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Autore: DarkWinter    18/12/2020    5 recensioni
In un ospedale vicino a Central City, i gemelli Lapis e Lazuli nascono da una madre amorevole e devota.
Fratello e sorella vivono un'adolescenza turbolenta e scoprono il crimine e l'amore, prima di essere rapiti dal malvagio dr. Gero e ristrutturati in macchine mangiatrici di uomini.
Ma cosa accadrebbe se C17 e C18 non dimenticassero totalmente la loro vita da umani e coloro che avevano conosciuto?
Fra genitori e amici, lotte quotidiane e rimpianti, amori vecchi e nuovi e piccoli passi per reinserirsi nel mondo.
Un'avventura con un tocco di romanticismo, speranza e amore sopra ogni cosa.
PROTAGONISTI: 17 e 18
PERSONAGGI SECONDARI: Crilin, Bulma, vari OC, 16, Z Warriors, Shenron, Marron, Ottone
ANTAGONISTI: dr. Gero, Cell, androidi del Red Ribbon, Babidi
{IN HIATUS}
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Crilin, Nuovo personaggio | Coppie: 18/Crilin
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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40. La migliore Madre che si possa avere
 
 
 
Il truccatore e la parrucchiera erano arrivati prima dello champagne.
Erano le 6 di mattina, il sole filtrava in quella suite dell'hotel Ryz e la vestizione della regina era finalmente cominciata.
La parrucchiera teneva il ferro per le beach waves in una mano e un fiore di ibisco, color arancia sanguinella, nell'altra.
Se Diciotto aveva spostato la festa all'abbazia, voleva comunque indossare la spiaggia.
Seduta in poltrona, in vestaglia di seta, si faceva coccolare e tirava ad indovinare chi sarebbe arrivata per prima.
La prima damigella a bussare fu Carly.
Apparve timidamente dalla porta, con indosso il suo vestito turchese e la sua sottoveste voluminosa.
"Donna di cultura…"
La vista della damigella/cognata soddisfò il lato modaiolo di Diciotto: un tempo le donne usavano sempre le sottovesti, nel caso di Carly la sottoveste era un elemento chiave per dare all'outfit le linee desiderate. Ormai andava di moda il fast fashion con fodere cucite direttamente nelle gonne e nei vestiti, a supplire in modo immeritevole il concetto di sottoveste. Diciotto storse il labbro, ripensando a quando da ragazzina aveva riempito il suo armadio di fast fashion, senza ascoltare Kate che le diceva che quei capi da un pugno di zeni erano stracci, che la couture era un'altra cosa, che era meglio avere meno capi ma averne di seri. Kate la signora elegantona coi suoi robe-manteau e le calze sempre dello stesso colore delle scarpe, Lazuli che aveva espresso la sua ribellione a ció coi suoi jeans strappati e i top a pancia fuori.
"Mi dispiace per ieri, Lazuli. Proprio non ho potuto."
Carly sembrava abbastanza fresca e riposata, ora. Diciotto le andò incontro, "Hai dormito?"
"Così così."
"Mio fratello ti dà noie?"
"No, morivo di fame."
Se mai era lei che dava noie. Lapis si era fatto un giretto per Satan City alle 2.30, Carly si era svegliata con la fame atavica e se il minibar aveva la Coca Zero, il servizio in camera non prevedeva razioni extra large di patatine e nuggets.
Diciotto notò che Carly indossava già i tacchi e si era legata al petto la stola rosa cipria, come un grande fiocco. Non era così che si portava una stola, di solito.
Tuttavia, le stava bene.
 
 
 "Ogni donna sta meglio truccata, truccarsi non vuol dire farsi mascheroni da Instagram." Sara si tracciava l'attaccatura delle ciglia superiori con una linea sottile di matita nera. "Sai, quelli con le ciglia finte che sembrano scope."
Diciotto si godeva la sua vestizione ad occhi chiusi, "Io di solito metto solo il mascara, per le mie ciglia trasparenti."
Si rivolse poi al truccatore, quasi perentoria, "Ricorda, ho il pop di colore sulle labbra. Sono chiarissima, basta un niente per farmi un trucco che mi sovrasta e mi fa sembrare volgare."
"Devi usare i marroni, Laz, non il nero. I marroni sembrano nero su di te."
 
