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Autore: bhooo01    01/01/2021    1 recensioni
Tra festoni, argenteria e chiffon gli studenti di Hogwarts si ritrovano tra i preparativi di un ballo che cambierà le loro prospettive.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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“Allora ragazzi, è tutto chiaro?”
“Per forza, l’abbiamo ripetuto almeno dieci volte!”
“Non è colpa mia se Harry continuava a non capire.”
“Ehi!”
“Diamoci un taglio!” sbottò d’un tratto Ron richiamando l’attenzione.
Ci fu un minuto di silenzio in cui gli interessati si voltarono verso il rosso e lo guardarono con tanto d’occhi.
“Che poi ancora non ci hai detto perchè hai cambiato idea.” Gli fece notare Ginny.
Subito Ron incrociò lo sguardo del suo migliore amico. Effettivamente non aveva detto niente ai fratelli e alla sorella di quello che aveva sentito, eppure non sapeva ben spiegarsi il motivo. In uno slancio di istinto l’aveva omesso perché così facendo gli pareva di difendere Hermione. Non voleva che agli occhi degli altri sembrasse una sprovveduta e tanto meno voleva che sembrasse solo un oggetto di scherno. Quindi credeva che, per la salvaguardia della ragazza, più restasse segreta questa faccenda meglio sarebbe stato. Almeno finchè Hermione non avesse aperto gli occhi.
Proprio non si capacitava della facilità con cui l’aveva liquidato. In tutti quegli anni, nonostante le incomprensioni e i giorni passati senza parlarsi le aveva sempre dato prova di aver a cuore la sua incolumità. Come aveva potuto non credergli? Ad ogni modo avrebbe agito senza freni per difenderla, eccome se l’avrebbe fatto.
“Ho semplicemente capito che avevate ragione voi.” Disse loro, infine, senza sbilanciarsi troppo.
“Ragazzi, è ora.” Informò Harry guardando il grande orologio sul camino in sala comune.
“Ai vostri posti. Si va in scena.” Annunciò Ginny con un sorrisetto che non faceva presagire nulla di buono.
Subito, prima che la stanza potesse affollarsi, i ragazzi si dileguarono verso la sala grande, eccetto Ginny che si apprestò a salire le scale dei dormitori.
“Lo faremo crollare.” Ghignava Fred sfregandosi le mani.
 
Nel frattempo, nella stanza delle ragazze del quinto anno Hermione si accingeva a guardarsi allo specchio quando Ginny varcò la porta.
“Buongiorno!” squittì gioviale la rossa.
Di rimando la bruna trasalì e si voltò verso la sua migliore amica.
“Ciao Ginny.”
“Però…che entusiasmo!” le fece notare sarcasticamente la ragazza sedendosi su un baule lì vicino.
“Non ho dormito bene.” Le disse a mo’ di giustificazione. Ed effettivamente era vero. Aveva pensato tutta la notte alle parole di Ron, e morale della favola? Non sapeva che accidenti fare.
Fosse stato come sempre gli avrebbe creduto senza remore ma quella volta era combattuta. Sapeva bene quanto il rosso odiasse McLaaggen senza un motivo apparente e sapeva bene anche quanto fosse possessivo con i suoi affetti. Quindi non le avrebbe mai stupito una scenata, come quella cui aveva assistito, per evitare che ci uscisse insieme. Era convinta che avrebbe agito allo stesso modo anche se Cormac avesse invitato Harry ad una partita di quidditch.
Eppure, il giorno prima, le sembrava così disperato affinchè lei lo credesse.
“è oggi l’appuntamento, vero?” le chiese Ginny distogliendola dai suoi pensieri.
In risposta ottenne solo un cenno d’assenso. Era veramente troppo strano, Hermione non era mai così taciturna, a volte bisognava quasi imbavagliarla per farla tacere.
“Hermione, cos’hai?” le chiese semplicemente guardandola con preoccupazione.
La bruna alzò piano gli occhi e incontrando quelli dolci e caldi dell’amica, che tanto le ricordavano quelli del fratello, rischiava di esplodere. Avrebbe tanto voluto parlare di tutto con lei a lungo, quasi fino a perdere la voce, ma era consapevole che se in quel momento avesse espresso una sola parola sul suo tumulto interiore non sarebbe più riuscita ad affrontare quella giornata.
Provò dunque ad abbozzare un sorriso per rassicurarla, promettendosi mentalmente che a tempo debito le avrebbe parlato di tutto.
“Ma niente, sono solo emozionata per l’appuntamento.”
“Ma certo.” Ironizzò l’altra roteando gli occhi.
“Andiamo Ginny, sarà solo un’uscita, cosa vuoi che succeda?”
Che domanda perfetta da muovere a Ginny, proprio a lei che sapeva si sarebbe scatenato il finimondo di lì a breve.
“Ma tu sei proprio sicura?” le chiese in un ultimo disperato tentativo di dissuaderla.
“Ginny, te l’ho detto, sarà una prova anche per me ma credo che porti verso la direzione giusta.” Affermò cercando di sembrare convinta, eppure più si avvicinava il momento più desiderava scomparire.
“Ancora non ho fatto colazione, ti va di venire con me?” le chiese poi.
Accidenti, era troppo presto!
“Sì, certo. Però aspetta, prima accompagnami in camera, devo prendere un maglione.”
“Ma ne hai già uno addosso.” Constatò la bruna puntando l’indumento che l’amica indossava con una grossa G nel centro del petto.
“Sì ma questo è troppo caldo.” Disse sventolandosi una mano davanti alla faccia. “Dai vieni, ci metteremo un minuto.”
“Va bene.” Asserì divertita “Ma non farmi fare tardi.” La rimbeccò mentre insieme uscivano dalla sua stanza.
 
