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Autore: storiedellasera    24/11/2020    1 recensioni
Alcuni desideri sono fatti per cercare la felicità. Altri desideri invece sono espressi per infliggere sofferenze.
Lo sanno bene Milla e Kyleen, proprietarie di una locanda molto particolare.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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La strega dei desideri

-Parte 6-





Venne l’inverno e fu molto rigido.
Le nevi si sciolsero in primavera. Passò poi un anno intero.
Fu un periodo tranquillo sulla montagna. La locanda, in tutti quei mesi, aveva accolto diversi clienti e solo pochi di loro avevano espresso dei desideri.
Milla, ormai l’unica allieva di Zeela, si era trasformata in una giovane donna, fiera e innamorata di Kyleen. Ciò che era nato come un profondo affetto tra le due ragazze, si era tramutato lentamente in amore. Non c’era bisogno di confessarlo a Zeela e Valden, poiché era evidente il sentimento che provavano le fanciulle l’una per l’altra.
Erano entrambe felici… e la loro felicità, in un certo senso, sembrava far risplendere la locanda di luce propria.
Milla, durante l’anno, tornò a visitare la capitale del regno.
Qualche volta lo fece per sbrigare delle commissioni per conto di Zeela, altre volte per puro diletto. In un paio di occasioni portò persino Kyleen con se.
Verso l’estate, Milla si recò nella sua vecchia abitazione nella speranza di riconciliarsi con sua madre. La ragazza si considerava una persona del tutto nuova ora che aveva trovato l’amore e per questo voleva rimediare ai suoi errori del passato.
Sua madre l’accolse in lacrime… ma la gioia non durò a lungo.
Quando Milla le rivelò la sua relazione con Kyleen, la madre andò su tutte le furie. Disse che era una vergogna legarsi a una persona del nord.
Gli uomini e le donne del settentrione erano solo dei barbari, più insulsi delle bestie.
Tale era il parere degli abitanti del regno e la madre di Milla non faceva eccezione. La donna continuò a sgridare sua figlia per poi passare agli insulti.
Milla, mentre ascoltava la violenta sfuriata, fu scioccata nello scoprire che neanche una di quelle parole era in grado di ferirla. Comprese che ogni legame con sua madre era ormai reciso e questo le andava bene. Lei aveva Kyleen, aveva la locanda e la magia… e non poteva desiderare nient’altro.



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“Serve altro stufato!” Urlò Milla affacciandosi nelle cucine.
Zeela, troppo indaffarata con le pentole sui fuochi, si limitò ad annuire. Era mezzogiorno e la locanda pullulava di clienti decisamente affamati. Raramente la sala pranzo vantava così tanti ospiti. Il baccano era assordante ma piacevole. Si levavano risate, schiamazzi e brindisi. Un bardo saltò improvvisamente su un tavolo e iniziò a suonare una melodia con il suo liuto.
Si unirono a lui altri musicisti muniti di flauto e tamburello. In men che non si dica tutti i clienti nella locanda iniziarono a battere le mani a ritmo della canzone. Cantarono, in maniera stonata e allegra, dei versi esilaranti quanto osceni.
Milla, che serviva ai tavoli, aveva molte difficoltà a muoversi tra i clienti così ubriachi ed euforici.
Kyleen le dava una mano mentre Zeela e Valden erano impegnati nelle cucine.
Le due ragazze attiravano non poche attenzioni. Gli ospiti nella sala da pranzo gradivano la loro presenza, specialmente quella di Kyleen.
Lei non dava peso alle battute e agli ammiccamenti nei suoi confronti. Ma Milla era tremendamente gelosa di tutti quegli sguardi lascivi sulla sua amata… e questo divertiva moltissimo Kyleen.
“Altro stufato!” Esclamò uno dei clienti seduto a un tavolo insieme ai suoi rumorosi compagni.
Un altro uomo, per richiedere altra birra, alzò fin sulla sua testa un boccale di legno e lo fece oscillare cercando di attirare l’attenzione di Milla.
“Solo un momento” rispose lei dall’altro lato della sala. Si asciugò la fronte imperlata di sudore e corse verso il bancone della locanda. L’aria viziata e il caldo di quella giornata non aiutavano di certo Milla nelle sue mansioni. Ma non osava lamentarsi, poiché sapeva che il calore nelle cucine era molto più intenso rispetto a quello che si percepiva nella sala da pranzo.

