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Autore: LadyHeather83    03/11/2020    4 recensioni
Mai se nè andata dalla Capsule Corporation insieme a Pilaf e a Shu, dopo aver confessato a Trunks il suo segreto.
Può questo separarli per sempre?
Estratto dal 2^ Cap. “Ehi Mai a cosa stai pensando?” Pilaf interruppe i suoi pensieri porgendole un pezzo di pane.
Non mangiavano da giorni e quel pasto era l’unica cosa che era riuscito a racimolare, o meglio a rubare al panettiere lì vicino.
“Non ho fame” Gli disse senza prendere niente.
“Devi pur mangiare qualcosa” Le disse Shu ancora con il fiatone per la corsa appena fatta per seminare quel pover uomo che li aveva beccati sul fatto.
“ Se solo fossimo rimasti alla Capsule Corp., lì avremo avuto di tutto” Si lamentò Pilaf addentando qual pasto.
“Già…ma perché ce ne siamo andati?” Chiese Shu facendo la stessa cosa.
“Perché Mai si è presa una cotta per il ragazzino e …” Non fece tempo a finire la frase che gli arrivò un sonoro ceffone che gli fece la guancia rossa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mai, Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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ALLA RICERCA DI MAI

*

Capitolo 29

*

Mai e Trunks, si erano traferiti nella nuova casa dopo solo due mesi dall’acquisto.

Non c’erano grandi lavori di ristrutturazione da fare, anzi sarebbe stata già abitabile e perfetta così, ma i due ragazzi, come giusto che sia, hanno voluto darle un tocco personale, cambiando le pitture e qualche altra rifinitura, un po' più nei loro canoni.

Anche il giardino fu sistemato, e vicino alla piscina, era stata allestita una tettoia in legno e tutto l’occorrente per sfiziosi barbecue all’aperto, magari contornando il tutto con qualche tuffo in piscina, alla quale erano state apportate delle migliorie e renderla anche adatta a dei bambini, avevano pensato anche a mettere un paio di scivoli e giochi d’acqua.

La notizia della gravidanza e dell’imminente matrimonio, era stata fatta girare non solo dai due ragazzi, che si erano prodigati subito ad avvisare i loro migliori amici, chiedendogli di fare da testimone, ma anche da un’entusiasta Bulma, che ancora prima di saperlo dal figlio e dalla nuora, si era precipitata in un negozio per bambini, quel pomeriggio stesso, facendo spese pazze, comprando l’intero negozio e sistemando tutto in un magazzino dismesso della Capsule Corporation.

Cosa che comunque rimase segreta, fino a qualche giorno prima del loro trasferimento nella nuova casa.

“Scusa se mia mamma esagera sempre!” Le disse Trunks con tono rassegnato, mentre con largo anticipo sistemavano la cameretta del futuro erede.

“Non ti preoccupare, la conosco come le mie tasche, non sarebbe lei, se non si comportasse così”. Non le dava fastidio, anzi, sapeva che sarebbe bastato una sua parola per frenarla, ma se voleva già viziare il nascituro, da brava nonna, lo poteva fare.

E per cercare di non sbagliare, visto che il sesso del bambino sarebbe rimasto un mistero fino alla nascita, aveva acquistato tutte cose di colore neutrale.

“Ah! Domani ho la prova abito” Gli comunicò mentre tirava fuori le ultime cose dagli scatoloni e le riponeva con cura nell’armadio.

Da quando la gravidanza era stata confermata dalla visita medica, la settimana successiva, Trunks, aveva intimato a Mai, di mettersi in maternità, non doveva per nessuna ragione stancarsi in quel periodo, organizzare un matrimonio in soli due mesi, si sarebbe rivelata un’impresa per chiunque, ma non per l’amministratore delegato della Capsule Corporation, che oltre ad essere una brillante scienziata, era anche una perfetta organizzatrice d’eventi.

C’era qualcosa che Bulma non sapesse fare? Credo di no.

Per questo si erano rivolti a lei per l’organizzazione di tutto, e per non gravare su Mai, anche perché non sapeva da che parte girarsi.

Ma la ragazza, testarda com’era, non volle sentire ragioni, comunicandogli che non era ammalata, ma soltanto stava aspettando un bambino, e che finché potrà, lei si sarebbe recata ogni giorno al lavoro, assicurandolo, che avrebbe svolto solo ed esclusivamente lavoro d’ufficio, e che avrebbe aiutato la suocera ad organizzare la festa per il loro matrimonio.

