Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Saeko_san    25/12/2020    1 recensioni
Ogni scrittore, amatoriale o professionista che sia, nella sua carriera ha incontrato sempre un grande ostacolo davanti a sé, chi prima, chi dopo: quello di ideare una storia, costruirla, a volte scriverne interi capitoli, per poi perderne l'interesse, a volte lasciandola sola e abbandonata a se stessa, senza più essere in grado di concluderla.
Per quel che mi riguarda, ne ho diverse di storie di questo genere e, datosi che non sono mai riuscita a trovar loro una conclusione o uno sviluppo appropriati, ho deciso di raccoglierle tutte insieme e comunicare la mia frustrazione (data dalla mia incapacità di concluderle) al mondo.
| stories first written between 2008 and 2011 |
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
9. Parte 2 – Long:
Cronache di anime e congreghe, capitolo 8:
Motivo d’allarme
 

Era notte fonda e una luna brillante faceva cadere i suoi raggi leggeri sul palazzo di Arvar. Una luce minuscola si avvicinò da nord ed entrò nella finestra della torre più alta. Aelithia l’aspettava.
 
Eccola!
 
Il ciondolo luminoso a forma di stella andò a posarsi sulla sua mano; era ancora incandescente, ma la regina di Laviro sopportò il dolore che il calore magico di quell’oggetto le procurava alla pelle, passando immediatamente ad interrogarlo.
 
-Dimmi ciò che hai visto- sussurrò, avvicinando le labbra alla mano.
 
La piccola stella si freddò d’improvviso e la catenina alla quale era appesa diventò d’oro, alzandosi in aria; formò un cerchio perfetto e al suo interno comparve una sottile membrana trasparente, sulla quale iniziarono a formarsi delle immagini. Aelithia riconobbe lo sguardo verde e la ciocca rosa della figlia.
 
Non ha ancora ricordato perfettamente.
 
Aelithia sapeva dove si trovavano, anche se non conosceva le loro intenzioni; il fatto che la figlia non ricordasse tutto e bene le tornava utile.
 
Un vantaggio che posso sfruttare.
 
***
 
Noa fissò il suo ciondolo a forma di luna, che risplendeva di una luce fredda; voleva dire che uno dei quattro ciondoli della sua famiglia era stato attivato.
 
L’ha utilizzato per localizzare Rora.
 
Ci aveva pensato anche lei, però aveva anche pensato che la madre se ne sarebbe accorta, proprio come lei se ne era accorta in quello stesso momento, che avrebbe potuto approfittarne come lei aveva appena fatto. Infatti, grazie alla potenza che accomunava quei ciondoli, era riuscita a vedere ciò che sicuramente aveva visto Aelithia.
 
Ed è una fortuna che nostra madre non si sia accorta di questo potere che ha attribuito ai nostri ciondoli. Chissà quante volte papà ci ha viste…
 
Scosse la testa e scacciò subito il pensiero del padre; il ciondolo le aveva appena rivelato che Rora e Trashiraa erano dirette a est. In tutto questo, la cosa che più la preoccupava era che sua sorella non ricordava tutto ciò che la riguardava, dato che non riusciva nemmeno a capire cosa non ricordasse. Ma se non lo riusciva a capir lei, non poteva farlo neanche sua madre.
 
Starà pensando ad un piano per capire cosa non ricorda, la devo fermare!
 
Noa ormai aveva imparato a entrare nella mente della maga oscura e a capirla. Questo era un prezioso insegnamento che aveva ricevuto dal suo maestro Kilik.
 
Devo dirlo a lui.
 
Si rimise l’amuleto di famiglia al collo. Si legò arco e faretra, le sue armi preferite, alla schiena, fondamentalmente nella stessa posizione in cui Rora portava le due spade incrociate. Si assicurò in vita un pugnale della stessa fattura di quello della sorella, ma con una pietra viola al posto del topazio rosa. Dopodiché uscì e si avviò verso il laboratorio. Anche se Kilik faceva parte della Congrega Nera, era pur sempre un mago; un mago è dedito alla ricerca ed è spesso perso in mezzo ai suoi alambicchi a sperimentare.
 
Dobbiamo far presto, Rora e Trashiraa sono in pericolo!
 
***
 
Mewio guardò la cella vuota, con gli occhi spalancati: non poteva ancora credere a ciò che aveva appena fatto.
Quella mattina il Conte Stadt si era messo a conversare con lui.
 
