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Autore: vielvisev    02/12/2020    3 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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.Calici. Gemelli. Scuse.

 



Attendevano ormai da più di mezzora le scuole straniere, avvolti nei mantelli, inutilmente indossati per cercare di combattere il freddo pungente che sembrava essere arrivato proprio in quel momento.
 Emma, di cattivo umore, cercava con tutte le sue forze di non battere i denti, stretta tra Lilith e James, nel tentativo vano di accumulare del calore e malgrado la curiosità di vedere l'arrivo degli ospiti avesse ormai contagiato anche lei, non riusciva a smettere di insultare mentalmente ogni singolo studente di Durmstrang e Beauxbatons per quel ritardo.
 “Chissà perché ci mettono tanto” borbottò Sean accanto a James, mentre l'altro scuoteva le spalle, rassegnato all'attesa. 
 Stavano già perdendo le speranze, agognando un pasto caldo sotto la volta della Sala Grande, quando un ragazzo di Tassorosso gridò improvvisamente 
“Guardate!” e tutti si agitarono sul posto, scrutando dove indicava, con più sollievo che eccitazione.
 Fu probabilmente uno degli arrivi più teatrali della storia. Una carrozza imponente, finemente decorata e trainata da numerosi cavalli bianchi, arrivò in volo dal cielo a una velocità impensabile e quasi contemporaneamente un gorgoglio inquietante increspò la superficie liscia del lago nero, svelando, pezzo dopo pezzo un enorme veliero che sembrava giungere, senza nessuna logica possibile, proprio dalle profondità delle sue acque.
Partì un applauso spontaneo dalle file degli studenti di Hogwarts, coinvolgendo anche Emma e i suoi amici, mentre i ragazzi e le ragazze delle due scuole, dopo essersi fatti largo nella folla che li attendeva, avanzarono verso l'ingresso impettiti e alteri.
 L'emoor, che covava un po' di rancore a causa della gelata a cui l'avevano sottoposta nell'attesa, notò, con subdolo piacere e orgoglio, che erano rimasti tutti estasiati alla vista di Hogwarts, senza che nemmeno i rigidi Bulgari riuscissero a nasconderlo e tutti grati che quella cerimonia d'arrivo, sicuramente interessante, ma piuttosto umida e fredda, fosse finita, anche gli studenti di Hogwarts cominciarono spintonarsi per tornare al tepore del castello e alle tavole splendidamente imbandite nella Sala Grande. 
 L'emoor rimase un poco disorientata dalla quantità di persone che sembrava occupare ogni singolo spazio, in particolare quando si ritrovò il tavolo di Corvonero completamente invaso dai numerosi studenti di Beauxbatons.
 “Ma quanti sono?” chiese scioccata Lilith osservando la tavolata.
 “Troppi” sentenziò Emma secca e James e Sean, appena dietro di lei, scoppiarono a ridere per il suo tono esasperato.

Si fecero spazio nella folla, camminando lungo il loro tavolo. I gemelli Harrods avevano inutilmente cercato di tenere il posto per tutti loro, ma Emma, Sean, Lilith e James dovettero accontentarsi di sedersi in fondo, quasi sotto la tavolata dei professori. 
 Il malumore dell'emoor aumentò esponenzialmente quando si accorse che poteva vedere fin troppo bene Severus da quella posizione, ma si riprese un poco quando, dopo il benvenuto sinceramente espresso dal preside e le dovute presentazioni, poté approfittare del gustosissimo banchetto ricco di specialità inglesi, francesi e bulgare che era stato imbastito.
Bastò una mezzora passata tra cibo e risate collettive, perché si sentisse decisamente più allegra e iniziasse perfino a fare amicizia con due giovanotti di Beauxbatons che se la cavavano piuttosto bene con l'inglese: Gabriel Tullier e Florian Germain e meno di un'ora perché si ritrovasse completamente dimentica del freddo e l'attesa.    
 Tanto che, quando a fine cena il preside si alzò per fare i dovuti annunci, l'emoor e i suoi amici, così come tutti gli altri studenti, si voltarono per ascoltare tutti elettrizzati alla sola idea del Torneo, senza più un briciolo di astio.
 “... il calice di fuoco sarà...” spiegò Silente.
 “Un calice!” esclamò Sean a bassa voce “Un calice! E come farà a capire se siamo o no maggiorenni?”
“Shh!” gli intimò Lilith, sporgendosi ad ascoltare il preside.
 “... mi occuperò personalmente di porre una linea d'età...” 
 Sean sbuffò sonoramente e Lilith diede lui dei piccoli colpetti sulla spalla, fingendosi molto dispiaciuta, ma Emma vide i gemelli Harrods iniziare a confabulare tra loro e i Weasley esprimere tutta la loro indignazione a voce più alta dal tavolo di Grifondoro. 
 “Dan e Luke si metteranno nei guai se cercheranno di seguire Fred e George” mormorò l'emoor con apprensione e James le sorrise.
 “... Ora andate a riposare. Buonanotte a tutti e buona fortuna ai futuri campioni” concluse Silente.
   Si alzarono insieme, piacevolmente pieni e rilassati dopo il tanto mangiare ed Emma, mentre ascoltava distrattamente la spiegazione vivace di Sean su cosa fosse una finta Wronsky, si accorse di Ginny Weasley che si avvicinava e scusandosi con i compagni di Casa si mosse svelta nella direzione della Grifondoro.
 “Allora, come sono i nostri francesi?” chiese la rossa, facendo un cenno verso Gabriel e Florian che si stavano allontanando, chiacchierando tra loro.
“Simpatici.” rispose Emma sincera.
 “Staranno nel vostro dormitorio?”
 “No, credo torneranno alla loro carrozza.” diesse e Ginny annuì.

