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Autore: Lady R Of Rage    15/11/2020    4 recensioni
"-Quaggiù potrete chiacchierare quanto vi pare. Nessuno vi sente. Nessuno vi asciuga le lacrime se piangete. Siete all’inferno, ragazzi: ma chi siamo noi per separare una così bella famigliuola?-
Non voglio, pensa Baby 5. Voglio andare via, io sono la promessa sposa di Don Sai della terra di Kano, e lui ha bisogno di me. Serra i pugni, come se avessero ricominciato a tirarle addosso spazzatura. Deve scegliere, a un certo punto – anzi, ha già scelto, ed è troppo tardi per recriminare."
Baby 5 ha scelto: non un nuovo inizio come moglie di Don Sai, ma l’inferno, la condanna perpetua, nelle viscere ghiacciate di Impel Down, assieme a coloro con cui è cresciuta.
Dopo il calderone di sangue bollente e i tormenti di Sadi-chan, solo un’eterna attesa accoglie la sconfitta Famiglia Donquixiote. In mezzo alla neve perenne, dove nemmeno i lumacofoni mantengono il contatto col mondo, senza più un Padroncino da seguire e amare, Baby 5 non si è mai sentita meno utile.
Eppure, prima di Sai, aveva chiamato “famiglia” i suoi compagni di cella. Sarà l’inferno a ricordarle perché.
[Accennate Baby 5/Sai, Trebol/Diamante, Senor Pink/Lucian]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Baby 5, Donquijote Family, Gladius, Pica, Sugar
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Alti E I Bassi Della Famiglia Donquixiote'
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Dovunque Lei Sarà – Con O Senza Bisogno

"Tell me why do I keep trying
To be someone I'll never be
I keep seeing her in everyone
Everyone but me
But I know you truly saw me
Even if just for a while
Maybe that's why it hurts now
To leave it all behind
"
[First Aid KitRebel Heart]

Vossignoria, sotto un altro cielo.
[Vergo – L’Animo Nero]


Jora si toglie gli occhiali e li strofina contro la camicia.
-Ti sei superato, ragazzone.-
Pica allontana le mani dalla pietra e si posiziona alle spalle della vecchia. L’ombra del suo lavoro lo supera, e sfiora la punta delle scarpe nere di Baby 5.
-Sapevo che avevi la stoffa dello scultore,- sospira Jora, -ma questa è davvero arte pura. Mi sembra di rivederlo qui, quel poveretto-zamazu.-
-E mia sorella.- Sugar fa un passo avanti. -L’hai fatta uguale. Le piacerebbe tanto se potesse vederla.-
Donquixote Doflamingo si erge con il braccio sollevato, stringhe di pietra sottili come fili da cucito che si tendono dalle sue dita lacerando l’aria. Le piume del suo cappotto paiono le ali di un rapace, e i suoi celebri occhiali da sole sembrano incurvarsi sotto le sopracciglia ghignanti.
Vergo si staglia a sinistra: impugna il suo famoso bambù, e ha una fetta di hamburger appiccicata alla guancia. Monet snuda le zanne a destra, e piega gli artigli oltre la sua spalla, le ali spiegate e aguzze come spade. Trebol sorride beffardo in mezzo ai due; regge il bastone con la sinistra, mentre con la destra si tappa una narice. Un getto di moccio liquido schizza dall’altra.
-Mi manchi, brutto stronzo.- sospira Sugar. Buffalo la solleva fino alla testa della statua, e una mano di bambina accarezza il volto sorridente dell’Ufficiale di Fiori. -Mi manchi. Per una volta che fai come dico io…-

Donquixote Sugar, la Bambola Assassina – ricercata viva o morta, 760.000.000 ฿.

