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Autore: _Lightning_    10/11/2020    5 recensioni
Dopo aver lasciato Nevarro, Din Djarin ha ormai poche certezze: è ancora un Mandaloriano, deve trovare il pianeta natale del Bambino, e i compagni sfuggiti al massacro di Gideon sono vivi, da qualche parte nella Galassia. Quest'ultima è più una speranza, e lui non ha idea di come si viva di speranza. Soprattutto quando tutte le altre certezze, quelle che ha sempre custodito tra cuore e beskar, sembrano sgretolarsi con ogni passo che compie.
Non tutti i suoi fantasmi sono marciati via.
Dall'ultimo capitolo: Il Moff lo conosceva – sapeva il suo nome, da dove veniva, chi fosse la sua famiglia.
Anche Din lo conosceva. Ricordava il suo nome sussurrato di elmo in elmo come quello di un demone durante le serate attorno al fuoco della sala comune, l’unica luce che potessero concedersi in quegli anni di persecuzione. Ricordava il Mandaloriano mutilato e con la corazza deforme che narrava singhiozzando della Notte delle Mille Lacrime, quando interi squadroni d’assalto erano stati vaporizzati a Keldabe dalle truppe imperiali.

[The Mandalorian // Missing Moments // Avventura&Azione // Din&Grogu // Post-S1 alternativo]
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baby Yoda/Il Bambino, Carasynthia Dune, Din Djarin, Jango e Boba Fett, Yoda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Episodio 2
TRACCE

Parte III

 


 
“L’Impero, ormai, non è che un manipolo di dissidenti che ancora prova a fare la voce grossa nell’Orlo Esterno.
Lasciate fare a loro, Altezza, agli abitanti: sono sopravvissuti fino ad ora e continueranno a farlo, con o senza di noi.”

— Generale dell’Alleanza Glas Fassett a Leia Organa,
sei mesi dopo la disfatta dell’Impero su Jakku

 


 
Concord Dawn, Roccaforte dei Nite Owls, 9ABY

Lorizzonte dimezzato di Concord Dawn aggrediva il cielo col suo profilo aguzzo, punteggiandolo di detriti fluttuanti eternamente in orbita.

Dopo quasi ventanni in cui non aveva messo piede su quel pianeta, Ruusaan si era quasi aspettata di ritrovarlo intatto, come se le guerre continue avessero davvero potuto risanare il profondo morso che aveva scalfito via un quarto di emisfero, invece di rendere la sua superficie sempre più brulla e butterata dalle battaglie. 

Un grappolo di asteroidi si scontrò in lontananza, dividendosi a raggiera ognuno per la sua nuova traiettoria, e si formò una piccola pioggia di frammenti abbastanza grandi da poter devastare unabitazione. Il costante picchiettio contro le spesse vetrate in trasparacciaio era un sottofondo logorante per i suoi nervi già tesi.

Skull sembrava condividere il suo stato danimo, a giudicare dal modo in cui continuava a rivolgere il visore verso lalto soffitto della piazza darmi coperta e a stringere ritmicamente i pugni guantati lungo i fianchi, come se gli mancasse avere la presa sul manico di una vibrolama o sul calcio di un blaster. 

Avanzarono marciando in sincrono lungo lampia vetrata screziata dalle piogge di meteore, che affacciava su aride distese rossicce spaccate da profondi canyon. Due lune violette iniziavano a sorgere oltre il campo di asteroidi, creando un alone spettrale nel cielo indaco della sera, mentre la terza luna, la più brillante, rimase nascosta dagli alti picchi a nord-ovest. Ruusaan provò un tocco di nostalgia, nel rivederle.

Altri Mandaloriani in beskar’gam completa attraversavano di tanto in tanto lampio spazio col loro stesso passo marziale, da soli, in coppie o a gruppetti, seguendo quasi inconsciamente le linee dellesagono allungato che decorava il pavimento in metallo, dai riflessi freddi e grigio-azzurri. 

Ruusaan represse la tentazione di tirare le labbra con disappunto, come ogni volta che faceva tappa lì: il retaggio della futuristica Sundari, la più recente e male accettata capitale mandaloriana, era evidente in quella costruzione asettica e poligonale, priva dellapparenza dimessa, caotica, eppure solida dellantica città di Keldabe.

