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Autore: vielvisev    09/12/2020    2 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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.Scorci e Malfoy.

 

La nebbia premeva sulle immense vetrate della torre, nascondendo le montagne e il cielo alla vista, mentre goccioline luminose, date dalla condensa leggera, si staccavano lentamente dalla superficie liscia, scivolando verso la parte più bassa della finestra. 
 Emma, avvolta in una coperta, le osservava con pacato interesse. 
 Era sola quel giorno e leggermente annoiata. Lilith aveva un terribile raffreddore che l'aveva resa insofferente, tanto da farla chiudere in dormitorio, dicendo di non voler vedere nessuno. 
Luna leggeva il Cavillo in un angolo della Sala Comune, i suoi buffi orecchini a rapanello che spiccavano sui lunghi capelli biondi, mentre ondeggiava il capo, canticchiando con voce sommessa un motivetto allegro. Dan e Luke erano corsi ai ripari e si erano chiusi in biblioteca con Richard, sperando che il secchione potesse aiutarli a fare in tempo il compito di Trasfigurazione. 
 Sarah e Carmen se ne stavano sedute accanto al fuoco, chiacchierando amabilmente, le teste tanto vicine che si poteva confonderle e le loro risate allegre riempivano a intermittenza il vuoto della Sala Comune. Persino James e Sean erano impegnati, perché, nonostante il tempo terribile e la pioggia scrosciante, avevano deciso di andare al campo da Quidditch per volare un po', dichiarando che per quanto il Torneo fosse avvincente, senza un po' di sport Hogwarts non era la stessa.
Emma, che non si sentiva affatto abbastanza atletica per sfidare quella bufera e aveva troppo freddo per pensare anche solo di uscire a fare un giro con Ginny, o per andare a cercare David ed Emily, si ritrovò quindi per la prima volta stranamente sola. 
Era un pomeriggio uggioso, che favoriva l'umore malinconico e lei era ancora piuttosto debilitata dalla prima prova del torneo. Dormiva male ed era vessata dagli incubi, sempre più presenti e oscuri e a poco servivano le lezioni di Occlumanzia con Severus.
 La ragazzina appoggiò la fronte sul vetro liscio, pensando a Harry Potter e la loro connessione: la vita ad Hogwarts era fatta anche di quei rari momenti di solitudine e dolce far niente.

*

“Scacco” disse James, gli occhi chiari brillanti dalla soddisfazione.
Emma corrugò la fronte, osservando il cavallo bianco dell'amico che svettava nella sua posizione critica per il suo povero re nero, rimasto privo di protezione. Fece scorrere lo sguardo sopra le caselle, occupate qua e là da pedine agitate, che sbraitavano consigli per non finire tra i pezzi mangiati. Infine lo vide: l'alfiere dimenticato nell'angolo sinistro della scacchiera, che la fissava in silenzio. 
“Ti sbagli” disse all'amico, mentre faceva muovere il pezzo avanti di una sola casella “è mio lo scacco” precisò e si godette lo sbigottimento di James per un istante, prima di aggiungere con un mezzo sorriso trionfante: “Matto”
 Il ragazzo aprì e chiuse due volte la bocca, chiaramente sorpreso, e poi sbuffò sonoramente, accasciandosi sul divano con un'espressione contrariata stampata sul volto lentigginoso.
“Ma non mi dire” intervenne Sean, seduto accanto all'amico “Emma ti ha battuto. Di nuovo
 “È una questione di fortuna.” rispose acido James “Non sa nemmeno davvero giocare.”
“Credevo il tuo motto fosse negli scacchi solo abilità” ribatté l'emoor divertita, picchiettando amichevolmente sul suo ginocchio.
 “Non prendertela male, Emma.” ridacchiò Sean “James cambia i suoi motti in base alla sua fortuna, ora probabilmente si starà maledicendo per averti insegnato a giocare a scacchi. L'ho visto lanciare una scacchiera contro un muro una volta. Questo è un gioco davvero pericoloso da fare con lui”
 “Non è vero” sibilò subito James, lanciandogli un'occhiataccia, ma era esattamente così. Gli scacchi erano l'unica cosa che gli facevano perdere la calma, rendendolo estremamente competitivo e nervoso, al contrario del suo atteggiamento generalmente pacato e composto.
 Vederlo uscire dai gangheri, perdendo completamente la sua espressione placida e seria, era sempre divertente e il fatto che Emma continuasse a batterlo con una certa facilità sembrava addirittura esilarante agli occhi di Sean.
“Dovresti saperlo Jam” lo punzecchiò l'emoor “l'allievo supera sempre il maestro prima poi, se si applica e usa la testa.”
Allungò una mano per scompigliare i capelli scuri dell'amico, che si perse dietro mille borbottii, facendo ridere di gusto Sean. 
Lilith, ancora piegata dal raffreddore, scese in quel momento le scale del dormitorio femminile e si avvicinò lentamente al divano dove stavano i tre compagni di Casa. Lanciò uno sguardo curioso alla scacchiera, corrugando la fronte e sorpresa si girò verso l'amico.
“Oh McGregor, hai perso di nuovo” disse, inconsapevole di essere il coltello nella piaga “Stai perdendo lo smalto”
 James assunse una smorfia esageratamente sconfortata, la fronte drammaticamente appoggiata accanto alla scacchiera e tutti si fecero sfuggire una risatina appena trattenuta.

*

Il sotterraneo era tranquillo, avvolto nella consueta tenue penombra. Le ampolle posate sugli scaffali, gli ingredienti appesi ad essiccare e i libri coperti di polvere che facevano da cornice agli studenti.
La figura di Malfoy, pallido, elegante ed evidentemente a suo agio, si stagliava al solito posto. L'emoor lo raggiunse con passo svelto, appoggiò la borsa a terra e fissò lo sguardo sul profilo di lui.
“Ciao” disse. 
Secca, fredda, educata oltre ogni limite.
La risposta fu il silenzio.

*

Ciao Emma, bambina mia.
 Io e tuo padre siamo davvero felici e orgogliosi di te. Sembra proprio, da quel che ci racconti, che tu sia nata per quel mondo.
 Qui a casa ci manchi molto, ma non devi pensare troppo a noi, siamo certi che avrai un sacco di cose da fare, oltre a stare con i tuoi amici, che dalle tue lettere sembrano essere numerosi. Gli altri emoor? Continuano a trovarsi bene?
Ringrazia come sempre Silente da parte nostra, se ne avrai la possibilità e anche il signor Piton per essere così gentili e presenti con te.