La mano si allontana dalla guancia di Trebol e percorre le penne di Monet nel senso di crescita. Baby 5 non ha idea di cosa abbia fatto Pica con la pietra, ma quelle piume sembrano soffici come quelle di un uccello vero. Persino gli occhi della Donna di Neve sembrano seguire i movimenti della sorellina, e le sue labbra sorridere com’era solita fare. La lingua un po’ di fuori, gli angoli della bocca all’insù, le sopracciglia rilassate. Potrebbe emergere da quella pietra come niente e sorridere a tutti quanti.
-Barbabianca invidierebbe un memoriale come questo.- Lao G si pulisce gli occhiali sulla falda della giacca e se li appende al colletto. Diamante gli stringe la mano sulla spalla.
-Non valeva un’unghia del nostro Doffy, o dell’amore mio.-
Si china in avanti, sul volto pietroso di Trebol, e gli stampa un bacio sul naso. -Non ti dimenticherò mai, mi amor. Mai.- Una lacrima gli scende lungo la guancia e disegna un cerchio sulla testa di pietra della statua. Diamante raccoglie un sasso da terra, lo trasforma in stoffa e si tampona il viso truccato.
-Non voglio fermarmi qua a lungo. Non possiamo fermarci, lo spettacolo deve continuare.-
Quale spettacolo, vorrebbe chiedergli Baby 5. L’ha chiuso lui stesso, il sipario, durante la cena della sera prima, e l’ha cucito a doppia mandata per esserne sicuro. Le era caduto il cucchiaio mentre lo diceva.
Io non mi esibirò mai più.
Aveva sorriso come Monet, con le labbra storte e quel beffardo triangolo di lingua che sbuca fuori quasi a sorpresa; ma quel sorriso non è suo, e sul suo viso scavato sembrava inserito per sbaglio. Posso cantare per voi, tutte le volte che me lo chiedete, ma non tornerò a cantare in pubblico. Quella è stata la mia performance più bella. Non ha senso provare ancora, non ne realizzerò una migliore. Aveva sollevato l’indice alla bocca aperta di Dellinger. Ho detto di no, non mi convincerai. Sono un uomo libero, ora.
-È un bel memoriale, però,- continua Lao G. Sicuramente vuole cambiare argomento. -Grazioso, con… Con…-
-Le tue pillole, Lao G-sama.- Kyuin apre la borsa e gli prende il polso. -Vieni con me.-

Donquixote Lao G, il Grande Guanto – ricercato vivo o morto, 540.000.000 ฿.

Diamante si volta verso la statua, mostrando a Baby 5 la schiena coperta dal mantello nero, e lei ne è grata, perché il lucore in quegli occhi azzurri l’ha già visto a sufficienza la sera prima. Sedeva al centro del divano, stretto a Pica con il braccio che non teneva la bottiglia; le labbra rosse di vino, gli occhi luccicanti, rivolti al soffitto finché Doffy non è salito sulla piattaforma d’esecuzione. Aveva allungato la mano verso la televisione, quasi stesse cercando di carezzargli il viso. A quel punto la mano di Buffalo si era stretta alla sua, e Sugar aveva affondato il visino nella sua spalla come una bambina vera di fronte a un film di terrore.
Siamo solo noi due, pietruzza mia, aveva detto Diamante sul fondo di Impel Down. Non erano necessari un cappio e un boia per portarglielo via – ma i nobili mondiali prendono, prendono, e anche quando la terra è secca e c’è tanta fame in giro da dover abbandonare nel bosco i bambini inutili continuano a infilare i loro artigli sotto gli stracci.

Non urla, Donquixote Doflamingo. Nemmeno quando gli stringono la corda al collo – una morte da plebeo, da ladro di galline, di cui un Re Conquistatore avrebbe solo da ridere. Deve essere per quello che non sorride nemmeno: e sì che il suo ghigno da Demone Celeste gli starebbe addosso così bene, sul patibolo. Le sue labbra penzolano storte a metà tra l’alto e il basso, sporgenti e pallide. Come cuciture ormai disseccate e fuse con la pelle stessa.
-È un giochetto di Sakazuki, questo?-
-Non sono affari tuoi.- La guardia alla sua sinistra si spinge contro il suo corpo, ma Doflamingo non si muove di un palmo. Non traballa, non geme, non solleva nemmeno una mano per scacciarlo, come si farebbe con una mosca o una zanzara.
Machvise si pulisce la bocca dal vino, deponendo il bicchiere da qualche parte sotto la sedia a rotelle. -Com’è dimagrito.-

Donquixote Machvise, Petto di Vento – ricercato vivo o morto, 430.000.000 ฿.

