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Autore: sallythecountess    10/11/2020    2 recensioni
Ian è uno sceneggiatore, aspirante scrittore fallito, che ama i libri e la vita comoda, ma per un caso del destino incontra lei: un'attivista, politicamente scorretta, sovversiva, rockettara e francamente bellissima. Si scontrano, si provocano e ovviamente finiscono col desiderarsi. C'è solo un problema, però: lei è la ragazza di cui è innamorato suo nipote. Riusciranno Ian e V a trovare una loro dimensione in tutto questo casino?
“Vedete il destino è sempre molto chiaro con noi, ma a volte siamo noi ad accanirci. Lui ce lo fa capire chiaramente che due persone troppo diverse non possono essere felici, ma noi continuiamo a sbattercene in nome di quella cosa terribilmente stupida che chiamiamo amore. Eppure c'è un motivo per tutto, solo che non vogliamo accettarlo. C’è un motivo se il giorno e la notte non s'incontrano mai, e neanche la luna e il sole. Due parallele, semplicemente, non dovrebbero mai incontrarsi o sono veramente casini. Quindi non prendetevela con il destino, se siete voi ad ignorare tutti i segni e a lanciarvi a capofitto in storie che non possono far altro che dilaniarvi. "
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non avevo capito che il favore a Kim fosse alla radio, e fui comunque molto grato alla persona che mi inviò quel link perché volevo sentire la sua trasmissione, ma fu un vero attacco al cuore.
“Buonanotte miei adorati ascoltatori, per la prima volta dopo una lunghissima assenza è tornata la vostra signorina V, vi sono mancata? Beh, stanotte stenterete a riconoscermi, probabilmente. Sono fottutamente triste e voglio parlarvi d’amore e di destino, perché mi va di sapere come la pensate, quindi scrivete, chiamate e fatevi vivi. Voglio sapere una cosa in particolare da voi: vi è mai capitato di trovare una persona di cui vi siete innamorati da morire, e che poi anche dopo molto tempo dalla fine della vostra storia, vi sia rimasta nel cuore? Avete capito come? Stile film, in cui continui a pensare a quella persona anche dopo mesi, leggi i suoi libri preferiti e inizi ad uscire con chiunque assomigli vagamente? Se sì, mi serve un consiglio, quindi chiamate…”
Mi vennero i brividi sentendo quelle frasi e sorrisi come un idiota, ma lei continuò “Vedete, qualche giorno fa l’ho rivisto. Ho ritrovato per caso il mio primo immenso amore, ed ero piena di speranze e aspettative. Da idiota totale, pensavo fosse un segno del destino, ed avevo il cuore a mille. Ci siamo lasciati andare quasi subito, ed io ho passato notti intere stringendolo forte al petto, pensando che fosse un immenso regalo del destino, ma non lo era. Sapete alle volte noi sappiamo che certe cose non possono durare, lo sappiamo molto prima di iniziare, cazzo. Ce ne accorgiamo guardando negli occhi l'altra persona, ma non vogliamo assolutamente crederci. Ascoltiamo il nostro cuore, e non la nostra razionalità, e facciamo una grande cazzata.”
Mi sentii letteralmente morire, perché era totalmente a pezzi e anche io stavo proprio così. Stava fumando, si sentiva così emise il fumo e con una voce malinconica continuò dicendo “Che poi, come mi faceva gentilmente notare questo tizio, il destino è molto chiaro, ma siamo noi ad accanirci. Lui non sa più come farcelo capire in certi casi, sembra quasi che ce lo stia gridando: dannati idioti, due persone troppo diverse non possono essere felici, dovete accettarlo. Eppure noi continuiamo a sbattercene in nome di quello stupido amore che ci fa compiere i gesti più azzardati e folli...”
Era infinitamente dolce e triste, ed io capii che le stavo facendo davvero male. Mi dissi che dovevo provare a ripensarci, perché per me era difficilissimo sentirla in quello stato. Io l’amavo ancora, tanto, troppo, infinitamente. Sbuffai soltanto al pensiero di tutte le sciocchezze che le avevo detto.
