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Autore: _tuseitu    06/01/2021    1 recensioni
Alba 24 anni passati a sentirsi sbagliata.
Riccardo 24 anni a sentirsi dire dagli altri quanto lo fosse.
Una famiglia apparentemente perfetta quella di Alba.
Una famiglia distrutta quella di Riccardo.
Sono passati circa cinque anni dall'ultima volta che Riccardo ha visto Alba. Allora di anni ne avevano 19 e avevano mille progetti, che Riccardo per paura di innamorarsi davvero, ha mandato all'aria. Se n'è andato da un giorno all'altro, lasciando Alba a pezzi.
Adesso il destino ha deciso di dargli una nuova occasione, ma non è tutto così semplice: in cinque anni ne sono successe di cose.
Solo una cosa non è mai cambiata: ciò che sentono l'una per l'altro.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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RICCARDO
Come si fa a dire ti amo?
Sono due parole, solo due.
Dovrebbe essere così semplice dirle, ma perché io non ci riesco?
Eppure vorrei dirglielo ad Alba, che è solo con lei che ci penso a queste due parole, perché con lei mi viene voglia di fare un sacco di cose.
Mi viene voglia di alzarmi la mattina, di sorridere, di cucinare, di ballare, di uscire persino a fare compere per Natale.
“Pronto per questa full immersion di shopping natalizio?”
Alba mi accoglie con un sorriso mozzafiato e sale in macchina.
Vorrei baciarla e dirglielo adesso che la amo, che la vorrei solo per me, ma non lo faccio neppure stavolta.
Abbiamo iniziato a vederci di nascosto da tutti, dai genitori di Alba, dal suo fidanzato, dai miei amici.
“Così mi spaventi! Faccio ancora in tempo a scappare?”
“Non ci pensare nemmeno!”
E stavolta è lei a baciarmi.
Le metto le mani dietro la testa, tra i capelli.
So che le piace da impazzire.
Lei fa lo stesso con me.
E impazzisco anche io.
Sorridiamo e ci guardiamo un po’ imbarazzati.
“E questo?” - le chiedo.
“Questo è perché…perché…lo sai. Vedi inizio anche io a parlare come te!”
Scoppiamo a ridere e dopo qualche piccolo battibecco, decidiamo di andare in un centro commerciale fuori città, così da essere sicuri di non essere scoperti.

Alba guarda tutte le vetrine, entriamo in negozi di ogni tipo, facciamo su e giù per le scale mobili, passeggiamo mano nella mano come se fossimo una normale coppia di fidanzati.
Come se questi cinque anni non fossero mai trascorsi e come se nulla fra noi fosse cambiato.
Come se Carlo non esistesse e come se tutto il dolore fosse svanito di colpo.
“A che pensi?” le chiedo.
“Penso che non so cosa stiamo facendo, ma sono felice di essere qui con te”
La stringo forte a me.
Hai ragione, amore mio.
Non so nemmeno io cosa stiamo facendo.
Se tutto questo è giusto o sbagliato.
Se ci stiamo solo illudendo di avere ancora 18 anni e poter cambiare le cose.
Non so se la mia presenza ti faccia bene.
E ho una paura tremenda di farti di nuovo del male.
Di farmene anche io.
So che non ho il diritto di chiederti nulla, anche se impazzisco al pensiero di te con lui.
So che hai bisogno di tempo per capire.
Ne ho bisogno anch’io.
So che probabilmente siamo le persone più egoiste del pianeta ora, ma siamo felici.
Adesso per un’ora, per un po’ siamo felici.

La felicità però dura sempre troppo poco.
E la mia svanisce quando il mio sguardo incontra quello di un uomo dagli occhi verdi, fin troppo simili ai miei.
É mio padre l'uomo che mi sta fissando. Accanto a lui c'è una donna dai capelli rossi con un cappotto color crema, vicino alla donna c'è un bambino, forse di quattro, cinque anni.
Non riesco a pensare, a muovermi, a ragionare.
Alba mi chiede se c’è qualcosa che non va, ma non faccio in tempo a risponderle che l'uomo si è già avvicinato a me.
“Riccardo…Riccardo…sei tu?”
Che c'è fa finta di non riconoscermi lo stronzo?
“Si”
“Quanto tempo…come stai?”
Bene fino a qualche minuto fa. Di merda ora. Perché non te ne vai? Perché non te ne ritorni dalla tua bella famigliola del cazzo che ti sta aspettando qualche metro più avanti, eh?
“Bene”
“Cosa stai facendo? Stai ancora studiando?”
“Sono un infermiere”
“ Bravo. E tua madre come sta?”
Cerco di trattenermi finché non esplodo.
“Come sta lei? Come sto io? Te ne vieni con queste domande del cazzo dopo che non ti sei fatto sentire e vedere per anni. Sai che ti dico? Che deve continuare a non fregartene un cazzo di come stiamo. Hai un'altra vita, viviti quella”
“Mi dispiace per come sono andate le cose. Ho provato a chiamarti in questi anni ma non mi hai mai risposto, non so nemmeno se questo sia il tuo numero. Intanto ti lascio il mio, se ti va chiamami. Io abito a pochi passi da qui, se avessi bisogno di me”
“Non ho bisogno di te”
“Riccardo, ti prego, prendilo”
Mi porge di nuovo il suo biglietto da visita, come se fossi uno dei suoi clienti.
Non lo prendo io, ma Alba sì.
“Grazie” le dice lui.
Prima di andarsene cerca di avvicinarsi di più a me, mi mette una mano sulla spalla, ma io resto impietrito, immobile.
“Riccardo sei mio figlio”
“Io non sono niente per te” dico e scappo via come se invece di avere 24 anni, ne avessi 14 .

Alba mi corre dietro, mentre io cerco nervosamente le chiavi della macchina. Mi dice di non preoccuparmi, mi dice che lei lo sa. Prima di andare via , mi lascia il biglietto con il numero di mio padre sul seggiolino dell’auto.
“Secondo me, dovresti chiamarlo. O almeno, dagli modo di spiegarsi”
No, no e no.
“Io penso che tu lo debba a te stesso”- aggiunge.
“Nonostante questo, sono stato bene con te”
“Anche io”
“Ci rivedremo?”
“Può essere”

   
 
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