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Autore: AthenaKira83    03/01/2021    5 recensioni
Quando Magnus Bane, ex agente speciale della Marina militare statunitense, accetta di fare un favore al padre, di certo non si aspetta di dover fare da babysitter a uno scontroso, irritante, ma dannatamente attraente, agente di viaggi che non ha alcuna intenzione di rendergli facile il compito che gli è stato affidato.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Presidente Miao stava ringhiando.
Alec si svegliò stordito, prima che la coda del gatto si abbattesse con frenetica urgenza sulla sua faccia, costringendolo a destarsi completamente. Sputacchiò qualche pelo che gli si era appiccicato alla lingua e spostò malamente la coda pelosa del felino dal suo viso. Per l'angelo, quel gattaccio stava assomigliando pericolosamente ogni giorno di più a Magnus: se non otteneva subito quello che voleva, Presidente iniziava a diventare fastidioso e molesto, proprio come il suo padrone!
Lanciò, seccato, un'occhiata alla sveglia sul comodino, che segnava le due e trenta di notte, e sbuffò forte, prima di sentire di nuovo quel ringhio rimbombargli nella cassa toracica.
Presidente era seduto sul suo petto, in allerta. Il muso puntava verso la porta, le orecchie erano dritte e la coda si muoveva a scatti, avanti e indietro.
Alec corrugò la fronte. Che problemi aveva, adesso? Forse Magnus stava combinando qualcosa di strano in giro per il loft? Presidente non avrebbe mai reagito in quel modo con il suo adorato padrone, il moro lo sapeva bene, ma, forse, era stato svegliato da qualche rumore improvviso e ora era arrabbiato. Quel gatto era così esageratamente melodrammatico, a volte!
Il ragazzo sospirò, posando poi una mano sulla schiena morbida del felino per accarezzargli dolcemente il pelo. "Che c'è, Presidente? Mh?" sussurrò, tentando di calmarlo con qualche grattatina dietro le orecchie.
Il gatto, lo ignorò. Si sollevò dal suo petto e iniziò a miagolare piano, in modo inequivocabile: era decisamente irritato. La coda roteava e frustava l'aria con una tale energia che sembrava quasi che Presidente si stesse apprestando a domare una belva feroce.
Alec lo posò con delicatezza sul materasso e si alzò dal letto, deciso a capire cosa stava succedendo al di là della porta. Ok, quel gatto era un animale un filino "particolare", e il più delle volte rasentava la megalomania, ma... c'era un limite a tutto!
Quando raggiunse il soggiorno, con Presidente alle calcagna, che a momenti lo fece inciampare sui suoi stessi passi, sentì uno spostamento d'aria dietro di lui e, subito dopo, una mano forte gli chiuse la bocca.
"Torna in camera e resta lì." mormorò Magnus al suo orecchio. "Prendi Presidente e portalo con te."
"Perché?" sussurrò Alec, quando l'altro iniziò a spingerlo gentilmente verso la camera da letto. "Che cosa succede?"
"Ci sono dei rumori strani sul pianerottolo. Vado a controllare." spiegò Magnus, in tono sbrigativo.
Il moro fu sul punto di protestare, ma l'ex Marine non gliene diede modo.
"Torna in camera e chiuditi dentro con Presidente." ordinò nuovamente Magnus, con la pistola stretta nella mano sana, avviandosi verso la porta d'ingresso.
Alec prese tra le braccia Presidente Miao e se lo strinse al petto, mentre il cuore gli batteva all'impazzata: Raj era là fuori, ne era certo. Aveva smesso con gli atti di vandalismo nel momento stesso in cui aveva licenziato Magnus, come se la sua rabbia si fosse temporaneamente sgonfiata da quando il moro non aveva più accanto a lui la sua fidata guardia del corpo, ma ora, proprio quando erano ritornati insieme, ecco che quel pazzo tornava all'attacco.
Andò in camera e si sedette mestamente sul letto, coccolando e rassicurando Presidente Miao, che sedeva rigido tra le sue braccia. La poca luce prodotta dalla sveglia sul comodino gli permetteva di distinguere la sagoma della pistola di riserva che Magnus aveva lasciato lì, in caso di necessità.