“C'è un motivo per tutto, miei amici innamorati, solo che non vogliamo accettarlo. C’è un motivo se il giorno e la notte non s'incontrano mai, e neanche la luna e il sole. Due parallele, semplicemente, non dovrebbero mai incontrarsi perché è questo il loro fato. Quindi non prendetevela con il destino, se siete voi ad ignorare tutti i segni e a lanciarvi a capofitto in storie che non possono far altro che dilaniarvi. Adesso smetto di blaterare a vuoto, giuro, e chiedo a voi miei amati ascoltatori che ne pensate perciò chiamatemi. La prossima canzone è tutta per me…”
Il pezzo si chiamava “ever fallen in love with someone?” ed io pensai soltanto che dovevo parlarle, ma poi mi infastidii un sacco perché per tutto il resto della trasmissione lei ricevette un sacco di avance dal dj, che disse pubblicamente che era la donna più figa che avesse mai visto, e dunque divenne una serata “proviamoci con V”.
Dovevo vederla, parlarle e spiegare. Magari se le avessi detto che dopo la nascita di Paul avevo iniziato a desiderare disperatamente una famiglia, lei avrebbe capito perché ero così rigido, o forse sarebbe fuggita a gambe levate. In entrambi i casi, dovevo essere onesto. Così chiesi a Jimmy dove fossero e li raggiunsi in quel locale dove si stavano esibendo per la prima volta dopo due anni.
La formazione era al completo, era riapparso persino Black, che aveva un vistosissimo anello all’anulare sinistro. Lei e Nigel cantavano insieme, come sempre, ma questa volta il locale era troppo buio e il palco troppo lontano, quindi non mi vide.
Io e Jimmy scambiammo quattro chiacchiere, e lui mi chiese anche di lei, ma non dissi nulla. Ariel, nel frattempo, cantava con Nigel un sacco di canzoni tristi, alcune anche parecchio belle e poi fece quella famosa della notte in cui l’avevo lasciata pensando che mi avesse tradito con Black, e ragazzi, mi venne la pelle d’oca perché davvero sembrava parlasse della mia vita senza di lei.
“Siete tornati insieme?” mi chiese Jimmy, ed io scossi solo la testa chiedendomi perché diavolo me lo dessero tutti per scontato. E poi finirono finalmente questo show, e apparvero al tavolo Jen e Nigel, che mi fissarono parecchio in imbarazzo. Chiesi dove fosse lei, ma non mi fu necessario sentire la loro risposta, perché la vidi al bancone con un tizio che aveva tutta l’aria di volerla consolare, e il mio cuore scoppiò.
“Andrew, lo zerbino. Penso che, ad onor del vero, abbiano fatto sesso qualche volta, ed ora lui è innamorato perso di lei e la segue come una specie di cane da caccia…”mi spiegò Nigel, e a me venne solo voglia di vomitare. Chi diavolo era quel tizio? Perché diavolo la toccava in quel modo?
Volevo essere calmo e razionale, ma quel tizio continuava ad accarezzarle il viso e le labbra ed io stavo davvero per scoppiare. Lei era palesemente scocciata da quella situazione e anche assente, ma poi ricevette un messaggio e si girò per cercare qualcosa o qualcuno con sguardo serissimo. E poi il suo sguardo incontrò il mio e rimase per un attimo perplessa.
“Quindi?” mi disse nervosa avvicinandosi al tavolo, ed io scoppiai e le ruggii “quindi lo dico io. Che cazzo vuole quel tizio che ti tocca come un polpo? Chi cazzo è?”
“fantastico, c’è anche il grande amore…”commentò una terza persona, ed io mi girai e vidi questo dannato Andrew che aveva anche l’aspetto seccato. Capite? Lui era seccato. Io volevo soltanto ucciderlo.
“Andiamo…” mi disse serissima prendendomi per mano, ed io per un attimo mi calmai, ma una volta usciti fuori le chiesi di nuovo “chi cazzo è quel tizio? E perché ti ha messo le mani ovunque?”
Lei mi fissò molto seria, e provò a dire una cosa, ma poi ci ripensò. Solo dopo un altro minuto disse “…allora, cercherò di essere calma e tranquilla, perché stai passando un momento difficile, ma…ti ricordi vero che fino a ieri notte noi ci comportavamo da innamorati? Che ci cercavamo di continuo, facevamo sempre l’amore e sembravamo molto felici?”
Annuii soltanto, e lei rigidissima aggiunse “Bene! E ti ricordi che stamattina, invece, mi hai detto che tra noi non c’è nessuna relazione e che non ci potrà mai essere, vero?”
