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Autore: kia84    19/11/2020    1 recensioni
Per Alec è il suo primo provino, non sa cosa gli riserverà il futuro.
Per Damon quel provino potrebbe essere il rilancio della sua carriera, non ha molte aspettative.
Cosa succederà quando si ritroveranno a lavorare insieme?
Due mondi diversi che dovranno imparare a coesistere l'uno con l'altro.
Sarà amicizia? Sarà amore? Sarà fan service?
Cosa si cela dietro il suo sguardo?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Behind your gaze 9
POV Alec

Sentivo caldo. Cercai di stiracchiarmi ma ero bloccato da un paio di braccia che mi stringevano da dietro. Guardai la mano intrecciata alla mia e sorrisi felice. Quella era una delle due mani per le quali impazzivo. Rafforzai la stretta portandomela alle labbra per posarvi un bacio. Sentii il suo fiato caldo soffiarmi sul collo e mi vennero i brividi. Quello era il miglior risveglio della mia vita. Qualcosa attirò la mia attenzione e aguzzai di più la vista verso il comodino. Un preservativo ancora chiuso e la confezione di lubrificante erano in bella vista di fronte a me, quasi a sbeffeggiarmi di quello che non era successo. All'improvviso, come un flash, mi tornarono in mente tutte le cose che erano accadute il giorno precedente. Mi ero addormentato! Non era possibile! Finalmente avevo avuto il coraggio di confessare i miei sentimenti ed ero a un passo da avere quel manzo prelibato di Damon Williamson tutto per me...ed io finivo per addormentarmi sul più bello? No. Cosa avevo fatto di male? Che figuraccia che avevo fatto. Come avrei potuto guardarlo di nuovo negli occhi dopo quello? Forse ero ancora in tempo a scappare prima che si svegliasse. Quando lo sentii strofinare il suo naso sul mio collo capii al volo che ormai era troppo tardi. Il manzo si era svegliato.

"Buongiorno piccolo."
"Buongiorno." il suono della sua voce mi fece solleticare certe parti del mio corpo ancora mezze dormienti. Perchè doveva essere così sexy fin dalla mattina senza nemmeno averlo davanti agli occhi?
"Come hai dormito?" quel suo continuare a strofinarsi addosso a me mi stava facendo impazzire.
"Come un sasso...scusami."
"Per che cosa?"
"Lo sai...la notte scorsa." balbettai a fatica quando iniziò a mordicchiarmi il lobo dell'orecchio. Era uno dei miei punti deboli.
"Cos'è successo la notte scorsa?"
"Damon ti prego! Lo sai...mi sono addormentato proprio sul più bello." stavo morendo dall'imbarazzo. Per fortuna che in quel momento non era davanti a me, non sarei riuscito ad affrontare il suo sguardo.
"Penso di essermene accorto mentre entravo in camera con quelli in mano. Il tuo russare era veramente carino...per non parlare della bava alla bocca." lui ridacchiò divertito dandomi la mazzata finale.
"Ecco, adesso voglio veramente sotterrarmi." portai le mani agli occhi per coprirli.
"Non nasconderti, vieni qua." mi strinse più forte tra le braccia cercando di farmi girare verso di lui. Mi ribellai agguantando il materasso come ancora di salvezza.
"No."
"Tesoro apri gli occhi." mi supplicò lui con una vena di ironia quando finalmente riuscì a mettermi nella posizione desiderata. Afferrò i miei polsi per allontanare le mani dal volto ma non cedetti.
"No."
"Prometto di non prenderti in giro. Guardami." perchè non riuscivo a resistergli?
"Lo hai promesso." gli lanciai un'occhiataccia puntandogli un dito contro come avvertimento.
"Giuro. Non è finita così male la serata dopotutto. Noi due siamo ancora qua, abbracciati nello stesso letto, a parlare di ciò che non abbiamo fatto. Non ci sono ritrattazioni o fughe, come a volte succede dopo aver fatto sesso perchè si pensa di aver commesso un madornale errore. A volte succede anche solo dopo un bacio. Fidati. Quindi mi ritengo piuttosto soddisfatto di come è andata a finire la serata. Certo, era partita con un'idea fissa in mente ma va bene così. Non bisogna sempre affrettare le cose." la sincerità delle sue parole mi portò in uno stato di calma. Era spiazzante quell'uomo.
"Teddy ma io volevo farlo! Non era per affrettare le cose ma dopo un anno che ci giriamo intorno, annusandoci a vicenda come cani in calore, non ti sembra arrivato il momento di arrivare al sodo?" il mio tono petulante lo fece ridere di gusto. Posò le testa sulla mia spalla.
"Tesoro...è un anno che mi annusi come un cane in calore? Non so se trovarlo un complimento o sentirmi insultato."
"Idiota!" gli lanciai un pugno debole sul braccio per farlo finire di ridere. Tornò a fissarmi negli occhi con quel sorrisetto strafottente che faceva perdere la testa a chiunque, me compreso.
"Quindi è da un anno che ti piaccio?"
"Perchè fai domande stupide all'improvviso?"
"Perchè non me lo hai mai detto. Chiamami pure idiota, ma è la prima volta che mi confessi una cosa del genere. Nelle interviste dici di amarmi e giochiamo tra di noi ma questo è diverso. E' una cosa nuova. Sapevo di piacerti, ma non in questo modo."
"Teddy fidati, non guardo altri che te. Ci sei solo tu." mi affrettai a confermare fissandolo negli occhi. Volevo fargli capire la profondità dei miei sentimenti.
"Come faccio a non amarti? Sei troppo carino." mi prese il volto tra le mani sorridendomi felice. Avrei sempre voluto vederlo così. Spensierato e felice mentre guardava soltanto me.
"Se continui a chiamarmi così mi sembra di essere un bambino." finsi un broncio mentre mi lamentavo in modo infantile.
"Tu sei il mio piccolo." mi accarezzò la guancia con il pollice.
"Teddy...possiamo farlo adesso?"
"Sei eccitato?" mi chiese in un sussurro avvicinandosi di più a me.
"Non mi sembra di essere l'unico." mi strusciai su di lui mordendomi il labbro per provocarlo. Lo volevo a tutti i costi.
"Se ti muovi in quel modo non usciremo più da questo letto."
"Chi ha detto che voglio uscirci?"
"Al diavolo! Recuperiamo il tempo perduto!"

Damon mi si mise sopra e attaccò le mie labbra con ferocia. Non potei fare altro che seguirlo con gioia. Gli strinsi le braccia attorno al collo, avvicinandolo sempre di più, mentre sentivo la sua mano intrufolarsi sotto la maglietta e palarmi il torace con pressione. Oddio, mi sentivo morire. Avevo voglia di lui. Circondai il suo fianco con una gamba per avere più attrito tra i nostri corpi. Gemetti quando passò a baciarmi la mascella per arrivare fino al collo dove mi diede un piccolo morso. Gli sfiorai un capezzolo e lo sentii rabbrividire sotto il mio tocco. Avevo appena trovato uno dei suoi punti deboli, me ne sarei servito in futuro nei momenti migliori. Gli strattonai la maglietta facendola volare nella stanza mentre lui faceva lo stesso con la mia lanciandomi un'occhiata vorace. Era bellissimo in quel momento, mezzo nudo e con uno sguardo peccaminoso negli occhi. Quello sguardo raccontava una storia tutta sua che volevo ascoltare a tutti i costi. Gli toccai il petto per poi scendere sugli addominali, volevo graffiarlo per rivendicarlo come mio ma non potevo, presto avremmo avuto un nuovo servizio fotografico e non potevo lasciargli dei segni così evidenti sul corpo. Damon sorrise in modo sfacciato, sicuramente immaginando i miei pensieri, e si chinò di nuovo su di me lasciando tracce umide lungo il suo sentiero che lentamente lo portò al bordo dei miei jeans. Non riuscivo a staccare lo sguardo da lui, faticavo a respirare normalmente. Lui incrociò i miei occhi ed io non capii più niente. Voleva una mia conferma per andare avanti. Annuii leggermente, non fidandomi delle mie stesse parole. Soddisfatto della mia risposta, tornò a quello che stava facendo e iniziò a slacciarmi il bottone lasciandomi un bacio proprio sopra l'elastico dei boxer. Mi lanciò un'altra occhiata della serie voglio mangiarti e si passò la lingua sul labbro superiore facendomi quasi venire un attacco cardiaco.

