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Autore: Lamy_    14/12/2020    0 recensioni
Durante un temporale Tommy Shelby trova riparo in una tavola calda di Londra che offre i pasti migliori di tutta la città. Qui conosce Judith, giovane studentessa che attira la sua attenzione. L’incontro fra i due segna l’inizio di una bizzarra amicizia.
Ariadne Evans è la sorella di David Evans, il capo della gang dei Blue Lions. Ariadne ritorna a Birmingham per assistere il fratello malato e aiutare la madre a gestire gli affari in via provvisoria. Le cose, però, non vanno come spera lei e una breve visita a casa si trasforma in una trappola. A complicare la situazione è l’attrazione che si instaura fra lei e Tommy. Tra una madre dispotica, un fratello minore che si mette sempre nei guai e una gang che dipende anche da lei, Ariadne impara a sue spese che ribellarsi è l’unica soluzione che ha.
E se Judith e Ariadne fossero la stessa persona?
“Siede arbitro il Caos, con le sue decisioni raddoppia ancora il contrasto per il quale regna; a lui presso governa supremo il Caso.”
(John Milton, Il Paradiso Perduto)
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. NEL MIRINO

“Chi dice che l’inferno è nell’aldilà conosce male l’aldiquà.”
(Roberto Gervaso)
 
Ariadne tratteggiava linee confuse col carboncino, non aveva una precisa idea di quello che voleva disegnare. Sentiva solo l’esigenza di incanalare le sue emozioni attraverso quelle linee per non impazzire. Dopo la festa si era ritirata in camera e aveva passato la notte in bianco, del resto risulta impossibile dormire quando sei in trappola. Più guardava le mura della stanza e più si sentiva in gabbia. Non era scesa a fare colazione quella mattina, voleva evitare Eric e soprattutto sua madre. Intorno alle nove Barbara aveva bussato ma lei non aveva risposto, fingendo di stare ancora dormendo. E invece Ariadne era seduta sul balcone sin dalle prime luci dell’alba, sperava che la bellezza del sole che sorge avrebbe lenito la sua sofferenza. Da quel ritorno a casa non ne sarebbe uscita indenne, non quando la sua famiglia la reclutava per gli affari. Ariadne si era sempre tenuta lontana dalle attività dei Blue Lions, anche perché lei era la figlia femmina e il suo unico scopo era quello di essere moglie e poi madre. Che Eric avesse bisogno di lei era il segno che qualcosa non stava andando bene.
“Pss! Giulietta!”
Ariadne si sporse oltre la balaustra e vide Julian appeso alla scaletta attaccata al muro. Era ubriaco, niente di nuovo.
“Romeo, alla buon’ora! Pensavo fossi scomparso nel nulla.”
Julian saltò sul balcone e si resse alla sorella per non cadere. Sorrideva in maniera esagerata.
“Sono scomparso fra le lenzuola di un bel signorino!”
Ariadne capiva che il comportamento del fratello minore era dovuto ai suoi conflitti con se stesso, non era mai stato facile per Julian accettare di essere attratto sia dalle donne sia dagli uomini.
“Mamma te la farà pagare cara.”
“Me la fa pagare cara tutti i giorni con la sua sola esistenza.”
Julian poggiò la testa sulla spalla della sorella, era stanco sia nel corpo che nella mente.
“Devi smetterla di sprecare la tua vita così. Tu sei molto più di questo, Jules.”
“Sono un ubriacone di bell’aspetto. Non posso essere altro.”
Ariadne gli accarezzò i capelli e vi depositò un bacio, detestava il post sbronza del fratello perché diventava malinconico.
“Ti va di scendere a fare colazione? Sono le dieci, forse mamma è giù uscita con Barbara.”
“Andiamo. Sto morendo di fame.”
Per fortuna la madre e la cognata non c’erano, secondo la domestica erano uscite ben presto per fare delle compere. Ariadne e Julian poterono godersi cibo e tempo senza la tensione provocata dalla madre.