 Bulma era arrivata lì senza reggiseno: Carly le aveva dato il suo booby tape, un'invenzione a metà fra lo scotch e le bande adesive usate dai fisioterapisti.
La scienziata guardava nello specchio il suo seno che era ancora sodo, anche se non più come un tempo. "Io non so se questo basta, Carly. Va bene tutto ma non ho più la tua età, straborderò."
"Lascia fare a me." Carly le dispose tre lunghe strisce di booby tape a U, da un capezzolo all'altro, passando per il coppino. Le avrebbe lasciato libere la schiena e la scollatura. La scienziata fu sorpresa di vedere che il booby tape sfidava davvero forza di gravità.
"Wow." Si rimirò, tastandosi il busto. "E per fare dire wow a me…"
Carly fece l'occhiolino; le porse il booby tape che aveva comprato per sé, lasciando Bulma perplessa.
"Ma allora il tuo scotch non fa il lavoro pesante?”
"Assolutamente sì e lo adoro, ma a me fa male il seno; mi serve la vecchia e fidata impalcatura."
Si scostò il vestito dal petto e Bulma vide un reggiseno semplice, dall'aspetto solido e affidabile.
"Oggigiorno ci sono molti più modelli di quando io avevo la tua età," le sorrise Bulma. "Sopra una certa taglia si trovavano solo robe noiose da mia nonna in carriola."
"Ma anche adesso, i negozi normali si fermano alla coppa DD…"
Se c'era un capo di abbigliamento in cui Carly era ferrata, erano i reggiseni.
 
 
 Fra i flash dei fotografi e qualche goccia di champagne sul pavimento, le damigelle aiutarono la regina nell'ultima fase della vestizione: la fecero scivolare nel peplo senza che il tessuto toccasse le sue beach waves o le sue guance impreziosite di fard. Il booby tape lasciava che i suoi seni si toccassero al centro, come due nuvolette fluttuanti.
"Quasi non ci credo che queste sono le mie tette…"
Diciotto si lasciò scappare quel pensiero: si sentiva non solo splendida, ma anche sexy.
Non le capitava mai di sentirsi entrambi.
"Troppo sexy per quello scapestrato del mio amico," ammiccò Bulma.
"Se Crilin è uno scapestrato…" per Carly era un patatone. Scapestrato era ben altro.
Sara finì di annodarle una spallina sulla clavicola: guardò Lazuli sposa nella sua interezza e sentì la commozione minacciare i suoi occhi truccati di fresco. "Una dea. Ora il fiore."
Diciotto prese la mollettina a fiore di ibisco, fatto di seta, e se l'appuntò su quelle ciocche che aveva il tic di mettersi dietro l'orecchio.
Nel frattempo era arrivata una seconda bottiglia, la damigella d'onore riempì di nuovo il flûte della sposa.
"Prima che ti metti il rossetto, brindiamo a te."
"A te!" Bulma alzò il suo flûte di champagne, Carly di succo d'arancia.
A brindisi terminato Diciotto notò che Carly non aveva voluto lo champagne.
"Lei non regge l'alcol," le ricordò Sara. "Vorrà salvarsi lo sballo per la festa."
 
 
 
