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Autore: KikiShadow93    20/11/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di iniziare, ci tengo a ringraziare in particolare Celeste98, _Cramisi_ e Chimera__ per aver recensito lo scorso capitolo, e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 36! 💛 Grazie anche a tutti quelli che leggono silenziosamente! 🧡
 

𝟜𝟞. 𝒜𝓃𝒾𝓂𝑒 𝒾𝓃 𝒸𝑜𝓁𝓁𝒾𝓈𝒾𝑜𝓃𝑒



Il Territorio del Nord è vasto, vastissimo, gelido e sorprendentemente incantevole.
Radish adesso lo sa, perché ha passato tutta la notte e la mattina ad esplorarlo sia in compagnia di Blackwood che da solo.
Sulle prime l’idea era più che altro scappare, con la speranza che Yvonne non li raggiungesse, ma alla fine si sono messi semplicemente a gironzolare neanche fossero due adolescenti che non vogliono tornare a casa dopo una serata a folleggiare.
Blackwood, mentre si arrampicavano su una parete rocciosa per avere una visuale migliore, ha provato un poco a chiedergli della sua infanzia e della vita sul pianeta Vegeta, ma il Saiyan non era molto in vena di rivangare nel proprio passato, così sono finiti col parlare distrattamente di tutto ciò che potrebbero fare per migliorare la situazione generale.
Costruire, per esempio, qualche struttura umana è sembrata loro una buona idea, anche per poter incrementare il lavoro e così dare a tutti quanti qualcosa di concreto da fare, così come quella di ampliare le piccole e rudimentali abitazioni degli Omega. È stato proprio Radish a suggerire una soluzione ottimale per tutti, ambiente incluso: la magia delle Fate. Come sono infatti riuscite ad ampliare il loro Regno e a restringere i tunnel che conducono loro al mondo esterno, teoricamente potrebbero anche ingrandire le loro abitazioni senza che ciò intacchi minimamente il resto dell’ambiente. Volendo, secondo Radish, potrebbero anche riscaldarlo un minimo come Angelina ha tenuto loro al caldo quando sono scesi in loro soccorso.
Dopo un po’ hanno però preferito lasciar perdere anche questo argomento, perché Radish, oltre a sentire sempre più chiaramente la stanchezza accumulata, si è trovato di colpo affascinato nell’osservare i pochi Spettri già in circolazione.
Erano generalmente famiglie abituate da troppi anni a dover girare di notte, quando l’aria diventa più fredda, per non incappare così nell’ira di qualche lupo di alto rango, e Radish, che in quel momento si trovava in una posizione più elevata rispetto a loro, non riusciva a smettere di osservare i loro movimenti.
Nelle famiglie che avevano eseguito la muta, Radish ha notato che la madre stava in cima ed il maschio in fondo, così da poter controllare meglio gli spostamenti dei piccoli e di occuparsi di eventuali minacce alla loro sicurezza, mentre i cuccioli giocavano lì in mezzo, rotolandosi nella neve e facendo bonariamente la lotta. In quelle con ancora sembianze umane, invece, è riuscito a vedere anche a quella distanza la felicità di essersi ritrovati, di essere finalmente al sicuro, e di potersi godere in pace quei momenti di tranquillità. Ha pure notato un lupacchiotto ed una bambina giocare con qualcosa di piccolo che li faceva tanto divertire, che ha velocemente identificato come un syth, come quello che ha visto al Sud assieme a Sherry.
Quando poi li hanno visti, rimpiattati su una delle stradine scavate in alto nella roccia, Radish si è realmente sorpreso nel vederli sorridere felici, di sentire i loro richiami, dei loro inviti ad entrare nelle loro assai modeste abitazioni per qualcosa di caldo. È stato Blackwood a smuoverlo, incitandolo ad accontentarli anche se era stanco e di pessimo umore.
Secondo te come hanno fatto mio padre, mia madre ed Arus a calmare gli animi del Sud? Si sono mostrati gentili, li hanno assecondati, per quanto gli era possibile, e non si sono mai rigirati contro qualcuno se non era davvero necessario. Se tu adesso rifiuterai, loro lo capiranno ma ne resteranno lo stesso feriti, mentre se accetti, se gli permetti di avvicinarti, loro vorranno aiutarti. Sherry non te l’ha detto che gli Spettri, quando fanno davvero branco, si comportano come un’enorme e stramba famiglia?
Ci ha pensato un poco, Radish, e si è ritrovato improvvisamente con l’immagine di Freezer nella mente. Ricordava tutto il male che ha fatto alla sua gloriosa razza, a come li ha spazzati via, a come umiliava lui, Vegeta e Nappa, a quanto loro lo odiassero, a quanto tutti, in realtà, lo odiassero e temessero. Pensandoci, ha capito che non vuole quel genere di rispetto, quello nato dal terrore che anche lui ha dovuto sopportare, e che forse era il caso di dare retta a chi ha molta più esperienza nel settore.
Sono così scesi in mezzo a loro, e si è ritrovato a gongolare interiormente quando lo hanno guardato neanche fosse una divinità unicamente perché capace di volare, ma si è anche subito immobilizzato quando quei bambini, sovreccitati proprio dalla sua abilità, lo hanno accerchiato, cinguettando felici di insegnarlo anche a loro.
I loro genitori gli sono apparsi immediatamente terrorizzati per via dell’estrema vicinanza e della loro invadenza, e Radish ne ha approfittato immediatamente per far capire che no, non farà mai loro del male. In realtà non li calcolerà proprio, assicurandosi giusto che non subiscano maltrattamenti o muoiano di fame come vuole la compagna. Se mai baderà a dei bambini, quelli saranno solo i suoi.
La nottata è quindi trascorsa in modo calmo e pacifico, con quegli Spettri di cui non ricorderà mai il nome che offrivano loro qualcosa di caldo da bere e dei piccoli frutti dall’aspetto simile ai mirtilli ma dal sapore molto più dolce e delicato. Sulle prime, quando verso le 05.30 Blackwood si è congedato per andare dai propri figli, pensava che sarebbe anche potuto tornare alla magione per constatare come si era evoluta la situazione per Everett, ma poi ha deciso di continuare ad esplorare ancora un po’.
Per quanto gli è sembrato strano, non voleva tornare da Sherry. Voleva rimanere lì, in quel niente incontaminato, ad ascoltare i rumori che lo circondavano, ad osservare quelle strane creature che mai avrebbe pensato di vedere su quel piccolo pianeta. Uccelli a quattro e sei ali, insetti dalle dimensioni di un piccolo roditore, e bestie più grosse dai colori improbabili, come quella che gli è sembrata una specie di tartaruga con un guscio ricoperto di scaglie brillanti, simili a pietre preziose. Sul ramo di un albero a pochi metri dal suolo, parzialmente nascosto da bizzarre foglie rosso sangue con delle venature azzurre, c’era una piccola creatura pelosa che sembrava un incrocio tra un lemure e un gatto, con enormi occhi blu e una coda corte e soffice. Ad un certo punto, quando il loro “Sole” era ormai sorto e lui aveva finalmente deciso di tornare indietro, ha quasi calpestato una creatura simile ad un serpente che gli ha urtato contro ed è rotolato via, con il corpo lungo e stretto che si muoveva come un mattarello.
In tutto quel tempo ha pure scorto quelle grandi distese d’acqua rossa di cui aveva parlato Sherry. Avevano davvero un buon odore come aveva detto, ma non può ancora dire se le loro proprietà curative hanno effetto anche sugli altri. Di certo l’acqua non è tossica per tutti, perché ha intravisto una specie di bislacco cavallo ad otto zampe che ci si abbeverava.
L’idea era quella di tornarsene al maniero da Sherry per parlarle, per scoprire cos’avesse sognato di tanto sconvolgente da volerlo allontanare, ma una serie di improvvisi e dolorosi crampi nella zona addominale e soprattutto pelvica gli hanno praticamente impedito di proseguire. È durato poco, ma è stato sufficiente a lasciarlo assai spossato e a spaventarlo davvero.
Solo quando alcuni Spettri che non conosceva gli si sono avvicinati per accertarsi delle sue condizioni, si è scostato dal grosso masso alla quale si era appoggiato per riprendere fiato, e si è poi ritrovato a dover mangiare un boccone in una delle abitazioni lì vicino, così da calmare gli animi generali. Non avrebbe mai pensato che la sua salute potesse in qualche modo turbarli, ma non si è perso in tante domande, non dal momento che gli stavano offrendo un’ottima colazione.
È rimasto per un po’ con loro ad ascoltare distrattamente ciò che gli dicevano, ed ha capito che non hanno assolutamente perso tempo per le votazioni dei nuovi membri del Concilio.
La Regina e il Beta hanno voluto i ricordi dei membri più forti dell’esercito, e con quelli hanno stilato la lista dei vari candidati ideali. Hanno poi individuato anche gli Omega e i Mezzosangue per loro più adatti, anche se non capisco perché dare anche a loro tutto questo potere. Vabbè, se lo ritenete tanto importante, un buon motivo deve esserci, e se questo è necessario per uscire dall’oscurità in cui abbiamo vissuto per tutti questi anni… beh, okay!
Comunque, stiamo tutti votando. Entro un paio di giorni avremo i nomi ufficiali. Vorrei un tuo parere, però: di Spettri in gamba da queste parti ce ne sono assai, ma ho come avuto l’impressione che ce ne siano di più in gamba tra quelli venuti dal mondo umano, e così ho dato il mio voto all’Alpha senza un braccio, Glover. Da quel che ho scoperto, guida il proprio branco da quando era solo uno sbarbatello! Dici che ho fatto bene?

Ha annuito debolmente, realmente convinto che l’amico sia una scelta ottimale. Se però non è apparso molto convinto agli occhi dello Spettro tanto gentile da ospitarlo e nutrirlo, è solo perché si è sentito nuovamente escluso da Sherry. Aveva infatti capito che anche lui avrebbe contribuito in qualche modo alla selezione, per quanto si sia reso conto da subito che la sua incapacità di vedere i ricordi attraverso il sangue fosse di grande svantaggio.
Dopo essersi rifocillato, ed una volta arginato quello strano senso di panico, ha finalmente ripreso il proprio cammino, sempre senza fretta. Da quel che è riuscito a capire, pare che siano già state date delle direttive per l’arrivo dei suoi amici, e sono inoltre stati avvertiti che dovranno presentarsi nei pressi della magione se vorranno provare ad essere scelti dagli orfani che arriveranno a breve.
Dopo tutto questo, si sente incredibilmente stanco e fuori posto, malgrado tutte le gentilezze che gli hanno riservato. Per la prima volta da quando frequenta gli Spettri, gli pare davvero di essere uno straniero, qualcuno unicamente di passaggio destinato a togliersi di mezzo in tempi brevi.
Pure adesso, mentre cammina per quella che può essere definita la strada principale, non può fare a meno di sentirsi osservato come mai prima d’ora. Non appena incrocia i primi sguardi che lo circondano, poi, si rende conto che non è solo una sciocca impressione: lo stanno fissando, ed hanno un’aria davvero turbata. Quelli che non conosce però non lo preoccupano particolarmente, non dal momento che gli pare sensato che temano la sua forza, ma gli altri… gli altri gli fanno proprio male. Sono diventati amici, ormai. Beh, almeno lo credeva. Da come lo stanno guardando anche loro, abbassando subito lo sguardo quando incrociano il suo, capisce che forse si era sbagliato a considerarli “amici”. In fondo sono più animali che uomini, Mimì glielo disse subito, e lui stesso sa bene quanto siano attaccati alle loro tradizioni.
C’è una sottospecie di tradizione in particolare di cui però si era come scordato, negli ultimi tempi. Un qualcosa che un tempo, dopo la Festa del Fuoco per essere precisi, lo aveva assai preoccupato, e adesso si ritrova a ripensarci con lo stesso orrore.
Sherry, la sua Sherry, un tempo era destinata a Everett, ed è abbastanza certo non solo che pure gli altri lo sappiano, ma soprattutto che ancora sperino nella loro unione. In fondo lui non serve più a niente, ha passato il tempo massimo concesso da Papà Spettro, il principe promesso è fuori discussione. Chi altri potrebbe dare al Nord un vero erede? Chi altri potrebbe offrire loro uno Spettro eccezionale?
«Così non si nota la menomazione, vedi?»
«Come se me ne importasse qualcosa.»
«A breve riceveremo degli ospiti, Ret. Non vorrai urtare la loro sensibilità, vero?»
«Sì, come ti pare.»
Eccolo lì, l’uomo che potrebbe portargli via tutto.