Anche quelli di Durmstrang tornano alla nave, o forse dovrei dire vascello. Hai visto Victor Krum?”
 L'emoor fece un cenno di assenso, aveva sentito lo stupore generale quando il bulgaro era sceso dalla nave e James le aveva spiegato, con molta pazienza, chi fosse, mentre Lilith e Sean si erano sperticati in una serie di colorite descrizioni delle sue acrobazie sulla scopa.
 “Mio fratello è quasi esploso di rabbia quando si è seduto al tavolo di Serpeverde.” disse Ginny con espressione esasperata “Credo speri ancora di offrirgli il suo letto... patetico, no?”
 “Ron dici?” chiese Emma con un leggero ghigno “Si può sapere perché critichi sempre tuo fratello?”
 “Perché è un idiota!” disse asciutta la rossa.
 “Ginny!” la rimbeccò l'emoor, facendosi sfuggire un mezzo sorriso.
 “Che c'è? È vero.” ribatté l'altra ridendo.
 “Verissimo!” aggiunse la voce di George apparso alle loro spalle.
 “Niente di più vero!” precisò Fred.

I due gemelli, che sembravano essersi effettivamente materializzati dal nulla, sorrisero sornioni alle due ragazzine, le smorfie scanzonate e le mani affondate nelle tasche dei pantaloni della divisa. Erano come sempre arruffati, contro tutte le regole scolastiche: Fred portava la cravatta aperta sul petto, George era solo in camicia. 
 “Oh eccovi” sussultò l'emoor, sorridendo “avete finalmente smesso di sperare che riuscirete a partecipare al torneo?”
 “Niente affatto!” le rispose Fred, avvicinandosi a lei con aria furba “Anzi, abbiamo un piano bello e buono, O'Shea.”
Emma roteò gli occhi, scuotendo appena il capo. 
“Se dovete fare qualche sciocchezza tenete fuori Dan e Luke.”
 “E perché dovremmo farlo?” chiese con tono falsamente stupito Fred “Quei due ci adorano, farebbero da pasto ad un Acrumantola se solo glielo chiedessimo”
 “Forse non vi è passato per la mente, ma può essere pericoloso.” disse l'emoor con tono severo “Silente ha detto che della gente è morta in quel torneo: dovete fare attenzione”.
 George aggrottò la fronte, osservando l'amica per un istante, prima di girarsi perplesso verso il gemello “Merlino Freddie! La piccola Emma così non assomiglia a Hermione Granger?”
 L'altro strabuzzò gli occhi, esageratamente colpito “Copia sputata”
 “Siete i primi a dirmelo, ma lo prendo come un complimento! Ginny mi ha detto che è la migliore del suo anno.” sorrise Emma.
 “Non voleva essere un'accusa.” disse George, facendole l'occhiolino e la piccola Weasley al suo fianco ridacchiò.
 “Beh domani vedrai cosa ci inventeremo” intervenne spiccio Fred, facendo un grosso sbadiglio “ora però noi andiamo a nanna, le nostre menti argute hanno bisogno del giusto riposo!”
 “State attenti” ribadì un'ultima volta la Corvonero, consapevole di quanto fossero vane le sue parole.
 “E dai Emma, tu non hai idea di quante ne abbiamo combinate io e Fred” le disse George, avvolgendole le spalle in una stretta allegra “facciamo così, se domani il nostro esperimento fallirà...”
 “Non accadrà” sottolineò Fred.
 “No, infatti” riprese George “ma nel remotissimo caso in cui fallisca per qualche motivo esterno alla nostra intelligenza, sarò pronto a farti le mie più sincere scuse e ti prometto che ti farò uno splendido regalo quando sarò finalmente ricco e famoso.”
 L'emoor rise sincera, guardando la faccia fin troppo allegra del gemello “Affare fatto” rispose.
“L'ultima volta che avete scommesso contro di lei non è andata benissimo” fece notare Ginny ai due.
 “Concesso” incassò George diplomatico, facendo ridere gli altri tre.
 Emma salutò i due Weasley, che raggiunsero subito Lee Jordan che li stava aspettando per tornare in torre e si avviò fuori dalla Sala insieme a Ginny a cui diede la buonanotte al solito bivio, prima di raggiungere in fretta il dormitorio.

 Si sentiva stanchissima.


