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Autore: VoidAlpha    27/11/2020    0 recensioni
«Fingendo che sia passato e vada tutto bene, da quel giorno sono trascorsi cinque anni... Ancora adesso il mio desiderio non è cambiato: voglio incontrarti solo una volta, solo un'altra volta »
--PREQUEL DI ABOUT YOU da leggere prima della storia vera e propria--
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storia presente anche su wattpad
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiedo, perché ho rivelato tutti i miei scadenti sentimenti? 
Perché sto guardando in basso? 
Mi piacerebbe chiedertelo




11 Aprile 2019

«Haruka-Chan che stai combinando?»  mi domandò Kou accovacciandosi accanto a me dietro al muretto situato vicino all'ingresso della scuola

«evito di incontrare certi soggetti» ammisi continuando a guardare la gente passare, attendendo inoltre che la campanella suonasse

«sai che così ricordi Ayano di yandere simulator che spia il suo senpai?»

«Ayano ha la coda e i capelli neri, io ho i codini e i capelli castani»

«sai che differenza! Siete entrambe stalker! Stai aspettando il ragazzo che ieri ti ha chiamata Ruka-Chan

«non pronunciare quel soprannome e smettila di fare domande» risposi scocciata, ciò che più mi infastidiva, oltre alla presenza di Takahiro, era chi parlava di lui

«antipatica» sbuffò alzandosi «prima tratti male Aki-Chan e poi me. Così rimarrai sola»

Lo vidi alzarsi ed andarsene arrabbiato.
Rimanere sola... Io ero già sola. Kou ed Aki si comportavano tanto da amici, ma alla fine al momento del bisogno dovevo sempre cavarmela da sola perché loro non c'erano, l'unico ad esserci mai stato era lui, ma in quel momento nemmeno avevo intenzione di parlarci assieme. In ogni caso, stare sola non era poi così male, potevo godermi in santa pace la musica e i miei pensieri.
Al suono della campanella entrai, andando dritta in classe e sedendomi al mio posto. Non ascoltai praticamente nulla delle spiegazioni dei professori e quando giunse la pausa pranzo presi il mio bento e lasciai la classe.

Era la prima volta dopo tanto tempo che non andavo a pranzare sul tetto della scuola, ma quel giorno avevo decisamente voglia di rimanere sola. Andai a pranzare sul retro della scuola, vicino al vecchio magazzino abbandonato pure dal custode, quello era un posto dove nessuno andava, nemmeno i teppisti, emanava un'atmosfera cupa che a me non dispiaceva più di tanto. Iniziai a mangiare il mio pranzo mentre ascoltavo la mia amata musica.
Qualcuno interruppe la mia quiete sfilandomi una cuffietta.

«cosa ascolti?» fu la sua domanda mentre avvicinava l'auricolare all'orecchio «oh. Conosco questa canzone! Antinotice, vero?»

Gli volsi uno sguardo misto tra disprezzo e stupore, lo detestavo però non immaginavo potesse conoscere quella canzone.

«Ruka-Chan, perché fai di tutto per evitarmi?» chiese dopo qualche istante di silenzio

Non risposi, rialzai la mascherina che precedentemente avevo abbassato per mangiare e chiusi il bento. Non avevo intenzione di stare in sua presenza, era una giornata nera, perciò mi alzai con l'intenzione di andarmene

«perché ti comporti così?» alzò la voce afferrando il mio polso evidentemente infastidito dal mio silenzio «cosa ho fatto per farti arrabbiare al punto da non rivolgermi più la parola»

«lasciami il polso»

«allora parla, spiegami perché mi eviti tanto» insistette stringendo la presa sul mio polso

«Cristo, Taka-Chan, se ti evito è perché non voglio parlarti, pensavo che fossi in grado di capirlo ma, a quanto vedo, sei più stupido di quanto pensassi»

«mi hai chiamato Taka-chan» sorrise come un ebete, al ché mi domandai se avesse ascoltato le mie parole o se si fosse fermato a quel mio piccolo errore

«non è vero»

«invece sì! Non puoi negarlo Ruka-Chan!»