Milla stava ancora spillando della birra dietro il bancone quando Kyleen la raggiunse.
La ragazza del nord, fingendo di lavorare, allungò una mano sul fianco di Milla, sicura che nessuno dei clienti era in grado di vederla per via del bancone.
Milla iniziò a spingerla via con dei colpi d’anca mentre era ancora impegnata a riempire il boccale di birra. “Falla finita!” Sussurrò, come se temesse di essere udita da qualche cliente nel mezzo di tutta quella baraonda. Kyleen era fatta così: adorava stuzzicare Milla, non per malizia -non sempre- ma solo per il puro gusto di infastidirla.
Continuò a punzecchiare Milla, lei sussultò e si versò della birra sull’abito. Ridacchiarono entrambe.

D’un tratto, al di fuori della locanda si levò un urlo brutale. Seguirono altri terrificanti versi, pronunciati in una lingua straniera. Non ci fu il tempo per reagire, tantomeno pensare.
La porta della sala da pranzo fu spalancata violentemente. Diversi uomini irruppero nel locale. Vestivano abiti di cuoio e pelli d’animale. I loro volti erano decorati con pigmenti bluastri. Avevano occhi chiari e capelli dorati, sciolti o legati in lunghe trecce. Brandivano diverse armi. Iniziarono a scagliare lance e frecce tra i clienti. Non miravano a nessuno di loro in particolare, volevano semplicemente massacrare tutti i presenti.
Alcuni degli ospiti erano armati e tentarono di contrattaccare ma gli invasori erano troppo forti per poter essere fermati. In pochi istanti si scatenò il panico nella sala da pranzo.
Urla di disperazione sostituirono i canti e le risate.
Milla era paralizzata dalla paura e Kyleen, sempre al suo fianco, aveva appena impugnato la spada dall’elsa dorata nascosta dietro il bancone: “mi hanno trovata” disse con un filo di voce.
Solo in quel momento Milla notò una certa somiglianza tra gli invasori e la sua amata. Comprese che quei barbari erano guerrieri del nord, giunti fin sulla montagna per scovare e uccidere Kyleen… oltre a tutti coloro che trovavano sul loro cammino.


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Ciò che nessuno poteva aspettarsi era che gli invasori avevano circondato la locanda prima di passare all’attacco. Diversi barbari entrarono nelle cucine mentre il resto di loro irrompeva nella sala da pranzo.
Valden agì d’istinto: agguantò una pentola piena d’olio bollente e la gettò contro uno dei barbari. E mentre la sua faccia iniziava a sciogliersi tra atroci dolori e grida lancinanti, Valden rubò la spada di quel guerriero per poi scagliarsi contro altri tre uomini del nord.
Muovendosi rapidamente, il guardiano della locanda mozzò la gola a due di loro, facendo arretrare il terzo. Ma altri barbari stavano entrando nelle cucine e iniziarono a scoccare diverse frecce.
Un dardo colpì Zeela in pieno petto. Una seconda freccia si conficcò nella sua gamba.
Altri due dardi gli perforarono il ventre.
La strega cadde al suolo, immersa in una pozza del suo stesso sangue.
Valden capì che Zeela era ormai condannata. Con la morte nel cuore uscì fuori dalle cucine per precipitarsi nella sala da pranzo.


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Pochissimi clienti, i veri fortunati, riuscirono a fuggir via dalla locanda.
Gli altri venivano uccisi brutalmente dai guerrieri del nord. Uno di loro alzò lo sguardo e intravide Milla e Kyleen: afferrò dalla cintola un’accetta e la scagliò contro le ragazze.
L’arma vorticò a mezz’aria e in un lampo percorse l’intera stanza, andando a conficcarsi nel muro alle spalle di Milla. Lei aveva sentito chiaramente il rumore dell’aria che veniva smossa dalla lama mentre le sfiorava una guancia.
Per la paura, le sue gambe cedettero. Stava per cadere a terra ma Valden, appena giunto al suo fianco, l’afferrò con un braccio e la caricò su una spalla.
“Corri!” Urlò poi l’uomo a Kyleen.
La giovane non fece alcuna obiezione e seguì Valden tra i corridoi della locanda. Milla era ancora sulla sua spalla. I barbari partirono all’inseguimento mentre urlavano qualcosa nei confronti di Kyleen.