Lo intravede di fianco al suo divano, avvolto in una trapunta nella sua sedia a rotelle, storto come un quadro visto dal lato della cornice. Le hanno lasciato il posto all’estrema destra, perché potesse vedere bene lo schermo col suo unico occhio, ma la differenza si fa sentire. Punge, punge, come una sedia scomoda su cui continui a rigirarti, ma non trovi mai il punto dove la molla esce dall’imbottitura.
-Il mio equipaggio vi ha messo addosso la paura, non è così?- Il vento scompiglia i capelli di Doflamingo, ma il sole non li fa brillare come accadeva a Dressrosa. Il capo dorato del re si è tinto di un color paglia, macchiato di cenere e di polvere, e le ciocche sulla fronte sono appiccicate alla pelle come se fossero state spalmate di colla.
-Avete paura, sì? Vi hanno portato via il mondo, e non sapete come fare per riprendervelo.-
-Tu scambi la pazienza per paura, pirata.- Il volto di Sakazuki avvampa di rosso. -Li riprenderemo tutti, dal primo all’ultimo, e non faremo economia con i tormenti. Mi rammarico solo che tu non sarai là a vederli: sarebbe per te il più degno dei castighi.-
-Allora non uccidetemi, almeno non adesso. Non senti il desiderio di castigarmi ancora?-
Doflamingo si lecca le labbra e reclina la testa all’indietro. -Potrei perdermi qualcosa di interessante, da lassù. Il vostro spiegamento di forze che finisce a fondo come un sasso. Gli uomini sono poca cosa per chi sconfigge gli dei.-
-Qualunque cosa accadrà non sarai qui per vederla. Sono due minuti a mezzogiorno. Hai diritto a delle ultime parole, Donquixote Doflamingo.-
-Vorrei il mio cappotto.-
Sakazuki distoglie lo sguardo, i pugni stretti, il volto appannato da dietro il fumo del sigaro. Doflamingo alza gli occhi al cielo, si strofina la fronte sudata contro la spalla. Sospira, e le costole sporgono da sotto la pelle.
-Vorrei salutare innanzitutto la mia amata Violet, e tutta la famiglia degli usurpatori Riku. L’ammiraglio Fujitora, che molto gentilmente gli ha restituito la loro bella casa. E quella dolce vecchietta di Tsuru. Sarà allegra, oggi: potrà riprendere il suo vecchio hobby di inseguire il mio equipaggio per tutti i mari.-
-È ora di versare il vino,- esala Diamante.

Donquixote Diamante, Il Demone delle Urla – ricercato vivo o morto 850.000.000 ฿.

Kyuin stappa una bottiglia di vetro, con un sorriso trafitto da una barra dipinto in oro sull’etichetta, e distribuisce i calici pieni a tutti quanti. Baby 5 si tiene il bicchiere vicino al petto, come se avesse freddo e dovesse scaldarlo: la sua mano ha cominciato a tremare, e lo stelo scivola tra le dita sudate.
-Vorrei ringraziare i miei vecchi amici a Mariejoa. E il mio lontano parente, Donquixote Mjosgard, per essersi ricordato di me con tanta celerità e prontezza. Nonché per aver avuto cura della mia famiglia quando eravamo in ambasce: il richiamo del sangue continui a tenerci uniti.-
Il sarcasmo trapela dallo schermo, che pare di poterlo toccare. La famiglia che ha in testa sono i Donquixote del regno degli dei, quelli che ormai non ci sono più da anni. Incluso il perduto Corazon, con il quale avranno di sicuro molto da dirsi.
-Doffy non vorrebbe che bevessi,- dice Dellinger. -Era la regola. Niente vino sotto i diciotto.-
-Doffy lo merita, tesoro. Non te ne diamo troppo.-
Diamante accenna una risata; come se non sapesse che di vino Dellinger ne ha bevuto eccome, di notte, quando nelle cantine non c’erano che i topi. Una volta l’aveva sorpreso, che era scesa a recuperare un libro dimenticato là. Ma Dellinger non aveva battuto ciglio. “Non dirlo a nessuno, per favore. Ho bisogno che tu non lo dica”. Che stupida, che era stata.

Donquixote Dellinger, il Ragazzo degli Abissi – ricercato vivo o morto, 665.000.000 ฿.