La fissò a lungo, quasi in trance, poi prese un respiro profondo, posò il gatto sul letto e si alzò nuovamente in piedi: non poteva starsene seduto lì, con le mani in mano, senza fare niente. Doveva assolutamente andare in aiuto di Magnus... e al diavolo i suoi ordini! Tanto non sarebbe stata la prima volta che disubbidiva!
Presidente Miao alzò il muso di scatto, le orecchie si mossero come se stesse captando qualcosa, poi balzò giù dal letto e corse velocemente verso la porta della camera, iniziando a ringhiare nuovamente.
Alec afferrò la pistola di riserva senza ulteriori indugi e, nel momento esatto in cui aprì la porta, udì uno sparo e una serie di voci concitate.
L'ansia del moro crebbe fino a togliergli completamente il respiro. Doveva andare da Magnus. Doveva assicurarsi che stesse bene. Per l'angelo, poteva essere ferito! Aver bisogno di lui!
Presidente Miao, ai suoi piedi, lo guardò con uno sguardo preoccupato, agitando la coda e miagolando debolmente, e Alec sentì il suo cuore iniziare a battere così forte da sembrare sul punto di sfondargli il petto, in un ritmo incalzante che sembrava sussurrargli "Presto! Fai presto!".
Corse verso la porta d'ingresso e, quando vi giunse, Alec sentì il suo cuore smettere completamente di battere.
Udì distrattamente dei passi, lungo la tromba delle scale, che si allontanavano velocemente dall'appartamento, ma la sua attenzione era totalmente calamitata sulla figura afflosciata sul pianerottolo.
Magnus lo stava guardando, ma c'era qualcosa di terribilmente e orribilmente sbagliato in quello scambio di sguardi. Lo scintillio e il colore unico e inconfondibile delle iridi dell'ex Marine erano stati sostituiti da uno sguardo vitreo e immobile.
Alec fissò, impietrito, l'enorme coltello che spuntava dal petto dell'uomo, all'altezza del cuore, e il sangue che macchiava, copioso, la maglietta bianca che la guardia del corpo indossava.
La pistola di riserva gli scivolò via, lentamente, dalle dita inermi e sentì chiaramente il suo cuore spezzarsi quando realizzò cosa era successo.
La vista si appannò e il respiro si fece accelerato, mentre il groppo in gola minacciava di sopraffarlo. Aria. Aveva bisogno d'aria. Non riusciva a respirare. Aprì la bocca e boccheggiò alla ricerca di ossigeno, ma non successe niente. Sentì che stava soffocando. Poi tutto divenne buio.
Un attimo dopo spalancò gli occhi di scatto e annaspò, alla ricerca spasmodica d'aria. Riuscì a trovarla solo quando si tolse, dal viso, la pancia pelosa di Presidente Miao, che aveva pensato bene di addormentarsi sulla sua faccia.
"Dannato gattaccio!" rantolò Alec, respirando affannosamente e incanalando quanto più ossigeno possibile, mentre il cuore gli batteva come un tamburo nel petto.
Presidente Miao sbuffò piano e roteò gli occhi, stiracchiandosi pigramente e andando poi ad appallottolarsi contro la testa di Magnus, con un sospiro scocciato.
Alec gli lanciò un'occhiata in tralice e, dopo quella che gli parve un'eternità, riuscì finalmente a calmarsi e a scacciare la sgradevole sensazione dell'incubo che aveva appena vissuto. Nonostante i brutti sogni fossero ormai diventati una costante nelle sue notti agitate, soprattutto da quando Raj gli aveva incendiato l'appartamento, non riusciva proprio a farci l'abitudine.
Con un sospiro, si voltò verso Magnus, che dormiva placidamente accanto a lui, ignaro di tutto.
Dall'ampia finestra filtrava un leggero riverbero della luna, eppure, anche con quella poca luce, Alec poteva vedere un sorriso accennato e rilassato sulle labbra dell'uomo, il viso simile a un ingannevole specchio d'innocenza. Alec sapeva bene, infatti, che era tutta apparenza: Magnus Bane era la persona più smaliziata e sfacciata che avesse mai incontrato in vita sua!