In fondo alla piazza darmi, una mezza dozzina di giovani guerrieri si esercitava nel Dha Werda Verda, sotto la guida di un alor più anziano. Il suono secco e ritmato delle placche metalliche delle armature che si scontravano tra loro arrivava fin laggiù, ad accompagnare quella feroce danza di battaglia che, anche adesso che era a riposo, le faceva ribollire il sangue nelle vene come fosse in prima linea, con un jetpack fiammeggiante sulle spalle e il corno da guerra mandaloriano che muggiva in sottofondo. 

Vide Skull rallentare e rivolgere brevemente uno sguardo verso i compagni, e seppe che aveva su di lui lo stesso, galvanizzante effetto.

«Ti serve un round di riscaldamento?» buttò lì, mentre raggiungevano i piedi di una delle due scale che, su ciascun lato della sala, portavano al ballatoio superiore a forma di U.

Udì il lieve clic del canale di comunicazione privata che veniva aperto, e la voce del compagno le risuonò direttamente nellorecchio:

«Magari dopo, se saremo ancora vivi.»

Ruusaan sbuffò divertita, ma non replicò, conscia che la loro Mand’alor non sarebbe stata molto più entusiasta di quando le avevano parlato qualche giorno prima via ololink, durante il rientro da Coruscant. 

Skull si era talmente alterato, subito dopo, che si era lanciato in un acceso monologo su quanto avere la Mand’alor per moglie fosse "una spina negli shebs", e che a quel punto avrebbe davvero accettato più volentieri "quel lacché Imperiale di Boba" a dettare ordini. Solo in un secondo momento sembrava aver realizzato chi fosse la sua interlocutrice, e aveva troncato linvettiva rivolgendole uno sguardo a metà tra lostile e limpacciato. 

Ruusaan si era limitata a sorridere con un pizzico di compiacimento, giurando poi sul proprio buy’ce di non riferire il tutto a Kat’ika – "per non compromettere il lavoro di squadra", ovviamente.

Skull aveva aperto uno spiraglio della sua armatura alla fiducia, in quei giorni di viaggio: era una di quelle persone che odiava e amava senza mezzi termini, ma in grado di passare rapidamente da un estremo allaltro se gli si fornivano motivazioni convincenti. Nel suo caso, gli era costato farlo: era evidente dal modo in cui le sue risposte continuavano ad essere brusche, in un riflesso automatico e non controllabile. ù

Ma, dal loro confronto a Galactic City, sembrava almeno cercare di moderarsi, al contrario dellaperto disprezzo con cui la trattava di solito, quelle poche volte in cui erano stati costretti a interagire prima dallora. E aveva la netta impressione che quella missione congiunta fosse un tentativo teleguidato di Kat’ika per far loro appianare i dissapori: nulla porta risultati – o omicidi – come svariati giorni di viaggio nella ristretta metratura di unastronave.

In verità, Ruusaan non poteva biasimare il compagno. Anche lei, a volte, vedeva in controluce i segni che la Ronda le aveva lasciato addosso. La puntata a Coruscant aveva solo contribuito ad accentuarli. In seguito, durante le lunghe ore di viaggio nelliperspazio, le era venuto naturale descriverli anche a lui, un graffio e una cicatrice alla volta, sottolineando quanto fossero simili a quelli che lui stesso portava incisi nel beskar. 

Skull si era limitato ad assentire, con gli occhi tormentati di chi si sente ancora lo spettro dellImpero addosso. La biasimava almeno quanto biasimava se stesso.

Il problema principale del suo vod era proprio quello: non voleva ammettere quanto in realtà fossero simili, loro due. Solo che lui poteva ancora portare a testa alta il simbolo dorato dei Protettori di Concord Dawn, mai soppiantato dallemblema Imperiale, mentre lei aveva grattato via a forza e coperto il jai’galaar della Ronda dallo spallaccio dellarmatura. 

A volte, ne sentiva comunque gli artigli nella carne. Era vero: non bastava una mano di vernice a cancellarlo. Ma forse, adesso, Skull avrebbe rispettato di più la scelta di coprirlo con largento, e dellobbiettivo e impegno che simboleggiava quel colore: redenzione.

Attraversarono il ballatoio, oltrepassarono la doppia porta blindata posta al suo centro, recante leffige di un Mitosauro, e avanzarono nella sala di comando. Era semideserta, se non per due inconfondibili figure in beskar’gam intente a parlottare silenziosamente nella privacy dei loro caschi, di fronte alle strumentazioni di rilevamento. 