"Damon stai ancora dormendo?"

Questa domanda ci fece raggelare all'istante. Ci eravamo dimenticati di Brian! Non lo avevamo nemmeno sentito entrare. Ci alzammo di scatto e iniziammo a rivestirci alla rinfusa come meglio potevamo nel tempo che ci rimaneva prima di essere scoperti. Lo sentimmo trafficare verso la cucina e accendere la radio ad alto volume.

"Damon come preferisce mangiare le uova Alec per colazione?"

Ed ecco che sentivo la bomba esplodere in lontananza. Brian sapeva tutto. Come avevamo potuto pensare di nascondere quel segreto a lungo? Sicuramente a Brian era bastato uno sguardo durante le prove di canto per capire subito cosa era successo tra di noi. Se lui lo aveva scoperto in un attimo, agli altri quanto tempo ci sarebbe voluto per fare altrettanto? Avevamo appena iniziato la nostra vera relazione e già era in pericolo a venire rivelata a tutti. Dovevamo stare più attenti. Damon ed io uscimmo dalla camera per raggiungere la cucina, eravamo entrambi agitati.

"Eccovi finalmente. Non avendo avuto nessuna risposta le ho fatte strapazzate per tutti. Vanno bene Alec?" mi chiese inutilmente visto che aveva già diviso le uova in tre piatti aggiungendo del pane appena tostato.
"Ah...si grazie." annuii nervosamente grattandomi un orecchio. Come dovevo comportarmi?
"Ragazzi, la prossima volta che uscite dalla stanza prendetevi il tempo per sistemarvi come si deve. Alec ha messo la maglietta al contrario...e poi quello è il pezzo di sopra del pigiama di Damon. E tu, mio caro, sembra che qualcuno li sotto non si è ancora calmato." fece un cenno al cavallo dei pantaloni del mio compagno.
"Merda!" Damon si portò le mani davanti cercando inutilmente di nascondere l'evidente sporgenza. Non sapevo se esserne lusingato o morire dall'imbarazzo. In quel momento, forse la seconda opzione.
"Alec, dovresti trovare un modo per coprire quei succhiotti sul collo prima di sbandierare tutto ai quattro venti. Ragazzi sembrate appena usciti da un video porno. Labbra gonfie, segni rossi ovunque e capelli in aria." Brian scosse la testa con un sospiro esasperato mentre si sedeva al tavolo di fronte al suo piatto.
"Brian abbiamo capito! Basta adesso."
"Sedetevi a mangiare prima che la colazione si raffreddi. Damon questo pacchetto è per te." gli disse allungandogli un sacchetto di carta anonimo.
"Che cosa hai...dannazione! Brian!" Damon lanciò un urlo rimettendo tutto dentro il sacchetto. Era stato talmente veloce che a mala pena avevo visto di cosa si trattasse, ma dalla sua reazione era facile intuirlo.
"Preservativi e lubrificante, prevenire è meglio che curare. Vi serviranno e, a quanto sembra, molto prima del previsto. Forse ne dovrei comprare degli altri." mormorò il manager digitando velocemente sul proprio cellulare. Stava facendo la lista della spesa? Aggiungere al carrello materiale per il divertimento sessuale del mio cliente? Quasi caddi dalla sedia mentre cercavo di sedermi.
"Alec attento!" Damon mi afferrò al volo aiutandomi.
"Grazie."
"Adesso è arrivato il momento di affrontare la questione spinosa. Ho aspettato un anno intero per affrontare l'argomento. Sapevo che ne avremmo parlato prima o poi. Per la cronaca, ho già avvisato Paul che si è subito preso un ansiolitico. Allora, chi inizia?"
"Alec ed io abbiamo deciso di iniziare a frequentarci sul serio. E tu non puoi ostacolarci." lo mise in guardia Damon con voce seria mentre l'altro lo osservava con tranquillità addentando la sua colazione.
"Bene. Come pensate di fare?" la stava prendendo meglio di quanto mi aspettassi.
"In che senso scusa?"
"Siete due attori sulla cresta dell'onda, tutti vi conoscono e non potete passare inosservati da nessuna parte. Non potete avere degli appuntamenti normali e, specialmente in questo momento, dovrete stare più attenti a non farvi vedere spesso insieme dopo il lavoro. Diminuite gli abbracci, ogni effusione di alcun genere e gli occhi languidi. Se vorrete vedervi dovrete farlo soltanto qui dentro, fuori da occhi indiscreti. Auto separate ed Alec potrà raggiungerti soltanto dopo aver fatto un giro lunghissimo per depistare qualsiasi fans o giornalista che lo stia seguendo. Non dovete dire niente a nessuno ed evitate di pubblicare troppe foto di voi due insieme. Se non è per lavoro, non presentatevi nemmeno nello stesso posto. Durante le interviste ricordatevi di non essere visibilmente innamorati. Un pò di distanza pubblica farà bene a tutti." commentò Brian annuendo, sembrava fiero di se stesso. Sicuramente questo era il comportamento standard che ci si aspettava all'interno della cerchia dell'industria dell'intrattenimento, ma non era troppo esagerato? Non mi sentivo del tutto a mio agio con quelle parole. Era come forzare una relazione nella direzione opposta e probabilmente avrebbe fatto più male che bene. Non potevamo fingere ciò che non eravamo.
"Così sarebbe persino peggio. Si faranno domande su cosa sia successo tra di noi, se abbiamo litigato e sul perchè siamo così distanti. Questo non si può fare, mi dispiace. Non lo accetto." Damon scosse la testa infastidito e vidi il suo manager sbuffare e alzare gli occhi al soffitto. Sapevo che non era del tutto sbagliato quello che aveva detto Brian, doveva pur esserci un compromesso per cercare di mandare avanti quella relazione. Io la volevo.
"Però Brian ha ragione."
"Vuoi mantenere le distanze? Così desteremo solo più sospetti." il tono brusco del mio compagno mi mise sull'attenti. Dovevo misurare le mie parole prima di parlare.
"Non questo, sono perfettamente d'accordo con te su ciò. Se mi hai abbracciato fino adesso e fatto sedere sulle tue gambe e all'improvviso cambiassimo le nostre interazioni abituali, uscirebbero dei titoli allarmanti sulle riviste di gossip. Brian però ha ragione per quanto riguarda le auto separate ed io che ti raggiungo senza farmi vedere da nessuno. Per me questa è come se fosse casa mia, non voglio portare persone estranee che invadono la tua privacy scattando foto che non vorresti veder pubblicate. Dovremmo stare più attenti...essere solo un pò più discreti senza esagerate. Una via di mezzo c'è sempre." gli strinsi la mano sul braccio per farlo ragionare. Lo vedevo ancora seccato ma, piano piano, il suo sguardo si stava ammorbidendo.
"Finalmente un ragazzo con un pò di giudizio. Damon dovresti ascoltare un pò di più il tuo fidanzato. Di solito sei tu quello più attento e scrupoloso su queste cose, mi sorprendi. In una sola notte hai fuso i neuroni del tuo cervello. Complimenti." la presa in giro di Brian mi mise in panico.
"No, non abbiamo fatto niente!" mi affrettai a dire imbarazzato.
"Alec non serve."
"Allora la situazione è più grave di quel che pensassi." sbuffò il manager passandosi una mano sugli occhi con fare esasperato. Dopo qualche minuto di silenzio, iniziammo a mangiare pure noi. Ormai era diventato quasi tutto freddo ma non importava. Avevo fame e un grande bisogno di mettere qualcosa sullo stomaco prima di far sentire a tutti il rumore di quella voragine vuota.
"Brian come hai capito che noi due..." provai a chiedergli ma fui interrotto dall'incessante suono di notifiche provenienti dal suo cellulare.
"Sul serio me lo chiedi? Basta guardarvi, sarebbe successo prima o poi. Era solo questione di tempo. Sono sorpreso soltanto che ci abbiate impiegato così tanto."
"Brian non dirlo ancora a mia madre. Vorrei dirglielo io quando me la sentirò di farlo." si intromise il mio compagno. Sapevo quanto tenesse a lei, era sempre stato onesto con sua madre su qualunque cosa.
"Damon è tua madre, non avrà nemmeno bisogno che glielo dica. Comunque sei fortunato, per oggi sei salvo. Ha l'agenda piena. Finite la colazione e andate a lavarvi, oggi c'è la riunione con Meg e gli altri sulla prossima stagione. Presto daranno il via ai casting per i nuovi personaggi."
"Brian anche tu hai dovuto prendere un ansiolitico?" gli chiesi con curiosità, vedendolo fin troppo tranquillo. Esasperazione a parte.
"Per il momento mi accontento dell'antiacido, anche se non sta funzionando molto bene." rispose lui toccandosi la pancia con una smorfia.
"Forse perchè l'acidità è nel sangue..." borbottò ancora un pò seccato Damon mangiando le ultime uova sul suo piatto.
"Nonostante la mia severità da manager volevo dirvi un'altra cosa da amico. Sono felice per voi ed era ora che facesse questo passo. A volte sarà difficile ma sono sicuro che insieme riuscirete a farcela."