 Alle 10 le damigelle avevano lasciato la suite, a Diciotto mancavano solo il bouquet e il velo. Ormai era quasi il momento, sarebbe apparsa all'abbazia in mezz'ora.
Aspettava, sola nella stanza. Camminava avanti e indietro nella suite, temendo di consumarne i tappeti e i parquet.
Sentiva quell'appuntamento come uno dei più importanti della sua vita. Aveva le mani sudate, continuava a inghiottire saliva bollente e le pareva di avere di nuovo una bomba dentro.
E quando udì bussare alla porta, non seppe se la gioia si fece ancora più dolorosa o se la bomba nel suo cuore si sciolse.
"Lazuli, posso?"
La gonna fluida del lungo abito monospalla precedette Kate, sulla soglia della suite.
Kate si trovò sua figlia vestita di tutto punto davanti agli occhi, posata lì, per farsi guardare.
Madre e figlia restarono una davanti all'altra, entrambe stupite dalla bellezza reciproca, entrambe consapevoli di cosa quel momento significasse.
La mamma non riuscì a parlare; avanzò sui suoi tacchi, lentamente, come a non voler sbattere le palpebre. E la figlia fissò i dettagli delle sue sottili ciocche argentee, mescolate a quelle nere in uno chignon da vera signora; dei pendenti di rubino, quelli di sua nonna (anni prima, la nonna di Kate le aveva donato molti gioielli).
Quasi era un affronto, per i rubini, essere così vicini ai suoi occhi.
Kate parlava con quegli occhi, che si erano riempiti di lacrime. "Dimmi, Lazuli."
La sua voce tremava.
Nella sua testa, Diciotto aveva enunciato mille preamboli con cui avanzare la sua richiesta a Kate. Ma esattamente come Kate aveva pensato, senza riuscire a dirlo, che lei fosse bellissima e che non ci credesse a vederla in abito da sposa, anche Diciotto fu solo capace di poche parole.
"Mamma, mi darai il braccio?"
La stanza era silenziosa, il sole di luglio che l'aveva invasa si era fatto soffocante.
"...vorrei camminare lungo quella navata con la persona che mi ha cresciuta, che mi ha sempre amata, che è sempre stata lì per me. Mi darai il braccio, mamma?"
Forse non aveva nemmeno il diritto di chiederglielo. Quando aveva perso il diritto?
Diciotto ebbe paura del silenzio.
Guardò la donna in blu imperiale accanto a lei, che aveva sempre una marcia in più: centimetri in statura, intelligenza, fortezza.
Sua madre Kate dagli stessi, indimenticabili occhi obliqui, dal cuore valoroso più del suo.
Diciotto la rivide ragazza, lì al suo fianco, con gli stessi capelli setosi e il famoso vestito arancio che i gemelli non avevano mai visto, se non in foto.
E ripensò a se stessa, figlia ingrata, una goccia di vita sopravvissuta alla disperazione, piombata nell'esistenza di Kathryn Lang con la forza di un big bang.
Lei che aveva fatto patire Kate ragazza fin dal primo momento in cui aveva esistito, rivendicando come proprio il terreno del suo corpo, logorandola dall’interno con le sue unghiate e i suoi calci, portandola in fin di vita quando aveva voluto nascere.
E quello era stato solo l'inizio.
"Alla fine io cosa ho fatto di buono per te? Sono stata solo una sanguisuga. Una gramigna."
Kate aveva fatto di tutto per amore di Lapis e Lazuli. Non aveva saputo fare altro che amarli. "Che io abbia sofferto tanto per te, figlia mia, è vero. Per voi. Ma vi ho amati dal primo istante, e ne è valsa la pena."
"Sicura, mamma?"
"Per voi, lo rifarei."
Kate era così innamorata dei suoi figli. Le sue gemme preziose.
Una lacrima restò imprigionata fra le sottilissime rughe all'angolo del suo occhio.
"Certo che ti darò il braccio…" Kate accarezzò Lazuli sulla testa, dove il bianco perlaceo delle radici virava a delicato oro.
Diciotto avrebbe tanto voluto essere per la sua Marron quello che Kate era per loro. "Mamma, grazie. Per tutto quello che hai fatto. E scusa, per tutto quello che noi ti abbiamo fatto."
Erano adulti sereni, ora: al sicuro dall'oceano di dolore da cui Kate aveva creduto, per molti anni, di non essere riuscita a salvarli.
Le guance della mamma si imporporarono, "Mi dispiace di non essere stata la madre che tu avresti voluto. Ho sbagliato tante volte con te, e con Lapis."
Lazuli, amatissima figlia infedele, aveva condotto sua madre alla disperazione con ribellioni senza scopo e scelte autodistruttive che non l'avevano portata da nessuna parte.
"No! Non dire così." Diciotto le strinse la mano, d'impulso. Era diventato così urgente; prese Kate per le spalle e alzò lo sguardo per incontrare il suo. Ora era lei ad avere il tremito nella voce.
"Tu sei la miglior madre che si possa avere."
Kate rise e pianse insieme, non voleva piangere ora e rovinarsi il trucco…
"Lazuli, giusto perché tu lo sappia, in questo giorno speciale tuo padre ti avrebbe dato il braccio. Il tuo vero padre."
Kate riusciva sempre a colpirla. Diciotto non si sarebbe mai aspettata quelle parole e non seppe mai se l'altra lacrima che era scesa sulla guancia di sua madre riguardasse l'emozione della giornata o il ricordo di un uomo che aveva amato, ventitré anni prima.
Non era quello il momento, ma Diciotto notò come non sapesse nulla di suo padre.
Avanzó una richiesta per la prima volta, "Un giorno vorrei che tu mi parlassi un po' di lui. Non so nemmeno il suo nome."
"Il suo nome…"
Kate sussultò, interrotta da un sobbalzo improvviso che si diffuse dalla porta chiusa a chiave attraverso tutta la suite. Un pezzettino di stucco dorato cadde dal soffitto in testa a Lazuli.
"Mà!"
L'hotel non stava crollando, era stato solo un colpo alla porta. Seguito da un altro.
"Mà? Sei lì dentro?"
Kate si divertì a vedere Lazuli disfarsi delle lacrime e diventare rossa di rabbia.
Le lacrime scomparvero anche a lei, "No, non sono qui."
Diciotto udì le damigelle protestare e squittire, Sara urlare “Vai via!”.
Una risata spontanea le salì fino agli occhi; si tolse il pezzetto di stucco dai capelli, guardò Kate alzarsi prima di lei. Erano pronte.
 
