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Autore: ShinigamiGirl    07/12/2020    2 recensioni
Questa è la storia di Charlie Winchester. Ovviamente non si tratta di una ragazza come tutte le altre.
Potrebbe stupirvi il fatto che non sia intelligente come L, Light, Mello o Near. Ma è proprio così.
E allora perché si trova improvvisamente nelle indagini contro Kira?
Perché è una cacciatrice. I cacciatori uccidono i mostri.
E Kira è solo uno dei tanti.
D'altronde, salvare persone, uccidere mostri... Sono gli affari di famiglia, o no?
[Fanfiction CROSSOVER Death Note/Supernatural ]
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNO
 



L’Angelus Rosedale era l’enorme cimitero situato nel quartiere di Pico Union. In una giornata soleggiata sarebbe apparso come una verdeggiante distesa di lapidi, decorata alla buona con parecchie palme tipiche del posto. Tuttavia il sole stava per scomparire, motivo per cui il camposanto iniziava ad acquisire un’aria sinistra.

Charlie non aveva più ricevuto notizie dopo quella telefonata, ma non si era lasciata scoraggiare. Prima di partire aveva raccolto il suo machete, qualche siringa già pronta e riempita con sangue di uomo morto, il coltello e lo smartphone, dove avrebbe potuto richiamarla Castiel. Il motel dove aveva lasciato il resto dei suoi averi non distava moltissimo da Pico Union, perciò era uscita abbastanza tardi. D’altronde, il pullman fermava proprio dinnanzi all’entrata del cimitero. Non c’era più molta gente in giro, e i cancelli di ferro battuto erano chiusi, impedendo l’accesso a quel luogo deserto. La ragazza rimase lì ad aspettare e si strinse nella camicia a quadri. Iniziava a fare freschino. Rimpianse di non aver preso la sua giacca in pelle.

Non dovette attendere molto. Una decina di minuti dopo il tramonto completo del sole, apparve in lontananza una Chevrolet Camaro del ’68 tirata a lucido, seguita da un’enorme Jeep Gran Wagoneer. Le vetture si fermarono davanti a lei e dalla Chevrolet scese Mello. Il biondo fece un cenno di saluto all’autista e Charlie si sporse per vedere chi fosse. Era Matt, che aveva i googles a coprirgli gli occhi e una sigaretta accesa fra le labbra. Il ragazzo parve notare l’occhiata della fanciulla, ma la ignorò e rimise in moto per allontanarsi. Dalla Jeep invece erano scesi quattro uomini, uno dei quali aveva un enorme borsone.

Charlie posò lo sguardo su Mello. Aveva un cappotto lungo e appariscente, di colore rosso fiammeggiante, con un’imbottitura di pelo candido nel cappuccio. La ragazza alzò un sopracciglio.

-Qualcosa non va?- chiese lui, notando il suo sguardo di disapprovazione.

-Se volevi renderti fosforescente potevi chiedere alla pizzeria, sono sicura che l’effetto sarebbe stato lo stesso- rispose lei, indicando l’insegna luminosa della Thick ‘N Tasty Pizza dall’altro lato della strada.

Il giovane alzò gli occhi al cielo, decidendo di ignorare quel commento sarcastico e prendendo una tavoletta di cioccolato dalla tasca. Il suo giubbotto era fantastico, ed era sicuro di riuscire a riportarlo a casa intatto, quella notte.

-Lo scambio dovrebbe avvenire tra un paio d’ore all’angolo nord-ovest del cimitero, al muro confinante con l’edificio di servizi mortuari. Dirigiamoci sul luogo- decise Mello, scavalcando agilmente il cancello e lasciandosi cadere dall’altro lato.

I suoi guardaspalle lo seguirono, e Charlie notò con sollievo di essere stata ascoltata. Ognuno di loro, nessuno escluso, aveva un machete legato alla cinta. La ragazza si arrampicò sull’inferriata subito dopo di loro. Quando fece per buttarsi a terra, uno dei tre uomini le porse la mano, come ad aiutarla. Lei ignorò l’offerta e atterrò di fianco all’uomo: -Grazie, non ne ho bisogno. Piuttosto, preparate i machete.