“Non ho detto che non ci potrà mai essere…” le dissi nervoso, cercando di avvicinarmi a lei, ma lei si scansò e ruggì “certo, come no. Guarda che me lo ricordo bene. Cos’è, adesso mi vedi con un altro e ti viene fuori tutto il romanticismo, ma fino a questa mattina non era destino tra noi…”
“Se è per questo, fino a due ore fa io ero il tuo primo immenso amore, e adesso sei lì a farti toccare da un coglione…”le urlai rigido, ma veramente furioso e lei scosse la testa e mi chiese come facessi a saperlo.
“Ho sentito il podcast, per questo sono venuto qui. Per parlarti, per spiegare e anche per ammettere di aver detto delle stronzate, ma tu te ne stai con quel tizio e…”
“Basta!” ruggì serissima, appoggiando un dito sulle mie labbra, e a me venne un mezzo infarto a tenerla così vicino e baciai il dito che mi aveva messo sulle labbra, facendole chiudere gli occhi per un secondo.
“Andrew ed io usciamo insieme qualche volta. E’ uno dei tanti pseudo scrittori con cui sono uscita cercando qualcosa di te. Perché per un periodo mi sono detta che fosse il genere Ian a piacermi tanto, e non Ian in sé, ma mi sbagliavo. Lui però si è innamorato, così viene sempre alle mie serate ed io gli offro da bere perché mi sento in colpa e cerco di presentargli le mie amiche…”
“Non mi sembrava che gli stessi presentando le amiche. Cazzo, ti ha messo una mano sul sedere…” le dissi, ma piano, perché lei si era molto avvicinata a me ed io ero totalmente catturato dalle sue labbra.
“Ero molto a terra Ian. Mi sentivo morire e così gli ho chiesto di passare per bere una cosa…”rispose seria, ma poi dopo un lunghissimo sospiro aggiunse “ma a questo punto, mi tocca farti la domanda che mi ronza per la testa da mesi. Quindi dimmi Ian: chi stracazzo è Alice?”
 “Che c’entra Alice adesso?” chiesi confuso, perché non capivo dove stesse andando il suo discorso, e lei si irrigidì moltissimo e rispose “Che c’entra? Oh te lo dico io che c’entra: ti chiamo due fottuti mesi dopo la nostra rottura, la notte di quello che doveva essere il nostro anniversario, pensando che anche tu stia morendo di dolore come me, e mi risponde ‘sta cretina che insiste a volermi spiegare dove vivi. Ti richiamo mesi dopo, e tu sei con questa tizia. Ci rivediamo, finalmente, e sembra che ci sia ancora qualcosa tra noi, ed invece no! Tu mi dici che non è destino, quando non potrebbe essere più destino di così, e allora a me viene solo da pensare e da chiedermi chi cazzo sia questa Alice…”
Risi allora, e le dissi che non c’entrava Alice, che era probabilmente la persona che più al mondo ci rivoleva insieme, ma lei scosse solo la testa, con il suo solito atteggiamento furioso.
“Ari io ti rivoglio. Mille volte mi sono chiesto come sarebbe stata la mia vita con te, ed ho sempre pensato che fosse un quadretto magnifico…” le confessai, facendola improvvisamente sorridere.
“…è solo che dentro di me è nata un’esigenza nuova da quando ho iniziato a stare con te. Io voglio una famiglia Ari, e sarei l’uomo più felice del mondo se potessi avere un bambino identico a te…”aggiunsi, e lei sussurrò piano “sì, anche io…”
“…ma come facciamo ad avere una famiglia se te ne vai in giro per il mondo, eh?”confessai molto piano, con fare particolarmente lamentevole.
“Questo ti spaventa tanto? Per questo non è destino?” sussurrò appena, ed io annuii soltanto. Eravamo molto vicini, ed io avrei dato qualsiasi cosa per poterla baciare ancora una volta, e lei signore e signori, lo fece. Mi prese per la camicia e mi stampò sulle labbra il più lungo e profondo bacio che avessi mai avuto.
“Ian è ovvio che cambierei vita se mettessimo su famiglia. E’ ovvio che mi fermerei in un luogo e cambierei priorità se avessimo un bambino…”mi disse piano ed io confuso le ricordai del nostro discorso in ospedale, di quando lei mi aveva parlato della sua vita da girovaga.
“Sì, Ian questa è la mia vita adesso, ma non significa che sarà per sempre così…” aggiunse serissima ed io ripresi soltanto a baciarla.
 
 
Capitolo: una proposta
“Andiamo via?” mi disse piano, con la voce emozionata una volta finito il bacio ed io intontito annuii soltanto.