Darko sta vicino a lui, sistemandogli i capelli secondo le loro usanze, ovvero con sottili trecce abbellite con piccoli ninnoli argentati. Come il minore indossa dei pantaloni neri di pelle e una lunga tunica scura con delle placche sulle spalle di un rosso cupo, simili a scaglie di rettile. Sulle sedie vicine a loro, ci sono due cappotti neri con la pelliccia.
In realtà neanche al Nord badano molto ai loro abiti, preferendo generalmente dei semplici e comodi abiti più o meno pesanti, ma per gli eventi più formali o le feste tirano fuori indumenti piuttosto specifici. Sicuramente l’arrivo di guerrieri del calibro del Team Z può essere visto sia come una festa, in quanto alleati, sia come un evento formale, soprattutto per la presenza di Vegeta.
Radish adesso non può fare a meno di guardare il cognato quasi con odio. Da quando è entrato nella vita di Sherry, qualcosa è cambiato. Gli si è avvicinata troppo, si è lasciata trasportare dalle sue parole, si è lasciata contagiare dalla sua personalità e dai suoi modi, e adesso sente che lo sta allontanando per lasciargli anche troppo spazio.
Se la sera prima pensava che fosse l’unico in grado di aiutarlo, l’unico che potesse calmarla così che lui potesse starle di nuovo vicino come un tempo, adesso sente che l’unica cosa che sta facendo è proprio portargliela via.
Era questo il tuo intento sin dal principio, vero? Volevi che ti si avvicinasse, così da mettere me in un angolo ed averla tutta per te! Volevi lei, quello che può darti e tutto ciò che avrebbe conquistato anche grazie a me!
Vorrebbe davvero attaccarlo, picchiarlo così forte da ridurlo ad una poltiglia irriconoscibile, ma sente che sarebbe solo controproducente. Se vuole allontanarlo da lei e riprendersi così il proprio posto al suo fianco, se vuole che le cose tra loro due tornino come prima, dovrà essere subdolo e meschino quanto lo è stato lui, o Sherry finirà unicamente col correre in suo soccorso e la perderà definitivamente.
«Si può sapere che è successo?» Ringhia a denti stretti mentre lo avvicina, fissandolo con aria truce. Per quanto voglia imitarlo per poterlo battere al suo stesso gioco, la sua indole non glielo permette facilmente, rendendolo così più aggressivo di quanto dovrebbe essere.
«Come, scusa?» Everett, per quanto sappia di doverlo controllare, non riesce a mantenere la concentrazione. La sua mente è altrove, lontana e preoccupata, e a malapena era riuscito a fiutare la sua traccia, non riuscendo comunque a badarci.
«Sembrano tutti sul punto di scoppiare in lacrime, mi guardano strano, e prima mi sono sentito male dal niente. Che è successo?»
«Non lo so, non ci avevo fatto caso.» Afferma con tono piatto, senza mai staccare gli occhi dai suoi. La sua carica è fortemente vincolante, questo già lo sapeva, ma non aveva mai preso in considerazione che lo avrebbe messo in una posizione tanto scomoda. In realtà, considerando come andavano le cose, non pensava neanche che la situazione potesse evolversi in questo modo.
Si alza lentamente dalla propria sedia, sospirando con forza prima di bere un sorso di acqua nel disperato tentativo di mandare giù quel pesante groppo che da un paio di giorni sente costantemente ad ostruirgli la gola. «Se ti sei sentito male, fatti visitare da Darko. Chissà cos’hai mangiato e toccato.»
«Sherry sta bene?» Domanda a bruciapelo non appena l’altro finisce di parlare, studiando con attenzione ogni sua possibile reazione. Stringe appena la mascella, lo vede, e negli occhi gli pare di scorgere per un brevissimo istante una scintilla di panico. Hai capito che ti ho beccato?! Non ti fai schifo da solo? Io ti ho salvato il culo!
«Sì. Stamani mattina presto ha avuto qualche problema di stomaco, ma adesso riposa calma e beata.» Non vorrebbe alzare la cresta, non stavolta. Per quanto gli sembri assurdo anche solo da pensare, sa bene che l’altro non ha fatto niente di male, che sta subendo qualcosa di davvero cattivo, e che lui per primo dovrebbe provare in qualche modo a consolarlo. Tutta quella situazione, però, con l’aggiunta ovviamente delle particolari circostanze e del luogo carico di tragici ricordi, lo spingono ad alzare nuovamente le proprie barriere, tanto da rigirarsi contro chi, a conti fatti, gli ha salvato la pelle.
Quando però lo vede scattare di lato per andare da lei — gesto che lui stesso avrebbe compiuto senza pensarci un istante di più —, lo blocca con forza per un braccio, strattonandolo appena all’indietro e guardandolo poi aspramente.
«Ho detto che sta riposando, Radish. Non svegliarla.»
«Se permetti, voglio assicurarmi di persona che mia moglie stia bene!»
«Te lo assicuro io.» S’intromette con un certo nervosismo Darko, che decisamente non approva niente di ciò che sta succedendo, primo tra tutto che le sue raccomandazioni vengano tanto deliberatamente ignorate. Stavolta è andata bene, ma una seconda volta potrebbe risultare fatale. Vediamo di non fare altre stronzate, ragazzina! «Sta bene, ha solo bisogno di molto riposo, cosa che finora pare non aver capito. Lasciala riposare il più possibile, okay? Vedrai che per l’arrivo dei tuoi amici sarà in piedi, fresca come una rosa.» Occhio però, Saiyan: le rose hanno le spine! «Ora dimmi cos’avevi, forza.»
Sulle prime Darko si sorprende davvero nel sentire i sintomi elencati dal Saiyan, pur non mostrando alcun genere di reazione per non creare giustificati allarmismi che complicherebbero ulteriormente la situazione. Dopo qualche secondo in silenzio a fingere di riflettere, però, gli viene realmente da ridere, e trattenersi è una delle cose più difficili che gli sia mai successa. Questo proprio non l’avevo calcolato!
«Che ci trovi di divertente?» Ringhia pericolosamente, alterato dal suo mal trattenuto sorriso beffardo. Per quanto ne sa, pure lui potrebbe essere coinvolto nel piano dell’altro. Anzi, gli pare assolutamente certo! Lui non ha mai detto niente sul fatto che il suo amico Mezcal se la facesse con la figlia, quindi perché mai dovrebbe impedire al suo protetto di farsela con la sorellastra?
«Che non era niente e ti sei agitato per niente. Non dovresti girare troppo leggero da queste parti, sai? Potresti sentirti davvero male, anche se sei grande e grosso.»
«Ma cosa c’entra?!»
«Ti assicuro che non era niente, Radish.» E smettila di rompermi i coglioni! Ma dimmi te se alla mia età doveva capitarmi una cosa del genere, dannazione! «Ora vai a farti una doccia e cambiati, tra un paio d’ore al massimo gli altri saranno qui.» Detto questo fa per allontanarsi, recuperando nel mentre il proprio cappotto.
«Credevo di non dovermi avvicinare alla nostra stanza.» Afferma con una certa strafottenza ed ironia Radish, osservando i due con sguardo attento e accusatorio. È stanco, la situazione sta prendendo una piega che decisamente non aveva calcolato, si sente preso in giro, tradito, e l’unica cosa che vorrebbe fare adesso è stare con lei da qualche parte, da soli. Non vorrebbe neanche fare niente di particolare, semplicemente stare con lei, lontani da ogni possibile problema anche per cinque miseri minuti.
Ciò che non può proprio sapere, è che lo vorrebbe ardentemente anche lei.
«A lei, Radish, e lei non è nella vostra stanza, quindi puoi andare tranquillo.» Risponde quanto più pacatamente Everett, massaggiandosi debolmente gli occhi. Speriamo solo che la Mezzosangue non le scateni qualche crisi, perché ora proprio non ce la possiamo permettere.
«E dov’è?»
«Non ti cambierà niente saperlo, okay? Semplicemente non è lì!» Una piccola parte di lui si pente immediatamente della reazione esagerata, dettata unicamente dal suo istinto paterno protettivo, ma l’altra, adesso, vorrebbe solo scattare per saltargli alla gola. Non gli piace il suo tono, non gli piace la rigidità dei suoi muscoli, non gli piace l’odore aggressivo che emana la sua pelle. Se l’avvicinasse adesso, in queste condizioni, potrebbe anche verificarsi una tragedia irrimediabile.
«Perché ti scaldi tanto?» Lo fronteggia arrogantemente, guardandolo dall’alto in basso con le braccia incrociate al petto. Dopo questo suo scatto improvviso, è sempre più certo di averci visto davvero giusto.
Everett, dal canto suo, si limita a serrare maggiormente la mascella, lasciandosi sfuggire giusto un breve e basso ringhio. «Ho di meglio da fare, ora. Con permesso.» Sibila poi a denti stretti, voltandosi di scatto per andarsene. Stai gestendo malissimo tutta la faccenda, dannazione! Per quale assurdo motivo non vuoi darmi retta?!
Radish, che sulle prime pensava di seguirlo per continuare l’aspra discussione, rimane invece immobile in mezzo all’ampia stanza, fissando con sguardo truce il punto in cui l’altro è sparito. Sente che tutto quanto gli sta scivolando tra le dita, che sta perdendo tutto ciò per cui ha tanto faticato, e questo annebbia inevitabilmente il suo giudizio.
«Si calmeranno entrambi, Radish. Da’ loro un po’ di tempo, ti assicuro che non te ne pentirai.» Nel dirlo gli poggia una mano sulla spalla, sforzandosi di sorridere. Per quanto emotivamente estraneo a questo genere di situazioni in quanto mai stato innamorato o particolarmente legato a nessuna donna, riesce comunque ad immaginare cosa stia provando e gliene dispiace immensamente. Purtroppo però non può aiutarlo in alcun modo, poiché facendolo rischierebbe di mettere in pericolo la sicurezza di Bree. «Su, forza, adesso vai a prepararti. Ci sono tanti dettagli da sistemare prima del loro arrivo, ed è bene non far attendere gli altri. Non hai idea di quanto possa rompere i coglioni Arus, e vorrei proprio evitare di doverlo prendere a calci nel culo davanti a tutti!»


Non pensavano che avere la possibilità di visitare il Regno degli Spettri potesse emozionarli tanto. Ma, alla fine, come non avrebbe potuto? È qualcosa di simile ad un nuovo pianeta, con la differenza che si trova all’interno del loro e neanche lo immaginavano. È forse questo aspetto ad elettrizzarli tanto, ed anche ad innervosirli un poco.
Per quanto ormai conoscano gli Spettri liberi, quelli cresciuti — e spesso anche nati — nel loro mondo, per loro stessa ammissione hanno qualcosa di diverso rispetto a quelli cresciuti là sotto, che mai hanno interagito con gli esseri umani se non per mangiarseli. Sono diversi perché sono più affabili, dal momento che hanno imparato a mimetizzarsi tra la popolazione, mentre quelli che stanno per incontrare sono più selvatici, e non sono del tutto certi che li accoglieranno proprio a braccia aperte. In fondo hanno dato un bello spettacolo l’ultima volta che sono stati da quelle parti, e per i loro combattenti, adesso di nuovo in forze e vicini alle proprie famiglie, potrebbe non essere poi troppo piacevole vederli girare liberamente nel loro territorio.
Roman, che cammina assieme a loro, pare però molto rilassato, al contrario di Angelina che, con loro stupore, ha l’aspetto di chi non chiude occhio da giorni. Non hanno però capito quale sia il problema, perché la bella Fata ha incrociato le braccia al petto e si è voltata stizzita ed imbarazzata quando glielo hanno chiesto, facendo un poco sghignazzare lo Spettro. La verità è che lo scontro lo ha reso un tantino vivace, e la delicata Fatina non era più abituata.
«Tristan! Non correre, caro!» Fern guarda con rinnovato amore materno il vivace bambino che scorrazzava insieme agli altri, che adesso invece la guarda con lo stesso affetto. Si è rivelato sorprendentemente dolce, a tratti fragile, e molto, molto affettuoso. La madre non gli dava l’affetto di cui aveva bisogno, tanto meno il padre adottivo, e per lui Fern è stata una benedizione venuta direttamente dal cielo. Lei lo abbraccia sempre, gli carezza i capelli, gli bacia la fronte prima di andare a dormire, e si preoccupa sempre dei suoi spostamenti. Senza contare poi che lo nutre e gli ha trovato un bel posticino dove riposare senza pericoli — anche se, questo lo ammette, è un po’ strano stare in mezzo a tanti vecchietti!