Puntellandosi su un gomito per osservarlo, un sorriso storto gli incurvò le labbra mentre guardava il ritmico alzarsi e abbassarsi del petto color caramello davanti a lui, nascosto da una sua maglietta logora e sbiadita.
Sebbene non fossero andati più in là di una calda sessione di baci infuocati e decisamente memorabili, Alec aveva scoperto che Magnus era un amante paziente e appassionato... e decisamente intraprendente e fantasioso. Le sue dita e la sua bocca riuscivano a compiere certe magie, sul suo corpo, che il moro si chiese, non per la prima volta, se quell'uomo, sotto-sotto, non fosse uno stregone in incognito.
I suoi occhi si spostarono sullo stato in cui versavano i capelli dell'ex Marine: solitamente ordinati e impeccabili, ora erano totalmente arruffati e sparati in tutte le direzioni e Alec sentì le guance scaldarsi ricordando che erano state le sue dita, agitate e impazienti, a causare un tale scompiglio.
"Perché hai le guance rosse, mio delizioso pomodorino maturo?"
Alec incrociò gli occhi di Magnus e un brivido gli corse lungo la schiena. L'innocenza del sonno era sparita completamente, lasciando spazio a una luce sensuale negli occhi verdi-dorati e nella piega della sua labbra che sembravano disegnate da un artista.
Il moro gli pizzicò il naso, imbronciandosi. "Smettila con questi soprannomi idioti!" borbottò, schiarendosi la gola.
Magnus ridacchiò piano. "Mai." sussurrò, avvicinandosi maggiormente a lui. "Soprattutto quando fai pensieri sconci sul sottoscritto."
Alec lo guardò, indignato. "Non sto facendo pensieri sconci su di te!" si difese, arrossendo ancora di più.
Magnus rise, divertito, baciandolo a stampo sulle labbra. Aveva atteso così a lungo per farlo, ma adesso che sapeva che anche il moro lo desiderava, non c'era più motivo di trattenersi o tirarsi indietro.
Con infinita lentezza, lo baciò di nuovo, cominciando dalla fronte, per poi scendere verso gli occhi, la linea dritta del naso e la mascella. Gli sfiorò le labbra una, due, tre volte, con baci leggeri come piume, finché il moro non gli passò una mano tra i capelli, fermandolo a pochi centimetri dal suo viso e guardandolo imbronciato e spazientito.
"Che c'è?" sorrise Magnus, baciandogli la punta del naso.
Alec sbuffò e roteò gli occhi. "Idiota." borbottò, prima di tirarselo addosso con cautela e baciarlo con decisione, aprendogli la bocca e affondandovi dentro la lingua.
Magnus emise un gemito soffocato, prima di ridere rumorosamente nel bacio, e il moro esalò un sospiro quietamente esasperato, stringendolo più forte e baciandolo con più slancio, mentre entrambi registravano distrattamente che Presidente Miao stava scendendo dal letto con un brontolio contrariato.
Le labbra di Alec erano irruenti, ma gentili sulle sue e Magnus chiuse gli occhi, felice, assaporando la dolcezza della bocca del moro. Fece scivolare una mano lungo la schiena solida del ragazzo, per poi risalire sollevandogli la maglietta. Gli si contorse lo stomaco quando le sue dita vennero a contatto con la pelle nivea dell'altro e il sangue che gli scorreva nelle vene raggiunse temperature piuttosto elevate.
Alec era caldo e morbido e sembrava fatto apposta per stare tra le sue braccia. Il modo in cui gli si premeva addosso, gli avvolgeva il braccio attorno al corpo e muoveva la bocca sulla sua era più di quanto avesse mai cercato e trovato in vita sua in un uomo o in una donna. Più di quanto avesse mai sperato.