 
/
 
Una Rolls Royce d’epoca, bianca e decorata con tulle rosso, attendeva la sposa e la sua squad fuori dall’hotel Ryz.
Bulma era abituata al lusso; per Kate, in un’altra vita, lusso e prestigio erano stati realtà quotidiana; eppure, l’eleganza dell’auto e dell’autista era riuscita a stupirle entrambe.
Diciotto, Sara e Carly guardarono a bocca aperta la macchina, era come salire su una giostra: dava i brividi, era emozionante.
“Shenron e io ci intendiamo, quando si parla di classe.”
Diciotto non aveva chiesto niente di particolare: aveva solo pronunciato la parola “eleganza”.
“Ti sei persa uno spettacolo pietoso, ieri sera,” Bulma attizzò la curiosità di Carly.
“Lazuli che cantava la canzone delle Spice Girls?” si azzardò la damigella d’onore.
“No! Indovina chi si è presentato nel boudoir? MUTEN! Bello marcio d’alcol.”
Muten...Muten...ah sì, il Genio, una specie di figura paterna per suo cognato; Carly fece vagamente mente locale.
“Cos’hanno combinato all’addio al celibato? Lapis ti ha detto qualcosa?” chiese Sara.
“Non é andato…”
Carly si era addormentata alle 7 di sera, appena arrivata in hotel. Si era aspettata che Lapis fosse andato con Muten, Yamcha ed altri all’addio al celibato di Crilin. Invece, quando si era svegliata nel cuore della notte l’aveva trovato seduto di fianco a lei, a guardarla.
Forse l’aveva coccolata mentre lei dormiva, forse Carly ricordava la sua mano fra i suoi capelli. O forse Muten e Yamcha erano una compagnia così peggiore che Lapis aveva preferito restare con lei.
 
La Rolls Royce seguì la strada fuori da Satan City, alle 10.30 in punto raggiunse la cima piatta e verde delle scogliere.
La pietra bianca sembrava completare il paesaggio; le guglie dell’abbazia erano baciate dal sole, come puntali luminosi. Il rosone sfavillava di vetrate colorate. La bobina della storia era stata riavvolta da Shenron solo per loro, solo su quel pezzetto di terra.
Nel vedere sua madre e le sue damigelle meravigliarsi davanti all’abbazia, Diciotto sentì un moto nel cuore: orgoglio e commozione, legati, piegati su loro stessi come morbide sciarpe.
Una musica leggera suonava da dietro le porte aperte: la musica che intratteneva gli ospiti, preludio dell’arrivo più atteso della giornata.
Stava per accadere; era tutto vero.
Sara porse a Diciotto il suo bouquet di seta. Bulma e Carly stringevano i propri, sistemando il velo della sposa sui gradini. La presa di coscienza del momento esplose in Diciotto, un bagliore d’amore e gioia così forti da farle aprire le mani e lasciare cadere il bouquet, ma Kate era già da lei. La rassicurò, le diede un ultimo abbraccio.
Si chinò e le rimise i fiori in mano, stringendo le mani intorno agli steli, intorno a quelle di Lazuli. “Ci sei, bambina mia. Sei pronta.”
 