Lasciammo tutti lì, ragazzi, anche il povero Andrew che per ore continuò a chiedersi dove lei fosse. Salimmo in macchina e le chiesi dove stesse andando, ma lei non rispose. Mi lasciò due minuti per entrare in un supermarket allora, e poi tornò e mi prese per mano mentre guidava. Mi chiese che ne pensassi di quello che aveva detto nel podcast, ed io le dissi solo “tutte stronzate…” facendola ridere.
 “Non è che possiamo sempre dare tutte le colpe al povero destino, alle volte siamo solo noi esseri umani a fare cazzate e io l’ho fatto. E poi non è assolutamente vero che il giorno e la notte non s’incontrano mai, dimentichi l’alba e il tramonto? E per quanto riguarda la luna e il sole, esiste l’eclissi. Certo devono aspettare anni ed anni, ma a volte si danno appuntamento in strane parti del mondo per sfiorarsi solo per qualche secondo. Non parliamo poi della storia delle parallele, che è una cazzata madornale! Se non s’incontrassero non esisterebbero le croci o le x e allora…non ci sarebbero parole come Xilofono o Xenofobia o… non lo so. Altre parole con la X…”
“…e quindi non è vero che il destino ce l’ha con noi?” mi chiese divertita, ed io le dissi solo “mah non totalmente. Certo si è divertito a giocare con noi un bel po’…” e lei annuì. Poi, però, mi mancò il fiato perché capii cosa diavolo stesse facendo.
“Siamo davvero sul Tower Bridge?” le chiesi, in parte senza fiato, ma lei accostò e uscì dall’auto, per invitarmi a ballare come molto tempo prima. Fece partire di nuovo la stessa, identica canzone con il cellulare, e rimase a fissarmi dolcemente, mentre le sue mani accarezzavano i miei capelli.
“Se l’unico problema che c’è tra noi è il mio lavoro, riuscirò a risolverlo, amore…”mi disse pianissimo, ed io impazzii per quell’amore e la baciai soltanto e restammo immersi in quel bacio per un po’. Poi improvvisamente si allontanò e borbottò nervosa  “cazzo sta finendo la canzone e non ho fatto l’unica cosa che volevo…”
Non capii, pensai che mi avesse portato lì per ballare, ma lei imbarazzata rimise la canzone e poi mi disse “facciamo finta che non l’abbia fatto, ok? Perché rovina l’atmosfera e tu non scriverlo in nessun libro…” ed io risi, ma non capii assolutamente. E poi con le braccia intorno al mio collo, disse piano “In questo anno ho avuto tanto, troppo, tempo per pensare a noi e all’uomo che mi ha insegnato ad amare, ma anche a piangere. Mi sono pentita di mille cose, ho desiderato cambiarne altre mille e ho sentito la tua mancanza da morire. Abbandonarti è stato il mio più grande sbaglio e perderti il mio maggior rimpianto. Sono scappata dall’altra parte del mondo, per cercare di dimenticare i tuoi occhi, il tuo sorriso e quel tuo modo di stringermi come se non potessi vivere senza di me. Sono scappata dai nostri ricordi, dal nostro amore, ma loro mi hanno inseguita come fantasmi e mi sono trovata a Kobane, a Kirkuk e in mille altri posti assurdi ad ascoltare questa canzone, raccontando la storia del mio scrittore strampalato a chiunque volesse ascoltarla. Ho raccontato di come le parole amore e matrimonio avessero acquistato un significato per me, di come avessi scelto di cambiare tutte le mie priorità, e alcuni amici hanno pensato che fossi diventata matta.  E poi Jimmy ha mandato ai miei il tuo libro, e loro me lo hanno spedito, ed io ho pianto tantissimo leggendolo. Ho provato in tanto modi a ricontattarti, a farti capire che ti amo ancora, ma tu sembravi aver voltato pagina con quell’Alice che non ho idea di chi sia. E quando ti ho rivisto, e siamo finiti di nuovo a letto insieme, ho sperato e quasi pregato che significasse per te quello che significava per me. E poi oggi ho avuto il terrore che fosse troppo tardi, ma…lo è Ian?”
