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Autore: Chiara PuroLuce    08/01/2021    6 recensioni
Patty è sempre stata gelosa del rapporto di amicizia che lega Holly ad Amy, ma ora ha deciso di cambiare rotta.
Amy ha sempre cercato di avvicinare Patty, ma lei le si era sempre negata e con che grinta, ma se un bel giorno...
Una storia che tratta di un legame di amicizia, tanto insolito quanto vero che riserverà non poche sorprese alle due ragazze e non solo a loro.
Tratto dal prologo:
Cosa ci azzeccavano loro due insieme? Niente, eppure…
«Amy, lasciamelo dire, ho l’impressione che da oggi si scriverà un nuovo inizio per noi due. Ma che non lo sappia nessuno, mi raccomando.»
«Come? E perché?»
«Perché io non ti sopporto, ufficialmente. Lo sanno tutti. E così dovrà continuare a essere.»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Yayoi Aoba/Amy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi ama, mi ama alla follia! Wow, direi che oltre a dirmelo, me l’abbia dimostrato ampiamente e con che passione poi. La voglio ancora, subito e per sempre!, questo pensò Holly guardando la sua Patty, stesa accanto a lui.
Era bellissima. Completamente nuda, con i capelli scompigliati sul cuscino e uno sguardo sereno e appagato. Stava dormendo.
D’istinto, Holly percorse il suo corpo molto lentamente con un dito, indugiando sui seni e sui capezzoli che si inturgidirono al suo passaggio, per poi spostarsi più in basso andando a stuzzicare una parte che aveva scoperto essere molto sensibile, fino a invaderla dolcemente.
Sentì Patty dapprima irrigidirsi a quel contatto e poi farsi più languida e ricettiva. Stava ancora dormendo, ma il suo corpo reagiva al suo tocco e lui intensificò quell’invasione, per il piacere di entrambi. Si fermò solo quando la vide inarcare i fianchi ed emettere un lungo suono soddisfatto, subito seguito da un sorriso stupendo.
Gli occhi della sua innamorata si aprirono lentamente e lui poté vedere che erano ancora pieni di desiderio. Si fissarono su di lui e scintillarono di passione. Una visione che minacciò di fargli perdere il controllo.

 
«Sei troppo lontano» gli disse con voce bassa e roca, allacciandogli le mani dietro il collo e abbassandolo verso le sue labbra.

Lui non si fece pregare e se ne impossessò. La sua testa gli diceva di andare piano, di procedere con calma, ma non appena la sua bocca si posò su quella di lei, intensificò il bacio e lo fece diventare osceno. Poi, prima che lei potesse anche solo staccarsi da lui, le aprì le gambe, le si posizionò nel mezzo e la fece sua con dolcezza.
Diverso tempo dopo – non seppe dire con precisione quanto – Holly si risvegliò dal torpore in cui era caduto e sorrise a Patty che lo fissava appoggiata su un gomito.

 
«Ma lo sai che sembri proprio un bimbo quando dormi? Fai tenerezza» gli disse.

«Ahahah, e tu invece sei sexy da morire anche in quel caso» gli rispose lui di rimando.

«Certo, come no e…»

Un forte borbottio della sua pancia, lo fece scoppiare a ridere di gusto.
 
«A consumare energie, viene fame» le disse facendola arrossire di colpo al ricordo di come era successo «direi di scendere da questo comodissimo letto e prepararci qualcosa di commestibile, se non vogliamo stare qua dentro a vita e senza forze.»

«A me non dispiacerebbe» gli sussurrò prima di sorridergli lentamente «però ammetto che ho molta fame e poi… ne avranno anche Oscar e Mister Wow. Chissà che ore sono.»

La vide allungare il collo verso il comodino oltre la sua spalla e la bloccò prima che ci riuscisse.
 
«È l’ora di baciarmi» le disse a fior di labbra e se ne impossessò prima che lei potesse parlare.

Altro diverso tempo dopo – eh, sì, fosse stato per lui l’avrebbe tenuta molto volentieri inchiodata nel letto per sempre, ma dovevano pure rifocillarsi, se non altro per ricaricarsi per un nuovo round – Holly scese dal letto e si diresse alla porta della camera di Patty, seguito dalla sua risata.
 
«Che c’è da ridere, ora?» le chiese, girandosi a fissarla.

Vide Patty scendere dal letto – in tutta la sua bellissima nudità – la vide anche togliere il lenzuolo sopra dal letto, per poi dirigersi verso di lui e avvolgerglielo addosso al corpo con più giri, bloccandoglielo poi con un nodo maldestro sulla spalla e il tutto senza mai smettere di guardarlo negli occhi. Il risultato finale assomigliava tanto a una tunica di un senatore dell’Antica Roma. Gli scappò da ridere e lei lo seguì a ruota.
 
