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Autore: H a n a e    04/11/2020    1 recensioni
||Modern!AU ||
Si sa, una sigaretta tira l'altra e, una chiacchierata alle tre del mattino, fuori da un locale, porta a nuove ed intriganti conoscenze.
Un Natsu e una Lucy semi-presentati in una salsa completamente nuova.
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Aveva un’aria fresca, diversa da quella degli abitanti di Magnolia e sembrava talmente piena di vita che quella sigaretta tra le sue labbra stonava proprio, però la rendeva così dannatamente intrigante.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Indovinate chi è tornata? Io (purtroppo per voi)! So che è passato più di un mese dall'ultimo aggiornamento, ma dovete sapere che ho traslocato da poco e, come se non bastasse, sono cominciate le lezioni, quindi c'è stata carenza di voglia e di tempo per mettermi a scrivere il nuovo capitolo (capitolo che mi ha dato un sacco di problemi, tra l'altro >.<). Pardon! L'importante però è che sono qui e che la storia venga portata a termine. Ci tenevo a dire altre due cosine riguardo al capitolo, ma lo farò alla fine per non fare alcuno spoiler! Buon lettura <3




 



 

Capitolo 10 - It’s Time

 


Quella chiacchierata con Lucy l’aveva scosso totalmente. Si sentiva distrutto, tanto che anche muovere un solo passo fuori da quel bar era una vera impresa, figuriamoci riuscire ad arrivare a casa.

Sapeva che c’era una possibilità che lei non volesse più vederlo, ma il suo cuore non aveva voluto nemmeno contemplarla come opzione, perché Natsu sapeva che loro, alla fine, erano destinati a stare insieme. Se lo sentiva.

Il freddo ormai non lo sentiva quasi più.

L’aveva davvero ferita. Gliel’aveva letto in quei suoi grandi occhi marroni così tristi e arrabbiati con lui.

E come biasimarla? Se lo meritava. Si meritava tutta la sua rabbia come punizione per aver rovinato il loro rapporto.

L’unica consolazione che aveva, in quel momento, era quella di essere riuscito a parlarle e a spiegarle che cosa diavolo gli stava succedendo in testa. Forse aveva ancora una chance. Forse Lucy avrebbe capito e gli avrebbe concesso l’opportunità di riprovarci e questa volta senza segreti.

Adesso non gli restava altro da fare che parlare con Lisanna.

Si passò una mano sul collo e il suo viso si contrasse in una smorfia di sofferenza al solo pensiero del confronto con lei. Se parlare con Lucy l’aveva fatto a pezzi, parlare con Lisanna l’avrebbe disintegrato. La conosceva troppo bene e sapeva che non avrebbe retto quelle lacrime contagiose che sarebbero sicuramente sgorgate come cascate sulle guance di entrambi.

Per il momento però, voleva solo andare a casa e cercare conforto in quelle quattro mura mal arredate del suo appartamento e nel suo esigente gatto.

 



 

 

 

L.: Sono qui sotto.

18:13

La notifica del messaggio di Lisanna gli fece prendere uno spavento. Era così agitato di vederla e di parlarle apertamente che, mentre l’aspettava che usciva dal lavoro, si era messo a mangiare un pacco intero di biscotti con lo zucchero a velo, che, tra l’altro, lo fece quasi strozzare. Si pulì la bocca e prese un lungo sorso d’acqua direttamente dalla bottiglia e corse alla porta. Prese le chiavi e corse giù per scale, saltandone buona parte, con il rischio che scivolasse e si facesse male, ma ci badò poco perché era estremamente nervoso.

Avrebbe potuto tranquillamente premere il pulsante del citofono che si trovava sulla parete per aprirle, ma il suo copro si era mosso da solo e si era precipitato giù a prenderla. Inoltre, aveva bisogno di scaricare un po’ di adrenalina.

Quando la intravide dalla grande vetrata del portone, fece un bel respiro e si sforzò di sorridere senza apparire un completo cretino.

Lisanna, che prima dava le spalle al ragazzo, probabilmente sentì il gran trambusto che aveva creato e si girò, trovandosi faccia a faccia con Natsu. Rimasero a guardarsi per alcuni secondo attraverso il vetro, entrambi in imbarazzo e curiosi di sapere che cosa avrebbe fatto l’altro.