“Allora, che mi racconti di Londra?” chiese Julian, ingozzandosi di marmellata.
La ragazza affondò il naso in una tazza di tè per elaborare una risposta sensata.
“E’ una bella città. Dovremmo andarci insieme qualche volta.”
“Dimmi la verità, Aria. Sento che mi nascondi qualcosa.”
“Lo sai che dopo il collegio sono andata a stare da quella vecchia zia di nostra madre. A Londra passo il tempo a cucire e a leggere, niente di che.”
Julian leccò la marmellata dal coltello mentre studiava la posizione rigida della sorella, stava mentendo spudoratamente.
“C’è di mezzo un uomo?”
“Cosa? No! Assolutamente no! Jules, ti sto dicendo la verità. La mia vita a Londra non è un granché.”
Ariadne gli rivolse un sorriso tirato nella speranza che il fratello le credesse.
“Mmh, come dici tu. Secondo me c’entra una storia d’amore focosa.”
Per un attimo Ariadne ripensò alle parole della madre: Julian non avrebbe riso se avesse saputo la verità. Quel segreto che si portava dietro da otto anni sembrava bloccarle il respiro.
“Non c’è nessun uomo. Solo io e il cucito.”
“Ah, eccovi qui!”
Eric si trascinò fino al tavolo per lasciarsi poi cadere sulla sedia, massaggiandosi la gamba ferita. Era molto pallido e sudato, sembrava avesse la febbre. Inoltre, tossicchiava da quando era entrato.
“Stai bene? Hai una pessima cera.” Commentò Julian.
“Sto bene. Sono soltanto stanco. Ariadne, sei pronta?”
Ariadne sputò il tè nella tazzina di porcellana e si pulì il mento col tovagliolo.
“Pronta per cosa?”
“Per prendere le redini in mano. Dopodomani iniziano le trattative.”
“Uh uh, Ariadne sarà la nuova Giovanna D’Arco del crimine!” scherzò Julian.
Ariadne non rideva affatto. Sul suo volto era dipinta l’angoscia nuda e cruda.
“Che cosa devo fare di preciso?”
“Julian, per favore, lasciaci soli. Io e Ariadne dobbiamo parlare.” Disse Eric.
Julian fece spallucce, afferrò il contenitore dei biscotti e scoccò un bacio sulla guancia della sorella.
“Eric, io non penso di …”
“Ce la farai. Anzi, ce la devi fare. C’è in ballo la famiglia.” ribatté Eric, cupo.
Ariadne si mise le mani fra i capelli, aveva l’impressione soffocante di essere bloccata in un incubo.
“Mi dici che succede? Parli come se si trattasse di un cataclisma. Io non credo che tu abbia bisogno di me. Sei il capo dei Blue Lions, te la sai cavare da solo.”
“Ascoltami bene, Ariadne. Un mese fa abbiamo subìto una grave perdita: il nostro magazzino a sud della città è stato derubato e abbiamo perso un sacco di soldi. Ero disperato, i Blue Lions stavano diventando lo zimbello di tutti e stavamo perdendo potere. Ho chiesto aiuto a Tommy Shelby, sono stato costretto. Lui mi ha prestato i soldi necessari a rimettere in sesto gli affari e ora sono in debito con lui.”
Ariadne aveva avvertito una fitta dolorosa allo stomaco alla menzione di Tommy. Era incredibile che l’uomo affascinante conosciuto a Londra fosse lo stesso gangster amico di suo fratello.
“E Tommy cosa vuole in cambio adesso?”
“Vuole che io gli combini un incontro con gli Scuttlers.”
Gli Scuttlers erano una gang di Manchester implicata in omicidio, teppismo e traffico illegale di armi. Erano uno dei gruppi più violenti del Regno Unito, anche peggio dei Peaky Blinders. Mick King, il loro leader, era uno degli uomini più spietati mai esistiti. Tutti tremavano di paura nell’udire il suo nome.
“Sei impazzito, Eric? Gli Scuttlers sono delle bestie! Papà diceva di non fare mai e poi mai affari con loro.”