 Sarah e Carmen stavano già dormendo quando arrivò alla stanza che divideva con loro, mentre Luna leggeva il Cavillo con aria assorta e Lilith la aspettava seduta sul letto sveglia.
 “Ci hai messo un sacco ad arrivare.” disse la biondina.
 “Mi sono fermata a parlare con i gemelli Weasley, ho cercato di dissuaderli a mettersi nei guai.” rispose Emma, facendo un cenno di saluto a Luna che le sorrideva pacatamente.
 “Ci sei riuscita?” domandò curiosa la biondina.
 “A dissuaderli?” chiese l'emoor “Naturalmente no.”
Lilith rise “Come sono?”
 “Chi?”
 “I gemelli.”
 “Simpatici.”
 “Sono diversi tra loro?” chiese.
 “Beh fisicamente no, lo vedi tu stessa” rispose Emma aggrottando appena la fronte “però io li riconosco. Caratterialmente, sembrano molto simili, ma non lo sono. Io credo di essere più affine a George”
 “Davvero?” domandò la bionda, sembrava piuttosto scettica.
 “Sì, perché?”
 “Non so, sono gemelli, sembrano uguali...”
 “Dan e Luke non sono uguali”
 “Hai ragione.” concluse alla fine l'altra e sembrò rifletterci su, guardando assorta il suo baldacchino. 

Emma si mise sotto le coperte e rimase in silenzio a lungo, ascoltando la voce di Luna che canticchiava tra sé sognante una canzona sconosciuta. Aveva l'impressione che Lilith volesse aggiungere qualcosa, ma non voleva forzarla a parlare. 
 Chiuse gli occhi con un sospiro, ma prima di scivolare nel sonno, l'amica la chiamò di nuovo.
 “Emma”
 “Si?” chiese l'emoor.
 “Nulla, buonanotte.”
 Per un attimo pensò di insistere, ma poi si rese conto che l'amica non avrebbe detto nulla sotto torchio, quindi rispose alla buonanotte e sistemandosi meglio nel letto, crollò.

*

Le urla erano strazianti e la donna pareva disperata. 
Emma inciampò nel nulla e cercò qualcosa a cui aggrapparsi senza trovarlo. 
Le grida aumentarono con fragore e anche lei urlò spaventata, vide un lampo verde e poi improvvisamente tutto tacque e il silenzio parve ancora più terribile.

*

“Emma!” gridò con forza Lilith, mentre agitata provava a scuoterla per svegliarla, chiamandola disperatamente più volte e l'emoor aprì gli occhi, confusa, annaspando nelle coperte sotto lo sguardo preoccupato dell'altra.
 “Sono qui.” esalò con fatica “Sono sveglia.”
“Tutto ok?” chiese Lilith con aria estremamente preoccupata, gli occhi scuri, grandi e pieni di spavento ed Emma tossicchiò e sentì la gola secca ardere e si accorse di avere la lingua impastata.
“Che è successo?” chiese affannata l'emoor, rendendosi lentamente conto di essere nel suo letto, nella torre di Corvonero. 
“Gridavi come una pazza e non riuscivo a svegliarti.” ribatté la biondina d'un fiato, scrutandola attenta “Mi sono spaventata.”
Era stato solo un sogno. Emma cercò di ricostruire, ma era come se tutto ciò che poco prima le pareva limpido fosse stato immerso brutalmente in una pozza di fango. Ricordava solo delle urla strazianti e il volto disperato di una giovane che non conosceva.
“È stato un incubo, credo.” mormorò
 “Stai bene?” chiese nuovamente Lilith, perplessa.
 “Benissimo.”mentì l'emoor, anche se si sentiva stranamente scossa ed era coperta di un sottile velo di sudore. 
 Era la prima volta che faceva un incubo del genere, così vivido e violento e ne era spaventata, ma non voleva mandare Lilith in ansia.
 “Le altre dove sono?” domandò, schiarendosi la voce.
 “Sono già scese a colazione, siamo in ritardo” puntualizzò lei, scendendo dal letto dell'amica e porgendole la divisa.
 Emma si alzò e si stiracchiò, ignorando la testa che le girava terribilmente. Il suo gatto, Wolland, che dormiva in fondo il suo letto, la fissò pacatamente, come se sapesse che lei non stesse affatto bene. L'emoor ignorò anche lui e si vestì velocemente, uscendo in fretta dal dormitorio con un'accigliata Lilith alle calcagna. 
 Stavano varcando la soglia della Sala Grande a passo sostenuto quando si  accorsero che una ragazza bruna di Grifondoro stava mettendo il biglietto nel Calice, tra gli schiamazzi e gli applausi del gruppo intorno a lei. Emma inarcò un sopracciglio, osservando la scena, ma passarono oltre: erano troppo affamate.