«Non vorrai scandalizzare i miei animali. Oscar potrà anche fregarsene, ma Mister Wow?» gli spiegò.

Il solo pensare al pennuto e al cosa avrebbe potuto dire anche a distanza di tempo, magari ai suoi amici, lo fece ridere di gusto, prima di agguantarla per la vita e baciarla per l’ennesima volta.
 
«Amore mio, mettiti qualcosa addosso anche tu e vieni con me, non sopporto di lasciarti sola neanche per qualche minuto» le disse.

E lei, dopo avere recuperato la sua vestaglia rossa da terra nel corridoio, l’infilò e lo precedette in cucina. Per prima cosa si occupò degli animali e poi ai loro stomaci.
 
«Un paio di panini imbottiti ti vanno bene?» gli chiese girandosi a guardarlo da sopra la spalla e lui annuì, muto.

Holly rimase incantato a guardarla per qualche minuto e seguiva – avido – i suoi movimenti, la mente a quello che era successo in camera. Sorrise.

«Tu lo sai che vedo tutto così, vero?» le sussurrò con voce roca accanto all’orecchio mentre l’abbracciava dal dietro.

«Lo so» le confermò lei candidamente, finendo di apparecchiare.

«E se entrasse qualcuno? Che so… se tornassero i nostri amici? O peggio, se il vichingo decidesse di farti un’improvvisata?» domandò lui con malizia. «Che diresti o che faresti, in quel caso?»

«Ma… ma non hai detto di averlo lasciato con Miki? E poi scusa, Amy sarà andata con Julian a casa sua che è ben distante da qua, oppure dai suoi, che sono più vicini, o magari saranno in giro insieme per Tokyo, perché no» gli disse improvvisamene agitata.

«Em… ecco, non proprio» iniziò a dire titubante.

«Come sarebbe a dire… non proprio? Cosa mi stai nascondendo?» poi aggiunse sgranando gli occhi «Oddio, non saranno in camera di Amy, vero? No, no, no, cioè… è vero che le pareti delle camere sono insonorizzate, ma…» e si guardò in giro frenetica, cercando di trovare il modo per rendersi più presentabile nel caso comparissero.

Holly rise. Ah, com’era bella la sua Patty, quando era imbarazzata. Decise che era arrivato il momento di vuotare il sacco, ma per farlo doveva renderla meno sexy ai suoi occhi, anche se sarebbe stato difficile. Per lui, Patty lo era anche con addosso un sacco di iuta, figuriamoci mezza nuda.
La lasciò sola per un momento e si diresse in camera di lei, tornando poco dopo con il secondo lenzuolo, leggermente macchiato di sangue, il che lo fece sorridere e lo ingorgliosì. Era sua. Solo sua. Per sempre, anche se lei non se lo immaginava ancora.
Patty lo guardava stranita mentre le restituiva il favore e la copriva alla bene in meglio, avendo cura di tenere la parte incriminata all’interno.

 
«Così sembri una dea greca» le disse poi guardando il risultato finale e facendola sorridere, improvvisamente timida.

Afrodite per la precisione. Fecero entrambi onore a quel pasto improvvisato, poi lui la prese per mano e la condusse sul divano. Il momento era arrivato, non poteva più rimandarlo e che qualcuno lo aiutasse, sperava di uscirne vivo.
 
 


 
L’improvviso sguardo serio di Holly la preoccupava.
Fino a quel momento era stato così tenero, passionale e spiritoso… a cosa era dovuto, allora, quell’improvviso cambiamento?

 
«Ehi, che ti succede?» gli chiese accarezzandogli una guancia.

«Em… amore mio, sto per dirti una cosa che potrebbe sconvolgerti e, forse, farti arrabbiare, ma anche sorridere.»

«Ecco, ora mi stai spaventando» gli disse posandogli un piccolo bacio sul mento e uno sulla guancia. «Peggiore di tutto quello che mi hai detto in passato? Credo sia impossibile.»

«Io, lo so che non mi scuserò mai abbastanza per quello, lo so e… sì, lo è, purtroppo. Io… posso portarti in un posto?»

«Conciata così? Oh, andiamo, dammi almeno il tempo di cambiarmi, anche se non ne ho voglia.»

«Così andrà benissimo» disse lui contraddicendola e facendola rimanere di stucco.

