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Autore: ShinigamiGirl    29/12/2020    1 recensioni
Questa è la storia di Charlie Winchester. Ovviamente non si tratta di una ragazza come tutte le altre.
Potrebbe stupirvi il fatto che non sia intelligente come L, Light, Mello o Near. Ma è proprio così.
E allora perché si trova improvvisamente nelle indagini contro Kira?
Perché è una cacciatrice. I cacciatori uccidono i mostri.
E Kira è solo uno dei tanti.
D'altronde, salvare persone, uccidere mostri... Sono gli affari di famiglia, o no?
[Fanfiction CROSSOVER Death Note/Supernatural ]
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DUE



Qualche raggio di sole trapassò la finestra, colpendo in pieno il volto di Charlie. La ragazza mugugnò, ancora assonnata, prima di aprire gli occhi e tirarsi su con una spinta.

Non doveva essere troppo tardi, massimo le nove e mezzo di mattino. La sera prima aveva faticato ad addormentarsi, era rimasta a rimuginare sull’accaduto per qualche ora. Si rivestì in fretta, indossando dei jeans puliti e infilandosi una camicia a quadri. Una delle tante, nella sua infinita collezione di flanella. Erano davvero troppo comode per rinunciarci.

Prese il telefono in mano e sorrise. Entro un’ora sarebbero arrivati Sam e Castiel, erano partiti attorno alle quattro da Phoenix, poco prima dell’alba. Charlie decise quindi di uscire dalla propria stanza per esplorare il covo, non prima di essersi messa il coltello nella cintura. La prudenza non era mai troppa, in quel luogo.

Aprì la porta, trovandosi in corridoio. C’era un odore di polvere quasi penetrante, era evidente che nessuno facesse le pulizie lì dentro. Passeggiando sul tappeto squallido che ricopriva il pavimento, sorpassò varie stanze chiuse a chiave, che non si disturbò di scassinare. Su quel piano non c’era nulla di interessante. Scese le scale, appiattendosi al muro per non farsi vedere dalle persone che si trovavano nel salottino d’ingresso. Le spiò da dietro l’angolo. Due uomini chiacchieravano rumorosamente, passandosi quella che aveva tutta l’aria di essere una canna. Sul tavolo, era sparsa della polvere bianca. Charlie storse il naso, schifata, poi sorpassò l’angolo e si infilò oltre la porta, riuscendo a passare inosservata. Il corridoio di quel piano era più pulito, sicuramente perché era più frequentato di quello dove era situata la sua stanza. Dietro una delle porte si poteva udire un distinto brusio, erano di certo almeno quattro persone. La ragazza provò a appoggiare l’orecchio sulla porta, ma non udì la voce di Mello, né quella di Matt. Proseguì quindi verso la stanza successiva, che trovò aperta. Dopo essersi assicurata che fosse vuota, entrò e si chiuse la porta alle spalle.

L’ufficio in cui si era infilata era pieno di scartoffie e cartacce di cioccolata.

Bingo.

Raggiunse la scrivania, iniziando a sfogliare freneticamente i documenti, in cerca di informazioni. Qualsiasi cosa poteva tornarle utile per rintracciare quel bastardo. Purtroppo, tutti quei documenti parlavano di ben altre cose, e man mano che Charlie se ne rendeva conto, rallentava sempre di più, come interessandosi a quegli appunti. C’erano interi identikit su alcuni membri della polizia giapponese. Soichiro Yagami, Touta Matusa, Kanzo Mogi, Shuichi Aizawa, Light Yagami… Cinque fascicoli completi, compresi di famigliari e legami affettivi secondari.

Normalmente avrebbe messo da parte tutti quei fogli, pensando che fossero poliziotti con i quali la mafia aveva accordi, niente di più, niente di meno.

Un dettaglio inquietante però aveva catturato la sua attenzione.

Sopra al nome di Light Yagami stava scritto, in matita e con dei punti di domanda: “Kira??”.

Un momento… Quel Kira? Quello che il presidente degli Stati Uniti si era rifiutato di combattere, e di cui tutto il mondo ormai parlava?

Charlie non aveva la minima idea di chi potesse essere, e in realtà non avevano nemmeno provato ad indagare a riguardo. Negli ultimi anni erano successe troppe cose.

-Ragazzina, non è più educazione bussare?- la voce dietro di lei l’aveva fatta sobbalzare.

Si voltò di scatto.

Matt, con le lenti arancioni dei googles sugli occhi e una sigaretta fra le labbra, la fissava con fare minaccioso.