Cominciò a strusciarsi lentamente contro il bacino del moro, mentre le mani del ragazzo presero a esplorare la sua schiena, scendendo verso il basso. Le sue dita si intrufolarono audacemente sotto l'elastico dei pantaloni del pigiama dell'ex Marine e Magnus lo sentì trattenere bruscamente il fiato quando i suoi polpastrelli incontrarono altra pelle dove, invece, avrebbe dovuto trovare il tessuto dei suoi boxer (che lui si ostinava allegramente a rubargli).
Magnus interruppe il bacio e sorrise ampiamente. "Sto più comodo senza." bisbigliò, facendo spallucce, allo sguardo stupito dell'altro.
"Dio, quanto sei idiota!" gemette Alec, alzando gli occhi al cielo, prima di posare le sue labbra sul collo dell'ex Marine e succhiare la sua pelle caramellata.
Magnus reclinò il capo all'indietro e gracchiò una risata rauca, stringendoselo addosso ancora di più.
"A-aspetta! La tua spalla..." gemette Alec, quando il suo bacino si scontrò con quello dell'uomo.
Magnus gli sollevò il mento con una presa gentile, ma decisa. "Non azzardarti a fermarti!"
Alec accennò un sorriso storto. "Ma..."
"Niente ma, Kallìpygos! Su Datti da fare!" lo zittì Magnus, schiaffeggiandogli il sedere sodo con un sorriso a trentadue denti.
Alec si alzò sui gomiti e lo guardò con uno sguardo omicida. "Giuro che se non la pianti con questi soprannomi..."
Magnus rise, euforico, prima di far scivolare le sue dita sulla nuca del moro per tirarlo giù, contro la sua bocca, baciandolo con forza, affamato e in preda a una smania incontrollabile. Il suo cuore, che già batteva a un ritmo forsennato, accelerò ancora di più, invadendogli anche le orecchie. Sollevò i fianchi, facendo scontrare nuovamente i loro bacini, e udì Alec emettere un suono gutturale che lo eccitò ancora di più.
Staccò le labbra da quelle del moro solo quando ebbe bisogno di riprendere fiato e sorrise, raggiante, quando incontrò gli occhi blu di Alec e vi lesse la stessa lussuria che, ne era certo, si poteva scorgere anche sul suo viso.
Si leccò lentamente le labbra, famelico, prima di tornare a baciare selvaggiamente il moro, artigliandogli una natica e allacciando le gambe attorno al suo corpo.

Magnus si svegliò con la spalla che pulsava.
Nonostante ciò, sorrise, felice e decisamente appagato. Il dolore non riusciva minimamente a offuscare il ricordo dei momenti di estasi vissuti poche ore prima con Alec.
Stiracchiò pigramente il braccio sano verso l'alto, allungando lentamente anche il resto dei muscoli lungo tutto il suo corpo, poi tornò a rilassarsi tra le lenzuola e sbadigliò, stropicciandosi una guancia.
Il suono di fusa accanto a lui lo fece voltare e sorridere teneramente: Alec giaceva addormentato nell'altra metà del letto, rannicchiato contro di lui su un fianco, e stringeva tra le braccia Presidente Miao, che ronfava beato.
Da quando quei due si erano ricongiunti, il gatto era diventato l'ombra del ragazzo e gli correva dietro ovunque andasse, anche in bagno, quasi temesse che potesse sparire di nuovo da un momento all'altro. Non sapeva che Magnus non l'avrebbe più permesso.
Era stato così sciocco a non capire subito che qualcosa non andava, a credere che il moro non lo volesse davvero più al suo fianco e lo considerasse un fastidioso impiccio, anziché qualcuno di cui fidarsi e a cui affidare la propria vita. Poi, quando finalmente l'antidolorifico aveva fatto effetto e il dolore alla spalla aveva smesso di ottenebrare la sua mente, Magnus aveva analizzato quanto successo nella sua stanza d'ospedale e aveva capito (o meglio, sperato) che quello che gli aveva detto Alec fosse tutta una messinscena per allontanarlo da lui e dal pericolo che lo minacciava.