Valden entrò in una camera da letto e si precipitò subito verso una finestra che dava sul retro della locanda. Il sole del mezzogiorno inondava di una luce dorata la stanza.
Kyleen fu l’ultima ad entrare, chiuse la porta alle sue spalle e la bloccò con un mobile.
“Dov’è Zeela?” Chiese Milla guardando Valden.
Ma l’uomo preferì tacere. Aveva già spalancato le imposte, afferrò subito Milla e la fece uscire dalla stanza.
“Dov’è Zeela?” Ripeté lei, questa volta urlando.
Valden la ignorò di nuovo e Milla cadde nella più buia delle disperazioni.
I barbari intanto stavano sfondando la porta della camera con colpi d’ascia e di spada. Valden porse la mano verso Kyleen e aiutò anche lei ad uscire dalla stanza.
I due si guardarono negli occhi per un unico, intenso momento. La ragazza del nord colse qualcosa nell’espressione del suo maestro di scherma, qualcosa che non le piacque affatto.
“Vai” disse lui con un sussurro.
In quel momento, i barbari del nord riuscirono a sfondare la porta.
Valden fece roteare la sua spada e corse contro di loro. Kyleen urlò disperata, fece per tornare nella camera ma Milla la prese e iniziò a trascinarla via.
Le due ragazze riuscirono a intravedere Valden squarciare il ventre di un barbaro per poi esser circondato da altri nemici. Le loro armi si alzarono e si abbassarono ripetutamente sul guardiano della locanda.
Kyleen continuò a gridare, rabbiosa e addolorata. Si agitò, scalciò con tutte le sue forza ma Milla la teneva stretta a se. Non avrebbe mai permesso alla sua amata di andar incontro a una morte certa. Ma i barbari volevano Kyleen. Si riversarono quindi all’esterno della locanda e corsero in direzione delle due ragazze.
Milla aveva raggiunto i fiori dell’equinozio. Si fermò perché sapeva che i bruti erano molto più veloci di lei. Lasciò andare Kyleen che si mise subito al suo fianco. Con occhi gonfi di lacrime urlò qualcosa nei confronti degli invasori, pronunciando parole, maledizioni e bestemmie nella sua lingua madre. Mentre gridava, batteva le mani sul petto in segno di sfida.
In qualche modo la sua rabbia si espanse in Milla, come un fuoco che divampa da un albero all’altro.
La ragazza serrò i denti e portò le mani all’altezza del petto. Una luce cupa e rossa si sprigionò di fronte a se. Era una fonte di luce così minacciosa da bloccare l’avanzata dei barbari.
Milla piegò un poco le ginocchia poiché sapeva che il contraccolpo della sua magia era abbastanza potente da scaraventarla via.
Evocò una lunga scia di lava incandescente e la scagliò contro i guerrieri del nord. Come una frusta rovente, l’incantesimo investì alcuni di loro.
Si udì immediatamente il rumore della carne umana sfrigolare. Gli abiti e i capelli dei barbari presero subito fuoco. Quei malcapitati caddero a terra, contorcendosi e urlando per la disperazione.
Milla li fissò solo per un istante e comprese di aver appena ucciso, per la prima volta, degli esseri umani. Un senso di nausea germogliò nel suo stomaco, la ragazza lo avvertì come se fosse un’enorme palla di acido altamente corrosivo.
Con grande sforzò ignorò quell’orrenda sensazione e scagliò una seconda lingua di lava contro altri barbari. Questi iniziarono a battere in ritirata, terrorizzati.
Non avevano mai visto una magia e per fortuna Milla era riuscita a ritrovare la concentrazione per generare un incanto molto potente.
Ma i barbari, prima di sparire nella foresta, scoccarono diverse frecce contro la strega.
Milla era stremata e capì che non poteva muoversi. Non sarebbe mai riuscita a schivare quei dardi, tantomeno accucciarsi al suolo. Eppure neanche una di quelle frecce riuscì a colpirla. Kyleen le aveva fatto da scudo umano, scattando di fronte a lei.
Milla udì chiaramente il suono dei dardi colpire e affondare nella carne della sua amata.
I barbari erano andati via e improvvisamente era calato un silenzio a dir poco surreale.
Kyleen tremò nel tentativo di restare in piedi. Ma le ferite che aveva subito erano troppo gravi. Una delle varie frecce che l’avevano colpita si era conficcata in profondità nel suo torace.
Si accasciò. Milla la prese e l’aiutò a sdraiarsi al suolo.

La ragazza era incapace di pensare. Aprì la bocca per parlare ma riuscì solo ad emettere degli striduli gemiti. Il mento le traballava ogni volta che cercava di articolare qualche frase.
Pianse a dirotto mentre stringeva a se Kyleen. Anche la ragazza del nord era incapace di parlare e respirava a faticava.
Milla avvertì il sangue della sua amata scorrergli sulla sua pelle.
Quella sensazione sembrò destarla dal suo atroce torpore: “s-sta calma” riuscì a dire. Nonostante si fosse sforzata per parlare, quelle parole uscirono fuori dalla sua bocca come un flebile sussurro.
Raccolse un grade respiro e tornò ad essere padrone di se stessa.
“Zeela” gridò. “Zeela!”
Non ci fu risposta. Si udiva solo il crepitio del fuoco che bruciava gli abiti dei barbari uccisi dalle scie di lava.
“Zeela.”
Kyleen cercò di muoversi. Alzò lentamente una mano, era sporca di sangue.
Milla la prese e guardò negli occhi Kyleen. Entrambe piangevano.
 