Scossi solo la testa e lei annuì e mi disse piano “…e se vuoi davvero allontanarti da me solo perché temi che io non voglia una vita con te, volevo dirti…” si interruppe allora, e inginocchiandosi aggiunse piano “…volevo dirti che l’unica cosa a cui davvero non posso rinunciare nella vita sei tu, quindi non allontanarmi per il lavoro o altro, perché non mi importa niente di qualsiasi cosa non sia Ian Watt. Perciò, se ti va, vorrei essere tua moglie…”
Mi porse un bellissimo anello verde con una gigantesca caramella come diamante, ed io iniziai a piangere come non avevo mai fatto in vita mia. La canzone finì, e lei imbarazzata disse piano “ok, forse non era il momento adatto, scusami…” ma io la baciai soltanto, con tutta l’anima.
“Lo sai che hai fatto un discorso infinitamente maschilista, vero? La Signorina V che rinuncia al suo lavoro in giro per il mondo per fare la mogliettina?” le dissi, appena finito il bacio e lei ridendo mi chiese di non dirlo a nessuno, ma quando prendendole la mano dissi piano “devi mettermi l’anello, signora Watt…” si commosse anche lei.
“Non voglio dirti cos’è stato per me l’ultimo anno, perché ha fatto davvero troppo male e non voglio pensare al passato. Ho molte ferite Ariel, e probabilmente sono più insicuro dell’uomo con cui stavi che già era un gran casino, ma ti amo ancora…” le dissi pianissimo, e lei baciandomi sussurrò “non importa, curerò io tutte le tue ferite…”
“Ma hai divorziato, ovviamente, vero?” le chiesi spaventatissimo e lei annuendo prese il cellulare e mi mostrò qualcosa.
“Sapevo che me lo avresti chiesto, quindi l’ho scannerizzato. Divorziata e ufficialmente nubile…”rispose sorridendo, ed io le dissi piano “non per molto…”facendola ridere.
“Ci diranno tutti che è una follia, lo sai vero?” mi disse baciandomi, ma io le sussurrai che non m’importava, perché per me la follia maggiore era stata lasciarci, e lei mi tenne stretto. Quella notte, signore e signori, feci l’amore con la mia futura moglie nel modo più dolce esistente e lei passò la notte sul mio petto.
Non chiusi occhio, devo dirvelo, ma la accarezzai tutto il tempo e mi sentii l’uomo più felice del mondo. Avrei dovuto cambiare vita e trasferirmi in Inghilterra, probabilmente, ma non mi pesava la cosa. La coccolai un po’ il giorno dopo, e lei mi chiese se volessi ufficializzare la cosa tra noi o meno, ed io presi tempo. Volevo vedere le condizioni di mio padre prima di fare l’annuncio, e lei accettò.
In ospedale mi dissero che era stabile, e che stavano provando a ridurre la sedazione per vedere la sua reazione, ed io capii che era una buona notizia. Entrai, mi sedetti, e dissi piano “…mi sposo papà. Tu non la ami particolarmente, e probabilmente questo sarà il colpo definitivo al nostro rapporto, ma io la amo da impazzire e sono felice. Anche troppo felice, forse…”
Ero davvero entusiasta, anche troppo per essere uno al capezzale di un uomo così malato, e rimasi a parlare per un po’ di lei e di noi, ma poi giunse mia madre e uscii.
Lei, ovviamente, rimase al mio fianco per tutto il tempo, ma prendemmo una grossa decisione: avrebbe fatto la sua missione in Venezuela, concluso lo stage e poi sarebbe tornata da me e ci saremmo sposati e stabiliti in Inghilterra, perché lei non poteva rientrare in America a causa dei suoi viaggi.
“E poi chissà, magari potresti venire con me prima o poi, e potremmo aiutare insieme le persone…”mi disse dolcemente, dopo l’amore, ed io risi soltanto, immaginandomi in zone di guerra con tutti i miei ansiolitici e le medicine per il mal di testa, ma quando glielo dissi scosse la testa e rispose “Oh no Ian, ti piacerebbe eccome. Ti innamoreresti degli orfani di Kirkuk, delle donne guerriere di Kobane e sono sicura che sposeresti i loro ideali. Sono certa che ti piacerebbe un sacco il posto dove lavoravo in Perù, aiutando le mamme in difficoltà e troveresti un sacco di spunti per il tuo lavoro. Sarebbe un sogno: potresti scrivere ed io potrei lavorare con loro…”
Beh devo essere sincero con voi: non trovavo l’idea allettante, ma pensai che potevo sempre provare, e poi sorridendo confessai che secondo me sarebbe stato un bel modo di crescere un bambino, facendola sorridere.