«Arriveremo tutti insieme, non c’è bisogno di fare tanto i matti!»
I vari piccoli si guardano tra loro un poco spaesati, per poi riprendere il cammino. Hanno sentito così tanto parlare di quel posto, dei vasti terreni in cui correre liberi, di quei climi spesso estremi, delle strane creature che lo popolano, dell’enorme branco che lo domina. Adesso non stanno più nella pelle all’idea di poterlo finalmente visitare. Anche se non sono in pochi, lì in mezzo, ad avere però il timore di non venire scelti da nessuno, e di ritrovarsi di colpo ancor più soli.
«Ehi, cos’è quel faccino triste, mh?» Crilin si piega sulle ginocchia per poter guardare negli occhi un giovane Mezzosangue, che si era precedentemente staccato dal gruppo per ripararsi dietro ad un masso, e lì lasciarsi andare ad un silenzioso pianto. L’uomo gli passa delicatamente le mani sul visetto pallido per asciugargli quelle tristi lacrime, e poi si lascia andare ad un caldo sorriso mentre se lo carica in braccio «Sono sicuro che là c’è qualcuno che non vede l’ora di incontrarti, sai? Ne sono sicurissimo!»
C-18, che nel frattempo si è ritrovata con un cucciolo per mano, osserva con sguardo rapito e sempre più innamorato il marito, sentendosi nuovamente una delle donne più fortunate al mondo per averlo al proprio fianco.
«Anche io troverò qualcuno?»
Abbassando lo sguardo, trova un altro orfano che la segue diligentemente, stando pure ben attento a rimarcare quando più possibile i suoi passi.
«Certo che sì! Tutti voi troverete una nuova famiglia, ne sono sicura.»
«Ma io ho il sangue sporco…»
Quante volte hanno sentito questi discorsi, in quei giorni in cui sono stati loro vicini? Quante volte hanno visto quei bambini scoppiare in lacrime per la paura di essere scartati per quel motivo? In quanti si sono disperati tra le loro braccia, non sapendo poi dove poter andare?
Chichi, che si è sentita stringere il cuore ad ogni lacrimone di quei bambini che non hanno evidentemente più niente e nessuno al mondo, si piega per carezzare la testolina ramata di una bambina, sorridendole con fare materno ed incoraggiante.
«Quando vi vedranno, non gliene importerà più niente. Sono pronta a scommettere che sarà così.»
«Poi, ehi, ci penseremo noi a dirgli quanto siete bravi e forti! Quindi non avete di che preoccuparvi, va bene?» Le dà subito man forte Yamcha, carezzando la guancia della piccola che ancora tira su col naso. Questo suo tenero gesto, però, non passa proprio inosservato, e subito un’altra si pianta al suo fianco e fa sentire con forza la propria voce.
«No, io, io
«Ah, già! Scusa!» Ride forte, Yamcha, mentre si carica in braccio la bambina che, come se fosse la cosa più ovvia e giusta del mondo, gli allaccia le braccia al collo e poggia la testolina sulla sua spalla, attirando così gli sguardi un poco perplessi degli amici.
«Mi spiace Tensing, ma è fidanzata con me adesso!» Afferma scherzosamente, lasciandosi andare poi ad una risata contagiosa quando la micro-fidanzatina annuisce convinta. Anche dii bambini che hanno deciso, senza voler sentire alcuna obiezione, di essere fidanzati con alcuni di loro non è più una cosa tanto bizzarra da sentire. Pure Vegeta e Piccolo si sono limitati ad un grugnito infastidito mentre delle piccoline gli lasciavano vicino ai piedi un mazzolino di fiori.
Una volta calmati i più insicuri, riprendono il cammino con passo più svelto e deciso, ormai incapaci di attendere oltre per poter finalmente vedere ciò che tutto il resto del mondo continua ad ignorare.
Solo una persona, lì in mezzo, non è per niente felice di andarvi. Anzi, più precisamente, di farvi ritorno.
«Tesoro…?»
«Sto bene, tranquilla.» Sorride dolcemente Bree, così da calmare la neo-mogliettina, per poi avvolgerle le spalle con un braccio e sospingerla un poco in avanti. Sa bene che adesso non ha più di che temere in mezzo agli altri, non dal momento che suo padre si è praticamente immolato per farla riammettere nel branco, ma l’idea di dover tornare a quella che per troppi anni è stata casa sua le fa comunque male.
Dopo l’ultimo, breve tratto, finalmente intravedono qualcosa. Intravedono un paesaggio che pare come sospeso nel tempo, congelato, incantato. Cominciano ad avvertire le temperature sempre più basse, e per questo ringraziano mentalmente Roman per aver suggerito loro di vestirsi a strati, così da non soffrire né da una parte né dall’altra.
Gli Spettri adulti che erano rimasti con i piccoli affrettano involontariamente il passo per poter tornare a quello che sentono essere il loro posto. Alcuni sono sotto spoglie di lupo, altri sotto forma umana, ma in entrambi i casi è più che evidente l’emozione nei loro luminosi occhi.
Radish è all’entrata ad aspettarli, con in dosso i tradizionali abiti di pelle scura con le scaglie rosse e la pelliccia nera sulle spalle, la zanna di Roman che pende fieramente dal suo collo come inconfondibile ed indiscutibile segno di regalità. Per quanto in realtà di pessimo umore, per quanto realmente preoccupato per le sorti del suo rapporto e per la salute della compagna, non ha voluto tirarsi indietro. Se adesso tutti loro sono lì, se adesso la situazione è stabile, se tutti hanno la possibilità concreta di cambiare in meglio la propria vita, è anche merito suo, e vuole che lo guardino negli occhi adesso, che gli mostrino anche per un solo, misero istante la loro gratitudine. Con al pessima situazione che si ritrova a dover vivere, gli pare decisamente il minimo.
Dietro di lui, in quell’enorme piazza innevata, gli Spettri del Nord, ed alcuni del Sud, si sono riuniti in loro attesa. C’è chi vuole rivedere la propria dolce metà, chi vuole salutare un amico, e soprattutto chi vuole essere visto per primo da quei piccoli che stanno per arrivare. Sono in troppi, infatti, ad aver perso qualcuno di caro, e l’idea di poter avere di nuovo qualcuno da amare al proprio fianco gli è sembrata un’idea troppo allettante. Da quello che hanno capito — erroneamente — non riceveranno alcun tipo di aiuto esterno dopo essersi fatti carico di loro, ma non gli importa. Si arrangeranno come hanno sempre fatto, e torneranno ad avere qualcosa di concreto per cui continuare a sorridere.
Radish, fermo e statuario, si lascia andare ad un lieve sorriso quando gli Spettri si bloccano davanti a lui, in attesa del suo segnale per passare oltre, ed è con grande orgoglio che sussurra: «Benvenuti a casa.»
Ululati e urla di gioia di liberano in un secondo, e i vari Spettri si lanciano in avanti per ricongiungersi con i propri cari. Saltano da una parte all’altra, si stringono con braccia e zampe, si leccano dietro le orecchie e si baciano sulle guance e sulla bocca, piangono per l’incapacità di trattenere tutta quella gioia.
Jane, la piccola e delicata Jane, ha preso una tale rincorsa da travolgere letteralmente Pip, facendolo schiantare come un peso morto al suolo. Subito dopo di lei arrivano i vari piccoli che hanno preso con loro, che si lanciano felici sul padre.
Timo, pur essendo consapevole che l’intera famiglia non approva neanche alla lontana quella che può definire più o meno come la propria compagna, si lascia lo stesso abbracciare e baciare, non riuscendo a trattenersi dal toccare la pancia che comincia timidamente a farsi notare.
«Ma guarda un po’ che figurino!» Sfotte prontamente Piccolo, avvicinando Radish con un amichevole e strafottente sorriso. In realtà, seppur mostrandolo a modo suo, è sinceramente felice per l’amico e per tutto ciò che è riuscito a conquistare in quei pochi mesi.
«Sempre meglio di te, Muso Verde!» Controbatte prontamente il Saiyan, pietrificandosi poi sul posto quando sente le braccia calde di Fern avvolgerlo con gioia.
«Non sai quanto sono felice di rivederti!» Afferma con un gran sorriso mentre gli accarezza delicatamente la guancia, allo stesso modo di una madre più che orgogliosa del figlio «Mi sorprende vederti da solo… dove sono i miei ragazzi?»
«Tranquilla, arriveranno.»
Si voltano tutti al suono della voce di Darko, che li raggiunge con passo calmo, quasi canzonatorio, e con un gran sorriso allegro in volto. Dietro di lui, con la loro solita compostezza glaciale quanto il paesaggio che li circonda, Greywind e Arus si apprestano ad avvicinarsi al numeroso gruppo, così da poter conoscere coloro che hanno contribuito alla loro vittoria e, non certo da meno, a Roman.
«Ho il piacere di presentarvi Greywind, padre del Re del Sud Blackwood, e Arus, padre della Regina e Beta del Sud Nike.» Li presenta prontamente il maggiore, non riuscendo a nascondere un’infinita arroganza quando incrocia lo sguardo con Arus. Se la situazione non fosse così delicata e non lo assorbisse tanto, è sicuro che troverebbe un modo per fargli uno dei suoi dispetti, giusto per vederlo di nuovo andare in bestia come solo lui sa fare.
«È un piacere avervi qui. Spero che il viaggio non sia stato troppo faticoso.»
L’educazione che Greywind sta mostrando, assieme alla sua compostezza, li sorprende non poco. Malgrado siano ormai più o meno abituati ad Everett, fa sempre un certo effetto constatare che non tutti gli Spettri sono fuori controllo come i ragazzi che invece si stanno velocemente lanciando su tutti loro.
«Oi, ma’! Dici a questi cazzoni che nessuno si scoperà le mie figlie?!»
Il cuore di Fern fa una violentissima capriola nel petto nell’udire la voce beffarda di Major, che si sta avvicinando da un lato, con Domino ben stretta al proprio fianco.
«MAJOR!» Urla piena di gioia mentre si lancia tra le sue braccia, infischiandosene anche della possibilità di scivolare sul ghiaccio. Niente e nessuno adesso potrà impedirle di stringere a sé quegli screanzati che tanto adora.
«E certo, no?! Abbraccia solo lui, mi raccomando!»
«Fuori dai piedi, coglione!»
«È inutile che vi affannate tanto, lo sapete benissimo che sono io il suo preferito!»
Voleva darsi un contegno, Fern. Voleva mostrarsi a quel popolo di guerrieri come la donna forte che è sempre stata, limitandosi ad un forte abbraccio con i suoi ragazzacci, ma vederli adesso, vivi, è una gioia davvero troppo grande da contenere.
Maddox, con le sue nuove cicatrici e le dita in meno, le sorride con quell’aria tenera e affabile che fa sempre sciogliere il cuore, spingendola a versare non poche lacrime di pura gioia.
Micah, con la sua bellezza sfolgorante, la solleva da terra come a volerla mostrare a tutto quanto il Nord, come a volersi vantare che quella straordinaria donna è la sua mamma.
Mordecai, l’irriducibile Mordecai, la stringe con energia a sé, baciandola sulla guancia e lasciando che gli scompigli maggiormente i capelli, facendo poi le fusa mentre struscia la testa contro la sua. Le mormora pure qualcosa nell’orecchio che pare stupirla, emozionarla ed un poco pietrificarla, ma nessuno vi bada particolarmente.
L’emozione di essersi ritrovati, la consapevolezza che più niente potrà separarli, è così forte e travolgente da far dimenticare a tutti loro ogni possibile ritrosia nel ritrovarsi in casa così tanti umani e, forse in dose anche maggiore, dei Mezzosangue.
Becca, dopo essersi liberata dalla stretta della suocera, si lascia andare ad un luminoso sorriso non appena intercetta l’amica, e, senza pensarci un istante di più, corre ad abbracciarla con forza, non sorprendendosi nel sentirla tanto impacciata ed imbarazzata. Sa bene che non è da C-18 lasciarsi andare a questo genere di cose, ma non le interessa: durante lo scontro aveva temuto davvero di non avere più la possibilità di fare tutte quelle cose che si erano ripromesse di fare assieme, e ora è decisamente troppo felice di poterla rivedere.
Gohan, che era timidamente rimasto al fianco della madre e di Piccolo, si lascia trasportare in mezzo alla folla da Theodora e il suo gruppo, curioso sia di sapere se quegli sfortunati Omega che gli avevano fatto tanta tenerezza adesso vivono in condizioni migliori, che soprattutto di esplorare quelle immense terre che mai prima d’ora sono state visitate da un estraneo.