“Non ti lascio” disse Milla con voce tremante.
Si alzò e cercò un modo per trascinare Kyleen nella locanda. “Zeela” continuò a urlare il nome della sua maestra. Milla infine alzò da terra la sua amata e iniziò a portarla in braccio.
Quest’ultima gemeva di dolore a ogni sussulto che investiva il suo corpo.
Milla strinse i denti mentre tutti i suoi muscoli tremavano per la fatica. Era stremata per le magie che aveva usato e non era abituata a sollevare pesi.
Avanzò a tentoni verso la locanda ed entrò nelle cucine. Trovò i corpi di tre barbari del nord e una lunga scia di sangue che non apparteneva a quei cadaveri.
Milla seguì quella traccia rossa fino a raggiungere la grande sala da pranzo. I clienti giacevano senza vista sul pavimento. C’era sangue ovunque.
“Zeela!” Urlò Milla quando scorse la sua maestra al suolo.
L’anziana strega si stava trascinando sul pavimento. Era lei a lasciare quella lunga scia rossa. Milla adagiò Kyleen vicino a Zeela per poi gattonare verso di lei.
Tra tutti i corpi dei clienti si levò un lamento.
Un uomo era sopravvissuto all’invasione dei barbari. Milla alzò lo sguardo verso di lui: era seduto a terra, gravemente ferito. Aveva il ventre lacerato e gli organi pulsanti riversi al suolo.
L’uomo, impazzito per l’orrore, stava cercando di raccoglierli e di rimetterli in nel corpo.
Milla non poteva aiutarlo o forse non voleva. La sua priorità era salvare Zeela e Kyleen.
Quest’ultima iniziò a tossire e a gemere. Sputò sangue.
“No” sussurrò Milla mentre le stringeva la mano. Cercò poi di tamponare le sue ferite usando lembi rimediati dalle maniche del suo abito che strappava con i denti.
Kyleen era pallidissima. Il suo corpo era gelido e tremava per i brividi. Iniziò a perdere le forze. Milla continuava a darsi da fare per arrestare le emorragie.
Gli ultimi respiri di Kyleen si ridussero prima a flebili sospiri... poi cessarono del tutto. La ragazza smise di muoversi.
Milla fu pervasa da un dolore insopportabile.
Contrasse la bocca e irrigidì tutti i suoi muscoli. Desiderava urlare ma non era in grado di farlo. Si piegò e baciò la fronte di Kyleen. Sentì il sapore metallico del sangue espandersi nella sua bocca. Le lacrime tracciavano delle calde scie sulle sue guance.
Strinse a se il corpo della sua amata: “non lasciarmi sola…” sussurrò “…non voglio!”
Un rumore alle sue spalle la fece sussultare.
Zeela si stava lamentando per il dolore. Milla si voltò verso di lei e vide la strega contorcersi mentre allungava la mano nella sua direzione.
Milla la fissò scioccata per diversi secondi. Era confusa e spaventata.
Comprese solo dopo qualche secondo di aver espresso un desiderio con quelle sue ultime parole.
E Zeela era stata costretta, dalla magia della locanda, ad esaudirlo.
Kyleen improvvisamente prese un lungo e straziante respiro. Milla tornò a fissarla.
La ragazza del nord si agitava e si lamentava per il dolore. Urlava ogni volta che veniva sfiorata da Milla. La magia del desiderio l’aveva rianimata ma, per vie delle sue gravi ferite, era bloccata in un limbo tra la vita e la morte. Un ciclo perpetuo di sofferenza.
Inondata di nuova energia, Milla balzò in piedi e corse verso lo studio della strega. Passò vicino la stanza in cui si trovava Valden.
La ragazza lo vide: il corpo senza vita dell’uomo era stato martoriato in un modo così atroce da far venire il capogiro a Milla. Lei lottò per non perdere i sensi, si piegò in due per vomitare. Tale era l’orrore che provava nel vedere cos’era rimasto del guardiano della locanda.
Prese un gran respiro, si asciugò le labbra con il dorso della mano e infine raggiunse lo studio di Zeela. Frugò freneticamente tra gli oggetti dell’anziana e prese diverse pozioni in grado di far addormentare Kyleen.
Il suo piano era quello di lenire le sofferenze della sua amata e prendere così del tempo per poterla guarire… anche se non sapeva come rimarginare ferite della ragazza del nord.