 
 Gli ospiti parlottavano ancora, seduti sulle panche. In piedi vicino all’altare Crilin si mordeva le guance, si stiracchiava le dita sudate, guardava l’organo sulla balconata, la porta investita di luce che accecava. Guardava Trunks correre dietro a Goten, con Chichi che si scusava di loro con coloro a cui i bambini passavano fra le gambe, tiravano la gonna o urlavano vicino.
Crilin pensò al suo migliore amico, che non poteva essere lì. Nel diluvio di luce della porta gli parve quasi di vedere Son Goku, circondato d’energia dorata. Gli parve quasi di sentire la sua mano sulla spalla.
Crilin incontrò lo sguardo benevolo del testimone, Gohan, il suo braccio allungato verso di lui. “Ci sei, amico.”
Crilin si voltò a raccogliere anche gli sguardi benevoli degli altri suoi testimoni: Piccolo, Yamcha. Diciassette.
Non aveva mai ricevuto uno sguardo così benevolo da Diciassette.
La musica d’intrattenimento sfumò e una fanfara di trombe annunciò le prime note della marcia nuziale. Trombe apparse da chissà dove in cima alla balconata suonavano all’unisono, lasciando gli spettatori con il naso all'insù.
Quando l’organo attaccò con le sue note regali, potenti, che scuotevano il cuore fino all’anima Crilin restò senza fiato.
Diciotto camminava raggiante lungo la navata addobbata di rosso, a braccetto con Kate.
Madre e figlia, una più bella dell’altra, avevano tutti gli occhi su di loro. Le damigelle le seguivano.
Crilin non riuscì a non piangere: Diciotto vestita da sposa, Diciotto con il velo sul viso, ma con occhi così brillanti che nessun velo non poteva nascondere.
Diciotto vestita da dea, che camminava verso di lui in armonia con le note dell’organo.
L’organo suonava da sé, operando quieto la sua magia dal suo angolo di balconata; accompagnò con un ultimo crescendo i passi della sposa, guidandola all’altare proprio al momento del finale.
Quando l'abbazia fu di nuovo silenziosa il Genio apparve al fianco degli sposi e i rispettivi testimoni si sedettero ai lati dell'altare, le donne a sinistra, dietro Diciotto, gli uomini a destra dietro a Crilin.
Crilin non volle nasconderle le sue lacrime. Le sollevò delicatamente il velo.
 “Diciotto, quando ti ho vista fra le montagne eravamo nemici. Ma già da allora non ho potuto impedirmelo, mi sono innamorato.”
Il fiore di ibisco fra i suoi capelli. Il delicato rossetto rosso, rosso melograno. Un altro colpo al cuore.
“E quando ero con te, su quell’isola...eravamo ancora separati, da un destino che pensavamo non ci risparmiasse, dall'impossibilità di essere insieme. Era impossibile, ma tu eri già tutto per me. Non avrei mai dimenticato i tuoi occhi. In ogni mio pensiero, in ogni mio respiro. Eri tu.”
Diciotto era così amata. Un amore che tagliava le parole in gola.
La sposa sentì lo sguardo di sua madre su di sé, lo sguardo che le diede la forza.
“Crilin. Se c'è una cosa che la vita in questi ultimi anni mi ha insegnato una cosa, è il suo essere imprevedibile. Il futuro è sempre un mistero e amare é un'avventura, ma non solo; amare é duro lavoro, amare a volte fare paura.”
Da dietro le spalle di Lazuli, Carly guardò Lapis e vide che anche Lapis la stava guardando. Si erano guardati allo stesso momento, nell’udire le stesse parole, ed egli aveva alzato il labbro in un breve, timido sorriso che non era arrivato fino agli occhi.
“Ma sono certa, Crilin, che con te al mio fianco non c'è sfida che non potrò affrontare.”
A Bulma non sfuggì la mano sul viso di Chichi, la sua testa bassa, contro la spalla di suo padre.
Sara notò con quanto amore Bruno, Amelia fra le braccia, stesse guardando lei; e con quanto orgoglio stesse guardando Lazuli, la ragazza che aveva creduto di non aver potuto salvare. La figlia che, in una fredda notte, aveva promesso a Kate avrebbe riportato a casa.
Kate vide che Lapis guardava sua sorella con puro stupore, come se non riuscisse a vedere altro; vide che anche Ronan era orgoglioso di Lazuli. E quell’orgoglio, quel bene che traspariva dal suo sguardo la convinse una volta per tutte che sì, Ronan la meritava.
Meritava lei e i suoi figli nella sua vita.
Crilin si avvicinò alla sua Diciotto, che avrebbe sposato ogni giorno. Le rimise il suo anello d’oro, parlò guardando le sue mani lavorare attorno alle proprie, anulare, anello, carezza sul dorso.