Doflamingo sale sulla botola come se si trattasse di un palco d’onore.
-Venti secondi.-
Sembra un bambino in attesa dell’anno nuovo. Se lo vede davanti che applaude come se lo fosse; e anche là, dietro il muro plumbeo del fumo e della barba, coglie il triangolo bianco di un sorriso.
Gira il collo verso la sua famiglia. Persino Kari, Joanna, Emily e Charlotte mescono il vino e si distribuiscono i calici, e Kyuin si tormenta le dita dalla sua poltrona. Così lontano arrivavano, quei fili – ma Doflamingo non si ricorderà nemmeno che esistono. E non sta neanche parlando di loro. Gli occhi liberi dagli occhiali si perdono fissi sul cielo nuvoloso, le mani ammanettate giacciono contro i pantaloni a righe. Dopotutto non sanno a cosa stia pensando, e nessuno lo può scoprire eccetto lui stesso. Tanto vale immaginare. Chiude l’occhio: il primo viso che le viene in mente ha piccoli occhi neri, molli capelli corvini, e un naso piatto e largo da cui gocciola muco.
Giusto, sì: l’artefice. Se c’è qualcuno che ci guadagna qualcosa da quella disgraziata faccenda è lui. Trebol cade sempre in piedi, in un soffice letto di moccio, e si gode l’ultimo behehehehe anche dall’altro mondo.
Ma perché fa ancora così male?
-E da ultimi…-
La mano di Buffalo stringe la sua fino a farle male, il pollice le percorre il polso. Se potesse alzarsi si getterebbe nella sua pancia, come faceva quand’era bambina. Quando il mondo aveva continuamente bisogno di lei, e quello era l’unico rifugio. Allora i pericoli si nascondevano nell’ombra, non andavano ad annunciare la loro voglia di farle del male in mondovisione; e soprattutto c’era chi poteva proteggerla.

Donquixote Buffalo, l’Elicottero d’Attacco – ricercato vivo o morto, 340.000.000 ฿.

Il silenzio si taglia con un coltello, non un ansito che spezzi la tensione.
Baby 5 strizza di nuovo l’occhio, e anche Buffalo si sporge verso lo schermo. Donquixote Doflamingo suda: una goccia sola, spessa e lucida, che gli scende dalla punta del naso e sparisce nella veste da galeotto. Persino le guance splendono, quasi ci fossero dei riflettori apposta per lui.
-Vorrei ringraziare i miei vecchi compagni, dovunque siano finiti.-
Ha bisogno di me, pensa Baby 5 come un’idiota. Bisogno per fare cosa, se sta per morire. Non può certo buttarsi là da lui, sconfiggere da sola quel mostro del Cane Rosso. Può solo guardarlo, e supporre che in qualche maniera lui sappia che sono là.
- È un vero peccato che mi sia perso la vostra prodezza: il suo ricordo mi avrebbe arrecato grande conforto in questi ultimi momenti tra di noi.-
Doflamingo prende un respiro profondo e si irrigidisce, come se solo in quel momento si fosse accorto che sta per morire. Nella sua testa è ancora il Demone Celeste, e continua a vedersi così anche senza guardare al mondo attraverso delle lenti rosa. Abbassa lo sguardo, esaminando il proprio triste abito a righe.
-Per il mio cappotto?- ripete. -O almeno i miei occhiali. Questa luce mi viene a noia.-
Stringe di fumo si levano dall’abito di Sakazuki. Fili per il burattinaio, un’ultima ironia. Doflamingo gli dà le spalle, voltandosi nuovamente verso le telecamere, e si passa tra i capelli le mani ammanettate.
-Vi ho rinnegati come mio equipaggio, quando ci incontrammo al Livello Sei. Non lo ritratterò: non siete più il mio equipaggio da quando ci hanno sconfitti. Ma siete Donquixote, ormai nessuno lo può negare. E nulla mi consolerà nella mia morte quanto sapere che, anche senza di me, questo mondo bastardo finirà in mille pezzi.-
Si lecca le labbra, e per un attimo è come se avesse di nuovo gli occhiali. -Fufufufufu. L’equilibrio del mondo va in frantumi, assieme a tutti quelli che gli stanno sopra. La Marina ha solo vinto una battaglia. Non rimarranno così potenti per sempre, e quando il mondo se ne accorgerà…-
La risata che segue non è umana: o almeno Baby 5 la sente così, e ancora dopo anni ha paura dei mostri che dimorano nell’ombra. Anche se il corpo di Doffy brilla di luce propria sotto i bagliori delle macchine fotografiche.
Doflamingo ride, verso il cielo e verso la terra, e la mano di Buffalo si allenta dalla sua. Baby 5 si gira di nuovo, percorre la stanza dall’unico occhio. Sugar ha appoggiato la testa sulle mani, come una bambina di fronte al suo programma preferito. Machvise rilassa i lunghi capelli biondi contro la sedia a rotelle. Lao G stringe la mano sulla spalla di Señor Pink. Con una risata storta, umida, Diamante lascia andare la testa contro l'enorme braccio di Pica. In qualunque altro momento sarebbe solo il solito Doffy, e sarebbe stato piacevole da vedere.
-Vuoi guardarlo, tesoro?- domanda Jora. Dellinger si passa un dito tra i capelli e fa cenno di sì.

Donquixote Jora, la Visionaria – ricercata viva o morta, 710.000.000 ฿.