 Steph è venuto a trovarci questa settimana. Chiede ogni volta tue notizie e ti saluta tanto. Dovevi vedere come era contento per la lettera che gli hai scritto! Credo proprio che quel ragazzo tenga a molto a te.
 Sarà strano ovviamente il Natale senza di te, ma siamo entrambi certi che ti divertirai moltissimo a Hogwarts. Questo Ballo del Ceppo sembra essere in effetti un bellissimo evento e si spiega così a cosa servisse il vestito elegante che abbiamo comprato, sono davvero curiosa: mi raccomando, fatti fare una foto.
 Aspettiamo sempre tue lettere. Quel gufetto che le porta è davvero adorabile.

Con amore e affetto.
Mamma e Papà

Emma sorrise, sfiorando appena con i polpastrelli la pergamena della lettera, mentre, accanto a lei, Rubrick tubava allegro, evidentemente soddisfatto per averla consegnata.
 “Allora?” chiese Lilith al suo fianco “ti lasciano per Natale?”
 “Sì!” rispose l'emoor, alzando appena gli occhi dal foglio, mentre continuava a carezzare distrattamente il gufo, rileggendo le parole della madre come fossero qualcosa di estremamente prezioso.
 “Fantastico!” disse Lilith battendo le mani “allora è fatta, Ems!Potremo partecipare.”
“Lilith, per l'ennesima volta: il Ballo del Ceppo sarà aperto solo a quelli del quarto anno...”
 “Non importa, c'è sempre una piccola possibilità che qualcuno ci inviti e se non accadrà passeremo comunque il Natale insieme!”
“Certo. Certo.” sussurrò l'emoor, ma pareva distratta e con la punta del dito ora sfiorava il nome di Steph.
 “Che c'è? Non sei contenta?” rincarò Lilith e l'altra alzò lo sguardo e si sforzò di sorridere, scacciando la malinconia.
 “Ovvio che sono contenta.”
 “Bene!” sorrise la biondina, soddisfatta.
Emma si lasciò cadere sul letto appena Lilith sembrò distrarsi con il suo libro di Aritmazia e chiuse gli occhi. Si era resa improvvisamente conto che mentre Steph aspettava le sue lettere con ansia, lei stava cominciando a dimenticarlo e se ne vergognava terribilmente. Nonostante tutti i ricordi che aveva dell'infanzia passata insieme a lui, i lineamenti del volto dell'amico erano nella sua testa quasi sfocati e l'affetto che provava per lui sempre più simile a un ricordo dolce e lontano. Tenue, tiepido.
Si erano davvero baciati?  Si erano davvero promessi che sarebbero stati amici per sempre? Non ne era poi tanto sicura.

*

Diventeremo grandi, compreremo due case, una di fronte all'altra, ci incontreremo per pranzo, per cena e berremo caffé, come fanno gli adulti”
 Emma sorrise a quelle parole e si voltò a guardare il volto chiaro dell'amico, gli occhi lucidi e teneramente sgranati che fissavano le nuvole chiare. 
 “Sembra un ottimo piano Steph” mormorò e qualcosa le si agitò nel petto.
 “Quanto dura questa scuola speciale che devi fare?” chiese lui, sorridendo appena, le dita che giocavano distrattamente con un lungo filo d'erba.
 “Sette anni” mormorò l'emoor e si stese accanto a lui con un sospiro spaventato, guardando a sua volta le nuvole bianche. Cinque anni per lei, ma erano molti.
 I grilli cantavano e il caldo era quasi soffocante. I ragazzini respiravano lentamente, le fronti sudate, le ginocchia sporche di terra. Emma si voltò leggermente verso Steph, osservandone il profilo ben conosciuto, si sentiva stranamente in colpa, perché era la prima volta che nascondeva qualcosa al suo migliore amico: Steph aveva sempre saputo tutto di lei.
 “Sette anni sono pochissimi rispetto a tutti quelli che abbiamo davanti” disse all'improvviso lui, con una vaga dolcezza ad ammorbidire il suo cipiglio sicuro: sembrava averci pensato molto. 
Si tirò a sedere quasi di scatto, un largo ghigno sul volto chiaro. 
 “Nel frattempo Ems... facciamo a chi arriva prima in cima alla strada?” 
Non aspettò quasi risposta ed Emma in un volo gli fu accanto. 
 Furono piedi in corsa, risate, felicità.

*

La vita nella scuola di Magia e stregoneria di Hogwarts stava cambiando Emma O'Shea, trasformandola in una ragazza più matura, che abitava in un mondo completamente diverso da quello a cui era stata sempre abituata e questa bruciante consapevolezza la fece tremare, mentre un leggero senso di colpa le pizzicava nel petto.
Correre per arrivare per prima al cancello sulla curva, rubare qualche mirtillo in bilico sulla salita, guadare il fiume con i calzoncini arrotolati come avevano fatto l'ultima estate passata insieme. 
Erano tutti ricordi lontani, cristallizzati in un passato troppo diverso dal suo presente, così ricco di incantesimi, creature e cose che fino a un anno prima avrebbe ritenuto impossibili.
 “Ehi? Ci sei?” sbottò Lilith al suo fianco.
“Eh? Scusa, ero distratta” sussurrò l'emoor.
 “Lo credo bene! È cinque minuti che sembri in trance, mi fai preoccupare! Ti sta succedendo ancora quella cosa del Torneo?”
 “No!” si affrettò a tranquillizzarla l'emoor “è tutto ok. Mi hai detto qualcosa di importante?”
 Lilith le lanciò un'occhiata pensierosa “Ti ho solo chiesto se secondo te qualcuna del nostro anno sarà invitata al ballo.”
 “Oh. Beh, Carmen sicuramente.” rispose Emma, pensando alla bellezza magnetica dell'amica.
 “Oh, giusto” annuì Lilith “Carmen sarà sicuramente invitata. Ci scommetto ben quattro Falci”