Eric abbassò la testa con un sospiro, si sentiva colpevole.
“Papà non c’è più, ora sono io che mi occupo di tutto. Si fa come dico io. Dobbiamo sdebitarci con Tommy Shelby ad ogni costo.”
“E io che ruolo ho?”
“Tra due giorni Tommy incontrerà gli Scuttlers, e all’incontro saremo presenti anche noi Blue Lions. Io non potrò esserci perché ho una visita medica per via dell’infezione. Tu parteciperai all’incontro al mio posto, ovviamente con te verrà anche Lucius per proteggerti.”
“Mi lasci andare ad un incontro fra gang? Sul serio, Eric?”
Ariadne era intelligente, sapeva che avere a che fare con gli Scuttlers le si sarebbe ritorto contro. Non erano uomini, non erano neanche animali, bensì feroci macchine da guerra.
“Tranquilla, Lucius veglierà su di te. E sono sicuro che anche Tommy avrà un occhio di riguardo per te.”
“Dubito che i Peaky Blinders vogliano accudire una ragazzina.” Replicò Ariadne.
Eric le prese le mani e strinse forte come se da quel contatto volesse attingere la forza.
“Ho bisogno di te, sorellina. La famiglia ha bisogno di te.”
“Eric, questa faccenda non finirà bene.”
 
Due giorni dopo
Ariadne smontò dall’auto e salutò l’autista con un cenno della mano. Si trovava in un vicolo di Small Heath, il quartiere sotto il comando degli Shelby, e si guardava intorno in cerca del Garrison. La sera prima Eric le aveva riferito che i Peaky Blinders l’attendevano in quel pub per un breve incontro prima di riunirsi fuori Birmingham con gli Scuttlers. Quando la ragazza individuò il locale, spinse la pesante porta ed entrò senza farsi notare. All’interno era semi vuoto poiché erano le diedi del mattino e tutti lavoravano, eccetto quei pochi clienti che si stavano ubriacando dopo il turno notturno.
“Vi serve qualcosa?”
Una ragazza dalle guance paffute e arrossate, lunghe trecce bionde e labbra piegate in un sorriso, si era avvinata alla nuova arrivata.
“Oh, sì, ehm … sto cercando Tommy Shelby, abbiamo un appuntamento.”
“Un appuntamento, eh? Capisco. Tommy è impegnato al momento, potete aspettare al bancone. Vi poss offrire da bere?”
“No, grazie.”
Ariadne prese posto sullo sgabello con una certa agitazione, non le piaceva per niente come stava procedendo quella giornata. Sussultò appena quando un ragazzo si allungò sul bancone accanto a lei.
“Buongiorno, dolcezza.”
La ragazza bionda si voltò in tempo per ricevere un bacio sulle labbra dal ragazzo.
“Buongiorno a te, Finn.”
Finn, il ragazzo in questione, notò la presenza di Ariadne e aggrottò le sopracciglia.
“E questa chi sarebbe?”
“Un’amica di Tommy.” rispose la biondina con un sorrisetto.
“Sono Ariadne Evans.” Intervenne Ariadne con voce piatta.
Finn sbarrò gli occhi e si mise dritto come un soldatino.
“Signorina Evans, mi dispiace. Vado ad avvisare subito mio fratello.”
La biondina era arrossita ancora di più per la gaffe, pensava che fosse una delle tante conquiste di Tommy che venivano a supplicarlo di rivederle ancora.
“Scusate, signorina. Io non sapevo che voi foste ….”
“Non importa. E chiamami Ariadne, per favore.”
“Io sono Margaret.”
Le due si strinsero la mano e sorrisero, l’imbarazzo era già scemato.
“Quel tipo era Finn Shelby?” chiese Ariadne, ora più rilassata.
“Sì, è il fratello minore di Tommy. Ed è anche il mio ragazzo.”
“Congratulazioni, suppongo. Tommy è davvero impegnato?”