Chiunque tra loro avesse in precedenza stretto un rapporto col Team Z, adesso li avvicina senza remore per poterli presentare a quei piccoli gruppi con i quali hanno stretto una tiepida amicizia, così da integrarli nel branco. Perché ormai, in un modo assolutamente impensabile e assurdo, pure loro ne fanno parte, seppur a modo loro.
Roman invece, dall’alto della sua posizione, controlla tutti quanti con un sorriso bonario in volto, lasciandosi poi andare con Radish e dandogli un’affettuosa pacca sulla spalla. Lo sguardo sinceramente orgoglioso che poi gli rivolge, è un qualcosa che riesce sorprendentemente a lenire un poco le ferite che l’alieno si porta dentro da troppo tempo, e che in quei giorni sembravano aver pure ripreso a sanguinare.
«Sembra che stiate facendo un ottimo lavoro. I miei complimenti.»
Il Saiyan annuisce appena, accendano anche ad un sorriso, quando poi la sua attenzione viene attirata dalla voce curiosamente acida di Rose. Oltre alla sua, di attenzione, la ragazzina è riuscita ad attirare un po’ quella di tutti, che adesso osservano con curiosità la numerosa famiglia reale del Sud.
«Non potevi trovare qualcosa di meglio, Timo? Questa zoccola vale meno del mio sputo!»
«Ho sentito dire che è così cagna che è sempre a gattoni.» Le dà man forte Amber, settima figlia di Greywind e Yvonne, lasciandosi poi andare ad un ghigno beffardo ed un poco maligno.
«Sei vai in qualche piazza, rincorre i piccioni.» Aggiunge velenosa Silene, sorella gemella di River, che molto più della altre ha sempre avuto un’assai pessima opinione della bionda. Non che del fratello sia generalmente migliore, almeno per quanto riguarda la sfera sentimentale, ma almeno lui non si è permesso di andare a concepire a destra e a manca per motivi egoistici. Sa bene, infatti, che se Sherry avesse deciso di accontentarlo e avessero messo su famiglia, non si sarebbe mai più permesso di guardare un’altra donna per il resto della sua vita, ma Camila…
«Vedete un po’ di abbassare la cresta!» Urla questa alle strette, mantenendo il contatto fisico con Timo che però pare non avere alcuna intenzione di intromettersi. Ed è così in realtà, perché ben consapevole che più si dà loro corda, più queste la useranno per impiccarti. Se invece le si lascia sbollire da sole, presto o tardi semplicemente si stancheranno, tornando così a farsi i dispetti tra loro e ad occuparsi dei propri adoratissimi piccoli.
L’unica in tutta la sua famiglia ha fare eccezione è sua madre, che infatti si è silenziosamente quanto inaspettatamente piazzata a muso duro davanti alla donna che sta portando tanto rumore «E tu togliti dalla testa di poter vantare qualche strano diritto a poter entrare nella famiglia reale. Il fatto che porti in grembo i miei nipoti non vuol niente, cara.»
Camila vorrebbe davvero controbattere qualcosa di arguto per togliersi da quella orribile situazione, ed anche specificare che non le interessa particolarmente il loro titolo quanto che accettino semplicemente i bambini, ma la donna la precedere, zittendola ancor prima che abbia il tempo materiale per aprire bocca: «Ah, giusto per essere chiari, se dovesse succedere qualsiasi cosa a quei bambini, non ci sarà nessuno a difenderti. Quindi, cara, pensaci bene: vuoi davvero tenerli, o pensi che ti convenga lasciarli a noi e sparire per sempre?»
Camila non è mai stata coraggiosa, mai una volta in vita sua, arrivando costantemente ad usare gli altri come scudo e poi dileguarsi. Ma stavolta le scatta qualcosa dentro, che la spinge a mostrarle immediatamente le zanne e gli occhi dorati per minacciarla: «Prova a mettere anche solo un dito su uno di loro, e credimi se ti dico che finirai peggio di me!»
Greywind, dall’alto della sua posizione, osserva la scena in silenzio. Il fatto che stia reagendo con rabbia sta ad indicare unicamente che non ha alcuna intenzione di lasciare che qualcuno sfiori i suoi piccoli, e questo, per adesso, è più che sufficiente perché venga lasciata in pace. Con un breve ma significativo ringhio, le figlie e la moglie le si allontanano cautamente, mentre dentro muoiono dalla voglia di farle saltare i denti.
«È mai possibile che ovunque vai c’è sempre qualcuno che ti vuole morta? Sarà il caso di farsi due domande?» Domanda ironicamente Maddox, beccandosi un’occhiataccia dalla diretta interessata e scatenando le risate dei fratelli.
«Vieni, ti faccio fare un giro.» Afferma invece Timo, prendendole delicatamente la mano. Lei non è certo abituata ad essere trattata così da un uomo, ad avere questo genere di premure, ed il cuore comincia a sfarfallarle dolcemente nel petto, facendo pure una capriola quando le sorride in quel modo dolce ed infantile che sa aver fatto vacillare molte ragazze.
Non è giusto, pensa con invidia Radish mentre li guarda allontanarsi mano nella mano. È così che doveva andare per me, non per quella puttanella, dannazione! Dov’è che ho sbagliato? DOVE?!
«Timo.»
Al richiamo di Greywind, lo Spettro si blocca sul posto, voltandosi unicamente per capire dove sia l’errore. Non ha mai dovuto aspettare niente e nessuno, perché mai adesso dovrebbe invece fermarsi?
Quando il genitore alza di scatto gli occhi, puntandoli fermamente su qualcosa alle loro spalle, per Timo la risposta diventa chiara come il Sole. Non è più Greywind il Re, non è più lui che deve attendere, non è a lui che deve rivolgere la propria totale lealtà, non è la sua posizione che deve rimarcare: è quella di Blackwood, adesso.
Voltandosi a sua volta, il corpo gli si muove in automatico. La testa si piega leggermente in avanti in un cenno rispettoso, e nel mentre porta il piede destro dietro il sinistro di circa 5 centimetri, appoggialo poi completamente a terra. Durante il movimento, la maggior parte del peso viene spostato sul piede anteriore.
Questo semplice movimento viene eseguito da tutti gli Spettri del Sud presenti non appena scorgono la possente figura di Blackwood, che cammina in cima alla colonna della guardia. A discapito delle loro tradizioni che la vorrebbero qualche centimetro indietro, Nike è al suo fianco, fiera ed orgogliosa com’è sempre stata, mentre i piccoli rimangono dietro di loro. Ai lati la nuova Guardia Reale del Sud, capitanata da Hurricane.
Si dirigono verso di loro con passo calmo ma deciso, indossando i colori del Sud: bianco avorio, sabbia e oro. L’unico, tra tutti loro, a indossare una pelliccia scura sulle spalle è Blackwood, che finalmente può sfoggiare con orgoglio il pesante e spesso vello di Regan.
«Scusi la domanda, Roman, ma cosa dobbiamo fare?» Domanda educatamente Gohan, che come gli altri non è stato informato di questo dettaglio.
«L’inchino non è necessario, ma non tenete la testa troppo alta quando lo guardate. Indicherebbe una sfida diretta, ed è decisamente l’ultima cosa che vogliamo.» Mormora in risposta, abbandonando momentaneamente il solito “rimprovero” per avergli dato nuovamente del “lei”, per poi rivolgersi a Radish con tono più duro «Tu invece alza un po’ il mento. Un Sovrano non deve mai mostrare sottomissione nei confronti dell’altro.»
Vegeta aveva il timore che si sarebbe ritrovato a contorcersi dalla gelosia, giacché la sola idea di Radish Re di qualcosa gli dava un fastidio indescrivibile, ma vederlo così in difficoltà su cose tanto semplici e banali glielo impedisce, facendogli pensare unicamente che lui sarebbe stato un Re decisamente molto più capace, e che quindi non ha proprio niente da invidiargli.
«Entro la fine della giornata, voglio sapere qual è, secondo voi, il Territorio migliore!» Afferma Blackwood non appena li raggiunge, sorridendo amichevolmente al gruppo «Anche se non c’è bisogno di dirlo. È ovvio che il Sud sia più bello!»
«Tu dici, cagnolino
Nel sentire quella voce così mortalmente fastidiosa, Radish serra subito le mani a pugno. Sente che potrebbe scattare in qualsiasi momento per toglierlo di torno una volta per tutte, riconquistando così tutto ciò che è suo. Se non ha ancora mosso un dito, è solo per la consapevolezza che così facendo, perderebbe invece tutto quanto.
«SHERRY!»
Il cuore gli fa una veloce capriola nel petto, per poi cominciare a battere con più forza. Odia l’effetto che riesce a fargli ogni volta che la rivede, il potere che esercita su di lui senza neanche volerlo, ma ogni pensiero vola lontano quando la vede arrivare.
Indossa un lungo e abbastanza stretto abito grigio scuro, tendente al nero, sotto il quale si intravedono dei pantaloni del medesimo colore, ed una pesante pelliccia nera sulle spalle. Sul petto oscilla una lunga collana fatta di candide zanne, alternate con piccole e lucide pietre perlacee. I capelli sono acconciati all’indietro e trattenuti in piccole trecce, che si raccolgono poi tra loro dietro la testa per formare una sorta di chignon rivisitato, il tutto abbellito con piccole placchette argentate.
Non lo credeva possibile, soprattutto essendo ormai abituato a vederla sempre piuttosto svestita, ma ai suoi occhi appare come più bella adesso, con quell’aria mortalmente fiera, l’incedere sicuro, gli abiti pesanti… ecco, forse, in qualche modo, sono proprio questi ad aver magnetizzato il suo sguardo, perché hanno qualcosa di particolare, le calzano decisamente in modo “bizzarro”. Il seno, infatti, gli pare curiosamente più grosso e pieno, ed è certo che tutti quegli strati di indumenti scuri riescano in qualche modo ad illuminarle il volto.
«Sei uno schianto, bambolina…» Mormora vicino al suo orecchio non appena è alla sua portata, stringendole gelosamente un braccio attorno alla vita per tenerla stretta a sé «Come stai?»
UNAMERDAFANCULOVOGLIOMORIRE! «Una seta.» Sorride al meglio delle proprie capacità, malgrado in realtà voglia solo piangere. La situazione è ormai ingestibile, e lei non era minimamente preparata a doverla affrontare. Neanche chi le sta tanto vicino lo era, in realtà, e adesso non sono pochi a dover stare sempre ben attenti ad ogni movimento o parola.
Incrocia per un brevissimo istante lo sguardo con quello di Bree, e la confusione che si porta dentro aumenta tutto in un colpo. Vorrebbe davvero prenderla per mano e correre via, sfrecciando per quelle terre come quando erano piccole, giocando a rincorrersi proprio come allora, con la sostanziale differenza che stavolta non rischierebbero di essere aggredite da nessuno. Vorrebbe anche attaccarla al muro e poi colpirla ripetutamente, così come vorrebbe piangere tutte le sue lacrime. Ciò che forse desidera più di ogni altra cosa, però, è solo svegliarsi in quella estranea stanza della magione del Sud, ancora dolcemente  stretta tra le braccia protettive di Radish, non dover poi sentirsi dire niente da nessuno ed infine andarsene semplicemente a casa loro, lontani da tutto quel dolore che li sta stritolando.
Ma non può, perché il suo non è più un semplice orrendo incubo. Questa è la realtà, ed ancora non sa quale sia la cosa migliore da fare.
«È bello rivedervi.»
A nessuno di loro sfugge la stanchezza nella sua voce, così come non passa inosservata la rigidità del suo corpo. Neanche la prima volta che si sono incontrati era così dura e fredda, al punto che non sembra neanche più la stessa persona.
«Sherry, tesoro mio…» Mormora in un dolce lamento Fern, mentre l’avvicina a braccia tese per poterla stringere con forza a sé. Vorrebbe tanto prenderla per un braccio e portarla da qualche parte, così da poterle parlare in privato e provare a farla un poco ragionare, ma sa bene quanto sia impossibile adesso. Non tanto per la sua nuova posizione sociale, non dal momento che ogni Sovrano, alla fine, fa un po’ quello che vuole, quanto per il fatto che dalle poche parole di Mordecai ha capito che qualsiasi parola sarebbe sprecata in questo momento, che il dolore e la paura che sta provando le impediscono categoricamente di ragionare lucidamente. Si limita a sussurrarle poche parole vicino l’orecchio, così che solo lei possa sentirla, per poi separarsi e sorriderle quanto più dolcemente possibile.