Dopo colazione, ci preparammo velocemente aiutandoci tra di noi per mascherare succhiotti e pelle irritata. Nonostante il trucco fai da te, si notavano a chiunque avesse aguzzato bene la vista. Magari eravamo fortunati, cercai di pensare positivo ma avevo forti dubbi. Cosa aveva a posto della bocca Damon? Una ventosa? Durante le scene della serie mi lasciava sempre dei segni ma non erano niente in confronto a quelli che vedevo allo specchio in quel momento. La prossima volta gli avrei graffiato la schiena, un pò per uno. Salimmo sui sedili posteriori dell'auto e Brian mise in moto accendendo la radio a volume basso sul notiziario. La giornata era iniziata in modo inusuale...almeno per quanto riguardava le nostre effusioni tra le lenzuola e l'alza bandiera che ne era derivato. Peccato che non eravamo riusciti a concludere niente, a parte ricevere una grande frustrazione. Ero di malumore e, in più, ci si aggiungeva il nervosismo per incontrare i vecchi colleghi e fingere davanti a loro che non fosse successo nulla di rilevante tra di noi. Negare quello che finalmente eravamo diventati, quello che avevo sempre desiderato. Dovevamo farlo, ma non mi piaceva per niente. Sentii la sua mano stringere la mia e mi voltai a guardarlo. Il suo sorriso mozzafiato mi calmò all'istante. Mi girò la mano e incrociò le dita con le mie rafforzando la stretta per farmi sentire che non ero solo in quella situazione, ricambiai il suo sorriso massaggiando con il pollice il dorso della sua mano. Prese il cellulare dalla tasca e mise un auricolare nel mio orecchio e uno nel suo, fece partire la registrazione della sua canzone. Il ricordo del momento in cui l'avevo ascoltata per la prima volta mi tornò in mente facendomi emozionare di nuovo. Ero stato un momento prezioso per me, per noi. Sentire la sua voce nelle mie orecchie mi fece venire i brividi. Posò il capo sulla mia spalla e chiuse gli occhi, la sua serenità contagiò la mia. Mi sembrava di essere dentro a una bolla, meravigliosa all'interno e fragile se punta all'esterno anche solo con uno spillo. Volevo restare in quella bolla. Posai la mia testa sulla sua e restammo in quella posizione. Quando arrivammo a destinazione, ritornammo ai nostri posti prima di essere visti da occhi indiscreti. La bolla scoppiò.
Salutammo tutti e fummo accolti da abbracci e baci come se non ci vedessimo da anni. James si buttò sulle spalle di Damon abbracciandolo da dietro ridendo a crepapelle per averlo spaventato. Non ero geloso del mio amico, dopotutto si conoscevano da anni, ma mi disturbava lo stesso vederlo così in intimità con il mio uomo. Mi imposi di non reagire ma a quanto sembrava non servì a nulla. Sentendosi osservato, James incrociò il mio sguardo e mollò la presa in un secondo. Fece un cenno con il capo nella mia direzione e un mezzo sogghigno gli spuntò sulle labbra. Non prevedevo nulla di buono. Che avesse sospettato qualcosa? No, impossibile. Meg e Claire iniziarono la riunione parlando dei nuovi progetti per la seconda stagione e del copione che ci avevano dato in mano. Quella era una prima revisione, come al solito ci sarebbero stati alcuni cambiamenti tra dialoghi e scene. A volte ci lasciano persino improvvisare, metterci qualcosa di nostro dentro la serie. Quando Claire disse che aveva dovuto cambiare il finale della novel, perchè il personaggio di Damon moriva per un incidente nell'ultimo capitolo, mi si strinse il cuore. Aveva veramente avuto il coraggio di fargli fare una brutta fine su quelle pagine? Se me lo avesse detto prima non sapevo se avrei accettato di firmare di nuovo il contratto. Per fortuna aveva cambiato idea, il solo pensiero di vedere Damon raffigurare la sua morte mi faceva venire i brividi. Non sarei mai stato pronto a una cosa simile. Lui era un bravo attore e sicuramente sarebbe riuscito a interpretare piuttosto realisticamente la scena. Forse fin troppo realisticamente da farmi male. Avevo già dovuto assistere alle sue memorabili scene di pianto nella scorsa stagione, dove avevo dovuto aiutarlo ad uscire dal personaggio perchè non riusciva a smettere di piangere. Aveva avuto troppe emozioni in corpo per interpretare quelle scene. Aveva pianto per ore ed io non avevo lasciato nemmeno per un secondo la sua mano. Aveva avuto bisogno di me. Sicuramente Claire aveva aggiunto qualche altra scena strappalacrime di pathos, ma il funerale no. Me ne sarei accertato in prima persona. Al termine della riunione, ci disperdemmo nella stanza a fare rimpatriate a piccoli gruppi. Mi erano mancati tutti, li sentivo in chat ma dal vivo era tutta un'altra cosa. Nonostante la distanza, Damon ed io non ci perdevamo mai di vista. Sapevamo entrambi dov'era l'altro e con chi stesse parlando, era come flirtare da lontano con lo sguardo. C'era molta aspettativa, era eccitante. Lo vidi ridere e sorrisi di rimando, era stupendo. Quanto avrei voluto essere da solo con lui e stringerlo tra le braccia. Una pacca sulle spalle mi distolse da pensieri libidinosi e mi concentrai sul nuovo arrivato. Il ghigno ironico di James mi mise di nuovo in allarme.