“Non crescerei un bambino piccolo in una zona di guerra, onestamente. Chiamami ipocrita, ma vorrei che avesse le cure mediche e i vaccini della nostra ricca Inghilterra. Sai non è semplicissimo dover capire un bambino che non parla, immagina quanto sia complesso in un posto dove non possono neanche fare radiografie. Certo una volta cresciuto, se tu venissi con me, sarebbe fantastico…”mi disse piano, accarezzando il mio petto ed io mi sentii l’uomo più felice del mondo, ma la bella notizia doveva ancora arrivare. Improvvisamente, infatti, fummo interrotti da mia madre che imbarazzata a morte irruppe nella mia stanza per dirmi che mio padre si era svegliato.
 
 
 
Capitolo: il vero finale
“Ha ancora gli occhi chiusi ma ha parlato con l’infermiera, è tornato!” mi disse, anche lei con gli occhi chiusi, mentre mi rivestivo rapidamente e Ariel si avvicinò e la strinse forte dicendole solo “sono davvero felice Iris…”.
“Sì, ma ragazza mia, non si fanno queste cose senza essere sposati…”l’ammonì dolcemente  quell’esaltata di mia madre accarezzandole le guance, e Ariel rispose piano “ci sposiamo presto Iris, stai serena” e lei si mise a piangere. Per tutto il tragitto casa-ospedale mi chiese se fossi certo che ci saremmo sposati, se era una cosa ufficiale, se avessimo fedi e tutto il resto, ed io ad un certo punto ruggii “ma perché pensi che sia una cattiva idea?” un po’ risentito ad essere onesti. Ariel era sul sedile posteriore, e scosse solo la testa, ma mia madre agitatissima rispose “no, idiota. Solo che dovevi sposarla già un anno fa ed è andata in malora, quindi stavolta non voglio farmi illusioni, dirlo a tutti in paese e poi ritrovarmi di nuovo con un figlio tutto solo…”
“Iris stavolta è sicuro. Non avrai mai più un figlio tutto solo, te lo giuro…”le disse V prendendole la mano, e lei mi fissò divertita e disse “…non aspetterete un figlio voi due?” facendola ridere.
Arrivati in ospedale ci fecero entrare direttamente da lui, ed io prendendogli la mano dissi piano “Papà mi senti?” e lui rispose “sì ho sempre sentito tutto, Ian…” facendomi letteralmente gelare il sangue nelle vene.
Lasciai lui e mia madre a parlare, e andai in cerca di un dottore, che però non trovai subito. Chiamai i miei fratelli, recuperai mia madre e restammo praticamente 12 ore in ospedale ad aspettare che i medici finissero di visitarlo. Ariel ovviamente non mi lasciò mai, si prese cura di me in mille modi. Quando il dottore uscì e disse “Ha chiesto di suo figlio” un barlume di speranza mi esplose nel cuore! M’illusi che tutte quelle cose che gli avevo detto fossero servite a qualcosa, così sorrisi ma poi il dottore aggiunse “Vieni Gerard”ed io morii. Me ne andai semplicemente. Gli avevo dato fin troppe chance di farmi del male e non ne volevo sentire più parlare. Basta, avevo realmente chiuso con quel rozzo e ignorante operaio che non faceva che farmi del male! Non gli piacevo? Affari suoi! Rimasi con Ariel per un po’ e lei si offrì di farmi “qualsiasi cosa io volessi pur di farmi sorridere”ma ero troppo a pezzi per accettare. Poi improvvisamente capii che dovevo parlarne con qualcuno che avrebbe potuto darmi un’opinione competente, così le dissi “devo parlare con tuo padre” e lei sorrise e mi chiamò Angus e Raul che accorsero immediatamente e furono molto gentili con me, perché erano convinti che volessi chiedere loro la mano di Ariel, ma io avevo un’altra domanda da fare.
“Com’è possibile che un padre non ami il proprio figlio? Insomma lui semplicemente non mi ha mai amato! Credo di non essergli mai piaciuto, è possibile una cosa del genere?Si può non amare il proprio figlio così, per partito preso? A me sembra impossibile, io amavo il mio bambino e neanche era nato! E neanche sapevo se fosse mio, ad essere sinceri. Perciò vi chiedo: come si fa?”