Tornò immediatamente nella sala da pranzo. Raggiunse Kyleen, ancora preda di dolori lancinanti. Le fece bere il contenuto di quelle pozioni. La ragazza del nord deglutì a fatica e in poco tempo si assopì. Milla, che ora iniziava a sentirsi tremendamente stanca, strisciò verso la sua maestra.
“Zeela…” disse, e nel farlo provò un grande dolore alla gola. Tutti quegli urli le avevano quasi fatto perdere la voce. “Zeela, cosa posso fare?” Chiese.
La strega alzò gli occhi verso di lei, respirava a fatica.
Milla si avvicinò un altro po’ alla sua maestra: “dimmi che cosa posso fare.”
Ma l’anziana locandiera ormai non udiva più alcun suono. Non sentiva neanche il dolore delle sue ferite. Si sentì leggera, come se stesse fluttuando nel vuoto. Era persino tranquilla.
Continuò a fissar Milla e pensò che i capelli rossastri della sua allieva erano bellissimi.
Con quell’ultimo pensiero, Zeela chiuse per sempre i suoi occhi.


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Il rumore delle foglie calpestate rompeva il silenzio nella foresta.
Flio era a corto di fiato ma strinse i denti e continuò a correre. Passò vicino a un gruppo di cervi intenti a pascolare nelle vicinanze. Gli animali balzarono agilmente e fuggirono via.
La giovane, con un ultimo sforzo, raggiunse la locanda dei desideri. Erano passati due giorni dall’attacco dei barbari del nord.
Nell’aria aleggiava un orribile tanfo, qualcosa che era stato dato alle fiamme. Si poteva percepirlo addirittura nel bosco, ma vicino alla locanda quell’odore si era fatto intenso e insopportabile.
Flio esitò prima di aprire la porta del locale. Si fece coraggio ed entrò.
L’aria nella sala da pranzo tremendamente viziata. La stanza era stata messa a soqquadro: tavoli e sedie erano riverse al suolo, cibo marcio e macchie rossastre tappezzavano il pavimento e le pareti. In quella penombra, Flio iniziò ad aver molta paura.
Aprì la bocca per parlare, per annunciare la sua presenza… ma in quel momento un rumore la fece trasalire, costringendola al silenzio.
Era il rumore di passi, provenienti al retro della locanda.
Flio deglutì e, tremante come una foglia, avanzò in quella direzione. Superò le cucine che, come la sala da pranzo, riversavano in un pessimo stato.
Una volta all’esterno, nello spiazzo sul retro della locanda, Flio sussultò per l’orrore: un cumulo di cadaveri carbonizzati giacevano al suo cospetto. I morti, ammassati gli uni sugli altri, sembravano un agglomerato di corpi cinerei.
Flio fu così scioccata nel fissare quell’immagine che non si era resa conto di non esser sola. Milla era apparsa al suo fianco.
Appariva stremata e affamata, curvata in avanti e con occhiaie pesanti. Era sporca di terra, polvere e sangue essiccato. I suoi capelli erano rovinati e sfilacciati.
Flio deglutì prima di rivolgerle la parola: “Milla! Cosa…? D-dove sono tutti gli altri?” Un secondo brivido scosse la mezza fata. Istintivamente tornò a guardare il mucchio di cadaveri vicino a se, come se si aspettasse di intravedere dei volti familiari tra quei morti.
Lentamente, Milla indicò i fiori dell’equinozio alle sue spalle: “lì ci sono Valden e Zeela” rispose con voce spenta.
Flio la fissò turbata. Pensò che Milla fosse impazzita.
Ma lei continuò: “ho sparso le loro ceneri sui fiori, non volevo lasciarli insieme a tutti gli altri cadaveri.”

Flio arretrò di qualche passo: “no…” disse sconvolta “…no, no, no.”
Si sedette sotto il portico della locanda e iniziò a piangere.
Milla avanzò e si chinò di fronte a lei: “perché sei qui, Flio?” Chiese.
La mezza fata singhiozzò per altri secondi prima di rispondere: “sapevo dell’attacco alla locanda.”
“Come facevi a saperlo?”
“Il signore dei maghi. Ieri sera mi ha confessato di aver inviato i guerrieri del nord su questa montagna. Voleva uccidervi tutti così da prendere la locanda per se.”
“E ti ha mandato qui per vedere se eravamo tutti morti? Per vedere se il suo piano aveva funzionato?”
Flio si sorprese nel sentire quelle accuse. Alzò da testa verso Milla… ma lei le aveva già messo le mani attorno al collo.