Ecco perché aveva ingaggiato Woolsey il giorno stesso. Era decisamente ora che Alexander Gideon Lightwood si ficcasse in quell'adorabile e contorta testolina che si ritrovava che non poteva in nessun modo liberarsi di lui.
Sì, avrebbe potuto chiedere a Ragnor o a Jem di prendersi cura del moro, ma se da un lato i suoi amici erano due Marine eccellenti, dall'altro non avevano una propria agenzia di sicurezza, i cui servizi erano richiestissimi ed estremamente efficienti, e soprattutto non erano ex amanti con cui aveva avuto un'intensa e soddisfacente intesa sessuale né tantomeno erano due comari pettegole che spifferavano allegramente i dettagli piccanti di ciò che facevano sotto le lenzuola. Per stanare Alec, a Magnus serviva Woolsey e il suo zero senso del pudore nel raccontare cosa avevano fatto entrambi in camera da letto... e non solo!
E, a giudicare dalla scenata melodrammatica che Alec gli aveva fatto il giorno prima, e quello che ne era conseguito, Magnus aveva fatto centro.
Con un sorriso compiaciuto, grattò con la punta delle dita la testa di Presidente, che sospirò nel sonno e si acciambellò meglio contro il petto di Alec, aumentando il volume delle fusa, poi si sporse per baciare delicatamente la fronte del moro, prima di scostare le lenzuola e, con cautela, appoggiare i piedi a terra.
Si mosse lentamente, deciso a non svegliare nessuno dei due, e, senza preoccuparsi di rivestirsi, andò in cucina, alla ricerca delle pillole che gli avevano prescritto in ospedale. Trovò il flacone sul tavolo, accanto al soldatino di Max e sorrise, mentre inghiottiva una pastiglia.
Con la mano sana iniziò a preparare la colazione. Non fu un'operazione semplice: sparse zucchero un po' ovunque, si versò addosso qualche goccia di spremuta d'arancia e si scottò le dita con la macchinetta del caffè, ma riuscì comunque a posizionare le cose che aveva nel frigorifero e nella dispensa sul vassoio, senza ulteriori intoppi. Lo considerò un notevole passo in avanti rispetto al giorno precedente, quando aveva bruciato il pane tostato, si era schiacciato un dito nel cassetto delle posate e aveva rovesciato la sua tazza di caffè sul tavolo, inondandolo completamente.
Sollevò il vassoio con un leggero grugnito e camminò lentamente verso la sua camera da letto, ben attento a non inciampare e a non far cadere niente. Aprì la porta della camera con il piede e poggiò il tutto sulla cassettiera, spostando con forza qualunque cosa ci fosse sopra. Il barattolo della crema viso, che applicava ogni giorno sulla sua pelle liscia e perfetta, cadde a terra con un sonoro bam!
Alec rotolò sulla schiena, sospirando rumorosamente, e aprì faticosamente gli occhi. "Cosa stai facendo?" mormorò con voce roca, mentre anche Presidente Miao alzava il muso, assonnato.
Magnus sorrise. "Come promesso, ti ho portato la colazione, mio dolce pasticcino!" annunciò, indicando con un gesto plateale del braccio il vassoio accanto a lui.
Alec si stiracchiò, seguito a ruota da Presidente Miao che inarcò la schiena. "Promesso?" mormorò, confuso, con un sonoro sbadiglio.
"Ma come? Non ricordi? Ti avevo promesso che te l'avrei portata dopo la nostra prima notte di sesso sfrenato." continuò Magnus, con un enorme sorriso che gli divorava il volto. "Quindi... tadaaan!"
Alec divenne paonazzo e iniziò a tossire spasmodicamente, a causa della saliva che gli era andata di traverso.
Il sorriso di Magnus aumentò. "Sapevo che sotto-sotto eri una tigre tra le lenzuola, mio sublime profiterole al cioccolato! Roarrrr!" ammiccò sfacciatamente, artigliando l'aria con le dita.
Le guance di Alec si fecero di brace, mentre lanciava uno sguardo imbarazzato al gatto, che lo fissava a sua volta e sembrava sorridergli sornione. "Smettila!" gracchiò poi, lanciando con forza il suo cuscino verso l'altro. "E v-vestiti! Per l'angelo!"