Trunks, non poté far altro che assecondare i suoi bisogni, del resto aveva avuto un esempio in casa, una donna forte, che aveva conciliato per ben due volte, gravidanza e lavoro senza alcun tipo di problemi.

“Alla fine lo hai scelto”. Le disse Trunks avvicinandosi.

“Si, non è stato facile vedermi con quegli abiti, ma credo resterai a bocca aperta, ho avuto due bravi consulenti”. Rise al ricordo della scelta dell’abito, erano Bra e Bulma che le portavano i vestiti, spodestando la povera commessa, che si era ritrovata a fare i conti con due assatanate.

“Le migliori”. Le cinse da dietro, portando le mani sul grembo appena accennato, accarezzandolo delicatamente, lei gli portò le sue, sopra, diventando un tutt’uno.

“Ti immagini che tra due mesi saremo sposati e che tra cinque avremo un piccolo esserino che vaga per casa?”.

“Non vedo l’ora, vorrei avere la macchina del tempo per accelerare le cose”. Le stampò un bacio sulla guancia, cullandola tra le sue forti braccia.

“Beh! Se la gravidanza continua così, a me sta anche bene, non serve andare avanti nel futuro”. In quattro mesi non aveva avuto nessuna nausea, nessun disturbo particolare, la pancia era appena accennata, chi la vedeva poteva pensare solo che fosse ingrassata un po'.

Si sentiva solo un po' stanca e spossata nel pomeriggio, cosa che la costringeva spesso, a coricarsi per almeno un‘oretta.

E non sentiva affatto il bisogno di mangiare ogni dieci minuti, o di strane voglie, come le era stato più volto raccontato, da chi, in quella situazione, si era ritrovata prima di lei.

*

Si era anche raccomandata con Bra, di non organizzare nessun addio al nubilato, baby shower, o qualche altra festa di loro invenzione.

Ma se Trunks ne aveva voglia, avrebbe potuto fare il suo addio al celibato, anche se temeva la reazione di Goten, doveva ancora vendicarsi per averlo lasciato in mezzo al deserto, in mutande, tutto sporco, legato ad un cactus, con una corda difficile da rompere, fatta di un materiale alieno, procurata da Yaco, proprio qualche giorno prima del suo matrimonio con Valese.

*

Il tanto atteso giorno era arrivato.

La giornata estiva scelta per l’evento, era perfetta, come la location, speciale ed unica; si trattava di un tratto di spiaggia isolato, dove occhi indiscreti, paparazzi e giornalisti, non sarebbero mai potuti arrivare.

Si vociferava già da un po', di un imminente matrimonio dello scapolo più ambito della città, ma nessuna data certa, solo supposizioni.

Come chiesto dalla stessa Mai, era stato allestito un altare in riva al mare al tramonto, incorniciato da un arco bianco, intarsiato di rose rosa, e come celebrante, avevano chiesto a Dende, se poteva ufficializzare la loro unione, ruolo che il namecciano accettò con estremo piacere.

Era già lì ad aspettare i due sposi, mentre gli ospiti, composti da amici e parenti più stretti, nei loro abiti eleganti, prendevano posto nelle bianche panche davanti all’altare, preparate con rose e tulle bianco kilometrico.

Lo sposo arrivò per primo, era splendido in quel completo grigio chiaro di lino, la camicia bianca era sbottonata vicino al collo, nessuna cravatta o papillon opprimente lo adornava.

Sulla giacca era stata puntata una spilla fatta con dei fiori freschi, una rosa, per la precisone.

Anche i testimoni presero posto: Goten vicino a Trunks e Teo sulla sedia vuota, vicino il posto di Mai.

Quando la marcia nunziale partì, il ciarlare che rimbombava sulla spiaggietta, terminò e tutti gli occhi furono puntati verso di lei.

Al lilla iniziarono a tremarono le mani e di colpo gli si seccò la gola, quando la vide arrivare in quell’abito bianco lungo con il classico bouquet in mano.

La gonna ed il velo lungo, appuntato sopra lo chignon, ondeggiavano seguendo il ritmo della brezza estiva, il corpetto con scollo a cuore, intarsiato di Swarovski, brillava, illuminandole il volto, un paio di ciocche di capelli, furono arricciati e lasciati ricadere sul volto.

“Ti vedo agitato, amico” Gli sussurrò Goten all’orecchio.

“Sta zitto o ti tiro un pugno”.