“Eccolo, è lì!”
Ron da dietro una colonna, con Harry dietro di sè, dovette far appello a tutta la sua forza di volontà per non saltare al collo di quell’idiota e rompergli la faccia seduta stante.
“Ron, calmati o manderai a monte il piano!” lo rimproverò il corvino.
“Lo so Harry ma quell’imbecille…”
“Hai ragione” lo interruppe “ma ricorda, niente colpi di testa, funzionerà.”
Ron espirò piano annuendo mentre faceva segno ai fratelli dal lato opposto del corridoio di entrare in campo.
I due sorrisero facendogli un occhiolino mentre imboccarono il corridoio, pronti per la loro messa in scena.
“Fred, fai attenzione con quel coso.” Lo riprese rumorosamente George per attirare l’attenzione.
Il fratello, intanto, si destreggiava, con finta goffaggine, con un enorme scatolone pieno di avanzi di zucca.
“Hai proprio ragione George, non dovevo offrirmi di buttare i rifiuti dopo che Angelina aveva intagliato tutte quelle lanterne.”
“Che ci vuoi fare, sei un gentiluomo!” proferì l’altro mentre, con celata casualità successe quanto avevano premeditato.
Fred finse di inciampare nei suoi stessi piedi proprio in prossimità di McLaggen per poi fargli cadere addosso un buon chilo di polpa di zucca.
Quell’ortaggio ormai era un must nel castello!
“Per le mutande vecchie di Merlino!” esclamò teatralmente Fred mentre ammirava il suo capolavoro sulla giacca del biondo.
Di rimando la vittima strinse i pugni e respirò molto rumorosamente ma prima che potesse fare qualunque cosa i gemelli furono pronti ad agire.
“Mio fratello è proprio un pasticcione.” Constatò George guardandolo con occhio critico. “Dammi la giacca così te la sistemiamo.”
“Già McLaggen, è il minimo che possa fare per un compagno di casa, ci metterò un secondo.” Recitava l’altro mentre con insistenza cercava di appropriarsi dell’indumento.
“Io penso che tu abbia fatto già abbastanza.” Esclamò l’interessato a denti stretti cercando di allontanarsi.
“Oh andiamo.” Si intromise George.
“Mio fratello è il migliore con gli incantesimi di pulizia.” Continuò riuscendo, nel frattempo, a sfilargli l’oggetto agognato.
Come da copione si parò poi davanti a McLaggen cercando di distrarlo al massimo.
“Allora Cormac, dove l’hai presa? Ha un tessuto così sublime!” iniziò.
Nel frattempo, alle sue spalle, Fred aveva velocemente sfilato dalla tasca della sua felpa un sacchettino con una polvere per niente rassicurante. Era una delle loro ultime invenzioni: Polvere pruriginosa regolabile!
Gli effetti erano quelli di un prurito insistente e senza sosta ma la parte più divertente era che con un solo colpo di bacchetta i gemelli sarebbero stati in grado di regolarne l’intensità.
“Ma allora, quanto ci vuole?” si spazientì Cormac provando a guardare oltre la spalla di George. Per fortuna, però, il ragazzo lo superava ampiamente in altezza e subito gli mise una mano sulla spalla.
“Ehi! Non si mette fretta all’arte signorino!” esclamò puntandogli un dito contro.
“Signorino?” chiese l’altro sperando di aver sentito male.
Contemporaneamente Fred era riuscito a cospargere ogni centimetro della giacca di polvere e velocemente si apprestava a ripulirne l’esterno con un Gratta e netta ben assestato.
“Basta. Adesso io…” proclamò il biondo spostando di lato George.
“Pronta e fresca di pulito!” esalò Fred con ottimo tempismo.
Cormac prese diffidente l’indumento inforcando subito le braccia per poi avviarsi verso la Sala di ingresso borbottando un qualcosa che somigliava molto ad un “Questi due sono pazzi.”
Quando il biondo non fu’ più visibile Ron ed Harry uscirono dal loro nascondiglio e si avviarono verso i gemelli che si accingevano a scambiarsi un cinque.
“Siete stati grandi!” esclamò entusiasta Harry.
“Signorino?” scimmiottò Ron in direzione del fratello con un mezzo sorriso.
“Mi serviva l’effetto disorientante.” Spiegò brevemente.
“Ragazzi mi raccomando, abbiamo un’ora di tempo, dopo l’effetto della polvere sarà finito.” Ricordò loro Fred.
“Ce la faremo.” Asserì convinto Ron “Ora andiamo a cercare Ginny, dovrebbe già essere con Hermione in sala grande.
 
