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Autore: StargazingMomo    11/12/2020    2 recensioni
Sono trascorsi due anni dalla sconfitta degli androidi nella dimensione mirai. Un nuovo nemico, con legami col passato, si profila all'orizzonte con l'intenzione di sfruttare il potere delle Sfere del Drago, scomparse da tempo. Ce la farà? Quale sarà il destino del futuro? [Mirai!Trunks/Nuovo Personaggio]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dall'Act II:

"[...]Si avvicinò al tavolo da laboratorio posto a ridosso della parete destra, allontanò con un gesto secco la polvere che si era accumulata in tutti quegli anni e,osservando con un sorriso sinistro l'immagine distorta che la superficie cromata restituiva di lui, esclamò:
«Bentornato, dottor Mesuzu.» "

Ma io ho perso! Mi sono comportata peggio di una principiante, figurarsi insegnare!»
«Ascolta, eri troppo concentrata a voler far una buona impressione su di me e in più io ti ho giocato volontariamente qualche brutto tiro parlandoti e cercando di far diminuire la tua concentrazione.»  [...]  Allora, vuoi rimanere ad assistere alla prima lezione di oggi? Cominci domani» "

"[...] Gli era sembrata così distante quella mattina. Si erano incontrati per caso e il ragazzo non sperava neanche di riuscire a rivederla così relativamente presto dopo la loro rottura, ma forse sarebbe stato meglio non incontrarsi affatto. [...] Trunks si tolse del tutto la cravatta, che lanciò lontano, e accese la televisione. Chissà se davano qualcosa in grado di distrarlo. "

                                                                               ****

«Everett..!»
Yume chiamò entusiasta il suo amico nel momento in cui mise piede nell'appartamento illuminato a giorno. Era rimasta praticamente fino a sera al dojo con Hirano-sensei e aveva anche contribuito, poi, alle lezioni in veste di assistente del maestro nel mostrare le varie tecniche agli allievi e la loro esecuzione.
Schermandosi gli occhi, attraversò il soggiorno per posare sul tavolo basso tradizionale la busta con il sushi, che si era fermata a prendere per cena in un ristorante poco distante per festeggiare, e quindi afferrò il telecomando posto lì vicino per regolare la luminosità dei faretti a binario posti ai due lati opposti della stanza. Era troppo forte, caspita, come faceva a non dargli fastidio?! Il ragazzo aveva questa malsana abitudine si spararli al massimo.

«Yume, cara! Deduco dal tuo tono di voce che è andato tutto benone! Hai fatto quest'ora, infatti...!» nei suoi occhi neri, però, passò un lampo di delusione nel momento in cui, uscito dalla sua stanza, si accorse che lei aveva abbassato l'intensità della luce. «Perché l'hai fatto? Non ci si vede niente! Non siamo più in ristrezze, che per miracolo avevamo una lampadina...! Adesso la rialzo.»
Fece per prendere il telecomando ancora appoggiato sul tavolo, ma la ragazza fu più lesta.
«Non è così bassa..! Ti farà male agli occhi, Everett!»
«E sia. Ma almeno ho goduto!» si avventò sull'amica e fece per sfilarle l'oggetto dalle mani; nonostante i tentativi di lei per allontanarlo il giovane era un po' più alto e non ci mise più di tanto ad impossessarsene.
«Ah, ce l'ho fatta! Zac!» e così dicendo alzò nuovamente la luminosità.
«Everett non farmi arrabbiare. Lo sai che non scherzo.» quindi Yume incrociò le braccia e lo fissò con fare minaccioso.
Sapeva che non avrebbe retto il suo sguardo. Non le andava proprio di litigare per la luce. O forse non le andava di perdere per un motivo così stupido.