Lei avanzava da sola, con gli occhi puntati verso il suo sposo, quando qualcuno la prese sotto braccio.

“Se cominci a frignare, giuro che ti lascio qui”. Vegeta, lasciò tutti a bocca aperta e commossi, con quel gesto.

Lei gli sorrise per ringraziarlo, e ricacciò indietro le lacrime che si stavano iniziando a formare.

Trunks guardò il padre, e pensò che in quegli anni era cambiato di parecchio, e non smetterà mai di ringraziare sua madre, per aver contribuito a questa sua mutazione.

Bulma singhiozzava, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto.

“Smettila mamma, o sulle foto verrai male” La rimproverò Bra, cercando di distrarsi per non mettersi a piangere anche lei.

“Hai ragione tesoro, ma non pensavo che tuo padre potesse fare un simile gesto, sa sempre come sorprenderci.” Tirò su con il naso.

“Lo amiamo per questo” Bra le mise la sua mano sopra la sua, in segno di conforto.

*

Appena arrivarono davanti l’altare, Vegeta le lasciò andare il braccio, guardò suo figlio dicendogli sottovoce “Trattala come una principessa, o te la dovrei vedere con me”.

Lui si limitò ad annuire con il capo e a sorridergli.

Prese infine posto vicino a moglie e figlia.

Bulma gli prese la mano e non disse niente, era il suo modo per dirgli grazie per aver reso unico quel giorno, quanto non lo fosse già.

“Sei stato grande, Vegeta” Goku, seduto dietro di lui, gli diede una leggera pacca sulla spalla.

“Se mi tocchi un’altra volta, sei morto”. Bisbigliò fulminandolo con gli occhi.

“La volete smettere di fare i bambini vuoi due?” Chiese Chichi indispettita.

Dende iniziò la cerimonia, ringraziando tutti i presenti per presenziare al matrimonio e che era un onore per lui poter celebrare per la prima volta, quel sacramento.

Dopo una breve omelia, sui valori della famiglia, sul crescere dei figli responsabilmente, educandoli nel rispetto del bene, il namecciano, passò allo scambio degli anelli e delle promesse.

*

Il nostro percorso per arrivare fino a qui, non è stato dei più facili, la vita ci ha messo davanti delle prove che abbiamo superato, non con poche difficoltà.

Ma quello per cui non ho mai smesso di lottare, è il mio amore che provo per te. Ti amo.

Mai, ricevi questo anello come segno del mio amore per te.”

*

Trunks…ho pensato molto a quello che avrei potuto dire in questo giorno e in questo preciso momento, ho scritto e riscritto la mia promessa, ma qualsiasi cosa ne uscisse fuori, la cestinavo subito, anche perché con l’agitazione del momento l’avrei dimenticata.

Ma l’unica cosa di cui non mi scorderò mai, e l’unica cosa di cui sono certa, è che ti amo, e nessuna parola, vale più di questa per me.

Ricevi questo anello, come segno del mio amore”

*

Lo scambio degli anelli fu un momento molto toccante, e alla maggior parte del pubblico femminile, scese una lacrima.

“Se qualcuno ha qualcosa da dire, parli ora, o taccia per sempre” Recitò il celebrante, guardando i presenti, che rimasero in silenzio per qualche minuto.

“Bene, ora vi dichiaro marito e moglie”.

Non servì aggiungere il classico “può baciare la sposa”, che Trunks trasse a se Mai baciandola, seguito dagli applausi degli invitati e dallo scoppio di fuochi d’artificio, che illuminavano il cielo dei colori dell’arcobaleno.

*

La festa proseguì sotto gli occhi attenti e vigili di Bulma, che si assicurava che gli ospiti fossero al loro agio e soprattutto che avesseo cibo e bevande in gran quantità.

Il dopo cerimonia, era una cena a buffet, con tavolini installati sulla battigia, non mancava nulla, aveva anche pensato personalmente alla musica, che ad una festa così, di certo non poteva mancare.

“E così la nostra Mai, si è sposata” Le disse Teo raggiungendola in riva al mare.

“Chi lo avrebbe detto, vero?” Chiese sorridendo.

“Mi sarei stupito del contrario, ho sempre saputo che quel ragazzo ti avrebbe rubato il cuore”.

“E’ sempre stato suo” Inspirò la salsedine, inebriandosi di quel profumo.

“Piuttosto tu…non hai ancora trovato posto nel cuore di qualche giovane ragazza?”