Ma quando Baby 5 torna a guardarlo, là sullo schermo, così grande da parere vero, le labbra del Demone Celeste sono piegate in basso. Un sorriso monco, con i contorni fuori posto. Un sorriso da umano.
-Dieci secondi,- dice Sakazuki.
Baby 5 prende un respiro per non urlare. Vorrebbe sbraitargli di finirla, di andare avanti una buona volta e risparmiare a Doflamingo una morte lunga da disgraziato. Lui ha rivolto quella cortesia a suo fratello, quella notte all’Isola di Minion. Persino la principessa Scarlett è crollata in un sol colpo, e avrebbe potuto evitarsi anche quello se al suo posto ci fosse stata una donna migliore. Lo tolgano di mezzo e basta, se pensano che sia inutile.
Due reclute fanno scorrere il cappio attorno al collo, Sakazuki si ritrae verso il palco d’onore. Tre sedie per tre ammiragli, solo due occupate. Se n’è accorta solo ora. Doflamingo leva il viso al cielo, come a cercarvi dentro qualcosa, la corda del cappio che gli gratta contro il viso.
Silenzio, per un solo secondo. Persino il vento ha smesso di soffiare a Nuova Marineford.
L’orologio a muro suona il mezzogiorno, e Baby 5 si impone di non voltarsi. Stringe la mano a quella di suo fratello, sempre più forte, quasi a tempo con quei colpi meccanici, mentre il Demone Celeste dondola da una corda come l’ultimo dei pezzenti.
Diamante apre la bocca, rosso di guance e di naso, ansimando come se avesse corso per ore intere. Quando il braccio del figlio gli cinge i fianchi vi si irrigidisce dentro; sospira e vi reclina la guancia sopra, gli occhi chiusi, i denti serrati, come in un sonno infelice.
-Su,- proclama Pica. -Facciamo un brindisi al nostro capitano.-
Capitano, sì: lui sceglie sempre bene le parole, perché con quella sua stupida voce ha imparato a non sprecarle. Porta alla bocca il calice per primo, gli occhi fissi ora sul padre ora su Doffy, il viso livido e tirato, il calice quasi invisibile nell’enorme pugno pieno di cicatrici.

Donquixote Pica, il Titano – ricercato vivo o morto, 880.000.000 ฿.

È meglio se lo ricordiamo così, pensa alzando il calice: come un capitano, che dà gli ordini dall’alto del suo trono di marmo e non ti guarda neanche negli occhi. Non prende in braccio bambine affamate e stracciate per condurle in una nave rosa e morbida di piume, non offre loro letti caldi e zuppe saporite. Sarà come vedere la morte di un lontano parente, registrata qualche centinaio d’anni fa.
Ma piangere comunque per lui, perché nelle tue vene scorre il suo sangue – fingendo di non vedere il viso contratto di Buffalo e non sentire la sua mano sempre più stretta; e gli occhialoni appannati di Gladius, la testa china di Señor Pink, Jora e Lao G che si rovesciano addosso il vino mentre bevono. Persino Pica sbatte il bicchiere sul tavolo con forza, come se il sol tenerlo lo disgustasse, e una crepa si allunga sul calice quando allontana le dita piene di cicatrici.
Una lacrima le scende lungo la guancia sinistra, dall’unico occhio che le è rimasto, e sprofonda nel vino schizzandole addosso qualche goccia. Lo beve comunque fino ai fondi: da dietro il vetro, due marine a due dimensioni staccano dal cappio il corpo penzolante del Demone Celeste.

Si rimettono in cammino verso la Legendary Child sotto una pioggia sottile e insignificante, che le si appiccica alla pelle come sudore disseccato. Tiene stretto il braccio di Buffalo per tutta la discesa: le gambe le tremano, i gradini si ammucchiano l’uno sull’altro, si piegano e distendono ad ogni suo passo. Le viene da ridere, all’immagine che devono dare. Si aggrappava a quel braccio da bambina, quando uno sguardo troppo penetrante di Trafalgar Law o chi per lui le metteva paura. Riuscirebbe a coglierlo, quello sguardo, con un solo occhio? Sai non ci avrebbe fatto caso, l’avrebbe sconfitta senza versare una goccia di sudore e sarebbe andato avanti senza rivolgere un pensiero. Impel Down sarebbe stata più fredda, più stretta, più chiusa. I suoi calci avrebbero mancato il bersaglio, e il volto di Trebol coperto di moccio insanguinato avrebbe avuto una forma storta e inesatta. Come ogni suo passo da guercia in quel mondo arido e pieno di fame.
Stringe più forte il braccio che le sta vicino: i gradini di marmo sono finiti, il sentiero di terriccio è in pianura e la introna di meno. Jora le ansima alle spalle, mugugnando qualcosa sulla sua anca.
-Ti do una mano, appoggiati a me,- dice Gladius. La vecchia sospira di sollievo, ansimando sempre più piano. Deve averli visti anche lei, i suoi occhiali umidi. E sì che si era messo di spalle per toccare il volto di Vergo, il bambù che teneva in mano e gli occhiali così simili a quelli del loro capitano.