«No, non riuscirai a intimorirmi...! Scometto che questo trucchetto non funzionava con Trunks o sbaglio?»
Le braccia della ragazza ricaddero sui fianchi come se avessero improvvisamente perso la forza di rimanere intrecciate intorno al suo petto.
«Sai oggi l'ho incontrato, ora che mi ci fai ripensare.» esclamò quindi lei, mordendosi la parte interna della guancia destra.
Everett sgranò gli occhi. 
«Cavolo. Non potevo immaginarlo. Non volevo fare lo str...»
«Sì, un po' volevi. Volevi fare leva, comunque, su un mio punto debole, per il tuo stupido tornaconto. Ma nella mia immensa magnanimità ho deciso di perdonarti.» ribattè Yume con fare esageratamente melodrammatico.
«Grazie, la tua saggezza mi illumina sempre la via.» rispose con lo stesso tono il ragazzo. Poi aggiunse:
«Perché non andiamo a mangiare questo bel sushi in terrazza di sopra?»

Ogni volta che i due ragazzi salivano sulla cima del palazzo rimanevano sempre senza parole alla vista del panorama di Città dell'Ovest di cui si godeva da quell'altezza.
«Sai cosa stavo pensando? Anche se ultimamente mi è stato difficile sentirmi parte di questo fermento, noi non abbiamo veramente conosciuto altro durante la nostra vita a parte la devastazione e l'impoverimento di ciò che ci circondava, quindi, anche ora, come negli ultimi da due anni, tutti, compresa me, dovrebbero comunque continuare a preservare il valore e ciò che rappresenta il risveglio di questa città e del mondo perché abbiamo combattuto a lungo per ottenerlo.»
La ragazza esclamò queste parole di getto, dopo aver posato la lattina di birra sul cornicione accanto al vassoio monouso di sushi semi vuoto.
«Già, è vero. Per questo, da quando ci siamo rincontrati, ti dico che è questo il momento di vivere la vita, di lasciarsi finalmente alle spalle tutto quel dolore. Noi, tutti intendo anche chi non lo sa, dobbiamo molto a Trunks. Sono serio, non si prende abbastanza meriti per questo.» quindi Everett indicò lo scenario davanti a sé, ancora con la lattina in mano.
«No, non l'ha mai fatto.» gli occhi nocciola di Yume assunsero un'espressione trasognata, ripensando al modo in cui il ragazzo aveva sempre combatutto per quello che sentiva giusto, per dare speranza, non lasciare che tutto fosse inghiottito nell'oblio, non certo per il suo ego.
«Guarda la mia piccola Yume, tutta innamorata...! Che carina.» così dicendo il suo amico le avvolse un braccio attorno alle spalle e la scosse leggermente.
«Zitto...! Non è così.» le guance erano ormai in fiamme.
«E' andata così male oggi con lui?»
«Non ero preparata. E' diventato tutto così strano tra noi... Ma questo non per via della rottura. E' la causa della rottura.»
Everett si passò una mano sull'ombra di barba corvina. «Forse non è giusto che getti la spugna con lui. Non puoi mai saperlo, magari potreste avere un'altra possibilità. Adesso hai anche un buon lavoro...»
La ragazza mantenne lo sguardo fisso di fronte a sé, poi lo abbassò sulle sue unghie, soppesando le parole del ragazzo.
«Rimango sempre io quella che n'è andata. Non posso fare il bello e cattivo tempo. Tu, però, sei un buon amico, mi ascolti sempre.»  quindi accennò un sorriso.
«Lo so.»