Poi lo vide alzarsi, prenderla per mano e tirarla verso di sé. Le diede un bacio lungo e languido – nel quale lei si sciolse – e poi la portò con sé in… soffitta?
E lì, il suo bel capitano, fece una cosa che la spiazzò. Bussò a una porta bianca – ma da dove era spuntata? – e, non ottenendo risposta, la aprì, trascinandola oltre la soglia. C’erano dei vestiti abbandonati in un mucchio per terra, di chi erano? Li scavalcò.

 
«Che… ma che razza di posto è mai questo?» esordì lei, lasciandogli la mano e vagando per quello che aveva tutta l’aria di essere un appartamento.

«Casa mia e di Julian!»

«Che cooosaaa?» urlò lei. «Holly, mi spieghi da dove è spuntato fuori questo posto e come l’hai saputo e… anche come hai fatto a venirci a vivere, già che ci sei.»

«Certo. Be’, diciamo che tua nonna sa essere convincente quando vuole.»

«Mia… nonna?» gli rispose, scioccata.

«Già e adesso ti racconto una storia» disse, poi la prese per mano e la condusse sul divano, dove si sedette, trascinandosela in grembo. «Una storia che narra di due sorelle, di una proposta gettata al vento e di un segreto ben custodito.»

E poi prese a parlare. E più parlava, più Patty si sentiva confusa. Ma davvero sua nonna Nozomi e sua zia Miho avevano sempre celato l’esistenza di quel posto? Doveva fare esaminare le carte catastali a Amy, magari lei ci avrebbe capito qualcosa. Doveva figurare da qualche parte, per forza. Non poteva essere stato nascosto a tutti per così tanto tempo.
 
«O… ok» disse alla fine di quel resoconto assurdo «e adesso ci abitate voi. Perché?»

«Perché Nozomi voleva ti fossi vicino per proteggerti dal vichingo e per conquistarti più facilmente, a quanto pare.»

«Proteggermi? Ma Steff non è pericoloso, proprio per niente, anzi, è un pezzo di pane, è dolce, gentile, premuroso, divertente…»

«Ehi» l’interruppe lui con voce dura e girandole il viso davanti al suo «ti ricordo che sei in braccio a me, che sotto questi lenzuoli siamo nudi e che fino a poco tempo fa, stavamo facendo l’amore.»

«Ma, caro, non ha senso tutto ciò.»

«Tua zia aveva dei progetti per voi due, lo sapevi?»

«Sì, l’avevo intuito e Steff ha ammesso di conoscere bene mia zia che gli ha sempre tessuto le mie lodi.»

«E tu, nonostante tutto, lo incoraggiavi?» le chiese, improvvisamente scuro in volto.

«Mi piace Steff, ok?» gli confessò «Non parlerò mai male di lui e non fingerò di essermi presa una cotta passeggera per lui.»

«Cooosa? Questa poi.»

«Già e nudo è un gran bel vedere, se proprio vuoi saperlo» lo stuzzicò alludendo al suo primo incontro col nordico.

«Mi sembra che gli uomini nudi ti piacciano un po’ troppo. Prima lui, ora io… mi chiedo chi sarà il prossimo.»

Eh, no, questo era troppo.
 
«Ma… ma come ti permetti» gli rispose fissandolo con sconcerto. «Non è colpa mia se quel giorno lui era nudo in casa sua – visto che non aspettava nessuno – e se i miei occhi funzionano benissimo.»

«Ma, secondo Amy, ti sei rifiutata di chiedergli di andarsi a vestire e ci hai parlato come se niente fosse» le rinfacciò.

«Amy parla un po’ troppo» sentenziò lei «ma è vero e non mi pento di averlo fatto. Come, del resto, di averlo baciato o essermi lasciata incantare da lui, dai suoi modi.»

«Però hai fatto l’amore con me» le ribadì lui.

Era proprio geloso. Non voleva più discutere con lui, aveva passato anni a farlo e ora voleva solo sorridere insieme a lui.
 
«Sì, e lo rifarei mille volte ancora» gli disse addolcendo il tono e guadagnandosi un bacio lungo e profondo. «Io ho sempre amato te e l’ho ammesso. Ci ho messo un po’ a capirlo, ma così stanno le cose. È vero, Steff mi ha baciata varie volte, mi ha corteggiata spudoratamente, mi ha riempita di complimenti e fatto sorprese a non finire. Mi sono sentita importante, visto che, prima di lui, nessuno mi aveva mai prestato attenzione. Quando ha tentato di andare oltre i baci, mi sono irrigidita e l’ho fermato. Io sentivo, sapevo, che c’era qualcosa che mi frenava dal lasciarmi andare con lui. E quel qualcosa, o meglio qualcuno, eri tu e lo sei ancora.»