Alla fine, Natsu, aprì il portone e Lisanna fu la prima a parlare, nel tentativo di rompere quella sensazione di imbarazzo.

«Relax. Sono solo io! Sembra tu abbia appena visto un fantasma.»

Esatto, pensò Natsu. Era consapevole della sua espressione tirata e del tutto innaturale, ma lui, il nervosismo, non era mai stato in grado di nasconderlo: soprattutto a Lisanna.

«È tanto che aspetti?»

Lisanna scosse la testa e gli fece un bel sorriso «Giusto qualche minuto.» Tese le mani verso di lui per mostrargli un sacchetto di plastica con all’interno vari sacchetti di carta.

«Ho fatto alcuni esperimenti con delle nuove farine in laboratorio oggi e ho pensato di portarli per provarli insieme.»

Natsu le sorrise e si grattò la testa «non dovevi! Avrei sicuramente trovato qualcosa nella mia dispensa.»

Lisanna fece una faccia a dir poco schifata e rise «Per carità! Da quando ti conosco non ho mai visto un pacco di biscotti decente in casa tua.»

«Sei crudele.» Disse con un finto broncio.

Lei in risposta roteò gli occhi e gli diede una pacca amichevole sul braccio.

Natsu si fece da parte per lasciar passare Lisanna e si diressero entrambi vero l’ascensore.

«Che fai, non entri?» Domandò la ragazza quando si accorse che Natsu non accennava ad entrare con lei.

Lui si morse l’interno di una guancia e le disse che no, avrebbe preferito prendere le scale rifilandole una scusa del tutto idiota.

Sembrava delusa, ma era meglio in quel modo. Natsu non era sicuro di riuscire a entrare in uno spazio angusto con lei senza conseguenze.

Perciò si affrettò a percorrere tutte le rampe di scale che lo separavano dalla porta di casa sua e arrivò che Lisanna lo stava aspettando accanto allo zerbino che, ora che ci pensava, andava lavato e, forse, anche sostituito.

Mise la chiave nella toppa della porta e girò la chiave, rivelando un appartamento stranamente in ordine, tanto che Lisanna gli fece addirittura i complimenti.

«Happy!» Esclamò la ragazza alla vista del gattino che era arrivato miagolando. Sicuro era in cerca di grattini e, magari, anche di qualche briciola del contenuto di quel sacchetto che emanava un profumino super invitante.

«Quanto mi sei mancato!» Disse prendendolo in braccio e riempiendolo di baci.

Natsu sorrise divertito e non riuscì a trattenersi dal sorridere a quella scena «anche tu gli sei mancata.»

Gli occhi di Lisanna si illuminarono per un secondo e lo guardò con le sue pozze blu in un modo che lo fece sentire estremamente nostalgico.

«Metti su un po’ di acqua per il tè mentre io do qualche altro bacio a questo adorabile gattino che non vedo da tantissimo tempo.»

«Agli ordini!» Rispose Natsu in modo scherzoso.

Una volta pronto il tè, apparecchiarono sul piccolo tavolo rotondo e Lisanna espose su un piatto tutti i biscotti e i cupcake che aveva portato.

«Tadan! Che te ne pare?» Domandò tutta orgogliosa.

Natsu guardò tutto quel cibo in estasi, tanto che quasi non sentì la domanda di Lisanna. Lei rise e prese la reazione del ragazzo come una risposta più che positiva.

«Stai diventando bravissima.» Le disse prendendo un boccone di un biscotto.

«Grazie! Adoro questo lavoro e sono davvero contentissima di aver vinto quel concorso tempo fa.» Confessò afferrando uno dei cupcake ricoperto di cioccolato al latte.

Qualche anno prima, per puro caso, Lisanna si era ritrovata vincitrice di un apprendistato di due mesi per principianti, in una pasticceria della città e lei, del tutto indecisa su cosa avrebbe voluto fare in futuro, non ci pensò due volte a prendere quell’opportunità e provare. Aveva finito per innamorarsi di quel corso e la decisione di intraprendere la carriera del pasticcere venne da sé.

Risero e scherzarono per un po’, presi dal momento e dalla nostalgia, fino a quando, Lisanna, non cambiò totalmente atteggiamento e si fece sempre più vicina a Natsu.