                                                                 ****

Si era esercitato per tutto il giorno per prendere confidenza con la sua nuova fisicità e controllare i suoi nuovi poteri. Mesuzu stirò i bicipiti a fatica contenuti nelle maniche della giacca di pelle marrone. Il soffitto del laboratorio seminterrato aveva minacciato di crollare un paio di volte, ma alla fine aveva retto. Si sentiva potente come non mai. Finalmente aveva portato il suo corpo al livello della sua mente, niente e nessuno lo avrebbe più potuto fermare.
Con disprezzo pensò a Gero, il suo ex collega scienziato, ammazzato dalle sue stesse 'creature', quegli androidi. Solo un cialtrone come lui avrebbe potuto fare una fine tanto miserabile. Cosa aveva sperato, che quegli esseri avrebbe condiviso con lui il dominio sul mondo? Che patetico fallito!
Mesuzu era più che mai intenzionato a scoprire cosa ne fosse stato di loro. Aveva passato gli ultimi vent'anni in quella capsula criogenica a farsi somministrare quel trattamento anabolizzante ottenuto tramite una formula di sua invenzione che aveva messo a punto in dieci anni; a trent'anni aveva deciso di fare da cavia al suo stesso studio. Ed era rimasto fermo a quell'età praticamente, ma con un notevole miglioramento di forma.
L'uomo pensò che se fossero stati ancora in giro, li avrebbe terminati con le sue stesse mani, così non avrebbero intralciato i suoi piani. Lui era a conoscenza di qualcosa di cui quell'idiota di Gero non sospettava neanche l'esistenza. Sulla parete destra del laboratorio, poco lontana dalla capsula, vi era una cassaforte incassata che conteneva una vecchia cartella in cui erano appuntati i risultati dei suoi primi esperimenti per la sintesi delle formula chimica che lo avrebbero portato al conseguimento del suo distillato miracoloso; era la cosa più preziosa che avesse. Ruotò la rotella della cassaforte, inserendo la combinazione, e questa si aprì senza sforzo. Eccola, intatta, come non fosse passato neanche un giorno da che l'aveva riposta lì. La sfogliò rapidamente, ecco quello che cercava. Un articolo di giornale recitava:

" Capsule Corporation di nuovo azienda leader nel mercato tecnologico- Intervista esclusiva al suo fondatore, il Dottor Brief"

Già, Brief. Rivale di Gero, secondo quest'ultimo. Mesuzu credeva che quel placido uomo non aveva mai neanche minimamente percepito quello scienziato da strapazzo come tale. Ma quello che gli interessava non era questo; era qualcosa che era riuscito ad ascoltare, per puro caso, durante un convegno della Capsule Corp, ormai trent'anni prima, appena ventenne: Brief stava parlando al telefono con la figlia, durante una pausa, che lo informava di voler andare alla ricerca delle Sfere del Drago per realizzare il suo desiderio di avere un bel fidanzato. L'uomo l'aveva ripetuto tra sé e sé, come a voler realizzare la cosa, poi però non aveva battuto ciglio e aveva dato l'assenso alla ragazza.
Mesuzu osservò la foto del tondo edificio sulla pagina dell'articolo. Chissà se era ancora in piedi. Chissà com'era in superficie. Decise che era arrivata l'ora di fare capolino. Un fascio di luce si proiettò fuori dalla sua mano destra, calcinacci piovvero su di lui; si sollevò dal suolo e imboccò l'uscita appena creata.

                                                                  ****


La sua mano robusta scivolò languidamente sotto alla t-shirt che la ragazza indossava, quella che lui le aveva lasciato dopo la loro prima volta. Avvertì il calore della sua pelle morbida, accarezzò il suo addome snello, fece roterare il pollice intorno al suo ombelico.
«Trunks...» mormorò lei, la voce ancora impastata dal sonno.
«Buongiorno...» rispose lui, facendo scorrere la mano più su, fino a raggiungere le rotondità del suo seno sinistro. La sentì gemere piano sotto il suo tocco delicato.
«Trunks...»
Si abbassò per baciarla, mentre le dita di lei si avventuravano lungo la sua schiena atletica e disegnavano motivi incomprensibili, astratti ma che erano sufficienti a fargli scorrere brividi lungo la spina dorsale.
La ragazza si strinse forte a lui nel momento in cui si sistemò sopra di lei, i suoi grandi occhi nocciola, ancora un po' assonnati, nella penombra della camera erano come una calamita per lui. Afferrò con entrambe le mani il bordo della t-shirt per aiutarla a sbarazzarsene...