Nonostante il cuore che le batteva all’impazzata, sorrise: -La porta era aperta, amico.

Il giovane la raggiunse, strappandole di mano i dossier e mettendoli a posto, prima di prenderle il mento tra pollice e indice.

-La curiosità uccide, te l’hanno mai detto, mocciosa?- disse, con tono quasi ammaliante -Ma fortunatamente per te, si tratta di informazioni di cui ti avremmo resa partecipe oggi. La prossima volta che ti becco curiosare, ti restituirò il calcio nei coglioni che mi hai dato ieri. E non solo.

-Quindi era questo il lavoro che volevate io facessi? Indagare su… Kira?

Lui sogghignò, lasciandole il volto per prendere la sigaretta che aveva tra le labbra ed espirare una nuvola di fumo.

-E quale sarebbe il problema? Non sai chi è Kira?- fece lui, con tono di scherno.

-Beh… Sono successe un po’ di cose in questi anni. Avevo ben altro per la testa.

E con “altro”, la ragazza si riferiva a Lucifero, tanto per cominciare, che quando era uscito dalla gabbia che lo teneva chiuso all’Inferno aveva quasi iniziato un’apocalisse. Suo zio era stato costretto a sacrificarsi per rinchiuderlo all’Inferno. Castiel l’aveva salvato dalla gabbia, ma Sam era tornato in vita senz’anima. Poi c’erano stati i leviatani, e la missione di richiudere il Purgatorio che si erano contesi Castiel e Crowley. In quel lasso di tempo avevano perso Bobby, mentore di suo padre e suo zio. Non c’era da stupirsi se i Winchester non avevano proprio avuto tempo per Kira.

-Poco importa. Ora avrai tutto il tempo del mondo per dedicarti alla causa Kira- sentenziò Matt, spegnendo la sigaretta nel posacenere vuoto della scrivania.

-Porca troia, Matt. Quante cazzo di volte ti devo ripetere che non sopporto il fumo nel mio ufficio?

Mello aveva fatto ingresso nella stanza, fulminando il collega con lo sguardo. Non ci volle molto perché notasse Charlie.

-Cosa ci fa la mocciosa qui?

-Curiosava. L’ho vista dalle telecamere dei corridoi. Dovresti dire a quei due scimuniti di Skye e Ratt di non drogarsi quando tengono d’occhio l’ingresso, o questi saranno i risultati.

Telecamere… Dannazione. Non ci aveva minimamente pensato che potevano esserci delle maledette telecamere. La ragazza roteò gli occhi al cielo, sospirando.

Mello sembrava più esasperato di lei quando a grandi falcate raggiunse la sedia della scrivania, dandole una spallata.

-Guarda dove cammini!- lo rimbrottò lei, impettita.

-E tu bada a come parli. Mi stai facendo girare le palle e sono solo le dieci di mattina. Vuoi una pallottola in bocca per colazione?- replicò Mello, alzando un sopracciglio.

Charlie decise di darsi una calmata. Non era semplice stare zitta per una dalla lingua lunga come lei, ma aveva già rischiato abbastanza.

-In tal proposito, esiste una cucina in questa fogna?

-Dopo Matt ti ci porterà, ora siediti, parliamo di affari- decise Mello, con chiaro disappunto del suo amico.

La ragazza prese posto sulla poltroncina di dubbio gusto, accavallando una gamba e senza dire una parola.

Mello la osservò qualche secondo. Poi disse: -Stiamo indagando su Kira. Quel che sappiamo è che uccide tramite un quaderno, perciò puntiamo a rubarlo. Devi scoprire di cosa si tratta, se ne esistono altri, ma soprattutto il modo esatto in cui funziona. Ogni informazione può tornare utile, avremo il quaderno tra le mani in qualche giorno, pensi di riuscire a cavarci qualcosa?

-Potrebbe essere un artefatto, un oggetto maledetto o qualcosa del genere… Troverò le informazioni. Inizio a cercare oggi stesso- rispose lei, annuendo.

Si sarebbe aspettata qualcosa di più complicato di un oggetto magico, ma tanto meglio, era fiduciosa di risolvere quel caso in fretta. Bastava contattare il mercato nero.

Mello, d’altro canto, fu soddisfatto di quella risposta. Era di buonumore nonostante tutto, era davvero davanti a Near in quel momento, e quella ragazzina insolente era la chiave per raggiungere il traguardo prima di lui. Ma prima…

-Ora risolviamo la questione fastidiosa. Chi sono i due che ci raggiungeranno a breve?