Il cuore di Flio iniziò a battere all’impazzata.
Tentò invano di liberarsi dalla presa di Milla. Cercò quindi di alzarsi ma perse l’equilibrio e ruzzolò a terra. Milla si sedette su di lei. Aveva gli occhi iniettati di sangue.
Flio comprese che voleva ucciderla e magari l’avrebbe fatto senza provare alcun rimorso.
“Mi hai portato via tutto” disse Milla con voce rauca.
La mezza fata tentò di replicare ma non poteva. Continuò a dimenarsi: allungò le mani sul volto di Milla, tentò di graffiarle gli occhi o di strappargli via i capelli. Infine infilò le dita tra i denti della sua assalitrice e lanciò una magia nella sua bocca.
Delle piante iniziarono a germogliare e a crescere rapidamente nella gola di Milla.
Lei, terrorizzata, lasciò la presa da Flio che iniziò a tossire e a prendere grandi respiri.
Milla finì a terra. Il suo corpo era pervaso da conati e contrazioni nella speranza di sputar via le piante nella sua gola.
Flio si alzò: “attenta, Milla. Ora sono una maga a tutti gli effetti. Le piante e gli animali rispondono al mio volere.”
La mezza fata continuò a far germogliare rami e foglie all’interno di Milla. Avrebbe potuto far apparire anche delle spine, così da lacerare la gola della ragazza, oppure avrebbe potuto semplicemente soffocarla.
Flio però decise di porre fine al suo incantesimo e le piante da lei evocate appassirono rapidamente. Milla rimase a terra per molto tempo, impegnata a sputar via tutti quei rametti e foglie morte.

La mezza fata si avvicinò a lei: “sei tu che mi hai portato via tutto.”
Milla la fissò. Era perplessa ma anche oltraggiata.
Flio sembrava molto arrabbiata: “ti sei mai chiesta perché Zeela ha voluto dare la locanda a te e non a me?”
“Non osare pronunciare il suo nome” ribadì Milla seppur con un filo di voce.
Ma la mezza fata avanzò un altro po’ e si puntò l’indice sul petto: “lei era la mia maestra. Poi sei arrivata tu è hai rovinato tutto. Io dovevo ereditare la locanda. Non tu.”
Milla balzò subito in piedi e indicò l’edificio: “e guarda dove il tuo desiderio ci ha condotti, Flio.”
Nella confusione della lotta, i verdi capelli della mezza fata si erano scompigliati.
Lei li legò dietro la testa, dando così il tempo a Milla di calmarsi.
Flio poi si guardò attorno, fissò le condizioni della locanda, i cadaveri carbonizzati e i fiori dell’equinozio: “credi che tutto questo sia opera del mio volere, Milla?” Chiese con voce calma.
“Se non sei stata tu, allora chi?”
“Ti ho già spiegato che è stato signore dei maghi.”
“Perché non è venuto lui di persona ad affrontarci?”
“Perché i maghi non posso attaccare qualcosa che si trova nei domini di sua maestà. Inoltre il re avrebbe iniziato a fare troppe domande. Ti rammento, Milla, che poche persone al mondo conosco il segreto della locanda. L’attacco dei barbari poteva essere scambiato come una semplice e brutale aggressione da parte degli uomini del nord. E il signore dei maghi avrebbe poi reclamato questa locanda.”
“Mettendo te a gestire la magia dei desideri” Milla stirò un sorriso beffardo quanto crudele.
“Si. Il signore dei maghi mi ha confessato tutto giusto ieri sera. Lui non sa che sono qui.”
Milla sollevò un sopracciglio: “mi vuoi far credere, Flio, che ti sei precipitata nella locanda… la stessa locanda che hai abbandonato dal giorno alla notte …perché eri preoccupata per me?”
Flio annuì: “ero preoccupata per te e per tutti gli altri. Ma dov’è Kyleen?”
Milla ignorò  quella domanda e si avvicinò alla mezza fata con fare minaccioso: “perché dovrei crederti?”
Flio affrontò quello sguardo di fuoco: “perché potevo ucciderti con uno schiocco di dita.”
Milla scruto a fondo gli occhi della mezza fata e non vide alcuna menzogna. Iniziò a rilassarsi.
“Ora mi dici dov’è Kyleen?” Insistette Flio.


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Milla condusse Flio in una camera all’ultimo piano della locanda.
Kyleen si trovava distessa su un letto, con una benda sugli occhi e le frecce ancora conficcate nel corpo. La mezza fata pianse e si agitò nel vedere la ragazza in quelle condizioni.
Milla le raccontò ogni cosa: l’attacco dei barbari, la morte di Kyleen, il suo desiderio.
Flio ascoltò con orrore ogni dettaglio di quella storia.
Tornò poi a fissare la ragazza del nord: “perché non le hai ancora tolto le frecce?” Domandò a Milla.
Lei rispose: “morirebbe nel giro di pochi secondi. Il mio desiderio le ha impedito di morire ma non significa che è diventata immortale. Non so cosa fare.”
“Io si” disse Flio prima di uscire di corsa dalla stanza.
Milla la seguì.