«Buongiorno ascoltatori di West City Radio, come state oggi?»
La voce dello speaker radiofonico proveniente dalla radiosveglia irruppe nelle orecchie di Trunks, distruggendo la sua illusione. Era stato solo un sogno. Allungò il braccio destro verso la metà del letto vuota. Era veramente patetico. Oltre che un egoista. Era facile compiacersi a quel modo, ma quanto era riuscito ad dimostrare a Yume quello che provava per lei nell'ultimo periodo della loro relazione? Aveva permesso che quella distanza tra loro divenisse sempre più incolmabile. Si passò una mano tra gli scompigliati capelli glicine che ricaddero incuranti sulle sue spalle massicce. Quindi si alzò dal letto, dirigendosi verso il bagno attiguo alla camera; aveva bisogno di una doccia fredda.

«Presidente Brief, ho firmato la bolla per la consegna di quei componenti per le nuove aircar, non mi faccia essere più specifica perché non so cosa siano.»
La voce di Doris, la segretaria, dall'interfono lo distrasse dalla compilazione del rendiconto finanziario al computer. Era simpatica, pensò, aveva più o meno l'età di sua madre, ma quasi ogni sera usciva per andare a qualche speed date organizzato dai vari locali in centro. Aveva detto che avrebbe trovato finalmente anche lei l'amore; kami sapeva dove trovava tutta quell'energia.
«Grazie, Doris. Avverto mia madre, così scende nel reparto ingegneria.»
Il tempo di lasciare il pulsante dell'interfono che una nuvola di polvere e detriti lo colpì. Trunks si schermò gli occhi con un braccio; ma che diamine stava succedendo?! Che cos'è era quell'improvvisa esplosione?! Appena la nube si diradò, una sagoma cominciò a delinearsi nel varco che aveva appena causato.
«E così eccola qua, la famosa Capsule Corporation. Anche questa ricostruita, infatti. Il tizio non mentiva.»
«Si può sapere di che stai parlando?! Chi diavolo sei?!»  lo apostrofò il ragazzo, stringendo i pugni fino a far diventate bianche le nocche.
«Oh, perdonami. Non mi sono presentato. Io sono il dottor Mesuzu. Sono una vecchia conoscenza di Gero, ma non ci tengo affatto ad essere accomunato a lui.»
Gero?! Trunks sgranò gli occhi azzurri. Cosa intendeva? La polvere, finalmente, si posò e potè osservare completamente la figura di quell'individuo: i suoi stivali combat neri non si fecero alcuno scrupolo a farsi largo tra le macerie di quella parete  del suo ufficio come arrogandosi il diritto di essere lì. L'espressione del giovane Brief s'inasprì nel momento in cui distinse le iridi grigie dell'uomo e il suo ghigno beffardo, mentre passava la mano destra, avvolta in un guanto di pelle, sulle mandibole coperte da lunghe basette color ruggine.
«Dottor Mesuzu?! Quale sarebbe il collegamento tra te e Gero?!»
«Mettiamola così, ero un suo allievo, diciamo. Ma ho capito subito che un fallito e non avrebbe mai ottenuto niente dai suoi esperimenti o almeno non quello che sperava.»
Trunks lo osservò addentrarsi nella stanza, guardarsi intorno, come a cercare di carpirne i segreti, l'essenza; non poteva sopportare oltre quella inaccettabile intrusione. Fece per parlare, ma l'altro lo anticipò:
«E così gli androidi hanno imperversato per circa vent'anni, eh? Stando a quello che mi ha detto il tizio a cui 'ho chiesto informazioni' in città. Abbastanza, peccato che Gero non ne abbia benificiato in alcun modo...! E sono stati sconfitti da un paio d'anni.»
Il suo sguardo si posò quindi sul ragazzo e continuò: «Tu sei il nipote del dottor Brief? Non puoi essere suo figlio, avresti la mia età...! Io non li dimostro solo perché ho passato gli ultimi vent'anni in ibernazione e mi sono sottoposto a un trattamento che mi ha donato questo fisico...! Comunque, non sono qui per parlare di me, non ora. Tu hai sconfitto gli androidi, vero? Non so come tu abbia fatto, guardandoti, ma non vedo altre alternative.»  una risata agghiacciante si diffuse nella stanza.
«Vieni al dunque, cosa vuoi? Non ho tempo da perdere con te!» lo incalzò, quindi, il ragazzo.
«D'accordo, neanche io ne ho...» si ammutolì per un attimo e i suoi occhi grigi come l'acciaio si posarono su un attestato appeso al muro di fronte a lui. «...Trunks. Voglio che tu mi dica come poter utilizzare le Sfere del Drago.»
Le Sfere del Drago ?!
«Sono inutilizzabili da tempo! Sono dei sassi, non servono a niente.»
Trunks notò lo smarrimento nei suoi occhi, evidentemente non si aspettava una risposta simile. Incrociò le braccia, avvolto nell'elegante completo scuro, e aggiunse:
«Sarà meglio che togli subito le tende o ti farò pagare cara la tua visita.»
«Tu la farai pagare cara a me? Divertente. Voglio sapere come riattivarle, perché presumo ci sia un modo, giusto?»
«Non è facile come credi. Comunque, non te lo dirò mai.»  rispose con voce ferma.
«Ne sei proprio sicuro? Forse un modo per convincerti lo trovo.»
Mesuzu in pochi passi fu vicino alla scrivania del ragazzo e afferrò la cornice ancora rivoltata in giù, dicendo:
«Cosa abbiamo qui? Vediamo. Era rivoltata in giù perché in questa foto c'è la tua ex ragazza, vero? Questa qui ovviamente.» e indicò la figura di Yume sorridente stretta a Trunks. Il giovane serrò la mandibola. «Non male, ma non è lei che mi interessa, non saprei neanche dove trovarla. Quest'altra, è tua madre, giusto?" Questa volta puntò il dito verso Bulma, dall'altro lato.
«Non ti azzardare!»
«Credo proprio di sì, invece. Posso andare su, vero? »
Un fascio d'energia saettò dalla sua mano destra, traforando il soffitto. In un attimo levitò dal pavimento e si diresse verso il piano di sopra
«Maledetto, non te lo permetterò!»
Trunks incrementò il suo ki e lo seguì attraverso lo squarcio.