Donquixote Gladius, l’Uomo Atomico – ricercato vivo o morto, 540.000.000 ฿.

-Dove andiamo, ora?-
La voce di Dellinger si perde nel vento. Nessuno risponde, nemmeno lei. Se andiamo sarebbe stata la domanda giusta, se hanno voglia di salpare le ancore per un posto che non sanno neanche dov’è, se c’è, e se quando ci arriveranno ci sarà o meno spazio per loro. Salpino pure, se gli pare: non si occuperà lei delle vele o del timone. Neanche se ne hanno bisogno. Entrerà nella sua stanza, chiuderà la porta a chiave e si getterà nel suo doppio letto a forma di cuore. Ne voleva uno da anni, ma al Padroncino non piaceva abbastanza. Ancora fili, sempre più tesi. Una trama che non se ne va via e lascia i segni sulla pelle.
Eppure è durato poco, così tanto da non sentirne neanche più il sapore. Dove andranno glielo dirà il loro nuovo comandante, che di Doffy non ha gli occhi né la linea di sangue. Anzi, proprio dai suoi lombi viene il ragazzo che gli ha tolto tutto. Il comandante della flotta di Sai, e un tempo della sua. E rincolla daccapo. Il colmo sarebbe stato ritrovare sua madre, e forse l’avrebbe preferito, perché con lei sarebbe bastato un ceffone a mettere da parte tutti gli elementi scomodi.
Mi chiamo Hack, aveva detto lo sconosciuto. L’Uomo Pesce del Colosseo della Corrida, e Dellinger lo guarda subito in cagnesco. Erano compagni di cella, una vita prima, nel palazzo della Demone Mondiale che nel suo tempo libero collezionava creature marine senzienti. Là non gliel’aveva detto, di essere un rivoluzionario.
Diamante si era inginocchiato per guardarlo negli occhi; allungandogli anche una mano alla spalla, come se fossero amici e non avesse mai cercato di trasformarlo in giocattolo, né affrontato in duello un suo superiore con intenzioni ben peggiori. Anzi, era stato Trebol, ma Trebol non c’è più. Un sacco di cose non ci sono più. Anche Doflamingo, in quel momento, non sarebbe durato che una mezza giornata.
-So che i trascorsi tra di noi sono meno che favorevoli.- Sugar aveva scosso la testa, evitando lo sguardo del Centesimo Dan. -Ma ciò che avete fatto è un degli atti più nobili e necessari degli ultimi secoli, e ha avanzato immensamente le imprese della nostra armata. Ho conferito con il nostro comandante supremo, Monkey D. Dragon. Lui e i nostri cinque generali ritengono idoneo porvi la richiesta di unirvi alle nostre fila.-
Le torna in mente Señor Pink, nella loro vecchia cella fredda. La vita è strana, così. Un giorno ti da tutto e quello dopo te lo toglie. Un giorno muori di fame, quello dopo banchetti nel palazzo reale. Hai una moglie e un figlio, o un fratello, o un compagno, o una sorella che ami, e un attimo dopo non li hai più. Un giorno sei inutile, quello dopo fin troppo utile, e quello dopo ancora torni a non servire a niente. E poi di nuovo servi a qualcosa, perché tutte le altre strade sono bloccate.

Donquixote Señor Pink, del Sottosuolo – ricercato vivo o morto, 510.000.000 ฿.

