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Autore: KikiShadow93    04/12/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di iniziare, ci tengo a ringraziare in particolare Celeste98, _Cramisi_ e Chimera__ per aver recensito lo scorso capitolo! 💛 Grazie anche a tutti quelli che leggono silenziosamente! 🧡
 

𝟜𝟠. 𝓔𝓂𝑜𝓏𝒾𝑜𝓃𝒾 𝒾𝓃 𝓂𝑜𝓋𝒾𝓂𝑒𝓃𝓉𝑜



Radish non si è mai considerato questo gran genio, ma neanche un completo imbecille.
È per questo che adesso si domanda perché non riesca a reagire in alcun modo. In realtà si domanda pure se lo stiano prendendo in giro, se gli abbiano detto una cosa simile un po’ per farlo incazzare poiché tenuto all’oscuro da Sherry, e un po’ per rabbonirlo. Sì, rabbonirlo, perché pur non essendo pronto a diventare padre, sente decisamente di non potersi dire davvero dispiaciuto. Aveva messo in conto già da un pezzo che i figli sarebbero arrivati, prima o dopo. Sarebbe ovviamente un bugiardo clamoroso se dicesse che non sperava nel “dopo”, però…
Beh, non può dirsi realmente dispiaciuto. In fondo quanti orribili scenari si era immaginato? Quanti tragici motivi si era creato nella mente per spiegarsi il progressivo allontanamento di Sherry? Di certo un figlio non può essere peggio di lei che per davvero non lo vuole più!
Per quanto l’idea di Sherry incinta non gli dispiaccia come evidentemente pensavano tutti — e come anche lui stesso pensava —, c’è un piccolissimo dettaglio che proprio non gli quadra. Vorrebbe anche esprimerlo, così da sentirsi dire una cosa tipo “dai, scherzavamo, in realtà si tratta di X, vedi che poteva andare peggio?”, ma le parole escono con una discreta fatica dalla sua bocca.
«Non— no, non è possibile, no. Ma figuriamoci, no.»
Ma infatti, non è possibile. Blackwood ed Everett volevano solamente indorargli la pillola. Che genere di pillola non lo sa, ma dev’essere sicuramente così. Anche se, concentrandosi per qualche secondo sulle loro espressioni deluse e preoccupate, forse può essere che dicano il vero.
«Direi proprio di sì, invece.»
Quando Everett gli disse di non aver più fiducia in lui, l’effetto non fu troppo differente da adesso. Una specie di insopportabile secchiata d’acqua gelida in piena faccia assieme ad un poderoso cazzotto nello stomaco. L’unica sostanziale differenza, è che questa sua affermazione non ha la capacità di fargli più male con il passare dei secondi. Lo lascia semplicemente attonito, col cervello che macina faticosamente per mettere insieme i pezzi, sforzandosi di accettare la notizia.
Che poi, alla fin fine, non è solo quella a destabilizzarlo tanto, quanto la dolorosa consapevolezza che non è stata lei a dirglielo. Perché?
Questo pensiero viene però velocemente scavalcato da un secondo, che gli fa di nuovo sospettare che stiano solo recitando. Per quanto ne sa, quei quattro deficienti che lo stanno fissando in modo maniacale potrebbero aver anche nascosto qualche telecamera lì attorno per fargli uno “scherzone”. In questo caso, Radish è oltremodo sicuro che per loro sarebbe stato assai meglio morire in campo.
«Non è ancora andata in calore, ci siamo stati attenti!» O forse è andata in calore e tu ne hai approfittato, Everett? Perché mi ricordo com’era l’ultima volta, si sarebbe lasciata fare qualsiasi cosa pur avendomi a malapena in simpatia! Figuriamoci cos’avrebbe fatto adesso!
Se per Everett questa situazione era già a dir poco assurda, adesso quasi si pente di averla difesa la sera precedente. Come cazzo ti è saltato in mente di non dirgli nulla?! Guarda in che situazione mi hai messo, maledetta imbecille! Ed anche tu, Blackwood, non potevi seguire il maledetto piano?! Dovevamo portarlo da una parte e parlarci con calma!
Non dice niente di tutto questo, però, limitandosi a chiudere con forza le palpebre ed inspirare a fondo col naso per calmarsi. Prima o poi, chissà come e quando, gliela farà sicuramente pagare.
«Quando vi siete scambiati il Morso era umana e a pochi giorni dal calore. Di conseguenza, in quelle condizioni era particolarmente fertile.» Spiega con una certa ovvietà, mentre gli occhi dei presenti si spostano nuovamente su Radish. Sono tutti in attesa di una sua reazione, una qualsiasi, così da poter intervenire, ma il Saiyan non sta facendo niente di particolare. Rimane ritto ed immobile, con gli occhi sbarrati, il volto più pallido del solito, e i muscoli decisamente più rigidi del normale. A parte questo, però, non sta facendo niente. Pure per il fine olfatto degli Spettri è così, dal momento che non stanno captando niente in particolare, fatto che li fa temere che realmente l’intruglio che Major gli ha iniettato gli abbia in qualche modo procurato una qualche danno neuronale.
Radish, dal canto suo, pensa incessantemente da una manciata abbondante di secondi alla sua spiegazione… e non la trova poi così insensata. In fondo era umana, quindi non sarebbe stato così impossibile, a parte per il fatto che… «Ma non le sono venuto dentro!»
Gohan, adesso, vorrebbe essere in qualsiasi altro posto. Uno qualsiasi, andrebbe bene tutto! Pure tra le grinfie di tutte quelle ragazzine che attentano alle sue labbra — e, secondo i suoi “fratelli acquisiti”, anche a ben altro.
Greywind, pur captando la vergogna del ragazzino, non può davvero fare a meno di approfondire un poco l’argomento, così da chiarire completamente le idee a quel poveruomo che sta evidentemente per collassare tanta è la sorpresa.
«Il coito interrotto non è un metodo contraccettivo sicuro, Radish. Anche presupponendo che tu sia un campione di tempismo e che la manovra riesca perfettamente, prima dell’eiaculazione si può presentare una fuoriuscita pre-eiaculatoria di liquido seminale altrettanto fertile che rende il “salto” inefficace.» Afferma con tono calmo e gentile, per poi rigirarsi come una biscia quando, per il puro piacere di rompergli i coglioni, Blackwood gli lancia contro un piccolo frutto scuro «È così che sei saltato fuori te!»
In realtà erano voluti, ormai si sentivano quasi pronti ad allargare la famiglia e creare così una solida discendenza, ma non avevano pensato che sarebbe successo subito dopo averne discusso una volta.
«Dai creatori di “Non mi piace usare il preservativo” e “Vengo fuori”, arriva in 3D: “Fatemi gli auguri, diventerò padre!”» Scherza prontamente Black, strappando una lieve risatina quasi a tutti.
Radish, invece, non ha idea di cosa stiano dicendo. Potrebbero anche parlare di unicorni da clonare e lui non lo saprebbe. Il suo cervello si è totalmente chiuso, ed il cuore gli batte con una tale forza contro le costole da fargli fisicamente male.
Incinta.
Sherry è incinta.
È incinta, aspetta un bambino.
Qualcosa le sta crescendo dentro.
È incinta e non mi ha detto un cazzo!

Non sa se è più incazzato, deluso o addolorato. Non saprebbe dirlo neanche se ne valesse della sua vita. L’unica cosa che sa è che lei, per chissà quale assurda ragione, non gli ha detto nulla. Non solo! Ha pure provato ad allontanarlo, a farlo uscire totalmente dalla sua vita!
Un’altra cosa che adesso non saprebbe dire con certezza, è che non non sa se lo faccia più incazzare il fatto che glielo abbia taciuto, o il fatto che abbia provato a togliergli la possibilità di conoscere suo figlio.
Sente di non essere realmente pronto a diventare padre, la sola idea lo terrorizza, ma considerando quanto tempo dedicano al sesso era inevitabile che accadesse, e dentro sapeva che ci avrebbe fatto i conti in tempi non particolarmente lunghi. Senza contare tutta la curiosità che gli altri gli hanno messo sulla paternità, sulla gioia che ti può dare un bambino… e su quanto anche lui sia arrivato a volere qualcuno che dipenda in tutto e per tutto da lui, che gli voglia incondizionatamente bene malgrado qualsiasi possibile errore. Alla fine, Radish non si sente realmente pronto a diventare padre, ma l’idea che da lì a qualche mese succederà non gli dispiace per niente.
Qualsiasi cosa le stia crescendo dentro, è anche sua. Anzi, a conti fatti è la prima cosa ad essere veramente sua, e l’idea che abbia provato ad impedirgli di conoscerlo lo manda completamente in bestia.
Senza dire una parola a nessuno, s’incammina in avanti per tornarsene al Nord. Potrebbe anche volare, farebbe certamente prima, ma forse è meglio per tutti se prima sbollisce un po’ in solitaria, e questo lo sa anche da solo. Peccato solo che tutti gli altri non sembrino esattamente della sua idea — o non sembrino capirlo —, perché Micah non ci mette niente ad afferrarlo per un braccio e tirarlo all’indietro.
«Dove vai?!»
«Prova un po’ ad indovinare!!!» Forse per la prima volta da quando li conosce, non si fa alcun tipo di problema a colpirli senza che abbiano realmente fatto qualcosa di stupido. La sua parte più razionale infatti si rende pienamente conto che vogliono solo calmarlo anche per la sicurezza di lei, ma la parte istintiva gli urla a gran voce che vogliono separarli e, soprattutto, che potrebbero far loro del male.
Solo guardandolo, Greywind si rende conto che aveva pienamente ragione, ed anche che se Sherry adesso fosse nei paraggi, lui potrebbe reagire in maniera assai più violenta. Così, senza dire una parola e senza farsi notare, si allontana da tutti loro.
Se nessuno lo nota, però, è solo perché pure un altro si è mosso, piazzandosi duramente davanti al Saiyan.
«Togliti di mezzo. Subito.» Di colpo ricomincia a serpeggiargli nella mente quell’orribile idea che gli ha fatto perdere completamente il lume della ragione. Everett, in fondo, potrebbe anche avergli mentito, per quanto ne sa. Potrebbe essersi inventato tutto per qualche contorto e perverso piano per fargli ancora più male.
«Prima parlerai con me.»
«Ho detto—»
«Ho sentito, e non mi interessa minimamente. O fai come voglio io, o ti assicuro che la situazione prenderà una piega irreparabile. A te la scelta.» Si domanda, Everett, se anche lui fosse così irragionevole quando si trattava di Leila, e magari se pure lui si sarebbe comportato in modo tanto folle e rabbioso qualora avessero avuto dei figli. Beh, di certo non sono particolarmente obiettivo se si tratta di Sherry…
«Perché prima dovrei parlare con te, eh?! Cos’è, il figlio è tuo, per caso?!» Non avrebbe voluto dirlo. La sola idea di esporre la sua irrazionale paura a qualcuno lo imbarazzava a morte, ma proprio non è riuscito a trattenersi.
Col senno di poi, però, forse sarebbe stato davvero meglio se avesse taciuto, perché dall’espressione disgustata e furente del lupo intuisce non solo di aver detto una scemenza, ma anche di averlo offeso parecchio.
«È un’immagine così disgustosa da farmi pentire totalmente di averti difeso.» Parla a denti così stretti e con un tono così rabbioso, ostile e disgustato da fargli capire in pieno non solo che si sbagliava alla grandissima, ma anche che la possibile considerazione che ha di lui potrebbe essere scesa ulteriormente.
Rimane ammutolito per qualche istante, mentre la fastidiosa sensazione di essere trafitto da troppi occhi va scemando di secondo in secondo. Lui difenderlo? E in che modo? Perché? Può credere ad un sacco di cose, ma questa gli sembra decisamente la più assurda di tutte.
«Difeso?»
«Esatto, Saiyan, ma ho promesso molto tempo fa che più di ogni altra cosa avrei sempre protetto lei. E sì, anche da te, qualora risultasse necessario. Adesso mi pare evidente che sia necessario, perché tu non sei minimamente lucido.»
Non che gli abbia schiarito particolarmente le idee — non che Radish lo credesse davvero possibile —, ma tutto in lui è così fermo e deciso da rendergli quasi impossibile credere che gli stia mentendo. Per quanto potrebbe tornargli utile per chissà quale ragione sua, Radish sente di conoscerlo quel tanto che basta da poter dire con sicurezza che non è il tipo da dire simili bugie.
Quando poi gli appoggia una mano sulla spalla, facendo una lieve pressione per farlo avanzare, non oppone alcuna resistenza. Lo sente dentro che non è necessario, così come, di colpo, non lo percepisce più come una minaccia. Anzi, quel “lupo” che River gli ha detto di avere dentro, gli sta come suggerendo proprio il contrario, identificandolo adesso come una risorsa utile. Avendo infatti dimostrato una tale ferocia per difenderla — per difenderli —, ai suoi occhi si è come tramutato in un prezioso scudo umano disposto a tenerli al sicuro in sua assenza.
«Forza, andiamo.»
Se anche il suo istinto gli dice che no, Everett non è più una minaccia, lo stesso non si può dire per chiunque lo circondi. Gli basta sentire il leggero odore dello spinello che Major tiene in mano per farlo scattare. Rigirandosi verso i quattro, infatti, glielo prende dalle mani e lo butta a terra, calpestandolo senza pietà, per poi afferrare il Segugio per i capelli e strattonandolo un po’ prima di avvicinarlo a sé.
«Questa merda deve sparire, sono stato chiaro?! Non dovrà mai più girare da queste parti, o credimi se ti dico che non vi darò mai la possibilità di avvicinarvi a loro!» Detto questo lo lascia andare, rigirandosi dall’altra parte per affiancare Everett. Avrebbe potuto fare di peggio, molto, ma la sua parte razionale è emersa di prepotenza per impedirglielo. Non sarà facile per lui controllare questo nuovo e pericoloso lato di sé, soprattutto qualora Sherry abbassasse le proprie difese e si lasciasse di nuovo avvicinare, ma per fortuna è un qualcosa che in molti, da quelle parti, possono insegnargli un minimo a gestire.
Rimasti ormai soli, Micah scrolla le spalle e si mette a tavola, seguito a ruota da Major.
Blackwood, Maddox e Darko lanciano prima una veloce occhiata a loro, poi al duo che si allontana, finché alla fine cedono e si uniscono ai primi. Finché i due non si saranno confrontati, in fondo, non hanno proprio niente di meglio da fare se non continuare a mangiare, magari facendo qualche altra domanda ai singolari ospiti. Blackwood in realtà potrebbe anche andare dai suoi vivaci cucciolotti per farli scatenare un po’, ma… i nonni servono anche a questo,  no?
Mordecai, invece, è rimasto in piedi al suo posto, lo sguardo rivolto a terra dove giace ciò che rimane della canna.