“Sei la donna più coraggiosa che abbia mai conosciuto: mi dai forza, speranza, mi rendi migliore Diciotto. Sei tutto ciò che ho sempre sognato, e ho tanta voglia di continuare questo viaggio insieme: la nostra vita.”
Crilin la vide cercare Marron con lo sguardo e si commosse ancora di più.
Diciotto gli strinse la mano e lo invitò a guardare nel rosone. La luce colorata della vetrata si era trasformata in un caleidoscopio, il rosone aveva assunto l’aspetto di un portale, no, di uno schermo televisivo perturbato da lievi interferenze.
Gli ospiti emisero un flebile “oohhh” di sgomento. L’immagine di un giardino verde, ben curato, illuminato da un cielo rosa li sorprese.
“É un live?” sussurrò Bruno all'energumeno con tre occhi seduto di fianco a lui.
Tien si grattò il mento. “Credo proprio sia un altro pianeta.”
L’abbazia intera udì il gemito di Chichi, quando tre facce apparvero nel rosone: un primate, un insetto gigante e un uomo dalla chioma irsuta e il viso gioviale.
“Chi c'è? Che succede?” chiedeva costui, conosciuto dalla maggior parte delle persone sedute lì dentro. Piccolo, che non aveva espresso nessuna emozione fino a quel momento, sciolse il nodo delle sue braccia e fece un passo avanti.
"Mi sto sposando, Goku!"
Diciotto guardò compiaciuta Crilin esultare e tendere le braccia al suo migliore amico. Lui e Son Goku si salutarono, si sbracciarono, quasi urlarono. Diciotto aveva distratto Crilin sulla fine dell’enunciazione del desiderio: un momento con Goku era stata la sorpresa che aveva voluto donargli.
Era rimasta un po’ delusa alla vista di Son Goku, stazionato sul pianeta di re Kaioh, morto ma con l’aspetto che tutti avevano conosciuto. Si era aspettata un guerriero dall’aria tosta, come Vegeta o se stessa. Sembrava invece un tipo tranquillo, che salutava moglie e figli come se fosse in procinto di tornare a casa.
A Diciotto venne spontaneo guardare Sedici in faccia, ma Sedici era impassibile.
Goku non smetteva di dire al suo migliore amico quanto fosse felice per lui.
“Tua moglie sembra gentile…dov'è Vegeta?”
Goku si sporse in avanti, guardando attraverso il rosone i testimoni dello sposo.
"Oh dai, Piccolo in completo! E Yamcha, vecchio lupo! Gohan, guardati, in cravatta...e tu?"
Goku si sforzò, ma non riconobbe il ragazzo coi capelli legati in una coda e gli orecchini ad anello. Da lí non si vedevano bene tutti i dettagli ma no, non era Vegeta, era troppo alto. E troppo poco muscoloso. Accidenti, non l'aveva mai visto.
"Lui é il cognato di Crilin, Goku, ora stai buono e lascia parlare me,” il Genio, l’officiante, si rivolse alla platea. La cerimonia doveva ben continuare.
“Siamo qui, oggi, noi tutti che vogliamo loro bene, a celebrare l’amore di Crilin e Lazuli. Questo qui, che ho conosciuto da bambino, ora è papà, è marito. Wow. E lei...Lazuli non è una ragazza come le altre. Hai ragione, Goku. Io ne ho conosciuta di gente, nella mia lunga vita, ma una ragazza così, caro Crilin mio, non so che fortuna ti è capitata. Manco tu lo sai. Lazuli, sei la ragazza perfetta per lui.”
Gli ospiti, e gli sposi, non poterono fare a meno di sorridere a quel discorso raffazzonato, ma sincero. Il Genio stava dicendo solo la stupenda verità.
"E ora baciatela, su."
 
 
 
 
 
 
Pensieri dell'autrice:
 
 
E così, ecco il capitolo dedicato esclusivamente alla tanto attesa cerimonia coi cari degli sposi! Con una videochiamata sorpresa con Goku.
Vero che nessuno si aspettava Goku? Invece Diciotto, con quel pezzo di desiderio, ha reso felice sia Crilin che Chichi, Gohan e Goten💖 Qui siamo in piena estate, ma nel nostro mondo mancano SEI giorni a Natale. Wow. Con questo capitolo vi auguro buone feste, Natale e anno nuovo, vi ritroverò nel 2021, sperando che porterà tempi migliori per tutti.
Come devo fare ogni tanto, mi prenderò una pausa. Cercherò comunque di essere presente come lettrice, ma col capitolo 41 "Niente Cuori infranti a un Matrimonio", ci rivedremo venerdì 22 gennaio.
Grazie per essere stato presenti fin qui, 40 capitoli mi sembrano così tanti, eppure ho così tanto da dire.
Vi auguro delle buone feste e tanta serenità!
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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