«Cos’ha tentato di fare quell’idiota?» urlò lui, rabbioso, facendola ridere.

Ah, come le piaceva la gelosia del suo Holly. Decise che l’avrebbe stuzzicato un pochino.
 
«Be’, sai…»

Gli prese una mano e se la posò sul seno, muovendola lentamente, fino a che lo sentì trattenere il respiro, poi gliela spostò lungo il corpo, sempre più in basso e… lo baciò con lentezza. Quando capì che Holly aveva afferrato il concetto – lo sentiva fremere di rabbia – vi pose fine e lo fissò negli occhi.
 
«Voleva sedurti. Portarti a letto. Farti sua!» le disse con foga, stringendola forte.

«Mh, mh. Ma io gli ho risposto picche e abbiamo litigato. È stato lo stesso giorno che tu mi hai chiamata per aiutarti con Daichi.»

«Quel… quel… ma io gli spacco la faccia, gli cambio i connotati, lo riduco in poltiglia con un Drive Shoot.»

Patty rise di gusto a quell’uscita accalorata del suo amore e poi lo baciò con foga.
 
«Ti amo, mio bel calciatore geloso» gli disse poi sulle labbra «ma non amo la violenza. E non amo le bugie» aggiunse poi guardandolo storto e indicando il salotto con una mano.

«Bugie? No, guarda che ti stai sbagliando, questa è stata solo un’omissione a fin di bene e guai a te se te la prendi con quel tesoro di nonna Nozomi.»

«La nonna. Ah, puoi dire giuro che le dirò due paroline, non creda di passarla liscia così. Anche dall’Italia quella donna tesse la tela con maestria, però è da ammirare» gli disse lei «e tu la difendi anche.»

«In quanto tuo futuro marito, sì.»

«Oliver, ma cosa…» ma fu zittita da un nuovo bacio dolce e lento.

Fu allora che Patty si ricordò di come sua nonna l’avesse imbarazzata davanti ai suoi amici con quella frase, ma non pensava che Holly le desse corda. Pensava che fosse il delirio di una vecchietta annoiata e invece… sua nonna lo desiderava veramente e ci credeva anche. E Holly con lei. Incredibile.
 
«Allora non sei arrabbiata con me perché te l’ho tenuto nascosto? Non ti dispiace se d’ora in poi, saremo vicini di casa?» le chiese.

Stava per rispondergli, quando sentirono delle voci fuori dalla porta e si bloccò tendendo l’orecchio. Amy? Guardò Holly, imbarazzatissima, ma lui non sembrava affatto preoccupato di venire scoperto così e lei, d’istinto, si strinse al suo corpo in cerca di protezione e conforto.
 


 
 
«Sono molto, molto preoccupata Julian. In casa non ci sono e la porta della stanza di Patty è spalancata. Ci sono i piatti sul tavolo, ma loro sembrano essersi volatilizzati. Mister Wow e Oscar sono pieni come uova e se la dormono – e non chiedermi come lo so, ormai ho imparato a conoscerli quei due e poi i resti di cibo nelle ciotole sono un chiaro segno – e loro…»

Julian aprì la porta e la lasciò passare. Poi, per smorzare il suo discorso, s’impossessò delle sue labbra con un focoso bacio, interrotto da delle risate e dei fischi di incoraggiamento.
 
«Ma che caz…»

«Amy, Amy, ora che hai imparato qualche parolaccia chi ti ferma più.»

Patty? Lì? E se lei era lì, allora questo voleva dire che…
 
«In effetti, questa ragazza, ultimamente, è una continua sorpresa» esordì infatti Holly.

«Siete presentabili, vero?» a parlare era stato Julian.

«Dipende, cosa intendi per presentabili? No, perché forse lo siamo, ma non ne abbiamo la certezza» rispose una Patty divertita.

Ok, poteva bastare. Amy girò l’angolo e si ritrovò in salotto dove trovò i due amici sul divano in…
 
«Ma che cosa avete addosso?» chiese sbalordita.

«Lenzuola» risposero in coro dopo essersi guardati con occhi divertiti.

«Lenzuola?» gli fecero il verso in coro lei e Julian.

«Sì, le mie» confermò Patty «noi… oh, è una storia buffa.»

«Davvero? Non vedo l’ora di saperla, più tardi. Significa quello che spero?» indagò lei con cautela.