«L’avevo rollata con così tanto amore…» Afferma con tono affranto, per poi portarsi la prima cosa commestibile in bocca e divorarne metà con un solo morso mentre raggiunge Gohan. Se le cose andranno bene — e lui è certo che sarà così —, lascerà volentieri al piccolo il piacere di comunicare tutto a sua madre, che di certo potrebbe risentirsi se venisse tenuta all’oscuro ancora a lungo. Non che non lo diverta vederla incazzarsi e trasformarsi in una specie di mostro mitologico, anzi!, ma non vuole rischiare stavolta: Sherry ha salvato la sua vita e quella del suo adorato figlio minore, come potrebbe reagire ad una qualche notizia che la riguarda e che le è stata taciuta per così tanto tempo? Come, per puro esempio, che sta male. Mica si è scordato che ha praticamente ringhiato che l’avrebbe aiutata in qualunque modo pur di sdebitarsi.
Se non avesse perso a morra cinese per decidere chi avrebbe accompagnato Gohan, di certo non si sarebbe preso un tale disturbo. Non sono tanto pazzo da andarci  disarmato… prima passiamo a prendere mamma!
L’unico che ancora non si è mosso, rimanendo immobile a fissare il punto esatto in cui le due potenze del Nord sono scomparse dalla sua visuale, è Arus.
«L’ho sentito solo io o ha davvero detto “a loro”?» Domanda con un certo sconcerto, sbuffando poi con forza quando l’esuberante genero annuisce con un sorrisetto beffardo. Non che non mi faccia piacere… però, cazzo! Ho perso la scommessa!


Non sa né dove lo stia portando, né quanto voglia ancora tirarla per le lunghe, ma, dopo dieci minuti di cammino alle sue spalle in assoluto silenzio, è deciso a non volergli concedere altro tempo.
Era convinto che gli avrebbe detto ogni cosa, e invece non fa altro che camminare con quella sua aria insopportabilmente rigida ed arrogante. Come se avesse altro tempo da buttare!
Punta quindi i piedi a terra, fregandosene pure della possibilità che attorno a loro possa esserci qualcuno ad ascoltarli. Vuole delle risposte e le vuole subito, altrimenti, per quanto lo riguarda, può anche andare a farsi fottere.
«Perché non me ne ha parlato?»
Si blocca anche Everett, col cuore che un poco accelera tutto in un colpo. S’impone però di calmarsi, perché l’argomento che stanno per trattare non è certo dei suoi preferiti.
Sa che Hurricane l’ha messo in guardia su ciò che può accadere alle coppie durante la gravidanza, ma come poteva dirgli — o anche solo immaginare — che ciò che lei ha vissuto al Nord avrebbe estremizzato il tutto?
«Mio padre… era soddisfatto ogni volta che mia madre rimaneva incinta. Nuovi figli uguale nuovi soggetti ideali per incrementare la potenza del Nord. Lei, invece…»
L’unica persona con cui ha parlato di questo argomento, l’unica con la quale abbia mai sentito di potersi sfogare senza essere giudicato, è Blackwood. Leila sapeva perché del Nord come lui, e Nike sicuramente l’ha saputo in qualche modo, ma solo a Blackwood ha detto tutto, solo a lui ha confidato quanto lo ripugnasse avere il suo stesso sangue. Solo con Blackwood si è messo a nudo, piangendo per la prima volta in vita sua.
«Lei provava in ogni modo a tenerlo lontano, perché sapeva che avrebbe continuato a farle tutto ciò che voleva, così come sapeva che poi avrebbe fatto del male anche ai figli, in un modo o in un altro. Ma non le è mai andata bene, non aveva nessuno a difenderla. Come provava ad allontanarlo, lui la gonfiava di botte, intimandole di non provarci più, e poi…» Che i suoi genitori avessero rapporti consensuali solo fino a poco dopo la sua nascita non è mai stato un segreto per nessuno. Mezcal non si faceva certo problemi a riguardo, soprattutto dal momento che considerava Aisha una sua proprietà, un giocattolo da usare ogni qualvolta gli venisse voglia o qualora volesse altri figli. Non gli è mai importato niente di lei, né si è mai addossato la responsabilità della sua follia, scoppiata nel momento esatto in cui le vietò categoricamente di potersi prendere cura dei suoi figli. Solo anni dopo, quando ormai per lui era impossibile sviluppare un qualche senso di affetto nei confronti di un qualsiasi membro della sua famiglia, scoprì che Mezcal le diede un manrovescio impressionante quando provò a prenderlo, in un ultimo e disperato gesto di protezione.
«Darko provò a fermarlo, un paio di volte… ma sapeva che non sarebbe servito a niente. Poteva anche dargli ascolto in un primo momento, ma avrebbe trovato sempre un modo per tornare alla carica alle sue spalle. Per tenere calma lei, quindi, la imbottiva di tranquillanti per tutta la durata della gravidanza.» Non lo capiva quando era un ragazzino, ma crescendo tutto gli si è fatto più chiaro: per quanto i bambini non gli piacessero, non poteva comunque tollerare che venisse fatto loro del male così a caso, così interveniva come poteva. Se lui stesso si fosse impuntato troppo, sarebbe stato ucciso e loro sarebbero finiti tra le grinfie di uno Spettro raccomandabile tanto quando Mezcal, così si sforzò per trovare una possibile via di mezzo. «Darko ci teneva nascoste le nuove gravidanze… non voleva che in qualche modo quel mostro ci contaminasse. Ma, alla fine, tutti sapevano. E nessuno poteva intervenire in favore di Aisha, perché nessuno aveva la forza necessaria per fermarlo. Io e mio fratello gemello, intorno ai cinque anni, volevano parlargli. Volevamo sapere perché nostra madre spesso si mettesse ad urlare e si nascondesse da tutti, o perché a volte la vedessimo aggredire la sua stessa ombra o il suo riflesso negli specchi. Darko ce lo impedì per un pelo, e ci ordinò di non provare mai e poi mai a fare una cosa del genere. Lui forse sarebbe anche sopravvissuto, perché a modo suo Mezcal gli voleva bene, mentre noi non avremmo avuto scampo.»
Per quanto anche la vita di Radish sia segnata da ricordi orribili, gli risulta assai difficile riuscire a credere che possa mai essere esistita davvero una famiglia del genere. Lui stesso non ha mai fatto tanto male ad una sola persona, né è mai riuscito anche solo ad immaginare di farlo. Come ci si può accanire tanto contro una persona che, tecnicamente, hai promesso di amare, rispettare, onorare e proteggere? Come si lo si può anche solo pensare? Anche sforzandosi di pensare di alzare le mani su Sherry, di farle del male, o più in generale di far del male alla sua famiglia, si sente fisicamente male.
Quando però riesce a scorgere una scia umida sulla guancia di Everett, si rende conto che non sta inventando niente. E che si sta aprendo con lui, gli sta rivelando qualcosa di realmente doloroso, qualcosa che, immagina, vorrebbe tenere quanto più nascosta possibile.
«Perché me lo dici?» La voce è flebile, la paura della sua possibile risposta lo terrorizza. Dimmi che non mi credete capace di tanto… ti prego, dimmi che non è così.
«Per farti capire quanto anche quei momenti che sarebbero dovuti essere i più belli, nella mia famiglia siano sempre stati distrutti dal dolore e dalla follia.» Si passa frettolosamente il dorso della mano sulla guancia, così da cancellare ogni traccia di quella ribelle lacrima solitaria. Non riesce ancora a provare un reale dolore per sua madre, non dopo tutto quello che ha fatto e per quel ghigno soddisfatto mentre Mezcal violentava Leila, ma la consapevolezza di avere un sangue così marcio a scorrergli nelle vene lo deprime sempre. Il nome di suo padre è utile per darsi coraggio, per rendersi conto di essere capaci di ogni cosa, ma non è certo un vanto.
«Prima che ti racconti anche il resto, voglio che tu mi prometta—»
«Non sei nelle condizioni di farmi promettere niente.» Lo interrompe prontamente Radish, pur non desiderando realmente essere sgarbato o aggressivo. Se non riesce a trattenersi come vorrebbe, è solo per l’impazienza di raggiungerla per parlarle a quattrocchi.
La determinazione nei suoi occhi chiari, però, gli suggerisce di dargli ascolto, non tanto perché, magari, non capirebbe il senso delle sue parole, quanto perché sennò non andrà avanti. E se non andrà avanti, non potrà andare da Sherry. Anzi, potrebbe, ma Everett tornerebbe sicuramente alla carica, lui andrebbe in bestia e lei di nuovo nel panico. No, decisamente non è la strada ideale.
Annuisce con energia, mettendosi poi a sedere al suo fianco quando gli fa un cenno con la mano. Perché debba sedersi non lo sa, ma l’insolita angoscia nei suoi occhi gli lascia intuire che la breve conversazione appena avuta non è stata la parte peggiore.
«Prometti che terrai a mente questo, il dolore che Sherry ha dovuto sopportare quando era appena una bambina… ed anche tutti i tuoi ricordi che lei ha visto.»

Incinta.
Lo sguardo stralunato di Sherry rimbalza da quello di Everett a quello di Darko e viceversa da quasi due minuti ormai. Non riesce a parlare, nella sua mente c’è una tale confusione da impedirglielo in modo categorico, e le parole che le sta dicendo Darko non la stanno aiutando a ragionare più lucidamente.
Incinta.
Sulle prime avrebbe davvero voluto dire “in che senso?”, ma lo sguardo apprensivo e attento di Darko ha fatto in modo che non fosse necessario.
Incinta.
Lo sapevano già da qualche giorno prima della guerra, a quanto pare. Sapevano e sono rimasti in silenzio, perché, secondo loro, saperlo l’avrebbe resa solo più apprensiva e distratta, cosa che avrebbe segnato inevitabilmente l’esito dello scontro. Vorrebbe urlargli che sono due stronzi, che avrebbero dovuto avvertirla immediatamente visto che lei non lo sospettava neanche lontanamente, ma un piccolo dettaglio le ha fatto capire che, invece, hanno fatto bene: se qualcuno le avesse impedito di scendere in campo per questo, o avrebbe trovato il modo di sbarazzarsene immediatamente, o sarebbe finita con l’odiare il nascituro con ogni fibra del suo essere. La sua determinazione ad uccidere Jäger era troppo solida, radicata in ogni fibra del suo essere da troppi anni, e neanche l’idea di diventare mamma l’avrebbe fermata.
Incinta.
Mentre loro la chiamano dolcemente, un pensiero le attraversa la mente, doloroso, veloce e potente come uno sparo: Radish non vuole figli.
Non li vuole, non ora. Ha detto “prima o poi”, ma sa bene che il “prima” non era neanche da pensare. Sarebbero arrivati “poi”, quando entrambi sarebbero stati pronti, quando la situazione fosse stata stata migliore. Questo, di certo, non contempla neanche lontanamente un “ora”.
Non è pronta per fare la mamma, forse non ne ha neanche la stoffa, non con lo stile di vita sgretolato che conduce, e non può imporre a Radish di diventare papà. Non può. Condannerebbe tutti quanti ad una vita di sofferenze e ad un affetto fasullo… seguito poi da un inevitabile disprezzo.
«Sher…?»
La voce di Everett le arriva debole alle orecchie mentre si alza. Non ha tempo per badare a lui, adesso, né per ascoltare Darko che si raccomanda in ogni modo di non fare sforzi perché pericoloso. Come se muovermi adesso possa essere più pericoloso di mettere al mondo questo meticcio indesiderato!
Non può costringere nessuno, è fuori discussione. Non può costringere neanche sé stessa, e lei questo bambino non lo vuole. Non lo voglio…?
Con passo deciso va verso la parete opposta, dove sono appese delle armi di mirabile fattura, evidentemente tenute lì puramente come decorazioni. Per quanto questo sia evidente, ai suoi occhi è evidente anche che vengano tenute con gran cura, e che le lame siano state lucidate e affilate di recente. Perfetto!
Presa dallo sconforto e da un impeto di pura follia, afferra il primo pugnale che vede. Lo tiene con forza con entrambe le mani e, senza alcuna esitazione, avvicina la punta al basso ventre.
«SHERRY!»
«No, ehi, ehi! Troveremo una soluzione, va bene? Te lo prometto! Adesso mettilo giù, da brava!»
«Sherry, sul serio, mettilo giù!»
«Dacci retta, okay? Mettilo via, così possiamo parlarne! Dai, forza, buttalo!»
Non li sente realmente. Tutto in lei adesso è focalizzato unicamente sulla quella punta acuminata che preme contro la pancia. Uno Spettro sopravvive senza alcun problema ad un attacco del genere, non se ne renderebbe neanche conto… ma un feto Mezzosangue così piccolo no. Un colpo del genere sarebbe troppo da sopportare, soprattutto adesso che è così debole. Non sa se lei stessa sopravviverà, anzi ne dubita altamente, ma non le importa davvero.
Devo solo spingere…
«Sherry… ti prego, no…»
Non sente la voce del fratello, non si accorge che sta piangendo per lei. Ma come potrebbe dargli ascolto? Se decidesse di tenerlo, costringerebbe Radish ad assumersi delle enormi responsabilità che ancora non è pronto ad avere, e ciò lo spingerebbe a desiderare unicamente che quella creaturina indifesa e inattesa non fosse mai venuta al mondo. E lei sa come ci si senta a non essere desiderati, a doversi guardare le spalle dalla stessa persona che, in un secondo, l’ha messa al mondo. Con che coraggio potrebbe condannarlo ad una fine del genere?
«Sherry, ti prego, mettilo giù!»
Senza volerlo, la sua mente le fa vedere nuovamente un’immagine che aveva rimosso dai propri ricordi.
All’inizio era arrivata a pensare di aver semplicemente sognato Radish con le zanne di Roscka al collo, fin quando non è poi arrivata a comprendere che quell’uomo che l’abbracciava con forza e la faceva sentire tanto bene tra le sue braccia non era suo marito. Era un qualcosa che, forse, la sua mente aveva prodotto dopo averci segretamente fantasticato, ovvero il risultato della loro unione.
Che glielo avesse voluto mostrare
Papà Spettro per realizzare la sua perversa profezia, o solo perché, alla fin fine, voleva una famiglia con Radish, non lo sa, ma è sicura che quell’abbraccio e quel calore nel cuore erano qualcosa di così intenso che, adesso, l’idea di continuare ad affondare la lama le sembra la più grande follia mai concepita nell’intera storia di tutto l’Universo.
«Puoi sempre darlo a qualcuno se non lo vuoi, anche se mi pare una follia. È comunque un’ottima alternativa al suicidio.»
Inorridita dalla parole di Darko, Sherry rimane a bocca aperta. L’idea di vedere il suo bambino tra le braccia di qualcun altro è impensabile. Come non riesce ad affondare la lama nel ventre, non sarebbe neanche capace di cederlo a qualcun altro.
«Sher…»
Le tremano le dita, con i palmi madidi di sudore, e sente gli occhi bruciarle a causa delle solite stupide e sgradite lacrime. Sente caldo e freddo, lo stomaco in subbuglio per la nausea.
