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Autore: KikiShadow93    01/01/2021    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di iniziare, ci tengo a ringraziare in particolare Chimera__, _Cramisi_ e Celeste98 per aver recensito lo scorso capitolo, e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 41! 💛 
Tra l’altro, la tua è stata la duecentesima recensione… dillo che lo fai di proposito! Anche la centesima è stata la tua! 😍

Ringrazio inoltre anche tutti coloro che leggono silenziosamente e chi ha messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite. Siete dei tesori!💚

 

𝟝𝟚. 𝓛𝑒 𝓅𝑒𝓇𝓈𝑜𝓃𝑒 𝒸𝒽𝑒 𝒹𝒾𝒸𝑜𝓃𝑜 𝒹𝒾 𝒹𝑜𝓇𝓂𝒾𝓇𝑒 𝒸𝑜𝓂𝑒 𝓊𝓃 𝒷𝒶𝓂𝒷𝒾𝓃𝑜𝓃𝑜𝓃 𝓃𝑒 𝒽𝒶𝓃𝓃𝑜 𝓊𝓃𝑜!



Essere padre tutto sommato non è affatto male, e Radish ormai può dirlo con estrema sicurezza.
Tralasciando l’affetto incondizionato che quei piccoli esserini tutto pepe riescono a dimostrargli costantemente, è proprio divertente! Col senno di poi, non è sicuro di poterlo affermare per le persone che hanno figli “normali”, bambini comuni che piangono per un ginocchio sbucciato o ai quali viene il fiatone dopo due minuti di corsa, ma con i suoi lo è sicuramente.
Quante volte lui si è scompisciato dalle risate con loro? Tante, troppe. Praticamente sempre!
Tutti gli ribadiscono costantemente che presto o tardi queste risate incontrollate si trasformeranno in urla furiose a causa dei colpi di testa da adolescenti sconsiderati quali probabilmente diventeranno, ma non gli interessa assolutamente. Per dimenticarsene, gli basta vedere Jerez che fa gli sgambetti al fratello o agli amichetti in ogni singolo momento — sopratutto in cima alle scale —, o Shiraz che affronta ogni singolo ostacolo che gli si para davanti usando la testa. Letteralmente. Ricorda ancora chiaramente quando, a soli quattro mesi, tirò una sonora craniata alle sbarre della culla per potersi liberare, rimanendo totalmente indifferente alla maschera di sangue che gli ricopriva il volto. Almeno uno indifferente in quel caos di urla, in fondo, doveva pur esserci, no?
In realtà neanche Jerez pareva particolarmente turbato dalla cosa. Infastidito, al massimo, ma non turbato. Perché guai disturbare il permaloso principino, in qualsivoglia modo. Ricorda, per esempio, la volta in cui, a quasi cinque mesi, per mettere in chiaro che è un vero piccolo demonio Alpha, l’ha sfidato in modo apertissimo quando erano a tavola. Buttava continuamente la sua tazza col beccuccio per terra senza alcun motivo, giusto per innervosirli, e quando alla fine gli ha alzato davvero la voce, dopo che Everett gliel’aveva rimessa sul seggiolone, lui l’ha guardato dritto in faccia con i suoi occhietti chiari e, con una mossa lenta, calcolata e malefica, l’ha ri-spinta di sotto, senza mai distogliere lo sguardo dal suo. Se non avesse dovuto per forza imporsi e quindi fare la voce grossa, avrebbe riso a crepapelle; cosa che in realtà ha fatto Everett, vanificando così qualsiasi suo sforzo.
Uno è permaloso e vendicativo, l’altro pare essere in qualche modo più subdolo, tanto da riuscire sempre — o quasi — a far ricadere la colpa su altri. In ogni caso, per lui sono una fonte inesauribile di risate.
È stata una sorpresa incredibile vederli mutare entro il terzo mese di vita di loro spontanea iniziativa. Nessun ordine esterno, nessuna pressione: hanno visto gli amichetti cominciare a mutare e correre, e così hanno pensato che fosse molto più divertente fare come loro anziché continuare a gattonare. Se da una parte per il trio è stato un sollievo, dall’altra è stata anche un’ulteriore fonte di preoccupazioni, perché a quel punto era più che palese che avrebbero cominciato a gironzolare da soli.
Quella volta, però, quello che l’ha vissuta effettivamente peggio è stato proprio Radish, a cui è venuto qualcosa di molto simile ad un infarto. Erano sulla spiaggia di Roman a rilassarsi tutti insieme dopo una riunione, e di punto in bianco i suoi figli — soprattutto la loro aura — erano spariti, dissolti nel niente.
Infarto secco per un paio di secondi, seguito dal panico più nero perché Sherry glieli aveva affidati prima di allontanarsi con Nike, e lui li aveva persi. È stato Everett, con la sua spocchia insopportabile, a dirgli che erano proprio lì davanti, in mezzo a tutti gli altri. Al panico è ovviamente seguito l’imbarazzo per non essere capace di riconoscere i suoi stessi cuccioli, almeno sulle prime; con un’occhiata più attenta lì ha poi riconosciuti, con il pelo più corto rispetto agli altri e i muscoli più sottili.
Non avevano mai corso, non avevano mai fatto niente che potesse davvero incrementare la loro massa muscolare, ma è stata sufficiente una settimana per far sì che quei corpicini quasi pelle e ossa si trasformassero significativamente, dando loro l’aspetto più di una coppia di giovani pitbull col muso appunta anziché lupi. Per fortuna, però, è chiaro che il collare di pelo attorno alla testa spunterà pure a loro con l’avanzare dell’età, fatto che ha scongiurato delle sicure e giustificate crisi isteriche ed esistenziali.
Da quel momento, per riuscire a farli scaricare un po’ — con la chiarissima speranza che dormissero quanto più possibile senza tentare la fuga —, Radish ha cominciato ad alzarsi presto ogni singola mattina, così da portarli fuori a correre. Senza volerlo, ha lanciato una moda tra i papà che vivono nel mondo umano, che possono essere visti con piccoli lupacchiotti al guinzaglio mentre fanno footing per i boschi, i parchi, o direttamente per le strade delle città. Per Mimì è stata la spinta giusta per perdere quei maledetti cinque chili che da anni le si erano ancorati alle cosce!
È stata inoltre una grande sorpresa, per Radish, scoprire quanto un cucciolo — sia in una forma che nell’altra —, attiri un numero imbarazzante di sguardi adoranti. Prima non aveva particolari problemi a trovarsi della dolce compagnia, ma non aveva mai avuto un simile successo! È così che ha scoperto che i suoi figli sono anche più gelosi della madre, e a pagarne le spese è stata un’avvenente trentenne che si era avvicinata un po’ troppo per i loro gusti… e che se n’è andata in ospedale con due dita in meno.
Ed ancora non avevano i denti, a quel tempo!
Stavano proprio sotto le gengive, Radish stesso l’aveva scoperto quando gli aveva messo le dita in bocca e loro avevano stretto più del solito. Fu proprio dopo quello sfortunato incidente che è iniziato il loro secondo vero calvario: lo svezzamento.
Non c’era modo di contenerli nella loro stanza, anche perché poi dovevano per forza cambiare le porte sfondate dalle testate del dolce principino o dalle fatte a pezzi dopo varie artigliate, e quindi subivano attentati notturni non da poco. Svegliarsi di soprassalto a causa di quei fetidi dentini aguzzi conficcati nella carne non era il massimo, e Radish stava seriamente prendendo in considerazione l’idea di strapparglieli uno ad uno con un paio di tronchesi, quand’ecco il miracolo: nel bosco vicino casa, i due mostri hanno scoperto un piccolo nido di topi. Li hanno fatti a brandelli e, avendo capito che la caccia era assai più entusiasmante dell’attaccarsi al seno materno, hanno mollato la presa, trasformandosi in piccoli ma letali predatori.
Il primo calvario, invece, continua tutt’ora a far loro visita una volta al mese. Anche questo, inoltre, è stato Radish a scoprirlo sulla sua pelle.
Voleva fare il tenero, il marito premuroso che si preoccupa della moglie stressata, e invece la situazione gli è esplosa in faccia.
Il primo mese Sherry era infatti al limite, passando quasi tutto il suo tempo assieme ai piccoli scavezzacollo e divincolandosi come meglio poteva per star dietro a tutte le questioni del branco e dei vari lavori, ed ovviamente al marito e agli amici. Non andava più a correre, a cacciare, non faceva più niente che indicasse che stesse bene, che il suo mondo non si stesse sfaldando proprio come temeva, e così Radish, in classico stile principe azzurro con la splendente armatura sul cavallo bianco, è corso in suo soccorso.
Pure lui sapeva dare il biberon e cambiare i piccoli, proprio come sapeva metterli a letto dopo il bagnetto e farli dormire, così l’ha convinta ad andare fuori per una notte col fratello — altrettanto stressato ed anche più rompicoglioni del solito —, per cacciare con lui e dormire poi in una delle sue vecchie tane. Mica se l’era dimenticato che per loro è praticamente necessario farlo una volta o due al mese!
Le ha fatto tirare il latte necessario e poi, quasi a forza, l’ha buttata fuori di casa. In realtà la sua idea era di mollare i preziosi eredi allo zio e portarla a cena fuori da qualche parte, o a fare qualsiasi cosa volesse, ma fuori c’era la Luna piena, e quindi era per forza da escludersi.
Una serata da solo con i suoi figli, cosa poteva mai andare storto? Senza Mordecai tra i piedi, niente, no? Ecco, no. Di storto c’era qualcosa nel DNA dei due piccini, che già appena svegli avevano un’aria quasi insofferente, neanche qualcuno stesse lì a pungolarli continuamente per farli esplodere dalla rabbia. Col sorgere della Luna, poi, la situazione è degenerata, con quei due che urlavano come ossessi, gli tiravano i capelli e la coda, e volevano distruggere tutto ciò che gli capitava sotto tiro.