-Perché proprio i machete?- domandò il biondo.

Sembrava che gli altri uomini avessero timore di aprir bocca, e che solo il ragazzo avesse diritto di parlare.

-È più semplice decapitare i vampiri col machete, piuttosto che con un taglierino. Quei viscidi muoiono solo se gli mozzi la testa, le pistole sono inutili- spiegò Charlie, con voce pacata. Le veniva istintivo tenere il tono di voce basso, in un luogo simile.

Dopo quella risposta nessuno parlò più. La via era asfaltata, ma attorno c’erano solo giardini pieni di lapidi, palme e qualche albero rigoglioso. Occasionalmente si potevano avvistare statue di angeli, che al buio risultavano inquietanti. Lì dovevano essere sepolte centinaia di persone.

Ad essere onesti, Charlie era più spaventata dai propri compagni di viaggio che dai mostri che dovevano affrontare. Ogni tanto guardava il telefono, sperando di vedere una chiamata in arrivo, ma ormai erano quasi arrivati al punto di scambio e non aveva ancora ricevuto nessun aggiornamento. Impostò la vibrazione e mise il cellulare nella tasca posteriore dei jeans. Avrebbe affrontato la situazione da sola, anche stavolta.

-Tu!- fece Mello, rivolto al tizio che aveva cercato di aiutare Charlie a scavalcare il cancello: -Mettiti in posizione con il sangue a fare da esca. Noi staremo nascosti e pronti a intervenire.

Fu in quel momento che la ragazza si rese conto che il borsone che aveva appresso era pieno di merce di scambio. Il piano comunque aveva senso, anche se lo scagnozzo non sembrava molto contento del ruolo assegnato.

-I vampiri hanno una forza maggiore rispetto agli esseri umani. Un’iniezione di sangue dalle siringhe li rallenterà, ma non cincischiate. Dovete tagliare la testa a tutti quanti. Fate in modo di lasciarne uno vivo, dobbiamo scoprire dove sta il nido- aggiunse la fanciulla, che aveva preso il machete e ci stava giocherellando, facendolo dondolare tra le mani.

-Nido?- ripeté il biondo.

-Sicuramente ne hanno uno. Si comportano come una famiglia, una specie di clan. Se vuoi che nessuno ti dia più fastidio, devi sterminarli dal primo all’ultimo- disse Charlie.

Mello non sembrava averla presa molto sul serio, a giudicare dal mezzo sogghigno apparso sul suo viso.

-Innanzitutto vediamo se sono effettivamente vampiri… Poi parleremo di clan, tane e quant’altro- rispose lui.

Lei per tutta risposta alzò gli occhi al cielo, avviandosi verso un enorme albero secolare dietro al cui avrebbe potuto rifugiarsi senza essere vista.

-Limitatevi a imitarmi, non muovetevi prima di me, e andrà tutto bene- ribadì, prima di accovacciarsi nel suo nascondiglio.

Mello addentò l’ultimo quadratino di cioccolata fondente, osservandola sparire dalla sua vista. Quella situazione era assurda, e si chiese come avesse fatto ad abbassarsi così tanto da tornare in prima linea. Per il caso Kira, però, avrebbe fatto questo ed altro. Si incamminò in cerca di qualche lapide abbastanza grossa che potesse trasformare nel suo luogo di posteggio, seguito a ruota dagli sgherri che dovevano guardargli le spalle. Si tirò su il cappuccio e si sedette dietro a un’enorme statua, dietro alla quale era abbastanza distante da non essere notato. Prese un'altra tavoletta di cioccolata da scartare e mangiare nell’attesa. Mancava ancora un’ora allo scambio.