«È mio…» Sussurra con un filo di voce, senza preoccuparsi di sembrare troppo supplichevole o debole. Lei è venuta al mondo in circostante orribili, non ha avuto la possibilità di conoscere il calore di una madre quando ne aveva più bisogno, non ha avuto la possibilità di essere protetta e coccolata dall’amore paterno. Lei è nata e cresciuta sola, e mai aveva pensato di poter desiderare una famiglia propria con tanto ardore. Realizzandolo, sente che potrebbe fare qualsiasi cosa pur di proteggere da ogni pericolo la creaturina che le sta crescendo dentro.
Le lacrime escono fuori incontrollate, rigandole le guance, e abbassa il pugnale senza neanche pensarci un istante di più, lasciandosi poi cadere a terra con le gambe tremanti che non possono più sostenerla. Seppellendo il viso tra le mani piange con forza, amareggiata per il pessimo senso dell’umorismo del Destino. Avrebbe potuto aspettare, lasciarle gustare un momento felice in santa pace, ed invece ha deciso di tirarle l’ennesimo colpo basso.
Con ogni cellula ancora angosciata e terrorizzata dal suo orribile gesto, Everett la raggiunge e l’abbraccia con forza, sollevandola dal pavimento e portandola verso il letto, usando una delicatezza che poco si addice alla sua truce e glaciale figura.
«Shhh, tesoro» le sussurra dolcemente all’orecchio «Andrà tutto bene, te lo prometto.» Le accarezza i capelli, mentre le sue lacrime gli inzuppano la maglia leggera.
Dopo qualche minuto stretti l’uno all’altra, con Darko che si assicura che nessuno si stia avvicinando, i singhiozzi finalmente cominciano a placarsi e loro due si separano un poco. Everett, ora come ora, non è decisamente dell’idea di lasciarla andare, così si limita giusto a mettersi più comoda sulle sue gambe.
«Sherry…» Darko l’avvicina cautamente, le mani protese in avanti per farle capire che non le farà del male, e poi si inginocchia davanti ai due per poterla guardare meglio negli occhi «Cosa ti ha spinto a reagire così? Devi dirmi ogni cosa, chiaro? Ti seguirò personalmente, quindi devo essere informato su ogni cosa. Come ti ho già detto, la tua è una situazione molto delicata, quindi niente può essere lasciato al caso.»
Le braccia di Everett si stringono automaticamente attorno al suo corpo non appena la sente tremare di nuovo, come se all’improvviso un orribile e pericoloso mostro le si fosse parato davanti. Inevitabilmente si domanda a sua volta cosa possa realmente indurla ad una reazione tanto grave, perché nessuna delle loro donne reagisce così male ad una gravidanza indesiderata — e lo sono almeno 8 volte su 10.
«Non lo vuole…»
Darko ed Everett si guardano immediatamente negli occhi, sperando e pregando di non aver capito dove sia andata a parare la sua mente. In quel caso, già sanno che la situazione non potrà far altro che peggiorare.
«Io so come ci si sente… e voglio dargli ciò che non ho mai avuto davvero.» Tira su col naso e si passa il dorso di entrambe le mani su guance e occhi, cercando disperatamente di allontanare quell’orribile timore che, invece, pare non avere alcuna intenzione di abbandonare la sua mente provata.
Dal canto loro, i due Spettri non riescono a trattenere un sorriso intenerito. Ha dovuto sopportare tantissime ingiustizie e atrocità nella sua breve vita, così tante da portarla ad erigere un muro attorno a sé nel disperato tentativo di non farsi più toccare da nessuno e quindi proteggersi. Muro al di là del quale solo in pochi sono riusciti a sbirciare, e solo uno è stato fatto entrare dopo tanti sforzi ed incomprensioni. Questa creaturina, invece, non è ancora venuta al mondo e l’ha già totalmente conquistata, abbattendo quello stesso muro senza il minimo sforzo.
Per quanto entrambi si rendano conto che la situazione potrebbe cadere in picchiata libera anche nel giro di poche ore, non possono che rallegrarsi all’idea che quel bambino sarà amato incondizionatamente sempre e per sempre.
«Ma Radish non lo vuole… non lo accetterà.»
Esattamente come temevano, il suo istinto le sta ordinando di allontanarlo per la sicurezza del piccolo. Darko già lo aveva avvertito che sarebbe potuto accadere, ma Everett non aveva alcun dubbio del contrario. “Lo ama con tutta sé stessa” diceva, seppur senza particolare entusiasmo “figurati se lo allontanerà mai! Al massimo mi preoccuperei proprio di lui! Per quanto è protettivo nei suoi confronti, pensa a come diventerà una volta che lo saprà! Non vorrei essere nei tuoi panni, quando la farai partorire!.
Darko però ha più esperienza nel settore. Ha visto tantissime coppie ritrovarsi a dover affrontare un problema del genere, e solo in una non è mai risultato un problema. In quell’unica coppia, però, è stato possibile solo perché al maschio non importava mezzo cazzo della volontà della compagna, costringendola così a vivere nel terrore più nero per mesi. Qualora non riuscisse ad avvicinarla, sarà necessario calcare la mano per dividerli. Potrebbero compiere gesti estremi, e Dio solo sa quanto ne soffrirebbero…
«Non dire scemenze, andiamo! Quello scimmione diventa innocuo come un agnellino quando si tratta di te. Scommetto quello che ti pare che, quando gli darai la lieta notizia, non ti si staccherà più di dosso per quanto ne sarà felice!» Per quanto possa sembrare assurdo, Everett è davvero convinto di ciò che sta dicendo. È vero, Radish non gli piaceva prima, non gli piace ora e forse non gli piacerà mai, ma non per questo non si rende conto delle cose.
I suoi trascorsi sono a dir poco discutibili, e Dio solo sa come faranno a tenere il nascituro all’oscuro, ma è più che certo che nei loro confronti non diventerebbe mai pericoloso. Per quanto violento e spietato se la situazione lo richiede, Everett se lo sente dentro che non farebbe mai niente per nuocergli in qualche modo, così come sente che, per quanto potrà spaventarsi, non gli dispiacerà sapere che la famiglia sta per allargarsi.
Sherry, invece, non è del suo stesso parere. Per quanto in genere si fidi delle sue parole, per quanto il suo cuore voglia disperatamente credergli anche adesso, nella sua mente sono troppo vividi i ricordi che ha assorbito tramite il suo sangue, e questo le impedisce di scostarsi da quell’orribile idea.
«No! Non deve saperlo! Nessuno deve dirglielo, sono stata chiara?! NESSUNO!»
Darko, nel vederla agitarsi così, scatta subito. Una delle prime cose che ha imparato, proprio perché si ritrovò a seguire la gravidanza di Aisha e si rese conto di quanto fosse necessario che al futuro erede al trono non accadesse niente di niente, è che lo stress, in particolare quello emotivo, sembra aumentare di quasi tre volte il rischio di aborto spontaneo. E Sherry c’è già andata troppo vicina pochissimi giorni prima…
«Calmati, Sherry. Fai un respiro profondo e calm—»
«No! No! Nessuno deve dirglielo! N—»
«Va bene, va bene! Non glielo diremo, va bene? Adesso respira, con calma. Così, da brava…» Everett la stringe immediatamente a sé, tenendole la testa contro il petto e cullandola dolcemente nel disperato tentativo di farla calmare. L’ultima cosa che avrebbe voluto, però, era proprio prometterle una cosa del genere.
«Dal momento che anche gli altri non dovranno dire una parola, magari è il caso se gli diamo una spiegazione più accurata quando daremo l’ordine, non trovi? Quindi, con calma, dimmi perché non deve saperlo. È solo per spiegarlo meglio, fidati.» Non posso aiutarti se non mi vieni in contro, cazzo!
Gli occhi scuri di Sherry, resi lucidi e un poco arrossati dal pianto, si spostano debolmente sulla figura accovacciata di Darko, che la guarda con insolita apprensione.
«Lui non vuole un bambino. Gli farà del male non appena lo saprà. Se ne sbarazzerà subito.»
«Sherry…» Non lo aveva calcolato, Everett. Mai, neanche per un secondo, aveva preso in considerazione che avrebbe reagito così. Gli bastava vedere come lo cercasse, come si stringesse a lui e come si lasciasse toccare. Il suo corpo sapeva che c’era qualcosa in atto, se n’era reso conto, ma la sua mente era troppo concentrata su altro per potervi badare, e questo ha impedito al suo istinto di lupo di prendere il sopravvento. Ma adesso quel lupo è vigile e pare non avere la minima intenzione di lasciarsi avvicinare dal Saiyan. L’unico modo che ha per placarlo, è quello di convincerlo del contrario, e non sempre è semplice come si può pensare. «Non è una brutta persona, lo sai. Forse un tempo lo era, anzi, lo era e basta, ma non lo è più e—»
«Non lo sai. Non lo conoscete!»
A giudicare dall’angosciante paura nei suoi occhi lucidi, entrambi capiscono che non sarà per niente facile stavolta. Possono provare ancora per poco, magari facendo leva sui suoi sentimenti e sulla sua ragione, altrimenti Darko si vedrà costretto a ricorrere all’unico trucco disponibile nel proprio mazzo. Ecco perché le coppie miste sono sconsigliate! Qualcuno diverso da noi, biologicamente incapace di percepire le cose come noi, non può rendersi conto da solo di determinate cose, e adesso tocca a noi due stronzi pagarne le conseguenze!
«Forse neanche tu, allora.» Afferma un poco stizzito Everett, che davvero sta arrivando a prendere in considerazione l’idea di metterla da parte per correre da Radish e spiattellargli tutto quanto. Fosse al suo posto, in fondo, lo spererebbe con tutto il cuore.
«Tutti hanno un lato oscuro.»
«Sì, è vero, ma tra avere un lato oscuro e commettere una cosa così cattiva ce ne passa. Non è da lui.» Non pensava che sarebbe mai arrivato a difenderlo così, ma sente che non potrebbe essere altrimenti. Per quanti difetti possa avere, Everett è sicuro che non sarebbe mai capace di fare una cosa del genere.
«Oltretutto pensi davvero che lui, io, quei pazzi scatenati che ti chiamano sorella, Bree o chiunque altro, gli permetteremmo mai di fare una cosa del genere?» Facendole presente questo piccolo ma non trascurabile dettaglio, Darko spera giustamente di farle capire che nessuno al Nord, al Sud e probabilmente anche in superficie, gli permetterebbero di compiere un gesto simile, ma involontariamente le mette solo un nuovo carico di paure sulle spalle.
Scatta infatti in piedi, le braccia serrate attorno all’addome, come se così potesse fare da scudo al piccolo da qualsiasi minaccia. «E tu pensi davvero che non ucciderebbe chiunque provasse a sbarrargli la strada?!»
A questo punto, è oltremodo chiaro che a parole non risolveranno un bel niente. In normali circostanze, il maschio, che grazie al fiuto è già consapevole della gravidanza della compagna, le si avvicina gradualmente, si lascia mordere qualora la spaventasse in qualche modo, e si sottometterebbe qualora gli mostrasse le zanne; nei casi più estremi occorrono un paio di settimane prima che la compagna lo riaccetti di buon grado al proprio fianco, ma in questo particolare caso neanche Darko saprebbe dirlo. Se le paure e paranoie di Sherry dovessero diventare troppo forti da gestire, potrebbe anche provare a recidere il loro legame con ogni mezzo a disposizione, e anche stavolta è abbastanza certo che al Saiyan non andrebbe particolarmente a genio.
Devo farle dare una calmata, in un modo o in un altro. «Nel tuo particolare stato, non ci si dovrebbe stressare come invece stai facendo.» Nel dirlo si avvicina alla cassettiera, dove aveva precedentemente abbandonato un piccolo astuccio scuro.
Anche Sherry però scatta in piedi, seguita a ruota da Everett, pronto ad intervenire immediatamente alle volte avesse un malore o un minimo mancamento.
«E cosa dovrei fare, eh?! Dirglielo?! Così magari lo prende lui il pugnale, mi sventra come un branzino e fine della discussione. Che dici? Faccio così?!»
«Voglio che tu ti sforzi il più possibile di comportarti normalmente con Radish.» Risponde francamente il maggiore, voltandosi verso la sua nuova Regina con lo sguardo di chi non ammette repliche «Sforzati di non pensare al bambino, ma solo a come ti senti con tuo marito al tuo fianco. Concentrati su come ti fa sentire, su quanto ti abbia resa felice finora. Se lo farai, capirai che non ci penserà mai a farvi del male. Se mi prometti che lo farai, ti concederò questa. Serve a distendere i nervi, e in questi casi rende molto più sopportabile la vicinanza del compagno. Solo per stavolta però, perché la tua gravidanza non è particolarmente stabile adesso, e non trovo sicuro un uso prolungato di farmaci. Allora, abbiamo un accordo?» Nel dirlo le mette sotto al naso una piccola pillola giallognola, attirandone completamente l’attenzione e, ovviamente, rabbonendola un minimo. Dalle loro parti non sono abituati a farmaci o cose del genere, non avendone infatti bisogno, ma non per questo non si sono dati da fare per creare qualche piccolo trucchetto per rendersi le cose più facili.
Sherry, prima di prendere la pillola, pensa velocemente ma con attenzione ai pro e ai contro. Per quanto convinta che Radish reagirà nel peggiore dei modi, vuole provare comunque a dare una chance a Darko e alle sue parole. In fondo sarebbe tutto più semplice con Radish al proprio fianco... senza contare che la sola idea di doverlo allontanare le spezza dolorosamente il cuore. Tra noi orfani o reietti, non ce n’è mai stato uno che non desiderasse l'amore e la protezione di una famiglia unita…
«Va bene. Ci proverò.»
Di tirare dei sospiri di sollievo non se ne parla proprio. Non solo sarebbe inutile, considerando la delicata situazione, ma potrebbe pure portare sfortuna. Dal momento che come una cosa va bene e altre tre sembrano andare a scatafascio, alla fine è meglio provare a tutelarsi in qualsiasi modo!
Darko può però dirsi soddisfatto, perché far ragionare e convincere delle proprie idee un discendente di Mezcal non è proprio cosa da poco. Se poi questo discendente sta toccando livelli di stress agghiaccianti ed ha pure appena scoperto di essere in dolce attesa…
«Prova a riposarti un po’, va bene? Noi staremo qui di guardia, così nessuno potrà entrare e disturbarti.» Everett l’accompagna con attenzione al letto, rimboccandole subito dopo le coperte. Se già prima di dirglielo si sentiva sotto pressione, adesso sente che, forse forse, non sarebbe poi troppo sbagliavo svuotarsi il caricatore di una sparachiodi nel cervello. Sicuramente farebbe meno male.
Quando però, prima di chiudersi la porta alle spalle, scorge la figura della sorellina, che si è liberata dalle coperte per sfiorarsi il ventre piatto, un tenero sorriso gli ammorbidisce il volto, permettendogli nuovamente di respirare a pieni polmoni.
