azzerò di colpo. La trovò che canticchiava un motivetto sconosciuto, in quanto non l’aveva mai sentito prima, mentre dibatteva i fianchi avvolta – avvolta? Non proprio vista la trasparenza di quell’indumento che aveva addosso e che lasciava ben poco all’immaginazione – in un baby doll rosa antico.
Dio, quanto gli sarebbe piaciuto che quella diventasse una routine giornaliera. Cosa? Le si avvicinò di soppiatto e l’abbracciò da dietro, posandole un bacio sul collo, ma le cose non andarono come previsto. Infatti, Amy si spaventò, strillò e lanciò all’indietro la frittata che aveva sulla paletta. Frittata che gli finì dritta sui capelli.
Quando lei si girò – con gli occhi sgranati e una mano sul petto dalla paura – lo fissò per qualche secondo e poi scoppiò a ridere di gusto. E come non seguirla? Doveva essere proprio ridicolo. Se la tolse e la lanciò nel lavandino troppo occupato a fissare la sua innamorata negli occhi per pensare ad altro.
Subito dopo, dimentico di tutto, la prese per la vita e la baciò con passione. Doveva assolutamente fare qualcosa perché momenti come quelli non si limitassero a quei due giorni. Oh, sì, perché lui aveva intenzione di replicare all’infinito la performance di qualche ora prima ed era sicuro che a Amy non dispiacesse per niente,
Anzi, decise che avrebbe iniziato subito con il bis e approfondì il bacio. Spostò le mani sul suo sedere sodo, e quando stava per sollevarla di peso e appoggiarla sul tavolo… il telefono di casa squillò. Secondo tempo rimandato.
Le diede un rapido bacio e sparì nel salone intenzionato a chiudere quanto prima quella scocciatura, perché sapeva benissimo chi lo stava chiamando e a lui, tutto quel controllo inutile, incominciava ad andare stretto.
Quando tornò, dieci minuti dopo, la tavola era imbandita – addio al nuovo amplesso lì sopra – e Amy stava impiattando una nuova frittata alta e soffice “con il formaggio!” gli disse, alla quale lui rese onore.
Il resto del pomeriggio lo passarono a smaltire il pranzo – la frittata era stata solo l’inizio – tra le lenzuola e, poco prima di cena mentre lei riposava, scese furtivo dal letto, recuperò il cellulare e si diresse in cucina a fare una telefonata.
Quando al quarto squillo la voce familiare del suo amico rispose, lui esordì:

 
«Holly, includeresti anche me nel tuo piano?»
   
 
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