Charlie, posizionata più vicina, poteva vedere sia l’uomo esca che Mello e i gli altri tre tirapiedi. Ovviamente non gliene aveva lasciato nemmeno uno come aiutante, e la trovò una cosa tanto insensata quanto egoista. Infastidita dall’atteggiamento del ragazzo, prese il cellulare e scrisse velocemente un messaggio destinato a Castiel: “Siamo all’angolo nord-ovest di Angelus Rosedale. Lo scambio avverrà tra poco meno di un’ora. Almeno venite a recuperarmi dopo l’operazione.”. Non voleva rimanere incastrata coi mafiosi. Se la faccenda si fosse complicata, sarebbe stata sicura di scamparla con loro al suo fianco.

Poi, attesero.

Un’attesa infinita, ma in religioso silenzio.

Erano quasi le otto e mezza di sera quando finalmente Charlie udì distintamente dei passi avvicinarsi al luogo che stavano sorvegliando. Fece un gesto agli altri nascosti, che avvertirono subito Mello facendolo sporgere per osservare la scena.

Due figure camminavano verso l’uomo con la merce. Erano due uomini, uno di mezz’età, massiccio e altissimo, l’altro più esile e giovane, ma comunque muscoloso. Non erano molto ben vestiti, avevano un che di rozzo.
-Allora, avete abbassato i prezzi di questa merda?- chiese il giovane, con tono di scherno.

-I prezzi sono sempre gli stessi, e dovete rimborsarci per i morti che avete causato- rispose lo scagnozzo.

I due scoppiarono a ridere, intanto Charlie si protese verso l’orlo del suo nascondiglio, con una siringa in mano e il machete nell’altra, pronta a scattare.

I loschi individui si avventarono sul malcapitato, gettandolo a terra senza dargli il tempo di dire altro. La ragazza stava per intervenire di soppiatto, ma si bloccò. Intravide con la coda dell’occhio Mello e i suoi incapaci tirapiedi uscire allo scoperto, con le armi puntate alle due figure e attirando completamente la loro attenzione.

I tre spararono tutti i colpi che avevano sulla coppia di sconosciuti, mentre il loro alleato indietreggiava, andando a ripararsi. Charlie rimase immobile, con la schiena contro all’albero, fissando ad occhi spalancati il ragazzo biondo e i suoi, che non accennavano a fermarsi. Le si era gelato il sangue nelle vene.

Finite le munizioni, cadde il silenzio.

Delle risate mostruosamente gutturali riecheggiarono per il camposanto dopo la sparatoria. Mello sembrava ipnotizzato dalla scena che aveva davanti a sé. I due uomini guardavano lui e i suoi sottoposti ridendo, con vari fori sparsi per il corpo a causa dei proiettili, ma rimanevano in piedi, vivi e vegeti. Il biondo era incredulo. Però… quella che fino a qualche ora precedente era solo una flebile incertezza, ora era innegabile: aveva fatto tombola prima di Near. Il sovrannaturale esisteva, e lui, Mello, aveva trovato gli agganci giusti per quell’indagine, ottenendo un grandissimo vantaggio sul rivale albino che aveva sempre odiato.

Forse troppo preso da quei pensieri, nemmeno si accorse che i due vampiri avevano squartato la gola dell’uomo vicino a loro, e stavano già correndo nella sua direzione. Si rinvenne improvvisamente quando il suo sgherro lo spintonò a lato, facendolo cadere a terra. Quando alzò il volto, schizzi di sangue caddero sulle sue guance e sui capelli biondi, macchiandogli anche gli abiti. Dove lui stava in piedi pochi secondi prima, ora stava l’uomo che gli aveva salvato la vita. Il vampiro alto e muscoloso aveva addentato il collo della preda, recidendogli l’aorta e causando quella pioggia di sangue. La sua vittima aveva ancora degli spasmi e il terrore dipinto negli occhi. Era spacciata.

Il sentimento di vittoria lasciò posto alla paura, e Mello cercò di trascinarsi indietro, ma il vampiro gli bloccò il cappotto col piede, inchiodandolo a terra. Il ragazzo sfilò il giubbino più velocemente che poteva. Il mostro mollò il tirapiedi e si chinò verso di lui, mostrandogli una chiostra di denti aguzzi che teneva nascosti nelle gengive, sopra alla dentatura umana.