Per quante decisioni sbagliate potrà mai prendere in vita sua, per lei rimarrà sempre la sua bambina, quella che trovò nel capanno ricoperta di sporco e sangue, la stessa che aveva un disperato bisogno di aiuto.
«Questa arzilla vecchietta ti tratta bene, Tristan?»
Il bambino sobbalza vistosamente nel sentirsi chiamare, e subito abbassa timidamente il capo, borbottando parole poco chiare pure il loro sensibile udito. Per quanto riescono a capire, sì, lo tratta bene ed è felice, e Micah non perde tempo per abbassarsi accanto a lui, con le ginocchia sul ghiaccio, e ad avvolgergli le spalle per scuoterlo con forza, affermando poi con un certo entusiasmo che gli scrolleranno questa sua “fottuta timidezza del cazzo” a furia di shottini, facendo così riemergere tutto in un colpo il vero carattere infuocato di Fern.
«Sei un cretino!» Bercia infatti, dandogli un sonoro pugno sulla testa «E non vi azzardate assolutamente a deviarlo, chiaro?! O giuro che ve ne farò pentire amaramente!»
Per quanto il Quartetto se la rida di gusto, è evidente dal loro indietreggiare con le mani un poco protese in avanti per pararsi che hanno capito l’antifona e che, almeno un po’, le daranno ascolto. Il rispetto che gli Spettri potevano già nutrire nei confronti della famosa umana che da sola ha cresciuto sin dalla più tenera età quattro Spettri, e ne ha poi accolti anche altri, è di colpo aumentata, toccando vette inesplorate. Pure Arus, che non ha mai avuto simpatia per gli umani e, in realtà, non li ha mai realmente cacciati poiché considerati troppo inferiori, sbarra gli occhi per la sorpresa, annuendo inconsapevolmente per la vaga ammirazione che invece lo sta contagiando. Chissà se sarebbe capace di rimettere in riga anche Voret?
«Prima di accompagnarvi in un esclusivo tour, trovo che sia giusto porre fine alle loro pene.» Afferma dopo qualche secondo Sherry con un tono realmente più pacato, mentre accenna col capo agli Spettri adulti in attesa e con un vago gesto della mano agli orfani.
Malgrado la nottata non sia stata delle migliori, soprattutto considerando che non ha fatto quasi altro che piangere contro il petto di Everett, e che la mattinata sia partita decisamente nel peggior modo possibile, averli tutti quanti lì le risolleva un poco l’umore. In fondo adesso Radish sarà almeno un po’ preso da loro, e la presenza di Fern potrebbe anche rilevarsi un ottimo deterrente per tenerlo a distanza, poiché ora più che mai la scusa “mamma vuole tenermi tutta per sé” non può considerarsi una balla.
Separandosi così dal marito, si porta al fianco di Blackwood e, dopo un forte sospiro, annuncia fieramente: «Chi se la sente davvero di prendere in custodia alcuni di questi bambini, e di crescerli come figli propri, faccia un passo avanti. Non occorre che siate una coppia, l’unico requisito richiesto è quello di non fare alcun genere di protesta se a scegliervi sarà un Mezzosangue. Esatto, a scegliervi. Saranno loro a venire da voi, quindi vi chiedo di pensarci davvero bene prima di proporvi.»
Dopo qualche secondo di tentennamento generale, dove le coppie si sono guardate negli occhi con un certo smarrimento, i primi audaci si fanno avanti, piazzandosi a gambe larghe di fronte a tutti. I primi sono esemplari ormai soli, che hanno perso tutto quanto e sentono il disperato bisogno di colmare quel vuoto prendendosi cura di qualcuno altrettanto solo. Certo, potrebbe non essere la motivazione migliore, ma gli Spettri tendono ad essere mortalmente seri in questi casi, e quindi i due Sovrani si muovono a cuor leggero grazie alla consapevolezza che non stanno mandando nessuno di loro al macello.
«I bambini che condividono un legame si sangue stretto andranno insieme.» Afferma con decisione Blackwood quando ormai tutti si sono schierati ordinatamente, con gli occhi così pieni di speranza da strappargli un sorriso «Quindi adesso, in modo ordinato, vi prenderete per mano e sceglierete chi, secondo voi, potrebbe formare la vostra nuova famiglia.»
I bambini, per quanto desiderino con tutto il cuore una famiglia adottiva, rimangono pietrificati al loro posto, intimoriti dalla possibilità che gli adulti possano respingerli. In fondo quasi nessuno, lì in mezzo, ha il sangue forte, molti lo hanno contaminato dalla traccia umana, e quindi ai loro giovani occhi appare come una possibilità sin troppo reale.
Dopo qualche minuto di imbarazzante e stressante silenzio, C-18 sospinge delicatamente in avanti una coppia di fratelli, e questi, seppur assai intimiditi, avanzano verso una giovane donna rimasta sola, che pare illuminarsi non appena si rende conto che l’hanno scelta. Si piega sulle ginocchia, mentre grosse lacrime di commozione le si formano agli angoli degli occhi, ed infine si lascia andare ad un caloroso abbraccio ai due non appena le si sono avvicinati abbastanza. Sussurra dolci parole alle loro orecchie, carezza amorevolmente le testoline biondicce, ed infine si alza in piedi per prenderli per mano e condurli così alla loro nuova casa.
«Prima di andarvene, gradiremmo che vi registrasse presso quei due signori laggiù, così da evitare possibili problemi in futuro.» Afferma con voce un poco greve Nike, fissando intensamente la donna «E gradiremmo anche che aspettaste, prima di andarvene. Questi bambini hanno passato molto tempo a stretto contatto, meglio evitargli una separazione così forte.»
La donna annuisce e, tenendo sempre ben salde quelle piccole manine nelle sue, li conduce dove le è stato indicato. Non credeva di poter essere di nuovo così felice dopo essere rimasta così tragicamente sola, ma quel semplice contatto le sta riempiendo il cuore di una gioia incredibile. Quando poi cominciano a parlarle, a raccontarle le loro cose, sente che il cuore potrebbe davvero scoppiarle nel petto tanto è felice.
Volendo seguire il loro esempio, tutti quei bambini, convinti di essere destinati ad una vita di solitudine e tristezza, si fanno coraggiosamente avanti, correndo in contro a tutti quegli adulti — o quasi — che li accolgono a braccia aperte, talvolta pure incitandoli con ampi gesti per essere scelti.
Non ci aveva pensato davvero, Radish, tanto meno lo avrebbe creduto possibile, ma la trova una scena incredibilmente dolce e tenera, tanto che la sua mente si distacca per qualche secondo, viaggiando lontana ad un ipotetico incontro con i suoi genitori. Di tanto in tanto si è domandato come sarebbe, cosa proverebbe e, anche di più, cosa proverebbero loro nel vedere l’uomo che è diventato, nel sapere cos’ha fatto.
«Ehm, Sherry?»
Scuote un poco la testa per tornare al presente, e si volta a sua volta verso Bulma, che sorride alla compagna con una certa indecisione. Il che è strano su di lei, motivo che gli fa temere qualcosa di brutto.
«Noi avremmo portato qualche piccolo presente.» Afferma invece la scienziata, che però non è del tutto certa che possano accettare qualcosa da parte di estranei senza risentirsene per qualche strano motivo da lupo. Niente di più lontano dal vero in realtà, anzi! Agli Spettri fa sempre incredibilmente piacere che gli venga donato qualcosa, ed è anche uno dei metodi più semplici e sicuri per tenerseli buoni. Se poi si tratta di qualcosa per i loro piccoli — che sia da mangiare o qualcosa per intrattenerli —, allora il gioco è fatto, ti prenderanno inevitabilmente in simpatia… e nascerà pure la possibilità che in seguito ti vengano a cercare anche a casa.
Sherry, dal canto suo, è rimasta di sasso. Non si aspettava certo che potessero anche solo pensare di potare loro qualcosa! Perché mai farlo, dopotutto? Hanno già aiutato sul campo di battaglia, quelli in debito, al massimo, possono essere loro, motivo che li ha spinti a volerli far entrare nel loro personalissimo mondo.
«Non dovevate…» Afferma con voce un poco incerta, per poi lasciarsi andare ad un caloroso sorriso. Il suo lupo, da quando sono arrivati, è rimasto non poco sul chi vive, ma ha velocemente capito che alcuni di loro non deve assolutamente temerli. Tutt’altro, ha proprio intuito che ci sono alcuni candidati ideali per rimanere protetta dall’ira del compagno.
«Grazie!» Aggiunge poco dopo, mentre viene presa a braccetto da Chichi prima di incamminarsi.
«Occorrerà un po’ di spazio!» Afferma infatti l’umana, sorridendole raggiante. È ufficialmente sua cognata, passeranno sicuramente molto tempo insieme, e sicuramente al suo amato Goku farebbe piacere vederle così. Senza contare, poi, che è una donna con tutti i mezzi necessari per darle un aiutino per dare la miglior istruzione possibile ai suoi figli.
«A lei gli onori!» Esclama allegramente Bulma, porgendo una capsula a Fern. La sua capsula, quella che ha espressamente richiesto e pagato. Ad un prezzo stracciato, in realtà, ma questo lei non lo sa. A Bulma infatti la sua idea era piaciuta davvero troppo, soprattutto dopo essersi fatta raccontare da Gohan cosa avesse visto nelle loro terre. Sono bastate le sue parole tristi per far aderire un po’ tutti, e adesso non vede l’ora di vedere la loro reazione.
Fern, però, le fa un cenno delicato per farle capire di lasciare spazio a lei, e subito dopo si avvicina a Sherry, prendendole dolcemente una mano tra le sue «Spero che ti piaccia!»
La Capsula Hoi Poi numero 32 viene premuta e lanciata con gran eccitazione sotto gli occhi attenti degli Spettri, e dopo pochi secondi, in quella grande piazza, appare un altrettanto grande costruzione vagamente sferica dalle tinte pastello. Non vi sono particolari dettagli, secondo Bulma avrebbero tolto l’effetto sorpresa che volevano, e per questo i vari Spettri rimangono piuttosto incerti ad osservarla. Lungi da loro rifiutare una possibile nuova abitazione, ma in cuor loro preferiscono di gran lunga le loro attuali abitazioni nella roccia viva.
«Per primi i più piccoli!» Afferma con un gran sorriso Mimì, che ha partecipato più che volentieri al finanziamento. Quando infatti Gohan le ha raccontato ciò che ha visto, le condizioni in cui versavano gli Omega, le si è stretto così forte il cuore che, per un attimo, ha pensato davvero di sentirsi male.
Sulle prime gli adulti si bloccano, per poi lasciarsi andare a dei lunghi e perplessi sguardi ai loro Sovrani. Non sanno se possono fidarsi al 100%, non dal momento che non riescono a capire cosa possa esserci all’interno — anche se, se non si sbagliano, gli pare di fiutare una traccia molto zuccherosa nell’aria —, ma decidono poi di lasciar andare i piccoli quando i due annuiscono con un lieve sorrisetto.
Ciò che si para davanti ai loro giovani occhi non appena le porte si aprono, è qualcosa che mai pensavano di poter vedere. Gli unici a non ritrovarsi con la bocca dolorosamente spalancata sono giusto i vari eredi del Sud, che invece hanno già avuto la possibilità di vedere simili spettacoli.
Giocattoli.
Giocattoli su giocattoli.
Ed anche cabinati arcadeflipper, tavoli per il biliardocalcio balillahockey da tavolo e pesca verticale, e poi ancora vestiti, coperte pesanti, dolciumi a perdita d’occhio, un reparto pieno di carne surgelata ed altri possibili piatti sfiziosi che possono cucinarsi anche da quelle parti.
Certo, quelle cose avrebbero potute procurarsele in qualsiasi momento ed hanno evitato unicamente perché temono che quei materiali possano inquinare troppo e quindi intaccare il loro prezioso ecosistema, ma non glielo diranno. Il loro pensiero è stato così dolce e puro da strappare un sorriso commosso pure ad ossi dure come Greywind, Nike e Arus.
I più giovani entrano dentro senza pensarci un istante di più, guardando e toccando tutto con manine incerte, timorosi di poter rompere qualcosa che non sono neanche certi gli appartenga davvero, mentre da fuori gli adulti se la ridono di gusto. I vari Spettri poi si avvicinano a tutti loro con enormi sorrisi riconoscenti, talvolta pure in lacrime. Per natura non hanno bisogno di tutte quelle belle cose, non sono mai state assolutamente necessarie, ed alcuni neanche sapevano della loro esistenza, ma averle lì, poterle toccare con mano, avere la consapevolezza di possedere quei piccoli lussi che i precedenti Re hanno sempre vietato categoricamente, li riempie di una rinnovata gioia così forte da stordirli.
