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Autore: StargazingMomo    02/01/2021    1 recensioni
Sono trascorsi due anni dalla sconfitta degli androidi nella dimensione mirai. Un nuovo nemico, con legami col passato, si profila all'orizzonte con l'intenzione di sfruttare il potere delle Sfere del Drago, scomparse da tempo. Ce la farà? Quale sarà il destino del futuro? [Mirai!Trunks/Nuovo Personaggio]
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mirai!Bulma, Mirai!Trunks, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dall'Act V:

"
[...] Continuavano a rimbombarle per la testa le parole che gli aveva detto.... "A volte penso che non avrei mai voluto incontrarti."
Non riusciva a spiegarsi un motivo valido per cui il ragazzo volesse così ostinatamente tenerla all'oscuro, solo una considerazione le passò per la testa come un fulmine a ciel sereno: Trunks non sentiva più il bisogno del suo contributo nell'affrontare una nuova potenziale minaccia. 
Questo l'aveva fatta sentire come se avesse improvvisamente ridimensionato l'intero ruolo che aveva avuto nella sua vita, a prescindere dal fatto che fosse stata la sua ragazza. [...]   Di una cosa però era più certa che mai: avrebbe continuato a ostacolare i piani di quel pazzo di Mesuzu.  Doveva farlo per i suoi genitori. [...] aprì l'app di messaggistica istantanea e aprì la chat con Trunks.

Trunks sappi che io non starò guardare mentre ti batti contro quel Mesuzu, io continuerò a fare la mia parte che tu lo voglia oppure no. 

                                                                                                           ****

«Questo è quello che gli hai scritto?!» esclamò inebetito Everett, mentre teneva lo smartphone tra tre dita della mano destra, quasi a volerlo esporre come la prova di un delitto.
«Precisamente» rispose Yume senza scomporsi, per poi riprendere a sorseggiare la sua zuppa di miso. Erano seduti al tavolo basso in salotto per la colazione; visti gli impegni giornalieri, i due preferivano quella più abbondante e ricca della tradizione, se avevano tempo.
Quindi, dato che si erano svegliati entrambi con sufficiente anticipo quella mattina piovosa avevano optato per fare una bella colazione con calma e la ragazza ne aveva approfittato per sfogarsi con il suo amico circa l'incubo che aveva avuto quella notte, mettendolo, così, anche al corrente di cosa l'aveva causato.