"E' da tanto che non parliamo un pò noi due da soli." affermò lui mettendosi davanti a me. Cercai di allungare il collo ma avevo perso di vista il mio obiettivo. Dov'era finito? Dannato James!
"Già...hai visto Damon?"
"Appunto. E' andato a parlare con Meg, tornerà presto."
"Lo so, non sono preoccupato." annuii aggrottando la fronte continuando a guardarmi intorno finchè non vidi di nuovo la sua ampia schiena.
"Certo. Alec ti ricordi che abito a pochi passi da Damon?"
"Si, perchè?" non diedi troppo peso a quella domanda, continuai a fissare quella schiena. Avrei tanto voluto esplorarla minuziosamente tutta con le labbra. Mi mancava il suo sapore.
"Ieri sera stavo portando a spasso il cane e ho visto dei movimenti strani verso l'ingresso di casa sua. Non era molto chiaro perchè c'era buio, ma ho sentito un pò di gemiti e il rumore di qualcosa che sbatteva contro la sua porta. Tu ne sai qualcosa?" mi voltai di scatto verso di lui guardandolo allarmato. Stava succedendo quello che temevo di più.
"Sicuro che non fosse la porta sbagliata?" provai a insistere nella speranza vana che credesse a quella scusa così banale. Lui lo sapeva e sogghignò divertito.
"Conosco benissimo la casa di Damon. Anche da ubriaco riuscirei a raggiungerla tranquillamente."
"Sei andato a casa di Damon quando eri ubriaco? Lo fai ancora?" gli chiesi tornado serio mentre gli lanciavo un'occhiataccia di avvertimento.
"Wow...sento una nota di gelosia nelle tue parole." alzò le mani in aria con fare innocente. Se la stava godendo in quel momento.
"Non sono geloso, ma evita di andare da lui in quelle condizioni. E, per ogni evenienza, avvisa prima di passare da casa sua."
"E' un consiglio o una vaga minaccia?"
"E' solo un dato di fatto. Anche Damon ha diritto alla sua privacy." insistetti evitando di guardarlo negli occhi. Era durato un battito di ciglia il segreto sulla nostra relazione. Se avessi continuato in quel modo lo avrebbero scoperto tutti.
"Che tenero. Capisco perchè il mio amico è tanto preso da te. Quell'occhiataccia di prima era come essere trafitti da diversi set di coltelli affilati. Ha fatto male." fece una finta smorfia dolorante mentre si massaggiava una spalla per ribadire il concetto.
"Quanto parli. E' solo nella tua immaginazione." scossi la testa esasperato mentre gli davo una piccola spinta.
"Allora, se in questo momento mi avvicinassi a Damon e lo abbracciassi da dietro, come avevo fatto prima, posso farlo tranquillamente giusto? Non è che dopo ritroverebbero il mio corpo senza vita in qualche cassonetto all'angolo?"
"Che esagerato. Dici tante scemenze James." ridacchiai divertito per mascherare l'imbarazzo crescente.
"Ecco Damon, vado un attimo da lui..."
"Fermo!" lo bloccai immediatamente afferrandolo per un braccio. Sapevo benissimo che stava giocando con me ma non era più divertente. Eravamo amici e doveva capire anche lui certi limiti.
"Bene little Roberts, raccontami. Sono tutto orecchie."
"Non c'è nulla da dire...solo cerca di rispettare la sua privacy."
"Va bene, rispetterò la vostra privacy. Se non vuoi dirmi niente lo accetterò. Rendi felice il mio amico e fai in modo di essere ricambiato, anche se dai sorrisi che avete non c'è da preoccuparsi di questo. Cercate di non dare troppo nell'occhio, siete troppo abbaglianti insieme. Rischiamo di rimanere tutti accecati."
"Chi è che rimane abbagliato?" come un fulmine a ciel sereno, Damon mi abbracciò da dietro appoggiando la testa sulla mia spalla. Non avevamo detto di essere più discreti? Cercai di scrollarmelo di dosso ma lui rafforzò la stretta. Era inutile.
"Ed ecco arrivare il lupo alla ricerca del suo agnellino da mangiare. Hai fame amico?" gli chiese James sornione alzando le sopracciglia nella nostra direzione.
"Tanta fame, ma aspetterò. Prenderò giusto uno stuzzichino prima del grande pasto." sfiorò il mio collo con le labbra stando al gioco. Il mio cuore stava scoppiando.
"Oddio, ecco come ci si sente spaventosamente single e in astinenza in un colpo solo. Siete il colpo di grazia per chiunque vi stia intorno. Smettetela, siete troppo ovvi." sventolò una mano di fronte a se come a volerci spazzare via con finto disgusto.
"Ovvi a fare cosa? Siamo sempre gli stessi. Noti qualcosa di diverso?"
"Praticamente tutto amico. Non credo nemmeno di essere l'unico ad essersene accorto."
"Non confermo ne nego niente. Soltanto, la prossima volta, fai fare un giro da un'altra parte al tuo cane...magari più lungo. Riconoscerei il suo abbaiare isterico lontano un miglio. Ha interrotto proprio sul più bello." se non fosse stato ancora alle mie spalle avrei preso una pala per sotterrarmi. Mi andarono a fuoco le orecchie.
"A dire il vero sono stato io a..." mi intromisi per non dare tutta la colpa al cane di James ma il nostro amico mi interruppe non volendo ascoltare le mie parole.
"Stop! Le mie orecchie vergini! Porterò il mio cane lontano da quella casa infestata da assatanati."
"A tale proposito, James ci devi fare un favore per tutte le volte che ci hai preso in giro e per quello che dirai in futuro."
"Non avevamo detto di essere discreti e non dire niente a nessuno?" gli sussurrai picchettando sulla sua mano.
"Si ma lui è James, ci conosce entrambi piuttosto bene e poi è la miglior copertura a nostra disposizione essendo un mio vicino di casa."
"Adesso mi sfrutti come copertura? Ricordi la tua promessa?"
"Si, va bene. Ti preparerò un pasto al giorno per un mese intero. Affare fatto?" gli chiese cambiando posizione per mettersi al mio fianco, il suo braccio sulla mia spalla. Poteva sembrare uno dei nostri gesti abituali, ma io di certo non lo sentivo tale.
"Ci sto."
"Aspettate un attimo...su cosa avete scommesso?" cosa diamine volevano dire quei due? Mi stavano nascondendo qualcosa.
"Damon non credeva che tu volessi qualcosa di più di quello che già avevate. Io gli ho detto che finchè restava nello stanzino delle scope non lo avrebbe mai saputo e ho scommesso che tutto questo sarebbe successo. Ho vinto." raccontò con orgoglio James.
"Tu ci hai barattato per un mese di pasti fatti in casa?"
"Non è un problema tesoro, ci abbiamo guadagnato tutti da questa scommessa." mi sorrise Damon rafforzando la stretta sulla mia spalla.
"Il mio stomaco di certo si. Cosa mi cucini oggi di buono?"
"Un calcio in culo! Oggi Damon non cucina niente, è impegnato." quasi ringhiai contro James guardandolo male.
"A cucinare te?" ci prese in giro il nostro amico annuendo.
"Sempre, ha un così buon sapore." il naso che strofinò sul mio collo mi fece rabbrividire. Oddio, voleva mangiarmi?
"Mi sta venendo il diabete. Leggerete il copione a casa insieme? Siete pronti a interpretare i vostri personaggi dopo sette anni di vita di coppia? A quanto ho capito ci darete dentro di brutto in praticamente tutti gli episodi. Farete molta pratica a casa?"
"Tranquillo, ci eserciteremo appena tornati a casa. Non vedo l'ora." perchè continuava a flirtare in quel modo?
"Dam taci!" gli diedi una gomitata sul fianco facendolo allontanare di qualche passo.
"Cosa sta succedendo qui? Sento puzza di sdolcinatezze." si intromise nel discorso Thorn mettendo un braccio sulla spalla di Damon.
"All'ennesima potenza!" annuì esasperato James.
"Si sono dichiarati finalmente?"
"Damon non conferma e nega niente."
"Allora è un si. Congratulazioni fratellino, era ora." il mio cognato delle scene battè una mano sul braccio di Damon.
"Togli quel braccio da lui."
"Wow...possessivo baby A." Thorn ritirò immediatamente la mano.
"Il mio piccolo gattino arruffato che mostra gli artigli. Sei così carino tesoro." mi sussurrò all'orecchio Damon.