«Con queste ci dobbiamo picchiare?» Domanda innocentemente un bambino a chiunque lo stia ascoltando, sventolando per aria una mazza da baseball. Non sono infatti in pochi i genitori che spesso e volentieri decidono di non passare loro alcune informazioni, così che non debbano sentire la mancanza di qualcosa che mai potranno avere.
Beh, mai, finora!
«No, aspetta! Quella serve per giocare a baseball, non per darsela in testa!» Interviene subito Yamcha, riuscendo a prendere l’oggetto prima che venga schiantato con violenza su un secondo bambino. In realtà sperava molto che qualcuno sollevasse l’argomento, o almeno che lo invitassero a giocare come durante dal Festa del Fuoco. Quella sera, in fondo, è riuscito a passare del bei momenti in dolce compagnia proprio perché si era messo a giocare a palla con dei ragazzini, quindi perché non sperare in un bis?
«Baseball?» Domanda la quasi vittima, guardando l’uomo come se avesse detto una cosa decisamente assurda. Da loro non usano tanti giochi: ci si rincorre, si fa la lotta, si va a caccia in gruppo. Solo alcuni tra i più grandi ne hanno sentito parlare, ed ancora meno hanno addirittura avuto modo di provarli.
«E come si gioca?»
«Se volete, ve lo posso insegnare io.» Si offre prontamente l’umano, sorridendo allegro ai più piccoli che di colpo lo guardano neanche fosse Gesù Cristo sceso sulla Terra per redimere l’umanità. Così facendo, poi, ha anche calamitato su di sé l’attenzione di diverse ragazze ancora senza compagno, che lui però non riesce a capire se già maggiorenni o meno. Se gli altri non mi danno un aiutino, potrei finire in casini belli grossi… «Ehi, voi quattro! Qualcuno ha voglia di fare due lanci?»
«Cavatela da solo.»
«Solo perché diventiamo dei grossi canidi, non vuol dire che ci piace giocare con la palla.»
«Fossi in te mi terrei addosso le mutande. Non vorrai mica pestare la coda sbagliata?»
Maddox è l’unico a non commentare niente, limitandosi a guardarlo con apprensione e scuotere debolmente la testa. Si è stupidamente calato in un gran casino, e ora non potrà uscirne senza fare la figura dello stronzo supremo, e questo solo perché voleva fare lo splendido con le loro donne. La bastonata di Robin non deve essergli proprio bastata… povero coglione!
«Allora, che dite? Iniziamo il nostro tour?» Domanda allegramente Blackwood, porgendo una mano a Bulma per aiutarla ad incamminarsi senza scivolare sulla lastra di ghiaccio. Prima di ogni cosa, è fondamentale portarli nella magione per far indossare loro delle calzature più adatte per quelle terre, così che non rischino di scivolare continuamente e rompersi come minimo il coccige.
Chichi, mentre il numeroso gruppo s’incammina verso quella tetra ed enorme abitazione, assiste involontariamente a qualcosa che, con sua sorpresa, le fa davvero male dentro: Sherry, per un motivo che lei ovviamente non può sapere, ha appena allontanato bruscamente Radish, lasciandolo indietro. Non pensava di poter provare compassione proprio per lui, l’uomo che ha comportato la morte di suo marito dopo aver rapito suo figlio, e invece è proprio così. Le è bastato vedere lo smarrimento nei suoi occhi, seguito poi da un dolore sin troppo vivo e reale, perché le si stringesse il cuore nel petto. Che è successo?
Loro due però non sono gli unici che adesso stanno soffrendo. Ad una buona distanza da tutti, infatti, qualcuno sta osservando con angoscia qualcosa che sperava rimanesse solo un vecchio e orribile ricordo.
Respira lentamente, Bree, mentre con le dita sfiora l’arcata scavata nel fianco della parete rocciosa. C’è un qualcosa di non troppo diverso da un enorme futon umido e rovinato a terra, con delle coperte logore e rattoppate, un tavolo che sta in piedi per miracolo in un angolo e qualche cuscino ormai piatto come la suola di una scarpa.
«Cos’è questo buco?» Domanda Lunch, giunta assieme a Tensing alle sue spalle. L’uomo in realtà non era molto dell’idea di raggiungerla, anzi gli pareva indelicato, ma secondo la compagna non era il caso di lasciarla sola. Hanno parlato un po’ in quei giorni, e l’umana si è ritrovata pure a volerla abbracciare con forza nel percepire quella nota sofferente nella sua voce, trattenendosi giusto perché in fondo sapeva che, per quanto le parlasse amichevolmente, non avrebbe mai tollerato un contatto fisico.
Sulle prime Bree non le risponde, né si volta. Rimane immobile ad osservare l’interno di quella piccola grotta incapace di riparare dal vero freddo del Nord, fissando soprattutto il piccolo triangolo inciso in un angolino. Passato, presente, futuro. Nascita, vita, morte.
«Questa era casa mia.» Mormora poi dopo qualche secondo, senza però incrociare i loro sguardi. Per quanto abbia sempre odiato quel posto, è pur sempre stata casa sua per quasi undici anni, e ritrovarcisi ora le fa un certo effetto, che però non riesce catalogare.
«Bree…?»
Stavolta si gira, vedendo con piacere un vecchio volto amico.
Ha l’aria sciupata proprio come al tempo, con le guance terribilmente scavate, il corpo piuttosto fragile, quei lunghissimi capelli castani che le ricadono fin dopo il fondoschiena e i grandi occhi a palla un poco infossati. Avendo vissuto nel mondo esterno, non può trattenere un sorrisetto nel pensare che, eccetto per i capelli, le ricorda terribilmente Gollum.
«Ciao, Anita.»
«Oh mio Dio, sei viva!» Anche il sorriso è sempre lo stesso, con quel buffo ed insolito spazio tra gli incisivi superiori, e quella straordinaria voglia di vivere che ti trasmette «E sei anche in dolce attesa! Ma… aspetta… a te non piacevano le…?»
«Le donne? Sì. Quell’umana con i capelli rossi è mia moglie, Mimì.» Afferma poi dopo un lieve sospiro iniziale, facendo un cenno in basso verso la compagna, che parla amabilmente con una coppia che lei, però, non conosce. Un breve ringhio le risale su per la gola e gli occhi le si accendono d’oro, ma non appena nota la figura del padre a pochi metri da Mimì, riesce a calmarsi un poco.
«Inseminazione artificiale. Il padre è il bel biondino laggiù, Micah.» Afferma subito dopo, dandole poi le spalle per addentrarsi in quell’angusto spazio che un tempo chiamava casa. Lo ricordavo molto più grande…
«Immagino che verranno fuori due Segugi eccezionali, allora!»
Anita non ha mai avuto problemi con i Mezzosangue, per questo erano tanto amiche. Dormiva nel buco accanto al loro assieme ad altri tre cuccioli e una coppia di adulti. Ciò che Bree non può proprio sapere, è che le ha appena tirato involontariamente una coltellata dritta al cuore, poiché da sempre infatuata di lei.
«Come va da queste parti?» Domanda con reale interesse la bionda, tamburellando con le dita affusolate sull’arco d’entrata. Guardando in basso, le tornano in mente tutte quelle volte in cui si affacciava di nascosto per veder transitare la figura possente e autoritaria del padre, con la vana speranza che, almeno una volta, alzasse a sua volta gli occhi per poterla vedere.
«Loro…?»
«No, ma io sì.» La interrompe subito, incrociando duramente il suo sguardo per rimarcare il concetto, e l’altra annuisce con vigore prima di abbassare lo sguardo con un briciolo di timore. Da quelle parti, in fondo, far innervosire qualcuno più forte di te è una mossa assai stupida e pericolosa.
Tensing, rimasto lì perché Lunch non vuole lasciarla sola in un momento di evidente sconforto, fa saettare a sua volta gli occhi su di lei, comprendendo che probabilmente c’è ancora qualcosa di non detto.
«In ogni caso, non è ciò che ti ho chiesto.»
«Beh, sono tutti più felici da quando Sherry è salita al potere. Molti sono ovviamente straniti, ma sono comunque felici. Non dobbiamo più avere paura di incrociare un membro della guardia, abbiamo tutti del cibo, la possibilità di avere sempre a disposizione dell’acqua fresca, i cuccioli non rischiano più di essere divorati per spregio… è tutta un’altra vita, adesso! Appena la vedi, potresti abbracciarla per me? Sai, non sappiamo ancora bene quali siano i nostri limiti, e adesso comunque non mi pare dell’umore migliore per essere oppressa da tutti noi!»
Sapevo che ce l’avresti fatta, ma speravo di stare al tuo fianco… e di poterti abbracciare in un momento simile.
«Ragazzi, venite o no?!»
Il quartetto abbassa lo sguardo verso gli amici, che sorridono loro con rinnovato entusiasmo. Pure a quella mostruosa distanza sono abbastanza certo di poter dire che pure Vegeta non ha più la solita aria profondamente scocciata ed annoiata.
Mentre Tensing afferra la compagna per la vita e vola giù, Bree si prende ancora un paio di secondi per poter guardare nuovamente quel vecchio e freddo buco, e ricordare un’ultima volta i volti di tutti coloro che vi sono passati.
S’incammina poi con un sorriso amaro sulle labbra carnose e, dopo una veloce carezza affettuosa sul braccio pallido, se ne va.


Per tutti la giornata non poteva decisamente andare meglio.
Hanno parlato e scherzato con gli uni con gli altri come se le loro differenze non fossero mai esistite, come se da sempre fossero tutti membri dello stesso, enorme branco, e le ore sono trascorse ad una velocità che neanche si erano immaginati.
Sulle prime c’era un minimo di imbarazzo, dettato proprio dalle evidente differenze tra tutti loro, ma qualcuno ha deciso di spazzare via quella tensione a modo suo. Voret ha infatti ben pensato che sarebbe stata una cosa fantastica tirare una grossa palla di neve contro la testa del burbero padre, giusto per vedere se anche lui sapeva divertirsi come una persona normale. La faccia dell’uomo, dopo l’impatto, è stata così incredibilmente esilarante da far scoppiare tutti quanti in una sonora risata, aumentata quasi fino alle lacrime quando lo Spettro si è lanciato all’inseguimento del figlio, che nel frattempo continuava a ridere come se avesse davvero fatto la cosa più buffa del mondo.
La situazione è poi semplicemente esplosa, con Voret che correva in mezzo a tutti loro per salvarsi, Arus che lo inseguiva per seppellirgli la testa sotto almeno due metri di neve, Revaz, gemello di Voret, che da una parte aveva preso a bombardare le sorelle con gelide palle di neve, con il Quartetto che gli dava man forte. Dopo essere stati colpiti, poi, sono partiti anche Crilin, Lunch, Bulma e Tensing, dando così il via alla più improbabile ed esilarante battaglia che si fosse mai vista da quelle parti.
Tutti correvano da una parte all’altra, creando in breve alleanze decisamente improbabile, e non c’è voluto molto che pure i bambini si buttassero nella mischia, pretendendo fermamente di avere Yamcha dalla propria parte. Se in fondo era tanto bravo nel baseball, non avrebbe dovuto avere alcun genere di problema pure in una banalissima battaglia di neve, no? Ecco, no. Con enorme sorpresa generale, è stato Vegeta a scagliargli contro un’enorme montagnetta di neve, e solo perché poco prima lo aveva quasi lisciato.
Quando sono finalmente riusciti a calmarsi, hanno visitato separatamente quei vasti territori, chi optando per il gelido Nord e chi per il caldo Sud.
Si raccontavano un sacco di aneddoti, spiegavano il particolare funzionamento di determinate cose, talvolta scendendo nei dettagli per quanto riguarda le strutture sociali, i rapporti famigliari ed infine anche come costruiscono le loro abitazioni o riparano quelle già esistenti. Bulma, a seconda dell’argomento toccato, era oltremodo rapita dalle loro parole, tanto da prendere pure in considerazione l’idea di fare un qualche tipo di collaborazione con alcuni soggetti evidentemente dotati di un’intelligenza superiore ed una voglia di scoprire e apprendere forse superiore anche alla sua.