«Allora… posso sapere per quale motivo mi hai chiesto di venire qui?» Domandò con un tono molto sensuale e calmo.

Natsu si morse il labbro e si costrinse a vuotare il sacco, senza alcun giro di parole.

«Volevo parlarti di una cosa. Una cosa a cui sto pensando da tanto tempo.»

Con il gomito poggiato sul tavolino e la mano a sostenere il mento, si protese sempre di più vero il ragazzo «Sì?»

«Sto parlando del bacio che mi hai dato, per essere precisi.»

Lisanna captò il tono di voce di Natsu, diverso da quello che evidentemente si era immaginata per quel tipo di discorso e si rimise seduta, dritta, in allerta.

«I-io credo ci sia stato un fraintendimento.»

Lisanna chiuse gli occhi ad una fessura «Che tipo di fraintendimento?»

«Io non volevo baciarti.» Riuscì a confessare Natsu.

Lisanna alzò un sopracciglio «e perché mai, non ti è piaciuto?»

«Lisanna…» la chiamò il ragazzo, con un tono questa volta più duro. Ne aveva abbastanza che tutti e due facessero finta di niente per evitare un conflitto che li avrebbe feriti entrambi.

La ragazza si morse un labbro e si accasciò contro la sedia, esausta.

«Speravo le cose potessero tornare come prima. A prima che io rovinassi tutto.»

«Non so che cosa stessi pensando quando ti ho detto di voler prendere una pausa. Era nervosa per il lavoro e tu non sembravi accorgerti di nulla e-» fece una pausa per deglutire quel fastidioso groppo che aveva in gola «e mi sono sentita sola.»

«E perché non me ne hai parlato?» Natsu stava cominciando ad irritarsi perché si sentiva ingiustamente accusato di qualcosa di cui non si sentiva responsabile.

Lisanna si toccò le tempie, frustrata e alzò la voce «Perché non avresti capito!»

«E chi lo dice che non avrei capito?» Anche Natsu aveva alzato la voce.

La ragazza lo guardò negli occhi senza trovare una vera risposta a quella domanda. Già, perché? Perché pensava che Natsu non l’avrebbe capita? In fondo, loro due, non si conoscevano meglio di chiunque altro?

Forse il problema era proprio quello, che nonostante si conoscessero da così tanto tempo non erano mai stati capaci di capirsi veramente. Ma come erano arrivati a quel punto?

«Non lo so.» Sussurrò.

«Perché hai baciato Bickslow?»

La domanda di Natsu prese Lisanna totalmente alla sprovvista e, perciò, non rispose subito, così, Natsu, le rifece la stessa identica domanda.

«Io non lo so! Okay? Bickslow si comportava così bene con me, si preoccupava sempre di sapere se avevo mangiato abbastanza durante la giornata, mi riaccompagnava a casa quando finivamo entrambi il turno troppo tardi e soprattuto mi ascoltava.»

Quelle parole lo destabilizzarono. Immaginare Lisanna con un altro lo feriva profondamente.

Natsu sbarrò gli occhi del tutto incredulo a quello che aveva appena sentito «Ti ascoltava?»

«Sì, Natsu, mi ascoltava, cosa che tu non hai mai fatto veramente.»

Il ragazzo era furioso.

«Come puoi dire una cosa del genere? Io ci sono sempre stato per te!»

Lisanna produsse un suono di frustrazione e si portò con il corpo vero Natsu «C’è differenza tra l’esserci e il volerci essere, Natsu.»

Lui in risposta batté un pugno sul tavolo. Ma cosa diavolo stava dicendo Lisanna? Era davvero così? Perché lo stava accusando di un errore che avevano commesso entrambi?

«La stessa cosa vale per te.»

«Bugiardo!» Urlò Lisanna più forte, tanto che aveva il fiatone. Si prese la testa fra le mani e chiuse gli occhi.

Natsu sbuffò e si lasciò andare sullo schienale della sedia, voltando la testa verso la finestra. Ormai era buio e la città si era illuminata. Era uno spettacolo.

«Cazzo Lisanna, così non arriviamo da nessuna parte…» disse tornando a guardarla.

Lei però non sembrava avere la forza di reagire.

«Non ha senso continuare ad urlarci contro e a puntare il dito verso chi pensiamo sia responsabile. Le cose si fanno in due e abbiamo sbagliato entrambi.»