*

“A voi non manca mai il cinema?” chiese Emily pensierosa agli altri due emoor, seduti accanto a lei nel cortile interno della scuola.  
Faceva freddo, ma un timido sole invernale faceva capolino dalle nubi, tanto che si erano arrischiati a uscire, pur avvolgendosi stretti in sciarpe e mantelli. Un po' di vento gelido era comunque meglio degli sguardi insistenti degli altri studenti che li seguivano ovunque. 
 “Voglio dire, i maghi come fanno a non guardare film?”
David si accigliò appena ed Emma ridacchiò, scrollando le spalle.
 “Beh nessun mondo è perfetto, Emy” rispose tranquilla “Noi poveri Babbani avremo pur qualcosa di buono, no?”
“Ovvio, tolto il fatto che noi non siamo Babbani” le fece notare David, un ghigno leggero a illuminargli il volto.
“Beh più o meno” intervenne Emily scettica, con un lieve sorriso, arrossendo furiosamente mentre osservava il profilo del ragazzo.
Emma si accigliò appena, si era accorta di come i due amici nell'ultimo periodo non riuscissero a togliersi gli occhi di dosso e sorrise con tenerezza, chiedendosi quanto tempo ci avrebbero messo a capire che si piacevano. Non c'era volta che uno dei due non si incantasse a guardare l'altro, o non arrossisse furiosamente.
“Noi siamo i fortunati” rispose la Corvonero al posto del Serpeverde, che sembrava essere improvvisamente troppo distratto dallo sguardo azzurro dell'altra ragazza “siamo maghi e conosciamo anche le sale cinematografiche”
 Concordarono tutti e tre e stavano ancora parlando di film quando Artemius Hope si avvicinò a loro, inaspettatamente, senza quasi esser visto e si fermò a un paio di passi di distanza. Emma lanciò lui uno sguardo stupito, perché all'infuori delle rare volte in cui lo intravedeva a lezione o durante i pasti, nell'angolo più tranquillo del tavolo di Serpeverde, era moltissimo che non vedeva il ragazzo.
 “Artemius!” esclamò David “hai bisogno? Ci stavi cercando?”
 L'altro alzò leggermente un sopracciglio come a dire che era ovvio che li stesse cercando e quando parlò Emma si rese conto che aveva quasi dimenticato il suono della sua voce.
 “Vi stavo aspettando in biblioteca, in realtà, credevo di dovervi aiutare per Erbologia” rispose piattamente.
 “Oh, Merlino!” esclamò David, saltando in piedi, subito imitato da Emily che aveva un'aria mortificata. 
“Scusaci Artemius! È già ora?” chiese la ragazza.
 “Avremmo dovuto vederci un'ora fa” rispose laconico l'altro ed Emma fu stupita di notare che non sembrava poi così offeso, ma che semplicemente aveva dato per ovvio l'essere dimenticato e imitò gli altri due, alzandosi in piedi e sorridendo verso il nuovo arrivato.
“Artemius, è un sacco che non ci vediamo” disse propositiva, ma lui la osservò di rimando con quello strano sguardo vacuo.
“Abbiamo alcune lezioni in comune” rispose secco, senza aggiungere altro e senza nessun tipo di inflessione nelle sue parole.
  Era una risposta che avrebbe ucciso qualsiasi conversazione.
 “Sì è vero” mormorò incerta l'emoor, senza riuscire a trovare altro da dire e i Serpeverde, con veloci cenni di saluto, si allontanarono. Due di loro dispiaciuti, il terzo perso nei suoi pensieri. 
 Emma si chiese solo distrattamente come mai Artemius facesse così fatica a integrarsi e li osservasse sempre con quell'apatica indifferenza e, con un sospiro, si avviò verso il dormitorio, mentre Gabriel Tullier e altri ragazzi di Beauxbatons, all'altezza della Sala Grande la salutarono per nome, facendola sobbalzare.

*

Il sotterraneo era tranquillo, avvolto nella consueta tenue penombra. Le ampolle posate sugli scaffali, gli ingredienti appesi ad essiccare e i libri coperti di polvere che facevano da cornice agli studenti.
La figura di Malfoy, pallido, elegante ed evidentemente a suo agio, si stagliava al solito posto. L'emoor lo raggiunse con passo svelto, appoggiò la borsa a terra e fissò lo sguardo sul profilo di lui.
“Ciao” disse. 
Secca, fredda, educata oltre ogni limite.
La risposta fu il silenzio.

*

“Così non va. Devi chiudere la mente. Non divagare, devi essere concentrata al massimo delle tue possibilità.”
 Emma e Severus erano chiusi nell'aula di Pozioni da almeno un'ora e si stavano esercitando con l'Occlumanzia, ottenendo troppi pochi risultati per essere anche solo lontanamente soddisfatti.
 “Sono solo stanca, Sev.” si difese l'emoor con voce tremante ed era vero, perché nonostante stesse cercando di impegnarsi, non riusciva a focalizzarsi su nulla.
La sua mente tremolava instabile a ogni fiacco tentativo di opporsi e sentiva il sonno pesare sui suoi occhi, tanto che le ciglia ormai accarezzavano le guance. Era riuscita solo un paio di volte a bloccare gli attacchi mentali di Piton, ma l'uomo era abile e conosceva i suoi punti deboli ed Emma era ormai sfinita.
 “Sono stanco anche io.” disse secco il professore, con un tono che non ammetteva repliche “Ma non è questo il punto, ragazzina! Il Signore Oscuro non ti concede riposo. Non devi pensare a nulla. Non devi permettere alla tua mente di correre da una cosa all'altra”
Lei mise un leggero broncio “ Mi sto davvero impegnando, Sev.”
Lui inarcò un sopracciglio “Stavi pensando al Ballo del Ceppo”
Le guance dell'emoor si imporporarono a quell'affermazione. 
L'idea che Severus le entrasse nella mente la metteva a disagio. Si fidava dell'uomo, ma un Legilimens può percepire ogni sfumatura del pensiero e delle sensazioni di chi decide di leggere e per quanto il ballo fosse una preoccupazione piuttosto innocente e sicuramente presente nella testa di tutti gli studenti della scuola, Emma ci teneva che il tutore rimanesse il più possibile distante dai suoi ormoni da adolescente e soprattutto dai suoi pensieri su Draco Malfoy.
 “Sono cose personali.” mormorò sulla difensiva.
“Se lo sono davvero devi impedirmi di accedervi.” rispose l'altro, ma il suo tono era più dolce “Occludere è l'unico modo che hai di difenderti, Emma. Può aiutarti a gestire questa situazione con Potter, ma è estremamente utile anche per organizzare la tua mente e un'ottima difesa contro chi ti vuol fare del male. Essere un ottimo Occlumante significa anche essere in grado di evadere dal tuo corpo, di creare schermi, o falsi ricordi.”
Emma lo osservò di sottecchi, dubbiosa e lui fece infine un sospiro. Si zittirono, affondando in uno di quei silenzi caldi e pieni che avevano il sapore di Spinner's End.
“Sei davvero stanca” mormorò infine il professore, dispiaciuto, abbassando la bacchetta “Non mi diverto a farti perdere tempo con questa cosa dell'Occlumanzia, Emma, sono solo preoccupato e penso che sia un'abilità comunque molto utile”
 “Da quando Severus Piton si preoccupa per qualcuno?” lo punzecchiò ironica, cercando di metterla sul ridere.
 “Non essere sciocca. Non è stato divertente vederti svenire.” rispose nervosamente lui, facendola imbronciare leggermente. 
 “Silente dice che la prossima volta non andrà così, che la mia mente sarà più preparata a sostenere l'intromissione.”
 “Mi sentirò comunque più sicuro se sarai in grado di distaccarti dalla testa di Potter.” sibilò il tutore.
 Emma annuì e abbassò allo sguardo ai piedi per un lungo momento, pensierosa, mentre il silenzio calava di nuovo tra loro.
Sentì il tutore sedersi sulla sedia della scrivania e rialzò lo sguardo per osservarlo. Severus sembrava, oltre che preoccupato, stranamente teso e pensieroso, gli occhi scuri erano lucidi e nervosi e le occhiaie più marcate sul volto pallido.
 “Posso andare? Sono davvero a pezzi.” mormorò la ragazzina e lui annuì pigramente in risposta. 
 “Cerca di chiudere la mente e tieniti vicino Wolland.”
 “Davvero il mio gatto è in grado di migliorare le mie capacità di Occlumante?” chiese curiosa.
“Fortifica le tue capacità, dovrai comunque applicarti.”
“Fantastico” borbottò Emma con falso entusiasmo. 
Si avvicinò al tutore con passo svelto e lo strinse brevemente in un abbraccio in cui Piton, come al solito, si irrigidì.
 “Buonanotte, Sev.”
“Buonanotte.” disse laconico lui “Emma?”
 “Si?”
“Come ti trovi nel corso di pozioni?”
 “È... interessante, direi. Mi piace.”
 “Bene.” disse Severus, annuendo brevemente “buonanotte”
 “Buonanotte.”