Comunque non sarà male. Anche solo la gioia del prendere a calci i Nobili Mondiali e strappargli dalla bocca ogni frammento del loro pane con lamine d’oro sarà sufficiente per continuare ad andare avanti. Dellinger è già sceso fin quasi al mare, con Jora e Gladius appresso. Kari, Joanna, Emily e Charlotte attendono di fianco al porto. Loro Trebol e gli altri li hanno visti a malapena, e se avevano lacrime da versare le hanno esaurite mesi fa. Nella Famiglia ci stanno ancora entrando.
-Riesci a muoverti, Vise?- la voce sottile di Pica la allontana dai suoi pensieri. Il lottatore si sistema sulla sedia a rotelle con la sola forza delle braccia sudate.
-Ci penso io, pietruzzcha, tu vai pure avanti.-
Baby 5 si volta a seguire quella voce. Le mancherà, sentirlo cantare. Certo a Diamante serve un momento tutto suo, perché a volte quello di cui la gente ha bisogno non può venire da nessuno.
Kyuin conduce Lao G per il polso, Señor Pink tiene Sugar tra le braccia. Potrebbero sembrare una famiglia come tante se visti da lontano. Scende le scale più in fretta, stringendo forte le dita di Buffalo. Pica scende al loro fianco, il viso rivolto al cielo, lontano dai loro.
Il ragazzo si sporge in avanti, -Sta bene davvero? Ho avuto paura, quando…-
-La paura passa,- dice calmo Pica. Si stringe la crocchia e raddrizza il diadema con le enormi mani lacerate. Cicatrici marroni, dense, vecchie ormai di mesi. -E anche il dolore, se sai come si prende.-
Baby 5 e Buffalo si scambiano uno sguardo complice. Non ha voglia di tornare su quell’argomento, ma la curiosità preme. -È per questo che non hai ucciso Shalria?-
-Volevo che soffrisse come noi.- Pica si stringe nelle spalle. -Ha perso il fratello. In fondo era umana anche lei, e dovrà ricordarselo per sempre. Charloss doveva essere un dio, eppure non è tornato su quando l’ho lanciato a terra.-
Buffalo le carezza il braccio. -E a Shalria non è piaciuto.-
-Bene,- dice Baby 5. -Meglio così. A me fa piacere.-
Lei sì che piangeva, sullo schermo, i denti snudati e le guance rubizze, strillando rauca contro un nemico che non c’era. Un infermiere le aveva avvicinato al volto una boccetta di sali, ma non doveva averli sentiti, non con il moccio che le colava fino al mento e si appiccicava al suo velo. Sembrava un ritratto deturpato prima di asciugarsi, con tutti i lineamenti fuori posto, un pasticcio di colori mischiati e pennellate sciolte. C'erano tutti i loro ritratti, appesi sopra il salotto, ma dovranno staccarli: anche il nobile Rosward è morto, sbattuto contro un muro per i piedi da un capitano del Mare Occidentale, e nel mondo viaggia un’orfana in più. Qualcuno la raccoglierà e il ciclo avrà inizio una volta ancora. Proprio come è andata a lei, anche se non vuole pensarsi simile a quella là. Deve essersi divertita tanto a separare le famiglie per il suo divertimento. Anche lei la considerava utile, e le ha chiuso la bocca come in fondo era giusto. Era solo questione di tempo, e l’ha imparato anche lei.

Donquixote Baby 5, la Macchina da Guerra – ricercata viva o morta, 630.000.000 ฿.

Con Hack e i suoi superiori hanno appuntamento in un’isola rosa: crudele ironia se mai ce n’è stata. Almeno è fertile abbastanza da non completare il cerchio con la sua nascita. Non basterebbe avere accanto tutta la famiglia per affrontare una cosa del genere.
La marina la affronteranno quando verrà il momento. Sarà la macchina da guerra che vedono in lei; gli darà non quello di cui hanno bisogno, ma quello che meritano di avere. Doflamingo non dovrà neanche affaticarsi a correggere i suoi errori, potrà riposarsi in pace assieme ai suoi vecchi amici e guardare la sua eredità che prende vita dalla sua famiglia. I marine non possono capire, sono i cani dei Nobili Mondiali e come tali non sanno riconoscere un vero re quando se lo trovano davanti. Arriveranno domani, o il giorno dopo ancora. O anche tra un mese, ma arriveranno. Bloccheranno tutti i porti, sigilleranno l’ingresso ad ogni locanda e ogni rifugio. Li prenderanno per fame, la loro arma preferita. Impel Down attende, solida come il primo giorno, con un sacco di spazio da riempire.
Scendono lungo il sentiero di marmo bianco e le coste di sabbia color crema, verso il ventre proteso della loro nuova nave. Le vele sbattono basse, lo scafo beccheggia. Il vento dovrà tornare prima o poi.