Entrarono nello studio di Zeela.
Flio si diresse verso uno degli scaffali e prese un grande volume nero. Era antico e rovinato.
Milla fissò intimorita quel libro: “magia oscura…” disse rabbrividendo “…non sono mai stata brava con questi incantesimi.”
“Lo so…” rispose Flio, anche lei spaventata “…Zeela non ha mai voluto insegnarci le arti oscure. Ma sono convinta che in questo libro troveremo un modo per guarire Kyleen.”
Non appena la mezza iniziò a sfogliare quel tomo, dalle sue pagine vecchie e ingiallite si librarono strani e inquietanti rumori simili a sussurri. Un’ombra inoltre scese nella stanza.
Flio fece un gran respiro nel tentativo di dominare la sua paura. Continuò a consultare il libro fino a quando non trovò quello che stava cercando: “guarda qui” si rivolse a Milla mentre le indicava una pagina. La ragazza lesse ad alta voce il titolo di quel capitolo: “redivivi.”
“Esatto…” continuò Flio “…Kyleen era deceduta ed è stata rianimata dal suo desiderio. Ma ora è bloccata tra la vita e la morte. Solo in questa rarissima condizione è possibile creare un redivivo.”
“Perché mi stai proponendo una cosa così orrenda?”
“Perché è l’unico modo per salvare Kyleen.”
“Salvarla?”
“Si, i redivivi possono rimarginare ogni ferita.”
Milla lesse con attenzione il contenuto di quelle pagine. Il rituale per la creazione di un redivivo non era particolarmente complesso o lungo. Ma tenere in vita un redivivo richiedeva un’enorme e costante fonte di magia.
“Mi darai una mano?” Chiese Milla alla mezza fata.
Flio annuì.


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Le ragazze trasportarono delicatamente Kyleen nei sotterranei della locanda.
In quel luogo, così buio e umido, grandi funghi emanavano una sinistra luce bluastra. Flio e Milla raggiunsero la piccola grotta in cui si trovavano le radici del vecchio albero magico. L’albero che era in grado di esaudire i desideri delle persone e che fu abbattuto per costruire la locanda.
“Da quanto tempo non entri qui dentro?” Chiese Flio a Milla.
“Tre o quattro anni” rispose lei.
Adagiarono Kyleen al suolo. Flio estrasse poi una serie di coltelli e altri bizzarri strumenti rimediati dallo studio di Zeela: “va bene… va bene… facciamolo.”
Milla, in quel momento, fu pervasa dal dubbio: “sei sicura, Flio? Funzionerà?”
La mezza fata indicò Kyleen: “intendi forse lasciarla in questo stato?”
“No.”

Le ragazze iniziarono il rituale. Per prima cosa rimossero le frecce dal corpo di Kyleen. Impiegarono più forza del previsto poiché quei dardi parevano essersi fusi con la carne della giovane. Milla e Flio si mossero poi con rapidità e precisione.
Estrassero il cuore di Kyleen e lo adagiarono su un piedistallo di pietra che si trovava proprio sotto le radici. Flio si preoccupò di pulire, ricucire, cauterizzare e fasciare le ferite di Kyleen.
Milla nel frattempo, posta vicino al piedistallo, iniziò a intonare una cupa melodia. Cantò versi in una lingua morta, presi dal libro di magia oscura.
Le ombre della caverna si espansero e un sinistro mormorio si levò dalle zone più buie.
Flio, dopo aver medicato Kyleen, chiuse gli occhi e si concentrò per incantare le radici dell’albero magico. Queste iniziarono ad allungarsi e ad avvolgere il cuore della ragazza del nord.
Milla infine smise di cantare e la grotta sprofondò nel silenzio.
Il rituale era ultimato.
Per molto tempo non si udì nulla… poi un battito, un altro e un altro ancora.
Il cuore di Kyleen era tornato a pulsare.
Milla si lasciò sfuggire un gemito. Era commossa e piena di speranze.
Flio le rivolse un timido sorriso: “Kyleen si sveglierà tra qualche ora, immagino che sarà molto affamata.”
Milla ridacchiò.
La mezza fata si alzò da terra e continuò il suo discorso: “la tua magia, Milla, permette al cuore di Kyleen di battere. La magia della locanda invece nutrirà il cuore. Sai questo cosa vuol dire, Milla?”
Lei scosse la testa.
Flio, in quel momento, appariva minacciosa nella penombra della grotta: “ogni volta che esaudirai il desiderio di un uomo… in realtà lo maledirai. E il potere di quel desiderio alimenterà il cuore di Kyleen, permettendo alla ragazza di sopravvivere. Sei disposta a tenere questo fardello?”
“Si” rispose immediatamente Milla. Voleva apparire sicura di se ma stava tremando dalla testa ai piedi.
Flio scosse la testa: “ah, Milla. Non hai idea delle sofferenze che arrecherai alle persone.”
Milla rispose a denti stretti: “credo sia troppo tardi per questi esami di coscienza, non credi?”
“E cosa dirai a Kyleen, quando riaprirà gli occhi?”
“Lei non dovrà sapere nulla di questo fardello. Le dirò che è stato il mio desiderio a tramutarla in una rediviva… ma niente di più. Ora aiutami a portarla in una camera.”