«Qualsiasi cosa accada, nessuno ti farà del male…»
Con questa frase appena sussurrata a sfiorargli le orecchie, il nuovo Beta del Nord si chiude la porta alle spalle, mentre la sua mente si mette in moto per trovare sia un modo per guadagnare tempo, sia uno per convincerla a dirlo al padre. Noi siamo stati messi alla prova per tutta la vita… e lo stesso dovrebbe valere anche per te, Saiyan. Adesso vedremo davvero di che pasta sei fatto!



Non sa cosa dire, Radish. Non sa neanche cosa gli faccia più male: l’idea che Sherry — o almeno la parte più animale di lei — sia arrivata a temerlo così tanto per il suo passato, l’idea che si sia convinta che potrebbe far loro del male, o la consapevolezza che abbia pensato, anche solo per poco, di compiere un gesto tanto estremo.
A conti fatti, sono comunque tutte cose ugualmente dolorose per lui, ma solo l’ultima è l’unica che non riesce davvero ad accettare. Sforzandosi di mettersi nei suoi panni, non può fare a meno di pensare che, in fin dei conti, il suo sia realmente un passato spaventoso, soprattutto se visto attraverso gli occhi di una donna. Donna che, a neanche undici anni, ha subìto una violenza tanto orribile.
Non sono poche le volte, in quei mesi, in cui si è sorpreso che in qualche modo lo accettasse, che non la disgustasse o spaventasse la sua vicinanza, il suo tocco, ma evidentemente il suo lato animale non l’aveva minimamente dimenticato.
In realtà non accetta del tutto neanche l’idea che lei possa essersi convinta che potrebbe far del male non solo a lei, fatto già impensabile per lui, ma anche al bambino. Un tempo non si faceva problemi a far loro del male, ad ucciderli, tanto che lo fece pure al suo stesso nipote, ma è cambiato, non gli passerebbe più per l’anticamera del cervello di alzare un dito contro un bambino. Figurarsi un figlio suo! Come unica attenuante, si sforza di pensare che lui aveva accettato di buon grado l’idea della paternità, che anzi ultimamente si era ritrovato proprio incuriosito dai cuccioli di Spettro, e che però non glielo aveva detto. Non ci aveva neanche pensato in realtà, non dal momento che era arrivato a pensare che prima o dopo un bambino sarebbe arrivato e basta, e fosse quindi inutile starlo a programmare.
«Alla fine coloro che amiamo di più, ci possono causare i dolori più grandi.» La voce compassionevole di Everett lo riporta con i piedi per terra, e per la prima volta lo vede per quello che, sotto sotto, è: un uomo che sta facendo tutto ciò che è in suo potere per proteggere l’ultimo barlume di felicità della sua vita.
«In questo io e te siamo uguali .»
Vorrebbe davvero odiarlo, dirgli che in comune non hanno niente, ma mentirebbe. In comune hanno più di quanto vogliano ammettere, e Radish, seppur con un po’ di sforzo, riesce a capire il perché delle sue azioni. Al suo posto avrebbe fatto lo stesso, perché il suo egoismo non avrebbe mai permesso a nessuno di portargli via ciò che lo rende felice.
Malgrado tutto, però, non sa ancora cosa dire.
Una parte di lui vorrebbe urlare per la frustrazione, e distruggere tutto ciò che lo circonda per scaricarsi, ma si rende conto da solo quanto sarebbe controproducente. Già lo spettacolo che ha offerto la notte precedente potrebbe aver dato al resto del branco l’idea sbagliata, se adesso si mettesse a polverizzare tutto ciò che ha attorno cosa otterrebbe, se non il loro terrore? Dopo davvero che dovrebbe menar le mani per potersi avvicinare a lei. Senza contare, ovviamente, che anche lei fraintenderebbe il tutto, si chiuderebbe ancora di più e allora sì che ci sarebbe da scannarsi e disperarsi.
No, decisamente non è la via ideale. Meglio rimanere ancora un poco con Everett, provare a parlare prima con lui, vedere se ha qualcosa di utile da dirgli, o se quanto meno ha la capacità di alleggerirlo un poco prima di andare da Sherry.
Si passa stancamente le mani sul volto e sospira forte, provando a sgombrare un po’ la mente. Involontariamente si ritrova però a pensare che la profezia lo mise in fuga a gambe levate, che lo spaventò così tanto da fargli pensare che Sherry sarebbe stata meglio senza di lui, che avrebbe risparmiato tanti problemi anche a questo ipotetico bambino, mentre adesso andarsene è proprio l’ultimo dei suoi pensieri. L’aveva preso in considerazione prima di sapere, è vero, ma adesso non si azzarderebbe proprio.
Non lo farebbe mai, perché vuole lei al proprio fianco, vuole quel futuro che sa deve arrivare, quella felicità che, finora, ha appena assaggiato. Potrebbe andarsene, potrebbe anche vivere senza di lei, ma non vuole. È questa presa di coscienza a fargli capire che, in fin dei conti, ha sempre voluto anche tutto il resto, compreso questo bambino piombato nelle loro vite senza alcun preavviso.
Se fosse una femmina, però, sarebbe un bel problema…, a questo pensiero si ritrova a ridacchiare appena tra sé e sé, attirando così inevitabilmente anche l’attenzione del maggiore, che ora lo osserva in attesa che dica qualcosa. In fondo non gli è particolarmente chiaro cosa gli stia passando per la testa, anche se, finora, ha reagito molto meglio del previsto. Una crisi isterica comunque non lo sorprenderebbe affatto.
«La nota positiva, è che non si tratta del principe promesso, quindi abbiamo fregato tutti, compresa la vostra divinità!» Scherza poi con una certa allegria, seppur si stia evidentemente sforzando di stare su di morale.
I problemi però sono tutt’altro che finiti, e la parte difficile deve ancora arrivare: Sherry, infatti, potrebbe rimanere della propria convinzione e continuare ad allontanarlo.
È anche per questo che Everett sente che sarebbe alquanto sbagliato lasciarlo nella sua bella illusione.
«No, ti sbagli.»
«Non ha più gli occhi rossi, quindi non è lui!» Per la prima volta, a Radish non dà neanche fastidio lo sguardo che l’altro gli rivolge. Lo sta infatti guardando come se fosse l’ultimo degli scemi, ma non gli importa: hanno fregato Papà Spettro, quindi a posto così.
«Sherry li ha dalla nascita, Radish. Lei rimane pur sempre un’Alpha, e i suoi occhi torneranno ad essere rossi quando un domani abdicherà. Oltretutto è stato concepito quando i suoi occhi non erano ancora cambiati, quindi…» Si morde appena il labbro inferiore per evitare di scoppiargli a ridere in faccia «Mi spiace, scimmia, ma quello che porta in grembo è il bambino della profezia. Non avete fregato proprio nessuno.»
Rimangono in silenzio per una manciata di lunghissimi secondi, durante il quale il Saiyan riesce a pensare solo ed unicamente ad una cosa, che poi espone pure al cognato: «Cazzo
Vorrebbe lasciargli più tempo per assimilare la notizia, ma si rende anche conto di non averne poi così tanto a disposizione, e che è assolutamente necessario che, prima di andare da Sherry, sappia quanto la faccenda sia realmente delicata.
«Secondo Darko c’è qualcosa che non va.» Afferma infatti dopo qualche secondo, tornando di colpo serio e affranto come prima di raccontargli quanto accaduto.
«CHE COSA?!»
Everett certamente non si aspettava che facesse salti di gioia, lo avrebbe eliminato una volta per tutte se solo gli fosse sembrato in qualche modo sollevato, ma di sicuro non si aspettava neanche che scattasse così. Fosse stato uno Spettro, e fosse stato su quattro zampe, probabilmente avrebbe avuto il pelo completamente irto e pure la bava alla bocca per quanto si sta agitando.
«Il suo organismo sta tentando disperatamente di accettare il feto, ma ancora non ci riesce del tutto. La carne non le basta, neanche le altre sostanze nutritive sono sufficienti, e noi non sappiamo di cosa possa aver bisogno, non avendo mai affrontato una gravidanza del genere. Senza contare, poi, che il suo allontanarti non ha fatto altro che farle del male, e questo di certo non sta aiutando.»
Di colpo un altro tassello va al suo posto: in quei giorni era sorpreso di vederla sempre più pallida e magra, e ciò era dovuto a quella creatura che le sta crescendo dentro. Strano… le donne incinte di solito non dovrebbero essere tipo radiose? Fanculo, no. La porterò anche in capo all’Universo se necessario, ma staranno entrambi bene!
«Perché non siete intervenuti subito?!»
«Come, Radish? Come?! Sai bene che le nostre femmine non possono abortire senza andare in contro alla morte!»
Non intendevo questo, coglione! Intendevo trascinarla tipo da qualche medico! Anche se, a conti fatti, dubito che là fuori ci sia qualcuno più ferrato di Darko in materia… «Le Sfere! Chiedi a Bulma il radar cerca Sfere e andate a cercarle!»
«Pensi davvero che non abbia preso in considerazione anche questa idea?! Lei non vuole separarsene, Radish. È questo il problema.»
Per una frazione di secondo gli si chiude a scatto la vena, e senza pensarci lo afferra per la maglia scura e se lo porta vicino al volto, con una tale rabbia negli occhi che, seppur solo sulle prime, l’altro pensa che proverà ad attaccarlo sul serio. Non ne capisce il motivo però, che in realtà è assai semplice: stanno continuando a pensare di sbarazzarsi del bambino, e lui non riesce a concepirlo.
«No, il problema è che non me ne avete parlato! Che lei non me ne ha parlato! Questo è il fottuto problema! L’avrei aiutata, le sarei stato vicino! Cosa credi? Cosa cazzo credevate tutti?! Non sono il mostro che vi siete creati nella testa, dannazione!» E detto questo lo lascia andare di scatto, allontanandosi per evitare di farlo a pezzi. A questo punto gli è infatti chiaro che lui fosse contrario al tenerlo all’oscuro, ed anche i motivi per cui invece l’ha fatto, e per questo vorrebbe davvero evitare di farlo fuori. In fondo, quando quel Mezzosangue verrà al mondo, avranno bisogno di tutto l’aiuto possibile!
«Ricordi quando ieri hai detto di esserti sentito male?»
Un brivido gelido gli attraversa la spina dorsale, paralizzandolo.
Era una cosa che aveva totalmente dimenticato, e adesso un orribile presentimento gli si abbatte addosso con forza. Era sicuro che non fosse una scemenza, che non fosse stata una frescata come gli aveva detto Darko. Se poi ci aggiunge l’espressione oltremodo assente e abbattuta di Everett, e tutti gli sguardi addolorati e preoccupati che gli lanciavano gli altri…
«Sì…»
«Ha rischiato un aborto spontaneo.»
Radish non si sente pronto ad avere figli, malgrado adesso sappia che uno è in arrivo. Non si sente pronto, e in realtà non credeva neanche che avrebbe reagito in questo modo… ma il dolore che prova adesso nel petto è tale da impedirgli pure di respirare.
«Che cosa…?»
«Il secondo, in realtà.» Se ripensa al momento in cui Darko glielo disse, una mezzora dopo aver ripreso i sensi e averlo pressato per sapere tutto, sente di nuovo il cuore congelarsi e cadere nelle viscere. Lui non ha mai avuto un particolare debole per i bambini, gli sono sempre stati piuttosto indifferenti, ma questo ha dalla sua parte due elementi particolari che gli hanno già fatto guadagnare il suo affetto e la sua protezione: è figlio di Sherry, ed è per lui che Leila si è sacrificata. «Quando ha sferrato quel ki blast contro Jäger, il suo organismo ha rischiato di collassare, ed il primo a pagarne le conseguenze sarebbe stato proprio lui — o lei, ancora non lo sappiamo. Se non avesse ammazzato Jäger in tempo, non ci sarebbe stato niente da fare. Ieri, invece, ha avuto delle abbondanti perdite per tutto lo stress accumulato.»
«Lui.»
Aggrotta un poco le sopracciglia, Everett. Non capisce cosa voglia dire, ma comincia ad averne un vago sentore quando ricambia il suo sguardo con un leggero rossore sulle guance.
«È un lui.» Ripete poi con più sicurezza, cercando di ricomporsi.
Lei non si stresserà più, questo è poco ma sicuro. Per quanto lo riguarda, non muoverà più un muscolo fin quando non avrà partorito. L’unico problema adesso sarà non tanto farglielo capire e accettare, quanto farle capire che non alzerà mai un dito su di loro. Al limite alzerà ben più di un dito su chiunque proverà anche solo a pensare di far loro del male, ma questo di certo non è un problema che la riguarda.
«E tu che ne sai?» Domanda con un lieve sorriso lo Spettro, adesso più tranquillo sul lasciarlo andare. Anche perché, in effetti, dubita altamente di riuscire a trattenerlo ancora a lungo.
«Lo so perché potrei impazzire se fosse femmina, e andrei a cercare personalmente le Sfere del Drago per porvi subito rimedio.» La cosa tragica, è che ne sarebbe davvero capace. Uno dei primi pensieri che gli ha involontariamente attraversato il cervello non appena gli ha detto “Sherry è incinta”, è stata proprio “e se fosse una femmina?”. Impensabile, assolutamente. Lui la adorerebbe incondizionatamente, questo non lo mette in dubbio, ma poi dovrebbe trovare delle soluzioni un tantino estreme per toglierle di torno tutti quei lumaconi che ci proverebbero e che vorrebbero farle tutte le cose che lui stesso ha fatto — e continuerà a fare — a Sherry. No, decisamente non è cosa. Sarà un maschio e fine della discussione.
«Mi sorprendi, Saiyan. L’hai presa molto meglio del previsto.» Ammette con un bonario sorriso, forse il primo che gli rivolge senza volerlo sfottere in qualche modo.
Malgrado non sia poi molto, Radish si sente improvvisamente meglio. Quando però lo vede tornare di colpo serio, come se quello strano ma dolce momento non fosse mai esistito, si sente nuovamente sotto pressione. Ha già cambiato idea?!
«Ascoltami attentamente, perché non lo ripeterò una seconda volta: se c’è qualcuno che ha il potere di calmarla e farla ragionare, quello sei solo ed esclusivamente te. Ti chiedo solo di non essere troppo duro, okay? Non credo che sarebbe capace di sopportarlo, e sai quali potrebbero essere le conseguenze. Comportati come farebbe qualsiasi altro uomo: conserva il momento per ottenere qualcosa in futuro.»
Se già la notizia della gravidanza l’ha scombussolato, sentire Everett ammettere che lui è migliore in qualcosa e, oltretutto, sentirlo dargli uno scherzoso consiglio subito dopo lo sta scioccando a morte. Si è sempre rivolto a lui in modo altezzoso e strafottente, non nascondendo mai una certa riluttanza, mentre adesso si sta comportando in modo insolitamente affabile. Per uno come lui, si potrebbe addirittura usare il termine “tenero”! Vuoi vedere che tutto il suo astio nei confronti del prossimo fosse nell’orecchio che gli ha staccato l’altro psicopatico?!
