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Autore: Joy    29/11/2020    3 recensioni
La prima volta che lo vedo non è altro che una sagoma infagottata e lacera, rannicchiata sotto la tettoia di un vicolo ingombro di spazzatura.
Teen!Dean-Kid!Sam
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo extra. Così, giusto per coccolare teen!Dean ancora un po'.

È passato molto tempo, ma qualcuno aveva chiesto di avere qualche dettaglio in più su questa storia. Non è molto, in realtà, ma spero che possa farvi piacere.

 

Warning:

Accenni a situazioni di abuso

John Winchester OOC

What if

 

 

 

2.

 

 

 

 

Non riesco mai a riposare bene la notte, neanche e soprattutto quando sono molto stanco.

Non c'entra la caccia: è così da prima. Da quando ero un Marine e forse, ad essere onesti, dovrei tornare ancora più indietro, ad un'infanzia trascorsa in attesa di un padre che non è mai tornato.

Bobby lo sa e scuote la testa sconsolato, quando al mattino trova il bicchiere appiccicoso di whisky sul tavolo.

E lo sa anche Sam, sebbene abbia tentato più volte di addurre scuse, ogni giorno più improbabili, al mio notturno e inquieto girovagare per le stanze.

Ed è per questo che non è veramente sorpreso, quando entra nella mia stanza alle 3:00 del mattino e mi trova chino sul mio diario.

Io però lo sono.

Sam ha sul volto un'espressione spaventata, preoccupata e forse più di ogni altra cosa, triste.

“P.. papà...” balbetta, ed è il fatto di trovarlo senza parole a riempirmi di terrore.

Mi lancio su di lui e lo afferro per le spalle.

“Sammy, che succede?” grido quasi. “Stai bene?”

Annuisce, ma ancora si tormenta le mani.

“Sammy?”

“Io sto bene, papà” alita “ma...”

Accenna con la testa alla porta e non c'è bisogno che aggiunga altro. Afferro la pistola dalla scrivania e mi lancio verso la sua stanza.

Dentro di me vibra la paura più di ogni altra cosa, perché non voglio scoprire di aver raccolto dalla strada un mostro dalle sembianze di un ragazzino.

“No, papà!” fa in tempo a gridare Sam, prima che spalanchi la porta con una spallata e faccia irruzione a mano armata.

“Fermo!” ritenta Sam. “Non è come pensi!” e la sua mano mi artiglia un lembo della vestaglia.

Dalla stanza proviene solo un lamento strozzato.

Lascio roteare lo sguardo finché non ne trovo la fonte.

È una figura minuscola, quella che emette quel suono, rannicchiata nell'angolo più lontano della stanza.

Abbasso la pistola, sollevato di non doverla usare.

“Si lamentava nel sonno” spiega Sam, che adesso si trova al mio fianco. “Ho provato a svegliarlo e lui si è spaventato e...”

“Va bene, Sam” tento di tranquillizzarlo, perché mio figlio ha ancora lo sguardo inquieto e il labbro inferiore che gli trema. “Ci penso io.”

Sam retrocede di qualche passo, ma non esce dalla stanza; rimane immobile ad osservarmi, mentre m'inginocchio di fronte al ragazzo.”

Di lui non vedo molto: ha la testa nascosta tra le braccia e le ginocchia strette al petto.

Quando allungo la mano, se ne accorge e comincia a tremare.

“Dean...” mormoro e lui si lascia sfuggire un lamento, spingendosi ancora di più contro la parete.

La sua paura è tangibile e spietata.

Lo sono anche le cicatrici sui suoi piedi nudi.

Bianche, dalla forma circolare.

Un brivido mi scorre lungo la colonna vertebrale.

“Papà?” Sam mi posa una mano sulla spalla e quando mi volto verso di lui, mi porge una coperta morbida.

L'afferro e la poso sulle sue ginocchia piegate, sui piedi nudi, su quella pelle da bambino già costellata di bruciature.

Sono gelidi.

Quando le mie mani cominciano a massaggiarli da sopra la coperta, il ragazzo sussulta mormorando un flebile no che mi spezza il cuore.

“Non voglio farti male” tento con un tono che spero suoni rassicurante. “Ma solo riscaldarti un po'. Fa freddo stanotte.”

Passo a massaggiargli le gambe e le braccia, e quando la sua posa diventa un po' meno rigida gli faccio scivolare la coperta sulle spalle e gliela avvolgo attorno.

“Sam, preparagli una tazza di latte caldo.”

Quello annuisce, prima di sparire velocemente nella rampa delle scale.

“Dopo ti sentirai meglio” rassicuro il ragazzo non appena solleva lo sguardo.

È la prima volta che vedo i suoi occhi da quando sono entrato nella stanza: sono arrossati e inquieti, vagano attorno senza meta, prima di fermarsi su di me.