Teo sorrise “Ancora no, ma…” Si voltò imbarazzato, per caso, notando una figura molto simile ad una dea, indossava un abito lungo fino alle ginocchia, blu di raso senza spalline, con gonna ampia, in vita portava una cintura con brillantini e  la sabbia l’aveva costretta a rimanere a piedi nudi per non affondare in continuazione.

I capelli dorati erano stati raccolti in un fermaglio dalla forma di un fiore azzurro, al lato.

“Scusami devo andare” La lasciò li da sola, mentre lui si avvicinava a questa figura mitologica.

Si passò una mano sui capelli neri, nervosamente, le doveva parlare, doveva sentire il suono della sua voce melodiosa.

Si schiarì la voce con un colpo di tosse finto.

“Che ci fa una bella ragazza tutta sola?” Le chiese una figura misteriosa dietro le spalle.

“Cosa ti fa pensare che non ho compagnia?” Gli domandò voltandosi.

“Beh! Se io fossi il tuo ragazzo, non ti lascerei mai da sola”. Quella divisa gli donava parecchio, e Marron si morse il labbro inferiore pensando che quel soldato non fosse niente male.

“Sei un maniaco? Non pensavo che Mai, potesse vantare amicizie così, o ti sei solo infiltrato alla festa?”.

Il militare rise sotto i baffi, oltre che bella era anche simpatica “No, niente di tutto ciò, anzi mi scuso per non essermi presentato, io sono Teo e sono il nuovo Generale della Città Dell’Est”.

“Marron” Gli strinse la mano sorridendogli.

“Cara, hai trovato la soda?” C-18 le si avvicinò, le aveva chiesto quella bevanda ancora dieci minuti fa.

“Sogno o son desto? Questa deve essere sicuramente tua sorella! Piacere, Teo” Le baciò la mano con un inchino.

“E’ mia madre, scemo”. Marron si voltò indispettita in cerca della bevanda gassata.

“Tua-tua madre?” Balbettò incredulo, era bella, un volto angelico, dai tratti pungenti, nessuna ruga compariva sul suo viso pulito.

C-18 si passò una mano sui capelli, portandosi dietro l’orecchio una ciocca bionda, non curandosi del ragazzo che stava sbavando.

Ora era indeciso su chi delle due avrebbe invitato a ballare, visto che ora, sulla pista echeggiava un lento.

Per fugare ogni dubbio, cinse ad entrambe le spalle, restando lui al centro.

“Ehi! Sono mia moglie e mia figlia” Protestò l’ometto che stava assistendo incredulo alla scena.

“Te le riporto sane e salve, papà!” Lo assicurò il giovane soldato ammiccando, conducendo le due signore sulla pista da ballo.

“Papà?” Chiese riluttante tra sé e sé Crilin, che fece cadere i flûte ricolmi di champagne.

*

Trunks notò Mai in piedi, che si stava accarezzando la pancia, cullata dal suono delle onde del mare, lontano dalla festa, lontano da quei suoni che l’infastidivano.

Che fossero gli ormoni? Che fosse la creatura che portava in grembo, di suggerirle di allontanarsi un po' per prendere una boccata d’aria?

Ormai il sole era tramontato e loro erano finalmente marito e moglie.

Aveva tolto i tacchi ed immerso i piedi nell’acqua tiepida, non curandosi che anche il bordo del vestito si stesse bagnando.

“A che pensi?” Le chiese avvicinandosi cingendola da dietro.

Mai si appoggiò con la schiena al suo petto chiudendo gli occhi.

“Che questo è il giorno più bello della mia vita”.

“Il giorno più bello della tua vita, fino ad ora.”

***

continua

*

Angolo dell’autrice: Ciao a tutti, e anche il matrimonio è andato.

Per quanto mi riguarda, l’avrei conclusa così, in quanto mi ero ripromessa di mettere la parola fine, proprio il giorno del mio compleanno, ed invece, mi ritrovo a pubblicare il penultimo capitolo.

Il prossimo sarà, ahimè, l’ultimo, ma non disperate, ho altro in mente per la testa, che spero di mettere nero su bianco presto.

Come sempre, ringrazio chi leggerà questo capitolo e vorrà lasciarmi una sua impressione, ma anche chi leggerà soltanto.

Vi aspetto nell’epilogo finale, vi anticipo già che sarà raccontato da Trunks, dal suo punto di vista.

Un abbraccio.

Erika

  
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