“Accidenti Ginny, abbiamo fatto tardissimo!” esclamò la mora mentre si affrettava a correre per le scale.
“Scusami ma proprio non riuscivo a trovare un maglione che stesse bene con questi jeans.”
“Ma se non ti ha mai importato di queste cose.”
La rossa semplicemente rispose facendo spallucce.
“Poi quando mai hai sentito la necessità di farti spiegare da Luna ogni dettaglio sui gorgospirzzi!” aggiunse rimembrando quanto successo poco prima.
Avevano incontrato la corvonero quando finalmente Ginny si era decisa a varcare il ritratto della signora grassa. La ragazza portava con sé una copia del Cavillo con in prima pagina il titolo ‘Gorgosprizzi: evoluzione dall’età della pietra al ventesimo secolo’ e Ginny proprio non aveva resistito a farsi dire vita morte e miracoli di quegli strani esserini.
“Mi stai forse nascondendo qualcosa, Ginevra?” disse d’un tratto girandosi verso l’amica. Effettivamente, da quando era entrata in camera, il suo comportamento non la convinceva. O meglio, erano giorni che agiva in modo strano. Non faceva altro che sparire di colpo e confabulare con i suoi fratelli. Inizialmente aveva pensato discutessero per la questione di loro padre ma dopo oggi, non sapeva più che credere. Inoltre, le era appena venuto in mente di non aver mai parlato a Ron di dover uscire con McLaggen, eppure lui, il giorno prima, ne sembrava più che informato. Cosa accidenti stava succedendo?
In risposa al tono dell’amica, a Ginny si drizzarono i peli sulle braccia. Ron aveva proprio ragione, era inquietante quando usava i nomi completi.
“Assolutamente no, semplicemente mi sembrava scortese interromperla.” Provò sfoderando il suo più finto tono da innocente.
La bruna la guardò con occhio critico ma ormai riusciva a pensare solo al suo esorbitante ritardo.
“Dovrò saltare la colazione.” Disse mentre passava oltre la porta della sala grande.
“Sicura? Magari poi ti viene fame.” Provò la rossa non sapendo se i ragazzi avessero già compiuto la loro parte.
“Tranquilla, mangerò ad Hogsmeade, ti racconto tutto stasera.” La salutò l’amica senza darle il tempo di replicare.
Per fortuna Ginny scorse giusto in tempo i fratelli ed Harry poco lontani da lì con una bella faccia soddisfatta, segno che la fase 1 era stata completata egregiamente.
“Allora?” chiese lei.
“Gli faremo provare così tanto prurito da non riuscire a pensare ad altro.” Annunciò entusiasta Fred.
“Perfetto ragazzi, è il momento della fase 2!” proclamò Ron.
 