Magnus rise, divertito, schivando agilmente il guanciale. "Se ricordo bene..." mormorò, battendosi l'indice sul mento con fare pensieroso. "...ieri sera non mi hai chiesto di smettere. Anzi, mi hai pregato di continuare.." ammiccò, leccandosi le labbra in modo volutamente provocante.
Alec ridusse gli occhi a due fessure, con il viso scarlatto, mentre Presidente sbuffava un suono simile a una risata. "Sei un pervertito!"
Magnus ridacchiò, allegro, avvicinandosi al letto. "Sì, lo so." confermò compiaciuto, piegandosi poi verso il ragazzo per lasciargli un bacio sulle labbra. "Buongiorno, Fiorellino."
Alec sospirò rumorosamente, prima di rivolgergli un sorriso fintamente imbronciato e allontanarlo da lui, spingendolo via con la mano sul viso. "Buongiorno, idiota."
Magnus sogghignò. "Dormito bene, Kallìpygos?"
Alec lo fulminò con lo sguardo. "Ti ho detto di smetterla!" ordinò, mettendosi seduto, per poi sorridere, contento, quando Magnus gli mise tra le mani il soldatino di Max.
"Gli ho dato una ripulita." lo informò l'uomo. "Ora é come nuovo!"
"Grazie." mormorò, mentre Presidente Miao gli si sedeva in braccio e osservava anche lui il piccolo oggetto tra le mani del moro.
"E' un gran bel giocattolo!" affermò Magnus, accomodandosi accanto al ragazzo e cingendogli le spalle con il braccio sano.
Alec sbuffò una risata dal naso. Alzò la testa e guardò l'ex Marine, inarcando un sopracciglio di fronte a quella palese bugia. Il soldatino di Max, infatti, poteva essere definito in molti modi, ma di certo l'aggettivo "bello" non rientrava tra questi: era consunto, gli mancava una mano e i lineamenti del viso erano ormai andati perduti da tempo immemore.
"Sei serio?" chiese Alec, palesemente divertito.
"Ma certo!" annuì Magnus, con fervore. "Insomma... guardalo!" esclamò, indicando il soldatino con un gesto eloquente della mano.
Alec esaminò il giocattolo con occhio critico, rigirandolo nella mano, mentre con l'altra accarezzava distrattamente Presidente, poi scosse la testa, sorridendo.
"Astaga! [ndr. Oh mio Dio] Come fai a dire che non é bello?" continuò Magnus, guardandolo con disapprovazione. "Ha fascino da vendere e un'aria da duro che non deve chiedere mai!"
Alec rise, posando la testa sul collo dell'uomo. "E' carino." cedette, con un sorriso divertito, stringendo il giocattolo.
"Carino? Solo carino?" sbuffò Magnus, allegro, arruffandogli i capelli.
"E' il massimo che posso concedere." affermò Alec, con un sorriso storto.
"Tzè! Lascia che te lo dica: voi giovani d'oggi non sapete apprezzare la bellezza delle cose vissute!" lo rimbeccò Magnus, alzando il mento in modo baldanzoso.
"Sì, forse hai ragione." concordò Alec, scrollando le spalle. "Deve essere per questo che ti ho ignorato così a lungo e ho ceduto per sfinimento." considerò, pensoso, sollevando la testa per guardarlo con una smorfia buffa.
Magnus spalancò gli occhi, trattenendo il fiato e scostando il moro da lui. "Stai... stai dicendo che sono vecchio?" domandò, portandosi teatralmente la mano al petto.
"Hai quasi trentanove anni." spiegò Alec, scrollando le spalle e lanciandogli una lunga occhiata eloquente.
"Guarda che tu ne hai solo dieci meno di me, eh!"
"Questo é vero, ma resta il fatto che sei più in là con gli anni del sottoscritto... tesoro." sghignazzò il moro, divertito.
"Oh.mio.Dio!" boccheggiò Magnus, indignato, spingendo l'altro lontano da lui. "Ritira subito quello che hai detto!"