-Mio zio e un angelo.

-Prego?- ripeté Mello, inclinando la testa e guardandola molto male.

-Un angelo, ho detto. Come fai a stupirti ancora dopo aver visto dei vampiri?- chiese lei, come indispettita.

-Mi stai dicendo che esistono gli angeli, i demoni, il paradiso e l’inferno?- domandò il biondo, quasi ridendo incredulo -E soprattutto, che cazzo ci fa un angelo con tuo zio?

-È una lunga storia, comunque si, esiste tutto quello che hai elencato. Wow!- Charlie spalancò gli occhi, sorridendo come davanti a un bambino, disegnando un arcobaleno con le mani aperte davanti a lei. -Benvenuto nel mio mondo! Cioè, in realtà ci eri già. Ma non sapevi di esserci. Non lo trovi divertente?

Mello lo trovava tutto meno che divertente. Si mise le mani sul volto, massaggiandosi lentamente le tempie, chiudendo gli occhi. Ci mancavano solo gli angeli e i demoni.

-Che cos’altro esiste?- intervenne Matt, serio.

-Fantasmi, lupi mannari, banshee, poltergeist, medium, streghe, creature del folklore in generale, dei pagani, Lucifero… Dio stesso, immagino. Anche se gli angeli dicono di non vederlo da secoli e secoli- rispose lei, facendo spallucce.

-Ah, meraviglioso, quindi Kira potrebbe davvero essere un fottuto dio pagano!- esclamò il biondo, riaprendo gli occhi e guardando male la ragazza, come se fosse colpa sua.

-Se utilizza un quaderno ed è quella la sua unica e vera arma, non penso proprio sia un dio. Un dio non ha bisogno di oggetti da cui trarre poteri.- precisò la ragazza.

Matt era rimasto in silenzio, appoggiato col fianco alla scrivania e braccia conserte.

Mello se n’era accorto. Gli bastò guardarlo per farlo parlare.

-Queste cose si trovano facilmente in internet. Non tutte, chiaramente, ma per la maggior parte. Ho già provato a cercare informazioni sul quaderno, ma non ce ne sono. Come pensi di trovare queste informazioni, ragazzina? Hai dei contatti?- la domanda del ragazzo era più che lecita, in realtà.

-Esiste un mercato nero per questi oggetti. Ma non ci limiteremo a questo, ho un piano, per il quale mi servirete voi.- ammise Charlie.

-E il tuo piano sarebbe?- incalzò il biondo.

-Evochiamo un demone degli incroci.

Entrambi la guardarono, come per incitarla a fornire più spiegazioni.

Lei si schiarì la voce: -Sono dei demoni che offrono patti di ogni genere, offrono ricchezza, successo, cose così; in cambio chiedono l’anima. Generalmente sono ben informati.

Il pensiero di Mello volò subito agli accordi con il demone. Si sarebbe potuto catturare Kira chiedendolo a un demone? Scacciò quel pensiero dalla testa. Era un’idea succulenta, ma anche se fosse riuscito ad ucciderlo, o a catturarlo, doveva prima dimostrare concretamente che lui fosse il colpevole. E voleva trovarle con le sue pedine, non avrebbe mai venduto la sua anima per avere la pappa pronta. Quindi annuì: -D’accordo. Perché non puoi evocarlo tu?

Charlie dovette trattenere una risata mordendosi il labbro inferiore.

-Perché li abbiamo fregati così tante volte che ormai non si fidano più ad apparire davanti ai Winchester…- spiegò.

Il biondo abbassò gli angoli della bocca, alzando invece quelli delle sopracciglia, in un’espressione quasi vagamente ammirevole: -Non fa una piega.

Matt si scostò dalla scrivania, dirigendosi fuori dalla stanza. Quella situazione era assurda, e la cosa ancora più incredibile era che Mello la trovasse divertente. Mello, si, il suo migliore amico che era sempre stato famoso per essere simpatico come una scopa nel deretano. Aveva decisamente bisogno di una sigaretta.

-Ne parleremo più tardi, allora. Ragazzina, alza il culo, ti porto in cucina.- disse.