Da piccolo suo padre glielo ripeteva sempre che non era mai colpa di una sola persona e che quell’atteggiamento non avrebbe portato da nessuna parte, anzi, avrebbe logorato solo entrambi.

Lisanna alzò appena la testa, senza però guardarlo negli occhi perché non ne aveva le energie e, guardare lo spazio tra i loro piedi era molto più facile per chiedere quello che aveva sospettato dal momento in cui Natsu l’aveva contattata.

«Vuoi lasciarmi?»

Il ragazzo fu tentato di addolcire la pillola perché la vedeva così fragile lì davanti a sé che non aveva cuore di ferirla più di quanto non aveva già fatto. Però poi pensò a Lucy e alla promessa che le aveva fatto. Alla promessa che aveva fatto a se stesso di sistemare le cose una volta per tutte «Io- sì… sì voglio lasciarti.»

Lisanna iniziò a piangere e Natsu fu così tentato di accarezzarle la testa per consolarla, che una sua mano si mosse in automatico, per abitudine, ma alla fine non lo fece.

«Speravo non arrivassimo a questo.» Confessò la ragazza mentre si asciugava una lacrima che le scorreva sulla guancia.

Natsu si grattò un occhio, estremamente stanco.

«E perché no? Non te lo aspettavi anche tu dopo tutto quello che è successo?»

Silenzio più totale, a parte un singhiozzo mal trattenuto di Lisanna.

«Sì, ma ci speravo.»

Natsu inclinò la testa da un lato e fece un mezza smorfia che poteva sembrare un sorriso mal riuscito.

«Davvero?»

Onestamente, all’inizio anche lui un poco ci sperava, ma il conoscere Lucy gli aveva fatto capire quanto fossero entrambi cresciuti e di quanto le loro vite avessero preso direzioni diverse. Avevano un futuro che li avrebbe portati in posti totalmente opposti e non aveva senso continuare a pretendere che tra loro potesse funzionare e precludersi tante possibilità. Sperava però che Lisanna rimanesse nella sua vita, solo niente più di una cara amica.

Lei annuì e, finalmente, lo guardò negli occhi con i suoi ormai stracolmi di lacrime. Chinò di nuovo il capo e Natsu poté intravedere le sue labbra incurvarsi verso l’alto. I capelli le andarono a coprire la fronte e gli occhi. Vederla in quel modo gli faceva male, davvero tanto male.

Quella ragazza era stata con lui per gli ultimi otto anni della sua vita. Lei era stata il suo primo amore, il suo primo bacio, i suoi sorrisi più sinceri e le sue lacrime più vere. Insieme a lei, era cresciuto, aveva imparato a prendersi cura di un’altra persona, a condividere la sua coppa gelato o la sua coperta preferita sul divano. Lisanna l’aveva aiutato a maturare e le era stata accanto nei momenti più difficili.

Natsu aveva amato Lisanna profondamente e con tutto se stesso. Solo che adesso, accanto a lui, su quel divano, sotto quella coperta, non poteva immaginare altri che Lucy e il suo sorriso radiante, le sue mani candide strette nelle sue e le sue morbide labbra appoggiate sulle proprie.

Lisanna non riuscì più a trattenersi ed iniziò a piangere senza più nascondersi, molto silenziosamente, perché lei non era rumorosa: non lo era mai stata. Lei non emetteva mai un suono quando i suoi occhi straripavano di lacrime calde che le correvano poi sulle guance rosee. Natsu si alzò da quella sedie che era diventata troppo scomoda per rimanerci un secondo di più; le circondò le spalle con le braccia e l’attirò a sé, realizzando da quanto tempo non l’abbracciasse, al punto da essersi quasi dimenticato come fare. Era sempre stata più bassa di lui, ma in quel momento, così nascosta, le sembrava ancora più piccola. Lisanna gli strinse forte la felpa, nascondendo il volto tra le sue pieghe e lasciando correre le proprie lacrime liberamente.

«Mi spiace tanto.» Le sussurrò sui capelli.

«Va bene così.»

Natsu posò il mento sulla sua testa e le lasciò un bacio delicato sui capelli chiari e quel gesto, se possibile, la fece piangere ancora più forte e Natsu, per la prima volta in tanti anni, non riuscì a trattenere una lacrima.