«Credevo che tu mi odiassi.» Afferma dopo qualche istante, sorridendogli appena.
Quando ha aperto gli occhi neanche un’ora prima, era quasi del tutto certo che avesse una relazione con sua moglie, che fosse tutto un suo perverso piano per allontanarlo… tutto questo è decisamente l’ultima cosa che avrebbe mai potuto immaginare.

«Io non ti odio affatto.»
«No?»
«No. Implicherebbe nutrire un forte sentimento nei tuoi confronti. Anche se ammetto di aver pensato ad almeno venti sistemi diversi per decapitarti.» Sorride a sua volta Everett, mentre già pensa a come potrà tenersi occupato mentre loro due parleranno, giusto per non rischiare di intervenire a causa del suo implacabile istinto.
«Posso sapere qual è il migliore?» Gli domanda Radish per guadagnare ancora qualche istante. Non sa se è del tutto pronto ad affrontare quella che, a questo punto, è decisamente la conversazione più stressante, difficile e spaventosa della sua vita.
«Grosse tronchesi arrugginite.» Risponde secco Everett, senza neanche pensarci e facendo ridacchiare appena il Saiyan.
«Sicuro? Sarebbe una faccenda un po' lunga.»
«Esattamente.» Gli sorride come un bambino dispettoso, lasciando intendere che no, stavolta non sta affatto scherzando. «Le cose si sistemeranno, fidati. Dovete solo imparare a comunicare, ma col tempo vi verrà decisamente più naturale.»
Gli poggia una mano sulla spalla con fare fraterno e si lascia andare ad un nuovo sorriso, uno di quelli che a lui di certo non ha mai rivolto e che Radish non pensava avrebbe mai visto così da vicino: il sorriso incoraggiante di un fratello, il sorriso di chi davvero crede in te e ti augura il meglio.
«Vi lascio soli.»
«Eh?» Seguendo con lo sguardo il maggiore, si accorge che alle loro spalle, ad una decina di metri di distanza, c’è Greywind, un’espressione indecifrabile in volto e la postura rigida. Li fissa in modo abbastanza insistente, e questo gli fa presagire che la chiacchierata per convincerlo ad accettare una cosa che ha già accettato, ed anche per convincerlo a non fare gesti avventati che mai si sarebbe sognato di fare, non è ancora finita.
«Permetti due parole?»
Se già vedendolo si era sentito montare dentro un lieve fastidio, adesso invece si sta tramutando in pura rabbia. Greywind neanche lo conosce, eppure si è trascinato fino a lì per sparare giudizi. Troverò il modo di farvela pagare!
«Veramente sarei un po’ di fretta, sai com’è.» Risponde con tono vagamente astioso, senza però suscitare in lui nessun genere di reazione sperata. Anzi, gli pare di scorgere l’accenno di un sorriso.
«Due parole non portano via molto tempo.» Controbatte infatti, piegando un poco la testa di lato «Dai ascolto a uno che già da tempo sa cosa voglia dire diventare padre.»
«Sono quasi del tutto certo che qualsiasi cosa dirai mi farà incazzare di brutto.» Lo avverte così, assottigliando lo sguardo e chiudendo d’istinto le mani a pugno. Senza neanche accorgersene, rizza pure la coda alle proprie spalle, esattamente come farebbero loro.
Neanche stavolta, però, riesce ad ottenere il risultato desiderato.
«Tutt’altro. So che non faresti del male né a lei né al bambino, non mi sembri proprio il tipo. Al massimo hai tutta l’aria di uno che se la fa sotto alla sola idea di diventare padre.»
«C—»
«Ma per chi non è così?»
Il suo sorriso sincero lo disarma completamente. Greywind non è il tipo che si lascia andare spesso, figurarsi se mostra tanto apertamente il proprio stato d’animo di fronte ad un estraneo. Suo padre gli ha insegnato a non farlo mai, arrivando a picchiarlo brutalmente ogni qualvolta fallisse, e ciò lo ha segnato profondamente. Se però ha imparato a fare il contrario non è tanto per le sue amicizie o perché si è reso conto di quanto fosse una cosa sciocca: c’è riuscito grazie ai suoi figli.
Ignorando lo sguardo vigile del Saiyan, che non si perde neanche un suo movimento, si siede stancamente su un grosso masso ad un paio di metri da loro, per poi estrarre qualcosa dalla tasca dei pantaloni. È uno dei suoi tesori personali, qualcosa che non permetterà mai a nessuno di portargli via finché avrò vita in corpo.
Lo guarda con attenzione per qualche secondo, come ogni altra volta che se lo ritrova per le mani, ed infine lo allunga all’altro, intimandogli solo con lo sguardo di stare ben attento a non rovinarlo in alcun modo.
Radish, seppur con poca convinzione, lo prende e lo osserva, ammutolendosi totalmente.
Poteva aspettarsi davvero tante cose da lui, ma non certo una fotografia tanto intima e personale. L’immagine ritrae infatti un giovane Greywind, forse appena ventenne, sdraiato su un fianco tutto sorridente e gongolante, con tre piccoli infanti appoggiati contro il busto. Impossibile non capire anche chi siano i tre piccoli, che ad occhio e croce avranno avuto sì e no un paio di settimane: quello calmo e concentrato sul proprio giocattolo è Laurel, quello che guarda dritto in camera con espressione dolce è Timo, e quello che sta cercando di ficcarsi in gola due dita del padre, e che pare pure un sacco divertito nel farlo, è Blackwood.
Gli sembra incredibile che quei tre bestioni assetati di sangue e pressoché indistruttibili un tempo fossero così piccoli ed indifesi… e il sorriso che l’uomo sfoggia nel guardarli è così potente da stordirlo.
«Avevo diciannove anni da tipo una settimana quando sono nati. Da un momento all’altro mi ritrovai con un territorio immenso da controllare e amministrare, la problematica esistenza di Mezcal alla quale pensare, e, soprattutto, con tre esserini alla quale badare. Che dici, Re del Nord, sarò stato terrorizzato
Non ci aveva pensato. Non ci aveva davvero pensato. Era convinto che, dal momento che sicuramente fossero voluti, non avesse avuto alcun genere di preoccupazione a riguardo, ma non ci vuole certo un genio per capire che è mortalmente serio.
«Non mi sembri uno che si lascia spaventare da una cosa simile.»
«Beh, ti sbagli. Non ci dormivo la notte, e avrei dato qualsiasi cosa per avere qualcuno che mi dicesse più o meno cosa aspettarmi. Arus non è molto a suo agio a parlare di certe cose, esternare tanto apertamente i suoi sentimenti lo mette un po’ in crisi, quindi alla fine potevo basarmi unicamente su ciò che avevo visto. Dal momento, però, che tuo fratello e Vegeta, per quanto ho capito, non hanno vissuto la paternità in modo molto comune, vorrei poterti dare qualche piccola dritta.»
Radish, non abituato al fatto che qualcuno voglia aiutarlo né che lo si tratti con modi tanto paterni, si mette istintivamente sulla difensiva, sicuro che presto arriverà la mazzata emotiva. In fondo perché mai uno come Greywind, un uomo che dalla vita ha ottenuto tutto ciò che poteva desiderare, dovrebbe trattarlo così, se non per giocargli un brutto tiro o per un misero tornaconto personale?
«Queste sono più di due parole.» Per quanto vorrebbe mostrarsi duro ed impassibile, le parole gli escono un poco incerte, e ciò non fa che accentuare il sorriso dello Spettro.
«Ti va di sentirne altre?»
La verità pura e semplice, è che Greywind non vuole far altro che dissipargli un minimo queste giustificare paure, esattamente come ha fatto con tutti i suoi figli. Con le sue signorine — saranno anche madri, ma saranno per sempre le sue signorine — ci parlò Yvonne invece, perché il primo ad essere in fibrillazione era proprio lui e quindi non sarebbe stato di nessun aiuto.
Sa come può sentirsi Radish, adesso. Immagina pure come possa sentirsi per il silenzio della compagna, perché successe la stessa cosa anche al marito di una delle sue figlie. Un uomo brutale in campo ma buono come il pane con la propria amata, che da un giorno all’altro si trovò sbalzato fuori di casa senza una parola, e che, come gli pare stia succedendo anche al Saiyan, si lasciò scivolare tutta la questione addosso quando scoprì il perché di tanta cattiveria. L’unica cosa che Greywind adesso spera, è che non diventi come il genero, che diventò così protettivo nei loro confronti da provare ad attaccare pure Alana quando la visitava!
Quando, dopo una manciata di secondi di silenziosa riflessione, Radish rilassa un poco i muscoli delle spalle ed ammorbidisce l’espressione fino a quel momento truce, lo Spettro capisce che può proseguire in tutta calma.
«Tanto per cominciare, i cambiamenti più evidenti a livello superficiale per entrambi i genitori sono le profondissime occhiaie, i capelli spettinati, le strisciate di bava sui vestiti all'altezza della spalla, il dondolare continuamente anche se non si sta cullando il bambino, il canticchiare le ninne-nanne in momenti spesso inopportuni… e sì, è peggio di quel che sembra.» Esattamente come successe con i suoi figli, anche Radish si lascia andare ad una lieve risatina. Per quanto non necessariamente scontate, sono cose che bene o male uno può aspettarsi di sentire, e che sicuramente non scalfiscono minimamente le paure e i dubbi del futuro papà. Per questo c’è la seconda parte del suo discorsetto, quello che in più di un’occasione ha provocato una lacrimuccia di commozione al sol pensiero.
«Una delle prime cose di cui ti renderai conto da neo-papà, è che verrai automaticamente declassato ad ultima ruota del carro: tutti chiederanno di te solo dopo essersi accertati di come stanno il piccolo e la mamma. Sarà lei il genitore che nel primo periodo instaurerà un rapporto più viscerale con il piccolo, mentre tu, agli occhi di tutti, sarai solo quello che si è divertito un po' con la mamma. Per gli Spettri però la musica cambia radicalmente verso il secondo mese, il terzo al massimo, quando torna l'equilibrio e il papà può vendicarsi diventando il compagno di giochi preferito del figlio. Comincerà infatti ad affacciarsi al mondo, a provare reale curiosità per ciò che lo circonda, e d’istinto vedrà la figura paterna come colui che può mostrarglielo in sicurezza.» Questo pensiero indubbiamente può togliere diversi dubbi, e soprattutto prepara a quel delicato momento in cui ci si sente messi in disparte, ma non è assolutamente la parte che ha sempre convinto ogni futuro papà che sta per gettarsi nella più grande, difficile e meravigliosa delle avventure.
Greywind non fu preparato da nessuno, non aveva idea di cosa aspettarsi e cosa no, ma lo capì in un momento preciso. Un momento, gli bastò quello, e creò con i suoi piccoli un legame che nessuno mai sarebbe stato in grado di recidere in alcun modo.
«Ci sarà poi un, anzi no, il momento, quando te lo ritroverai per la prima volta tra le braccia, dove ti renderai conto che quella cosina piccola e indifesa dipende totalmente da te e che la sua vita è nelle tue mani. Ti darà una forza che neanche pensavi di poter avere, sentirai come di trasformarti in una specie di super-eroe pronto a sopportare qualsiasi cosa, a difenderlo ad ogni costo e a fare di tutto affinché stia sempre bene. Ti basterà guardarlo un istante per capire che per te è la persona più importante di tutte.» Lo ricorda come se fosse successo pochi minuti prima. Yvonne era sfinita, ma in volto era assolutamente radiosa mentre teneva tra le braccia Timo e Laurel. Li guardava con un tale amore incondizionato che Greywind si sentì stranamente geloso di loro, poiché nessuno l’aveva mai guardato in quel modo… ma poi Alana gli mise il suo primogenito tra le braccia. Ricorda che era stato avvolto in una coperta di lino bianca, che la sua pelle morbida era stata pulita con acqua di rose, e che aveva gli occhi più belli e puri che avesse mai visto. Fu un devastante colpo di fulmine.
Rimase in piedi, immobile, per quasi dieci minuti prima che Yvonne lo convincesse ad avvicinarsi a loro. Non riusciva a smettere ad osservare quel fagottino che lentamente si assopiva tra le sue braccia, ad ascoltare il suo respiro calmo e regolare, il battito ritmico del suo cuoricino. Quando poi toccò con mano gli altri due, quando Timo gli strinse inconsciamente un dito, capì che mai avrebbe potuto far loro del male, che mai avrebbe fatto mancare loro qualcosa, che mai li avrebbe trattati come fu trattato lui da Blacklake. Li avrebbe protetti da quel momento fino al suo ultimo respiro, ed è esattamente ciò che sta continuando a fare, malgrado non abbiano più alcun bisogno della sua protezione.
Radish, profondamente colpito dalle sue parole, si domanda se anche per suo padre si sia sentito così, quando lo vide la prima volta. Si domanda se anche lui fosse altrettanto felice, se anche lui sentisse quelle dolci e potenti sensazioni… e capisce che, in fin dei conti, non gli importa davvero. Lui non sarà come suo padre, non terrorizzerà suo figlio, non gli farà temere di poter essere ammazzato per un fallimento.
Lui sarà lì per rialzarlo quando cadrà, per togliergli ogni peso dalle spalle quando la vita gli sembrerà troppo difficile. Lui sarà al suo fianco per guidarlo, sempre. È questo che Sherry deve capire… perché dovrà farlo con me.
«Spero di averti fatto capire che ne varrà la pena. Per i miei ragazzi è stato molto d’aiuto.» Mentre lo dice, mantenendo quel tono calmo, paziente e caldo di poco prima, si alza in piedi, ormai rassegnato all’idea che adesso, volente o nolente, dovrà andare dalle sue nipotine per una corsa, che finirà inevitabilmente con tutti loro che fanno bonariamente la lotta e si rotolano nella terra dopo aver fatto il bagno. Chissà quale di loro verrà cazziata di più?
«Sono fortunati ad avere un padre come te.» Ammette a bassa voce Radish, prima che l’altro si allontani troppo.
Greywind, che poteva aspettarsi tante cose da lui eccetto un complimento, gli sorride con quell’aria giocosa che hanno ereditato i suoi figli «Lo so. Vedi di farlo presente anche a Black la prossima volta che ti convincerà a tirare secchiate di schifo a qualcuno che dorme!»


Sherry non ha mai desiderato colpire qualcuno tanto ardentemente come ora. Qualcuno che non fosse Jäger, ovviamente. La cosa buffa, poi, è che vorrebbe colpire a morte proprio un altro consanguineo!
Perché Micah è corso ad avvertirla, e non si è fatto poi troppi problemi a dirle che era stato proprio il suo caro Beta a spifferare tutto al marito.
In un certo senso avrebbe voluto colpire anche lui, più per il sogghigno alla “pappapero” che aveva stampato in faccia che per altro, ma è stato abbastanza sveglio da scappare subito a gambe levate.