Charlie si affrettò a seguirlo, perfettamente conscia di avere addosso lo sguardo di Mello. Quegli occhi glaciali le mettevano i brividi, sembrava che riuscisse a leggerle attraverso l’anima ogni volta che la osservava anche per sbaglio. Rilassò le spalle non appena si trovò in corridoio. Il rosso la scortò in fondo ad esso, dove stava l’entrata a una cucina piccola e malmessa. C’era una macchina del caffè e dei fornelli invecchiati decisamente male, vicino a un frigorifero tirato a lucido. Il giovane lo spalancò, rivelando avanzi della sera prima, cartonati di latte e bottiglie birre. La ragazza fece un sogghigno, il contenuto di quel frigo era tale quale quello delle case dove aveva sempre vissuto con la sua famiglia.

-Chiedere una torta di mele è troppo, vero?- chiese.

-Non allargarti, è già tanto che ci sia del latte e del caffè. Qua l’unica cosa che non manca è il cioccolato, ma ti sconsiglio di toccarlo- la avvertì, con tono seccato.

-Ce l’avrai per sempre con me per quel calcio? Andiamo, mi stavi puntando una pistola addosso- gli fece notare.

Lui non rispose, lanciandole un’occhiataccia. Un po’ la divertiva che Matt fosse rancoroso nei suoi confronti. Ora che lo guardava meglio, anche lui non sembrava molto più grande di lei.

-Quanti anni hai?- chiese infatti, prendendo una cialda di caffè e inserendola nella macchinetta.

-Sei capace di stare zitta?- ribatté lui.

Charlie alzò le mani aperte davanti a lei, come a chiedere scusa in modo teatrale: -Non sapevo fossimo in chiesa.

-Tu hai diciassette anni, giusto?- chiese Matt dandole corda, ma sembrava più un’affermazione che una domanda.

Intenta a controllare che il caffè non traboccasse, lei annuì senza guardarlo.

-E allora rimani comunque una ragazzina, siamo più grandi di te.- concluse  lui -Com’è che i tuoi genitori ti fanno fare queste cose?

-Salvare la gente, cacciare i mostri… Sono gli affari di famiglia- rispose lei, con lo stesso tono in cui si direbbe un mantra.

-Tuo padre e tua madre cacciano mostri?

Matt continuava a fare domande. Charlie aveva una gran parlantina, e il ragazzo ne voleva approfittare. Bisognava essere avidi di informazioni, sempre e comunque.

-Mia madre non è una cacciatrice. La mia famiglia sono mio zio, mio padre e Castiel- disse, stavolta con un tono rancoroso.

Aveva toccato un tasto dolente, evidentemente. Il ragazzo era abbastanza intelligente da capire che su quell’argomento Charlie non avrebbe detto altro, perciò la lasciò bere il caffè in silenzio. Fece in tempo a finire la colazione, prima che apparisse Ratt sull’uscio.

-Sono arrivati due tizi, la ragazzina deve dirci se sono loro- disse.

A Charlie si illuminò il volto, un sorriso dolce apparve sulle sue labbra mentre sorpassava il mafioso per correre verso il salottino e le scale che portavano all’entrata del covo. Gli scagnozzi per i corridoi e nella stanza le lanciarono un’occhiata stranita, ma nessuno la fermò. Arrivata in cima alla gradinata, il suo sorriso si era fatto ancora più largo.

L’uomo più alto tra i due si fece largo per prendere la ragazza e stringerla in un abbraccio. Matt, che l’aveva seguita, rimase impassibile, ma non poté evitare di pensare che quel tizio fosse un armadio. Aveva anche dei capelli castani piuttosto lunghi che gli arrivavano al collo, dello stesso colore della chioma di Charlie. Dietro di loro stava un altro tizio, con un’espressione spaesata negli occhi celesti. Quest’ultimo indossava un cappotto beige lungo sino alle ginocchia e una cravatta blu sopra alla camicia candida.

-Charlie, non ti azzardare mai più- le ordinò imperioso l’uomo che la stava abbracciando.

-Sam…- lo chiamò l’altro individuo, notando che avevano addosso lo sguardo di tutti.

Lui si staccò dalla nipote, assumendo un’espressione seria e autoritaria.

-Che bel quadretto…- fece Matt, sorridendo ironico e lasciando cadere una sigaretta a terra, calpestandola con la suola della scarpa -Mello ci aspetta.

Il suo tono non ammetteva repliche. Charlie lo seguì subito, costringendo sia Castiel che Sam a fare lo stesso, sebbene i due fossero palesemente diffidenti e a disagio.

Quando rientrarono nell’ufficio di Mello, il ragazzo aveva indossato sopra al gilet di pelle nera un cappotto del medesimo colore, con un cappuccio decorato con della pelliccia. In mano aveva una tavoletta di cioccolata.