*

“Harry Potter è solo un idiota” sbottò Ginny.
 “Credevo che ne fossi innamorata” disse Emma in uno sbuffo.
 “Si è innamorati di una persona quando ricambia.”
 “Non per forza è così.”
Raggiunsero uno dei tavoli nella Sala Grande e si sedettero velocemente. Non c'era quasi nessuno intorno a loro, solo qualche studente del quinto anno seduto al tavolo di Tassorosso.
 “Stai alludendo a te e Malfoy?” chiese la rossa, con un sorriso furbo.
“Non sto minimamente pensando a me!” si difese subito l'emoor.
“Ancora non ti parla?”
 “Ginny... credevo stessimo parlando di te ed Harry.”
 “Te l'ho detto: Harry è un idiota. È li che cerca una dama per il ballo e non pensa minimamente che la sorella del suo migliore amico è una ragazza e risolverebbe ogni problema.”
 “Sta cercando qualcuno per il ballo?”
Ginny la guardò con aria mortificata e si morse il labbro.
 “È uno dei campioni, Emma. Dovrà aprire le danze” 
 “Magari penserà a te, Gin. Manca ancora parecchio.” disse l'emoor ma non era nemmeno lei così sicura della sue parole perché Potter, per quanto brillante, sembrava canalizzare la sua attenzione solo su pochi elementi della sua vita, tendendo a scordarsi il resto.
 “Oppure non penserà affatto alla piccola, povera e sfigata Ginevra Weasley e io non parteciperò al ballo.”
 “Non puoi chiedere a qualcun altro? O hai intenzione di aspettare solo un suo invito?” mormorò Emma con tatto.
 La rossa si strinse nelle spalle ed l'altra scosse la testa contrariata.
  “Ha ragione Hermione dovresti uscire con qualcuno.”
 “Emma!” protestò Ginny “sei la mia migliore amica, dovresti confortarmi! E poi da quando parli con Hermione?”
 “Da quando studiamo insieme in biblioteca.” ribatté l'emoor e Ginny sembrò solo lievemente sorpresa dalla notizia, prima di sbuffare sonoramente, affondando la faccia nell'incavo del braccio.
 “Sono patetica?” bofonchiò.
“Solo innamorata” sorrise l'emoor, carezzandole la schiena.
“Tu aspetteresti Malfoy?” chiese con voce sottile l'amica.
“Ginny, io non sono innamorata di Malfoy e non aspetto un suo invito. Come mi hai ricordato poco fa, non mi rivolge la parola.”
“Siamo due impiastri” sospirò la Grifondoro e la Corvonero sorrise in risposta, le poche lentiggini sul suo naso che si univano.
Avevano bisogno l'una dell'altra.

*

Il sotterraneo era tranquillo, avvolto nella consueta tenue penombra. Le ampolle posate sugli scaffali, gli ingredienti appesi ad essiccare e i libri coperti di polvere che facevano da cornice agli studenti.
La figura di Malfoy, pallido, elegante ed evidentemente a suo agio, si stagliava al solito posto. L'emoor lo raggiunse con passo svelto, appoggiò la borsa a terra e fissò lo sguardo sul profilo di lui.
“Ciao” disse. 
Secca, fredda, educata oltre ogni limite.
La risposta fu il silenzio.

*

Emma si sdraiò a pancia in su sul suo letto, fissando il baldacchino blue e bronzo e il suo gatto, Wolland, immediatamente la raggiunse, facendo le fusa. La ragazza allungò la mano per grattarlo dietro l'orecchio e si rilassò, cercando di chiudere la mente. 
Aveva dormito pochissimo anche quella notte e voleva provare a riposarsi, visto che la calma che aleggiava in quel momento nel dormitorio era una cosa più unica che rara. 
 “Emma!” 
La porta sbatté con forza contro il muro.
 “Carmen?” disse stupita la ragazza, osservando l'amica allarmata.
Ci fu un solo istante di silenzio, in cui l'emoor poté notare il rossore lieve che colorava il viso della ragazza di fronte a lei e i capelli corvini, per una volta tanto, sciolti.
 “Mi hanno invitata!”
 “A cosa?” esclamò l'altra colta di sorpresa.
 “Mi hanno invitata, Ems. Al ballo!”
Era raggiante e l'emoor si affrettò a ricomporsi e sorridere.
 “Oh, ma è fantastico Carmen, con chi ci andrai?”
“Eric Truffaut, di Beauxbatons.”
Emma era felice per lei, perché nonostante la mora fosse una ragazza eccezionalmente bella, impossibile da non notare, era anche molto fragile e sensibile e l'emoor si sentiva grata a questo Eric, chiunque fosse, per aver impedito le crisi di pianto che sarebbero nate se nessuno le avesse chiesto di andare al ballo. 
 Anche Sarah entrò nella stanza, seguita a ruota da Lilith e incontrò gli occhi dell'emoor, che si ritrovò a riflettere su quanto dovesse essere difficile essere la migliore amica di una persona come Carmen. Non perché la ragazza fosse sgradevole o altezzosa, ma semplicemente perché era impossibile non fare paragoni tra la propria persona e quella specie di dea dai capelli scuri.
 Sarah però, nel suo dolce essere mediocre, nonostante di fianco all'amica sparisse, con amorevole dolcezza, le era sempre stata accanto, sostenendola e ascoltandola e dimostrando una generosità e una lealtà degna di un Grifondoro, o di un Tassorosso. 
Per qualche motivo Emma, si sentì in dovere di ringraziarla per gli sforzi e la pazienza che dimostrava ogni giorno e sorrise lei ricevendo in risposta dalla ragazzina più esile della stanza un cenno.
 “Allora” interruppe Lilith come un tornado “Chi è lo sfortunato ragazzo?” e sorrise felina, prima di sporsi verso Emma con aria furba e dirle “Temo che tu abbia vinto la scommessa, Carmen è la prima invitata, ti devo quattro falci”