Sulle prime ha pensato di scappare a sua volta, ma alla fin fine ha capito che non solo sarebbe stato controproducente, ma proprio impossibile. Se adesso Radish vorrà vederla — che sia per parlarne semplicemente o per smolecolarizzarla a furia di sberle  —, non ci sarà un solo luogo dove non andrà a cercarla.
Consapevole così che fosse molto più semplice farsi trovare, si è comunque rinchiusa in bagno, troppo stanca e provata per provare a trovare qualcosa di meglio a farle da scudo, ed assolutamente incapace di sostenere il suo sguardo. Perché quel brandello di razionalità alla quale tenta ancora di aggrapparsi, e che ogni tanto riemerge a fatica, le ha fatto capire sin dal principio quanto la sua idea fosse stupida, quanto fosse inutile provare a nascondergli una cosa del genere, e il senso di colpa per avergli fatto tanto male le dà ogni volta un nuovo colpo al cuore.
Il lupo, però, si è imposto con maggior energia e potenza, riuscendo a schiacciare quel brandello di volontà che aveva per dirglielo subito. In fondo, reagire male per reagire male, tanto valeva che succedesse subito, senza rimanere per giorni con questo terrore agghiacciante a spappolarle un neurone dopo l’altro.
Non appena sente il rumore della porta di camera che si apre, d’istino si rannicchia maggiormente sotto al lavandino di pietra, stringendo subito le ginocchia al petto per farsi da scudo. Pur sapendo che non sia il momento migliore per ripescare i dolorosi ricordi d’infanzia, non riesce a cancellare l’immagine di lei rimpiattata dentro ad un buco mentre Jäger le urlava di uscire, così da poterla torturare ed infine divorare. Al tempo intervenne Mezcal, ma stavolta chi potrebbe frapporsi tra lei e un uomo furioso e ferito come Radish?
«SHERRY!»
Quando lo sente bussare con forza alla porta, soffoca una risata isterica. Se qualcuno le avesse mai detto che un giorno si sarebbe ficcata sotto ad un lavandino per nascondersi dall’uomo che tanto ama, tutto perché ha avuto paura di dirgli che era rimasta incinta, non ci avrebbe mai creduto.
«Che stai facendo? Apri la porta ed esci fuori.»
Dal suo tono di voce non riesce a capire se è più irritato o deluso, e il fatto di non riuscire più a capire neanche cosa prova lei stessa non le è certo d’aiuto.
Si limita a non rispondere, con gli occhi fissi sulla porta neanche dovesse entrare il Diavolo in persona.
«Apri questa fottuta porta.»
Aspetta ancora, immobile, alle volte la fortuna volgesse dalla sua parte e lui si stancasse.
«Non obbligarmi ad aprirla!»
Per quanto qualcosa le suggerisca di comportarsi più docilmente, si rifiuta di farlo, limitandosi a stringere ulteriormente le ginocchia al petto.
La porta poi si stacca dai cardini, schiantandosi a terra. Pur aspettandoselo, sobbalza per quell’azione così violenta.
Radish sta sulla porta, furente ed un poco incuriosito. I suoi zigomi alti sono arrossati e gli occhi le sembrano quasi liquidi.
«Ti stai davvero nascondendo da me nel bagno?» Domanda con tono pericolosamente calmo.
Sherry annuisce, stringendo maggiormente le gambe al petto. Non riesce a dire una sola sillaba però, perché teme che la voce potrebbe tremarle, o addirittura non uscire proprio. Nonostante le sue migliori intenzioni però, delle grosse lacrime cominciano a rigarle le guance.
Radish, che adesso sa anche meno come gestire la delicata conversazione, le si avvicina cautamente e s’inginocchia davanti a lei, senza però toccarla.
«Dovremmo parlarne, non pensi?» Parla con tono misurato, come se la stesse convincendo a indietreggiare dal ciglio di un burrone, come se stesse cercando di calmare un animale terrorizzato. Sherry prova imbarazzo e paura, ma l’insolita gentilezza della sua voce le è vagamente di aiuto.
Sollevando cautamente la mano, le strofina le nocche sulla guancia, con un tocco che le brucia la gelida pelle, e lo sguardo dello Spettro, per un attimo, spazia dalla paura alla sfida. Però poi si ricorda della situazione pericolosa in cui si trova, del fatto che Radish potrebbe reagire violentemente alla notizia appena appresa in qualsiasi istante, magari pure lasciando emergere quella pericolosa parte di sé che il suo lupo tanto teme.
«Quanto sei arrabbiato?» Il suo è un mormorio appena udibile, tanto che Radish, sulle prime, non è del tutto certo di aver capito bene la domanda.
«Arrabbiato è un termine riduttivo per quello che provo in questo momento.» Afferma calmo, non pensando neanche quanto le sue parole possano avere un senso diverso per lei. Oltretutto per Sherry, adesso, è proprio difficile decifrare i pensieri di Radish. La studia con una tale intensità che alla fine si sente costretta a distogliere lo sguardo.
«Sciacquati il viso e poi vieni di là, così possiamo parlare stando un po’ più comodi.» Afferma lentamente prima di alzarsi, camminando intorno alla porta rotta sul pavimento prima di andarsene.
Lei rimane lì, seduta con le ginocchia strette al petto e il cuore indolenzito per la forza con la quale sta palpitando. Le gira la testa, le tremano tutti i muscoli del corpo e di colpo sente lo stomaco contorcersi per una nausea improvvisa. Fa appena in tempo a raggiungere la toilette prima di riversare i contenuti dello stomaco, in una miscela di carne, succhi gastrici e puro terrore residuo che sono risultati eccessivi per il suo organismo.
Mortificata, si inginocchia davanti al gabinetto, tremando in maniera incontrollabile. Tirando lo scarico per sbarazzarsi di quel disgustoso disastro, utilizza la forza residua per togliersi il morbido vestito di dosso ed entrare nella cabina della doccia, rabbrividendo dal sollievo quando il flusso d’acqua calda le scorre sul corpo.
Quel forte calore compie un mezzo miracolo, visto che, dopo qualche minuto, Sherry si sente abbastanza bene da alzarsi dal pavimento. Una volta sicura della propria stabilità, chiude il getto ed esce, indossa un grosso accappatoio morbido e spazzola due volte i denti per rimuovere il sapore spiacevole dalla bocca. Non si sente decisamente pronta ad affrontare Radish, ma sa di non avere scelta ormai, sebbene l’unica cosa che vorrebbe fare è svenire e dormire almeno per le dodici ore successive.
Lo trova ad aspettarla seduto sul bordo del letto, i muscoli rigidi per il nervoso e la testa stretta tra le mani. Lo raggiunge con cautela, preoccupata e spaventata, ed infine si siede ad una buona distanza, senza mai incrociarne lo sguardo.
Sente il caldo bruciore delle lacrime dietro le palpebre e le chiude forte, non lasciando uscire l’umidità. La mente continua a frullare, a lavorare incessantemente, cercando una soluzione. Anche se è innamorato di lei, anche se sono legati da qualcosa di davvero profondo e indissolubile, nel tempo quei sentimenti si trasformeranno in odio per una paternità indesiderata. Quante volte l’ha visto accadere? Quanti Spettri ha conosciuto che hanno fatto quella fine? Dannazione, pure Rafe l’ha fatto, eppure, per quanto stronzo, non le sembrava proprio il tipo da abbandonare la compagna e i figli.
Ho solo pensato che un bambino avrebbe rovinato la vita ad entrambi!” Quante volte ha risentito quella frase nella testa, in quei giorni? Quante volte ha pure sognato di sentirsela sputare in faccia, una volta scoperta la verità? La consapevolezza di essere una cosa ormai inevitabile la paralizza totalmente.
«Bene…» Inizia Radish, sempre con quel tono preoccupantemente calmo «Ora, con calma, parliamo.»
Sherry deglutisce nervosamente, sforzandosi di non ripiegare nuovamente le gambe contro il busto.
Si gira verso di lei e le prende una mano nella sua, accarezzandole delicatamente il palmo. Se c’è una cosa che infatti ha imparato su di loro, è che determinati gesti in determinati momenti possono risultare molto distensivi per loro, e nel suo caso sa che questo, in genere, l’aiuta a calmarsi almeno un poco.
«Tu sei mia.» Afferma, accarezzandole l’interno del polso con il pollice «Sei stata mia fin dal primo momento in cui ti ho vista al Neon quella notte. Per quel che ricordo, io non ti ho mai tenuta all’oscuro di un qualcosa di così importante… anzi, non l’ho proprio mai fatto in generale. Saresti quindi pregata di non farlo mai più neanche te. Mai.» Potrebbe anche dirle di avergli fatto più male lei di tutte le creature che ha mai affrontato in vita sua messe insieme, ma evita. Il suggerimento di Everett, in fondo, è molto più interessante rispetto all’infuriarsi adesso, con anche il rischio di sentirsi rinfacciare di essersene andato per ben due volte. Ahhh, ma prima o poi metterai di nuovo un piede in fallo… ed io sarò pronto! Col tuo silenzio, mi hai regalato forse uno dei più grandi “bonus esci di prigione” che possano esistere in un matrimonio!
Sherry continua a fissarlo, terrorizzata ed ipnotizzata, sentendosi come un coniglio catturato da un serpente. Sa bene che tutti, là fuori, sarebbero più che ben disposti a frapporsi tra le e Radish, nel caso questi avesse un violento scatto di ira come quello di qualche ora prima, ma a quanto servirebbe? Ha già dato ampiamente prova di non essere un tipo che può essere facilmente trattenuto.
«Hai intenzione di lasciarmi?»
Radish la fissa con lo sguardo che assume una tonalità un poco più fredda e decisamente sconcertata. «Lasciarti? Ma hai sentito quello che ti ho detto meno di un minuto fa?» Qualsiasi cosa ci sia lì dentro, le sta sicuramente rubando ogni singolo neurone, se è arrivata davvero a pensare ad una cosa simile. Cazzo, sono o non sono venuto qui per parlarle?! Potevo benissimo andarmene! Su, svegliati bambolina!
Sherry punta di scatto gli occhi in quelli del compagno, incredula, incapace di capire le sue reali intenzioni. Di colpo poi, un nuovo terrificante pensiero prende vita nella sua mente, facendola tremare con più forza e portandola a stringere un braccio attorno all’addome.
Radish nota il gesto, ma si impone di rimanere calmo e di fingere di non averlo notato. È infatti abbastanza certo di aver capito qual è il suo più grande timore e non vuole crederci.
«E allora che succede adesso?»
«Adesso…» La sua voce è stranamente calma e distante, e quell’espressione amareggiata continua a torcergli le labbra «Dovremmo discutere del tuo orrendo pregiudizio nei miei confronti.»
«Ti conosco…» Piagnucola Sherry con voce tremante, mentre una lacrima sfugge al suo controllo «Perché il mio spavento ti sorprende tanto?»
«Molte, anzi tantissime persone possono dire tranquillamente di dovermi temere.» Scende dal letto e s’inginocchia davanti a lei, cercando di ri-catturare il suo sguardo «Tu, invece, non hai nulla da temere. Ti ho mai voluto fare del male?»
È vero. Non ha mai voluto farle volontariamente del male, e con lei è sempre molto attento alla sua forza. Beh, tranne la sera prima, ma non ci voleva certo un genio per capire che era così sconvolto e fuori di sé da non essere in grado neanche di distinguere la destra dalla sinistra, quindi si sforza con tutta sé stessa di non contarlo.
«Tu hai bisogno di me tanto quanto io ho bisogno di te. Ciò che abbiamo insieme è raro e speciale, anche se abbiamo fatto il massimo per dividerci. Se fossi un ragazzino stupido e sprovveduto, lascerei al dolore e alla rabbia di avere la meglio su di me, e ti abbandonerei, pieno di amarezza. Ma sono abbastanza grande e intelligente da sapere che quando trovi una bella cosa, la tieni stretta, non la butti via per un imprevisto.»
Il lato animale di Sherry è terribilmente sull’attenti e sospettoso, ma è anche altrettanto concentrato ad analizzare con attenzione le sue parole e il suo linguaggio corporeo. Non riesce però a capire del tutto, non riesce a fidarsi, arrivando quasi a convincersi che stia mentendo, che sia una tattica meschina e perversa per farle abbassare la guardia e poi colpire. In fondo fece una cosa simile anche con suo fratello, quando si scontrarono. Suo fratello, sangue del suo sangue, tutto ciò che rimaneva della sua famiglia, e lui l’aveva ingannato subdolamente per poterlo uccidere una volta abbassata la guardia. Secondo il lupo, niente gli impedirebbe di fare lo stesso adesso contro un bambino che non vuole.
È solo per la parte più umana e sensibile di Sherry, quella che sta disperatamente tentando di scindere i loro tragici trascorsi da quello che sono diventati adesso, ad impedire all’altra parte di prevalere totalmente, e quindi di non ascoltarlo nemmeno.
Ed è proprio questa parte tanto innamorata del Saiyan a parlare: «Io non volevo che ti arrabbiassi… non volevo deluderti…»
Vederla abbassare nuovamente la testa per evitare il suo sguardo, vedere quel braccio esile e pallido stringersi ulteriormente attorno all’addome, sentire quel tono triste e supplichevole, è insopportabile per Radish. Questa donna non è Sherry, non è la stessa donna che si è buttata a capofitto nel suo personalissimo Inferno per difendere chi in passato l’aveva ignorata e/o maltrattata. Questa donna così fragile e disperata è solo il risultato di tutto il male e la paura che quel maledetto posto le sta facendo ricordare, schiacciandola in un momento in cui si sente sola, fragile ed esposta.
Sentiva che tornare al Nord non sarebbe stato semplice, e la loro inaspettata situazione non ha fatto altro che rendere tutto più difficile e doloroso, ma dentro sente anche che ora può cambiare la situazione. Una volta che riuscirà a farle entrare in testa ciò che prova, una volta che le farà capire le sue intenzioni, potrà starle vicino come avrebbe voluto fare dall’inizio, e questo posto diventerà semplicemente uno come un altro, dove potranno andare ogni volta che vorranno senza più alcuna preoccupazione.
Dopo tutta la fatica di quei mesi, in fondo, non ha decisamente alcuna intenzione neanche di rinunciare a nuovo titolo e al territorio appena conquistato. Esattamente come tutto il resto, adesso anche quello è suo, e non ci pensa neanche a rinunciarci tanto alla leggera, soprattutto perché così facendo darebbe ragione a tutti coloro che in passato lo hanno giudicato un debole.