-Mewio. Mewio. È questo il tuo nome vero?- lo aveva chiamato alle prime luci dell’alba.
 
Lui era ancora mezzo addormentato, ma si era avvicinato alla cella e stropicciandosi gli occhi, aveva chiesto con deferenza (per quanto imprigionato, il Conte era pur sempre una delle personalità più prominenti della Congrega):
 
-Di cosa avete bisogno, signor Conte? Ha fame? Di già? È appena spuntato il sole!-.
-No, Mewio, non ho fame. Piuttosto, devo parlarti di una cosa importante-.
-Di che cosa si tratta?-.
-Da quanto tempo appartieni al Male?-.
-Da tanto, a quando sono nato in pratica. Perché mi fai una domanda così assurda?-.
 
Mewio non riusciva proprio a capire.
 
-Perché potrebbe esistere una vita migliore di quella che fai-.
-In che senso?-.
-Ti piacerebbe essere gratificato moralmente quando lavori?-.
 
Solo in quel momento Mewio aveva iniziato a capire.
 
-Io sono già gratificato- aveva risposto con stizza.
-Ne sei sicuro?-.
 
Mewio non aveva risposto; era stato così Cornelio Stadt aveva iniziato a parlargli della bellezza del Bene, di quella luce di un colore freddo, il bianco, ma che comunicava calore. Gli aveva parlato di un mondo dove non sarebbero più esistiti danchi e monopolizzazioni di alcun genere; Mewio aveva sentito il desiderio di essere avvolto da quella luce. Una sola risposta si profilò nella sua testa alla domanda del Conte:
 
-Vorresti essere finalmente libero?-.
-Sì-.
 
Si era sentito magicamente libero, per davvero; era improvvisamente più leggero e felice. Il mondo, da buio e oscuro come l’aveva sempre conosciuto, era diventato repentinamente luminoso e limpido. Il Conte Stadt gli aveva parlato di un piano in corso per rovesciare la Congrega Nera e, sotto giuramento di non farne parola con nessuno, Mewio l’aveva liberato.
 
-Sarai un nostro infiltrato- gli aveva detto Stadt, prima di andarsene.
 
Ora l’uomo di pelle scura guardava la cella vuota. Si sentiva parte di qualcosa di troppo grande per lui, tuttavia era finalmente, appunto, parte di qualcosa: del mondo, cosa che dentro di sé aveva sempre desiderato. Ora gli apparteneva.
 
***
 
Stadt correva veloce nel bosco, nonostante la sua età ormai non molto vigorosa; anche se era solo un essere umano, i suoi allenamenti di quando aveva l’età che ora avevano le due principesse di Arvar gli erano ancora molto utili, persino più della magia.
Era molto importante aver convertito il carceriere al Bene: era un gran passo in avanti per la lotto contro Aelithia. Se prima Pep non si faceva neanche attirare dalle richieste della Luce, Mewio era stato molto più malleabile e pronto ad ascoltare; molto probabilmente il mondo del Buio non l’aveva trattato come si sarebbe meritato o aspettato.
Doveva raggiungere il consiglio segreto della Congrega Bianca, un gruppo di persone che, avendo abbracciato la causa del Bene, erano state espulse da Arvar oppure erano fuggite dalle carceri. Proprio come lui.
 
***
 
Torov camminava di buon passo, sarebbe arrivato ad Arvar entro cinque o sei giorni. Guardò il cielo terso sopra la sua testa e pensò alla casa sul Canale di Jamrin: erano anni che viveva lì e faceva la guardia per conto della Congrega Bianca, anni che conosceva Trashiraa. Si passò una mano sul tatuaggio da negromante; in tutti quegli anni si era trasformato in negromante solo un’altra volta, ovvero quando stava per essere catturato dalla Congrega Nera.
Era rimasto il negromante Ashin fino al momento in cui Trashiraa l’aveva rintracciato per tornare ad essere quello che era sempre stato: Torov il contadino. Ashin era il nome di suo padre, un negromante che gli aveva lanciato una maledizione che lo aveva fatto ammalare e che aveva costretto sua madre a fargli bere sangue di ninfa; ora si ritrovava di nuovo ad indossare quelle odiate vesti per tornare nel luogo dal quale era fuggito. Questo era certamente uno svolgersi degli eventi che non si sarebbe mai aspettato; si sentiva troppo vecchio per andare avanti, perciò questa sarebbe stata la sua ultima azione e, una volta nata la Congrega Bianca, avrebbe fatto in modo di sparire.
 