«Non va bene. Comunque quel Mezusu, Mesuzu, come diamine si chiama, è un pazzo fulminato. Ma che cavolo vuole adesso?! Ci mancava solo lui. Avevamo appena cominciato ad avere tutti una vita un po' dignitosa e questo viene a rompere...» aggiunse il ragazzo, posando l'apparecchio nuovamente sul tavolo e afferrando le bacchette per mandare giù un po' di riso bianco. Il picchiettare sostenuto della pioggia alle grande finestra orizzontale alla sua destra sembrava quasi voler partecipare alla conversazione; la luce dei faretti a led accesa.
«Non trovi nessuno più d'accordo di me. Oltretutto, il fatto che Gero che l'avesse preso sotto la sua ala mentre muoveva i primi passi nell'ambito scientifico già è abbastanza per definire che razza di individuo sia. Niente che sia anche solo lontanamente collegato a quel maniaco deve scamparla." disse lei, mentre stringeva  i pungni pasati sul tavolo e ribadendo la promessa che aveva fatto tra sé.
«Mi pare ovvio, ma tu credi che Trunks intendesse proprio escluderti dalla faccenda? Non mi pare da lui, stando a quello che mi hai raccontato.»
«Eppure è così, se ne sarebbe voluto occupare da solo, come se fosse un problema suo.» quindi Yume prese un altro sorso di zuppa di miso, come mostrando un certo distacco.
«Sarà. Poi cos'è questa storia delle Sfere del Drago?» continuò, quindi, Everett puntando le bacchette contro di lei, mentre masticava il salmone che aveva appena preso.
«Non parlare con la bocca piena, grazie.» poi la ragazza aggiunse. «Mantieni il segreto...! Meno persone sanno della loro esistenza, meglio è. Trunks me ne aveva parlato tempo fa, quando è tornato dal passato e mi ha detto che è stato riportato in vita così. Sono un manufatto molto potente.»
Il ragazzo sbarrò i suoi neri e disse:
«Santa cacca.... Non me l'avevi detto che era morto durante il suo viaggio nel passato ed è stato riportato addirittura in vita da quegli aggeggi magici...! Ma come diamine funzionano? Perché non l'abbiamo più qui? Avremmo potuto sconfiggere gli androidi con uno schiocco di dita...!»
«Perché credo che chi ne gestisse il potere sia stato anche lui ucciso, no? Ad ogni modo, per me sono pericolose. Non so come facciano nel passato ad usarle con tanta leggerezza.» concluse lei, dando un morso al tamagoyaki.
«Dì un po'...» esordì d'un tratto Everett dopo qualche attimo di silenzio e facendosi pericolosamente vicino a lei. «Cosa avresti fatto se Trunks non fosse stato resuscitato da quelle sfere, eh? Se non fosse più tornato qui nel nostro tempo?»
Lì per lì Yume sembrò presa alla sprovvista, infatti non ci aveva mai pensato. Venne salvata, però, dalla notifica di un messaggio sul suo smartphone.
«Kami, ha risposto! Fammi leggere!» il suo amico, e a volte lei si chiedeva se fosse davvero tale, lo acchiappò con una mossa rapidissima anticipandola decisamente sul tempo.
«Dai, Everett, non fare lo stupido...! Ridammi subito il cellulare!» il tono della ragazza fu perentorio, mentre allungava le mani per strapparlo dalle grinfie dell' 'usurpatore' che faceva di tutto per tenerlo lontanto dalla sua portata.
«Santissima cacca...! Ma cosa vedono i miei occhi come sfondo del lockscreen? Siete tu e Trunks! Non l'hai affatto cambiato, vedo! Ma come siete carini!» esclamò il ragazzo non appena riuscì ad accendere lo schermo tramite uno dei tastini laterali. Si voltò, quindi, verso la sua amica con un sorriso da furfante.
«Che diamine...! Volevo cambiarlo oggi.Ho forse avuto tempo?»
«Come si sblocca?» ribattè lui, mentre la notifica push del messaggio di Trunks era ancora presente sul display.
«Perché dovrei dirtelo?»
«Ma c'è anche un cuoricino vicino al nome! L'ho notato solo adesso. Non ti ci facevo così romantica... Oltre alla storia della maglia non ti sei mai sbilanciata più di tanto e anche quello solo perché l'ho scoperto da solo. Allora... Quale può essere il codice...?»
Yume decise di desistere dai suoi propositi e finire la sua colazione, altrimenti sì che avrebbe fatto tardi al dojo e non poteva permetterselo. Tanto non avrebbe mai scoperto la combinazione.
«Ecco, sì! Tre zero e un'asterisco. Non metteresti mai una data importante, ma non riusciresti comunque delle cifre a caso ed ecco che il codice più stupido è l'ideale, perché insospettabile.»  infatti la schermata si sbloccò e comparve quella della chat.
La ragazza era senza parole; il riso che stava cercando di portarsi alla bocca cadde miseramente dalle bacchette.