Margaret annuì mentre sciacquava l’ennesimo bicchiere. Lavorava al Garrison da tre anni e ogni giorno lavava più di cento bicchieri, eppure non si abituava mai a quel lavoro.
“Tommy si chiude sempre nel privè degli Shelby, o fa affari o se ne sta da solo. Non è un tipo amichevole, sai.”
Ariadne pensò al Tommy che aveva conosciuto a Londra, enigmatico e attraente, aperto al dialogo, e dovette fare i conti con una realtà in cui lui era uno dei maggiori gangster del Paese.
“Immagino che essere tanto in vista impedisca amicizie reali.”
“Immagino di sì. Non ti ho mai vista da queste parti.” Disse Margaret.
“Perché ho vissuto a Londra. Sono tornata da una settimana circa. Tu, invece, hai sempre vissuto a Birmingham?”
“Sì. Mio padre è andato via quando ero piccola e i miei tre fratelli sono tutti morti in guerra. Alla fine eravamo rimaste solo io, mia madre e mia sorella. E’ stato grazie agli Shelby se sono stata assunta qui al pub e se posso mantenere la mia famiglia.”
Margaret aveva la faccia di una ragazza di campagna bonaria e alla mano, e invece nascondeva una grande forza d’animo dietro quello sguardo ingenuo.
“Io ho due fratelli, il più grande si chiama Eric e il minore si chiama Julian. Tua sorella come si chiama?”
“Si chiama Cindy e ha diciotto anni. E’ una bravissima sarta, nel caso ti servisse!”
“Anche io! – disse Ariadne – Anche io sono una sarta, ma di certo tua sorella è più brava.”
Margaret osservò Ariadne con attenzione: indossava un paio di pantaloni grigi abbinati ad una camicetta color avorio, un paio di stivaletti neri di camoscio e un cardigan nero; nell’insieme era molto semplice, considerato che faceva parte di una delle famiglie più ricche della città.
“Vuoi conoscere Cindy? Potrebbe insegnarti delle cosucce sul ricamo. E’ una ragazza timida e impacciata, però ti assicuro che è davvero una brava persona.”
“Sì, sì! Non ho amiche a Birmingham e mi farebbe comodo conoscere qualcuno.”
Margaret sorrise e le fece l’occhiolino.
“Allora un giorno di questi possiamo incontrarci al parco per una passeggiata.”
“Ci sto!”
Ariadne era contenta di aver trovato qualcuno con cui passare il suo tempo, soprattutto perché Margaret sembrava davvero simpatica. Del resto, trascorrere giornate intere a casa sua col rischio di incrociare lo sguardo gelido della madre era una prospettiva orribile.
“Signorina Evans, venite!” gridò Finn dalla porta del privè.
Ariadne era convinta di entrare nel privè, ma dovette ricredersi quando Tommy uscì insieme a Lucius per dirigersi fuori dal Garrison.
“Lucius?!”
“Ehi, bambolina. Andiamo, dai!”
Tommy non degnò la ragazza di uno sguardo, lasciò il pub a passo deciso senza mai voltarsi indietro. Ariadne fece un respiro profondo e seguì gli uomini, i quali stavano andando verso le auto parcheggiate lungo il marciapiede.
“Posso sapere dove stiamo andando e che cosa dobbiamo fare?”
“Eric non te l’ha detto?” domandò Lucius.
“No. E non sapevo neanche tu fossi già qui. Secondo mio fratello mi avresti raggiunta in un secondo momento.”
“Colpa mia.” Disse Tommy.
Ariadne ghiacciò sul posto e lentamente trovò il coraggio di guardarlo in faccia.
“Sareste così gentile da spiegarvi meglio, signor Shelby? Non amo i giochetti.”
“Non amerete forse i giochetti, ma siete capricciosa.” La rimbeccò lui.
Finn e Lucius si misero a ridere e Ariadne si sentì umiliata, eppure non abbassò la guardia.
“So che a voi i capricci non dispiacciono.”
