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Autore: vielvisev    08/01/2021    1 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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.Confessioni.


Spinner's End riaccolse l'emoor con il tiepido calore che la ragazza amava e che dopo l'elegante e freddo Manor, sapeva ancor più di casa. Era quello di cui aveva bisogno. Furono solo pochi giorni prima della fine delle vacanze di Natale, ma alla Corvonero parvero preziosissimi. Lo scorrere delle giornate, con Piton e il piccolo Glimpsy tra quelle pareti, in quel posto che poteva ora chiamare 'casa' era ciò che di più simile ad una famiglia potesse desiderare ed Emma si crogiolò in quella sensazione di pace, passando il tempo tra la sua stanza, le poltrone davanti al camino o il divano consunto, così come sulle colline semi ghiacciate, senza tentare di nascondere una compiaciuta soddisfazione. 
La routine con Piton infatti, fatta di silenzi, letture e pozioni distillate insieme davanti al caminetto, la faceva sentire al sicuro e la ragazza ci affondò con dolcezza, arresa al fatto che lì potesse tranquillamente concedersi di abbassare le difese e che tra quelle pareti che sapevano di cenere e spezie essere degli elementi grigi senza parte, l'ago della bilancia, andava bene.
 Furono giornate di letture sfrenate e appunti, di calma e di pace, dove l'emoor approfittò della notevole collezioni di volumi del tutore per fare ricerca sulle Ombre e per placare la sua curiosità, leggendo tutto ciò che trovava su quello che non conosceva, sul passato ingombrante della prima guerra, sulla magia oscura e l'alchimia, annegando negli appunti dell'uomo nei vecchi tomi. 
Piton stesso sembrava stranamente pacato con lei, come se stessero insieme valutando nuovi confini ed Emma gli lasciò i suoi spazi, senza forzare il loro modo abituale di stare insieme, accettando le risposte taglienti e il sarcasmo dell'uomo quasi con affetto.
 Nell'aria c'era la sottile sensazione che presto tutto sarebbe crollato, che quella flebile felicità che stavano vivendo fosse troppo preziosa e ne godevano entrambi pienamente in ogni attimo. Cercando di ignorare le notizie sempre più oscure che sfioravano quelle pareti e le occhiaie sempre più marcate sul volto di Piton.
Severus era in effetti spesso assente, a causa di impegni dati dall'Ordine o dai Mangiamorte. Tornava a notte fonda prosciugato di ogni forza e si alzava all'alba con la fretta di agire. Verso la fine delle vacanze Emma passava così tante ore da sola, che Piton si sentì più sicuro a portarla a Grimmauld Place. 
L'emoor accettò senza proteste, sia perché non le dispiaceva stare a al quartier generale, sia perché sapeva quanto peso gravasse sulle spalle del tutore e si rendeva conto di quanto, nonostante Severus si fosse sforzato di essere gentile e morbido con lei e di nascondere i suoi tormenti, l'uomo fosse schiacciato dalle responsabilità
 Era evidente che a unirli non fosse solo l'adozione, che sanciva ufficialmente il loro rapporto agli occhi del mondo magico, ma che qualcosa fosse cambiato tra loro dopo il Capodanno al Manor.
Perché Severus era rimasto profondamente colpito dalla capacità che Emma aveva mostrato nel gestire la situazione e per la prima volta in molti anni, qualcosa di simile a una scintilla di fiducia si era accesa in lui, rendendolo meno chiuso e schivo, almeno con lei.

“Mi spiace abbandonarti per questi ultimi giorni” disse secco. 
Erano in piedi al centro del salotto, pronti a smaterializzarsi nella piazza di fronte a Grimmauld Place e Glimpsy stava in mezzo a loro, singhiozzando il suo dispiacere per quel saluto.
“Non c'è problema, Sev” rispose tranquilla l'emoor, scrollando le spalle “Sarò con gli altri, tanto. Non ti preoccupare, starò bene”
“Starai bene sì” borbottò lui, corrucciato “Devo passare anche al Ministero per le ultime scartoffie”
 “Non avrai ripensamenti?” lo stuzzicò lei, mentre si allungava ad abbracciare Glimpsy per salutarlo.
 L'elfo mugolò la sua tristezza mentre la stringeva, sotto lo sguardo esasperato di Severus, allergico a quelle esternazioni.
 “Nessun ripensamento”
La ragazza non lo aveva mai visto così rilassato nel parlare e gli sorrise, mentre si chinava a prendere in braccio Wolland.
 “Allora andiamo” disse allegra e l'uomo le porse il braccio.