«Finalmente... Dice: Ci mancherebbe, Yume. Io non ti ho mai impedito di fare niente. E' piuttosto tagliente anche lui. Aspetta... Adesso ci penso io.»
Lei si affrettò ad alzarsi per levargli l'apparecchio dalle mani una volta per tutte, essendo più alta in quell'unica circostanza avrebbe sicuramente avuto più possibilità. Non poteva proprio permettere che facesse qualche cavolata. Veramente, non si rendeva conto della situazione tra di loro.
«No, signorina. Lasciami fare, ti garantisco che dopo il mio intervento mi ringrazierai.» così dicendo Everett lo strinse al petto e poi aggiunse: «So benissimo che puoi riprenderti il cellulare in qualsiasi momento, ma per fare questo dovresti farmi male e non credo avresti il cuore di farlo. E poi io ci lavoro in ospedale, non mi ci posso fare ricoverare.»
E va bene. Tanto la ragazza aveva già pronta una contromossa nel caso il suo 'amico' l'avesse messa in ridicolo, avrebbe detto che lui le aveva rubato il telefono ed era la verità, quindi nessun problema.
«Si parte. Scusami, ma non ero in me quando ho scritto quel messaggio perché avevo appena avuto un incubo e credo tu possa immiginare su cosa. Poi ho pensato a quello che ti ho detto, a come mi sono sentita quando mi hai trattata in quel modo e non ho potuto evitarlo. Invia.»
Aveva esposto tranquillamente il contenuto del messaggio ad alta voce, mentre Yume se n'era rimasta come una statua di sale, per poi esplodere:
«Ma ti ha dato di volta completamente il cervello? Figuriamoci se ha tempo o voglia di rispondere a un messaggio del genere...! Cavoli secchi, Everett, stavolta hai davvero esagerato! Sarò costretta comunque a dirgli che non ero io a scrivere e che era un tuo scherzo stupido... Guarda, non vorrei più confidarti niente!»
«Che strano... Io leggo Trunks sta scrivendo... Visto? Ma non c'è bisogno che mi ringrazi, lo so già da me che senza di me il tuo cuoricino sarebbe in grossi guai.»
«Si può sapere che ti aspetti? Dirà qualche parola di circostanza per tirarsene fuori e finirà lì.»
«Hai sognato di nuovo la morte dei tuoi genitori?  Ed eri da sola.... Era sempre con te le volte che ti accadeva, giusto?»commentò indiscretamente il ragazzo, con un movimento eloquente delle sopracciglia.
«Ti dispiace? E' una conversazione privata...!» ribattè lei, riprendendosi alla fine lo smartphone.
«Ora è una conversazione privata... Che ho iniziato io! Vai a far del bene... Devo andare adesso, comunque. Altrimenti rischio di fare tardi per il turno. Poi mi racconti, però, eh?»
Everett prese il borsone poggiato sul divano, che era sistemato accanto alla porta, e lo sistemò a tracolla.
«Dicevo solo che il tono della conversazione era privato... Lui si stava aspettando di parlare con me.»
«Sì, certo. Buon divertimento, ma presentati in orario al dojo, okay? Ci vediamo per cena. E poi dovrò studiare per l'esame...» il ragazzo le sorrise mentre stava per metter piede fuori dalla soglia, ma lei lo fermò:
«Everett.. Che gli dico adesso...?»
«Quello che ti senti, davvero. Ho idea che voi non parliate da un bel po', vero? Da prima che vi lasciaste ufficialmente. Non faccio mica miracoli, ti ho dato solo una spintarella. Il resto sta a te, anzi, a voi. Scappo.»  
Così dicendo il ragazzo scomparve, chiudendo la porta di sé.
Yume fissò lo schermo dello smartphone per alcuni secondi, indecisa su cosa scrivere. Leggeva ancora la parola online sotto il nome di Trunks, forse stava aspettando che gli rispondesse. Era avanzata ancora un po' di zuppa di miso e un boccone di tamagoyaki, ma le si era chiuso lo stomaco.

Io... Senti, prima non ero io a scrivere. Era il mio amico Everett, mi aveva rubato il cellulare. Ma questo non significa che quello che ha detto non sia vero. Solo che si è preso qualche libertà nell'esporre i fatti, ecco. Quindi non potevo continuare a fingere fossi stata io a scrivere con tanta disinvoltura.

La ragazza premette allora il tasto invio non sapendo bene cosa aspettarsi. Le avrebbe risposto ancora?  O si sarebbe sentito preso in giro, magari? Kami, stava scrivendo...!

Ah... Effettivamente era un po' strano mi scrivessi un messaggio del genere rispetto al primo.

C'era stato un evidente cambio di tono tra i due, infatti. Nonostante questo Yume doveva pur considerare che non aveva esitato a risponderle e si era anche mostrato piuttosto attento nei suoi confronti. Cosa che decisamente non si sarebbe mai aspettata dopo quella sua presa di posizione. Questo, ad ogni modo, non cambiava le cose.

Sì, beh, nel primo volevo solo fosse chiaro che non me ne sarei stata con le mani in mano davanti a un altro pazzo e avresti dovuto sapere che non sarei fatta escludere dalla faccenda in quel modo proprio da te.