“Soffri di incubi?” gli chiedo.

Lui mi guarda quasi volesse scrutarmi l'anima e alla fine annuisce.

“Anch'io” confesso.

Sam ricompare in quell'istante, e dall'odore che proviene dalla tazza che mi sta porgendo, direi che è stato decisamente abbondante di miele.

“Gli piacerà” si sente in dovere di specificare mio figlio, che possiede l'inopportuna capacità di leggermi nella mente.

“Bevi” dico al ragazzo, dopo avergli portato la tazza alle labbra.

Quello posa le mani sulle mie e accenna ad un breve sorso, per i successivi non ho bisogno d'incoraggiarlo.

E forse, penso con una nota di egoistico rimpianto, Sam ha la capacità non solo di leggere nella mia mente, ma anche in quella degli altri, perché a Dean quel latte, dolce di miele, piace davvero.

Sam lo guarda un po' più sereno, accennando un sorriso comprensivo, ma ormai è chiaro che nessuno di noi riuscirà a dormire di nuovo stanotte.

“Ok” decido risoluto, posando la tazza a terra e voltandomi per afferrare un paio di calzini abbandonati accanto al letto. “Scendiamo, facciamo dei pancake e guardiamo la tv. Ti va?”

Dean mi guarda incerto e sussulta di nuovo quando gli infilo i calzini sui piedi gelati.

Pallido e con gli occhi cerchiati, non sembra comprendere del tutto il significato delle mie parole. Non pensa realmente che qualcuno possa desiderare il suo benessere.

O forse fatica a crederci.

E io, che sono cresciuto senza un padre, un po' lo capisco: mi sono spesso domandato se prima di andarsene, papà mi avesse ritenuto inutile a tal punto da rinunciare al nostro legame o se semplicemente lo considerasse secondario.

“Vieni qui” soffio, afferrandogli le spalle per trascinarmelo contro il petto.

Fa resistenza, il volto ancora segnato dalla paura e dalle lacrime, ma la sua mano, chiusa a pugno sulla mia vestaglia, tradisce qualcosa di profondo e istintivo.

Il bisogno di trovare un appiglio, una guida che gli mostri quanto vale la sua vita e cosa farne, come il Corpo dei Marines ha fatto con me.

Ma prima di ogni altra cosa, ha bisogno di sapere che il dolore non rientra nel pacchetto.

“Ti giuro che qui nessuno ti farà mai del male. E da quello che ti è successo prima, posso proteggerti.”

Il suo corpo vibra e finalmente si appoggia a me.

“Perché?” mi chiede, quando riesce a parlare.

“Perché ne hai bisogno” gli rispondo semplicemente.

Scoppia a piangere.

“No. Non è vero” singhiozza, il volto nascosto contro la mia spalla. “N.. non ne ho bisogno...”

E Dio solo sa quante volte abbia dovuto mentire a se stesso per sopravvivere.

“T'insegnerò a combattere.”

Non so neanche io da dove mi sia uscita questa frase, perché l'idea d'insegnare ad un ragazzino la vita del cacciatore è quanto ci sia di più lontano dal concetto di stabilità e sicurezza, ma lui si scosta da me nell'istante in cui sente quelle parole e potrei giurarlo, dalla scintilla che ora gli brilla nello sguardo, che quella è la strada giusta.

“T'insegnerò a combattere” ripeto. “Diventerai forte e sarai tu a decidere cosa farne della tua vita.”

Dean trova il coraggio di annuire e anche quello di mettersi in piedi.

Gli avvolgo un braccio attorno alla schiena e questa volta non si ritrae.

Sam si porta al suo fianco: sul volto, l'ombra di un dissenso che mi rende improvvisamente amara la saliva stessa.

Dura solo un istante, comunque, e non mi aspetto che capisca ora: avrà tempo per farlo.

Gli arruffo i capelli e lui sorride, perché in fondo è ancora un bambino.

“La notte proiettano un sacco di film paurosi” attacca, con un tono che preannuncia due ore buone di chiacchiere ininterrotte. “Alcuni sono davvero tremendi, e so che non dovrei guardarli, ma certe volte zio Bobby ed io... Ti piacciono i film dell'orrore, a proposito? Papà, possiamo fare un'eccezione per questa volta e guardarli? Ti prometto che non mi spaventerò e se succederà non verrò a svegliarti per dormire con te, posso stare con Dean, giusto?”

Sollevo gli occhi al cielo e lascio andare un sospiro esasperato.

Il braccio contro la schiena di Dean inizia a vibrare: sta ridendo.

In modo tanto lieve che se non avessi una mano su di lui, nemmeno me ne accorgerei.

“Va bene, Sam” cedo, segretamente contento. “Facciamo come vuoi tu.”

 

 

 

Fine.

 

 

 

 

  
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