Ordo, il secondo luogotenente dei Nite Owls, si voltò per primo verso di loro, con la malmessa e imponente armatura sanguigna che mandava riflessi cupi al lampeggiare dei radar accanto a lui. 

Guardò di nuovo la loro Mand’alor e si congedò subito dopo con un cenno del capo. Ne rivolse un altro a loro nel superarli, taciturno come sempre, e lasciò di gran carriera la stanza col suo incedere reso più ampio e imperioso dalla kama che gli scendeva in vita.

La porta si chiuse dietro di lui con un sibilo. Laltra figura in blu, più minuta, si tolse lelmo.

«Vi aspettavo giorni fa.»

Bo-Katan si voltò verso di loro, con un lampo di malcontento negli occhi verdi e lelmo incastrato tra braccio e fianco. Si allontanò dalla console, piantandosi di fronte a loro con la megalitica imponenza delle rupi di Keldabe, nonostante fosse più bassa sia di lei che Skull.

«La Cornucopia non è più in forma come un tempo» sospirò Ruusaan, controvoglia. «Abbiamo dovuto fare tappa su Ithor per rimetterla in sesto.»

Laltra inarcò impercettibilmente un sopracciglio, chiaro segno che la sua propensione a rottamare quella nave aumentava ogni giorno di più, ma non commentò. 

Si voltò invece verso Skull. Il suo sguardo si ammorbidì, poi alzò rapida sulle punte per colmare la differenza daltezza e poggiò brevemente la fronte scoperta contro quella del suo elmo.

Ruusaan distolse lo sguardo, non volendo turbare lintimità del momento, finché la Mand’alor tornò alla sua abituale compostezza. Skull emise un verso che suonò divertito, per poi rimuovere a sua volta lelmo; Ruusaan lo imitò, scrollando il capo per liberare la criniera di treccine come sempre fastidiosamente pressate tra loro.

«Credevamo di trovarti di cattivo umore» sorrise luomo, portando una rara luce ad ammansire gli occhi cerulei.

Bo-Katan represse a sua volta un sorriso, che tentò di emergere spontaneo nel rivedere il volto di suo marito, e sprofondò nellespressione più cupa con cui li aveva accolti.

«Lo sono. E non solo per gli scarsi risultati su Coruscant» aggiunse, la voce di nuovo affilata e netta, pronta a tagliare a suon di parole.

«Non li definirei "scarsi"» obiettò Skull, perdendo ogni stilla di brio. «Ordo ha portato cattive notizie?» chiese poi, con un cenno nella direzione in cui era sparito laltro Mandaloriano.

«Ha portato notizie

Bo-Katan eluse la domand e compì un mezzo passo indietro, verso la vetrata su cui si proiettava una mappa di quel settore. Dei lumicini blu lampeggianti indicavano il solito squadrone di caccia Kom’rk di pattuglia attorno a Concord Dawn e le sue lune... solo che questi sembravano diretti verso il punto di salto. 

Skull li seguì con lo sguardo, accigliandosi, ma non disse nulla: di solito, in quanto primo luogotenente, era lui a capitanare le ricognizioni dei Nite Owls fuori dal settore di Mandalore. Bo-Katan intercettò la sua occhiata, non abbastanza discreta.

«Una cosa alla volta, Fenn» lo ammansì, pronunciando il suo nome con quella particolare intonazione che oscillava tra il tono di comando della sua Mand’alor e quello non molto più conciliante di sua moglie.

Ruusaan, come sempre quando lo sentiva apostrofare in quel modo, non riuscì a scrollarsi di dosso un senso di spaesamento. Laveva conosciuto come Skull, un nomignolo retaggio della sua squadriglia ai tempi della Vecchia Repubblica. Per quando fosse ormai da tempo a conoscenza del suo vero nome, Fenn Rau, per lei era e rimaneva Skull, come un imprinting impossibile da rimuovere. 

E a lui stava più che bene così. Daltronde, Bo-Katan era lunica persona che potesse chiamarlo altrimenti senza rischiare un bacio di Keldabe in faccia. 

In quel momento, lex-Protettore compresse le labbra e le sue rughe sinspessirono. Non ribatté, ma i suoi occhi duri comunicarono chiaramente la sua poca propensione a lasciar correre.