«Ti riaccompagno a casa.»

Lisanna annuì ancora contro il suo petto e Natsu si sentì immediatamente più leggero.

Sapevano entrambi che in quel momento sarebbe stata dura, ma era giusto così.

 

 

Gli aveva fatto male vedere Lisanna in lacrime per tutta la strada del ritorno e si era sentito in dovere di accompagnarla fino dentro casa per assicurarsi che stesse bene.

Sapeva che in futuro, quella sera, sarebbe stata solo un ricordo a cui ripensare con nostalgia e di cui, forse, avrebbero anche potuto parlare liberamente, magari davanti ad una birra.


 

Sulla strada del ritorno, si rese conto di quanto fosse provato. Troppe erano le cose che la sua mente stanca doveva elaborare. Aveva sì parlato con Lisanna e apparentemente chiarito, ma ancora non si sentiva del tutto in pace con lei. Una piccola e fastidiosa parte di sé ancora la desiderava. Una parte del tutto irrazionale. Adesso però? Ora, lui, non la vedeva più così. Ancora sperava di passare dei momenti con lei, solo che quando erano insieme tutto questo si annullava perché vedeva in lei, anche se si sforzava per non farlo accadere, la sua versione adolescente.

Con lei, il desiderio di creare nuovi ricordi insieme non esisteva, forse non più come un tempo, non più come amanti. In lei vedeva un’amica e una sorella: una figura che era cresciuta con lui. La prima persona a cui pensava la mattina era Lucy e a cosa avrebbero potuto fare insieme. Era con lei che desiderava lasciare Magnolia, perché sapeva che non avrebbe sofferto troppo la mancanza di casa perché a lui bastava essere insieme.

Forse stava così male perché ancora non riusciva a vedere lui e Lisanna come due amici e pensava di averla persa per sempre.

Quella stessa sera, Natsu, sotto il cancello di casa sua trovò Lucy che lo aspettava. Con le mani in tasca e la bocca coperta dalla sciarpa di lana bianca si fermò ad osservarla da lontano e un po’ di senso di colpa si fece strada dentro di lui, consapevole del fatto che fosse sbagliato correre da lei come se niente fosse e dimenticare quello che si erano detti con Lisanna…

Si morse il labbro indeciso sul da farsi: avrebbe dovuto aspettare che se ne andasse? Perché se ne sarebbe andata prima o poi, giusto?

Lucy però, come se avesse sentito il flusso dei suoi pensieri, decise di accendersi una bella sigaretta ed aspettare che tornasse.

Per un secondo considerò l’idea di correre via e passare la notte a casa di Grey, perché sicuro non avrebbe retto un altro confronto.

A Lucy però non sfuggiva mai niente e lui, ogni volta che la vedeva si bloccava e non capiva più niente. Quindi, quando lei lo vide e gli sorrise da lontano, con quella sigaretta ancora tra le labbra, non ebbe cuore di andarsene.









Rieccomi qui! Allora, ci tenevo a dire che questo capitolo è stato spezzato in due e che il continuo ci sarà nel prossimo per due motivi: primo, stava diventando davvero troppo lungo (considerate che sono già 10 pagine solo questo) e, secondo, volevo prendermi più tempo per lavorare al resto dato che, come avrete intuito dal finale, ci sarà un confornto tra Lucy e Natsu e, questo di Lisanna e Natsu mi ha tolto tutte le energie, ahahah. So già a grandi linee cosa succederà e una parte è già scritta, ma dato che stiamo arrivando alla fine di questa storia, devo decidere per bene cosa far succedere e soprattutto in quanti capitoli. Quindi per riassumere devo organizzarmi, ahahah.
Ma tornando al vero protagonista di oggi: questo capitolo! Cosa ne pensate? Ve lo aspettavate così il tanto atteso (e meritato) confronto tra Natsu e Lisanna? E soprattutto siete d'accordo sulle motivazioni che hanno spinto i due a lasciarsi?
Fatemi sapere! Spero non ci sia nessuna svista perché sono davvero molto stanca e dopo averlo riletto non so nemmeno più quante volte non ci capisco più niente. Spero davvero vi sia piaciuto e grazie a chiunque abbia letto fino a questo punto.
Un bacio,
Hanae

   
 
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