*

L'emoor uscì barcollante dalla biblioteca tenendo in bilico una gran quantità di volumi. Era estremamente stanca ed arruffata, avendo passato l'ultima ora a cercare di concludere i temi di Trasfigurazione e Incantesimi, sapendo che l'indomani avrebbero dovuto fare un compito di Storia della Magia. Con un sospiro, cercando disperatamente di non far cadere la pila di libri, o di non crollare lei sotto il suo peso, girò l'angolo diretta alla torre dei Corvonero.
 “O'Shea.” la voce dei gemelli Weasley la colse di sorpresa alle spalle, facendola quasi sobbalzare.
 “Fred, George” rispose, muovendo solo leggermente la testa a mo' di saluto, incerta sotto la pila di volumi.
 “Eh, il peso della cultura!” sospirò George divertito, come se fosse un vecchio filosofo, mentre si avvicinava alla ragazza, liberandola parzialmente di alcuni libri.
 “Grazie.” sussurrò lei grata, mentre anche Fred alleggeriva il suo carico con estrema nonchalance.
 “Devi stare attenta a studiare così tanto, Emma. Diventerai presto vecchia e gobba se continui così” le  disse il gemello.
 “Non essere drastico, sono solo un po' di libri. La biblioteca di Corvonero è poco fornita.”
“Oh Merlino! Avete anche una biblioteca in torre?!” esclamò lo stesso, strabuzzando gli occhi incredulo.
“Beh sì, voi non ne avete una in Sala Comune?”
 “Naaa” intervenne George al posto del fratello “questa è davvero una roba da Corvonero”
 “Non siamo tutti così secchioni” borbottò Emma offesa.
 “Scherzi?!” esclamò Fred “è secoli che nella Casa di Corvonero non si vede un Non-Secchione”
 “È invidia questa Fred?” lo stuzzicò la ragazza.
 “Certo che lo è” intervenne prontamente George “Io sono sempre stato il più intelligente dei due”
 “Ed io il più bello!” disse subito Fred.
 “E il mio fascino? Dove lo metti?” ribatté subito George.
 “Ne sei provvisto, Georgie” disse sornione Fred “ma rimani comunque una mia copia peggio riuscita!”
 “Possibile che voi due non sappiate battibeccare su altro?” chiese divertita l'emoor, lanciando loro un'occhiata sbilenca.
 “Non stiamo battibeccando, sto solo sottolineando l'ovvietà” le rispose allegro George, facendo l'occhiolino al fratello.
 “Smettetela!” li ammonì l'emoor, scuotendo appena il capo.
 “Non la smetteremo fino a quando non ci dirai che preferisci tra noi due.” interruppe Fred con un sorriso furbo.
 “Non ci penso nemmeno!” chiarì in fretta lei “A quel punto davvero non la smettereste più! Continuereste a battibeccare per ore e infine uno di voi gongolerebbe in maniera irritante per la mia risposta, mentre l'altro mi terrebbe il muso.”
 “Eh dai, avanti!” insistettero i due.
 “Siete perfettamente uguali!” 
 “Non è vero!” la rimbeccò George “Sei stata proprio tu l'altro giorno a dirmi che io e Fred siamo simili solo a prima vista, ma che tu riesci a distinguerci per infiniti particolari differenti. Per esempio che il nostro sorriso è diverso.”
“È vero” ammise lei con un sospiro, cercando di capire come evitare un interrogatorio più pressante.
 “Allora?” chiesero in coro i due con due smaglianti sorrisi.
 Emma cercò di non scoppiare a ridere, mentre li osservava. Lì, ritti in piedi, con le loro buffe espressioni e le braccia cariche di libri.
 “George” decretò infine “ma solo perché mi sta portando più libri.”
“Aaaah lo sapevo!” esclamò felice il gemello selezionato “Non te la prendere male, caro Freddie. Angelina l'altro giorno ha scelto te.”
 “Siamo pari fratello.” assentì Fred.
 I tre ripresero a camminare e quando furono vicino alla torre di Corvonero Emma riprese i libri e li salutò sorridendo. 
Entrambi i fratelli risposero allegri agitando la mano allo stesso modo. George si avvicinò solo un istante al volto della ragazza per sussurrarle un 'lusingato', che la fece arrossire.
 Emma pensò arrossendo che non le sarebbe dispiaciuto essere invitata al ballo da uno dei due, almeno si sarebbe divertita.

*

Era una serata uggiosa e tranquilla e nella torre di Corvonero e le cinque compagne di Casa si erano ritrovate tutte insieme nello stesso momento nei loro letti a baldacchino. Non era una situazione che si era verificata spesso dopo la prima sera in cui Emma era arrivata ad Hogwarts perché, nonostante l'affetto, erano persone molto diverse tra loro e avevano ritmi e impegni distinti, ma quella sera, mentre la pioggia batteva contro i vetri e il vento ululava appena fuori dalle finestre, si ritrovarono incerte su come combattere la noia. 
Fu Carmen la prima persona ad alzarsi e a tirare fuori dal suo  baule il vestito che avrebbe indossato al Ballo, le labbra increspate in un sorriso, e senza che nessuna avesse davvero detto nulla a riguardo anche le altre quattro, Emma compresa, si alzarono e svelarono i propri abiti da Cerimonia.
Carmen avrebbe indossato un vestito rosso rubino, che le lasciava scoperte le spalle ambrate e arrivava fino ai piedi con un lungo spacco. Sarah aveva invece un grazioso abito a manica corta, ricco di tulle, color beige chiaro. Luna un vestito di un intenso viola, bello senza dubbio, per quanto molto particolare e Lilith aveva un bellissimo vestito color blu notte, in palette con la sua Casa, lungo fino al ginocchio e con spalline sottili.
 Ogni abito sembrava perfetto con la personalità della ragazza che lo indossava ed Emma mostrò il suo con lieve imbarazzo. Non era abituata all'idea di sé con addosso un abito da cerimonia e non si era mai sentita, vista la sua giovane età, né particolarmente bella, né sensuale e non aveva desiderato esserlo in nessuna occasione. 
 Il vestito che aveva scelto le pareva tanto stupendo quanto esagerato per lei, ma era stata sua mamma a insistere con veemenza  affinché lo comprasse, Emma si era fidata e dalle espressioni incredule e luminose delle amiche, capì di aver fatto la scelta giusta.  
 L'abito era di velluto morbido e di colore verde intenso, con un corpetto aderente, spalline sottili e la gonna che ricadeva con inaspettata leggerezza fino ai piedi.
 “È davvero incantevole” fischiò Carmen ammirata.
 “Perché il verde?” chiese Lilith con finta innocenza.
 “È sempre stato il mio colore preferito.” disse Emma sinceramente, comprendendo però la sottile allusione dell'amica.