«Ora, mi interessa sapere perché, in quasi sei mesi di ricerca, non siete riusciti a reperire nemmeno uno straccio di pista su Boba Fett» continuò la Mand’alor, rivolgendosi stavolta verso di lei.

Ruusaan strinse appena le dita sullorlo sul proprio buy’ce, capendo che i convenevoli da affiatati compagni darme erano terminati. Raddrizzò il mento, fissando quegli occhi di un verde brillante offuscato da battaglie e troppi anni passati a combatterle.

«Quella che ti abbiamo portato mi sembra una traccia più che valida.»

«Quale? Che "Boba Fett non è morto"?» scandì la donna, sopprimendo un sorriso sardonico. «Che gran novità. Avrei potuto chiedere al primo Hutt di passaggio e ricevere la stessa risposta.»

«In verità, ha tagliato ogni ponte con Tatooine. Prevedibilmente» aggiunse Ruusaan, a smorzare lironia quando si scontrò con locchiata pungente della sua Mand’alor. «Rimane il fatto che sappiamo con assoluta certezza che è vivo, adesso.»

«Nex è un di’kut, ma conosce lambiente delle taglie» intervenne con fermezza Skull, inaspettatamente in suo appoggio. «Pare che stavolta sia tornato sul serio, e che non sia solo lennesimo idiota con una beskar’gam verde addosso... meglio una sola certezza che mille voci e chiacchiere da Cantina.»

«Vero» concesse Bo-Katan, assottigliando le labbra in una linea pallida. «Nessuna idea sulle sue affiliazioni? O di dove si trovi, magari?»

Ruusaan si limitò a un piccolo scatto laterale del capo, a segnalare un chissà evasivo, lo stesso che avrebbe fatto con indosso lelmo.

«Probabilmente gente del sottosuolo. Nex ha accennato a qualche contatto su Nar Shaddaaa... se non sono gli Hutt, forse ha riesumato qualche superstite del Sole Nero o dei Pyke» buttò lì Skull, schiarendosi la voce arrochita.

Bo-Katan arricciò le sopracciglia in modo inquieto: le rughe sulla sua fronte si fecero più intense, delineando in altorilievo la sottile cicatrice rosea che la attraversava, assieme a decenni di preoccupazione e responsabilità, gli stessi che striavano di grigio il suo corto caschetto rosso. Inspirò forte dal naso e posò lelmo sulla console, le mani che andarono a incrociarsi dietro la schiena.

«Avete chiaramente un sospetto» li stanò, senza nemmeno battere ciglio. «Volete condividerlo?»

Il marchio netto e recente che le sfregiava uno zigomo sembrò accentuarsi e rosseggiare. Ruusaan trattenne locchiata di sottecchi che avrebbe voluto rivolgere a Skull – che, con ogni minuto che passava su Concord Dawn, era sempre meno Skull e sempre più Fenn Rau, e che aveva adesso assunto una postura quasi spavalda, reminiscente dei tempi in cui pattugliava costantemente quei cieli punteggiati da asteroidi. 

Adesso, teneva lo sguardo fisso su quegli stessi asteroidi oltre la vetrata, evitando gli occhi di sua moglie, come se potesse leggergli in volto la risposta.

Certo, che avevano un sospetto. Era emerso facilmente quando avevano messo da parte i dissapori personali per parlare di cosa, di preciso, avessero appena scoperto su Boba Fett. Avevano passato metà della notte costretta su Ithor a rivangare passati sepolti ed eventi che nessuno dei due aveva piacere a ricordare. 

La Battaglia di Coruscant e lAssedio di Mandalore. La Notte delle Mille Lacrime. La Grande Purga. Galidraan. Tutto sangue Mandaloriano che, goccia dopo goccia, aveva formato un impetuoso fiume vermiglio. Il massacro di Nevarro – che le toglieva il sonno ormai da giorni – ne era solo lennesimo affluente. E la mano che vi era dietro era sempre la stessa, anche se calzava guanti diversi, sempre neri come la pece.

Per chi lavorava Boba Fett? 

Una volta espresso ad alta voce, quel sospetto era sembrato solidificarsi a mezzaria tra loro, in una nube cristallizzata impossibile da ignorare. Nessuno dei due voleva lonere di riferirlo a Bo-Katan, consci che avrebbe distrutto qualunque idea di fosse fatta riguardo allintegrità morale cacciatore di taglie più leggendario in circolazione – al momento, a detta sua, unica speranza di Mandalore. 