Arrivate in Sala Grande, dopo l'affollamento della sera prima, il tavolo di Corvonero sembrava piacevolmente vuoto. Sean, James, Carmen e Sarah sedevano vicini e stavano riempendo i loro piatti.
 “Giorno” salutò Emma.
 “Buongiorno a voi!” risposero insieme i Corvonero, stringendosi per permettere alle due di unirsi a loro.
“Allora, Sean? Ci hai provato? Hai messo il nome nel calice?” chiese l'emoor al ragazzo, stendendo le labbra in un sorriso per cercare di scrollarsi di dosso la sensazione di ansia che le aveva lasciato il sogno e soprattutto di ignorare lo sguardo di Lilith che la osservava.  
 Il ragazzo interpellato sfoderò un leggero broncio, l'aria affranta, nascondendo gli occhi scuri dietro ciocche di capelli color sabbia.
 “Non prendermi in giro, Ems... non credo ci proverò, i gemelli Harrods mi hanno dato buca, a quanto pare Fred e George reputano la cosa troppo pericolosa per coinvolgere troppe persone.” 
 Emma annuì con sguardo dispiaciuto, servendosi del pane tostato e ringraziando mentalmente i Weasley per averla ascoltata.
 “Saranno su tutte le furie. Gli Harrods intendo.” disse Lilith.
 “Non erano certamente contenti” borbottò Sean, infilzando un pancake con eccessiva enfasi “ma alla fine non credo che il calice ci avrebbe scelto. Voglio dire, siamo poco più che bambini.”
 La sua affermazione produsse un notevole alterco, tra coloro che pensavano di essere oramai adulti e di potersi permettere l'accesso al Torneo e quelli che in fondo erano d'accordo con lui. 
 Emma si decise di mettere fine ai battibecchi dopo qualche minuto, dicendo la prima cosa interessante che le venne in mente.
 “Abbiamo visto una ragazza di Grifondoro mettere il suo nome nel calice, mentre venivamo qui!”
 “Uh giusto!” esclamò Lilith “Era Angelina, la cacciatrice di Grifondoro, quella mora. Avete presente?"
 “Angelina Johnson? E questa la considerate una notizia succosa?” chiese Carmen, scuotendo i lunghi capelli scuri e fingendosi scandalizzata “Cedric Diggory ha messo il suo nome nel calice stamattina. Questa è una notizia succosa.”
“Davvero?” chiese Emma, le sembravano due notizie assolutamente identiche, ma perlomeno sapeva chi fosse Diggory.
“Sì, Cedric Diggory!” ripeté Carmen allargando il sorriso “Il cercatore di Tassorosso! È forse il ragazzo più bello della scuola. Avete presente Cho Chang, no? Stanno insieme.”
 “La cercatrice di Corvonero.” sputò James, con una punta di acidità che stonava con la sua solita pacatezza: era evidente che avrebbe voluto essere lui i cercatore di Corvonero.
 “Lei!” confermò Carmen ammiccante e Sean fischiò.
 “Gran bella ragazza la Chang!”
 Scoppiarono tutti a ridere, compresa Sarah che aveva ascoltato il discorso nel più completo silenzio, ma che scambiò una lunga occhiata con Carmen, che fece capire ad Emma che le due amiche dovevano aver parlato a lungo di Cedric Diggory.
 L'emoor si sporse a prendere degli altri pancake, ma bloccò a metà il gesto, vedendo Ginny Weasley entrare di corsa nella Sala, guardando verso di lei con gli occhi nocciola sgranati.
 “Emma!” gridò la rossa, facendo girare molte teste tra i Corvonero nella sua direzione e l'emoor si accigliò preoccupata e scattò in piedi.
 “È successo qualcosa?” chiese, ma si accorse che la Grifondoro aveva le lacrime agli occhi dal ridere e la sua espressione era molto buffa, tra il divertito e l'arreso.
 “Fred e George.” disse la rossa a mo' di spiegazione “Ci hanno provato. Hanno usato una pozione invecchiante, ma sono stati sbalzati fuori dalla linea e ora hanno barbe lunghe più di un metro.”
 Sean fischiò come poco prima e James ridacchiò nel suo the.
 “Stanno bene?” chiese Emma, cercando di trattenere a sua volta il sorriso che stava affiorando, mentre immaginava la scena.
 “Oh sì...” le rispose Ginny “stanno benissimo, non smettono un solo attimo di ridere, continuano a indicarsi con le lacrime agli occhi.  Quanto sono stupidi! Saranno in infermeria e credo ci rimarranno un bel po'. Detto questo, credo che George ti debba le sue scuse.” 
La rossa ammiccò e fece un gesto di saluto frettoloso ai Corvonero, prima di allontanarsi in fretta, lasciando Emma con le labbra arricciate in un ghigno. 
 Era l'espressione di chi si godeva quell'attimo di vittoria. Se Severus Piton l'avesse vista, l'avrebbe definita una perfetta Serpe.

. . .