Carichi per il successo conquistato, i cinque si avviarono ad Hogsmeade, pronti per sferrare il prossimo attacco.
Per fortuna, quel giorno, una fitta nebbia avvolgeva le strade del villaggio e permetteva loro di agire più indisturbati di quanto sperassero.
Da dietro ad un albero Ginny scorse Hermione e Cormac che camminavano di fianco, in particolare si soffermò su come quest’ultimo cercava di controllare il prurito orchestrato dai gemelli.
 
“Sicuro di stare bene?” chiese Hermione tranquillamente.
“Oh sì, è l’etichetta che mi dà tutto questo fastidio.” Rispose il biondo grattandosi convulsamente il collo.
La ragazza si guardava intorno più a disagio che mai, ogni volta che aveva passato del tempo con Cormac ad Hogwarts la situazione non era stata per niente così tesa. Era tutta colpa di Ron! Anche quella volta!
Se non avesse insinuato in lei quei dubbi ora starebbe di sicuro più tranquilla. Scosse la testa come a voler cacciare il suo migliore amico dai pensieri e si autoimpose di far riuscire quell’appuntamento. O quantomeno di provarci.
Si girò, dunque, verso il ragazzo di fianco a lei e provò ad intavolare un discorso. Le andava bene qualunque cosa, di tutto purchè non fosse pensare al suo migliore amico.
Ad un certo punto sentì la mano di Cormac sfiorare la sua per poi afferrarla con naturalezza.
In un primo momento si irrigidì ma il ragazzo non parve farci molto caso, tanto che continuò noncurante a parlare del suo ultimo allenamento di Quidditch. Per Hermione fu’ una sensazione proprio strana, per di più difficile da descrivere. Da un lato sembrava quasi piacevole condividere un contatto del genere, ma dall’altro era come se mancasse qualcosa, come se quella non fosse la giusta mano da stringere.
 
“Harry? Sei pronto?” chiese Ron serrando poi i denti a quella vista.
“Puoi dirlo forte amico!”
Subito il corvino si coprì con il mantello dell’invisibilità del padre e si avviò verso il duo.
“Ragazzi, adesso voglio dei pruriti belli forti.” Ordinò poi ai fratelli.
“Non aspettavamo altro!”
Di punto in bianco Cormac iniziò a soffrire un prurito così intenso che quasi credette di esplodere ma, risoluto, non ostentava la presa sulla mano di Hermione.
Harry, ben attento a non farsi cadere il mantello, lanciò un bell’Engorgio ad un sassolino sulla strada, proprio sulla traiettoria del biondo, nella speranza che, distratto dal grattarsi, lo prendesse in pieno. Purtroppo McLaggen l'oltrepassò senza problemi e lo stesso successe per le pietre a seguire che, prontamente, Harry si affrettava ad ingrandire.
“è veramente una scena pietosa!” decretò Ginny e, quindi, decise di dare un piccolo aiuto. Prese mano alla bacchetta ed assestò un bell’incantesimo dritto sulla schiena del biondo facendolo capitombolare.
“Ginny!” sibilò Ron.
“Oh andiamo, se non avessi fatto niente starebbe ancora dritto!”
 