Il segreto che doveva rimanere tale ormai non era più un segreto. I membri della serie che ci erano più vicino sapevano e gli altri lo sospettavano come al solito, forse un pò di più. Dopo aver discusso un altro pò del copione e ricevuto altre prese in giro dai colleghi, decidemmo di andare a pranzare tutti insieme. Ci divertimmo raccontandoci dei mesi passati in lontananza. Damon fece l'intrattenitore e vidi molte persone pendere dalle sue labbra divertite. Spesso diceva di se stesso che non era una persona divertente ma non era vero, lui mi faceva ridere e non ero il solo a reagire così. Era magnetico, non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui. Avrei tanto voluto tornare a casa sua e ribaltare quel letto king size con lui. Avevamo ancora qualcosa in sospeso e la frustrazione non era scomparsa. Più continuavo a fissargli le mani più mi veniva voglia di averle su di me. E quelle labbra...oddio, dovevo finirla! Stavo uscendo fuori di testa e decisamente il cavallo dei miei jeans si era fatto decisamente stretto. Presi con mano tremante il bicchiere d'acqua per cercare di calmare la libido. Incrociai lo sguardo attento di James dall'altra parte del tavolo che stava sogghignando divertito. Che gli venisse un accidente! Non poteva guardare da un'altra parte? Non eravamo lo spettacolo del giorno. All'improvviso, una mano strinse la mia sotto il tavolo e tutto cambiò. Sentii soltanto del lieve brusio come sottofondo, la mia concentrazione era soltanto sul calore di quella mano. Evitai di girarmi verso di lui ma intrecciai la mia mano alla sua e restammo così. Mi sentivo in pace.

POV Damon

Nonostante ne fossimo entrambi contrariati, avevo dovuto riportare Alec a casa dopo aver ricevuto una chiamata da parte di sua madre. Il suo tono era urgente e non ammetteva repliche, la mamma prima di tutto. Lo avevo lasciato di fronte alla porta senza avere nemmeno la possibilità di salutarlo come volevo, dovetti accontentarmi di un tocco leggero di mano e di sguardi carichi di promesse. Mi incontrai con Brian e gli altri della compagnia per partecipare a un'altra delle loro solite riunioni dove volevano impormi certi marchi solo per incrementare i loro profitti. Non guardavano in faccia nessuno quando si parlava di soldi e non facevano altro che sottolineare che ero un loro prodotto e, finchè non fosse scaduto il contratto, dovevo stare alle loro regole. Certo, potevo scegliere alcuni sponsor proposti da loro ma ero molto limitato e spesso costretto ad accettare lavori che non volevo. Negli ultimi tempi il mio rapporto con l'agenzia si stava facendo più burrascoso e loro sapevano di avere il coltello dalla parte del manico, quindi sfruttavano al meglio la situazione. Peccato che il loro meglio non era il mio. Nell'arco dell'ultimo anno ero riuscito piano piano a mettermi un pò di soldi da parte con l'intenzione di sciogliere quel maledetto contratto che mi legava stretto come un cappio al collo. Ancora non lo sapevano ma presto sarei stato libero di scegliere cosa veramente volevo fare. Non avrebbero più avuto l'esclusiva. Avrei finalmente fondato una casa di produzione a mio nome scegliendo personalmente i miei collaboratori, dando la possibilità a nuovi talenti di farsi avanti senza giocare al gatto e al topo come la mia agenzia aveva fatto fino adesso con me. Le difficoltà ci sarebbero state ma le avrei affrontate con calma e professionalità man mano che si facevano avanti. Nervosamente, girai l'anello al pollice nella speranza di calmarmi e non sbottare irritato di fronte alla proposta del mio capo. Quanto ancora avrei dovuto reggere quella situazione? Ero grato a loro di avermi aiutato con la carriera, ma era arrivato il momento di cambiare. Non potevo più stare fermo li. Scambiai un'occhiata d'intesa con Brian e uscimmo da quella stanza promettendo di riflettere sulla proposta in questione. Saliti in macchina, potei finalmente stravaccarmi sul sedile e chiudere gli occhi per un secondo per riordinare le idee. La testa mi pulsava e mi faceva male il collo. Avevo bisogno di una pausa.

"Damon tutto bene?" mi chiese Brian con tono preoccupato.
"Sono solo stanco di sentirli."
"Capisco. Presto lascerai l'agenzia e potrai fare i tuoi interessi." oltre alla mia famiglia e ad Alec, lui era l'unico del mio staff a sapere cosa stavo progettando. Non voleva darmi consigli in merito perchè avrebbe remato contro il suo datore di lavoro ma supportava la mia idea.
"Mi sembra di dover aspettare ancora molto. Loro parlano parlano ma sembra sempre che non gli interessi così tanto il mio giudizio. Dicono sempre tranquillo l'ultima parola è la tua ma mentono così sfacciatamente senza nemmeno fare finta che sia vero. Non ce la faccio più." sbuffai infastidito prendendo il cellulare in mano.
"Oggi puoi rilassarti, non hai altri impegni in agenda. Domani hai delle interviste con Alec per promuovere dei prodotti. Poi dovrai fare le prove per la tua serata. Hai bisogno che lo chiami per chiedergli di raggiungerti a casa?"
"Non c'è bisogno grazie, gli mando un messaggio. L'unica cosa che mi disturba nel mollare l'agenzia è dover lasciare anche te. Vorrei tanto che mi seguissi ma capisco che non puoi."
"Lo vorrei tanto anch'io Damon. Non sarò più il tuo manager ma potrei essere tuo amico." incrociò il mio sguardo nello specchietto.
"Tu sei già mio amico. E poi dove lo trovo qualcuno disposto a comprarmi preservativi e lubrificante per fare sesso protetto?" ridacchiai divertito.
"Stai zitto o la prossima volta te li faccio comprare da tua madre. Sarà felice di prendersi cura delle esigenze del figlio e di suo genero."
"Non dirlo nemmeno per scherzo." borbottai orripilato al solo pensiero di quella minaccia.

Brian rise divertito e girò ad un incrocio. Aprii la chat con Alec e digitai un messaggio nella speranza che rispondesse in tempi brevi. Avevo voglia di vederlo.

"Sto per tornare a casa. Hai finito con tua madre e Paul?"
"Si."
"Tutto bene piccolo?"
"Diciamo che volevo mandarti un SOS ma non sapevo se disturbavo."
"Non disturbi mai. Riesci a venire a casa o hai bisogno di un passaggio?"
"No grazie, mia madre deve passare da quelle parti. Mi darà un passaggio lei."
"Va bene, ci vediamo dopo."
"A dopo."