Stavolta fu Tommy a rimanere di stucco, non si aspettava quella risposta audace. Entrambi si stavano riferendo a quanto era successo a Londra.
“Preferisco i capricci alle bugie.”
“A volte le bugie sono necessarie.” Replicò Ariadne, risoluta.
Tommy la squadrò per un istante, dopodiché scosse la testa e si accese una sigaretta.
“Le bugie hanno le gambe corte e voi siete molto bassa, signorina Evans.”
Ariadne incassò il colpo senza riuscire a controbattere, annientata com’era dalle parole di Tommy che mandavano un chiaro messaggio: tu mi hai mentito e io non ti perdono.
 
Il viaggio in auto era silenzioso. Tommy e Lucius stavano davanti e ogni tanto si passavano la sigaretta, mentre Ariadne e Finn erano seduti dietro e ognuno stava per conto suo. Tommy qualche volta aveva guardato Ariadne con la scusa di controllare lo specchietto. La ragazza era assorta in chissà quale pensiero, la fronte premuta contro il finestrino e i denti che mordicchiavano il labbro inferiore. Avvertì nel profondo una punta di pietà, una ragazza tanto giovane e inesperta non meritava di essere invischiata nei malaffari.
“Eric non vi ha detto nulla dell’incontro?”
Ariadne si riscosse quando udì la voce di Tommy.
“So solo che io devo fare da garante a questo incontra fra i Peaky Blinders e gli Scuttlers per ripagare un debito che Eric ha contratto con voi.”
“Ho chiesto un incontro con gli Scuttlers per essere nominato in Parlamento. I libri paga degli Scuttlers contengono nomi importanti, politici, giudici, poliziotti, e grazie alla loro influenza posso diventare un membro ufficiale del Parlamento.”
Ariadne arricciò il naso come se quella spiegazione puzzasse di lercio, detestava quel tipo di corruzione.
“Non sarebbe più facile e onesto organizzare una campagna elettorale con i fiocchi?”
“Forse nel mondo delle favore, bambolina.” Disse Lucius.
Tommy e Ariadne si guardarono attraverso lo specchietto, fu un attimo ma fu intenso.
“Perché essere Pinocchio quando puoi essere il gatto o la volpe?”
La ragazza colse al volo quella frecciatina: lei era bugiarda come Pinocchio e lui era furbo come il gatto e la volpe. E tra i due chi sarebbe stata la voce del ragione?
“Siamo arrivati.” Annunciò Finn, il naso incollato al finestrino.
Tommy scese dalla macchina senza aprire lo sportello ad Ariadne, che fece tutto da sola con un certo sdegno. Stare nello stesso posto di Tommy la esponeva a un pericolo costante. Più stavano insieme e più aumentavano le probabilità che la verità venisse allo scoperto.
 
“Tommy Shelby, brutto cane rognoso!”
Mick King, capo degli Scuttlers, accolse i suoi soci con le braccia spalancate. Come era tipico della gang, Mick e i suoi uomini indossavano pesanti cinture con fibbia su cui era inciso un serpente che azzannava un uomo; la peculiarità della gang era portare le cinture di cuoio legate intorno al polso e non alla vita in modo da colpire eventuali avversati in caso di scontro ravvicinato. I Peaky Blinders, al contrario, erano noti per indossare capelli che nascondevano una lametta nella fodera della visiera. L’arma segreta dei Blue Lions, invece, era un coltellino svizzero infilato nella scarpa destra.
“Mick, bastardo!”
Ariadne non capiva perché i due uomini si fossero salutati con gli insulti, suppose che fosse il modo di comunicare delle gang.
“E la bella ragazza chi è? Un omaggio per me?”
Ariadne si ritrasse con uno scatto quando Mick tentò di afferrarle la mano. Tommy le mise una mano sulla spalla per rassicurarla.
“E’ Ariadne Evans, la sorella di Eric. Nessuno può toccarla.”
Mick sollevò le mani in segno di resa ma il sorriso malizioso non scomparve dalla sua faccia.