La scuola sembrava vibrare di attesa e eccitazione e non c'era un solo corridoio in cui non si sentissero chiacchiere e scommesse su quale sarebbe stato il campione eletto quella sera, anche se i più pensavano che Cedric Diggory avesse buone possibilità. 
 Finito di mangiare il pranzo, dopo una giornata particolarmente impegnativa, Emma si congedò da Lilith e James, che si avviarono verso la torre per finire i compiti di Incantesimi e prese la strada per l'infermeria. Era quasi arrivata e stava per aprire la porta quando qualcuno l'aprì dal lato opposto e prima che l'emoor potesse fare qualunque cosa, si scontrò con Hermione Granger.
 “Scusa!” squittì la Grifondoro.
 “Non ti preoccupare. Scusa tu, stavo praticamente correndo.” rispose Emma con un sorriso.
  Le due ragazze si scambiarono uno sguardo divertito.
 “Tu sei Emma O'Shea, giusto?” chiese la grifona.
 “In persona” sorrise l'emoor “E tu devi essere Hermione Granger, Ginny mi ha parlato molto di te.”
 “Posso dire lo stesso” ribatté l'altra con fare gentile. 
  Si squadrarono entrambe educatamente. 
 Emma notò che Hermione era una davvero una bella ragazza, ma decisamente curava poco il suo aspetto, come si poteva notare dai capelli estremamente cespugliosi e dalle mani sporche d'inchiostro.  
Eppure esprimeva una grazia tutta particolare, con quella luce sicura e splendente che la circondava. 
C'era un qualcosa nello sguardo color cioccolato di Hermione Graner e nel suo sorriso sincero, che ti dava l'idea di una persona forte e responsabile, una di quelle persone che ci sono sempre quando tu ne hai più bisogno e che il più delle volte finiscono per essere considerate scontate, fino a quando non si defilano lasciando il vuoto e il dolore al loro posto. 
L'emoor le sorrise amichevole, provando un'immediata simpatia.
“Sei andata a trovare i gemelli!” disse per iniziare la conversazione.
 “Già” annuì la Granger “non sanno proprio tenersi fuori dai guai.”
 “È quello che gli ho detto anche io e la loro risposta è stata che, a volte... somiglio a te.” disse l'emoor, facendo una buffa smorfia ed Hermione dopo un attimo di stupore rise apertamente.
 “Davvero? Beh mi fa piacere... spero tu non te la sia presa.”
 “Lo considero un complimento in realtà” le rispose Emma “Si dice che tu sia una delle ragazze più intelligenti di tutta la scuola"
 La Grifondoro arrossì furiosamente e la guardò con maggiore dolcezza “Non bisogna mai dar troppo conto alle voci che girano.”
“Già” mormorò Emma, che di voci di corridoio ne aveva fin sopra i capelli ed Hermione parve capire a cosa stesse pensando, perché le sorrise nuovamente, prima di sistemarsi la gonna con un gesto secco.
 “Io devo andare” disse svelta “ma è stato un piacere conoscerti finalmente. Ci si vede qualche volta!"
 “Sicuramente!” annuì Emma, ma mentre la guardava allontanarsi le venne in mente un cosa e la richiamò “Hermione!” 
 La Grifondoro si voltò verso di lei, curiosa “Si?”.
 “Scusa se te lo chiedo” disse in fretta l'emoor “ma mi hanno selezionato al corso di Pozioni avanzate per il terzo e quarto anno e tu non ci sei. Mi chiedevo come mai.”
 Non sapeva perché, ma improvvisamente si era ricordata di non aver visto il nome della ragazza tra i selezionati. 
Cosa piuttosto strana, vista la bravura leggendaria di cui tutti parlavano. Hermione parve solo vagamente stupita dalla domanda.
 “Oh, mi hanno presa in effetti” ammise “ma ho deciso di seguire il corso normale. Harry e Ron non l'hanno passato e Pozioni non è una materia così interessante per me da decidere di seguirlo da sola con Piton, ne particolarmente centrale per il mio percorso.”
 Emma stirò un sorriso e annuì
 “Certo capisco, peccato. Era l'occasione di conoscersi”
 “Ci saranno altre occasioni.” disse sicura l'altra “io studio sempre in biblioteca per esempio. Quando vuoi!”

. . .