-Sei tu che comandi, qui?- chiese Sam, senza nascondere una lieve sorpresa nella voce.

Per tutta risposta, il biondo addentò la tavoletta di cioccolata, alzando un sopracciglio e socchiudendo gli occhi. Odiava essere preso poco sul serio.

-Dov’è il vampiro?- intervenne Castiel, come se volesse sbrigare la faccenda il più in fretta possibile.

-Voi sareste?- domandò il ragazzo, con della cioccolata ancora in bocca.

Sapeva perfettamente chi fossero, ma non li avrebbe certo portati in giro per il covo senza prima rivolgere loro la parola. Sam annuì, stringendo le labbra in segno di pacata approvazione.

-Giusto, io sono Sam, lui è Castiel. Sono lo zio di Charlie, e non vogliamo problemi, risolveremo la questione e ce ne andremo- calcò sull’ultima frase, sottolineando quanto volessero levare le tende.

Charlie, davanti allo zio, guardò Mello con occhi spalancati, serissima, cercando di fargli capire un muto: “Assecondalo”. Ovviamente al biondo non sfuggì quell’occhiata. In realtà si ricordava anche fin troppo bene il fastidioso accordo preso con la ragazzina. Rimase in silenzio qualche secondo, tornando a guardare Sam. Sembrava sincero, in quello che aveva detto.

-Seguitemi- esordì, incamminandosi e andando in direzione del corridoio. Dietro di lui andarono Charlie, Sam e Castiel. Matt chiudeva quella piccola processione, le mani nelle tasche dei jeans logori.
Scesero le scale, che rivelarono un secondo piano sotterraneo, piuttosto rudimentale. C’erano quattro porte in ferro pesante, con una finestrella poco più in alto delle maniglie, pratiche per passare il cibo. Mello raggiunse la più lontana, alla quale stavano un paio uomini di guardia. Uno dei due aprì la porta, permettendo loro di entrare.

Il vampiro stava seduto e legato a una sedia con catene di ferro pesante, e non appena scorse Charlie, ma soprattutto i due uomini dietro di lei, iniziò a sghignazzare: -Guarda guarda… I Winchester al completo! Dove avete lasciato Dean? Non mi aspettavo che lei potesse essere…

Non riuscì a finire la frase. La fanciulla si era avvicinata al vampiro e gli aveva tirato un gancio destro, abbastanza forte da fargli voltare la testa e tagliargli il labbro. Castiel si era fatto avanti a fermarla, prendendola dalle spalle.

-Charlie…- la ammonì lo zio.

-Ah, sta ancora in Purgatorio, eh?- aveva ripreso a ridere la creatura, facendosi beffa della combriccola.

Mello e Matt si lanciarono un’occhiata, come straniti. Purgatorio?

-Taci!- urlò la ragazza, strattonando Castiel per cercare di avventarsi di nuovo sul vampiro.

-Charlie!- esclamò l’angelo, avvolgendola con entrambe le braccia per impedirle ogni movimento.

-Ok, senti- fece Sam, avvicinandosi al mostro -non ci interessa cosa tu abbia da dire su mio fratello, la tua opinione proprio non ci serve. Piuttosto, dove sta il nido? Ho già qualche idea. Prima che ti uccida, hai intenzione di collaborare?

-Mi ammazzerete comunque. Arrivate tardi…- continuando a ridere, si sporse verso il cacciatore, come a sfidarlo -Saranno già scappati, quando non hanno visto me e il mio amico rientrare.

-Dobbiamo muoverci, Sam- disse Castiel, in tono concitato.

Charlie si era liberata dalla sua presa ed era andata con tutta la calma del mondo a recuperare un machete appoggiato a lato della stanza. Matt era pronto a intervenire, ma il biondo osservava la scena sgranocchiando cioccolato, ostentando tranquillità, perciò non si mosse.

-Ho già le coordinate, non c’è altro da aspettare. Charlie…?- Sam tese la mano, come a chiedere l’arma.

Lei ignorò la richiesta, si posizionò dietro al vampiro e alzò il pesante coltello. Lo zio sospirò, ma non la fermò. Recise il collo con un taglio netto, facendo prendere un colpo al povero ragazzo dai capelli rossi, che si voltò a guardare Mello con sguardo interrogativo.

-Non crepano se non gli tagli il collo, amico- spiegò semplicemente, prima di rivolgersi a Sam -Allora… Quanti uomini vi servono?
   
 
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