Il biondo percepì un brivido lungo la schiena, tentando invano di allontanarsi.

Una lama apparve dal nulla, assieme a un grido soffocato. Il collo del vampiro fu reciso con un colpo netto. La testa cadde alla destra di Mello, che venne investito da altri spruzzi di sangue, mentre il corpo stramazzava esamine a terra. Alzò il capo e incontrò lo sguardo di Charlie, ansimante, col machete ancora sospeso in aria. Non essendosi esposta subito, la fanciulla aveva potuto aspettare il momento adatto per intervenire.

-Te l’avevo detto che le pistole non servivano a nulla, testa di cazzo!- disse lei, sprezzante, mentre abbassava l’arma.

Mello, per la prima volta da quando l’aveva conosciuto, non rispose al suo insulto. Scosse la testa, indispettita, e lanciò un’occhiataccia anche ai due uomini sopravvissuti allo scontro, mentre si dirigeva verso l’altro vampiro. Era accasciato al suolo, ma ancora cosciente. Aveva una siringa ancora conficcata nella spalla. La ragazza doveva averlo momentaneamente neutralizzato con il sangue di morto.

Charlie si posizionò a lato della creatura e calò il pesante coltello nel prato vicino al suo volto, a mo’ di minaccia.

-E ora dimmi dove sta il vostro nido, bastardo!- esclamò, mentre gli piantava il tallone sulla schiena.

-Tempo sprecato, cacciatrice- rise lui, con voce roca e visibilmente indebolita -non parlerò mai!

Lei rimase impassibile, mostrandogli l’altra siringa ancora piena di sangue scuro e viscoso: -Ah, vuoi farti un’altra dose? Ma certo. Ce n’è quanto ne desideri!

Stavolta gli piantò l’ago nel collo, premendo lentamente lo stantuffo. L’essere cacciò un urlo di pura sofferenza, che terminò in un colpo di tosse violento.

-Allora?!- insistette Charlie, tirandogli un calcio.

Non ricevette risposta.

Mello si era alzato, reggeva con la mano la testa mozzata del vampiro morto. Era bloccata a bocca aperta, coi denti aguzzi in bella mostra, e il ragazzo li osservava incuriosito. In parte non aveva ancora processato l’accaduto. Si voltò verso la ragazzina, impegnata a litigare con la creatura. Forse doveva rivalutare ancora una volta l’utilità di Charlie. Offrire un riparo alla sua famiglia non suonava più così male, se in cambio poteva avere accesso alle sue conoscenze nel campo e perché no, sfruttarla per proteggersi.

-Non c’è problema. Se non parli, lo farai sicuramente tra qualche ora- stava dicendo lei con una calma spiazzante, prima di voltarsi verso i due scagnozzi di Mello e ordinare: -Legatelo ben stretto e portiamocelo via.
Gli uomini si scambiarono un’occhiata, esitanti.

-Fate come dice- sentenziò il biondo, mobilitandoli all’istante.

La ragazza non si risparmiò un’occhiataccia al ragazzo, che stavolta le rispose con voce gelida: -Qui comando sempre io. Ricordatelo.

Charlie aprì bocca per rispondere a tono e ricordargli che se non fosse stato per lei, a quell’ora sarebbero stati tutti dei mojito per vampiri, ma una vibrazione alla tasca posteriore dei jeans la fermò. Prese al volo il telefono.

-Castiel?- disse, rispondendo subito, ma fulminando Mello con lo sguardo nel mentre.

-Charlie, abbiamo un problema. Non riusciamo a raggiungerti prima di domani mattina. Con i vampiri è tutto sistemato?

-Sì… Ne abbiamo preso uno. Ovviamente non vuole rivelare dove sta il nido, ci servirebbe davvero l’aiuto dello zio. È lì con te?- chiese, seria.

-Certo. Te lo passo.

Ci fu un po’ di silenzio, poi qualcuno afferrò il telefono.

-Charlie, sai già cosa sto per dirti.