L'infermeria era pulita, luminosa e ordinata. Tutti i lettini, posti accuratamente contro le pareti chiare, erano vuoti, fatta eccezione dei due occupati dai fratelli Weasley. Emma non era mai stata lì prima di allora, ma sapeva che Madama Chips era la responsabile e  che era una Medimaga molto preparata e ligia alle regole.
  Fred, sdraiato vicino alla finestra, stava dormendo, la lunga barba ben pettinata sul petto, ma George era sveglio e fissava l'emoor con un grosso sorriso, nascosto parzialmente dai fluenti peli della barba.
 “Sei venuta a riscuotere il tuo premio, O'Shea?” chiese.
 “Così pare.” rispose Emma, avvicinandosi al letto.
 “Hermione è appena uscita.”
 “Lo so, ho rischiato di travolgerla. È una ragazza simpatica”
 “Ti assomiglia terribilmente a volte. Anche se tu sei più bella e interessante e i tuoi occhi... te l'ho mai detto? Quel verde e nero misti insieme, sono splendidi, mistici direi.”
  Emma inarcò un sopracciglio trattenendo un ghigno.
“George Weasley, adularmi non mi addolcirà e non allontanerà che di pochi istanti il momento in cui mi dovrai le tue scuse”
 Il ragazzo alzò le mani in segno di resa.
“Hai ragione” ammise “Signorina Emma O'Shea, ti devo le mie scuse. Avevi ragione tu, era impossibile superare la linea.”
 “George...”
 “Che c'è?”
 “Stai omettendo qualcosa...” sorrise Emma.
“Cosa?”
“Avevi ragione tu, come sempre, sarebbe più corretto...”
 “Oh Merlino, sembri proprio la Granger!” esclamò il ragazzo.
 “Ma non lo sono” fece notare l'emoor “e sei piuttosto fortunato, perché se lo fossi ti tormenterei anche nella tua Sala comune.”
 “Che Morgana me ne scampi.” disse teatrale George.
 “Siete stati fortunati entrambi, in realtà” fece notare lei “avreste potuto mettervi in guai seri”
 “Non credo proprio” negò il gemello con sicurezza “Silente non avrebbe mai messo in pericolo i suoi allievi! Ne eravamo assolutamente certi, per questo abbiamo deciso di provare.”
 “Ma al posto delle barbe avrebbe potuto farvi crescere delle enormi pustole!” sorrise l'altra.
 “Non sarebbe il suo stile e Silente allo stile ci tiene!" disse lui con sorriso enorme  “e comunque lo devo decisamente ringraziare... ora so che aspetto avrò da vecchio.”
 “E ne sei soddisfatto?” chiese ironica l'emoor.
George strabuzzò gli occhi, fingendosi stupito.
“Stai scherzando donna! Lo vedi anche tu, sono terribilmente affascinante e detto tra noi sono sempre più bello di Fred!”
Scoppiarono entrambi a ridere e fu una risata così bella che persino madama Chips, che arcigna aveva fatto capolino dal suo ufficio, li lasciò fare. Emma si fermò ancora un poco, giusto per vedere Fred svegliarsi, poi salutò i gemelli e uscì dirigendosi lungo il corridoio per andare a lezione di Cura delle Creature Magice. Era felice.