                                                                                          ****


«No, guarda, adesso te lo spiego un'altra volta.»
Yume fece perno sulla gamba destra, mentre con l'altra si esibiva in un poderoso calcio.
«D'accordo, Yume-sensei, ci provo ancora.» la bambinetta di sei anni replicò con molta attenzione i movimenti della ragazza e, questa volta, riuscì a completare la tecnica senza cadere.
«Ce l'ho fatta! Voglio diventare forte come te, Yume-sensei!»
«Io sono sicura che ci riuscirai dovrai solo migliorare un po' la coordinazione.» rispose lei, con un sorriso. Caspita, le faceva un certo effetto essere chiamata maestra ed essere considerata un esempio. Senza contare che quella bambina le ricordava un po' sé stessa, anche se lei sarebbe potuta crescere in un mondo in pace, fortunatamente.
Percepì un'improvviso aumento del ki di Trunks; cosa stava succedendo?

«Hirano-sensei mi devo allontanare urgentemente! Tornerò presto, non si preoccupi, ad ogni modo la mia lezione è quasi finita! Mi scusi!»
Appena pronunciate queste parole la ragazza corse in direzione dello shoji che dava sul cortile interno e spiccò il volo in direzione della Capsule Corporation, notando con la coda dell'occhio lo sguardo stupito dell'anziano maestro.
                                     

End of Act III







 
   
 
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