Mi misi gli auricolari e selezionai una playlist per rilassarmi. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare. La musica mi trasportò lontano, accantonai i problemi con l'agenzia e mi concentrai sulle parole di una famosa canzone d'amore di John Legend. La canticchiai mentre immagini di Alec tra le mie braccia mi venivano in mente come dei flash. Era come sentire ancora l'odore della sua pelle e il sapore della sua bocca. Cavolo! Se non la smettevo con quei pensieri mi sarei fatto venire un'erezione davanti a Brian e allora si che mi avrebbe preso in giro a vita. Cambiai canzone e optai con Happy di Pharrel Williams, decisamente più vivace senza che toccasse certi argomenti. Abbastanza tranquilla per il momento per non avere certi pensieri. Però avrei potuto sfruttare quella canzone più tardi. Ridacchiando, intonai il ritornello facendo cantare anche Brian a squarciagola. Quello era uno di quei ritornelli che ti prendevano sempre.
Quando entrai in casa, decisi di preparare qualcosa di veloce da far mangiare ad Alec, conoscendolo avrebbe avuto fame appena varcata la soglia. Era meglio anticipare le sue voglie piuttosto che sentirlo borbottare tutto il tempo. Non volevo che la piccola peste mettesse il broncio, anche se quando lo faceva era adorabile. Talmente tanto da far fatica a tenere le mani a posto. Adesso potevo anche non farlo più visto l'evolversi del nostro rapporto. Diedi una rapida sistemata alla camera e aspettai impazientemente il suo arrivo mettendo un pò di musica pop. Iniziai a improvvisare qualche balletto al ritmo dei BTS mentre prendevo la brocca d'acqua dal frigorifero. Continuai a ballare cercando di non far cadere l'acqua per terra, quando portai a termine il compito mi voltai canticchiando finchè non mi trovai davanti l'espressione divertita di Alec. Smisi di ballare all'istante.

"No ti prego, continua! Era interessante quel movimento di bacino. Me lo faresti rivedere?"
"Intendevi questo?" iniziai a muovermi di nuovo a ritmo verso di lui, però questa volta in modo provocante. Vidi le sue orecchie arrossire vistosamente mentre continuava a fissarmi come se fosse un'assetato nel deserto. Lo provocai ancor di più passandomi la lingua sul labbro e guardandolo con occhi di fuoco. Lo vidi deglutire a vuoto e sogghignai con perfidia. "Così va bene? O vuoi vedere ancora?"
"Se me lo chiedi proprio in questo momento, vorrei vederti senza vestiti e legato al letto alla mia mercè. Abbiamo ancora qualcosa in sospeso se non ricordo male."
"Ed è proprio per questo che ci arriveremo con calma. Oggi non abbiamo fretta. Nessuno dei due ha altri impegni e mi sono assicurato che Brian restasse fuori da questa casa fino a domani per pranzo. Poi ci raggiungerà con Paul per iniziare a fare le interviste della giornata." gli strinsi la vita accorciando la distanza tra di noi.
"Pensavo che saremmo passati al sodo." mise il broncio picchettando i pugni contro le mie spalle. Era tenero.
"Ci arriveremo, te lo prometto. Volevo avere un primo appuntamento con te. Non posso offrirti un'uscita fuori. Potresti accontentarti di una cenetta tranquilla, noi due accoccolati sul divano a giocare e poi a passare la notte insieme? Prometto che non te ne pentirai."
"Non mi sono mai pentito con te, non inizierò a farlo adesso. Vada per il tuo appuntamento romantico...purchè finisca con i cubetti di ghiaccio. Non so se ci siamo capiti." alzò le sopracciglia sorridendo divertito. Come facevo a dimenticarmi dei cubetti di ghiaccio? Quante volte avevamo dovuto rifare quelle scene?
"Ci siamo capiti, non preoccuparti. Vieni a sederti sul divano e rilassati. Al resto ci penso io."

Sembrava strano per due persone che si vedevano praticamente tutti i giorni, ma trovavamo sempre degli argomenti su cui parlare. Dal più sciocco al più serio, non mi stancavo mai di discutere con lui anche delle minime cose più  insignificanti. Mise il broncio quando fui contrario su alcune cose riguardanti gli sponsor che ci volevano come nuovo volto per vendere i loro prodotti. Non sempre andavamo d'accordo, era normale, ma non volevo che la serata si guastasse. Proprio non quella sera. Lo presi tra le braccia, baciandolo sul collo per placare qualunque risposta potesse venire dalle sue labbra. Riuscii nell'intento di ammorbidirlo e lo girai in modo da fargli un massaggio sulle spalle, che apprezzò con un mugolio felice. Lo sentii rilassarsi sotto le mie dita. Lui si accoccolò meglio contro la mia schiena giocherellando con una mia mano, gli erano sempre piaciute. Molti dicevano di essere attratti dalle vene che partivano dalle braccia per finire sul dorso delle mani, non ne capivo il motivo. Per me erano soltanto delle vene varicose in superficie, nulla di rilevante. Ma se era un motivo in più per essere riconosciuto e attirare gli sguardi delle persone, allora perchè non metterle in mostra? Mi stava bene. Ancora di più adesso, visto che al mio uomo piacevano e le stava toccando. Quella parola mi fece venire le farfalle nello stomaco. Il mio uomo. Alec era diventato il mio uomo, ancora non mi sembrava vero. Lo imboccai con della frutta mentre mi stava raccontando delle barzellette assurde. Sembrava un bambino eccitato che parlava con la bocca piena e gli occhi ridenti. Troppo carino per resistere a toccarlo. Decidemmo di giocare con i videogiochi sfidandoci a vicenda, chi perdeva una vita era obbligato a fare qualcosa che l'altro voleva. Non poteva andare meglio di così. Era una sfida all'ultimo sangue e ci divertimmo come non mai a fare cose sceme e imbarazzanti. Non avevo mai riso così tanto.

"Sei un uomo fortunato." mi disse cercando di riprendere fiato dalla sua metà del divano.
"In questo momento mi reputo tale...a parte quando mi hai fatto bere del latte con il ketchup. Era disgustoso." borbottai con una smorfia mentre mi toccavo lo stomaco. Sentivo ancora il sapore di quella bevanda in bocca, nonostante mi fossi fatto più volte gli sciacqui con il collutorio.
"Ma non te l'ho fatto bere tutto, solo qualche sorso."
"Grazie tante." lui rise al mio broncio e mi posò una mano sul ginocchio.
"Comunque stavo parlando di mia madre. Voleva venire a scambiare due parole con te, è da quando sono tornato a casa che ho cercato di convincerla a non farlo. Non so fino a quando riuscirò a trattenerla." tornò serio massaggiandomi il ginocchio lentamente.
"Ha saputo di noi?" mormorai sentendomi in colpa. Forse avremmo dovuto gestire la faccenda diversamente. Mi dispiaceva averlo lasciato da solo ad affrontare sua madre. Dovevo essere con lui.
"Paul le ha detto tutto."
"Va bene. Prima o poi lo avrebbe scoperto lo stesso. Forse avresti preferito dirglielo tu."
"Forse...ma non avrei saputo come affrontare l'argomento. Non so se lo abbia già detto a tua madre, ho pregato di non farlo ma la sua faccia non era molto contenta. Mi dispiace."
"Tranquillo. Il fatto che il mio cellulare non stia squillando è un buon segno. A meno che non si trovi già nelle vicinanze e ce la ritroviamo a casa a farci il terzo grado." sospirai scrollando le spalle.
"Beh, me lo sono beccato io per tutto il pomeriggio. Tante raccomandazioni sull'essere previdenti in tutti i sensi. E' la prima volta che la sento dirmi di stare attento e di usare molto lubrificante. Stavo morendo." scoppiai a ridere al suo evidente imbarazzo. Mi dispiaceva prenderlo in giro per questo ma immaginavo la scena con Mary che gli puntava un mestolo contro impartendogli la lezione su quale lubrificante fosse meglio comprare.
"Da quello che dice tua madre, sembra che io abbia un pitone nei pantaloni che sta per deflorare il suo povero bambino innocente. Non so se ridere o piangere." mi nascosi il viso tra le mani.
"Da quello che ho sentito finora, puoi benissimo nascondere un pitone piuttosto vivace e rigido. E comunque, io sono innocente!" mi tirò un leggero calcio alla gamba per affermare le sue parole.
"Vallo a raccontare a qualcun altro, fino a ieri sera ribadivi il concetto che volevi il cattivo ragazzo." gli afferrai il piede e iniziai a massaggiarlo.
"E lo voglio ancora...voglio solo te. Quello buono, quello cattivo, quello che si prende cura di me e quello che mi provoca il fuoco dentro. Tu sei tutto questo. Sei come un fuoco d'artificio, illumini la mia vita di mille colori. Sei il mio sole." la sua espressione dolce mi colpì il cuore.
"Tu sei troppo tenero. E poi sarei io quello romantico?"
"Teddy hai preparato anche qualche canzone?" mi chiese indicando la chitarra che avevo lasciato appoggiata alla parete.
"Non può mai mancare la musica."
"Uomo previdente. Stai un pò troppo sfruttando il fatto che non so resistere alla tua voce."
"Quella è l'idea di fondo." sorrisi allungandomi per prendere la chitarra e iniziando a pizzicarne le corde.
"Cosa mi canti?" la sua vocina tenera era nettamente in contrasto con lo sguardo lussurioso dei suoi occhi.
"Vediamo se la indovini." mormorai suonando le prime note di All of me di John Legend, la canzone che avevo ascoltato in macchina. Era arrivato il momento di mostrare i miei assi nella manica e vedere quanto avrebbe resistito.