“Peccato, un po’ di carne fresca piace a tutti.”
“Ti taglio le palle se provi a toccarla.” Lo ammonì Tommy con un sorriso.
Ariadne si sentì al sicuro accanto a lui, però subito dopo pensò che quell’atteggiamento protettivo dipendesse dalla volontà di preservare l’affare e non per farle un favore.
“Ci tengo alle mie palle.”
“Bene. – disse Tommy – Allora possiamo passare a questioni più importanti.”
Mick fischiò e un suo uomo portò due sedie di legno ammaccate ma piuttosto resistenti. Mick stesso e Tommy presero posto, al che Finn e Lucius si misero alle sue spalle.
“Avvicinati, piccina. Non ti mordo mica!” disse Mick.
Ariadne si avvicinò a Lucius e si mise le mani in tasca, aveva la pelle fredda come il ghiaccio a causa dell’agitazione. Tommy si rilassò contro lo schienale e fumò la centesima sigaretta, sebbene nei suoi occhi vi fosse un certo turbamento.
“Mick, l’offerta è questa: tu mi garantisci i voti degli uomini che hai sui libri paga e io ti cedo una parte delle corse illegali.”
“Voglio anche le corse illegali di Camden Town. Ora che Alfie Solomons è morto e la sua gang è senza una guida, per i Peaky Blinders sarà facile sopraffarli.”
“Le corse di Alfie te le puoi prendere da solo. La mia offerta riguarda solo le corse dei Peaky Blinders.”
Mick si grattò il mento mentre soppesava la proposta di Tommy.
“Nah, non mi basta la tua offerta. Dammi anche le corse di Alfie e io accetto.”
Ariadne vide Tommy serrare la mascella e assottigliare gli occhi come un toro pronto a sfogare la sua ferocia. Con sua grande sorpresa, però, Tommy sorrise.
“Entro domenica prossima avrai anche le corse di Camden Town.”
“Ora possiamo suggellare il patto!” esultò Mick.
“Adesso ci divertiamo.” Sussurrò Lucius con un ghigno.
Ariadne si morse l’interno della guancia quando Mick estrasse un coltellino dalla punta ben affilata. Suggellare un patto fra gang significava una sola cosa: sangue.
“Piccina, avvicinati. E’ il tuo grande momento.” le disse Mick.
Tommy fu il primo a tagliarsi il palmo della mano. Poi toccò a Mick, che sorrideva divertito mentre si incideva la pelle. Ariadne si spaventò quando il coltello le fu cacciato in mano.
“Andiamo, forza! Taglia quella manina delicata!” la incitò Mick.
Ariadne fece cadere l’arma a terra, tremava tutta di terrore.
“Ma … ma sapete quante malattie possono essere trasmesse attraverso il sangue?”
Mick non rideva più, era infastidito dal comportamento infantile della ragazza.
“Ci penso io.” intervenne Tommy.
Raccolse il coltello e ripulì la lama sulla manica della giacca per eliminare i residui di terra.
“Signor Shelby, io non me la sento …”
Tommy si fece intenerire dallo sguardo impaurito di Ariadne, gli ricordava gli occhioni lucidi di Charlie quando era spaventato dai tuoni.
“Non vi farò male.”
Le prese delicatamente la mano e le rivolse il palmo all’insù senza smettere di guardarla. Ariadne trasalì quando la punta del coltello le pizzicò il polpastrello dell’indice. Tommy, anziché incidere molto, aveva preferito ridurre al minimo il taglio.
“Ecco qui.” disse uno degli Scuttlers.
Mick, Tommy e Ariadne fecero gocciolare il sangue in una ciotola e poi il contenuto fu versato sull’erba.
“Patto suggellato. Ora andiamo a festeggiare!” esclamò Mick.
“Posso tornare a casa?” bisbigliò Ariadne.
“No. – disse Tommy – Adesso andiamo all’accampamento di Mick, beviamo e poi torniamo a casa. Tenete questo.”