 Raul mi abbracciò e Angus guardò in cielo e poi disse fumando la sua pipa: “Ascolta figliolo non è facile essere un genitore. Se tuo figlio fallisce è colpa tua, ma se realizza qualcosa di buono è solo merito suo. Riponi tantissime aspettative in tuo figlio e poi magari ti accorgi di aver sbagliato tutto e che lui si vergogna di te! Ci vuole tanto impegno per fare il genitore e se magari scopri che il tuo bambino, quello che tenevi stretto da piccolo, è così tanto diverso da te ci resti male.”
 Non capii bene il discorso, realizzai solo di aver toccato un tasto dolente per Angus e mi ricordai della zia di V che faceva l'avvocato e si vergognava della sua famiglia. Intervenne Raul che mi disse “Il rapporto padre-figlio non è affatto facile da creare. E’ necessario lavorarci tanto, trovare compromessi, è necessario che ci sia la volontà per essere buoni padri e figli, mi capisci? Nessuno è uguale all’altro e i conflitti sono inevitabili, ma serve la volontà di superare quelle difficoltà.”
Sì, avevo capito, avevo capito sul serio. E’ vero che mio padre non mi aveva mai capito, ma io non avevo mai fatto uno sforzo per capire lui. Insomma mi ero sempre considerato la vittima, ma che avevo fatto io per lui?Avevo mai provato a fare quello che voleva? No! Lo avevo sempre disprezzato a priori. Così mentre loro si misero a tavola, uscii, avevo un discorso da fare e non avrei più aspettato per farlo. La vita è una sola e dannazione dovevo dirgli tutto. Quando giunsi nella sua stanza stava riposando e sembrava quasi di nuovo in coma. Dissi solo “Papà?” E lui aprì gli occhi e…mi sorrise. Mi sentii interdetto, ma continuai, Chuck Norris era tornato e non riuscii a smettere di parlare “Adesso mi ascolti papà perché il destino ci ha voluto dare una seconda chance e io voglio approfittarne: da questa domenica in poi verrò sempre a guardare la partita con te, e tu sarai gentile e paziente con me e non mi prenderai in giro solo perché sono una femminuccia e non capisco nulla di calcio, ok? Sì non so cos’è un fuorigioco e probabilmente porterò con me un taccuino per scrivermi tutto quello che mi dici, ma lo farò solo perché voglio seriamente imparare a comunicare con te! Quindi non insultarmi, non prendermi in giro perché lo faccio solo per te! E tu, ah anche tu dovrai fare qualcosa per tenere in piedi questo cavolo di rapporto! Dobbiamo impegnarci entrambi! Tu leggerai il mio libro, o sentirai la versione audio-book, non lo so, non m’importa! Voglio che tu sappia chi sono e voglio che tu…”
“L’ho già letto e non è male”Disse sorridendo e io…ebbi un brivido e dissi solo “davvero?” Rise e rispose “certo ci fai la figura della donnicciola ma…è un bel libro Ian. Scritto molto bene…”
Wow…ok davvero stavo per piangere, ma non lo feci e sorrisi. Lui mi fece cenno di avvicinarmi e mi prese la mano e disse “Non che ci capisca qualcosa di quella roba, ma...io l'ho letto e l'ho capito. Mi ha persino fatto ridere di tanto in tanto. Sai è brutto vedere che tu pensi che io non ti ami, non è così. Se ti avessi viziato o coccolato tu non saresti quello che sei, ma saresti uno smidollato. Tu sei mio figlio forte, quello che ha combinato qualcosa di bello nella vita e non hai bisogno del mio sostegno, non ne hai mai avuto bisogno. Tuo fratello e le tue sorelle, invece, non hanno la personalità forte che hai tu e hanno bisogno di aiuto, lo sai no? Insomma sei tu che hai fatto veramente qualcosa! Ma questo non vuol dire che io non ti voglia bene però mi sono sempre sentito fuori! Insomma non sapevo aiutarti con i compiti e ad un certo punto della vita ho anche smesso di capire quello che dicevi. Leggevi continuamente libri e volevi sempre parlarmene, ma io semplicemente non riuscivo a capire. Sei sempre andato dritto per la tua strada e…non hai mai accettato i miei consigli, ma questo non mi ha mai reso meno fiero di te. E non sai quanto mi sono illuso quando mi hai regalato quei biglietti, ho pensato che volessi trascorrere del tempo con il tuo ignorantissimo padre e ne ero felice. Mi ero detto “sua madre glielo avrà finalmente fatto capire”ma quando poi ho visto il nome di tuo fratello ci sono veramente rimasto malissimo”
Mio Dio era tutto così assurdo e inaspettato. Poi lui sorridendo aggiunse “E a proposito di questa futura moglie, forse ti devo delle scuse. Si vedeva tanto che l’amavi, ed io ho avuto paura che lei stesse provando ad approfittarsi di te, per questo ho fatto lo stronzo. Non la conoscevo, ma adesso so che è una brava ragazza e sono favorevole al vostro matrimonio…”
Sorrisi, mi sentivo incredibilmente euforico e gioioso! Lui era così assurdamente gentile e non riuscivo a credere che stesse accadendo tutto sul serio, ma lui continuò “la storia del calcio della domenica significa che non tornerai in America, ma resterai per un po’, giusto?”