Per quanto sia suonato — e suoni tutt’ora — assurdo al trio, è come se avessero una specie di coda fantasma, un qualcosa che non si vede ma che si scatena col plenilunio e fa perdere loro la testa. Se non entrano in contatto diretto con la luce lunare va meglio, restano unicamente nervosi, ma se per qualche malaugurato caso invece ci entrano in contatto… il Quartetto li ha scherzosamente battezzati i mezzi-mannari!
Radish riuscì a scamparsela riempiendoli di latte caldo e miele fino a scoppiare, per poi piazzarli al proprio fianco sul materasso di cuscini e coperte che aveva creato in salotto, così che incanalassero l’attenzione verso quegli stupidi cartoni animati che Sherry gli metteva quando era presa con le faccende.
È stato trovato il giorno dopo dai due, collassato su quell’improbabile materasso improvvisato, con i piccoli addormentati rannicchiati contro il suo busto.
Per quanto Sherry ed Everett continuino ad uscire una o due volte al mese con suo più che totale benestare — quale scusa migliore per fare cagnara con gli amici e spennarli a poker? —, nessuno si muove più di casa quando c’è la Luna piena.
Adesso Radish rimane pigramente abbandonato nel letto, le lenzuola aggrovigliate attorno alle gambe ed un braccio sugli occhi per ripararli dalla fastidiosissima luce che filtra dalle finestre.
Non hanno dormito molto la notte appena trascorsa, perché i due adorabili prìncipi non erano stanchi neanche alla lontana e rimanere nella loro cameretta piena di giocattoli gli pareva insopportabile, così sono riusciti a sgattaiolare fuori con il chiaro e simpatico intento di devastare la cucina. Perché lo abbiano deciso e cosa ci abbiano trovato di tanto esilarante non lo sanno e neanche vogliono saperlo. Fosse la prima volta che lo fanno, poi…
Quella che si prospetta è una giornata davvero pesante e per questo l’idea sarebbe quella di dormire il più a lungo possibile. In fondo, ormai sa bene quanto siano devastanti i festeggiamenti per il compleanno del Sovrano del Nord, e vorrebbe evitare di arrivare a metà pomeriggio e crollare addormentato. Non tanto perché qualcuno potrebbe rimanerci male, non fregherebbe niente a nessuno, quanto perché una festa così grande, con così tante persone che stravedono per lui e la sua famiglia, è la scusa migliore in assoluto per scaricare i piccoli impiastri a qualcuno e sgattaiolare da qualche parte, e lì darci dentro fino a rimanere completamente senza energie. Due anni prima hanno fatto così, non riuscendo a regolarsi, e Radish non si vergogna neanche ora di non essere riuscito a spegnere le candeline, tanto era spompato.
Ma i suoi figli non sono d’accordo, per niente.
Li sente mentre grattano alla porta, non riuscendo a spiegarsi perché. In fondo, sanno aprire benissimo le porte senza distruggere niente da quando hanno otto mesi — lui, Sherry ed Everett lo scoprirono a loro spese quando li trovarono intenti a svuotare il frigorifero nel cuore della notte —, quindi perché mai grattare? Beh, la risposta è decisamente scontata: vogliono che lui si alzi ed apra, magari mostrandosi pure innervosito se non proprio incazzato, così da sgusciare in mezzo alle sue gambe e catapultarsi sul letto per dispetto gioco.
Subdoli, meschini, perfidi!
«Papà!» «Papà!» Ripetono come dischi rotti con le loro vocine acute ed infantili, e Radish, come ogni mattina, rimpiange il giorno in cui non solo hanno imparato ad esprimersi a parole ma, soprattutto, quando hanno imparato quella parola. Lo rimpiange ora che ne abusano in continuo, ma quando Shiraz la cacciò fuori con un sorriso, per poco non gli rotolò giù una lacrima per quanto era felice. La sua prima parola, la primissima parola del cucciolo per cui è tornato in vita, è stata “Pa-Pa”… seguita da “NO!”.
«PAPÀ!»
Come volevasi dimostrare, i piccoli impiastri si sono arrampicati l’uno sull’altra per arrivare alla maniglia e sono entrati.
Una particolarità dei cuccioli di Spettro, che lui apprezza moltissimo, è che crescono velocemente. Malgrado non dimostrino molto di più di quanto abbiano, il loro corpo sviluppa prima del tempo i muscoli necessari per reggersi in piedi, per correre, cacciare e difendersi, e l’intero scheletro si fortifica entro una settimana di vita perché il piccolo deve necessariamente reggersi sulle proprie zampe in tempi brevissimi per sopravvivere, e la loro mente deve seguire lo stesso precoce sviluppo per permettergli di esprimersi al meglio e per poter escogitare velocemente tattiche di lotta e di difesa. E di gioco. Soprattutto di gioco. La lotta tra i piccoli è infatti vista soprattutto come un gioco che dà la possibilità di imparare a gestire in tempi brevi la forza che devono o non devono imprimere nella mascella con gli altri.
I suoi figli non fanno certo eccezione su questo punto, ma hanno riscontrato — e riscontrano tutt’ora — qualche difficoltà in più rispetto agli amichetti. Shiraz, per esempio, ha appreso totalmente a sette mesi di non essere un cucciolo come gli altri, di essere molto più forte e di dover stare molto più attento. Si stava asciugando il vello corvino davanti casa dopo un bagno in piscina quando arrivò Sunset, spedita come una furia ed intenzionata a giocare col principe tanto amico di suo fratello. Gli saltò sopra e cominciò a tirargli le orecchie in un chiaro invito a giocare, ma il piccolo non ne voleva sapere; così, dopo l’ennesimo scatto con la testa, le piccole fauci spalancate ed annesso strillo per farle capire di doverlo lasciare in pace, si è rigirato e l’ha morsa nel fianco. Il problema è nato nel momento esatto in cui è arrivato al sangue, poiché non era riuscito a contenersi, e la bambina si è ritrovata a piangere per il dolore. Shiraz ne fu sinceramente affranto, tanto da piagnucolare con lei e darle tutti i suoi giocattoli per farsi perdonare.
«Papà! SVEGLIATI!»
Li sente, quei piccoli mostriciattoli che si arrampicano sul letto. Li sente ma non li guarda, alle volte la tattica “fingiti morto” funzionasse. Ma non funziona manco per sbaglio, lo capisce quando quattro fresche manine si poggiano sul suo braccio per poterlo spostare.
«Papà!» «Papà!»
Per quanto identiche, lui distinguerebbe quelle acute vocine tra mille. No, non mille, tra milioni, miliardi, tutte!
C’è un qualcosa in loro che gli scatena dentro una specie di strano movimento, un qualcosa che ancora non è capace di definire con chiarezza. L’unica cosa certa, però, è che ucciderà chiunque osi far loro del male anche solo per sbaglio.
Lascia quindi scivolare un poco il braccio all’indietro, gli occhi ancora chiusi per la troppa stanchezza, e lascia che quelle due piccole bocche delicate si poggino a turno sulla sua per svegliarlo. Solo a quel punto apre debolmente gli occhi, sentendosi invadere da un amore sconfinato e stordente quando incrocia gli occhi scuri di Kahlúa e Alaska, le sue principesse adoratissime.
Anche loro sono state un incidente — che poi, ora come ora, né Radish né Sherry se la sentono ancora di definirli “incidenti” —, avvenuto a sei mesi quasi precisi dalla nascita di Jerez e Shiraz. Per essere puntigliosi, sono state concepite il giorno in cui i due principini sono tornati a casa con un bel tasso a testa tra le fauci, cacciato da soli sotto la supervisione dell’attento zio. Furono così felici e fieri di loro da non pensare più a niente quella notte, neanche che l’organismo di Sherry era pronto a una nuova gravidanza. L’unico pensiero, al massimo, era quello di aver messo al mondo degli Spettri eccezionali.
Così, il giorno del suo trentasettesimo compleanno, Sherry gli ha annunciato che sarebbe diventato di nuovo padre, ed il 7 Aprile, dopo ben dieci ore di travaglio, sono venute al mondo le due principesse del Nord.
Quando gliele hanno messe tra le braccia, ha sentito come se tutto il suo mondo si rigirasse sottosopra e si dipingesse di colori accesissimi e caldissimi. È stato in quel preciso istante che si è ritrovato a pensare una cosa che l’ha fatto sorridere: prima di loro due, prima di toccarle con mano, si sarebbe preso un ki blast devastate dritto nel petto per proteggere la sua famiglia, avrebbe in qualche modo riparato sua moglie e i suoi figli da un attacco termonucleare col suo stesso corpo, ma nel momento esatto in cui le ha guardate negli occhi ha capito che, se mai si fossero trovati sotto attacco, avrebbe usato sua moglie come scudo umano per proteggerle.
L’ha bonariamente detto a Sherry che, con un risolino, gli ha detto chiaramente che lo avrebbero “fottuto alla grande” da lì all’eternità. Ed è vero, eccome se è vero! Basta una lacrimuccia — regolarmente a comando — che lui crolla come l’ultimo degli scemi. Con lui anche Everett, che si è mostrato assai protettivo e dolce nei loro confronti.
Prima che nascessero, però, c’era una lieve tensione in casa, sia perché stavolta si sapeva che sarebbero state due signorine — problema dei due uomini di casa, non certo di Sherry —, sia perché i gemelli erano ancora molto piccoli. Se con Shiraz si aspettavano che prendesse bene l’arrivo di una nuova coppia di sorelline, lo stesso non si poteva dire per Jerez, che ha sempre mostrato un’indole più aggressiva e a tratti gelosa del maggiore.