-Che sono una sconsiderata, che devo smetterla di finire nei guai e che non devo cacciare da sola- replicò lei, abbassando la voce e voltandosi per non farsi ascoltare dagli altri.

-Esatto, e ti aspetti pure che io ti aiuti ora?

-Tu te la cavi mille volte meglio di me con la tecnologia, mi serve un’indagine su dove possa trovarsi il nido di vampiri a Pico Union. Dubito che sia troppo distante dal quartiere. Per favore…

-Domani mattina arriviamo al motel e ne parliamo. Ora sei al sicuro, vero?

-Più o meno… Ne ho fatto fuori uno, l’altro lo stanno portando via ora. È indebolito, e mi assicurerò che rimanga così. Penso lo rinchiuderanno nel loro covo, io cerco di tornare in motel e…

-Tu vieni con noi- sentenziò Mello, che si era avvicinato alla ragazza senza che lei se ne accorgesse, facendola sussultare.

-Ma che… Non posso!

-Tu vieni al covo, punto. Queste persone possono raggiungerci lì, se sono la tua famiglia- specificò il biondo.

Charlie rimase stupita della decisione del ragazzo, ma sembrava sincero.

-Che succede, Charlie?

-Nulla, mi correggo, io sarò già al loro covo. Vi lascio le chiavi sotto al tappeto della stanza, è la numero ventisette. Domani ti mando le coordinate del luogo.

-Per favore, sta’ attenta. Non fidarti.

Il tono di voce dello zio si era fatto rassegnato, forse un po’ deluso. Charlie si morse il labbro inferiore. Si sentiva in colpa. Ogni volta che cercava di far qualcosa di buono, finiva in quella fastidiosa situazione.

Mello la fissava con insistenza, come a dirle di muoversi. Lei sospirò seccata: -Starò attenta. A domani.

-Ti voglio bene, Charlie.

Alzò gli occhi al cielo. Perché lo zio doveva essere sempre così dolce e premuroso con lei, anche quando non se lo meritava per niente? E poi sapeva che si sarebbe offeso se non avesse risposto allo stesso modo.

Perciò, sebbene fosse davanti al biondo, si lasciò sfuggire tra i denti: -Anche io. Ti voglio bene. A domani.

Riattaccò, infastidita sia dai convenevoli sdolcinati, sia dall’averli fatti davanti a un ragazzino viziato e odioso. Era anche capo della mafia, ma rimaneva un moccioso con la pappa pronta.

Si recarono quindi all’uscita del cimitero, ripercorrendo la strada all’inverso. Il vampiro era stato legato a dovere e non profferiva parola.

Oltre al cancello trovarono tre automobili, delle quali Charlie riconobbe la Chevrolet e la Jeep.

-Sali là. Fatti portare al motel, prendi le tue cose e ti scorterà da noi- le disse Mello, indicando la terza vettura.

Si trattava di un’Opel Calibra. La ragazza non esitò e salì a bordo, sul posto del passeggero. L’uomo al volante era tozzo, calvo e vestito di tutto punto.

-New Seoul Hotel- disse semplicemente al tizio, che mise in moto senza rispondere.

Probabilmente appoggiarsi a un’organizzazione mafiosa non era stata la più grande delle idee. Non c’era da stupirsi se suo zio e Castiel fossero scettici. Tuttavia, più uomini potevano avere a disposizione, più avrebbe aiutato a indagare sulle colonie di vampiri, demoni e quant’altro. C’era un demone in particolare che stavano cercando ormai da mesi, senza aver ottenuto alcun successo. La mafia era l’opportunità adatta per scoprire qualcosa su di lui.

Le potenzialità di quella situazione erano enormi, ma suo zio non avrebbe mai accettato. Doveva escogitare qualcosa per sfruttare la situazione senza allarmare nessuno.

Il flusso di pensieri di Charlie si interruppe quando l’auto frenò davanti all’hotel. Una volta recuperato tutti i suoi averi, lasciò la chiave sotto allo zerbino della stanza per lo zio. Entrando, avrebbe trovato un biglietto con le coordinate del posto in cui era diretta.