""Ehhh, la verità può essere dolorosa, Magnus." affermò Alec, picchiettandogli una mano in modo comprensivo. "Oh, per l'angelo! Guarda qua! Sono rughe, queste?" domandò, fingendosi sorpreso, mentre assottigliava gli occhi ed esaminava accuratamente il viso dell'altro.
Gli occhi verde-oro di Magnus si dilatarono per lo stupore. "Ritira subito quello che hai detto!" berciò nuovamente, stridulo.
Alec rise rumorosamente, accasciandosi sul materasso.
Magnus alzò un sopracciglio, poi afferrò dolcemente il gatto per la pancia e lo posò a terra. "Presidente, va in cucina a fare colazione. Papà deve dare una lezione di buone maniere a daddy!" mormorò assottigliando lo sguardo.
Alec rise più forte e tentò di allontanarsi dall'uomo.
Magnus lo bloccò con il braccio sano e si sedette sopra il moro, poi scattò, iniziando a fargli il solletico.
"No! Fermo!" ansò Alec, ridendo forte, mentre tentava di sottrarsi alle dita dell'altro.
"Ritira quello che hai detto!" ripeté ancora una volta Magnus, facendo scorrere le dita sul costato del ragazzo.
"Mai!" rise Alec, con le lacrime che iniziavano a scendere lungo le guance.
"Moccioso impertinente!" mormorò Magnus, sorridendo giocoso e muovendo le dita sempre più velocemente fino a quando non udì l'altro gracchiare Pietà!.
Magnus rise, compiaciuto, mentre liberava il corpo di Alec e si stendeva accanto a lui per riprendere fiato. "Splendido, attraente, meraviglioso e soprattutto giovane trentottenne vs moccioso impertinente: uno a zero, palla al centro." ansò, alzando il braccio sano verso l'alto, in segno di vittoria.
Alec rise di gusto. "Non vale!"
"Certo che vale!" ritorse Magnus, allegro, sventolando l'indice. "E con un braccio solo, per giunta!"
"Tu sei un ex Marine, mentre io..."
"Sei un flaccido agente di viaggi." completò la frase Magnus, divertito, punzecchiandolo su un fianco sodo e tornito. "Sì, lo so, mio delizioso panzerotto ripieno."
Alec voltò la testa e lo guardò truce. "Smettila di dire che sono flaccido!"
Magnus rise, aumentando il tono di voce quando l'altro iniziò a schiaffeggiarlo a palmo aperto sul ventre piatto, mentre gli ordinava, con sguardo tempestoso e per l'ennesima volta, di piantarla con tutti quei soprannomi.
"Sei insopportabile!" asserì Alec, mettendo il broncio.
Magnus ridacchiò. "Sì, lo so." mormorò, accostandosi a lui e cingendolo in un morbido abbraccio.
"Idiota." borbottò Alec, facendo il sostenuto.
"Hai perfettamente ragione." convenne Magnus, stuzzicandogli la pelle delicata dietro l'orecchio con labbra esperte.
"Magnus, il tuo braccio..." lo avvertì Alec, corrugando la fronte, ma inclinando comunque la testa per dargli più spazio di manovra.
"Mh-mh." mormorò Magnus, scendendo con la lingua lungo la giugulare del ragazzo.
Alec aprì la bocca per ricordare all'ex Marine, che tutto sembrava tranne che un uomo con un braccio ferito da un colpo di pistola, di fare attenzione ai punti, già messi sotto pressione la notte precedente, ma Magnus fu più veloce e colse l'opportunità di baciarlo e infilargli la lingua in bocca.
Alec gemette nel bacio e si mosse sotto l'ex Marine, desideroso di un contatto ancora più stretto, più intimo. Magnus emise un gemito di soddisfazione e pressò le labbra su quelle del ragazzo con ancora più entusiasmo, fino a quando il moro interruppe bruscamente il bacio e lo spinse via.
"Hai... hai sentito?" balbettò in un bisbiglio il moro, a corto di fiato, aggrottando la fronte e tendendo le orecchie in ascolto.