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Kyleen fu messa in un comodo letto della locanda.
Flio uscì poi dall’edificio e raggiunse i fiori dell’equinozio, lì dove Milla aveva sparso le ceneri di Zeela e Valden. La mezza fata recitò una preghiera per la sua vecchia maestra e il suo guardiano.
Milla, seduta sotto il portico, la fissava in silenzio.

Quando Flio ebbe finito, si voltò verso la ragazza e la salutò.
Milla si alzò di scatto: “dove vai?” Chiese sorpresa.
“Torno in città.”
“Sul serio? Ritorni dai maghi?”
“Si.”
Milla stirò un sorriso amaro: “i maghi ha ucciso Valden e Zeela e tu torni da loro?”
“Mi sembra di averti detto, cara Milla, che solo il signore dei maghi ha organizzato questo attentato.”
“Flio, la locanda è casa tua.”
La mezza fata guardò Milla con occhi tristi prima di rispondere: “non più. Perciò ti saluto, strega dei desideri.” Si voltò e allontanò dalla locanda.

Milla la vede andar via mentre diverse emozioni si mescolavano nel suo animo.
Tornò nella stanza in cui Kyleen riposava. Rimase al suo capezzale per tutto il giorno. Al calar della sera, la ragazza del nord aprì gli occhi: “ho sete” sussurrò con una voce che pareva provenire dall’oltretomba. Ma per Milla fu il suono più bello del mondo.
Si chinò sul pavimento e abbracciò Kyleen. Lo fece delicatamente per paura di farle del male.
Avrebbe voluto parlarle, dirle che l’amava… ma scoppiò in lacrime.
Kyleen le accarezzò i capelli. Non rammentava nulla dell’attacco dei barbari.
Presto avrebbe chiesto spiegazioni a Milla: perché era coperta di bende, perché provava dolore al petto e perché nella locanda c’era un gran silenzio.
Ma tutte quelle domande potevano aspettare. Kyleen voleva solo essere abbracciata da Milla e nient’altro.


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Quella stessa sera, il signore dei maghi si preparò per andare a dormire.
Le sue stanze si trovavano in un’alta torre del castello reale.
L’anziano mago era soddisfatto del suo operato… anche se provava un certo rimorso per Zeela. Una strega così talentuosa non meritava una fine del genere.
Ma la locanda dei desideri era un luogo troppo potente e doveva essere gestito dai maghi al servizio della corona. In effetti si poteva dire che Zeela era stata sacrificata per una nobile causa.
Si, il mago era fiero di se stesso.
Pensò di aver conquistato la locanda e l’avrebbe consegnata a Flio. Quel giovane prodigio della magia che rispondeva al nome di Flio.

Si coricò, compiaciuto.
Non si accorse dell’edera che stava strisciando nella sua buia stanza. La pianta stava risalendo rapidamente dal muro esterno della torre, passando per la finestra che il mago lasciava sempre aperta in quel periodo dell’anno. La pianta si avvicinò sinuosamente verso il letto.
Si sollevo poi da terra. La sua estremità era affusolata e appuntita come una lancia.
Come prima cosa mirò alla gola dell’anziano.
Fu un colpo fulmineo e preciso, talmente rapido che il mago non capì cosa stava accadendo. Si era svegliato di soprassalto mentre il sangue iniziò a zampillargli dal foro apparso nella sua gola. Zampillava a ritmo delle pulsazioni del suo cuore.
Provò a urlare, provò a respirare. La pianta si contrasse e scattò di nuovo contro di lui: gli cavò gli occhi, gli perforò le guance… passò poi a torace e all’addome.
Infierì su di lui anche dopo averlo ucciso. Le coperte si erano tinte di rosso.
Il sangue gocciolava al suolo, impregnando le assi di legno. Il giorno dopo, i servi avrebbero trovato il mago disteso sul suo letto, sfigurato in maniera irriconoscibile.

Flio, ai piedi della torre, fissò la finestra del mago illuminata dal chiaro di luna.
Contrasse le labbra in segno di disappunto. Avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere la sua edera incanta uccidere quell’uomo. Ma era troppo rischioso avvicinarsi a quella stanza.
Si limitò quindi a tendere le orecchie: di tanto in tanto poteva sentire l’edera colpire ancora il cadavere del signore dei maghi.

fiore

   
 
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