Ariadne accettò il fazzoletto che Tommy le stava porgendo e lo avvolse intorno al dito per arrestare la fuoriuscita di sangue.
“Grazie, signor Shelby.”
“L’ho fatto solo per affari.”
 
Ariadne non ne poteva più di quegli schiamazzi. L’accampamento degli Scuttlers era nel bel mezzo del bosco, nei pressi della riva del fiume. Si trattava di una decina di tende fissate nel terreno umido e illuminate all’interno da poche candele. Mentre gli uomini bevevano fino a ubriacarsi, Ariadne si era seduta su un tronco d’albero lontano dai festeggiamenti.
“Ti stai annoiando?”
Finn le si parò davanti con un bicchiere di birra in mano, aveva le guance rosse per via dell’alcol.
“Sì, mi annoio. Quando andiamo a casa? Sono stanca.”
“Quando Mick ci lascerà andare. Siamo suoi ospiti e rispettiamo le sue regole.”
Ariadne catturò una foglia prima che cadesse a terra e se la rigirò tra le dita, almeno aveva trovato uno svago. Il modo in cui le venature percorrevano il corpo centrale della foglia le fece venire voglia di disegnare, pertanto tirò fuori il taccuino e la piccola matita che portava sempre con sé e incominciò a replicare quelle venature.
“Uhm, sei brava.” Ammise Finn.
“Grazie. Sai, Margaret mi sembra una bella persona. State insieme da molto?”
“Da qualche mese. Io voglio spos- …”
Finn non poté completare la frase perché era stato appena esploso un colpo di fucile. Nell’accampamento si generò il panico, urla e passi veloci si mescolavano ai lamenti dei gufi sui rami. Ariadne sentì la mano di Finn stritolarle il polso per strattonarla via dal tronco. Correvano alla cieca poiché le torce si erano spente e il buio della sera celava l’ambiente circostante.
“Ariadne!” strillò la voce di Lucius.
“Non fermarti! Non fermarti!” ripeteva Finn.
Ariadne continuò a correre senza avere la più palla idea di cosa fare. La sua corsa si interruppe quando Tommy la tirò dietro un cespuglio.
“Finn, ora devi fare quello che ti dico: tu e Ariadne andate via da qua, seguite il sentiero che porta alla strada principale e continuate a camminare fino a Birmingham. Sono pochi chilometri, potete farcela. Ci vediamo al nascondiglio. Andate!”
Ariadne sfiorò la mano di Tommy e gli rivolse un’occhiata preoccupata, e lui annuì come a dirle che sarebbe andato tutto bene.
“Non morire.” Si raccomandò Finn.
Lui e Ariadne ripresero a correre mentre intorno a loro gli uomini sparavano all’impazzata e grugnivano come maiali al macello. All’improvviso un uomo sbucò dal buio e atterrò su Finn, ruzzolarono entrambi sul terreno bagnato di sangue.
“Ariadne, aiutami!”
Ariadne, rendendosi conto che l’uomo era morto, scaraventò il suo corpo di lato e aiutò Finn a rimettersi in piedi. Un proiettile le fischiò a pochi millimetri dall’orecchio, obbligandola a piegarsi sulle ginocchia per non essere colpita. Si tappò le orecchie con le mani e strisciò fino al cespuglio più vicino per trovare un riparo.
“Tu vieni con me!”
Tommy l’afferrò per il bavero del cardigan per farla alzare, dopodiché la spinse verso la fitta e oscura boscaglia.
“Finn …”
“Finn sta bene, noi siamo nella merda fino al collo. Vai! Continua a camminare!”
Le dita di Tommy si serrarono attorno al polso di Ariadne tanto da far scoccare in lei una scintilla di dolore, ma non si divincolò perché restare con lui era l’unica speranza di uscire viva da quel bosco.
“E Lucius? Lui sta bene?”
“Non lo so e non mi interessa. Ecco, siamo arrivati.”
Ariadne intravide l’auto accostata a pochi metri e tirò un sospiro di sollievo. L’apparente calma si dileguò quando Tommy digrignò i denti per il dolore.