«ti sbagli» negai nuovamente «E non chiamarmi Ruka-Chan, non parlarmi e non guardarmi »

«perché ti comporti così? Non eravamo amici?» mi ripose la domanda precedente

«l'hai detto, eravamo amici» ripetei marcando sul tempo imperfetto del verbo essere «ora non lo siamo più»

Conclusi la conversazione con quelle parole e, senza dargli la possibilità di ribattere, mi allontanai da quel posto, mi allontanai da lui.
Certo che ero proprio una cretina, non riuscivo a collegare la lingua al cervello quando parlavo, l'avevo per sbaglio chiamato Taka-chan, proprio come quando frequentavamo la prima media... 
Da quel momento in poi, se mai ci fossimo parlati nuovamente, lo avrei chiamato Hase.

 
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«parliamo del tipo che viene dall'altra scuola» iniziò una mia compagna di classe mentre ci trovavano negli spogliatoi a prepararci per l'ora di educazione fisica di quel pomeriggio «non è per nulla male, certo, ce ne sono tanti di migliori...»

«è pure simpatico» continuò un'altra «chissà se è pure atletico...»

«che domande! Ma l'hai visto il suo fisico? Scommetto che sotto la camicia ha degli addominali mozzafiato!»

Cercai di ignorarle il più possibile però, non le sopportavo, finii per imprecare a bassa voce «dio santo, trattenete i vostri ormoni del cazzo, altrimenti vi cavo gli occhi e vi taglio la lingua»

«Sato-san hai detto qualcosa ?» mi chiese una delle due

«no, nulla» risposi facendo un sorriso talmente forzato che i miei muscoli facciali finirono per farmi male

Fui la prima a finire di cambiarsi, come sempre del resto, ma fui l'ultima ad uscire dallo spogliatoio, volevo assolutamente evitare un possibile momento sola con Hase. Tuttavia quel cretino fu più furbo di me, lo vidi appoggiato al muro del corridoio, era proprio una testa bacata, non mi aveva ascoltata minimamente.
Sospirai e lo sorpassai fingendo di non vederlo.

«Haruka» mi chiamò per nome, almeno aveva capito di non usare quel soprannome che mi aveva affibbiato anni prima

«hai rotto il cazzo»  continuai a camminare verso la palestra, senza rivolgergli lo sguardo

«no, tu l'hai rotto» per la seconda volta alzò la voce contro di me «si può sapere cosa ti ho fatto?» 

«che mi hai fatto? Seriamente me lo stai chiedendo?» la mia pazienza aveva raggiunto il limite, a quel punto sbottai, rivelando tutto «tu contavi moltissimo per me, poi sei sparito dalla mia vita senza dire nulla, senza darmi il tempo di poter accettare l'idea di non vederti più!»

«Ruka-chan...»

«non chiamarmi Ruka-chan! Detto da te mi riporta alla mente troppi ricordi, troppi ricordi felici che fanno male» ammisi stringendo la manica della felpa che indossavo «non voglio ricordare come la mia felicità è svanita nel nulla, quindi lasciami in pace»

«non ti capisco» ammise con fare confuso « mi hai sempre mandato a quel paese e ora fai così? Fai così solo perché abbiamo smesso di vederci?»

«non è solo quello» la voce mia voce iniziò ad essere tremante e riuscii a stento a trattenere le lacrime «il fatto che abbiamo smesso di vederci è stato solo il preludio, il vero problema è partito quando ho capito quanto la tua presenza fosse importante nella mia vita ed é continuato quando ho realizzato che in realtà eri più di un amico, tu mi piacevi tantissimo... Ho cercato di nasconderlo fino alla fine pure a me stessa ... Ma, quando l'ho capito, come una deficiente ho fatto pure l'errore di venirti a cercare e dirtelo! Però tu già lo sapevi e stavi pure con un'altra... non ti accuso per essere stato con un'altra, avevi tutto il diritto di innamorarti di chi ti pareva... Ma... Se io avessi saputo che avevi la fidanzata... Se solo lo avessi saputo... Non mi sarei illusa, non avrei commesso quell'errore, avrei rinunciato in partenza e avrei evitato la figura di merda colossale che ho fatto»

«Ruka-chan...»

«non avrei mai dovuto innamorarmi di te! É stato l'errore più grande che potessi fare!»
   
 
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