*

Con un insensato sorriso stampato sul volto Emma camminava svelta, sentendosi leggera. Fred e George, Lilith e James, David e Emily e poi, Ginny, Sean, Dan e tutti gli altri, lentamente le sue amicizie a Hogwarts nascevano e si facevano sempre più salde e le sue iniziali paure, come quella di essere vista solo come un fenomeno da baraccone, stavano scemando e lasciavano spazio a un qualcosa di estremamente più dolce e piacevole. 
 Emma O'Shea stava cambiando. Non era più la ragazzina che dipendeva dai suoi genitori e che correva con Steph nei boschi, né quella curiosa, ma schiva che viveva con Severus Piton. Era un mix di entrambe e forse qualcosa di più. Era contenta.
 Troppo persa nelle sue allegre considerazioni l'emoor non poté notare in tempo l'uomo che, più simile a un'ombra, l'attendeva in mezzo al corridoio, con la schiena appoggiata alla parete e quando infine lo vide era oramai troppo tardi per cambiare strada.
 Severus Piton era immobile e la fissava tranquillo, gli occhi scuri attenti, come sempre ed Emma fu colta da un leggero panico e si fermò, senza sapere se tornare indietro, o passare impassibile di fronte a lui. Stava imparando a sopportare senza soffrire il brusco cambiamento del tutore e la sua assenza, ma non si sentiva certamente pronta ad affrontarlo in mezzo a un corridoio. 
Aveva la sensazione che avrebbe potuto picchiarlo e abbracciarlo allo stesso tempo, seguirlo ovunque, urlargli addosso e sorridergli felice. Sentiva il bisogno di leggere con lui sulle rigide poltrone, come nelle sere passate insieme e di ascoltare la sua voce che gli spiegava pozioni e incantesimi, o di preparare una pozione, ma anche di inveire contro di lui, di accusarlo di non averla mai cercata e di averla lasciata al suo destino, riservandole solo il freddo e odioso atteggiamento che usava con tutti coloro che non erano Serpeverde.
Dire che Severus Piton era una figura paterna per lei forse sarebbe stato esagerato, perché lei aveva un padre, Alan, ma nei lunghi mesi di solitudine, segregata a Spinner's End per paura di un eventuale attacco di Black, il professore era stato l'unico contatto umano che la ragazza aveva avuto, l'unica persona che l'aveva guidata, seppur in modo brusco e distaccato, in un mondo che la spaventava e incuriosiva allo stesso tempo ed ora era lì, davanti a lei e dato che Emma continuava a rimanere immobile, senza muovere un solo passo, fu il professore ad avvicinarsi.
 “Emma.” la chiamò.
“Professor Piton” rispose l'emoor, la voce fredda e modulata, attenta a non esprimere la minima emozione.
Lui aggrottò appena la fronte “Perché mi chiami così?”
 “Perché credevo che così fossero gli accordi.”
La ragazzina lanciò una breve occhiata alle sue spalle nella speranza di vedere arrivare qualche studente, dato che si sentiva per qualche motivo osservata, ma il corridoio rimase deserto, il silenzio piombò tra di loro all'improvviso ed Emma, capendo di non poter fuggire in nessun modo, alzò lo sguardo con un sospiro e fissò l'uomo in volto: fu allora che si accorse.
 Non c'era l'espressione arcigna e severa che lui sfoggiava in classe, le labbra non erano strette dal disappunto e negli occhi non vi era la solita apatia. L'uomo che la guardava non era il freddo e distaccato professore di Pozioni, ma in quel momento era il suo tutore, l'uomo con cui aveva condiviso lo stesso tetto per tanti mesi e nessuno che non fosse stato lei l'avrebbe mai capito.
 Lo sguardo scuro e gelido, ma profondo. Il volto più stanco e vecchio di quello di un qualsiasi uomo della sua età. Le labbra piegate in quella smorfia triste e piena di dolore che lei conosceva bene come le sue tasche.
“Severus...” mormorò e c'era stupore in quella parola.
 “Bene” disse lui “non credevo di doverti spiegare la differenza tra una classe affollata e un corridoio deserto”
 “Credevo di doverti sempre chiamare professore a Hogwarts.”
 “Credevi male, Emma. Come stai?”
L'emoor inarcò le sopracciglia, confusa.
 “Perché me lo chiedi?”
 “Credo sia il mio dovere assicurarmi...”
“Non sono il dovere di nessuno.” puntualizzò fredda lei.
“Non comportarti come una ragazzina e non cercare di complicare le cose. Silente mi ha chiesto..."
 “Oh giusto, Silente!” lo interruppe l'emoor, improvvisamente livida di rabbia “Dimenticavo che è lui che ti ha obbligato a prenderti cura di me, Severus. Beh, puoi dire lui che sto bene e che me la cavo. Puoi inventarti ogni volta qualcosa di simile. Non c'è bisogno che ti prendi il disturbo di cercarmi, un peso in meno per te.”
 Emma lo guardò con sfida, ma trattenne il fiato. Non lo stava trattando con rispetto ed era pur sempre un suo professore, ma lei si sentiva ferita e lui forse doveva aspettarsi una reazione del genere.
 Per la seconda volta da quando si conoscevano, in fondo, l'aveva chiusa fuori dai suoi pensieri in maniera brusca e senza una vera ragione. Non aveva voluto parlare con lei del loro rapporto, non l'aveva cercata, non aveva dato modo a lei di comprendere che l'affetto, che aveva creduto a tratti di percepire dall'uomo, esistesse ancora e Piton ricambiò il suo sguardo leggermente stupito.
 “Non intendevo offenderti.” disse con voce misurata “Intendevo  ovviamente che mi interessa sapere come stai, dal momento che Silente mi ha chiesto di farti la guida in questo mondo. Ora sono solo il tuo professore, ma ciò non toglie che sono stato il tuo tutore magico a lungo e...”
“Non fa nulla, Severus va bene così.” disse lei scuotendo la testa e fece per allontanarsi, stirando un sorriso fasullo, ma Piton le afferrò  saldamente il polso ed Emma si voltò a guardarlo.
 “Che c'è ora?” chiese vagamente irritata.
 “Non mi piace scusarmi con le persone, ma tu sembri fatta per obbligarmi a questa pratica.” sibilò lui con leggero fastidio “Credo io ti debba effettivamente delle scuse e per la seconda volta. Devi capirmi, Emma, non sono una brava persona e non sono stato un buon tutore, forse. Amo la solitudine e non sono abituato ai ragazzini, che non siano quelle teste di legno..."
 “...che infestano il tuo sotterraneo” concluse per lui la ragazza, con un mezzo sorriso appena trattenuto.
“Corretto, e quei cinque punti...”
 “...era giusto togliermeli, ma non era giusto il modo con cui mi hai trattato.” affermò lei, interrompendolo nuovamente.
 Lui la guardò e arricciò le labbra in una smorfia buffa.
 “Se sai già quello che ti devo dire è inutile che te lo dica. Spero solo che con la tua cocciutaggine e curiosità tu non stia asfissiando i tuoi compagni di Casa. Sono gente fragile e studiosa i Corvonero.”
 “Davvero?” chiese l'emoor, improvvisamente più rilassata “Non ne ho conosciuto nemmeno uno allora!”
 Severus fece un rumore secco che poteva assomigliare a una risata trattenuta e scosse leggermente la testa.
“Ci vediamo a Pozioni allora. Sei stata brava all'ammissione” disse secco e fece per girarsi, ma poi si fermò e sembrò sul punto di parlare.
Emma rimase immobile a guardarlo, anche quando lui infine allungò una mano e le sfiorò appena lo zigomo con un gesto paterno e lei trasalì e sbatté le ciglia una volta, sorpresa. Aveva pensato a quel 'sempre' e alla giornata sulle colline mentre lui si voltava e in quello stesso istante e si chiese se Piton potesse leggere nel pensiero. Scosse subito la testa, dandosi della stupida, sfiorando il punto in cui le dita dell'uomo l'avevano accarezzata e osservò l'alta figura nera allontanarsi. Sorrise per quel gesto di tenerezza inaspettato, mentre si affrettava a raggiungere il parco per seguire l'ultima lezione prima di quella sera. Le cose sembravano andare meglio. Davvero
E Severus ci sarebbe sempre stato in qualche modo.