"What would I do without your smart mouth?
Drawin' me in, and you kickin' me out
You've got my head spinnin', no kiddin'
I can't pin you down
What's going on in that beautiful mind?
I'm on your magical mystery ride
And I'm so dizzy, don't know what hit me
But I'll be alright
My head's under water
But I'm breathing fine
You're crazy and I'm out of my mind
'Cause all of me loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me, I'll give my all to you
You're my end and my beginnin'
Even when I lose, I'm winnin'
'Cause I give you all of me
And you give me all of you, oh-oh
How many times do I have to tell you
Even when you're crying, you're beautiful too?
The world is beating you down
I'm around through every mood…"

Non lo avevo perso di vista un attimo dall'inizio della canzone. Le parole di John Legend avevano fatto l'effetto sperato. Era eccitato almeno quanto me. Lo vidi deglutire a vuoto mentre mi fissava le labbra con desiderio. Volendo metterlo ancor di più a dura prova, continuai a suonare la chitarra cambiando il ritmo e note. Intonai la mia canzone mangiandomelo con gli occhi. Ormai era diventata la nostra canzone, ogni volta che la cantavo pensavo alla prima volta che l'aveva ascoltata. L'inizio di tutto. L'emozione era forte. Al termine dell'ultima strofa, Alec si impossessò della chitarra posandola per terra e mi si fiondò addosso facendomi sdraiare sul divano.

"Adesso basta suonare la chitarra. Suona me. Mi sembra arrivato il momento di farlo." mi afferrò la mano portandosela al petto. Sentivo il suo cuore battere all'impazzata sotto le mie dita.
"Sei sicuro?"
"Mai stato più sicuro in vita mia. Mi hai fatto eccitare tutto il tempo con quella tua voce sexy. Tu continui a provocarmi signor so di essere troppo figo e lo sfrutto a mio piacimento. Devi assumerti le tue responsabilità."
"Sono sempre stata una persona responsabile."
"Non l'ho mai messo in dubbio. Facciamolo Teddy Bear."

Quelle parole furono la perdita della mia sanità mentale. Smisi di pensare e passai all'azione. Esisteva solo lui, sopra di me, che si era impossessato delle mie labbra con voracità. Ricambiai i baci con altrettanta irruenza, non potevo farne a meno. Era come ossigeno. Mi mise una mano sotto la maglietta e boccheggiai quando arrivò al mio capezzolo strofinandoci il pollice. Quel ragazzo mi voleva morto.

"Ti piace?"
"Sei una piccola peste."
"Ho trovato una zona erogena. Voglio trovarne altre."
"Accomodati. Non sarò io a fermarti."

Con un sogghigno divertito e provocatorio, mi tolse la maglietta e iniziò la sua lenta ed esasperante esplorazione del mio torace. Passò tutto in perlustrazione con entusiasmo e adorazione, guardandomi di tanto in tanto per vedere l'espressione del mio viso. Voleva avere conferme che stava facendo tutto nel modo giusto, io avevo perso le parole appena aveva posato le sue labbra sulla mia pelle non mi restava altro che gemere e osservare ogni sua singola mossa. Quando leccò il mio capezzolo, ormai maltrattato e gonfio dopo il passaggio delle sue dita, mi vennero i brividi in tutto il corpo, chiusi gli occhi nella speranza di calmarmi. Se avesse continuato in quel modo non sarei durato altri cinque minuti. A malincuore, spostai la sua testa dai miei pettorali e ribaltai la situazione, mettendolo sotto di me. Adesso sarei stato io a guidare il gioco, o almeno ci speravo.

"Adesso tocca a me." mormorai leccandogli la mascella.
"Non ti piaceva Teddy?" gemette lui.
"Fin troppo. Senti?" gli portai una mano al cavallo dei miei jeans per fargli sentire che effetto faceva al mio corpo.
"Oh si."
"Sento anche te." gli sussurrai all'orecchio appena divaricò la gamba per strofinarsi contro di me.
"Tutto merito del manzo prelibato."
"Chi sarebbe il manzo prelibato?"
"Vuoi andare avanti o continuare a parlare di scemenze? Vorrei risolvere quel problema entro oggi, prima di colpire involontariamente qualcuno con la mia erezione." borbottò lui scontrosamente continuando a strusciarsi su di me.
"Me ne occupo io."

Mi alzai dal divano togliendogli la maglietta, lanciandola a casaccio per la sala, e lo sollevai di scatto tra le braccia. Lui si aggrappò al mio collo ridendo divertito dal mio gesto. Lo trascinai velocemente in camera facendolo rimbalzare sul letto. Non riusciva a smettere di ridere. Così non andava bene. Mi avvicinai al letto, con movenze seducenti, mentre iniziavo a sbottonarmi lentamente i jeans, la sua ilarità scomparve in un secondo.

" 'Cause all of me loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me, I'll give my all to you
You're my end and my beginnin'
Even when I lose, I'm winnin'
'Cause I give you all of me
And you give me all of you, oh-oh"

Cantai con un filo di voce, gattonando sopra di lui, senza perdere per un secondo il suo sguardo annebbiato dal desiderio. Mi afferrò al collo per trascinarmi con lui in un bacio senza fine. Ci stavamo mangiando a vicenda, assaporando tutto ciò che potevamo l'uno dell'altro. Era come una droga. Non ne potevo fare a meno. Il suo sapore sulla mia lingua era inebriante, ne volevo di più. Lo feci stendere sotto di me e mi avventai sul suo collo. Lo morsi con gusto sentendolo artigliarmi i bicipiti. Quel ragazzo era la persona più erotica che potesse capitarmi in tutta la vita. Gli succhiai il lobo dell'orecchio e il suo gemito aumentò. Quella era un'altra delle sue zone erogene insieme al collo. Era facile mandarlo fuori di testa ed io non volevo fare altro che quello. Lo stuzzicai con la lingua sui pettorali, succhiai avidamente quei bottoncini, ormai diventati sempre più scuri dopo il mio passaggio, e tracciai una scia umida fino all'ombelico. Adoravo il suo corpo. Gli slacciai i jeans e glieli tolsi velocemente strattonandoli a forza, lo volevo nudo sotto di me. Lui mi aiutò con entusiasmo, disfandosi anche dei miei con impazienza. Eravamo rimasti con solo i boxer e tanta voglia di perderci l'uno nell'altro. Ormai non sapevo più dove iniziavo io e finiva lui, i nostri corpi combaciavano alla perfezione insieme. Uno richiamava l'altro in una danza sensuale senza fine. Perchè avevamo perso tutto quel tempo? Sapevo fin da subito che mi avrebbe stravolto la vita. Era il miglior casino nel quale potevo imbattermi. Lui mi si mise a cavalcioni, sfregando la mia erezione contro il suo sedere, e mi succhiò il collo avvinghiandosi a me come a non volermi più lasciare andare.