*

Il sotterraneo era tranquillo, avvolto nella consueta tenue penombra. Le ampolle posate sugli scaffali, gli ingredienti appesi ad essiccare e i libri coperti di polvere che facevano da cornice agli studenti.
La figura di Malfoy, pallido, elegante ed evidentemente a suo agio, si stagliava al solito posto. L'emoor lo raggiunse con passo svelto, appoggiò la borsa a terra e fissò lo sguardo sul profilo di lui.
“Ciao” disse. Secca, fredda, educata oltre ogni limite.
La risposta fu il silenzio.
 
La ragazza si chinò sulla borsa, la fronte aggrottata, persa nei suoi pensieri. Raccolse i suoi ingredienti e strumenti senza guardare il compagno di banco, fin troppo abituata al suo mutismo e si bloccò quindi perplessa quando una voce al suo fianco disse 'Ciao'
  Non ebbe bisogno di voltarsi, né di controllare chi avesse parlato.
Era la voce che avrebbe riconosciuto ovunque, ma priva di quella malvagità e superbia che di solito l'appesantiva. Era una voce secca, fredda, educata oltre ogni limite. E aveva detto ciao.
Emma inspirò aria dal naso e si voltò verso Malfoy, osservandolo distrattamente, ma lui era già concentrato sul primo ingrediente, come sempre, senza concederle la sua attenzione.
L'emoor deglutì appena e scostò quindi il suo sguardo, passando d'istinto al secondo passaggio che era espresso sulla lavagna, con un'unica bruciante certezza fissa nella sua mente: Draco Malfoy, per qualche motivo ancora ignoto, l'aveva salutata.
La stanza si riempì presto di vapore e il calderone di Holly Clarke crepitò appena, anche se Emma era ormai troppo concentrata per accorgersene. Lavorava svelta, come in un automatismo, le sue mani all'opera intorno alla pozione, agili e precise, mentre si impegnava più del solito ad evitare quelle del compagno. Sarebbe stato troppo.
Era già di per sé assurdo che Draco Malfoy le avesse rivolto il saluto senza che lei avesse fatto o detto qualcosa di diverso dal suo solito, anzi senza che, per quanto Emma si sforzasse a ragionarci sopra, lei avesse fatto qualcosa che potesse essere anche solo lontanamente una buona motivazione per cui il Serpeverde cambiasse il suo atteggiamento. L'emoor si tese e si fece attenta a qualsiasi passo falso del ragazzo, continuando a lavorare sulla loro pozione.
Chiudi la mente, Emma. Concentrati.
Le parole che Severus le aveva ripetuto fino alle sfinimento in quei giorni ebbero il potere di calmarla, tanto che, con un sospiro di sollievo, riuscì ad estraniarsi da tutto il mondo circostante. Fu una lezione tremendamente lunga con i sospiri e i bassi mormorii delle coppie al lavoro che sembravano riempire il sotterraneo fino a renderlo soffocante, tanto che Emma avvertì un profondo sollievo quando arrivò all'ultimo punto delle istruzioni e vide la sua pozione prendere una discreta colorazione giallastra. Avevano finito.
Malfoy non le rivolse alcuno sguardo complice, né alcuna parola, esattamente come al solito e l'emoor cominciò a pensare di aver immaginato quel 'ciao' e svelta riempì una fiala con la loro pozione e vi applicò un'etichetta con i loro nomi. Emma O'Shea e Draco Malfoy
 Per la prima volta vederli lì, uno accanto all'altro le fece un certo effetto e subito si arrabbiò con sé stessa per essersi comportata come una povera adolescente innamorata e rigida si avviò in fretta verso la cattedra e vi posò sopra la fiala, poi tornò al suo posto. 
 “Posso parlarti?”
 Emma alzò lo sguardo dal banco e si ritrovò a fissare gli occhi grigi di Malfoy. Rispose con un secondo di ritardo di troppo.
 “Parlarmi?” la sua voce era piuttosto tremante e il ragazzo di fronte a lei inarcò un sopracciglio, evidentemente perplesso.
“Sì, O'Shea. Parlare. Non mi avevano detto che tu fossi più stupida della media. Intendo parlare, dialogare, scambiare informazioni. Comprendi?” disse acido.
 Emma si sentì piccata e le guance si colorarono di cremisi. Non le andava di certo di fare la figura dell'idiota davanti al ragazzo.
“So perfettamente cosa significa il verbo parlare, Malfoy. Mi chiedevo solo perché mai tu possa avere intenzione di dialogare, scambiare informazioni con me.” ribatté beffarda e il Serpeverde sembrò irritarsi appena per la sua risposta.
Emma lo ignorò e si voltò invece verso Sarah e James che si stavano allontanando rispettivamente da Nott e Zabini per avvicinarsi a lei.
 “Credo che i nostri rispettivi amici stiano venendo qui, questo dialogo a due prenderà molto tempo?” sussurrò e sentiva le guance bollire per l'imbarazzo, ma era fiera di riuscire a tenere in mano la situazione: era lui in fondo che voleva parlarle e lei aveva la bacchetta dalla parte dell'impugnatura.
 “No, non prenderà molto tempo.” rispose secco il ragazzo, e subito si voltò verso Nott e Blaise e alzò il mento di scatto, così che i due, vedendo il gesto, cambiarono direzione e si avviarono verso la porta.
 “Credi di riuscire a sbarazzarti anche dei tuoi, O'Shea?”
Emma gli lanciò un'occhiataccia e si avvicinò a James e Sarah.
 “Andate pure in torre” disse frettolosamente “Io passo in biblioteca da Hermione e poi vi raggiungo.”
 “Malfoy?” chiese dubbioso James, guardando sopra la spalla di lei.
 “Oh, non è niente, ha detto che mi deve parlare. Probabilmente è per Pozioni.” rispose l'emoor, cercando di sembrare noncurante.
 “D'accordo.” sorrisero sia James che Sarah “A dopo allora.”
 “Ti controllano come dei cani da guardia.” sussurrò il Serpeverde.
“Chi?” chiese Emma distrattamente, mentre litigava con la cinghia della tracolla troppo carica di libri.
 “I tuoi amici, O'Shea.” disse Malfoy con sprezzo e l'emoor rinunciò alla cinghia, per guardarlo con aria scettica.
“È di questo che mi devi parlare, Malfoy? Non credevo che ti interessassi alle mie amicizie. In realtà non pensavo nemmeno che tu conoscessi il mio nome, anzi, cognome” disse e lui strinse le labbra.  
 “No, non volevo parlarti dei tuoi amici.”
“Ottimo” sorrise cortesemente Emma in risposta “Se mi vuoi parlare però ti chiederei di iniziare a camminare, ho fretta. Altrimenti troveremo un altro momento, se non è una cosa urgente”
Mostrati schiva e sicura di te, come se non ti importasse niente di lui.
 
