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Autore: accounttroll    28/12/2020    0 recensioni
Vi siete mai chiesti se esiste davvero il ragazzo perfetto? Se sì, allora questa storia fa per voi: vi presento Gulis, gentile, simpatico, divertente, intelligente e muscoloso. Siete liberi di non credermi, e in quel caso lasciatevi dire che avete proprio ragione. Gulis è un ragazzo sì, gentile, ma i pregi dopotutto non sono il suo forte. Ma cosa succede se una ragazza, Hope, dai capelli arcobaleno naturali e che vive da sola in America a soli 18 anni inizia a provare dei sentimenti nei confronti del goffo e tonto Gulis?
Genere: Demenziale, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Avevo trascorso un paio di minuti provando a capire la mappa della scuola stampata sul foglio che tenevo in mano, prima di trovare la porta rossa con su inciso un 46.
La aprii, e notai con gaudio che tutti gli studenti nell'aula erano distratti esattamente come l'insegnante alla cattedra, presa a leggere un non so cosa poggiato sulle sue gambe. Mi sedetti all'ultimo banco, uno dei pochi ancora rimasti, perché è risaputo che i ragazzi preferiscono sempre quelli delle prime file.

Diedi un'occhiata in giro, scrutando tutti dal primo all'ultimo. Quasi tutte le ragazze erano vestite come  me, "ma com'è possibile?" mi domandai sbigottita.
Pensai allora di provare un outfit un po' più alternativo, outstanding proprio come me, per il giorno seguente: tipo un bel paio di jeans azzurri con un top sportivo, originale anche questo direi.

Poco dopo l'insegnante diede inizio alla lezione, ma venendo quasi subito interrotta dal rumore della porta che si spalancava. Tutti ci girammo improvvisamente verso quest'ultima, almeno io parecchio incuriosita da chi potesse celarsi dietro quel muro. Ci fu un silenzio tombale per qualche decina di secondi, per poi rimanere esterrefatta da ciò - o meglio, chi si presentò dinanzi a me.

Spalle strette, braccia e gambe rinsecchite, mani stile ragdoll⁽¹⁾ e anche un pizzico di postura scorretta a mo' di "voglio uccidermi", il ragazzo dalla testa grossa che avevo incontrato prima stava fermo in piedi fissando l'insegnante, con la bocca socchiusa come per parlare ma contemporaneamente non avendone voglia.

«Salve, signor?» fece l'insegnante nel momento in cui si iniziava a percepire la pesantezza di quel silenzio. Il ragazzo continuò a tacere per qualche secondo, come per assorbire la domanda.
«Leonar- no, Gulinello» rispose esitando fra una parola e l'altra, sempre con quel timbro di voce svogliato e tonto, alquanto eccitante per me. «Vabbè no meglio Gulis»

L'insegnante guardò il testone dal viso ai piedi, aggrovigliando poco le sopracciglia e ordinandogli poi di andare al suo posto. «Ma non ho un posto... ah devo trovarlo dici»
Si incamminò alla ricerca di un posto libero, i suoi passi molto lenti e visibilmente forzati, senza alzare i piedi dal pavimento. Nel mentre, i suoi occhi erano fissi davanti a sé, apparentemente privi di emozioni, o almeno fino all'arrivo davanti al mio banco. Mi fissò, inerte, come per aspettare un accenno da parte mia che gli desse il permesso di sedersi vicino a me, cosa che feci senza esitazione, presa dall'entusiasmo.
Poteva forse essere il fato ad averci riuniti dopo il nostro incontro? Beh, speravo di sì.

«Ma... come ti chiami?» disse in un fiato. Sentii il mio cuore fermarsi per un istante, e il mio viso arrossire. «Mi chiamo Hope, piacere!» Avvertii la mia voce tremare peggio del vibrato di Bocelli, il che condusse le mie guance a riscaldarsi e tingersi ancor di più di un rosso/fucsia, abbinato ai colori dei miei capelli. «Ah ok... io Gulis.» annuii, senza sapere più cosa dire.
E così si concluse qualche ora dopo, la prima giornata scolastica, entrambi completamente muti per il tempo che successe quella sola interazione.