A.A.:
...e così finisce Dovunque Lei Sarà, la storia di una ragazza che era troppo utile e di una Madre Degenere che non approvava le sue nozze.
Negli ultimi capitoli ho dedicato questo angolo alle mie crisi creative, e a come ho l'impressione che questa storia non sia *abbastanza* per i criteri dell'arte autoriale. Qui non oso pronunciare, né scrivere tali parole. In verità sto per piangere di fronte al'idea di finire questa storia, che porto con me da un anno e che mi ha accompagnata nel bene e nel male. 
Vorrei inserire i riferimenti culturali che inserisco sempre. Come la bizzarra coincidenza che a X-Factor sia capitato un cantante di nome Vergo, con una certa somiglianza con il Vergo di One Piece e che fa musica "Achille Lauro reggaeton" che consiglio davvero per chi ama il pop. O il fatto che l'epiteto di Buffalo faccia riferimento alla battuta sull'essere un "elicottero d'attacco" che compiono spesso i conservatori per prendere in giro i generi non binari. Lui è letteralmente un elicottero, quindi può dirlo senza problemi. Quello di Diamante si riferisce invece a Steven Tyler, il Demone delle Urla. 
Potrei parlare di come questa è la seconda volta che inserisco un'esecuzione per Doflamingo, sempre per impiccagione. Non ho problemi a inserire scene simili tra loro se il contesto lo richiede, e come tropo apprezzo le esecuzioni. Ho chiuso un capitolo in senso figurato quanto letterale. 
E così finisce questa storia, con un finale che non è né bello né brutto, ma è un po' strano come la vita. 
Perché non ho altro da dire se non grazie, a tutti voi. 
Quindi i saluti, per tutti gli amici vicini e lontani che mi hanno accompagnata in questa stramba impresa.
A John Spangler, che mi segue spontaneamente capitolo per capitolo, qui e anche fuori. Mi dispiace di averti traumatizzato con Trebol e Diamante in ascensore, spero che il resto sia bastato per compensare XD.
A Shyliss. Grazie per i tuoi preziosi consigli e le tue bellissime recensioni piene di dettagli. Sei stata la prima con cui ho fatto uno scambio per davvero, la prima che mi ha seguito da vicino e una di quelle che porterò nel cuore sempre e per sempre. 
A Miryel. Tesoro, la tua commozione e il tuo attaccamento a questo cast mi hanno scaldato più volte il cuore. Anche tu sei una delle mie lettrici preferite, e un bel giorno ci incontreremo davanti a un caffè, io te e Shy, dove potrai vendicarti per il dolore emotivo che ti ho causato col mio essere #degenere.
A Luschek. È impossibile non volerti bene dopo il modo con cui ci siamo conosciute. Ti ringrazio per quello che mi hai dato con i tuoi consigli e la tua dolcezza, spero di risentirti presto. 
A Zomi. Io vorrei ringraziarti mille volte, per essere stata con me per tutto questo tempo. Per essere diventata mia amica a distanza, per avermi sostenuto in tutti i miei assurdi progetti teorici e pratici, per aver sopportato più di tutti il lato più orribile del mio carattere e avermi resa felice a tanta distanza. Sarò la tua #BFFSOTTONA sempre e per sempre, e un giorno ti restituirò di persona tutto l'affetto che mi hai dato. 
A aggrodolce. Tesoro, tu sei l'unica che posso ringraziare di persona, ma mi prenderò comunque un momento per ringraziarti per quello che mi hai dato e tutti i tuoi complimenti. Grazie di tutto, mia Jinbe IRL. 
A Y Ellow Canadair. Quando ti ho trovata non potevo crederci, e le tue parole mi hanno dato coraggio in questa nottata per me epocale. Sai che non avrei mai completato questa storia senza la tua ispirazione, e non scordarlo mai. Ti adoro.
A Nekorika e Gil Strife, mie adorate senpai – vi abbraccio forte e vi dico grazie per la vostra ispirazione. 
A Val. Non so se hai o meno EFP e se mai vedrai questo messaggio, ma so che mi leggi e non ho parole per comunicare quanto lo apprezzi. 
A Eliot Nightray, Elara Vlad TepesEvil 65, e tutti i miei altri lettori silenziosi. 
A Eichiro Oda – che magari da questa storia può pure prendere ispirazione, io non mi lamento, purché quelle deprecabili nozze siano annullate. 
A tutti voi lettori silenziosi e occasionali, che non ho dimenticato. Vi voglio bene, lo voglio a tutti voi. Grazie per essere rimasti qui con me. 
Ci vediamo alla prossima avventura.

Donquixote Hasta Siempre.

Lady R – La Madre Degenere.
  
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