Era il consiglio continuo di Ginny, ma Emma non aveva mai potuto metterlo in pratica prima di allora perché Malfoy sembrava non essersi accorto della sua presenza, ma ora era tutta un'altra storia.
 La ragazza rimase agitata, in attesa che l'altro scoppiasse a ridere, dicendo che potevano anche non parlare mai più dato che faceva tanto la pretenziosa... ma non accadde. 
 Il biondo corrugò invece leggermente la fronte e la osservò attento. I suoi occhi grigi erano freddi e seri, ma Emma si sentì affogare in mezzo a quelle piccole pagliuzze azzurre che poteva vedere solo perché erano a un soffio l'uno dall'altra.
 “Dove devi andare?” chiese lui con freddezza, facendo un leggero passo indietro, come a riacquisire le distanze consone.
 “In biblioteca.” 
 “D'accordo. Ti accompagno.”
 Uscirono insieme dai sotterranei e si avviarono verso la biblioteca. Camminavano in fretta e non si parlavano, tanto che l'emoor si sentiva distruggere dalla curiosità e cominciava a chiedersi cosa dovesse dirle il Serpeverde. Da uno sguardo esterno sarebbero potuti apparire come due persone che, assolutamente indifferenti l'uno all'altra, si erano ritrovate a camminare fianco per un breve tratto di corridoio e che, alla prossima svolta, si sarebbero separate senza alcun cenno di saluto, ma i due stavano invece seguendo la stessa strada, ognuno immerso nei suoi pensieri.
“Ti interessano i libri?” chiese Emma per rompere il silenzio.
“Sì.” rispose secco l'altro, lanciandole un'occhiata veloce.
“Non ti ho mai visto in biblioteca”
Era una conversazione davvero penosa da portare avanti.
 “Non vengo in biblioteca” disse il Serpeverde “a casa mia ho molti più volumi e poi, qui a Hogwarts, la biblioteca è mal frequentata”
Emma si accigliò confusamente e ci mise un attimo a capire l'allusione del ragazzo, sentendo subito montare la rabbia.
 “Malfoy, se ti riferisci a Hermione...” cominciò inviperita, ma lui alzò annoiato una mano per zittirla. 
 “Non ci provare, O'Shea. Non sono qui per discutere sulle nostre differenti opinioni a proposito della Granger.” ribatté, pronunciando il nome della Grifondoro con disprezzo “volevo solo parlare con te”
 L'emoor si fermò di scatto in mezzo al corridoio e incrociò le braccia sotto il seno con espressione dura.
 “Ti ascolto.” disse secca e Malfoy parve essere preso alla sprovvista dalla velocità con cui era passata da una rabbia quasi esplosiva alla più totale disponibilità all'ascolto ed Emma lo vide inghiottire saliva, nonostante la sua espressione rimanesse impassibile.

“Perché mi saluti?” chiese il ragazzo con voce bassa, distogliendo lo sguardo da lei, dopo qualche secondo di penoso silenzio. 
Emma rimase spiazzata. Non era certo quello il genere di conversazione che si era aspettata di dover intraprendere con il rampollo di casa Malfoy. Era una vera sorpresa.
 “Come scusa?” riuscì a chiedere l'emoor.
“Perché mi saluti?” insistette l'altro “Perché continui a salutarmi nonostante io non ti abbia mai risposto?”
 “Perché non dovrei salutarti?” domandò lei, confusa e il ragazzo parve essere preso per la seconda volta in contropiede. 
 “Non lo so” borbottò infine “ma è strano che tu lo faccia. Io sono stato appositamente maleducato con te. Quasi sgradevole direi. Ci ho provato almeno, ma tu eri ostinata.”
 A quella risposta l'emoor sorrise appena, divertita.
 “Grazie della sincerità, Malfoy. Non ci sono più gentiluomini come te al giorno d'oggi. Non ti crucciare: saluto te come tutti gli altri.”
La fronte del ragazzo si increspò leggermente di incertezza e un ciuffo biondo scivolò via dai capelli pettinati accuratamente all'indietro, per poi ricadere sul sopracciglio chiaro.
 “Quindi io per te sono come tutti gli altri?” chiese lui ed era una domanda davvero strana, tanto che lei, di riflesso, alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi e per un momento si sentì annegare.
 “Ma cosa dici, Malfoy? Certo. Io non ti conosco, no? E io per farti fare tutte queste domande irrisolte sono qualcosa di diverso da chiunque altro di quelli che insulti in giro per i corridoi?”
 Gli occhi del Serpeverde ebbero un guizzo divertito, si riportò indietro i capelli con un gesto fluido della mano sinistra e mentre faceva un passo indietro, riprendendo le giuste distanze, sul volto gli si aprì un ghigno “Touché” disse, senza smettere di fissarla ed Emma non abbassò lo sguardo, pur sentendosi arrossire. 
 C'era qualcosa di magnetico e istintivo tra loro ed entrambi ne erano perfettamente consapevoli, almeno da quando si erano ritrovati a lavorare alla stessa pozione, eppure nessuno dei due aveva il coraggio di fare il primo passo. Emma sentiva il cuore percuotere con violenza la sua cassa toracica e un pensiero frivolo e molto dolce le attraversò in un lampo la mente. Se ti volesse invitare al Ballo?
 