Invece, non appena i suoi occhietti furbi hanno visto per la prima volta i volti piccoli e paffuti delle sorelline, si è sciolto come neve al Sole. Si è messo al fianco della mamma stanca e lì è rimasto, accarezzando con una delicatezza infinita la testolina di Alaska. Ogni volta che poi si doveva allontanare da loro, che fosse per un motivo o per un altro, prima le baciava sulla fronte, rassicurandole che sarebbe tornato. “Subito, subito!”, e poi correva via, così da ridurre il tempo della separazione.
L’aggressività però è effettivamente aumentata, perché guai orbitare vicino alle piccole senza la sua benevolenza. Per stare più tranquillo, poi, ha insegnato loro a mutare, provando ad instillare in loro l’istinto di mordere tutti quanti, così che nessuno potesse mai sfiorarle anche solo con un dito. Se non ci fosse stato Shiraz a mitigare gli animi, probabilmente ci sarebbe pure riuscito.
Loro due si prendono cura delle sorelline — il più delle volte. Ai loro occhi appaio sia come dei giocattoli divertenti che come dei preziosissimi tesori da proteggere, e Radish è grato ad entrambi per questo. Lui non potrà esserci sempre durante la loro crescita, non potrà vegliare costantemente su di loro, ma quei piccoli scavezzacollo sembrano già detenere un invidiabile dominio su tutti gli altri giovani Spettri, e ciò gli conferisce già un grande potere, oltre che delle spie sempre pronte a riferire ogni mossa delle due.
Se solo Sherry non si mettesse sempre nel mezzo, avrebbe già impiantato nelle loro malleabili testoline l’idea di picchiare a sangue qualsiasi ragazzo proverà mai ad avvicinarsi… ma è solo questione di tempo, lo sa. Neanche lei potrà essere sempre presente!
Le cose sono state come più semplici con loro. Sono buffe e a tratti eccentriche, certo, ma anche molto più pacate dei fratelli maggiori. Più pacate, ma decisamente non meno testarde. A tratti dimostrano di essere già due piccole serpi, ma a lui sta bene così. Un domani si avvicineranno meno lumaconi se continueranno su questa strada, e lui non può far altro che sperarci con tutto il cuore. La sola idea che qualche bellimbusto possa fare a loro tutto quello che lui fa a Sherry lo manda semplicemente in bestia!
Il loro arrivo è stato accolto con estrema felicità da tutti quanti, un po’ come i due gemelli ma con un qualcosa di diverso, una specie di nuova allegria mista a frivolezza che all’inizio non riusciva a capire. Ma poi l’ha capita, eccome se l’ha capita!
Casa è stata invasa da un numero imbarazzante di vestitini, scarpine, cappellini e piccoli, luccicanti, disgustosi e frivoli accessori. Una cosa mostruosa ai suoi occhi, che innumerevoli volte si è ritrovato a tenere in braccio un qualcosa che ricordava molto di più una preziosa bambola di porcellana anziché una bambina.
Pure Chichi si diverte un mondo a vestirle con completini pieni di pizzi, fiocchi e merletti, con il totale consenso della madre e l’aiuto di tutte le donne dei due branchi che le vedono come giocattoli semoventi. Pure le principessine hanno tutta l’aria di chi apprezza profondamente questi premurosi gesti, che agli occhi del Saiyan sono una subdola ed imbarazzante forma di bullismo.
Se non è mai intervenuto personalmente, però, un motivo c’è, e si può ricondurre facilmente alla sera in cui, a cena, si permise di farlo notare a Sherry, stranamente supportato pure da Everett, e lei si rigirò contro entrambi affermando che è divertente e che loro due “non capiscono un emerito cazzo di niente” e che dovevano stare muti. Probabilmente anche a lei sarebbe piaciuto ricevere quel numero imbarazzante di attenzioni da piccola, o più semplicemente avere dei vestiti caldi e puliti, e trova sinceramente divertente poterle viziare in un modo che non ha potuto mettere in atto con i due maschietti. “Un paio di pantaloncini e una maglietta, sai che spasso? Con loro ci si può sbizzarrire!
C’è poi un altro motivo se quei vestitini gli danno tanto fastidio, ed è perché molti bambini fanno già gli splendidi con le sue piccine. Non che sappiano effettivamente cosa stiano facendo, non lo capiscono neanche cosa voglia dire essere “fidanzati” — come spesso scherzano i genitori, che lui vorrebbe uccidere —, ma l’istinto del lupo già suggerisce loro di mettersi in mostra con due bambine di un anno e mezzo dalla notevole forza… e sempre vestite come microscopiche e altezzose Lady.
A rafforzare quest’ultimo punto, poi, si aggiunge anche il fatto che le piccine sono di palato fino, al contrario dei fratelli maggiori, che in più di un’occasione hanno sgranocchiato anche le ossa di carcasse così mal ridotte da far venire la nausea pure ad Everett. Ma non le sue figlie, nossignore! Loro mangiano solo prede fresche e già spellate, preferendo di gran lunga mangiare quando se ne stanno a tavola con le porzioni già tagliuzzate nel piatto. Non sia mai che si sporchino con un po’ di fango!
Piccole, schizzinose e bizzarre le sue gemelline, capaci di regalargli tante risate quanto Raz e Rez.
La settimana prima, per esempio, Kally si è appropriata senza ripensamento alcuno di un giocattolo di Moira, che come tutti gli altri cuccioli spesso gioca in casa loro, nel loro giardino o giù alla Tana. Era un pupazzo di Kermit, e lei lo ha legato con una sciarpa ad un passeggino giocattolo abbandonato sul portico. Ce lo ha legato e poi via di autoscontro contro i mobili, arrivando poi al punto di frignare perché si era fatto “la bua”. Ma è durato circa cinque secondi, subito dopo giù di rally per casa con gli amici e i fratelli, tutti armati di passeggini. Malgrado non fosse stato detto in modo esplicito, l’intento era schiantarsi contro il maggior numero possibile di spigoli per vedere chi era il più resistente — o meglio, il più cazzuto. I gelati che sono stati divorati in cambio del loro silenzio con le mamme non si contavano più dopo neanche cinque minuti di gioco.
In realtà non tengono neanche più il conto delle volte in cui, tra tutti e quattro, si sono aperti gli zigomi contro oggetti contundenti… ed anche le volte in cui hanno tirato giù cose che davvero non dovevano tirare giù. Come Jerez e Chuck, secondogenito di Bree, che senza tanti pensieri si sono scolati un paio di sorsi di candeggina. Ecco, in quell’occasione anche alle due donne è venuto un infarto, ma ficcargli due dita in gola per farli vomitare non è stata un’idea troppo geniale: il rutto di Chuck fu così forte da far rizzare e sbiancare loro i capelli.
In realtà, però, per Bree e Mimì gli infarti sono all’ordine del giorno, perché i due piccoli demoni sembrano trovare molto più che spassoso farsi male in modo acrobatico, motivo che gli ha fatto guadagnare il soprannome “Baby-Jackass”.
«Papà! Devi svegliarti, forza, su!»
Già con un solo anno di vita sulle spalle Shiraz parlava discretamente bene, ma adesso, a due anni e cinque mesi, risulta a tratti insopportabile per quello che riesce a fare e dire. Quando poi articola lunghe frasi senza sbagliare e a scandire senza sforzo parole spesso lunghe e complesse, a Radish viene quasi voglia di soffocarlo con un cuscino. Perché lo sa che è colpa di Everett se a volte se ne esce con parole che non aveva mai sentito prima, ed è sempre colpa sua se, di tanto in tanto, gli lancia contro qualche citazione assurda in qualche lingua morta, al solo ed unico scopo di zittirlo e confonderlo. Ovviamente il piccolo difficilmente sa il significato di tali frasi, ma il suo piccolo ma brillante cervello gli permette di imparare tutto a pappagallo, e via di supercazzole a papà!
Di certo l’acume mentale non l’ha preso da me.
Quando alla fine si decide ad aprire del tutto gli occhi, consapevole che di dormire un altro paio d’ore non se ne parla assolutamente, sorride bonariamente nel vederli in fila sul letto.
Shiraz, con i capelli neri che gli ricadono un po’ sugli occhi scuri e un po’ sulle piccole spalle forti, è la sua fotocopia in miniatura. In realtà il piccolo ha i capelli più lisci dei suoi e gli occhi più dolci, più simili a quelli della madre, ma non si può negare assolutamente che gli somigli in modo quasi allarmante. Caratterialmente, invece, non si capisce a chi somigli di più, poiché molto più calmo e a tratti razionale di quanto non siano entrambi i genitori — e sicuramente molto più sano di quanto non lo siano 9 membri su 10 della famiglia materna!
Jerez, con i capelli altrettanto neri sempre sparati di lato quando si sveglia, e gli occhi affilati di un azzurro intenso, ha sempre una strana espressione, un bizzarro mix tra due idee contraddittorie: guardando solo gli occhi si può pensare facilmente che stia meditando un piano malvagio per assoggettare il popolo della Terra, mentre se si guarda il sorriso allegro ed infantile si evince che sia uno dei bambini più pacifici e felici del globo. Una cosa però è certa: Jerez, in qualche modo, ti sta prendendo per il culo.
Lui gli somiglia caratterialmente di più, dal momento che basta davvero un niente per infiammarlo. Dio non voglia, poi, che non ottenga subito ciò che vuole: s’incazza come una belva e ti strappa l’anima finché non lo ottiene! A conti fatti, il marmocchio urla anche più di Vegeta nei suoi momenti no.