"La prossima volta che qualcuno pensa di provarci con te vedrà questo succhiotto e ci penserà due volte prima di fare qualunque mossa. Tu sei mio." mi ringhiò all'orecchio ripassando il segno rosso con la lingua. Sentii la mia pelle pizzicare.
"Questa possessività è eccitante. Tesoro lo sai che non possiamo andare in giro con i succhiotti." gli passai le mani sulla schiena sentendolo sempre più reattivo al mio tocco.
"Me lo dici dopo avermi ridotto il collo in questo stato? Sei un pò in ritardo."
"Adoro il tuo collo. E' come un banchetto a mia sola ed esclusiva disposizione." ci strofinai il naso aspirando il suo odore inebriante.
"Ripeto. Tu sei mio!"
"Mai stato di nessun altro."

Mi spinse contro il materasso per avere più facile accesso ai miei boxer, li tolse con furia facendomi quasi male. Ero abbastanza sensibile in quel momento nelle zone basse, doveva capire di essere un pò più delicato. Non potei dire nulla a riguardo in quanto la sua mano passò a massaggiarmi, su e giù, facendomi impazzire. Chiusi gli occhi respirando a fatica. Per uno che non era mai stato così in intimità con un altro uomo, ci sapeva fare piuttosto bene. Quando si staccò, aprii gli occhi con confusione cercando di riprendere le funzioni cerebrali. Lo vidi allungarsi verso il cassetto del comodino e prendere un preservativo e il tubetto di lubrificante che avevo lasciato in camera da quella mattina, in attesa proprio di quel momento. Mi mise in mano il tubetto mentre, con un sorrisetto provocatorio, si portò alle labbra la bustina ancora sigillata. La aprì con deliberata lentezza, alzando le sopracciglia, e si chinò verso il mio orecchio.

"Lascia fare a me e goditela." quelle furono le ultime parole che sentii prima di sentirlo mettermi il preservativo con deliberata lentezza. Poi andai in blackout e seguii il suo corpo.

Un bel pò di tempo dopo, sudati e soddisfatti tra le lenzuola che ormai erano da cambiare, finalmente riuscimmo a prendere fiato. Mi sentivo stravolto, non c'era un muscolo che non fosse indolenzito. Allungai un braccio verso il suo cuscino e lo feci rotolare nella mia stretta. Era una bella sensazione. Non avevo mai provato nulla di simile con nessun altro. Da una parte mi sentivo pieno di emozioni e dall'altra ne agognavo altre.

"Piccolo, come stai?" gli chiesi strofinandogli il naso sul collo. Lui gemette tendendosi ancora di più.
"Forse non mi potrò sedere per un pò ma sto meravigliosamente bene. Mamma aveva ragione, hai un pitone dentro le mutande." ridacchiò divertito.
"Ti prego, evita di nominare tua madre in questo momento." lo supplicai facendo una smorfia.
"Scusa."
"Non ti ho fatto troppo male?" gli chiesi preoccupato dopo qualche secondo di silenzio. Sapevo di essere stato attento quanto potevo ma aveva preso Alec il comando facendomi saltare i vari piani dell'essere premuroso.
"Passerà, so già chi mi farà un buon massaggio."
"Spero ti riferisca a me, perchè non farò toccare a nessuno il tuo sedere." gli strinsi tra le mani una chiappa per ribadire il concetto. Lui mugugnò strofinandosi contro di me. Se avesse continuato in quel modo non saremmo più usciti da quel letto.
"Ti è piaciuto? So che hai più esperienza ed io sono alle prime armi con questo... "
"Fermati ti prego! Non farti paranoie stupide. Sarai pure inesperto ma fidati, il tuo entusiasmo a battuto tutto e mi hai sfiancato."
"Ho sbagliato qualcosa? Mi puoi insegnare qualche tecnica per darti più piacere?" se avessi dovuto insegnargli qualcosa mi avrebbe prosciugato completamente ogni energia. Era pericoloso.
"Tesoro calmati, non c'è fretta. Non hai sbagliato niente. Non mi sono mai sentito così bene in tutta la mia vita. Tu mi fai stare bene, sempre. Mi sento completo." lo rassicurai guardandolo negli occhi mentre passavo le dita tra i suoi capelli spettinati.
"Come se avessi trovato il pezzo mancante del puzzle." sospirò lui. Il suo sguardo sincero era disarmante.
"Giusto."
"Lo rifacciamo ancora?"
"Mi vuoi morto per caso? Dammi tregua. Aspetta un altro pò. Fammi fare prima una ricarica di energie, poi potremmo pensare al secondo round."
"Va bene vecchietto. Vado a prenderti un succo d'arancia, magari ti riprendi in giornata." si sciolse dall'abbraccio e si tirò in piedi dandomi una pacca sul sedere.
"Che sfacciato." affermai in tono sorpreso lanciandogli un cuscino che riuscì a deviare con facilità ridendo a crepapelle, mi fece la linguaccia.

Lo guardai allontanarsi in fretta, forse per paura delle possibili ripercussioni. Risi a mia volta, abbandonandomi alla testata del letto. La suoneria del mio cellulare arrivò da qualche parte nella stanza. Controllai per capire dove fosse finito e lo raccolsi dal pavimento, sotto una pila di vestiti sparsa qua e la. Chi poteva essere a quell'ora? Speravo non mia madre. Ero quasi convinto di lasciare perdere la chiamata quando vidi il nome sul display. Strano.

"Ciao Mark, dimmi."
"Notizie brutte bro." quelle parole mi fecero tremare la terra sotto i piedi. Era raro sentire Mark dire una cosa del genere.
"Che tono lugubre. Cos'è successo?"
"La tua cara conoscenza, che speravo tanto non dovessimo nominare più, è tornata dal regno dei defunti."
"Chase è tornato?"
"E c'è di più. Si mormora che la tua agenzia stia facendo di tutto per ingraziarselo e farvi lavorare di nuovo insieme. Qualcuno rivuole i DC alla ribalta."
"Non adesso..." persi le parole.
"Ne ora ne mai. Chiudi immediatamente con quella gente!"
"Mark, ne parliamo più tardi. Non dire niente ad Alec, me ne occuperò io. Ciao." con un sospiro, chiusi la chiamata e per precauzione spensi anche il cellulare. Avevo paura di ricevere altre chiamate indesiderate come quella che sapevo sarebbero arrivate a momenti.

Tutte quelle nuove informazioni mi bombardarono in testa. Non poteva succedere adesso. Dopo lo scandalo, Chase aveva cambiato aria e si era dedicato alla sua musica senza fare tanto scalpore sui gossip. La notizia del suo ritorno avrebbe fatto il giro dei giornalisti in un attimo, riportando il suo nome a combaciare con il mio. Non bastavano già gli haters che avevamo contro? Sapere persino che la mia agenzia si era messa in mezzo a creare questo casino era come la ciliegina sulla torta. Era diventata tossica.

"Cos'è che Mark non dovrebbe dirmi?" tombola! Mi girai di scatto verso l'entrata con aria colpevole. Non lo avevo nemmeno sentito entrare. Quanto aveva sentito di quella conversazione? Forse non tutto ma fin troppo vedendo lo l'espressione scura del suo volto. Non volevo farlo soffrire. Il pensiero di esserne in parte responsabile mi tormentava. Mi avvicinai a lui stringendolo in un forte abbraccio.

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Eccomi un pò in ritardo ma ho veramente avuto un blocco su come andare avanti. Spero di riuscire a postare quanto prima l'ottavo capitolo.
Ringrazio per il commento lasciato. Spero di riceverne altri.
Buona lettura
   
 
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