E mentre già cercava di reprimere quell'idea, per un solo istante,  riuscì a vedersi sorridente al braccio del Serpeverde, immaginò il ghigno leggero sul volto pallido di lui e la carezza delle sue dita sulla sua guancia  e quell'immagine le piacque moltissimo.
Draco, di fronte a lei, aggrottò la fronte e sembrò per un momento sul punto di dire qualcosa, ma tentennava, stranamente imbarazzato, dondolando sui piedi. Emma incontrò di nuovo il suo sguardo facendogli cenno con il mento di parlare, ma un movimento in fondo al corridoio anticipò l'arrivo di altri studenti e il Serpeverde fece subito un altro passo indietro.
“Ci vediamo, O'Shea.” disse in fretta, chiaramente non bruciando dalla voglia di farsi vedere in compagnia dell'emoor.
 “Malfoy” salutò Emma, con un rigido cenno del capo. 
 Si lanciarono un ultimo veloce sguardo e si separarono. Il ragazzo camminava veloce lungo il corridoio, sempre più lontano e l'emoor guardò la sua schiena incurvarsi ad ogni passo e strinse le mandibole per trattenersi dall'inseguirlo, mentre con sforzo si smosse dalla sua posizione ed entrò in biblioteca.
 Si sentiva terribilmente stordita e confusa. Cominciò a ripetere mentalmente il suo breve scambio di battute con Malfoy, ma non ne trovò alcuna logica, se non che lui l'aveva notata e aveva dato un peso ai suoi saluti testardi. Camminò più in fretta in mezzo agli alti scaffali ricolmi di libri che conosceva a memoria e raggiunse il tavolo dove Hermione Granger stava china su una pergamena. 
 La Grifondoro alzò leggermente la testa, sentendola arrivare e le sorrise benevola “Ciao, Emma” disse a bassa voce per evitare di scatenare l'ira della bibliotecaria.
 “Ciao, Mione.” rispose l'altra, sedendosi di fronte a lei.
 Era parecchio che facevano così: si incontravano in biblioteca e si facevano compagnia, o si aiutavano a vicenda con lo studio.
 Hermione era sufficientemente maniacale e brillante per spingerla a migliorarsi ed  Emma competitiva e perfezionista al punto giusto per seguirla nella sua testardaggine. Passavano spesso il tempo insieme, ma quasi solo avvolte da quei libri e scaffali ben conosciuti.
 Sotto la corteccia da studente tenace Emma aveva scoperto in Hermione una ragazza simpatica, che per un certo verso le somigliava, o almeno capiva perché i gemelli Weasley le consideravano simili. Erano entrambe silenziose e amanti della cultura, curiose e testarde, ma, per il resto, erano due persone completamente diverse. 
La grifona era orgogliosa e piena di coraggio, sempre con la battuta pronta e lo sguardo acceso di sicurezza, arrogante se voleva, impulsiva spesso, pronta a tutto per raggiungere l'obbiettivo e ferocemente intelligente. Emma invece era più mite e attenta ai dettagli, dotata di un sarcasmo gentile e un'ottimo spirito di osservazione, lunatica a volte, ma sincera e priva di rancore. 
 In una battaglia l'emoor era certa che avrebbe trovato Hermione in prima linea contro il nemico, intrepida e scattante, mentre lei si occupava di salvare le retrovie e lanciare incantesimi difensivi.
 Tirò fuori la pergamena, la piuma e l'inchiostro, cercando di trattenere il nervosismo e studiò per circa mezzora, poi andò in cerca di un libro tra gli scaffali, lo trovò, camminò in tondo e infine tornò a sedere e si accorse che Hermione la guardava con curiosità.
 “Che è successo?” chiese la Grifondoro.
 “Nulla.” rispose di riflesso Emma.
“Oh, se non vuoi dirmelo non importa” borbottò la Granger con un sorriso tiepido “ma è chiaro che sia successo qualcosa.”
L'emoor alzò lo sguardo, stupita dalla frase dell'altra e si ritrovò a fissare la smorfia gentile di Hermione.
 “Ragazzi” bofonchiò infine a mo' di scusa.
 “Oh, ti capisco.” ridacchiò lei divertita. 
 Emma si accigliò anche a quella risposta, non avrebbe mai detto che Hermione fosse un'esperta di qualcosa che non fossero i libri.
 “Hai un ragazzo che ti fa disperare?” chiese ingenuamente.
 “No, non ancora.” si affrettò a rispondere la Grifondoro, arrossendo leggermente sulle guance “Ma ho due amici che mi fanno perdere il senno e mi occupano molto tempo”
 Per un lungo istante rimasero entrambe in silenzio. Emma si mise a giocherellare con la piuma, senza tuttavia scrivere nulla, fino a quando Hermione non si protese verso di lei.
La ragazza aveva occhi curiosamente lucidi e grandi e prese un grosso respiro, come se avesse dovuto trattenere il fiato a lungo.
 “Prometti che se ti dico una cosa non la dirai a nessuno?” chiese tutto di un fiato, arrossendo sulle guance.
 Emma la osservò perplessa. Non era certo da Hermione un comportamento così, o comunque loro non erano mai state abbastanza intime per scambiarsi segreti, ma ora la ragazza la guardava implorante in attesa di una risposta.  
 “Certo” disse infine l'emoor “non lo dirò a nessuno.”
 Hermione cominciò ad agitarsi sulla sedia mentre si avvicinava ancora di più a lei, azzerando le distanze, nonostante la biblioteca fosse completamente vuota.
 “Viktor Krum” disse in un soffio “mi ha invitata al Ballo”
 Emma spalancò la bocca stupita. Non era certo una notizia che poteva passare inosservata quella.
 “Oh, Herm. Cercheranno di ucciderti per questo, lo sai?” disse infine piuttosto divertita, pensando a tutte le ragazza che circondavano sempre il bulgaro in cerca di attenzioni.
 La Grifondoro scosse i capelli ricci, stranamente compiaciuta ed Emma si rese conto che stava decisamente gongolando.
 Passarono l'ora successiva a parlare del ballo tra di loro, per una volta tanto, dimentiche della mole di compiti che avevano da fare. 
 Si scambiavano consigli e impressioni animatamente, zittendosi quando madama Pince appariva all'orizzonte e quando infine cominciò ad essere troppo tardi, uscirono insieme dalla biblioteca.  
Emma più volte era stata tentata da rivelare all'amica del suo 'interessamento' per Malfoy, ma alla fine aveva desistito, consapevole di non poter forse dire alla migliore amica di Harry Potter una cosa simile, eppure uscì comunque felice da quella lunga conversazione, contenta di aver guadagnato la fiducia di Hermione Granger.


*Angolo Autrice*

Piccoli passaggi temporali che ci fanno attraversare dicembre e arrivare... al "Ballo del ceppo"
Ho voluto inserire qua e là dei momenti di serenità di Emma ad Hogwarts, non tutto deve essere una battaglia e mi piace viverla un po' con i suoi amici nella sua normalità ( Quanto è tenera Ginny? ), intervallati dalla silenziosa battaglia tra lei e il biondo serpeverde. Personalmente adoro lo strano equilibrio che si crea facilmente tra i due. C'è infine stata anche l'occasione per conoscere meglio la nostra Hermione (così simile e diversa da Emma), entrando leggermente più in confidenza e avvicinando quindi il momento in cui lei ed Harry dovranno incontrarsi. 
So che alcuni si chiederanno se c'è qualcosa tra Emma e George Weasley, perché il feeling è evidente e in effetti i due mi piacciono molto insieme e sarebbero un'ipotetica bella coppia!

Aspetto vostri pareri! Spero che questa storia vi stia piacendo!

  
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