Vorrebbe quasi chiedere ai due dove siano finiti i pigiami che la sera precedente lui stesso ha tanto faticato a fargli indossare, e che ancora avevano nel cuore della notte quando li hanno trovati in cucina a scompisciarsi dalle risate, ma si astiene. È inutile discutere con dei selvaggi, e deve accumulare quante più energie fisiche e mentali possibili, non tanto per la festa che lo attende quanto per la loro sicura turbolenta adolescenza. Con due soggetti del genere, con uno che riuscirebbe a far assolvere Caino per insufficienza di prove con la sua faccia da culo, e l’altro che ti porterebbe al suicidio per quanto può mostrarsi odioso e vendicativo, cos’altro può aspettarsi?!
Alaska e Kahlúa — che di solito tutti chiamano Ally e Kally —, al contrario dei fratelli maggiori sono assolutamente e spaventosamente identiche, a partire dai pigiamini rossi di Betty Boop. Hanno gli stessi capelli grigio perla con le stesse sfumature scure, gli stessi occhi scuri, più chiari di quelli del padre ma più scuri di quelli della madre, dolcissimi, attenti e furbi. Hanno le stesse bocche a bocciolo di rosa dall’aspetto delicatissimo ma che, già dagli otto mesi, disseminano dei non indifferenti “facculo!”, imparati da un soggetto ancora non identificato.
C’è solo una persona all’infuori della razza degli Spettri e di Radish capace di distinguerle. A dirla tutta, in realtà, per questa persona la distinzione è ancor più immediata che non per gli Spettri, che malgrado il sensibilissimo fiuto riscontrano comunque qualche difficoltà, vista la somiglianza mostruosa pure degli odori, e questa persona è Goten. Come faccia non si sa, l’unica cosa certa è che indovina a colpo sicuro quale delle due è Alaska, indubbiamente la sua preferita tra i quattro cugini. Ogni volta che la vede infatti le corre subito in contro e la riempie di baci, ritrovandosela poi appiccicata addosso come una cozza allo scoglio.
Si amano, loro due, di un amore così puro e innocente che strappa sempre un sorriso. Radish è abbastanza certo di poter contare anche sul suo futuro aiuto per proteggere la purezza della sua signorina, ma  se si mostrasse tonto come il padre dovrà lavorarci un pochino di più. A voi due non vi toccherà mai nessuno… morirete da sole!
«Oggi ci dici cosa ci nascondi?» Ed ecco che Shiraz torna a martellare sul solito, identico punto.
È abbastanza uomo da ammettere che stato un suo errore, perché loro sono curiosi di natura e lui è stato così scemo da avere una reazione oltremodo esagerata quando hanno scovato il suo segretuccio nel cassetto del comodino. Anzi, a voler essere precisi, l’errore vero e proprio è stato quello di non disfarsi immediatamente di quel maledettissimo album fotografico contenente i ricordi di quell’ormai lontana serata all’insegna dell’alcol e del delirio, che continua a non ricordare. Quelle foto oltremodo imbarazzanti sono tutto ciò che gli rimane come ricordo e, se fosse stato furbo, non le avrebbe conservate… o almeno non le avrebbe conservate ! Perché era scontato che prima o dopo ci avrebbero messo le zampe, ed è stato solo un fortuito caso se in quel momento era con loro ed ha evitato che le vedessero.
Però, ovviamente, quei mostri mica se lo sono scordato, e da ormai due mesi non fanno altro che chiedergli se glielo mostra. Il semplice “no” non funziona manco per niente, non lo accettano — o non lo capiscono proprio —, quindi ha dovuto giocare d’astuzia, con la mera speranza che si stanchino e lascino perdere.
«Te l’ho detto, quando diventate più grandi.»
«Ma siamo cresciuti stanotte! Vedi?!»
Sono figli suoi e di Sherry, d’altra parte. Con quale ingenuità può anche solo pensare che lascino perdere qualcosa che stuzzica così tanto al loro curiosità?
Mentre le gemelle, come di consuetudine, gli si stravaccano addosso, consapevoli di poter fare di lui tutto ciò che vogliono senza alcun genere di ripercussione, i due principini mostrano fieramente i muscoli, come se così potessero convincerlo a cedere.
Radish, che davvero vorrebbe mostrarsi molto più serio, scoppia a ridere come sempre. Non c’è modo, mai, di convincerli del contrario quando si convincono, ma c’è un modo subdolo — e sicuramente sconsigliato dagli esperti — per fargli dimenticare quale fosse l’argomento principale: sfotterli!
«E quelli me li chiamate muscoli?! Ahhh, siete solo due cucciolotti! Questi sono muscoli!» E detto questo contrae il braccio, facendoli immediatamente accigliare. Se c’è una cosa che davvero non sopportano — tra le tantissime —, è essere considerati dei cuccioli ed essere sminuiti. Sono ben consapevoli della loro forza, delle loro capacità, del fatto che tra i giovani Spettri sono assolutamente dei fuori classe, e sentirsi dire che invece no, sono solo due cucciolotti, è qualcosa di inammissibile.
«Sì, vero, questi sì!» Gli dà man forte Ally, sghignazzando malefica quando Jerez la incenerisce con lo sguardo. Sta tra le braccia di papà, non può farle niente!
«Ti calpesto?!» Tranne minacciarla, ecco. Il problema è che molto spesso le sue minacce si trasformano in fatti. Non l’ha mai calpestata davvero, ma quando davvero lo spinge al limite della pazienza, la butta a terra e le mette un piede in testa, sibilando “ti calpesto?”. La sola idea pare essere sufficiente per raffreddare l’animo della dispettosa principessa, che adesso si rigira per nascondere il viso nell’incavo del collo del padre.
«Nessuno calpesterà nessuno, oggi.»
Una cosa che Radish non riesce a capire, è perché con lui — ma anche con Everett, il più delle volte — facciano il Diavolo a quattro, mentre con lei si trasformino in dolci e adorabili agnellini coccolosi. Non lo capisce, non c’è verso neanche di farselo spiegare, fatto sta che non appena lei entra in una stanza, loro cambiano, e prendono a guardarla con adorazione. Se non li amasse così tanto, sarebbe sicuramente geloso delle loro dolci interazioni e di tutte le attenzioni che gli vengono sottratte.
«Tanti auguri, papà!»
Lei non è cambiata, per Radish, rimanendo la solita ragazza tutto pepe capace di accenderlo con un misero sorriso.
Gli unici cambiamenti, se proprio si sforza a trovarli, sono le tette di una taglia in più, e i capelli, che curiosamente sono ancora lunghi fino alle scapole. ‘Curiosamente’ perché in genere, quando arrivano a questa lunghezza, le diventano come insopportabili e se li ritaglia corti. È anche per questo che lui se li gode quanto più possibile finché durano, perché lo fa impazzire afferrarli e tirarli quando la prende da dietro.
Non devo pensarci, non ora!, si impone duramente mentre lo bacia, sorridendo come di consuetudine.
La loro vita insieme è stata un caos sin dal primo momento, ed ora, dopo tre anni che si conoscono, non è certo da meno. Sono spesso di corsa, hanno sempre da fare, ma riescono comunque a ritagliarsi più momenti possibile al giorno da dedicarsi, e questo lo fa sempre sorridere. Questo e il fatto che, malgrado quattro figli piccoli, riescano comunque ad avere rapporti quasi tutti i giorni, al contrario di tante coppie che conosce. Non potranno urlare liberamente come un tempo, ma questo non ha tolto niente alla loro passionalità. Anzi, in un certo senso il dover fare le cose di nascosto li eccita pure di più, fatto che ha sollevato qualche preoccupazione qua e là; dandosi tanto da fare, infatti, molti temono una nuova cucciolata, e nessuno sarebbe mentalmente pronto ad accogliere altri piccoli Shedish.
«Mamma, dopo possiamo andare da zio Willem?» Domanda Kahlúa, usando il tono più dolce che può. Il fatto che Willem non sia parente di nessuno di loro non è importante, perché tanto per loro quattro sono tutti zii e zie.
Sherry ama i suoi figli. Li ama come non credeva fosse possibile, e vederli felici la rende più che felice. L’idea di dover dire loro di no per qualcosa le va sempre stretta, anche se questo non le impedisce di farlo. Vuole che vengano su forti, indipendenti e con la testa sulle spalle, così da diventare poi uomini e donne capaci di assumersi tranquillamente le proprie responsabilità e vivere una vita più serena di quella che ha avuto lei.
Non è però semplice destreggiarsi, perché sono in quattro e sono uno più pieno di energie dell’altro, con interessi diversi ed un numero imbarazzante di amichetti da vedere. Per questo, per quanto li ami, non vede l’ora che raggiungano l’età per entrare all’accademia!
«Sììì! Chiamiamo i migliorini!» Urla Jerez, ricevendo subito man forte dal gemello. Il loro essere tanto complici in tutto, è a dir poco spaventoso.
Ogni singola volta che sentono la parola “migliorini”, ai due viene da ridere in modo quasi isterico. Everett è l’unico ad aver imparato a trattenersi un minimo, ma è stata una lotta interiore assai difficile.
È partito tutto poco prima che compissero un anno, ed erano in vena di bizze. Volevano infatti che Chuck, Magnus, Lux, Light, Julian e Adrian — figli bastardi di Apophis — rimanessero a dormire da loro, ma era ovviamente una cosa impossibile. Passavano un paio di cuccioli, ci potevano anche stare, ma sei cuccioli iperattivi era semplicemente impensabile. Così bizze isteriche, urla demoniache, peluche decapitati a morsi perché loro volevano stare con i loro “migliorini”. Quando, confusi, chiesero cosa fossero, loro si placarono per qualche istante e spiegarono con una certa ovvietà che erano i loro migliori amici; loro scoppiarono inevitabilmente a ridere, offendendoli e intensificando così le grida. Poi volarono un paio di sculaccioni da parte di Sherry, Everett mostrò loro i denti, Radish gli negò il dolce dopo cena, e fine della discussione.