 “Sì, mi trasferirò qui con Ariel…”
Si mise a ridere e oserei dire che era felice. Mi rispose “Ah dannazione figliolo, questo dovevi dirmelo subito. Tua madre lo sa? Penso che impazzirà dalla gioia all’idea di avere il suo Ian vicino casa e con una donna”
Sorrisi soltanto, ma ero commosso e osai persino abbracciarlo.
“E’ vero che la nostra vita è cambiata quando abbiamo perso tuo fratello, ma non è vero che io ho smesso di amarti. E’ solo che tu sei diventato grande tutto ad un tratto, e non avevi più bisogno di noi e…”mi farfugliò imbarazzato, ma io gli dissi piano “avrò sempre bisogno di voi…”facendolo commuovere.
E così amici miei la nostra storia finisce con un happy ending, almeno provvisorio il futuro non possiamo saperlo. Mio padre uscì dall’ospedale pochi giorni dopo, ed io lo riaccompagnai a casa e rimasi con loro per aiutarlo nella riabilitazione. Nella stessa settimana accompagnai la mia amata in aeroporto e mi baciò mille volte, mentre cercavo di controllare se avesse tutto.
“Torno presto amore, e tu trova una casa per noi…”mi disse, prima di andarsene, ed io sorrisi soltanto, ma ero davvero felice.
Mi lasciò a gestire le questioni burocratiche, a scegliere la casa e organizzare il matrimonio, mentre salvava il mondo e vorrei dirvi che mi dispiaceva, ma ovviamente non fu così. Trovai una bellissima casa in un minuscolo paesino a venti minuti da Londra e circa quaranta da casa dei miei e lei letteralmente impazzì per quel posto. Era un piccolo villino nella campagna inglese, niente di eccessivo, ma qualcosa di abbastanza vasto e isolato da permettere ai nostri cani di correre in giro e a V di tenere la musica a palla a tutte le ore senza che i vicini si lamentassero. Lo comprai immediatamente, e spesi un sacco di soldi per far partire la ristrutturazione il prima possibile, perché volevo che lei trovasse la casa pronta al suo ritorno, ma…ebbi una sorpresa.
Un giorno come tanti, mentre rientravo a casa nostra per controllare i lavori, con un miliardo di campionari tra le mani, mi trovai una persona speciale sul portico. Sconvolto e senza fiato le chiesi solo cosa diamine ci facesse lì, perché stava rovinando tutta la mia sorpresa, ma Ariel con un sorriso mi porse un foglietto.
Non capii, davvero, cosa stesse succedendo. Ero molto felice di rivederla, ma erano passate solo tre settimane dalla sua partenza, quindi non potevo immaginare cosa l’avesse riportata a casa. Aprii la busta che mi aveva porto, ma onestamente non riuscii a capire assolutamente nulla di quello che c’era scritto. C’erano dei numeri e delle sigle ed io non capii. Quando glielo dissi mi sorrise e prese la mia mano e se l’appoggiò sulla pancia. Non capii, signore e signori, ma le dissi confuso “questo vuol dire che sei…che aspettiamo…”e lei annuì soltanto.
Due parole, signore e signori. Più importanti di “ti amo”, più belle di qualsiasi altra. Iniziai a piangere come non avevo mai fatto e lei mi strinse piano e sussurrò “…dimmi che sei felice, per favore…”ma io, onestamente non potevo esserlo di più.
Nota:
Ciao a tutti, ecco a voi il nostro finale. Che ne pensate? Vi è piaciuta questa storia? Se vi va di continuare a seguire le avventure di Ian e V, segnatevi questa storia: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3945087&i=1
E se avete pianto un po', fatemi sapere. Grazie per aver letto tutto.
   
 
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