"Sentito cosa?" mormorò Magnus, scendendo a baciargli il collo e tracciando una scia umida fino alla scollatura della maglietta che il moro indossava.
"C'è qualcuno in casa!" bisbigliò Alec, teso, arpionando la spalla sana dell'ex Marine.
Magnus strattonò il bordo della maglietta del moro, per tentare di levargliela. Dio, perché si era rivestito dopo la loro notte di passione?
"E' sicuramente Presidente che ha rovesciato i croccantini." lo liquidò, riuscendo finalmente a sfilargli l'indumento e iniziando a leccargli il petto.
Alec avrebbe voluto controbattere, ma ondate di piacere iniziarono a percorrergli la spina dorsale e gli era davvero difficile pensare razionalmente quando l'altro lo stava "torturando" così sapientemente con lingua e denti. Inarcò la schiena per offrirsi completamente e affondò le dita nei capelli dell'uomo, dimenticando tutto ciò che lo circondava e lasciando che quella sensazione paradisiaca gli penetrasse nelle vene. Nulla aveva importanza, in quel momento, se non il tocco delle labbra peccaminose dell'ex Marine che stavano proseguendo la loro discesa verso il bordo dei suoi pantaloni del pigiama.
Magnus slacciò il nodo del cordoncino dell'indumento e lo abbassò per poter lambire con la lingua la porzione di pelle che aveva esposto, al di sopra dei boxer neri.
"Malaikatku? Sei q... opsss!" cinguettò una voce squillante, entrando come un uragano nella camera da letto.
Alec lanciò un grido acuto e ben poco virile. Con il viso completamente in fiamme, spintonò via Magnus con forza brutale e per poco non lo buttò giù dal letto, poi si coprì alla bell'e meglio con il lenzuolo color bordeaux, sperando ardentemente di riuscire a mimetizzarsi tra le sue pieghe.
L'ex Marine, con il sedere nudo all'aria, gemette forte nel cuscino e inanellò una sequela di insulti incomprensibili, ma che Alec ipotizzò fossero in lingua indonesiana.
"A quanto pare abbiamo trovato i due piccioncini, Ketua!" [ndr. Presidente] berciò l'intrusa, divertita, grattando il gatto sotto il mento. "Vi aspetto in cucina, ragazzi! Fate con comodo!" gridò, allegra, facendo dietrofront e uscendo dalla stanza con il felino che stava sghignazzando sotto ai baffi (Alec avrebbe potuto giurarlo! Quel gattaccio stava ridendo dell'intera situazione, ne era certo!).
Magnus imprecò con veemenza e rotolò sulla schiena, cercando nella sua memoria quale peccato così atroce avesse commesso nella sua vita per meritarsi una tortura simile che rispondeva al nome di Dewi Maharani Bane.
"Almeno non è saltata nel letto con noi per spettegolare o per raccontarci del suo ultimo sogno strambo." mormorò l'uomo, con tono sconfitto e con lo sguardo rivolto verso il soffitto.
Alec, a corto di parole, girò il volto di scatto e lo guardò a bocca aperta.
"Ohhh sì. Credici. L'ha fatto." confidò Magnus, sospirando in modo eloquente. "Almeno tu hai ancora addosso le mutande." rise istericamente, coprendosi gli occhi con il braccio sano, mentre il moro sprofondava nel cuscino con uno sguardo terrorizzato e il suo viso assumeva un'intesa sfumatura violacea.

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Note dell’autrice
Chiedo venia per il vergognoso ritardo con cui pubblico questo nuovo capitolo, ma sono stata travolta dal lavoro e vi assicuro che mettermi al pc, di nuovo, una volta a casa, dopo una giornata estenuante e mentalmente massacrante, era l'ultimo dei miei pensieri XD
E' da un mese che sto scrivendo questo benedetto capitolo, che ho modificato, corretto, integrato e cancellato mille volte, e spero che il risultato sia di vostro gradimento! :D
Ne approfitto per augurarvi un anno pieno di felicità e soprattutto salute! :-*
Un bacione e a presto :D
   
 
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