Migliorini, però, è rimasto.
«Dopo si guarda, okay?» Può essere che dopo, sul ritorno a casa, si fermeranno davvero a bere un caffè al ranch di Willem, un po’ come succede spesso, ma non è detto. Saranno tutti stanchi — se le cose andranno bene, loro due in modo particolare —, e pure Willem avrà il suo bel da fare con la personale orda di cuccioli strasonnati che faranno le bizze perché “ma no, non sono stanco, voglio continuare a giocare”, mentre i loro occhi saranno in fiamme per la stanchezza.
Sarà tutto da vedere, ecco, un po’ come al solito. Magari con la scusa che le galline e i cavalli saranno stanchi — o, meglio ancora, a nanna — stavolta se la scamperanno.
«Ma mammaaa…» Quando attaccano ad urlare così in coro, e soprattutto a fare il labbrino tremolante, Sherry capisce come si senta Radish ogni volta che provano a fregarlo — riuscendoci il più delle volte. Ma lei non è Radish, e già era preparata a queste vili tattiche grazie ai figli degli amici, così riesce a non farsi intenerire troppo.
Però adesso non ha tempo da perdere in tante spiegazioni. Vuole dare il suo regalo a Radish, e provare a spiegare ai piccoli che forse andranno al ranch dopo cena sarebbe solo tempo sprecato.
Conscia di ciò, butta in campo l’arma di distrazione per eccellenza: «Perché non andate dallo zio, adesso? Se glielo chiedete per favore, magari vi prepara le frittelle con lo sciroppo!» Già, Everett. Davvero non ha idea di come avrebbero fatto senza di lui!
Non che sia più paziente, più dolce o più attento di loro, solo che è un alleato preziosissimo nella loro continua lotta per la supremazia. Anche se, e questo va detto, era una lotta difficile già quando erano tre contro due; adesso pare semplicemente una causa persa, essendo pure in minoranza.
Non hanno però intenzione di arrendersi contro quattro energici poppanti, ne andrebbe pure della loro salute mentale oltre all’orgoglio, quindi si limitano a serrare maggiormente le fila e ideare piani di difesa, d’attacco e di contrattacco da usare in qualsiasi frangente.
Come volevasi dimostrare, i quattro cuccioli scattano giù dal letto, dimenticandosi pure dell’affetto che nutrono per il padre e del fatto che sia il suo compleanno. Niente può reggere il confronto con un’abbondante colazione a base di zuccheri — meglio ancora se cucinata dallo zio.
«Come mai ho l’impressione che ti volessi sbarazzare di loro?» Domanda con falsa innocenza Radish, sedendosi più comodamente con la schiena contro la testata del letto.
La conosce, probabilmente più di chiunque altro, e sa bene come ragiona, il più delle volte. Sentendo poi il familiare calore nello stomaco e la sensazione crescente nei lombi, capisce di averci totalmente preso. Sherry ha quello sguardo, e la sua erezione si sveglia completamente tutto d’un tratto.
«Perché il tuo regalo è bene che venga aperto lontano dai loro occhi innocenti.»
Contro ogni sua aspettativa, anziché spogliarsi come immaginava si china ed estrae da sotto al letto una scatola confezionata con carta nera lucida, con sopra un fiocco argentato.
«Innocenti? Loro?!» Lui ama i suoi figli, davvero, con tutto il cuore, ma non c'è niente di innocente in loro, e solo dirlo è quasi una blasfemia! Neanche un mese prima sono andati a pranzo fuori, e Shiraz, con una calma e naturalità invidiabile, ha chiesto alla cameriera una “bella birra ghiacciata” assieme alla sua cotoletta. Il problema è che la voleva sul serio.
Quei bambini non sono innocenti, non lo sono manco per niente, ed è bene che sia chiaro pure a lei, così da evitarle cocenti delusioni in futuro.
Quando però apre il pacchetto, capisce che forse stavolta un po’ di ragione ce l’ha. Perché sì, i loro figli non saranno innocenti neanche alla lontana, ma ancora sono quasi del tutto ignari di cosa sia il sesso e di tutto ciò che comprende. Soprattutto sono ignari delle continue porcate che fanno mamma e papà!
I loro giocattoli, infatti, non sono stati gettati. Non ci hanno pensato neanche per un secondo a sbarazzarsene, limitandosi infatti a nasconderli in una specie di doppio fondo nell’armadio. Finché non saranno cresciuti abbastanza da pensare a sotterfugi simili, loro due saranno ancora relativamente al sicuro.
Radish si era raccomandato sul fatto di non fargli regali, non li voleva. Ha già tutto ciò che può desiderare, che se ne fa di altre cianfrusaglie? Niente, ecco cosa. Ma queste cianfrusaglie gli vanno benissimo, e ora non si sogna neanche lontanamente di dirle alcunché.
Una fibbia incrociata da farle indossare, di quelle che piacciono tanto a lui per sottometterla ma che, purtroppo, non arrivano mai ad un secondo round, e tanti altri gingilli divertenti da usare in seguito. La fibbia, però, ha tutta l’intenzione di usarla subito.
«Tanti auguri, paparino.» Mormora vicino al suo orecchio, ridacchiando sommessamente quando una sua grossa mano corre velocemente a slacciarle la leggera vestaglia di seta. Sapeva bene che avrebbe reagito così, e per questo ha ben pensato di farsi trovare totalmente nuda sotto la vestaglia. «Preferivi aprirlo davanti a loro?»
«Preferisco metterti subito questo.» Risponde prontamente, mettendole sotto agli occhi il piccolo plug anale con una gemma a cuore fucsia. Ne hanno diversi, in realtà, ma non gli dispiace di certo aggiungerne un altro alla collezione… così come non gli dispiace troppo quando, di tanto in tanto, le permette di usare cose del genere anche su di lui.
«Chissà perché immaginavo che ti sarebbe piaciuto…» Si aspettava in realtà che usasse per prima cosa la fibbia, ma è abbastanza certa che, in ogni caso, non arriverà a fine giornata.
Radish le lascia scivolare tra le labbra il plug, così da lubrificarlo con la sua saliva, e nel frattempo la stimola delicatamente con le dita.
«Koba, non possiamo far rumore, sono tutti giù.» La sua lamentela è così priva di una qualsivoglia convinzione che, per un istante, Radish pensa di non risponderle neanche. Sarà anche diventata mamma di quattro splendidi bambini, ma non è cambiata più di tanto, la sua smania infinita ne è una prova più che lampante… e cazzo se lui l’adora!
«Vorrà dire che ti terrò chiusa questa bella bocca, mh?» Nel dirlo le inserisce il plug, sogghignando languidamente quando la sente aggrapparsi maggiormente alle sue spalle.
«E io che pensavo di usarli dopo…» Mormora con un sorriso, mentre un bel rossore le scalda le guance. Lo fissa negli occhi con lo sguardo caldo e adorante che gli dice che lo ama per quello che è, e che nonostante tutto, sarà sempre lì per lui.
Le sorride, Radish, con quell’ormai familiare gioia che gli scalda il cuore, per poi baciarla con foga mentre la fa stendere sulla schiena, incastrandola con la propria mole contro il materasso.
«Ora, dopo… stasera, domani! Tu non ti preoccupare…» La prende con una spinta decisa, tenendole una mano sulla bocca per attutire il più possibile il forte gemito che le è scappato «Ho intenzione di scoparti in ogni modo per il resto dei miei giorni!»


Non è un giorno dei più freddi nei Territori del Nord, ma per Radish è più che necessaria una spessa pelliccia sulle spalle per poter banchettare all’aperto assieme agli altri.
Per i suoi figli, invece, non è assolutamente necessaria. Sembrano non sentirlo proprio il freddo, soprattutto perché non stanno fermi dieci secondi.
Corrono da una parte all’altra con il numeroso gruppo di amici, i migliorini sempre alle calcagna. Giocano a pallone adesso, ma è probabile che nel giro di dieci minuti cambino idea. Questo genere di giochi li esalta per poco, perché non sentono una vera competizione, come invece avviene con acchiapparella, dove usano tattiche assai discutibili per vincere, come lanciarsi dei sassi addosso.
Stavolta però il motivo per cui sicuramente in molti molleranno presto il gioco, è per la spaventosa eccitazione che li anima. Ad occhio e croce, non riusciranno facilmente a rimanere concentrati su una cosa sola per almeno qualche ora, quando avranno un poco smaltito la notizia.
Non sa se averne paura o meno, in realtà.
Col senno di poi, lasciarsi convincere — ma neanche tanto — a portare la sera seguente i vivaci eredi al loro primo concerto non è stata una buonissima idea, tantomeno lo è stata dirglielo. Ora sono sovreccitati come non pensava neanche potessero essere, e ciò gli fa temere che l’indomani sera potrebbero anche esplodere come petardi, tanto saranno euforici.
Ma gli altri ci andranno, i loro papà ce li porteranno e se li terranno in spalla per tutta la durata del concerto… che fai, li privi di una simile esperienza? Certo che no, sarebbe crudele. E sarebbe ancora più crudele privarsene da soli! Non poteva, però, andarci da solo e mollare Sherry da sola con i quattro, come minimo gli avrebbe strappato le palle e gliele avrebbe poi fatte ingoiare.