***
 
La luce del mattino entrò nella grotta. Aprì lentamente gli occhi e si alzò a sedere. Aveva sognato di nuovo e, con suo sconcerto, era certamente un sogno di cui preoccuparsi. Baor lo guardò di sbieco.
 
-Uar. Che succede?-.
-Le ho sognate di nuovo, Baor. Tutte e tre. Aelithia, Rora e Noa-.
-Che cosa hai sognato stavolta?-.
-Rora e Noa sono divise, tuttavia su entrambe splende la luce. Aelithia invece è al castello. Ed è immersa nell’ombra. I ciondoli splendevano-.
-Anche il tuo splendeva- disse Baor.
 
Il folletto non aggiunse altro.
 
È sempre stato di poche parole.
 
Sì, il folletto della Foresta Proibita non era mai stato un tipo socievole. Però lo aveva aiutato, gli aveva offerto un posto in cui stare da quando era stato bandito da Arvar e lo ascoltava nei momenti di bisogno. Gli era molto grato.
 
I nostri ciondoli hanno brillato, vuol dire che posso vedere che succede.
 
Uar prese il piccolo ciondolo a forma di cerchio che portava al collo. Pronunciò quell’unica formula magica che era in grado di praticare e davanti a lui comparve una sottile membrana dove alcune immagini iniziarono a muoversi.
Una volta finito di osservare si rivolse a Baor.
 
-Devo andare-.
-No. Tu non ti muovi da qui-.
 
Il tono del folletto era basso ma deciso. Uar lo guardò stupito.
 
-Ho visto anch’io quelle immagini- spiegò Baor –E ti dico di aspettare. Presto tua figlia e la fata verranno qui. Quindi aspetta-.
 
Uar capì e decise di seguire il consiglio dell’amico, sospirando e uscendo al di fuori dalla grotta. Il fitto tetto di foglie sopra di lui, ovvero le folte chiome degli alberi della Foresta Proibita, faceva sembrare tutto buio. Non era niente in confronto a quello che ricordava del bosco di Arvar: l’aria qui era fresca e limpida, non opprimente e oscura come quella che aleggiava nei luoghi che circondavano il castello. Uar inspirò profondamente.
 
Rora, ti aspetterò.
 
***
 
Kilik era nel suo laboratorio. Stava cercando di perfezionare una pozione, che ufficialmente serviva a curare le malattie degli organi interni, ma che in realtà era la pozione per aprire le porte dell’Oblio. Mancava un elemento che servisse a tenere quelle porte aperte il tempo necessario a farle oltrepassare ad una strega oscura come Aelithia. Proprio quando aggiunse una goccia di fosfato e sangue di ninfa, le porte del laboratorio si aprirono e comparve Noa.
Aveva un’espressione scapigliata, portava faretra e arco sulla schiena.
 
-Noa, che succede?-.
-Trashiraa e Rora stanno riunendo i guardiani degli Elementi. Rora non ricorda nulla di me, né di nostro padre, né tantomeno del Grande Segreto. L’ha completamente dimenticato. Sfortunatamente anche Aelithia ora sa di tutto questo. Ha richiamato il ciondolo di mia sorella per scoprire la loro posizione-.


































Note di Saeko:
ebbene sì, questa storia si conclude esattamente così. Ricordo perfettamente di aver avuto in pugno, una decina di anni fa, uno sviluppo estremamente complicato e stracolmo di intrecci, come questi primi otto capitoli dovrebbero aver dimostrato, eppure smisi di scriverla e persi il quaderno in cui avevo appuntato le parti principali. A tutt'oggi non riesco a ricordare come avessi intenzione di continuare questo racconto, motivo per cui ho deciso di abbandonarlo completamente; persino ricorreggerlo e renderlo presentabile per una pubblicazione qui su Efp non mi ha portato nemmeno per un momento a capire come proseguire nemmeno dopo le ultime parole che pronuncia Noa alla fine del capitolo, proprio perché non riuscivo a ricordare nemmeno io cosa avessi ideato.
E' frustrante, ma anche incredibilmente interessante, perché lascia aperte tantissime possibilità.
Detto questo, vi ringrazio umilmente per essere giunti sin qui, prima della fine dell'anno tornerò certamente con una flashfic che avevo intenzione di inserire in questa raccolta piuttosto frammentaria.
Vi auguro per il momento un buon Natale, nella speranza che lo stiate trascorrendo (per quanto possibile) nel migliore dei modi.

Saeko's out!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Saeko_san