Iniziai, tornando a casa, a fantasticare su quello strano ragazzo, su cosa gli potesse passare per la - grande - testa, su come si potesse evolvere la nostra conoscenza e, soprattutto, su chi fosse veramente. Era forse quel tipo di ragazzi a cui piace fumare cose strane? Dopotutto, la faccia da allucinato un po' l'aveva. A proposito delle sue caratteristiche fisiche, aveva proprio un bel...
«Hope!» sentii richiamarmi, riprendendo lucidità e conoscenza col mondo reale. «A cosa diavolo stai pensan-» non diedi tempo a Destiny di concludere la sua domanda che risposi senza pensare «Culetto rotondo.»
Non appena mi resi conto della mia risposta involontaria, il mio viso impallidì.
«Ah, capisco» fece lei tranquilla con noncuranza. Evitai di mandare avanti quella conversazione abbastanza imbarazzante - almeno per me.

Salite nel bus, mi sedetti accanto al finestrino e riprodussi la playlist "sad songs for bad bitches", giusto per un pelino di boost emotivo.
Raggiunta la fermata davanti casa mia, salutai Destiny con un bacio volante, e scesi dal veicolo. Distraendomi un attimo per cercare le mie chiavi, feci accidentalmente scivolare il telefono dalle mie mani.
«Porco...» quasi urlai, interrompendomi dopo aver visto un paio di mani piccole e lisce come le chiappette di un bambino - tranne che per i peli, magari - afferrare il mio smartphone.

Alzai lo sguardo e di nuovo mi ritrovai a contemplare quella grossa testa dai capelli neri. «Cos... il mio iPhone 12 Pro Max grigio siderale da 512 GB dal valore di ben $1639,00!» Esclamai, tornando in me dopo aver ripreso l'aggeggio e aver notato il vetro scheggiato.
«'Rca troia...» rispose lui, senza però sembrare genuinamente preoccupato - almeno dal timbro della sua voce. Iniziai a piangere, rivelando al ragazzo che quello era stato l'ultimo regalo da parte di mia madre.
«Ah mi dispiace, è morta?» chiese lui senza pudore. Scossi la testa. «No, no. L'ultimo fra tanti.»
«Vabbè... è che sarebbe stato molto cliché» annuii alla sua affermazione, rafforzandola con un "Vero?"

Tese la sua mano, e quasi per un secondo pensai che volesse prendere la mia, ma fortunatamente mi riportò alla realtà, prendendo l'iPhone molto delicatamente per ispezionarlo.
«Basta che funzioni, tanto non ci capisco niente... ci vediamo domani»
Lo seguii con lo sguardo mentre si allontanava a passi poco definiti e decisamente lenti, la sua schiena inarcata e la sua testa mastodontica tirata un po' all'indietro, come se il collo non riuscisse a sostenere tale peso.
«Sì, ci vediamo domani...» cinguettai con tono sognante.

«Parli da sola tesoro?» mi domandò una voce femminile schernendomi, sfiorandomi la spalla per farmi capire da dove provenisse. La ragazza, capelli verdi flosfuorescenti e carnagione scura, mi guardava negli occhi con fare derisorio. Rimasi immobile. «Fidati, non provarci nemmeno con Gulis, ho visto come lo guardi e credo sia giusto per te farti sapere che purtroppo è già impegnato.» sentii il mio stomaco rigirarsi, e il mio cuore evitare un battito. "Come fa a essere impegnato?"
Non appena quasi ripresi le forze per parlare, la testa broccolo fluo continuò:
«Impegnato con me.»

 
⁽¹⁾ cercatevelo dai
   
 
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