Vederli però scorrazzare da tutte le parti con le corna da Diavolo distribuite da Mordecai, e sentirli cantare a squarciagola come ossessi, gli insinua il dubbio atroce che forse non sia stata una trovata poi troppo intelligente. Però, questo deve ammetterlo, li ammira sempre un poco di più per i loro gusti musicali: heavy metal e hard rock!
Scoprire che sparare determinate canzoni a tutto volume un po’ li calmava, è stata una gioia immensa per lui, che quasi tremava all’idea di doversi sorbire quelle stupide lagne da poppanti come succede in genere.
«Goten, aspettami!»
Dubita ardentemente di riuscire a convincere Chichi a lasciar andare anche i suoi figli, ma ci proverà comunque. Magari giocandosi la carta ‘Tristan’ potrebbe ammorbidirsi, così come la consapevolezza che anche Everett sarà con loro… il problema, però, è il resto della comitiva! Micah con Chuck e Magnus, Blackwood con Lux e Light, Julian e Adrian con l’adorato padre adottivo Russell, Maddox con Amos e Maximilian, Tristan con Major e Mordecai, ed Everett a tenere in riga tutti quanti. Forse — quasi sicuramente — verranno pure River con Axel, e Timo con Kit e Reid, e non è certo che questo giocherà a favore dei nipoti. Tentar, comunque, non nuoce.
Un altro possibile problema, di cui tutti gli “adulti” sono sicuri, è che riceveranno un sacco di storie per dei bambini tanto piccoli, ma il Quartetto ha agganci un po’ ovunque, e nessuno rompe troppo le palle con loro, a meno che non voglia subire un pestaggio in piena regola.
Ma non vuole pensarci adesso, Radish. Sarebbe stupido da parte sua lambiccarsi il cervello più che stanco con questi pensieri, soprattutto dopo tutto il sesso sfiancante della giornata e, non da meno, i litri di birra artigianale che producono da quelle parti. Se già quella degli umani gli piace parecchio, per questa rischierebbe di diventare proprio un alcolista se non fosse per la moglie e il cognato.
«Tra poco arriva la torta, pensi di farcela?»
Ci sono momenti, pochi ma ci sono, in cui Everett gli mostra una certa gentilezza. Il più delle volte poi si chiude a riccio subito dopo e gli lancia qualche frecciatina pungente, ma a lui sta bene così. Ormai lo sa benissimo che, in fondo in fondo, gli vuol bene. A modo suo, certo, ma è così. Sennò perché mai prendersi il disturbo di domandargli se ha uno stomaco sufficientemente elastico da poter ingurgitare altro cibo?
«Hai dei dubbi, forse?» Beh, in realtà sarebbero pure fondati perché il suo stomaco sta per esplodere, ma non vuole ammetterlo. Mica può farsi battere da un branco di lupi scalmanati! Senza contare, poi, che è assai probabile che finiranno col tirarsi buona parte dell’enorme torta gli uni contro gli altri.
«Non sfondarti troppo, scimmia, o domani ti sfonderò io qualcosa.»
Per quanto gli scocci ammetterlo, sa che ha ragione. Da quando è riuscito ad insegnargli a volare, e soprattutto a farlo in forma ibrida, è diventato ancor più pericoloso.
Dovevano essere sicuri che i piccoli ne avrebbero avuto le capacità, così al Concilio hanno deciso di sfruttare lo Spettro più forte per fare qualche esperimento.
Idea di merda, davvero.
Da quando ci riesce, per quanto lo disgusti e faccia sempre storie perché gli risulta innaturale, lui si è ritrovato con un numero maggiore di cicatrici. Certamente nessuno dei due fa sul serio, però Everett non riesce mai a frenare del tutto il proprio istinto. ‘Del tutto’ perché, se lo seguisse pienamente, gli avrebbe già strappato gli occhi da anni.
Vorrebbe tanto che anche Sherry imparasse, più che altro per permetterle di stare più al sicuro di quanto già non sia, ma ogni volta che prende il coraggio a due mani e decide di “imporglielo”, si ricorda di come ne uscì dopo l’ultimo ki blast. Pur sapendo che sono due discipline diverse, e che per il volo il suo problema più grande rimarrebbero le terribili vertigini, non riesce comunque ad andare fino in fondo.
La sola idea di farle del male in qualsiasi modo possibile, gli blocca il cuore.
Per riuscire a scacciare questo genere di pensieri, però, gli basta guardarla, qualsiasi cosa stia facendo. La sua forza, la sua allegria, la sua luce, riescono sempre a tranquillizzarlo.
È serena da anni, ormai, e i suoi incubi sono diventati una spiacevole rarità. E lui lo sa che, almeno per metà, è anche merito suo.
Il lavoro che ha svolto e il suo impegno per rendere la vita migliore a tutti quanti è encomiabile. Dopo aver aiutato come poteva nella costruzione di nuove e vecchie strutture, ha cominciato a rimettere i soldi nell’enorme comunità soprattutto per aiutare chi soffriva, chi veniva da dove veniva lei. Non sorprende che quelle persone la amino e la venerino anche più di chi, invece, già da prima godeva di un buon tenore di vita — per quanto Jäger lo rendesse possibile.
In meno di tre anni è riuscita a ribaltare totalmente la tragica situazione del Nord, portando ordine e stabilità tra i suoi abitanti, che non sono più costretti a vivere alla giornata, ma che invece adesso possono dirsi tutti utili a far girare come si deve la ruota, il tutto con il costante appoggio del Sud, che ha seguito la sua stessa strada ed ha giovato degli stessi risultati.
La sua bambolina è una leader forte, leale e compassionevole. Non ci vuole uno scienziato per capire che è nata per questo, malgrado lei stessa credesse — e talvolta creda tutt’ora — il contrario.
Tutti i suoi — i loro — amici più stretti, in realtà, sono riusciti a maturare in quel breve lasso di tempo, trovando a modo loro la strada giusta.
Bree è una specie di astro nascente dell’ostetricia, e il suo istinto materno l’ha spinta ad adottare uno stile di vita più sereno che la tiene fuori dai guai.
Major, malgrado gli sia stato offerto un posto nell’accademia — che sta andando sorprendentemente bene —, ha preferito aprirsi un piccolo studio come investigatore privato nel mondo umano. Considerate le sue innate capacità e tutte le possibili attrezzature sulle quali può mettere le zampe, è inutile dire che sia molto richiesto.
Maddox, rimasto a vivere per la maggior parte del tempo nei Territori del Sud con la famiglia, è diventato qualcosa di riconducibile ad un giudice per le Arene assieme a Glover, che invece è rimasto con la famiglia al Nord. Becca e Sharon, invece, hanno trovato un modo tutto loro per incanalare il proprio carattere bellicoso, ovvero addestrando in combattimento i Mezzosangue.
Willem ha messo su una scuderia di tutto rispetto, che fornisce un buon giro di clienti e, di conseguenza, di soldi. Senza contare, poi, che non sono in pochi i cuccioli affascinati dagli equini, e che quindi si è trovato pure con un secondo lavoretto per le mani. E pensare che il tutto è partito da una battuta sul suo bizzarro incontro con Viper quando erano poco più che bambini; si rimpiattarono infatti in una stalla per ripararsi da un violento temporale, e da quel momento non si sono più separati. Ricordandoglielo, ha pensato di prendersi quel terreno e di ripartire in quel bizzarro modo.
Dopo essersi sposati, Cloe ha convinto River a prendere un appartamento in centro e a rilevare una clinica di chirurgia estetica che stava chiudendo. Beh, le cose sono andate così bene che a Satan City è diventata un punto di riferimento nel settore con una crescita così fenomenale che stanno aprendo la quinta filiale. Il numero di uomini che si è fatto scolpire gli zigomi uguali a quelli di River, ormai, non si conta neanche più.
Micah, affezionato della sua creatura e poco disposto a spaccarsi troppo la schiena dopo tutto ciò che aveva già fatto, ha preso un posto come insegnate di belle arti, ed in meno di un anno è già uno dei professori più amati in assoluto di tutta l’enorme accademia. Cos’altro ci si poteva aspettare da uno col suo talento, la sua allegria e, soprattutto, la sua bellezza?
Mordecai, invece, lavora principalmente per e con Radish.
Tutte le persone sopracitate non hanno neanche lontanamente pensato di mollare i propri loschi affari, ma spesso e volentieri delegano all’eccentrico e iperattivo Cacciatore, che riesce sorprendentemente a mantenere tutto in ordine. Per farlo, poi, si avvale dell’aiuto proprio di Radish, poco propenso a vivere una vita alla Disney. Poter andare in certi posti a picchiare gente di un certo tipo, si è rivelato incredibilmente divertente per lui, e di certo ci alza molti più soldi di quanto non facesse con i combattimenti del Neon.
Oltre a questo, tutti i figli adottivi di Fern hanno aperto una piccola catena di night-club di discreto successo, più che altro per avere in futuro un ulteriore modo di controllare i turbolenti figli e le loro uscite. Perché andranno lì, sarebbe da idioti non farlo, e così potranno star certi che non facciano i loro stessi casini apocalittici.
Radish adesso guarda la donna che gli ha sconvolto l’esistenza, che l’ha ribaltata, fatta a pezzi e rimessa insieme come più l’aggradava, dandole un senso tutto nuovo, un calore sconosciuto e preziosissimo, e il cuore gli batte improvvisamente più forte nel petto.
Lei è il suo centro, così come lui è il suo.
Conducono una vita frenetica, tra lavori più o meno legali e quattro figli piccoli, ma Radish non la cambierebbe per niente al mondo.
«Papiii, Julian mi ha tirato una palla di neve in testa!»
Conosce quel tono lamentoso. La sua piccola Alaska è stanca, presto comincerà a fare le bizze e ad urlare in modo isterico. La prende tra le braccia e l’appoggia con sicurezza sulle gambe, carezzandole delicatamente la schiena per calmarla.