A causa della forza del colpo, Cormac si ritrovò a trascinare Hermione giù con sé che, ricoperta di terra, maledisse, ancora una volta, il momento in cui aveva accettato di uscire con quel ragazzo. Non faceva altro che grattarsi senza prestare attenzione alle sue parole ed ora questo! Sembrava che il destino agisse contro di loro.
“Tutto okay?” gli chiese Hermione mentre si rialzavano.
“No! Guarda la mia giacca nuova!” le disse lui come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Lanciando gli occhi al cielo, con un colpo di bacchetta, la bruna li ripulì entrambi, sollevata però dal fatto che non si stessero più tenendo per mano.
“Tu invece, stai bene?”
Per fortuna subito dopo la sua giacca e le sue scarpe che aveva accuratamente ispezionato dopo l’incantesimo, arrivava Hermione.
“A meraviglia.” Rispose lei sarcastica.
“Ti va qualcosa ai Tre manici di scopa?” chiese lui poi.
“Sì dai, perché no.” Asserì mentre il biondo le faceva strada nel locale.
 
“Ginny, ce l’avrei fatta anche da solo!” continuava Harry incrociando le braccia.
“Come no! A momenti credevo saresti inciampato tu!”
“Ragazzi abbiamo solo mezz’ora, poi l’effetto della polvere svanirà.” Li informò George.
“Hai ragione, dai, entriamo!” lo appoggiò Ron.
Una volta dentro i ragazzi riuscirono a confondersi bene tra la moltitudine di streghe e maghi che pullulava il locale ed erano riusciti ad individuare i loro bersagli ad un tavolo che per i gusti di Ron era fin troppo appartato.
“Rischia sicuramente di baciarla!”
“Non dubitare dei tuoi fratelloni.” Lo rimbeccò Fred mentre con un annoiato colpo di bacchetta faceva agitare il biondo sulla sua sedia come un’anguilla per il prurito.
Una breve risata si dileguava fra i cinque mentre Harry faceva segno agli altri di appostarsi dietro le scale.
 
“Allora, dimmi di te, che vorresti fare dopo Hogwarts?” le chiedeva languidamente Cormac mentre le accarezzava una mano.
“Ministero, sicuramente.” Iniziò piccata lei cercando di allontanarsi il più possibile “Forse all’Ufficio di regolazione delle creature magiche.”
“Però! Ambiziosa, mi sono sempre piaciute le ragazze così.” Continuò lui avvicinandosi pericolosamente al viso di Hermione.
Di rimando la ragazza ingoiò il vuoto e non sapeva più come sviare quello che, ormai, era certa sarebbe avvenuto. Continuò ad indietreggiare ma sbattette con la testa contro il muro. Era in trappola.
 
“George andiamo! Questo prurito?” chiedeva fremente Ron mentre a momenti spezzava la balaustra tanto che la stringeva.
“Non ci riesco, si muove troppo!”
 
“E mi piaci tanto tu.” Terminò Cormac mentre con uno slancio si portava ancor più vicino alla bruna.
 
“Al diavolo!” esclamò Ron e preso dalla tasca dei jeans un paio di detonatori abbindolanti li lanciò verso il duo.
“Ron, no!”
 
Hermione, escogitava, invano, un modo per sviare la situazione quando una sonora esplosione proruppe per tutto il locale. La gente iniziò ad andare nel panico e ad incamminarsi verso l’uscita mentre Madama Rosmerta incoraggiava i presenti a mantenere la calma. Sentì Cormac afferrarle la mano e trascinarla con sé via di lì. Non aveva la ben che minima idea di cosa fosse successo ma ringraziò mentalmente chiunque l’avesse sottratta a quel bacio.
 
“Ron, ma sei impazzito?” chiese Ginny tossicchiando per il fumo.
“Rischiavi di far saltare in aria il locale!” lo rimproverò una volta che furono fuori e distanti da occhi indiscreti.
“Ragazzi, scusate, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente.”
“Si era detto che li avremmo usati solo per le emergenze.” Gli ricordò Harry.
“Per noi è stato geniale!” sorrisero entusiasti i gemelli.
“Ma ora dove sono finiti?” si interrogò la rossa mentre si ripuliva dalla fuliggine.
“Eccoli!” disse Fred indicando una panchina a qualche metro di distanza.
“Ma come è possibile che non si siano ancora stancati? Dovremmo forse farli saltare in aria per farli tornare al castello?” si esasperò Harry.
“L’effetto della polvere sta per finire, sbrighiamoci.” Concluse Ron.
 