Una delle cose che forse li ha affascinati di più, sono stati i vari animali che popolano quelle terre selvagge. Se si fossero trovati semplicemente su un altro pianeta sarebbero sì rimasti sorpresi ed affascinati ma in un modo diverso, perché è proprio la consapevolezza che tutto ciò esista dentro al loro mondo a lasciarli davvero a bocca aperta. C-18, ad ogni nuova e bizzarra creatura che si ritrovava davanti, non riusciva a fare a meno di pensare per qualche istante al fratello, che sicuramente sarebbe stato oltremodo entusiasta di poter vedere tutto quello.
Quando poi Gohan è riuscito a toccare con mano un cucciolo di Tsagon, senza che questi provasse a staccargli le dita a morsi o a colpirlo con la spessa e forte coda, gli Spettri adulti hanno capito in modo chiaro e assoluto che da quel momento dovranno sorbirsi tanti, troppi sospiri da innamorati da parte delle figlie, che lo hanno sempre seguito come ombre e guardato come se fosse la più incantevole delle creature. Il secondo pensiero generale è poi stato: “Scappa ragazzino! Le nostre femmine sono diverse dalle umane, e sanno scassare le palle anche dieci volte di più! Dileguati finché sei in tempo!
Adesso se ne stanno tutti nell’ampia piazza del Sud a cenare, con una musica allegra di sottofondo, che però viene sovrastata dalla moltitudine di chiacchiere. Sulle prime erano solo gli Spettri a parlare tra loro, talvolta cacciando qualche urlo demoniaco ai figli più scalmanati, ma poi sono intervenuti anche gli altri. Se non parlavano però un motivo c’è, ed è molto semplice: il cibo che hanno offerto loro è mille volte più buono di quanto potessero anche solo immaginare!
Si sono dati da fare per loro, per fargli vivere un’esperienza unica e indimenticabile, e di certo ci sono riusciti alla grande. Cibi, vini, liquori, tutto ciò che possono desiderare! In fondo, hanno pur sempre aiutato in guerra, e loro mal sopportano sentirsi tanto in debito.
Essendo ormai al dolce, ed essendo ormai anche sul punto di esplodere come petardi, rimangono seduti sulle proprie comode sedie ad ascoltare i più vivaci ancora carichi di energie, che dibattono tra di loro su ipotesi assurde, alcuni volendo pure avere ragioni su faccende che non li riguardano neanche alla lontana. Per esempio, alcuni si sono messi a discutere animatamente su come i Saiyan possano o meno diventare Super Saiyan. Inutili gli interventi piccati di Vegeta, che è stato bellamente ignorato mentre continuavano imperterriti a snocciolare ipotesi strampalate.
Revaz, ubriaco fino alla punta dei capelli, si è messo pure a litigare con Timo, perché quest’ultimo ha affermato che se lui fosse stato un Saiyan non si sarebbe potuto trasformare, in quanto privo di un cuore puro.
«Il mio cuore è puro!» Urla il più giovane con convinzione, saltando in piedi sul tavolo mentre sventola per aria un boccale pieno di birra scura «Pura e autentica cazzimma!»
Arus, profondamente indeciso se lanciargli in testa il proprio boccale o un qualsiasi coltello in mezzo alle scapole, si lascia andare ad un ironico commento che fa subito ridacchiare Greywind, seduto al suo fianco: «Tsk, direi piuttosto “puro e autentico ego”.»
«Ti ho sentito, fossile!»
«Siamo permalosi, eh?»
Revaz, che a causa dell’alcol non è poi troppo sicuro con quale delle tre distorte figure paterne stia parlando, si limita ad incenerirlo con lo sguardo e snudargli per qualche secondo i denti, per poi berciare: «Senti, fa’ una cosa: vaf-fan-cu-lo!»
Voret, dopo un brevissimo sguardo d’intesa con Nike, che sta a tanto così dall’alzarsi per massacrare a suon di sberle il fratello, afferra un cosciotto di carne ancora un poco tiepido e, con la precisione di un cecchino, lo tira in pieno contro la sua faccia, facendogli così perdere l’equilibrio e planare poco delicatamente di sotto.
Le risate si liberano un’altra volta, tanto forti che neanche i due fratelli che si azzuffano nuovamente riescono a placarle. C'è solo una persona che però non ride. Non ride ora, come non ha riso quasi tutto il giorno.
Se ne sta da una parte a guardare la scena a distanza, con lo stomaco insolitamente chiuso per il nervoso.
Doveva essere una giornata allegra, quella. Dovevano spassarsela, respirare, e invece lui si è ritrovato col morale sempre più atterra, mentre una sola domanda gli ronzava costantemente per la testa: Dove ho sbagliato?
Perché, per Radish, deve essere così. Deve per forza aver fatto un qualche tipo di grosso errore, sennò perché evitarlo così? Perché tenerlo a distanza, e addirittura allontanarlo qualora le si avvicinasse un centimetro di troppo?
Pensa che, forse, ha davvero sbagliato ad intervenire durante lo scontro, che il suo gesto dettato dal folle sentimento che nutre per lei sia stato effettivamente troppo. O forse il suo destreggiarsi con i feriti, il suo occuparsi di tante piccole faccende, il suo piacere alla maggior parte del branco…
Non lo sa. Non ne ha davvero la più pallida idea.
Potrebbe essere stato tutto come niente. Magari, e questo davvero spera sia solo una folle supposizione dettata dalla sua insicurezza, si è semplicemente stancata di lui. Magari si è accorta di non amarlo davvero, di non voler realmente passare la vita con lui.
Però c’è il loro legame di mezzo. C’è lo zing tra di loro, e quello non può mentire, di questo ormai ne è più che sicuro, soprattutto dopo tutte le volte che gli è stato ribadito quanto sia stato fortunato e quanto sia invidiato proprio per questa fortuna. Ma se Everett, dall’alto di tutta la sua esperienza ed aiutato dalla sua mente brillante e acuta, avesse trovato un modo per arginarlo? Se avesse trovato un modo per sopprimere quel sentimento, e l’avesse insegnato anche a lei? In fondo lui è sopravvissuto per più di 25 anni senza Leila, quindi potrebbe anche essere possibile, secondo Radish.
Senza contare, poi, il modo in cui rimangono vicini anche adesso, i loro sguardi complici, le braccia forti del maggiore che la stringono, il sorriso brillante e allegro di lei. Tutto in loro gli fa pensare unicamente che sia successo proprio ciò che più temeva, e il cuore gli cade dolorosamente nelle viscere. Se avessimo fatto realizzare la profezia in tempo, le cose sarebbero diverse? Se lei fosse rimasta incinta o avesse già partorito, Everett sarebbe rimasto chiuso fuori? Cazzo… e io, stronzo, che avevo paura che un figlio potesse rovinare le cose! Sono un idiota, dannazione!
«Che succede?»
Sobbalza appena nell’udire la voce un poco rauca e profonda di Maddox, ma riacquista subito il controllo di sé. Può fidarsi di Maddox, adesso? Può fidarsi di tutti loro? Per quanto possano dire di volergli bene, di considerarlo un membro della famiglia e tutto il resto, chi gli assicura che non gli daranno un calcio in culo non appena Everett e Sherry usciranno allo scoperto? Ti prego, Sher… non farlo! Ti prego!
«Niente.»
«Non sono un idiota. Riconosco quando c’è qualcosa che non va.» Afferma un poco infastidito mentre si siede al suo fianco. Possibile che siate così tanto incapaci a parlare, voi due? Non che io sia un campione, ma almeno con mia moglie parlo!
Radish, per quanto non sia sicuro di potersi fidare proprio più di nessuno, decide comunque di vuotare un poco il sacco, complice anche la generosa quantità di alcol ingerito proprio per non sentire più tutto questo dolore.
«Vedi come lo guarda?» Sibila con rabbia, facendo un cenno stizzito verso la moglie e Everett «È da quando sono stato tanto pazzo da morderla che non mi guarda più così!»
«Un rapporto richiede impegno. Non puoi arrenderti così facilmente.»
Se già le sue parole gli danno fastidio, e gli fanno anche domandare perché, a quanto pare, solo lui debba impegnarsi tanto, la rabbia sale ancora di più quando nota Nike e Blackwood avvicinarsi ai due, con le mani strette l’una all’altra e un amore puro e genuino quando si guardano.
«Ciò che provano loro è reale, sincero. Il nostro rapporto è tutto un’ill—»
«Mi sa che Everett non si sbaglia troppo, su di te: sei davvero un idiota.» Lo interrompe subito, guardandolo forse per la prima volta con quell’aria severa ed intransigente che di tanto in tanto ha sfoggiato giusto con i fratelli, e solo nei casi più gravi. «Quei due sono cresciuti insieme, Radish. Si conoscono letteralmente da tutta la vita. Pensi che loro non abbiano avuto momenti di screzio? O che non ne avranno in futuro? Pensi che quando si coricano la sera, non abbiano mai niente di cui discutere? Loro semplicemente hanno capito nel corso di anni di relazione come smussare gli angoli per non farsi male. Gli stessi angoli che voi due, invece, continuate a prendere a testate.»
Maddox è famoso principalmente perché dotato di una forza fisica ben al disopra della media, ma in pochi sanno che sia capace di fare anche più male solo con le parole. Perché Maddox è sincero, diretto, indorare la pillola gli urta il sistema nervoso.
Radish, adesso, lo capisce in pieno, perché finora non ha mai davvero accettato l’idea che loro due, alla fin fine, continuano a scivolare sempre per lo stesso, identico, stupido errore.
«Non sai di cosa parli.»
«Amico, sono sposato. E conosco Becca da quando eravamo appena due ragazzini, se è per questo.» Vorrebbe davvero essere più diretto, lo desidera con tutto sé stesso, ma il giuramento alla quale si trova vincolato — oltre al forte affetto che nutre nei suoi confronti — gli impedisce categoricamente di fare di più. In realtà, teme che pure questo possa ritorcerglisi contro, ma sente che è in assoluto la cosa migliore da fare per loro.
«Voi due vi siete trovati legati in un modo più profondo di quanto si possa immaginare che già eravate adulti, entrambi con un passato difficile con la quale convivere e due caratteri ben delineati. Quando siete calmi, quando niente vi minaccia, state bene assieme, o sbaglio? Dovete sforzarvi di imparare a non farvi divorare dai momenti in cui, invece, qualcosa vi fa sentire minacciati.»
«Cosa può farla sentire minacciata adesso?! Non c’è più niente!»
«Questo posto è pieno di ricordi orribili, Radish—»
«E perché allora prendersela con me? Perché sono l’unico contro il quale si rigira?!»
Il dolore che Maddox scorge negli occhi d’onice dell’altro è come una pugnalata. Non vorrebbe vederlo soffrire tanto, vorrebbe poterlo aiutare sul serio, ma tutto rema contro entrambi. L’unica cosa che lo fa sentire vagamente meglio, è il poter constatare nuovamente quanto il DNA di Roman si sia profondamente legato al suo. Perché tu non lo noti, Sher? Cazzo, basta guardarlo negli occhi per capire che, almeno su questo fronte, non è troppo diverso da me! E a te piaceva questa cosa, anche se mi ci sfottevi. Perché non riesci a vederlo?
«Vorrei tanto poterti aiutare, davvero…»
«Almeno dimmi cosa fare. Qualsiasi cosa, davvero, purché non si tratti di aspettare.»
Se già il dolore nel suo sguardo è come una pugnalata, sentire questo tono quasi sottomesso è peggio. Radish non è così, Maddox lo sa benissimo, e sentirlo tanto distrutto da un qualcosa che non può controllare lo fa quasi piangere.
«Mi dispiace…» Ti prego, Rad, ti prego! Non fare idiozie quando arriverà il momento. Ti prego, ti supplico! Mostra a tutti loro di che pasta sei fatto, dimostragli che si sbagliano su tutta la linea. Mostragli ciò che vedo io! «Prova comunque a tenere a mente che l’amore, quello vero, non è una cosa facile. Devi lottare per esso, perché quando finalmente lo trovi, nulla può più sostituirlo.»
E detto questo si alza, dandogli un’affettuosa pacca sulla spalla, e poi si allontana, lasciandolo nuovamente solo. Non lo perderà di vista, questo è certo, ma, se fosse al suo posto, vorrebbe rimanere solo per pensare.
Ed ha ragione, perché Radish sente di poter in qualche modo respirare di nuovo, senza il suo sguardo penetrante a scrutarlo fin dentro l’anima. Questa sensazione di sollievo però sparisce in fretta, perché tutte le sue preoccupazioni tornano prepotentemente a farsi sentire.
Se è così bello, perché fa così male?


Che Sherry se ne sia andata prima degli altri, ovviamente con Everett al seguito, non l’ha stupido per niente. La stanchezza nei suoi occhi era più che evidente, così non ha detto niente al riguardo, neanche quando lo ha salutato con un gesto vago della mano.