Un tempo pensava che sarebbe scattato come una bestia rabbiosa contro il piccolo Julian, ma adesso si limita a questo. Sa bene che quei bambini se ne fanno di ogni senza cattiveria, così come sa che spesso le sue figlie esagerano per piccole cose, soprattutto quando sono troppo stanche. Le mie piccole Drama Queens!
«Tra poco si torna a casa, va bene?» Le sussurra all’orecchio, sorridendo orgoglioso quando la piccola si stringe maggiormente a lui.
Pur avendo sentito l’odore di Vegeta in passato, pur sapendo che ha uno zio fenomenale nell’aldilà che un domani potrebbe tornare nel mondo dei vivi, per lei — per loro — è lui il vero supereroe, l’uomo più forte dell’Universo, l’unico in grado di proteggerli da ogni pericolo, e questo lo fa sentire sempre incredibilmente bene.
Sobbalza appena quando una mano morbida gli sfiora l’orecchio, e voltandosi si ritrova vicino al sorriso tenero di Sherry.
«Riesci a cavartela?»
«Sempre!» Risponde con un sorriso allegro, allargando un braccio quando l’altra figlia corre verso di lui, decisa a farsi prendere in braccio a sua volta.
«Sei un bravo papà.»
Le ruba un bacio, attento a non disturbare le principessine sul punto di crollare addormentate tra le sue braccia. «Lo so!»
In realtà non ne ha idea, si muove sempre alla cieca. Come si fa a sapere se si sta svolgendo bene un compito tanto difficile, quando non si hanno modelli da imitare? Tutto ciò che fa è seguire l’istinto, evitare che soffrano inutilmente, insegnargli quali sono i limiti da non superare mai, come rapportarsi col prossimo, il tutto tenendo sempre ben a mente che sono per metà Saiyan e per metà Spettri, e che di conseguenza per loro ogni cosa appare in modo diverso dal normale.
Però, a quanto sembra, non stanno venendo su male. Sono agitati ed esuberanti, certo, ma quale cucciolo di Spettro non lo è? La strada è ancora lunghissima e tutta in salita, lo sa, ma per adesso sente di poter dire di non star facendo proprio un disastro.
Quando i due piccoli Diavoletti corrono verso di loro, cantando a gran voce “Thunderstruck”, capisce che sono ormai a tanto così dal poter finalmente tornare a casa. Perché mai tornare dal padre quando ci sono tutti i loro amici, se non per mangiare la torta?
In fondo l’ora di cena ormai è passata, tutti sanno che non vogliono tardare troppo per via dei piccoli, e non appena vede da lontano la torta — quella piccola, che servirà unicamente per farlo soffiare sulle candeline —, tira un mentale sospiro di sollievo.
Shiraz e Jerez si fanno prendere in braccio dalla madre, così da poter vedere da sopra le spalle del padre — ed avere un accesso più veloce al dolce. A Shiraz, in realtà, i dolci piacciono sì e no, preferendo infatti il cibo piccante da quando ha potuto cominciare ad assaggiare qualcosa che non fosse il latte materno, ma niente e nessuno gli impedirà di spiaccicare la sua fetta in faccia al fratello.
«Che dite, mi aiutate a soffiare?» Prende il dolce per avvicinarlo il più possibile alle quattro bocche e, non appena le candeline vengono tutte spente, con la coda afferra Shiraz per il collo e lo trascina in avanti, spiaccicandogli la faccia nella panna e nel cioccolato.
«Correte, via, via!» Incita le figlie, mentre Jerez, alle sue spalle, si spancia dalle risate, e Shiraz mastica minacce sconnesse a mezza bocca.
Come si aspettava, la battaglia a colpi di torta ha inizio, e lui stesso si ritrova con una quantità esagerata di panna appiccicata ai capelli nel giro di pochi minuti.
Shiraz, dopo un gran numero di tentativi, riesce finalmente ad assalire il padre, spalmandogli sulla guancia e sul collo ciò che gli era rimasto, ridendo a pieni polmoni. E Radish lo lascia fare, così come lascia che gli altri tre gli saltino addosso per aiutarlo.
Non voleva figli, non li ha mai desiderati, ma adesso non riesce ad immaginarsi senza. Sono ossigeno, loro quattro. Sono energia, risate, dolcezza, amore puro e incondizionato.
Presto o tardi saranno anche preoccupazioni e allenamento, perché niente e nessuno gli toglierà la soddisfazione di addestrare i due piccoli ma portentosi Alpha, che un domani si ritroveranno per le mani delle responsabilità incredibili, e dovranno avere non solo le capacità mentali per occuparsene ma anche quelle fisiche.
Per quanto riguarda i due piccoli Segugi, invece, è ancora incerto il loro destino. Non sembrano dare alcun peso alla lotta, prediligendo infatti passare il loro tempo a giocare con le costruzioni e i dinosauri, a disegnare o a sguazzare nella piscina dietro casa, ma è davvero troppo presto per dirlo. Inutile specificare che spera in un loro cambiamento, così da potersi allenare pure in loro compagnia.
Per quanto all’inizio si sentisse insicuro riguardo la loro nascita, riguardo tutte le responsabilità e i problemi che possono portare, ma adesso non più. Gli sembrano anzi tutte idee stupide, pensieri che, adesso, non riesce a credere di aver pensato.
Loro sono davvero il suo cuore che si muove al di fuori del suo corpo… e lui non potrebbe esserne più felice ed orgoglioso di così.


Quando si è svegliato, quella mattina, sapeva che sarebbe stata una giornata faticosa. Ci sarebbero stati i festeggiamenti del suo compleanno, i suoi folli amici pronti a trascinarlo in qualche loro trovata discutibile come un concerto rock, il sesso con Sherry, e i sensi sempre vigili per i loro piccoli scavezzacollo.
Ciò che non aveva preso in considerazione, però, era la fatica che avrebbe dovuto fare una volta tornato a casa!
Quella la dimentica sempre, quando decidono di uscire per far qualcosa di particolare. Anche se, questo va detto, non è che a cose normali le loro serate in casa siano poi molto più tranquille.
Mentre si aspetta la cena, si deve o giocare a qualcosa o guardare qualche film d’animazione — nelle ultime due settimane si guarda solo ed esclusivamente “Le follie dell’imperatore”, e lui ormai sta cominciando a sognarselo la notte —; a cena si parlotta con più calma, mentre si tenta di non far comportare come delle bestie selvagge i piccoli prìncipi; dopo cena, infine, si esce un po’ in giardino per qualche gioco al chiaro di Luna, come per esempio acchiapparella o la ricerca di rane e rospi, poi si rientra, si fa il bagnetto alle quattro bestioline di Satana, ed infine si guarda tutti assieme un film finché non si assopiscono abbastanza. Dopo, una volta piazzati nei loro letti, si passa alle coccole tra mamma e papà.
Quando però la cena avviene fuori, vanno sempre un po’ a passeggio, fanno quattro chiacchiere mentre i cuccioli giocano tra loro, e quando si torna a casa bagnetto e poi tutti a nanna.
Sherry si occupa sempre delle bambine, decisamente più propense a farsi coccolare con tutti quei saponi profumati, mentre dei bambini si occupa Radish, che il più delle volte ne esce bagnato quasi quanto loro. Però si diverte, è sempre una sfida, e poi rimane cinque/dieci minuti nella loro stanza finché non si arrendono all’evidenza e, stremati dall’ennesima giornata piena e sfiancante, si addormentano nello stesso letto.
Stavolta, però, ha mandato avanti Everett, rinunciando così al suo piccolo ma prezioso rituale.
Se un tempo gli avessero detto che avrebbe tenuto così tanto ai loro momenti, che gli sarebbe piaciuto tanto passare il tempo con dei bambini piccoli, avrebbe dapprima riso a crepapelle e poi spaccato la faccia al povero pazzo convinto di tale sciocchezza. E invece è proprio così: lui, uno degli ultimi Saiyan puri nell’Universo, un uomo che ha le mani grondanti di sangue e l’anima a brandelli per tutti i crimini commessi, adora passare il proprio tempo con la sua bizzarra famiglia, ed ama i momenti che i suoi vivaci bambini gli regalano.
Adesso, però, c’è una cosa in particolare che vuole fare. Una cosa che le bambine chiedono loro ormai da qualche mese, con quei faccini supplichevoli che lo spingerebbero a fare qualsiasi cosa. Se glielo chiedessero in quel modo, sarebbe capace di radunare le Sfere per chiedere a Shenron di materializzargli il famoso ircocervo ondulato, qualsiasi sia il suo ipotetico aspetto.
Dal momento, però, che hanno chiesto loro qualcosa di più semplice e decisamente fattibile, ha ben pensato di fare da solo.
Forse non è il momento più adatto, dal momento che sono tutti stanchi, e che loro devono ancora farsi la doccia prima di poter anche solo pensare di coricarsi, ma non gli interessa.
Dopo aver finito di armeggiare col trapano come gli è stato detto di fare da Micah, si sfila di dosso almeno i vestiti sporchi di dolce e Dio sa che altro, rimanendo così in boxer. In casa tanto non è insolito vederli girare in biancheria, quindi non shockerà nessuno.
«Sono crollati?» Domanda con un sorriso ad Everett quando lo vede passare per il corridoio. Non è ancora del tutto addomesticato, ma si sforza di dormire nella dependance almeno tre/quattro volte a settimana.