Invia e esci. Everett le aveva detto di dirgli quello che si sentiva, questo era quello che sentiva. Non riusciva a mandare giù il fatto che Trunks avesse agito in quel modo. Prese le bacchette in mano e cominciò a giocherellare distrattamente con gli avanzi della zuppa di miso, mentre con l'altra reggeva la guancia sinistra. La pioggia torrenziale si infrangeva sull'ampia finestra facendole compagnia. Una nuova notifica attirò la sua attenzione. Che voleva ancora?

Io non volevo escluderti. Stavo solo cercando di proteggerti. Sapevo che non sarebbe stata una notizia facile da mandare giù per te e avrei voluto evitare che si aprissero vecchie ferite, ma evidentemente non sono riuscito a farlo nel modo giusto. Non so più nemmeno più quale sarebbe stato quello giusto.

Yume si sentì improvvisamente molto stupida. Intendeva solo proteggerla. Questo era quello a cui aveva pensato. E adesso si stava anche addossando la responsabilità del suo tentativo fallito. Certo, quei tentativi di sviare la sua attenzione non erano stati particolarmente brillanti, ma Trunks non era bravo a mentire. Allora aveva cercato di farla desistere e lei si era chiesta la ragione di tanta veemenza, pensando quindi al peggio. E l'aveva spinto a confessare in quel modo dopo quel suo sfogo meschino. Non era stata solo colpa sua.

Siamo in due. Ero così presa dal far sentire le mie ragioni che non pensato ad altro. Mi dispiace per quello che ti ho detto e questa volta è la vera Yume a dirtelo.

Inviato. La ragazza prese un profondo sospiro e affondò il viso nelle mani. Si sentiva ancora un po' strana, ma le sembrò di provare come un senso di sollievo. Aprì l'app per acquistare il biglietto per la monarail sopraelevata che l'avrebbe portata al dojo quella mattina, ma un'avviso in una cornice rossa la prese in contropiede: la tratta che passava proprio nelle vicinanze del dojo era fuoriuso per un guasto. Ovviamente si scusavano per il disagio e sapeva non era per circostanza. Quella monorotaia era il fiore all'occhiello dei trasporti pubblici di Città dell'Ovest. Ma come poteva fare adesso...?

Dispiace anche a me, davvero. Devi scusarmi ma ora devo far partire gli ordini di certi materiali e altre scartoffie da sbrigare, roba del genere.

Un nuovo messaggio di Trunks; Yume sospirò leggendolo.

Beh, l'azienda non si manda avanti da sola. Io devo essere al dojo tra mezz'ora e la monorail si è guastata proprio nel tratto che percorro io. Con questa pioggia non so come fare! Volare in quella direzione è fuori discussione oggi.

Dopo aver posato di nuovo lo smartphone, la ragazza si passò le mani sugli occhi pensando a un modo di risolvere la situazione. Un nuovo trillo la sorprese.

Se vuoi posso essere lì da te in dieci minuti. Ti dò un passaggio con l'aircar.

Si portò nervosamente l'unghia del pollice alla bocca. Era stato molto gentile ad offrirsi. Aveva del lavoro da sbrigare anche lui e poi... Sarebbe stata la prima volta lì, al suo nuovo indirizzo.

Grazie, sono in debito. Abito vicino alla sala giochi Go Fun! hai presente?

Sì, so dov'è. Non mi devi niente, sul serio. Sto uscendo.


Yume si lasciò cadere sul pavimento ricoperto di moquette dopo aver letto il messaggio. Kami, stava veramente venendo lì.

                                                                                          ****

Mesuzu gettò il giornale per terra dopo averlo letto, lasciando che la pioggia lo facesse pian piano somigliare a una poltiglia informe. Lui rimase al riparo sotto la tettoia dell'ingresso alla terrazza di quel grattacielo su cui si trovava. Incrociò le braccia massicce nella giacca di pelle marrone. E così a quel fighetto piaceva fare l'eroe. Stava giusto prendendo forma nella sua mente il pretesto giusto per dimostrarlo.
Un sorriso sghembo si allargò sul viso, mentre i suoi occhi grigi come il cielo di quella mattina osservano Città dell'Ovest dall'alto, preda di quel temporale.

                                   End of Act VI





















 
   
 
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