Ruusaan inghiottì bile, prima di parlare:

«Cè la concreta possibilità che Fett abbia ripreso a lavorare per lImpero.»

Impero, disse a bruciapelo. Non "oppositori", né "superstiti", né "ex-Imperiali". Gettò sul tavolo della discussione quella parola attorno alla quale tutti avevano continuato ad aggirarsi in punta di piedi sin da Jakku. A quel punto, non aveva alcun senso ignorare il bantha nella stanza come stava tentando di fare la Nuova Repubblica.

Bo-Katan ebbe un lieve sussulto del capo, prevedibilmente, ma nulla di più. Le sfuggì però uno sguardo verso la porta. Ruusaan percepì un nodo allo stomaco, una stretta mortalmente familiare che non la agguantava dai tempi della Ronda. Quelle di Ordo, capì con un picco dallarme, non erano semplici "notizie".

«È quindi possibile che stia lavorando per Gideon?» chiese ancora la Mand’alor, a denti stretti, come se ne stesse azzannando il nome anche solo pronunciandolo.

Sintravide una sottile vibrazione della guancia sfregiata, ora più tesa, come se avvertisse ancora la spada laser che laveva intaccata.

«Pare che quello shabuir sia morto. Su Nevarro» disse Skull, altrettanto teso e col tono ammantato da un velo di rabbia scottante.

Stava visibilmente trattenendo limpulso di accostarsi a sua moglie, in una situazione in cui non erano coniugi, bensì Mando’ade vincolati da una gerarchia. Bo-Katan, però, sbottò in una risatina priva di gioia, metallica.

«Sembra che le informazioni viaggino a rilento, nel Nucleo... Gideon è vivo e vegeto» proferì quindi gravemente, rivolgendosi del tutto verso la vetrata col movimento macchinoso di un droide protocollare. «E, a quanto pare, è deciso a completare il lavoro iniziato su Mandalore.»

«Cosha scoperto Ordo?» la incalzò a quel punto Skull, anticipando Ruusaan.

Il loro secondo luogotenente era un informatore prezioso, uno dei pochi Cloni ancora in vita che aveva visto ogni guerra dai tempi della Repubblica coi propri occhi. Aveva fatto in modo che la rete di Cloni disertori e Fulcrum dellepoca imperiale mantenesse tuttora maglie molto solide: se cera qualcuno in grado di reperire informazioni scottanti sullImpero, era Ordo Skirata.

Bo-Katan respirò a fondo, e gli spallacci metallici della beskar’gam assecondarono il movimento – uno nero antracite, uno blu come il resto della corazza, dove spiccava la V bianca e scrostata dei Nite Owls.

«Sembra che Onderon sia in subbuglio. Un "signore della guerra" ha preso il controllo della capitale Iziz qualche mese fa... ci sono stati scontri violenti e gli ex-fedelissimi di Saw Gerrera hanno approntato una resistenza in tempo record. È accaduto tutto in sordina, tanto che la Repubblica non ha nemmeno registrato laccaduto sui suoi radar. O almeno, non lha reso pubblico per non seminare il panico.»

Fece una pausa, squadrando entrambi negli occhi, quasi a sottolineare il peso di ciascuna parola che stava pronunciando.

«I contatti di Ordo sul posto hanno riportato avvistamenti di caccia TIE ed emblemi simili a quelli imperiali. E di Gideon» terminò, seccamente. «In un primo momento, sembrava che si fosse solo rifugiato lì per leccarsi le ferite... ma, evidentemente, ha deciso di fare le cose in grande dopo lo smacco di Nevarro.»

«Osik» riuscì soltanto a imprecare Skull con metà della voce, che suonò meno profonda del solito.

Ruusaan avvertì un malsano senso doppressione al petto e spostò lo sguardo oltre la vetrata, verso gli spazi aperti e devastati dei campi un tempo fertili di Concord Dawn. Le sembrarono uno specchio fin troppo realistico di ciò che sarebbe potuto accadere su Onderon. O Mandalore. O Nevarro. Non volle pensare alla distruzione totale di Alderaan: si rifiutò di lasciar prendere forma a quel pensiero.