«Deludermi?! Sher, no, non hai capito: non mi hai deluso perché sei rimasta incinta. Un po’ lo sono perché non mi hai detto niente e mi hai ferito come neanche pensavo fosse possibile essere feriti, e mi sono anche arrabbiato quando ho saputo quello che hai pensato di fare… ma va bene, okay? È passato, basta. Senti… so che proveniamo letteralmente da due mondi diversi, ma alcune cose sono universali. Pensi che potrei mai torcerti un capello così, senza rimorsi?» Nel dirlo le afferra il mento tra indice e pollice per incrociare il suo sguardo, cercando di farle entrare in testa questo semplicissimo quanto importante concetto «So che voi diventate strane e paranoiche anche nei confronti del vostro compagno durante la gravidanza, Hurricane me l’ha spiegato, ma io non sono il mostro che hai dipinto nella tua testa. Non ti farei mai del male, in nessuna circostanza. E neanche a lui. Hai capito?» Nel dirlo prova d’istinto a mettere una mano su quella che tiene ancora sulla pancia, ritrovandosi però costretto a ritrarla quando la vede sussultare con paura.
«Tu pensi che ti rovinerà la vita…» Piagnucola in tutta risposta, mentre dentro il lupo comincia sensibilmente a cedere. Il cuore di Radish sta urlando, e le parole che riesce ad udire sono ben più forti e potenti di quelle che gli stanno uscendo dalla bocca, tanto da riuscire finalmente a toccarlo nel profondo.
L’unico problema, però, è abbattere questa sua ultima convinzione, nata dalle sue stesse parole di quella ormai lontana Vigilia di Natale.
«Cosa?»
«L’hai detto tu stesso… ti rovinerà la vita…»
Ci pensa qualche secondo, Radish, per poi capire a cosa si riferisca. E si sente un coglione per non esserci arrivato prima, per non essere riuscito a capire immediatamente cosa potesse realmente averle fatto credere che avrebbe potuto reagire male alla notizia che, tra meno di cinque mesi, diventeranno genitori. Shockare lo avrebbe shockato senza ombra di dubbio, ma di certo non avrebbe reagito come si è immaginata lei!
«Andiamo bambolina, era un modo di dire che mi è venuto fuori in quel momento. Ero spaventato quella sera, non ho neanche pensato di dover soppesare le parole. Non penso che, qualsiasi cosa ci sia lì dentro, mi rovinerà la vita. Sarà un gigantesco casino, non lo metto in dubbio e di certo non lo nego, ma non la rovinerà.» Le prende di nuovo il mento tra le dita, spingendosi in avanti col corpo fino ad appoggiare un gomito sulla sua gamba, con la mano che, lentamente, striscia fino al suo fianco «Ti prego, dimmi che almeno un po’ credi a quello che ti sto dicendo.»
«Sì…» Sussurra inghiottendo un singhiozzo, sentendosi come se un pugno di ferro le schiacciasse il cuore.
«Ti vuoi mettere in quella testa dura che sei importante per me? Che voglio che tu sia felice e che farò il possibile per far sì che sia così?»
Ogni sua parola sembra trafiggerla al cuore con un coltello, finché non riesce più a trattenersi. Nasconde il viso tra le mani e si chiude di nuovo a riccio, premendo con forza le ginocchia contro il petto mentre tutto il corpo viene scosso dalla potenza dei singhiozzi.
«Sherry?» La sua voce suona nuovamente incerta, come se il dubbio di aver detto una lunga sequenza di cavolate lo stia dolorosamente attanagliando «Che cosa… perché piangi?»
Piange ancora di più, con il senso di colpa come acido nel petto che la consuma da dentro.
Senza il bisogno che dica una sola parola, Radish capisce che il lupo si è calmato, che gli crede, che si è fatto da parte. Ha vinto.
Le tocca la schiena, la accarezza con fare rilassante, mormorandole parole di affetto per calmarla. Vedendo che non sembrano aiutare, si slancia in avanti e la prende tra le braccia, sedendosi a sua volta sul bordo del letto e lasciando che seppellisca il viso nella cavità del suo collo, lasciandola piangere mentre le accarezza i capelli.
Qualche minuto dopo, quando i singhiozzi cominciano a calmarsi, le porge il fazzoletto che si era intascato durante il tragitto, lasciando che si asciughi il viso e soffi il naso.
«Scusami…» Pigola con un filo di voce, senza avere né la forza né il coraggio di sostenerne lo sguardo.
«Per cosa?» Non capisce davvero: di cosa scusarsi? Sono cose che si fanno in due e credevano pure di averla fatta correttamente, non pensando neanche per un istante che qualcosa potesse andare storto. Invece è successo, hanno perso contro lo Spettro Maledetto e fine della discussione. Le aveva già detto che sì, un figlio non sarebbe stato un problema — anche se pensava che sarebbe arrivato ben più in là. Perché scusarsi?
«Tutto.»
Esita un secondo, chiedendosi giusto per una frazione secondo se sarà così emotivamente scossa e piagnucolosa per i prossimi mesi.
«Non hai niente di cui scusarti, lo sai vero?» Le sorride con aria rassicurante, stringendola ulteriormente a sé «Oltretutto questo genere di cose si fanno in due. Tu vuoi che io mi scusi?» In realtà immagino di sì ma, ti prego, non dirlo. Manderesti a puttane tutte le mie convinzioni e cadrei nel panico più assoluto!
«Scusami per essere un enorme sbaglio piombato nella tua vita.»
Il cuore gli si scioglie completamente tutto in un colpo. Se prima c’era ancora una punta di risentimento per il suo comportamento, adesso non gliene importa più niente. Gli sono bastate queste parole, dette con assoluta sincerità, per allontanare tutto quanto.
Senza esitare un solo istante, le stringe con più decisione le braccia attorno al corpo mentre le bacia dolcemente la guancia. Dio solo sa quanto vorrebbe approfondire il contatto, quanto gli manchino i suoi baci e le sue carezze, ma adesso sente che, prima di tutto, c’è una cosa che vuole fare.
«Sbaglio o no, resti la cosa più bella che mi sia mai capitata. E a quanto pare…» Lascia scivolare finalmente la mano dove voleva poggiarla dal momento esatto in cui l’ha vista, facendo una lieve pressione come a voler rimarcare che quel bambino è suo e che lo proteggerà a qualsiasi costo, sempre «Presto saremo in tre.»
Il sorriso che subito dopo gli regala è sufficiente a riaccenderlo totalmente, e di slancio porta la mano libera sulla sua nuca per spingerla in avanti e finalmente baciarla.
Un bacio lento, lungo e profondo, mentre una mano di Sherry scivola su quella che le tiene saldamente sulla pancia, i cuori che battono con rinnovata forza e ardore.
Ora che il lupo si è finalmente acquietato, Sherry si rende pienamente conto di quanto abbia rischiato, di quanto non voglia assolutamente stare senza di lui. Potrebbe, sa che in qualche modo entrambi potrebbero, ma semplicemente non vuole, esattamente come non vuole lui. Sarebbe potuto andare via dopo il suo comportamento, avrebbe potuto voltarle le spalle e provare a rifarsi una vita più semplice e tranquilla, ma ha deciso spontaneamente di restare al suo fianco. Ancora non ha la più pallida idea di come rimediare ai propri errori, né di come possa fargli capire quanto sia importante per lei e quanto realmente lo ami, ma è sicura che, prima o poi, in un modo o in un altro, riuscirà a dimostrarglielo.
«A proposito di questo…» Mormora poi Radish sulle sue labbra, sorridendo con quell’aria dolce ed infantile che tanto la fa impazzire prima di prenderla delicatamente per i fianchi, e stenderla sul letto. Fino al giorno prima l’avrebbe scaraventata come una bambola di pezza, perché consapevole che anche per lei sarebbe stato divertente, mentre adesso è attento e delicato, neanche stesse maneggiando un prezioso e fragile tesoro di finissimo cristallo.
Si adagia poi col busto tra le sue gambe e, senza pensarci un istante di più, le apre l’accappatoio per potersi avvicinare col viso lì dove loro figlio si sta formando. In realtà gli riesce assai difficile credere davvero che ci sia una persona lì dentro, che stia crescendo cellula dopo cellula.
Piantando saldamente i gomiti ai lati dei suoi fianchi, poggia la guancia sul bassoventre e con le dita di una mano le sfiora appena la pelle, mormorando: «Ehi, lì dentro, sarà il caso che la lasci mangiare? Sennò la vedo male anche per te, sai?»
Nuove lacrime sfuggono al suo controllo, ma stavolta di commozione. Neanche nelle sue più sfrenate ed improbabili fantasie Radish si comportava in questo modo tanto adorabile.
Gli passa le dita tra i capelli, carezzandolo dolcemente, mentre si sforza con tutta sé stessa di non scoppiare in lacrime. Tentativo che però fallisce miseramente non appena il Saiyan alza lo sguardo, mostrandole involontariamente il dolore residuo nei suoi occhi misto alla rinnovata, sfolgorante felicità.
«Non voglio che tu prenda le distanze da me. Mai più. Mi conosci meglio di chiunque altro, e non puoi non far parte della mia vita.» Allunga piano una mano fino a carezzarle la guancia, asciugandole così le lacrime «Devi promettermelo, Sher. Voglio sentirtelo dire, ne ho bisogno.»
Annuisce vigorosamente, trattenendo malamente i singhiozzi che le spezzano la voce «Te lo p—prometto. M—mai più, gi—giuro.»
Soddisfatto, le sorride teneramente prima di appoggiare di nuovo la guancia sulla pancia, per la prima volta senza più pensieri per la testa. Beh, eccetto uno.
Da quando Greywind l’ha lasciato solo, e lui si è incamminato verso il maniero, non è proprio riuscito a scacciare un’immagine tanto divertente quanto disturbante, che adesso pensa bene di condividere con la moglie che, nel frattempo, continua a coccolarlo come se fosse un enorme e docile gatto.
«Sarà una cosa da pazzi, ma non riesco a smettere di immaginare quell’altro deviato che gioca con nostro figlio…»
A quale deviato potrebbe mai riferirsi, se non a Mordecai? In fondo sa bene che quello schizzato tallonerà molto da vicino il nascituro, così da insegnargli immediatamente come rompere i coglioni anche mentre dorme.
Sherry, al contrario suo, non ci aveva invece pensato neanche per un misero istante a questa possibilità, troppo occupata a pensare a come nascondergli la gravidanza il più a lungo possibile, ma adesso si ritrova a dover affrontare questa agghiacciante verità. Non che Mordecai non ci sappia fare con i bambini, tutt’altro, ma i suoi metodi educativi talvolta possono comprendere cose un tantino poco indicate. Nessuno nel gruppo ha ancora scordato quando Becca e Maddox gli affidarono — stupidamente — per un’ora i figli, che al tempo avevano quasi tre anni, e che li trovarono ubriachi di birra fino all’ultimo capello perché “prima o poi lo avrebbero fatto, meglio se imparano subito con me vicino”.
Tra i bambini che vomitavano a spruzzo stile Esorcista e Maddox che gli spaccava sulla schiena l’asse da stiro, la scena era così tragicomica da entrare a gamba tesa non solo nella storia, ma anche nella leggenda!
«È un’immagine shockante!» Ridacchia in tutta risposta Sherry, che per adesso preferisce evitare di dirgli fino a che punto può effettivamente spingersi l’altro, giusto per evitare qualche attacco preventivo.
Un pensiero dolce il suo, che però è totalmente inutile dal momento che l’esuberante Spettro non solo si era piazzato fuori dalla porta per origliare tutta la conversazione, ma adesso è pure entrato in camera senza annunciare in alcun modo il proprio ingresso.
«Proprio così!» Ovvio, palese. Diventerà di nuovo zio, e gli zii devono tassativamente viziare e far scatenare i nipoti. Oltretutto il nipote in questione sarà figlio nientemeno degli Shedish. Ci sarà da divertirsi!
Nel momento esatto in cui tutto il corpo di Radish si tende per il nervoso dovuto non alla sua semplice presenza ma al fatto che è vicino a loro, sente un’ondata di soddisfazione ed euforia invaderlo da capo a piedi, mentre già pregusta il bottino che ha ufficialmente vinto.
«Lo sapevo! LO SAPEVO!!!» Li guarda con un gran sorriso soddisfatto in volto mentre si appoggia con le spalle al muro, incrociando le braccia al petto. «Ahhh, che spettacolo. La calma dopo la tempesta!»
«Avevo chiuso a chiave!» Urla Radish in preda ad un mix di collera e disperazione, pentendosi di non aver messo qualcosa, qualsiasi cosa, sul letto da poter lanciare contro un eventuale intruso. In fondo conosce Mordecai quel tanto che basta da sapere che non si sarebbe perso il lieto evento per niente al mondo.
«Beh, io apro le serrature… mia sorella le cosce!»
«Mord!»
«AAAAHHH!!!»
Lo guardano come se fosse un pazzo pericoloso evaso dal manicomio, rimanendo nel mentre perfettamente immobili. Non che non abbiano niente da dire, e neanche che Radish non desideri con tutto il cuore alzarsi per fargli molto, molto, molto male, ma proprio non ci riescono. L’incoscienza che ha appena dimostrato entrando nella loro stanza, perfettamente consapevole che Radish avrebbe potuto reagire in maniera estrema, li disarma totalmente.
«TUTTO A POSTOOO!»
Un boato di ululati e urla di gioia si leva in aria dopo l’urlo del Cacciatore, che è stranamente scappato a gambe levare subito dopo. Scappato sul serio, neanche si fosse accorto della presenza di Satana in fondo al corridoio.
«Se non la smette, giuro che gli farò rimpiangere amaramente di essere sopravvissuto.» Sibila in tutta risposta il Saiyan, tornando alla sua comoda e protettiva posizione, deciso inoltre a godersi ancora un po’ le carezze della compagna. Una parte di lui vorrebbe fare di più, ma prima dovrà parlare sia con Darko che con Alana, giusto per essere sicuro di non poter fare alcun danno. A conti fatti, però, si sono già dati da fare — hanno sradicato un albero! — e non è mai successo niente di niente, ma adesso, per lui, la sicurezza non può essere troppa.
Neanche l’avesse invocato con la sola forza del pensiero, l’ex-Beta appare sulla porta, una piccola scatola bianca sotto un braccio e l’espressione decisamente più serena che gli abbiano mai visto finora.
L’unico problema, è che Radish adesso non lo vuole lì, e non certo perché Sherry smetterà di coccolarlo. Darko è uno Spettro forte, potrebbe rivelarsi una minaccia, e questo Radish non può tollerarlo.
Ma Darko non è certo un povero sprovveduto! Con tutta l’esperienza che si porta dietro, sa benissimo che in questi casi il maschio diventa insopportabilmente aggressivo — nel caso di Radish, anche spropositatamente pericoloso — quando si supera un determinato limite.
Il problema però sorge dal momento che suddetto limite non è lo stesso per tutti, e che in genere si scopre per caso dopo che qualcuno si è incautamente avvicinato un passo di troppo. Talvolta, infatti, si tratta di una distanza comprensibile come un metro o poco più di distanza dalla gestante, mentre talvolta si arriva a parlare anche di cinque-sei metri. In questi casi, la faccenda si complica assai, perché alla mammina in questione occorre molta più pazienza per far capire al dolce paparino che tutta questa apprensione non è necessaria.
