Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: Hoshi_10000    26/12/2020    1 recensioni
Questa storia è una raccolta di one shot per indagare l’atteggiamento dei personaggi di Yuri on Ice di fronte al proprio invecchiamento.
Perché per alcuni sono i 18, per altri i 29; alcuni festeggiano, altri piangono; alcuni si divertono con amici e parenti, altri ne pianificano l’omicidio.
Perché ognuno è diverso e ognuno è speciale, ed un compleanno non è mai solo il giorno in cui celebriamo il fatto di essere nati.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Georgi Popovich:                                       C’è sempre qualcuno che pensa a te
29 anni,
26 dicembre
(sabato)
 
Secondo i poeti del periodo del romanticismo, come ad esempio il celebre Leopardi, fin dalla nascita l’uomo non aveva davanti a sé altro che sofferenza. Ora, senza spingersi così in là, in parte aveva ragione: senza voler generalizzare, alcune nascite erano veramente tristi. No, Georgi non intendeva parlare delle morti di parto o dei bambini morti subito dopo la nascita, non si riferiva a quello. Magari usava il termine impropriamente, ma poco importava, nonostante questo lui continuava a ritenere il proprio compleanno triste.
A suo tempo il fatto che la madre lo avesse abbandonato con il presunto padre al momento della nascita lo aveva scosso molto, così come il distacco che il padre aveva mostrato per lui dopo che si era allontanato da casa, ma ormai non è che ci desse tutto questo peso. No, a ferirlo era un dettaglio molto più piccolo ed insignificante, una minuzia, ma come spesso capita è la somma di minuzie a ferire l’uomo.
E in questo caso era il freddo. No, di nuovo, no, non parlava tanto dei cinque o sei gradi sotto lo zero, quando del freddo portato dalle persone. Perché nel clima di festa di cui era ammantata la città, con il compleanno di Viktor il giorno prima, come ogni anno, tutti parevano essersi dimenticati di lui.
Come sempre.
D’altronde quando stai affianco a due luci abbaglianti come l’ex campione mondiale e la nuova promessa del pattinaggio, chi si metterebbe a guardare il “terzo classificato”?
Gli sarebbe anche piaciuto andare a pranzo fuori o vedere gli amici, ma il 26 dicembre tutti i locali erano affollatissimi e le famiglie festeggiavano, per cui non è che avesse una gran scelta, rifletté alzandosi dal divano. Non spense la tv, mise solo in pausa Il grinch, aggirando il divano per raggiungere la cucina, preparando una tazza di cioccolata calda. Fintanto che Yakov non fosse venuto a sapere che aveva trasgredito il suo rigido regime alimentare non ci sarebbero stati problemi, infondo, e poi poteva pur fare una piccola eccezione, era il suo compleanno diamine!
Con una tazza fumante in mano tornò a sedersi davanti alla TV, adocchiando l’orologio con la coda dell’occhio. L’una meno dieci. Onesto, poteva finire il film per le due e prepararsi da mangiare: qualche vantaggio c’era nel non dover rendere conto a nessuno.
Fare dei blinis veloci oppure riscaldare l’avanzo di borshch della sera precedete?
Mah, poteva sempre pensarci dopo, rifletté osservando pigramente i Nonsochì ballare, tanto aveva tutta la giornata per sé. Nessuno lo avrebbe cercato, nessuno lo avrebbe disturbato.
Il buono era che era libero di fare ciò che voleva.
 
 
Con fare pigro o forse solo annoiato si alzò tirando fuori “Polar express” dal lettore DVD e depositandolo sopra ad A Christmas Carrol, Il grinch e Nightmare before Christmas. Il quarto CD della giornata, e aveva ancora un paio di film prestatigli da Daniil da guardare.
Oppure avrebbe potuto fare qualcosa di utile. Tipo allenarsi, se non che la palestra e pure il palaghiaccio erano chiusi per ferie, o cucinare, se non avesse avuto il frigorifero vuoto, o forse…
No, inutile, non aveva nulla da fare.
Finiti i film più natalizi del natale stesso passò a Una poltrona per due, lasciando che il film cominciasse mentre andava a prepararsi un caffè.
Fra un film e l’altro alla fin fine non è che avesse mangiato granché, per cui presa la tazza con una mano e un pacchetto di biscotti con l’altra si girò per tornare a vegetare sul divano. Non è che gli piacesse magiare sul divano, di norma non lo faceva mai, però evidentemente quel giorno stava tentando di diventare un americano grasso e sedentario, e se le vacanze fossero durate ancora a lungo ci sarebbe senz’altro riuscito, bastava solo che…
Venne interrotto a metà della sua interessante riflessione dal trillo del citofono e accolse quasi con allegria l’idea di poter aiutare l’anziana signora che gli abitava affianco, prestandole lo zucchero, cambiandole una lampadina o anche solo buttando fuori un ragno dal suo salotto. Sarebbe comunque stato il primo (e unico) contatto umano della giornata.
Con malcelato zelo si diresse alla porta, lasciando il caffè ed i biscotti sul piano cucina. Aprì comunque con calma, timoroso che uno scatto improvviso potesse spaventare la povera vecchietta, e invece fu lui a spaventarsi.
Perché a meno che quella fragile donnina non avesse trovato il segreto dell’elisir di lunga vita, quella davanti a lui era Mila.
-Posso entrare?- domandò la ragazza con un ghigno, schernendolo mutamente per la sua reazione.
Grattandosi la nuca con imbarazzo si fece da parte per farla entrare, accendendo la luce e facendosi dare la giacca che appoggiò vicino alla propria sullo schienale del divano.
-Mi dispiace se ho fatto tardi, ero a cena coi parenti, hanno cancellato il treno per la neve e le strade sono bloccate.-
Georgi la guardò senza capire le sue parole, scettico e sorpreso che non lo stesse ancora perseguitando per la gaffe. Con curiosità e circospezione abbassò lo sguardo sulla scatola che Mila, seduta sul bracciolo della poltrona, teneva in grembo.
La risata della ragazzo lo ridestò.
-Smettila di guardarmi come fossi uno spettro, prendi due piatti e un coltello e mangiamo la torta, dovremo pur festeggiare in qualche modo il tuo compleanno, no?-
 
 
Mai, nemmeno sotto tortura, avrebbe ammesso di aver avuto voglia di piangere per quel semplice gesto. Perché sì, il mondo lo conosceva come un emo depresso e in attesa della morte, ma a dire il vero tutto ciò che desiderava era qualcuno che pensasse a lui, qualcuno che lo vedesse nonostante accanto a Viktor e Yuri fosse poco più di un parassita, quasi una persona comune e non un atleta.
E andava benissimo anche una mocciosa di nemmeno vent’anni che lo usava come taxista e facchino, spadroneggiando in casa sua e costandogli frequenti mal di testa.
 
 






 
с днем ​​рождения
   
 
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