«Se Dio vuole…» Pure lui adora i piccoli, malgrado lo facciano non poco dannare. Per loro è dovuto andare contro alla propria natura, varcare un limite che l’ha lasciato mezzo distrutto per settimane, ma sente che ne vale la pena. Sono molto vivaci, sicuramente lontani dal tipo di personalità che preferisce, questo è vero, ma sono anche svegli ed educati, capaci di capire quando è il momento di mollare la presa o quando sono nel torto, e, considerata la loro età, è un risultato davvero apprezzabile.
Senza contare, ovviamente, che non lo temono né giudicano mai, ma che anzi sembrano volere il suo bene in modo costante, forse anche più di quanto non abbia mai voluto Darko.
«Domani slittiamo di un’ora?» Domanda prima che sparisca giù per le scale, sorridendo con riconoscenza al cielo quando l’altro gli mostra il pollice in segno di assenso. Riuscire ad allenarsi con lo stomaco che ancora tenta disperatamente di digerire le mostruose quantità di cibo e birra ingerite, in fondo, non sarebbe proprio il massimo.
Dopo pochi istanti, poi, un’altra porta si chiude, e Sherry appare nel suo campo visivo.
È visibilmente stanca, tanto che ha rischiato di addormentarsi lei stessa mentre leggeva loro la favoletta della buonanotte, ma non le pesa. Per quanto si sorprenda da sola, le piace fare la mamma, occuparsi di qualcun altro in modo costante, assicurarsi che abbia tutto ciò di cui ha bisogno, che sia felice. Ed è oltremodo felice che quei piccoli combina guai siano figli di Radish, dell’uomo che tanto le ha stravolto la vita, e che ora la guarda con un amore sconfinato negli occhi.
Ma c’è anche qualcos’altro nei suoi occhi d’onice, qualcosa che non riesce a catalogare. In genere significa che ha combinato qualcosa, e non sempre le sue trovate le vanno particolarmente a genio. Di sicuro non le vanno a genio quasi alle undici di sera dopo una giornata di festeggiamenti.
«Ho una piccola sorpresa per te.» Annuncia con orgoglio, allungando in avanti un braccio per poterla afferrare e tirarsela addosso.
«Tu fai una sorpresa a me il giorno del tuo compleanno? Sai che non è così che funziona, vero?» In realtà da una parte muore dalla curiosità di sapere cosa possa essersi inventato, mentre dall’altra è terrorizzata dall’idea che possa aver fatto qualcosa di veramente stupido, soprattutto perché si è messo a trafficare col trapano proprio in camera loro.
«Non hai ancora capito che faccio come mi pare, vero?»
«Continua pure a ripetertelo, Donkey.»
Non sono cambiati, loro due.
Sono sempre i soliti attaccabrighe innamorati che sono stati sin dal principio, continuano a litigare per delle scemenze, e a fare pace nell’unico modo che conoscono, sono sempre pronti a prendersi in giro e a farsi scherzi tanto quanto di prendersi cura l’uno dell’altra.
Loro sono così, e diventare genitori non li ha cambiati. Al massimo, si sono trovati ancora di più uniti.
Sempre con quell’espressione strafottente ed orgogliosa, Radish apre la porta di camera loro, rivelandole il suo interno.
Non ci sono modifiche, i mobili sono sempre tutti intatti e non è crollata alcuna parete. Al massimo i vestiti sporchi sono stati messi diligentemente nella cesta dei panni da lavare, ma a parte questo non nota niente di particolare.
«Dopo tre anni hai imparato a mettere i panni nella cesta? È questa la sorpresa?»
Non le risponde, malgrado la voglia di dirle che si sbaglia, visto che è una cosa che ha imparato a fare quasi sempre dopo circa un anno, così come ha imparato a riabbassare la tavoletta. Sarebbe inutile puntualizzarlo, però, lo sa, perché tanto lei si aggrapperà sempre e comunque a tutte le volte in cui invece lo scorda, così si limita a spegnere la luce.
La stanza, di colpo, rimane debolmente illuminata da un’insolita luce azzurrina da sopra il grande armadio a parete.
«Ma che…?»
Eccola lì, la sua sorpresa, luminosa e dolcissima come non si aspettava assolutamente: l’insegna del Neon.
Radish le arriva silenziosamente alle spalle, e le circonda la vita sottile con le braccia possenti, stringendola a sé.
«Ha chiuso un paio di settimane fa, ricordi? Forse per i morti che ci scappavano di tanto in tanto, non lo so.»
«E perché avresti rubato la scritta?» Lo sa bene perché l’ha fatto, non è certo stupida.
Perché Radish, seppur generalmente a modo molto suo e molto raramente, è capace di gesti molto romantici, di quelli che la lasciano senza fiato e la spingono a volergli dare ancora di più di quanto non faccia a cose normali.
«Non sperare che lo dica.»
L’ha presa perché è lì che si sono conosciuti, perché è lì che le loro vite sono cambiate in modo irreparabile, e lui non poteva tollerare che venisse buttata in una discarica.
«Ti sei meritato un altro regalo…» Mormora languidamente in risposta, allungando la testa all’indietro per poterlo baciare.
«Lo immaginavo… ma non ho ancora finito.» Non si allontana dalle sue labbra, sussurrando le parole sulla paffuta curva del labbro inferiore.
È però lei a doversi separare, quando le mette davanti al petto il palmo aperto della mano destra. Lì in mezzo, un piccolo cerchio d’oro bianco con uno zaffiro e piccolissimi diamanti a circondarlo.
Fern gli aveva già rotto i coglioni in più occasioni perché, secondo lei, doveva regalarle almeno un gioiello. Stando a sentire lei, sarebbe stato un gesto da fare già dopo la nascita dei gemelli, ma lui non è mai stato a sentirla. La sua Sherry non è tipo da gioielli; è già tanto se indossa saltuariamente la catenina d’oro che la donna le regalò anni addietro, figurarsi altre cose.
Ma poi è successo che, dopo aver visto le fotografie a casa di zia Chichi, le loro figlie abbiano cominciato a chiedere di vedere le loro foto del matrimonio, per poi insistere che anche loro si sposassero come avevano fatto la zia e tante, tante altre coppie a loro vicine.
Hanno cominciato ad insistere, a chiedere ripetutamente loro di sposarsi con una bella cerimonia, con tutti i fiori e il vestito bianco, e i loro faccini imbronciati quando rispondevano “si vedrà, un giorno” o simili, gli stritolava il cuore. Perché mai negare loro qualcosa che, alla fine, a loro non dispiacerebbe? Non dovranno neanche stressarsi per l’organizzazione, perché tanto hanno decine su decine di persone più che disposte a farlo al posto loro. Al massimo, se proprio vogliono trovare un problema, sarà l’evitare che facciano le cose troppo in grande o che, più probabilmente, si prendano a mazzate pur di avere più cose da organizzare.
Così si è deciso, Radish.
Si è deciso a fare le cose in modo più tradizionale, a darle un qualcosa che, secondo lui, merita: una cerimonia con tutte le persone che le vogliono bene, che vogliono bene ad entrambi.
«Mi vuoi sposare, di nuovo?» Scherza con un sorrisone, divertito dalla sua espressione stralunata. Non è del tutto certo che gli dirà di sì, non dal momento che ha un’espressione molto simile a quella che ha quando la fa incazzare in qualche modo, ma capisce che decisamente non lo è quando, con un movimento fulmineo, si rigira e gli allaccia le braccia al collo, baciandolo con bruciante trasporto.
«È un sì?»
«Sì, cazzo, sì!»
La solleva tra le braccia, facendosi allacciare le gambe alla vita, e la conduce come meglio riesce verso la porta del loro bagno, senza mai interrompere il bacio.
Quale modo migliore di festeggiare, adesso, se non insaponandosi a vicenda sotto il getto rilassante dell’acqua calda? Beh, forse niente, peccato solo che non avranno modo di scoprirlo, perché…
«MAMMAAA!!!»




ɴɢᴏʟ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Ma buon nuovo anno a tutti quantiii! 😄🎊🎉
Come avete festeggiato ieri sera? Sbronza epica sul divano, o a dormire? Qui non ho avuto grandi possibilità di scelta: da sola in casa con il cane e i miei che dormivano, e sono astemia. A parte provare a buttar giù una one-shot rossa con Radish protagonista (che potrebbe anche diventare l’inizio di una nuova storia, ma non saprei come svilupparla🤬), non ho avuto davvero nient’altro da fare. Che vita triste… 😢
Anyway, che ve ne pare di questo capitolo transitorio? Ammetto che non sia esattamente tra i miei preferiti, poiché davvero tanto di passaggio, però, boh… diciamo che mi ha intenerita scrivere delle loro scene. Non so perché, ma un eventuale Radish resuscitato, secondo me, sarebbe diventato un buon papà. Ho problemi, lo so 🤪
Spero che comunque un pochettinoinoinoino vi sia piaciuto!

Alla prossima settimana col penultimo capitolo
Un bacione 😘
Kiki 🤙🏼


PS: Piccole informazioni extra! 🤓
• I nomi completi delle gemelle sono: Son Alaska Sarada e Son Kahlúa Chaya. (Alaska è un tipo di vodka, mentre Kahlúa è un liquore al gusto di caffè)
• Per essere puntigliosi fino alla fine, ecco gli attuali cuccioli (e quelli che nasceranno a breve) amici dei piccoli Shedish:

Bree(+Micah) e Mimì
Magnus e Chuck (Segugi)
River e Cloe
Axel e Giselle (Cacciatori)
Maddox e Becca
Amos e Maximilian, e in arrivo Monet e Zelena (tutti Cacciatori)
Major e Domino
Hana e Moira (Segugi)
Camila e Timo
Kit, Reid e Wendy (Alpha, Cacciatore, Segugio)
(Aphophis+)Zara e Russel
Julian e Adrian (Alpha)

  
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