Semplicemente l’ha lasciata andare, deciso a darle i suoi spazi. Alla fine, infatti, la soluzione che lo terrorizzava meno era proprio quella di aspettare. Cosa non lo sa del tutto, non ne è certo, ma vuole continuare a sperare con tutto sé stesso che le cose si sistemino lo stesso.
È rimasto nei Territori del Sud fino all’ultimo ed ha poi salutato un po’ freddamente i pochi che sono rimasti lì a dormire, ovvero Vegeta, Piccolo, Tensing e Gohan. Sono infatti stati invitati ad uno scontro amichevole il giorno successivo, e non si sono certo fatti pregare. Greywind è stato poi abbastanza sveglio da usare la scusa che il piccolo Mezzosangue potrebbe imparare tante cose interessanti per convincere maggiormente Chichi, che invece è tornata nel mondo esterno con gli altri, così da tornare da Goten e dal padre che se n’è occupato per tutto il giorno.
Una volta salutati tutti, però, non aveva più scuse per restarsene in giro, ed è quindi tornato alla magione.
Ha sperato fino all’ultimo istante di trovarla addormentata nel loro letto, di vederla appallottolata nelle coperte come al solito, ma è stata una speranza vana. Non appena aperta la porta, infatti, la stanza era insopportabilmente vuota e buia, con quell’enorme letto dolorosamente vuoto e intatto.
L’idea di lasciarla perdere fino a quando non fosse stata pronta è così volata dalla finestra, sostituita da una a conti fatti più fattibile. Pensava infatti di essere capace di lasciarle i suoi spazi, di essere capace di stringere i denti almeno fino al sorgere del Sole, così da provare a parlarle con la speranza che fosse un minimo di buon umore, ma proprio non ce l’ha fatta. Quella stanza estranea era troppo da sopportare, si sentiva opprimere e soffocare, così ha deciso di andare alla fonte del problema.
Considerando come in genere gli vanno le cose, era abbastanza certo che avrebbe incontrato qualcuno sul suo tragitto, qualcuno come Everett, che lo avrebbe inevitabilmente rallentato o, peggio, fermato.
Invece niente, nessuno. Tutti ancora troppo presi dall’ondata di novità dalla quale sono stati travolti, sovreccitati dalle nuove, bizzarre amicizie, invogliati da tutta quell’inaspettata allegria a farsi un giro per fare quattro chiacchiere in compagnia.
Da una parte si è sentito assai sollevato sulle prime, ma adesso, dopo una veloce riflessione, sente che forse sbagliava. Se Everett non è per quei corridoi con Blackwood, e non sta neanche pattugliando il corridoio che porta alle stanze della Regina, dove altro potrebbe essere se non proprio con suddetta Regina? Magari, pensa, dopo una giornata ad evitarmi, è riuscito nel suo intento.
Un’improvvisa quanto intensa ondata di feroce gelosia lo travolge tutto in un colpo, facendogli affrettare il passo, ed in pochi secondi è finalmente davanti a quelle grandi e pesanti porte scure che tanto voleva evitare. Sei un povero idiota se pensavi davvero che ti avrei lasciato campo libero tanto facilmente!
Spalanca con forza le porte e subito punta gli occhi sull’enorme letto al centro della stanza, che però è fortunatamente vuoto. Non che Sherry sia il tipo di donna che si fa tanti problemi a fare sesso anche appiccicata ad una finestra, ma in qualche modo non trovarli lì, sdraiati sotto quelle calde coperte, lo rincuora subito.
«Che ci fai qui?»
Il cuore accelera improvvisamente, e la rabbia e la gelosia si mescolano ad un improvvisa paura. Non sa esattamente se sia sua o della compagna, che dall’angolo della stanza lo fissa con una strana espressione in volto, ma neanche gli interessa. La cosa importante è che è lì da sola, che Everett non sia ancora riuscito nel suo odioso piano.
Si ricompone al meglio delle proprie capacità e, seppur con discreta difficoltà, riesce momentaneamente ad arginare tutto il turbinio di emozioni che lo stanno facendo impazzire, così da provare a chiarire quella strana ed insopportabile situazione.
«Si può sapere che ti prende?» Domanda a bruciapelo, mentre l’avvicina con rinnovata cautela. A tradire il suo nervosismo però è la voce, troppo rabbiosa per lasciar spazio a qualche dubbio.
Il fatto poi che Sherry stia bevendo quello che gli sembra whisky, e che abbia tutta l’aria di una che si è già scolata almeno un paio di bicchieri, gli puzza incredibilmente. Non che di norma non beva, anzi, solo che non lo fa mai da sola.
«Mh?»
Gli pare davvero che non capisca, come se non fosse successo niente di strano o vagamente diverso dal solito. In un certo senso, però, gli pare anche che lo guardi con una certa diffidenza.
«È tutto il giorno che mi ignori e mi eviti… e poi puzzi come una distilleria.» Nel dirlo le prende il bicchiere di mano e lo poggia da una parte, non sorprendendosi particolarmente nel sentirla sbuffare contrariata. Se non lo avesse fatto, sarebbe partito immediatamente alla ricerca delle Sfere, perché sarebbe stato oltremodo evidente che davanti a sé non c’era più la stessa Sherry.
Invece il fatto che lo allontani bruscamente non appena prova ad avvicinarla, e che lo guardi poi con rinnovato astio, è strano. Strano ed insopportabilmente doloroso per lui, che senza volerlo allenta un poco quella fragile valvola che gli permette di trattenersi.
«Si può sapere che cazzo succede, eh?!»
Cammina piano, Sherry, allontanandosi da lui senza però dargli mai le spalle. Il lupo è estremamente vigile adesso, probabilmente come non lo è mai stato prima, e grazie all’alcol riesce pure a sovrastare quasi totalmente i suoi sentimenti. Perché lì, impaurito e nascosto da qualche parte, splende ancora con forza l’amore folle che nutre nei suoi confronti.
«Dobbiamo trovare il modo di annullare questo collegamento. I miei stati d’animo mi creano abbastanza problemi senza che vengano influenzati anche dai tuoi.» Ringhia a denti stretti, senza mai interrompere il contatto visivo. Sente ogni fibra del corpo reagire e vibrare per la rabbia che proviene da lui, e di colpo si rende contro che la porta è troppo lontana per tentare la fuga. Non che potrebbe comunque sfuggirgli molto a lungo, ma è abbastanza certa che, scappando, Everett riuscirebbe in qualche modo a frapporsi tra loro, dandole così modo e tempo di rimpiattarsi in qualche buco a lui inaccessibile. Se solo riuscissi a distrarlo!
Radish, dal canto suo, non capisce. Gli sembra davvero troppo assurdo che abbia preso ad evitarlo perché sente le sue emozioni, ma a sentirla invece è proprio così. Ma perché adesso dovrebbero darle fastidio? Perché le ha donato il suo cuore? Perché la desidera costantemente come non ha mai desiderato altro in vita sua? Forse perché di colpo invece è lei a desiderare altro e non vuole che lo sappia? Non capisce, non ci riesce proprio, e per questo sente solo la rabbia aumentargli dentro, tanto da offuscargli sempre di più la mente.
«E sarebbe colpa mia?!» Sbotta, avvicinandosi a grandi falcate fino a troneggiare pericolosamente su di lei, ora con le spalle al muro «Ma che cazzo, ti pare una risposta sensata?! Cosa cazzo ti passa per quella testa, eh?!»
«Non ne voglio parlare.» Lo interrompe immediatamente, provando a sgusciare di lato per sottrarsi al suo fiammeggiante sguardo indagatore.
La reazione che però ottiene è proprio quella che in fondo si aspettava, e al tempo stesso l’ultima che voleva.
Radish l’afferra infatti per un polso, strattonandola all’indietro prima che possa fare anche un solo passo in più verso la porta: «Col cazzo che te ne vai, prima—»
«Perché non te ne vai tu invece?!» Gli urla contro, ora con una cattiveria che Radish neanche immaginava potesse avere.
«Tu non puoi pensare di entrare nella mia vita, sconvolgerla completamente, farmi sentire maledettamente felice e poi buttarmi via come un giocattolo rotto!» Urla di rimando, neanche rendendosi conto delle parole che gli escono dalla bocca. Il maledetto terrore di perderla, di vedersi scivolare tra le dita quel maledetto futuro in cui tutti lo hanno spinto a credere, ha abbassato tutto in un colpo il prezioso filtro pensieri-parole, facendolo parlare di getto.
«Non capisci che la tua felicità è altrove?!»
Non ci provare! «Tu sei la mia felicità!» Urla ormai in preda ad un profondo smarrimento misto a pura disperazione. Dentro di sé sente qual è la piega che ha preso la conversazione, qual è il punto che sta inesorabilmente raggiungendo, ma non vuole crederci neanche per un istante. Non può fargli una cosa simile, non può, non vuole crederci assolutamente.
Col cuore che si stringe dolorosamente nel petto e la voglia disperata di stringerla a sé fino a convincerla a non arrivare assolutamente a dire qualcosa che li condannerebbe, si sforza di fare un respiro profondo e tenta invano di avvicinarla, guardandola con tutto il sentimento che può, malgrado la vista si stia facendo pericolosamente appannata.
«Rimettiamo insieme i pezzi della nostra vita e andiamo avanti. Possiamo farlo, lo sai.»
«Ma non voglio, Radish.»
La voce è piatta, impersonale, insopportabilmente fredda, e lo sguardo è duro, imperscrutabile, come se tutta questa faccenda non la riguardasse minimamente. Eppure lo sente il suo dolore. Lo avverte dentro che si mescola al proprio, creando un qualcosa di così atroce da sopportare che sente davvero di essere sul punto di esplodere.
«Ma—»
«La nostra è una storia distruttiva, non lo capisci? È per questo che dovremmo allontanarci per un po’.»
Di colpi duri, nella vita, Radish ne ha incassati tanti e in tanti modi diversi. Se ci pensasse, si renderebbe conto che ad un certo punto quasi tutto gli si è rigirato contro, scoppiando rovinosamente davanti ai suoi occhi. Sherry però non doveva farlo. Non era possibile, a sentire gli altri. Ciò che li lega è qualcosa di unico, irripetibile, qualcosa che ti segna nel profondo, ti incatena e ti piega a quel dolce sentimento che mai prima Radish aveva pensato di poter provare. Ed era felice di provarlo, con lei. Per quanti problemi si siano mai potuti presentare in quei mesi, per quanto lui stesso abbia fatto in modo di incrinare la situazione, mai una volta è stato capace di pensare realmente la sua vita senza di lei. Gli sembrava assurdo anche solo doverlo immaginare, perché per loro non doveva proprio essere neanche un’opzione!
E invece gli ha appena detto che dovrebbero allontanarsi per un po’. L’ha detto come una semplice quanto terrificante ipotesi, un qualcosa puramente da prendere in considerazione, ma non è suonata per niente così.
Sente il corpo farsi di colpo gelido e pesante, e le braccia si abbandonano di colpo lungo i fianchi. Gli risulta difficile persino respirare tanto è stordito, tanto è stato insopportabilmente duro ascoltare quelle fredde parole. Tutto in lui si rifiuta di crederci, faticando inesorabilmente per dargli un senso diverso.
«Cosa stai dicendo…?» Mormora con un filo di voce, mentre il cuore si sgretola in tanti piccoli pezzi.
Sherry, immobile davanti a lui, si sforza con tutta sé stessa di trattenere le lacrime, di non crollare proprio adesso, mentre la voce del lupo le sussurra che sta prendendo la decisione migliore, che per il momento è l’unica scelta sicura per tutti, convincendola così a pronunciare le ultime parole che Radish mai avrebbe voluto sentirsi dire da lei: «Che le nostre strade si dividono qui.»




ɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ben ritrovati, amici lettori!😘
Beh… ecco il peggio! 😰😈
Ve l’avevo detto di prepararvi. In quanti lo avevano preso in considerazione?
Poi, che dite, le paure di Radish sono giustificate o no? E come reagirà adesso?🤔

Comunque anche a questo giro, 36 pagine! Capite perché non l’ho messo nel precedente? Ed è stato pure tagliatissimo, sennò si andava a 60 e passa pagine facile, facile!
Devo decisamente imparare a scrivere meno, sì, lo so.

Vi lascio subito perché Felix, il gatto ciccione perennemente a dieta come me, reclama di cattiveria le mie attenzioni, e se mi trattengo per un solo minuto di troppo… 💀

Alla prossima settimana
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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