Perdere Onderon, da sempre roccaforte dei più feroci oppositori dellImpero e di chiunque si credesse abbastanza potente da poter spadroneggiare nella Galassia, voleva dire sottrarre un organo vitale alla Nuova Repubblica. E a loro stessi, a quei Figli di Mandalore allo sbando che avevano perso casa, famiglia e onore alle mani dellImpero, e che ancora faticavano a fare fronte unito.

«Preparatevi, vode an» mormorò Bo-Katan, con un velo di solennità forzata che rimandava ad antichi canti di guerra mai del tutto dimenticati. «Sappiamo tutti cosa significa.»

Ruusaan deglutì a secco. Improvvisamente le pareti in durasteel della base non le sembrarono più così solide, al pensiero dei blaster da assalto di uno Star Destroyer imperiale.

Fenn Rau concluse la frase, con uno schiocco che risuonò più chiaro delle fauci di un sarlacc:

«Si stanno riorganizzando.»
 


 


 

Note:
– Concord Dawn è un pianeta del settore Mandaloriano, alleato storico di Mandalore. È stato devastato dalle guerre e ha perduto una parte di emisfero.
– Tecnicamente, i Nite Owls sono la divisione d’élite della Ronda della Morte, dalla quale si è poi scissa in modo violento. In questa storia è andata ad accogliere/inglobare tutti i Mandaloriani sopravvissuti alla Grande Purga.
NB.1 Alcuni riferimenti/coincidenze con le puntate della seconda stagione sono puramente casuali. L’unica aggiunta a posteriori, che non potevo non mettere, è "l’idiota in armatura verde", riferimento a Cobb Vanth (ovviamente la cronologia non segue quella della serie).
NB.2 Sì, quella è Bo-Katan Kryze, canonicamente Mand’alor in Rebels. Sì, quello è Fenn Rau, ex-membro dello squadrone Skull (ah!) durante le Guerre dei Cloni e poi Protettore di Concord Dawn in alleanza con l’Impero. No, i due non sono canonicamente sposati, ma io li shippo come se non ci fosse un domani, quindi stateci ♥ 
NB.3 Ho finalmente citato il titolo, non siete contenti? È un canto di guerra Mandaloriano. A voi le conclusioni :D


Note dell’Autrice:

Cari Lettori...
ammettetelo, le note vi erano mancate :’D (Trovate anche il Glossario a piè di pagina, che Fenn è un birbante e parla un sacco in Mando’a!) I nodi stanno venendo al pettine, come vi avevo promesso! Questo capitolo è in realtà solo la prima parte di una scena molto più ampia, ma visto che stavo già rasentando l’infodump ho preferito dividerlo in due e concludere così anche il terzo episodio.

Per quanto riguarda i nostri Mandaloriani... io vi avevo avvertito, che la loro politica interna è un delirio. E vi assicuro che ho semplificato molto. Spero che sia risultato tutto chiaro, ma il riassuntazzo brutto [cit.] è questo: al momento sono allo sbando e nessuna fazione va d’accordo con le altre, ma la Ronda della Morte e l’Impero sono detestati all’unanimità da tutti. Boba è una carta matta e la/le Tribù fa parte a sé. Ma a quello ci arriveremo, e arriveranno anche i perché e i percome siano così "particolari" e abbiano usanze diverse (sempre secondo miei headcanon, perché ufficialmente non è stato detto ancora nulla in proposito). EDIT: l’hanno detto e avevo ragione!
Vi preannuncio che nel prossimo capitolo si scoprono MOLTI altri altarini, quindi brace yourselves!

Grazie di cuore a Miryel, AMYpond88, OldFashioned e leila91 per aver recensito lo scorso capitolo ♥
A presto,

-Light-



Glossario:
-’ika: suffisso vezzeggiativo (Bo-Katan-> Kat’ika)
alor: capo/comandante
beskar’gam: armatura
buy’ce: elmo/casco
Dha Werda Verda: lett. Ira dei Guerrieri-Ombra. Avete presente la danza haka Maori? Ecco, è una cosa simile, ma con l’armatura addosso e molti lividi in più.
di’kut: idiota
Mand’alor: leader dei Mandaloriani
Mando’ad(e): Figlio/i di Mandalore, Mandaloriano/i
osik: merda
sen’tra: jetpack
shabuir: canaglia, bastardo
shebs: chiappe
vod(e): fratello/sorella (in Mando’a le parole non hanno genere)
   
 
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