Darko però è un professionista, e sa come gestire anche questo genere di situazione. O almeno è quello che spera, perché non c’è mai stato un futuro papà Saiyan con tracce di DNA di Spettro!
Dalla porta al letto ci sono circa sette metri, e adesso l’unica cosa che può fare è scoprire, un passo alla volta, quando si avvicinerà troppo a quell’invisibile confine che Radish ha già stabilito nella sua testa.
«Dal momento che è tutto sistemato, ecco un piccolo presente.» Esclama con tono spensierato, cominciano a camminare lentamente verso di loro. Sei metri, ancora niente.
«Che cos’è?»
Cinque metri, e il suo sguardo è cambiato. Si sta innervosendo sul serio.
«Un doppler fetale per farvi sentire il battito cardiaco. Avendolo percepito con chiarezza ieri sera, ho pensato che vi avrebbe rallegrati. In genere è così.» Quattro metri, e il suo corpo si è irrigidito completamente. Ha serrato la mascella, i muscoli sono pronti a scattare e la coda si è gonfiata. Ecco il suo confine. «Posso avvicinarmi, o mi staccherai la testa al prossimo passo?»
Non sta scherzando per niente, Radish lo sa e Sherry lo capisce con stupore. Nella sua testa, Darko non ha alcun motivo per farle male, non dal momento che le ha parato le chiappe sin dal principio e che, lo sa, teme per la sicurezza di Bree. Poi, però, ecco l’illuminazione: Radish è prontissimo ad attaccarlo proprio come farebbe uno dei loro maschi!
Che mi sono persa?!
«Non lo so. Devo ancora decidere.» Afferma poi sinceramente il Saiyan, senza staccargli gli occhi di dosso neanche per un misero istante.
Lo sorprende il non riuscire a contenere questa nuova ondata di aggressività immotivata… ma in realtà non è che se ne dispiaccia. Da quelle parti si saltano addosso per un niente di fatto, il suo strano atteggiamento non solleverà certo tante polemiche, soprattutto sapendo che in queste circostanze è considerato piuttosto normale.
«Radish, ascoltami: nessuno può seguire la gravidanza meglio di me. Se vuoi che stiano tutti bene, devi permettermi di avvicinarla e visitarla ogni volta che lo riterrò necessario. Lo capisci, vero?»
Se sulle prime pensava che la situazione stesse curiosamente volgendo a suo favore, ecco che gli viene sbattuta in faccia una nuova scomoda verità. Perché Darko ha pienamente ragione e lui lo sa, così come sa che non permetterebbe a nessuno con meno esperienza di lui di occuparsi di una cosa tanto importante e delicata.
Annuendo con riluttanza, si solleva e si sposta un poco in avanti col busto per coprire alla vista di Darko una delle cose che, in fin dei conti, ha visto anche troppo in vita sua. Radish però non riesce a prendere in considerazione questo piccolo dettaglio, né il fatto che tra qualche mese gliela guarderà molto da vicino per farla partorire, e per questo agisce in modo totalmente istintivo. Senza contare, poi, che così facendo può anche fare immediatamente da scudo al piccolo qualora la situazione dovesse sembrargli strana… e Dio solo sa se non stia già morendo dalla voglia di abbassarsi per allontanare la mano che regge il flacone del gel che le sta spargendo sulla pelle. Stai molto attento a quel che fai, medicastro, perché mi sto già incazzando!
«Okay, ci siamo.» Prima di appoggiare lo strumento sul ventre della ragazza, si assicura che Radish, pur non sapendone niente di quel settore, osservi abbastanza l’oggetto. Un qualsiasi movimento brusco o troppo veloce potrebbe essere percepito come una minaccia, e una lotta per una scemenza di questo genere non farebbe certo bene a Sherry.
Una volta sicuro di non rischiare più di quanto non stia già facendo, appoggia la punta del doppler sul bassoventre e comincia a muoverlo lentamente, così da poter trovare il suono desiderato.
«Non si sente niente.» Borbotta Sherry con impazienza, cercando di spostare il braccio che Radish le tiene sul petto per tenerle chiuso l’accappatoio. Il fatto che dovrà controllarle pure il seno non l’ha neanche sfiorato, e per questo è convintissimo che così facendo riuscirà a celare al suo sguardo almeno questo suo lato… che l’altro, invece, ha già visto dopo ogni singola muta.
«Aspetta un secondo.»
Dopo altri cinque secondi è Radish ad intromettersi, ormai curioso tanto quanto la compagna. «Sicuro di saperlo usare?»
Lo sguardo che gli rivolge in risposta è più che sufficiente a fargli capire che lo ha appena offeso, ma non abbastanza da farlo pentire. Gli sta dando la possibilità di stare vicino a Sherry e a suo figlio senza conseguenze, quindi, per quanto lo riguarda, l’insulto se lo prende e se lo fa pure andare bene!
Un istante prima che Radish perda la pazienza e gli dica molto gentilmente di allontanarsi subito, eccolo lì, quel ritmico sfarfallio che stavano aspettando e che, in una frazione di secondo, li cattura totalmente.
Il sorriso splendente di Sherry è proprio quello che Darko sperava di vedere, perché è il chiaro segno che d’ora in poi sarà molto più collaborativa con tutti loro. Se le cose andranno come spera, non ci vorranno più di una decina di giorni prima che la pancia cominci a farsi vedere.
«C’è davvero una persona lì dentro…» Mormora con rinnovato stupore Radish, mentre la vista gli si appanna di colpo.
Suo figlio è lì dentro, al caldo e al sicuro, e lui sta sentendo il suo microscopico cuoricino che batte.
Non credeva di poter provare una sensazione anche solo lontanamente simile a quella che sta provando adesso, né pensava che si sarebbe ritrovato così vicino a piangere di gioia per una cosa del genere, e invece…
«No.» Lo sguardo di entrambi scatta subito con preoccupazione su Darko, ma prima che uno dei due abbia il tempo materiale di chiedere cosa voglia dire, l’uomo sposta velocemente il doppler con un gran sorriso «Ce ne sono due.»
Il silenzio surreale che è venuto a crearsi è interrotto unicamente da questo secondo battito, veloce e regolare come il primo.
Rimangono immobili, soprattutto Darko che ora è anche più preoccupato delle possibili reazioni del Saiyan. Si stava mostrando già abbastanza pericoloso per un bambino, non vuole immaginare cosa sarebbe in grado di fare per proteggerne due.
«Come, scusa?» Domanda Sherry, a dir poco sbigottita. Già apprendere del primo — che per lei è una bambina — è stato abbastanza uno shock, ma un secondo?! Entrambi, esattamente come molti altri, nutrivano addirittura dei dubbi sul fatto che le due specie potessero procreare, e invece ci sono già due ibridi in arrivo. Fossero stati gemelli monozigoti avrebbe pensato subito che già lei poteva averne visto il corredo genetico, e magari pure lui, ma questi battiti non vanno perfettamente a tempo, e ciò sta ad indicare, per gli Spettri, che si tratta di due diverse cellule-uovo fecondate da due diversi spermatozoi.
Beh, una cosa adesso le è perfettamente chiara: le loro specie possono procreare benissimo.
«Vi lascio un po’ da soli.» Si alza sempre lentamente, Darko, stando ben attento a non sfiorare neanche un capello del Saiyan, che ancora fissa con maniacale insistenza la pancia della compagna, neanche vi potesse trovare scritte sopra tutte le risposte ai grandi misteri della vita.
Per un momento si domanda se non abbia preso male la notizia, ma quando lo vede allungare il braccio di lato per prendere la trapunta, ed usarla poi per ripulirla prima di sdraiarsi di nuovo, capisce che no, non l’ha presa male. È rimasto giustamente shockato, ma va tutto bene.
«DOPPIETTAAA!»
E con questo delicatissimo urlo di Mordecai, che si era messo nuovamente ad origliare alla porta, Darko decide di mandare al Diavolo tutta la sua cautela e, richiuso il doppler nella scatola, scatta in avanti per riuscire a prenderlo.
Il furbetto però non ha proprio alcuna intenzione di farsi catturare, così si mette a correre a rotta di collo per i corridoi, ridendo sguaiatamente.
«Ehi, brutto moccioso! Vieni subito qui, che ti spiego quanto è sbagliato origliare!»
Una volta rimasti soli, i due non riescono a spiaccicare una parola. In realtà non riescono neanche a mettere insieme un pensiero che abbia un senso logico, perché l’unica cosa sensata che riescono a concepire è: due figli. Non uno, due. Due ibridi Spettro-Saiyan, razze pericolose ed energiche già prese separatamente.
Una coppia comune si preoccuperebbe principalmente del lato economico sulle prime, perché indubbiamente già un figlio costa parecchio, figurarsi due; loro, invece, si preoccupano di più per gli ingenti sforzi che dovranno fare per tenerli a bada.
Un’ulteriore preoccupazione di Sherry è quella che riguarda la loro forza. Per un cucciolo non è semplicissimo, all’inizio, imparare a contenerla ed incanalarla, tanto che non sono rari gli incidenti quando imparano a dosare quella micidiale delle mascelle. Due bambini come loro, uno dei quali biologicamente destinato ad avere una forza fisica ben superiore anche a quella del padre, come faranno ad imparare le basi senza staccare un arto ad un altro cucciolo? Senza contare il problema del ki, che gli Spettri non sono in grado di usare.
«Radish…» Lo richiama con un filo di voce, facendosi piccola piccola contro il suo corpo quando, sempre con questa nuova attenzione a non urtarla neanche per sbaglio, le si sdraia accanto «Dimmi a cosa stai pensando. Ti prego.»
Rimane in silenzio a riflettere per un periodo che, ora come ora, le pare durare delle interminabili ore, per poi avvolgerle il corpo con un braccio e posarle di nuovo la mano sulla pancia, stavolta con molta più sicurezza.
«Penso che ti verrà una pancia pazzesca!» Scherza, non riuscendo a smettere di immaginarsela. Ciò che la sua mente riesce a ipotizzare, inoltre, gli piace molto più di quanto non avrebbe mai pensato. Di solito sei tu quella con la macchina fotografica in mano, pronta ad immortalarmi anche nei momenti più assurdi, ma penso proprio che adesso i ruoli si invertiranno.
«Radish…» Lo riprende bonariamente, lasciandosi andare ad una lieve risata quando la sua grossa mano si sposta di scatto dalla pancia al seno.
«E le tette! Dio, diventeranno enormi
«Sono seria, Radish.» Borbotta un poco imbronciata dopo aver soppresso quella genuina risata, cercando poi il suo sguardo con fare allarmato. Se già aveva paura per un solo bambino, è inevitabile che si senta di nuovo impaurita e vulnerabile dopo quanto appreso.
«Lo vuoi sapere davvero?» Lo sa che non dovrebbe farle questo tipo di dispetti, non dal momento che gli hanno non troppo implicitamente spiegato che lo stress, soprattutto nel suo debole stato, potrebbe portare ad un aborto spontaneo, ma proprio non riesce a trattenersi. Con tutto il male che gli ha fatto più o meno volontariamente, trova più che giusto tenerla un po’ sulle spine per fargliela pagare.
Quando però si rende conto che i suoi occhi scuri si stanno nuovamente riempiendo di lacrime, molla la presa, riportando la mano calda sulla sua pancia.
«Penso che siamo i bastardi più stupidi e fortunati di questo maledetto mondo.»
Per quanto un poco suoni assurdo anche per lui, ne è realmente convinto. Ci sono persone sfortunate come Pip e Jane che avrebbero dato qualsiasi cosa per avere la possibilità che hanno loro, che invece non si sono minimamente sforzati per ottenere una cosa del genere.
Senza contare il fatto che, alla fin fine e con grande sorpresa personale, il pensiero di una famiglia con Sherry gli sta piacendo da impazzire, e che avere due figli anziché uno solo non cambierà troppo la situazione. In fondo hanno uno schiavo tuttofare a loro costante disposizione, quindi perché mai impanicarsi adesso? Ormai sono già in arrivo!
Si abbassa su di lei e le deposita un bacio vaporoso sulle labbra, stringendola con cautela a sé. Non ha idea di come toccarla adesso, se un abbraccio più energico può darle qualche problema o meno, ma non vuole certo rischiare.
«Vieni qui, forza. Hai bisogno di riposare.»
«Ma è mattina!»
‘Sti cazzi, io ho sonno lo stesso! «Non è importante. Tu sdraiati qui, chiudi gli occhi e vedi di non pensare a niente di niente, okay?»
«Ma—»
«A niente di niente.»
È sfinito e si sta finalmente rilassando, Sherry lo capisce, così smette di controbattere. Dopo tutto il casino che ha messo su, le pare decisamente il minimo, anche se adesso muore dalla voglia di vedere Fern per darle quella che, a giudicare anche dal baccano che proviene da fuori la magione, è una lietissima notizia per tutti. Malgrado questo fortissimo desiderio, non vuole comunque separarsi dal corpo forte e caldo dell’uomo che ha tanto sconvolto la sua esistenza, e con questo pensiero riesce a rilassare i muscoli.
Contro ogni probabilità, si addormentano pochi secondi dopo aver chiuso gli occhi, sentendosi confortati dal calore dei loro corpi nuovamente uniti e, non in dose minore, dalla grande e forte mano del Saiyan appoggiata dolcemente sul ventre della sua Regina.




ᴀɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ben ritrovati, amici lettori!😘

Attacco subito col mio solito sproloquio!
In quasi ogni libro/film/telefilm che ho letto/visto in vita mia, è sempre la madre la figura idolatrata, mentre il padre non conta pressoché una cippa. Un esempio lampante, a parer mio, è Harry Potter! Son sempre le madri a fare tutto, mentre i padri ‘sticazzi. La madre di Harry si è sacrificata e gli ha dato la protezione, il padre — che si è sacrificato per primo per dargli una possibilità — non contava quasi una minchia (perché lui la protezione non l’ha data? Se l’era scordato?!).
L’ho sempre trovata una cosa ingiusta.
Io amo i miei genitori allo stesso modo, malgrado mi rapporti con loro in modo ovviamente diverso, e mi pare assurdo che la figura del papà non conti quasi mai un cazzo.
È per questo che ho dato tanto spazio all’idea della paternità di Radish. Pure Greywind, che è un personaggio marginale, ha avuto una bella fetta di spazio.

L’idea di Radish “bravo e dolce papà” viene anche da Dragon Ball R&R, dove è effettivamente un marito affettuoso e un padre molto tenero (c’è pure una scena dove, dopo essersi chiesto cosa i suoi genitori penserebbero di lui nel vederlo così, in modo particolare Bardack, Piccolo gli dice che è un bravo padre e che questa è l’unica cosa importante).

Sappiate che i nomi dei principini (così come i loro caratteri, il loro aspetto, i loro futuri rapporti e via discorrendo) sono già stati pensati da mesi. Erano già perfettamente pronti da una vita!!!

Beh, direi che non ho altro da dire. Dopo quasi 45 pagine, è decisamente meglio chiudere qui.
Alla prossima settimana!
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼

  
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