“Stai sanguinando! Aspetta, fammi controllare.” Disse Ariadne con apprensione.
“Non c’è tempo. Sali in macchina e metti in moto. Sai guidare, vero?”
“Più o meno.”
Tommy non ebbe altra scelta se non quella di consegnarle la chiavi della macchina e sperare di tornare tutto intero in città. Al sicuro nell’abitacolo, Ariadne ingranò la marcia e premette sull’acceleratore per prendere le distanze dal bosco. Malgrado le mani tremassero mentre muoveva lo sterzo, la sui guida era piuttosto lineare.
“Come stai? Sanguini ancora?”
Tommy si svestì per controllare i danni e Ariadne di sottecchi ammirò il suo torace ben definito. La pelle era bianca, tonica e muscolosa, segnata qua e là da qualche cicatrice e da un paio di tatuaggi. A deturpare quel biancore era una ferita rossa che sgorgava.
“Mi hanno solo sparato di striscio. Attenta!”
Ariadne sterzò poco prima di uscire fuori strada e arrossì per essere così sbadata. Carl le aveva insegnato a guidare nel giardino di casa sua, le aveva insegnato solo i rudimenti e le guide erano state poche perché Lisa sopraggiungeva a distrarli con la merenda e con le sue chiacchiere.
“La ferita sanguina parecchio. Usa la camicia per tamponare.”
“Grazie mille, dottoressa.” Biascicò Tommy, irritato.
“Idiota.” Mormorò Ariadne.
“Svolta e destra e va sempre dritto.”
La ragazza eseguì la svolta, e quasi andò a sbattere contro un albero se Tommy non avesse sterzato all’ultimo istante.
“Che diamine è successo nel bosco? Perché qualcuno ha sparato?”
“Non lo so. Dimmelo tu, Judith.”
Ariadne inchiodò talmente forte che Tommy fu sbalzato contro lo sportello.
“Pensi che sia stata io?”
“Magari sei una spia. Una che mente sulla propria identità può mentire su molte cose.”
“Una spia? E’ questo che pensi di me? Quello che è successo a Londra …”
“Quello che è successo a Londra resta a Londra.” Disse Tommy.
Ariadne lo vide piegarsi per il dolore e ripartì per evitare che perdesse troppo sangue.
“Non sono stata io.”
“Lo so.”
In auto calò il silenzio, solo il canto dei grilli all’esterno scandiva il viaggio.
“Perché mi hai salvata? Potevi lasciarmi lì e dimenticarti per sempre di me.”
“Perché tuo fratello è mio socio. Non rovinerei mai un affare perché una stupida ragazzina muore.”
Ariadne non diede peso a quella specie di offesa, anzi sapeva che Tommy faceva il duro per mascherare le sue emozioni.
“Lo hai fatto per Judith?”
“Sta zitta e pensa a guidare.”
 
“Fermati qui.”
Ariadne parcheggiò nei pressi del canale, laddove erano ormeggiate numerose barche che l’indomani all’alba sarebbero andate a pescare.
“Dove ti porto?”
“Da nessuna parte. Io scendo e tu torni a casa tua con la mia macchina.”
Tommy fece fatica a mettere i piedi a terra, la ferita bruciava come fuoco vivo.
“Non ti posso lasciare in queste condizioni! E poi dove stai andando? Qui non c’è niente.”
“Ariadne, sparisci prima che qualcuno ci veda. Non è un fottuto gioco.”
“Come vuoi tu.”
Ariadne fece retromarcia e lasciò la sponda del canale per tornare a casa. Tommy, invece, trovò rifugio sulla barca di zio Charlie e specialmente trovò consolazione in una bottiglia di whiskey.
 
 
Salve a tutti! :)
Ariadne e Tommy si punzecchiano sempre, è divertente!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 
Ps. Gli Scuttlers erano una band attiva negli ultimi anni dell’800 e Mick King era davvero il loro capo, mi sono informata.

 
  
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