. . .

Draco Malfoy, seduto da solo sull'albero storto del cortile, aveva osservato con curiosità Piton e la sua protetta mentre parlavano.  
 Era troppo distante perché potesse sentire quel che si dicevano, ma aveva notato il gesto affettuoso dell'uomo e il sorriso di lei.
Il Serpeverde si arrampicava spesso su quell'albero, quando le moine di Pansy diventavano invadenti, o la presenza di Tiger e Goyle pedante e lui necessitava di un posto dove smettere le vesti del Re delle Serpi per poter ritrovare la solitudine a cui il Manor dove era cresciuto l'aveva abituato e quell'albero era semplicemente il posto perfetto dove far scorrere il tempo senza fare nulla, perché quasi nessuno alzava la testa per guardare tra i rami, permettendo lui di essere un osservatore silenzioso ed era sufficientemente comodo per passare qualche momento di tranquillità.
  Malfoy si sporse e vide l'emoor ormai rimasta sola riscuotersi e attraversare il cortile, passando appena sotto di lui, troppo persa nei suoi pensieri perché si accorgesse della sua presenza e continuò a rimanere assorto a osservarla, mentre la figura sottile della ragazza si dirigeva a passo sostenuto verso il parco.
 Era goffa nella sua avanzata, con l'enorme borsa piena di libri e i lunghi capelli che le cadevano continuamente davanti al viso e sembrava minuscola, senza i soliti due Corvonero al suo fianco. 
 Gli occhi di Draco tremarono, quando si accorse che stava sorridendo da solo e subito irrigidì la schiena e si ricompose.
Tutti i Serpeverde parlavano di Emma O'Shea, l'emoor reietta e qualcuno di loro persino la insultava per essere finita in Corvonero, ma Draco Malfoy, che era solitamente ben noto per cercare costantemente di  denigrare chiunque considerasse inferiore a lui, non lo aveva mai fatto, anzi, più di una volta si era ritrovato ad osservare la ragazza con sguardo attento.
 E questo perché Draco Malfoy si era accorto di come il sempre duro, tagliente e gelido Severus Piton, per cui lui aveva un'enorme stima, sembrasse affezionato a lei e il ragazzo sapeva che questo era un evento più che raro, così come aveva ascoltato le voci concitate dei suoi genitori durante quell'estate, mentre parlavano degli emoor con speranza, dubbio e interesse.
Draco Malfoy si era anche accorto di come lei scivolasse nei corridoi senza cercare di dare nell'occhio, circondata dai suoi amici. 
Si era accorto di come gli sguardi e le parole che altri sibilavano con cattiveria al vederla, le scivolassero addosso. Si era accorto che, anche se era spesso in giro con la piccola Weasley, Emma O'Shea passava il tempo con persone di tutte le Case, senza alcuna differenza. Compresi Serpeverde. E Lower e la Brown la adoravano e Hope la osservava assorto, come se la studiasse.
Draco Malfoy sapeva che nelle vene della ragazza scorreva il sangue tra i più magici nella storia e che per questo lei avrebbe avuto diritto di atteggiarsi a superiore, arrogarsi il primato di emoor, comportarsi in maniera supponente, ma Emma O'Shea era diversa e c'era qualcosa nel suo modo di fare tranquillo, nel fascino che inconsapevolmente trasudava e nella sua risata sincera, che incuriosiva terribilmente il Serpeverde.
 Draco Malfoy saltò giù dall'albero, pulendosi distrattamente i vestiti di ottima fattura e si avviò a passo lento verso i sotterranei, cercando di togliersi dalla testa l'emoor e il suo sorriso.


 
*Angolo Autrice*

 

Capitolo di passaggio, ma che semina punti importanti. 
In primo luogo arrivano le altre scuole (è vicinissimo quindi l'inzio del torneo), e spuntano anche Hermione (per la prima volta) e i gemelli (di nuovo). 
Lentamente ci immergiamo in una quotidianità insieme alla nostra Emma sempre più riconoscibile. A me piacciono molto i rapporti che sta creando con i suoi amici, tutti, sia i corvonero, che gli emoor, Ginny e ovviamente i gemelli. E sono felice di aver fatto incontrare lei ed Hermione, le due, come dice George, sotto alcuni aspetti si assomigliano (ma sono molto diverse su altri). 
Non dimentichiamoci del momento molto dolce in cui Emma e Severus hanno modo di chiarirsi, ve lo anticipo, non sarà l'ultima volta che dovranno farlo, nonostante il forte e sincero affetto sono due testoni, lo sapete. 

Infine ci sono gli incubi. Vi ricordano qualcosa?

Il prossimo capitolo si chiama "La serpe e il corvo". 
Spero di vedervi nelle recensioni, i vostri feedback sono molto importanti. 
A venerdì

vi

  
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