“Mi dispiace ma non conosco nessuna formula per eliminare le bruciature dalle giacche.” Continuava a ripetere Hermione mentre il ragazzo proprio non riusciva a darsi pace.
“Tranquilla, ne comprerò un’altra.” Disse con nochalance e il pensiero di Hermione non potette che andare ai Weasley. Loro lavoravano sodo da una vita e non si erano mai lamentati per nulla. Non aveva mai visto il loro sorriso affievolirsi, neanche da quando Arthur aveva perso il lavoro ed ora questo qui si permetteva di lamentarsi per un po’ di nero su una giacchetta. La ragazza non ne potette davvero più, non era neanche lontanamente lo stesso ragazzo con cui aveva parlato a scuola. Se già quello, nel suo cuore, perdeva senza sforzo il confronto con Ron, questo qui era un qualcosa di esagerato. Il Cormac davanti a lei era decisamente più superficiale ed assillante. Sicuramente per nulla il suo tipo. Come le era venuto in mente di dargli una possibilità? Fece per andarsene e lasciarlo lì quando fu immobilizzata da un suo braccio intorno alle spalle.
Il biondo, con la mano libera, gli accarezzò una guancia sperando finalmente di arrivare al suo obiettivo ma Hermione non sembrava per nulla bendisposta.
 
“Fred, che significa che non funziona?” chiese allarmato Ron.
“Significa quello che ho detto. L’effetto è finito! Ne avremmo ancora se non avessimo perso tempo con la tua esplosione.”
“Ragazzi piantatela, sta per baciarla!”
Le orecchie di Ron stavano andando letteralmente a fuoco ed Harry gli era così vicino da poter giurare di vedergli uscire del fumo dal naso. Il rosso non ne potette più, afferrò la bacchetta e la puntò verso il biondo.
 
“Cormac, io penso che forse non sia il caso…” iniziò Hermione posando le mani sul petto di lui per respingerlo.
Nonostante ciò, egli parve far finta di non aver sentito mentre ancora non le staccava gli occhi di dosso.
 
“Confundus!” ordinò Ron e subito prese in pieno il suo bersaglio.
 
Grazie allo sbandamento Hermione ebbe il tempo di mettersi in piedi. “Grazie per l’uscita, adesso vado via.” Decretò.
“Ma come, di già?” chiese lui boccheggiando.
“Assolutamente, ho molto da fare.” Cercò di liquidarlo in fretta.
“Lasci almeno che ti accompagni.”
“No.” si impuntò lei girandosi “conosco bene la strada.” E detto ciò, si avviò verso il castello sperando di non essere seguita.
 
Ron sorrise soddisfatto per la risposta dell’amica ma Ginny subito lo richiamò alla realtà “Vieni via idiota, potrebbe vederti!”
Effettivamente, nella foga di lanciare l’incantesimo si era sporto troppo dalla fiancata dell’edificio con cui si erano nascosti.
“Oh giusto!” e svelto si protese verso il gruppo ma nel farlo calpestò molto sonoramente dei rami nelle vicinanze dei suoi piedi.
“Ron!” sibilava la sorella mentre si passava una mano in faccia per la goffaggine del fratello.
Quel suono, purtroppo, non passò inaudito a Cormac che prontamente si girò nella direzione di provenienza. Tutto ciò che vide fu un ciuffo di capelli rossi. E rosso poteva significare solo una cosa: Weasley.
 
Angolo dell’autrice: Mamma mia raga che fatica! Scrivere con il mal di testa non è per nulla il massimo ma ormai ci avevo preso la mano. Innanzitutto, colgo l’occasione per augurare a tutti voi un anno sereno e prospero! Direi che ce lo meritiamo hahaha.
Passando al capitolo, spero abbiate apprezzato i marchingegni per rovinare l’appuntamento! Ho fatto appello ad ogni briciolo di fantasia per farmi venire in mente qualcosa, spero non sia stato un fiasco totale. Grazie mille a chi ha letto e grazie mille ancora a chi ha recensito e continua a seguire questa storia.
Un bacione e a presto.
   
 
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