«Cosa speri?» le chiese l’amica facendo la finta tonta.

«Lo sai benissimo e non lo dirò, proprio no. Non ti darò questa soddisfazione, Patty.»

«Amica crudele» sentenziò lei..

«Amica scostumata» le fece eco Amy, facendo ridere tutti.

Amy era felice per Patty. Finalmente aveva scelto e, a giudicare dagli sguardi che si lanciavano i due, ne erano stati travolti entrambi, come un fiume in piena.
 
«Vedo che, il fatto di avere accidentalmente perso i tuoi vestiti» e lì Julian si bloccò per indicare il mucchio per terra «non ti ha fermato dal trovare qualcos’altro da mettere.»

«Oh, vero, ma è merito di Patty che ha voluto coprirmi a tutti i costi. Avresti dovuto vederla, prima si approfitta di me, del mio corpo e poi fa la pudica e mi veste come Giulio Cesare. Così le ho ricambiato il favore.»

«Già, anche se io ero già vestita.»

«Se intendi quella vestaglia trasparente che ti sei rimessa poco fa…»

Amy vide Patty arrossire vistosamente a quell’uscita dell’innamorato e, suo malgrado, scoppiò a ridere e decise di toglierla dall’imbarazzo cambiando argomento.
 
«Ehi, coinquilina, hai visto chi ci ritroviamo per vicini?» le disse guardando Julian e poi Holly.

«Sì, a quanto pare da oggi avremo delle guardie del corpo private e gratis.»

«Che intendi dire?» indagò lei.

«Be’, c’è Steff qua a due passi, secondo me sono gelosi marci di lui e vogliono assicurarsi che ci stia alla larga. Ma non hanno ancora capito che noi lo adoriamo e che mai – mai – smetteremo di frequentarlo» dichiarò tutta soddisfatta.

«Giusto!» la sostenne lei con forza.

«Ehi…» iniziarono quelli, ma furono interrotti da Patty.

«E poi voglio che controlli come mai questo appartamento non figura sulle mappe originali. Nonna Nozomi è furba e zia Miho lo era ancora di più. Io una mia teoria – sentendo la storia strampalata che mi ha raccontato Holly – me la sono fatta, ma voglio il tuo parere di esperta.»

«Contaci e… e poco fa abbiamo incontrato il nostro bellissimo vicino sulle scale, sai? Aveva una guancia tutta arrossata e gonfia. Holly, nulla da dichiarare?» chiese poi guardando l’amico con sguardo severo.

«Se l’è meritato» rispose lui senza aggiungere altro.

«Ma bravo, Rocky, e lo ammetti pure. Non se lo meritava, invece. L’unica sua colpa era quella di essersi preso una colossale sbandata per Patty – che all’inizio sembrava ricambiarlo, non dimenticartelo – e, visto che d’ora in poi sarete vicini, tu ora ti ricomponi e vai da lui a scusarti.»

«Che cooosaaa? No, ma non ci penso neanche. Ti devo ricordare la scena del pianerottolo? Dì, ti sei ammattita per caso?»

Ah, no, quello no. Amy non era impazzita, ma amava vivere in armonia con tutti e non poteva più farlo se quella questione non veniva chiusa definitivamente con una stretta di mano.
 
«Holly, ascolta» intervenne Patty «io e lui siamo amici e, anche se l’ho respinto per stare con te, a me piace molto parlare con lui e mi piacerebbe molto anche, che tu imparassi ad apprezzarlo, come faccio io. All’inizio sarà dura, lo so, ma io vorrei tanto che tu ci provassi.»

«Non mi fido, quindi la risposta è no, per il momento» le rispose.

Cocciuto. Amy sapeva che Holly era un testardo doc, ma fino a quel punto non credeva proprio. Stava per dirgli qualcosa, quando la mano di Julian sulla sua spalla la bloccò, ma cosa…? Cercò il suo sguardo e lo vide fissarla con decisione, mentre scuoteva la testa, piano. Amy gli sorrise e annuì in una muta risposta.
Guardò i suoi amici che stavano ancora abbracciati sul divano, intenti a discutere della testardaggine del capitano, prese Julian per mano e li lasciò soli.


 
 
 
«Woff, woff, woff!»

Un cane? Lì? Impossibile. Ma che diamine…
 
«Woff, woff, woff!»

Ancora? Ma allora non se lo era sognato e c’era davvero un cane e anche molto vicino a lei, a giudicare da quell’abbaio così potente. Si fiondò alla porta e l’aprì… solo per venire travolta da una palla di pelo gigantesca, bianca, nera e festante.
   
 
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