L’autista senza nome la scortò nello stesso vicolo in cui quel pomeriggio era andata da sola. Davanti alla porta, il barbone stava ancora di guardia, ma stavolta la lasciò passare senza problemi. Scese le scale strette sino al salotto, dove Mello si era già accomodato. Aveva persino fatto un cambio d’abito.

-Quindi?- lo approcciò lei, con tono incalzante. Aveva gettato lo zaino pesante a terra, seguito subito dopo dalla tracolla.

-Siediti, Winchester. Come hai detto di chiamarti?

-Charlie- la ragazza non fu molto contenta di dover ripetere il suo nome, ma si mise sul divanetto zebrato davanti a lui.

-Sì, Charlie. Dimmi un po’, da quanto fai questo lavoro?

-Da quando sono nata- replicò lei, senza esitazione.

Mello si sporse verso di lei, interessato. Scartò una tavoletta di cioccolata fondente, con precisione millimetrica: -Sono disposto a offrirti un posto qua dentro. Ho bisogno delle tue conoscenze e della tua esperienza, e…

-La mia famiglia non deve essere coinvolta nei tuoi interessi- lo interruppe la ragazza.

-Non mi interessa della tua famiglia. A meno che vogliano vivere qui, in quel caso ci saranno delle regole.

-A proposito... Ho cambiato i miei piani riguardo la situazione. È possibile offrire una protezione ai miei famigliari senza che loro lo sappiano?

-Spiegati meglio, mocciosa- Mello aveva storto il naso. Non gli piaceva la piega che stava prendendo quella conversazione.

-Si tratta di due persone. Teneteli d’occhio e informatemi se individui strani girano attorno a loro. Tutto qua.

Il biondo addentò la tavoletta di cioccolato. Roteò gli occhi al cielo: -La stavi facendo più complicata di quello che è. Ci sto. In cambio tu lavori per me.

-Nel mentre però devo continuare le mie indagini- lo avvertì Charlie.

Il ragazzo curvò le labbra in un sorriso, come se la frase appena sentita fosse molto divertente: -Ah sì? E su chi indaghi?

-Sto cercando un demone- rispose, indispettita dal tono canzonatorio usato da lui.

-D’accordo. Mettiamola così, siamo più o meno sulla stessa barca. Io aiuto te e tu aiuti me, troviamo i nostri demoni e siamo felici e contenti.

-Andata.

Ancora non capiva cosa Mello trovasse di divertente, ma sembrava che avessero raggiunto un buon compromesso.

-Cosa dirai domani ai tuoi famigliari, mocciosa?- le domandò.

-Che i nostri affari finiscono col nido del vampiro che avete tra le mani. Dove l’avete messo?

-Nei sotterranei, legato e imbavagliato. Ce ne occuperemo domani- si alzò, facendole cenno di seguirlo lungo i corridoi -Ti porto nella tua stanza. Muoviti.

Era evidente che Mello non avesse più voglia di stare lì a chiacchierare. Charlie percorse il corridoio angusto insieme a lui, giungendo a delle scale che presumibilmente portavano al piano terra. Salendo svoltarono a destra ed entrarono in una stanza.

-Questa sarà la tua dimora. Buoni incubi- le augurò, lasciandola sola nella camera.

Il biondo scese le scale, facendo schioccare la cioccolata che aveva in mano con un morso. Finalmente sembrava che la ruota della fortuna avesse iniziato a girare per lui, esattamente come avrebbe dovuto essere. Ora serviva solo un modo per ottenere il quaderno e farlo esaminare alla mocciosa, prima che finisse nelle mani di Near. In realtà, Mello sapeva che il rivale non avrebbe avuto facilmente accesso al Death Note, motivo per cui aveva deciso di batterlo sul tempo.

Fece ingresso nel salone pullulante dei suoi scagnozzi, ordinando: -Rapite la figlia di Soichiro Yagami.

Si entrava in scena.
   
 
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