*

“Dimmi solo che non hai ballato con Malfoy” disse George, scrutandola con sguardo attento. Si avvicinò alla Corvonero con un largo sorriso e la abbracciò con forza, facendola ridacchiare.
 “Oh sciocco di un ragazzo” ammonì Molly il figlio.
 “Giuralo Emma!” ribadì George, fintamente melodrammatico e l'emoor rise più forte e si strinse nelle spalle, senza dare una vera risposta così che il gemello le fece un occhiolino.
 Erano a Grimmauld Place, nella Sala principale dove avevano festeggiato il Natale tutti insieme. Piton si era volatizzato subito dopo il suo arrivo, facendo ondeggiare il mantello nero sulle spalle e lasciando Emma alle cure di quella grande famiglia che era l'Ordine e nemmeno venti secondi dopo che il tutore era uscito dalle porte, tutti i presenti avevano cominciato a farle domande su come fosse andata al Manor. Nella stanza c'era Molly, intenta a fare pulizie, Lupin e Sirius seduti sul divano malconcio al centro della stanza, George e Bill, interrotti nel bel mezzo di una partita a scacchi.
“Severus mi ha detto che sei stata perfetta" le disse Lupin con un sorriso, andandole incontro per abbracciarla a sua volta e Sirius, ancora seduto mollemente sul divano, le fece un ghigno furbo.
 “Ho fatto del mio meglio” rispose l'emoor, contenta.
 “Hai davvero fatto barcollare Bellatrix Lestrange?” chiese Bill Weasley e sembrava raggiante.
 “Confermo. Cercava di leggermi nella testa” sorrise Emma.
 Lupin rise a quell'affermazione sincera, tornando a sedersi e Sirius con lui, mentre George le lanciava uno sguardo ammirato.
 “Ben le sta a quella... “ sputò Black fuori dai denti.
 “Sirius” lo rimbeccò Remus, immaginando l'insulto che l'uomo avrebbe usato e si scambiarono uno sguardo divertito, mentre il mannaro posava una mano sul ginocchio dell'altro per calmarlo.
Emma li osservò affascinata, intuendo l'affetto che li legava in quei gesti così istintivi e consolidati attraverso anni di giovinezza sfrenati e un'assenza adulta e amara. Si chiese se da fuori anche lei e Draco e lei i suoi amici, sembrassero così affini come i due Malandrini.
 “Non riesco proprio a capire come mai non sei finita in Grifondoro” interruppe Sirius i suoi pensieri, gli occhi grigi tranquilli, la mano di Remus ancora sul suo ginocchio. 
 La ragazza sorrise meccanicamente in risposta, immaginando come al solito che quell'affermazione per lui fosse un complimento.
 “Emma è finita in Corvonero perché lei più Ginny ed Hermione nella stessa Casa avrebbero fatto morire giovani me e Fred” spiegò George, beccandosi un leggero pugno sul braccio dall'amica.
 “Proprio così fratellino” confermò la voce di Fred.
 L'emoor si voltò di scatto, osservando il secondo gemello mentre entrava nella stanza, seguito da Ginny, con un largo sorriso, identico a quello di George, stampato sul volto. La rossa si fiondò verso Emma, scoccandole un'occhiata furba e splendente e la abbracciò.
Severus deve essere stato molto fiero di te.” intervenne Lupin “lui è un Legilimens naturale e un eccezionale Occlumante, ma il tuo livello di difesa, visto anche la tua giovane età è impressionante.”
 “Era abbastanza soddisfatto, sì” mormorò la ragazza, sentendosi arrossire, mentre ancora Ginny la stringeva.
 “Avanti, Piton fiero di qualcuno? Non ci crede nessuno.” rise Fred.
 “Ben detto fratello” rimarcò George “Anche se a quanto pare Emma riesce ammaliare tutti i Serpeverde”
 “Ah, l'ho sentito dire” disse l'altro “Soprattutto quelli biondi, pare”
 “Smettetela” soffiò Emma, arrossendo ancor di più.
 Bill rise apertamente, mentre riponeva gli scacchi su una mensola e anche Molly si fece sfuggire un piccolo sorriso.
  “Da quando voi gemelli siete così gelosi di qualcuno?” chiese il più grande dei Weasley.
 “Le attenzioni di Emma non sono mai abbastanza” dichiarò George, divertito, sfoggiando la sua solita espressione sorniona.
 “Merlino fratello sei svenevole” ribatté il gemello.
Ginny a quell'affermazione roteò lo sguardo al soffitto esasperata. 
“Freddie devo forse ricordarti il nome di Lilith Bitterblue?”
Il ragazzo arrossì tanto che le lentiggini sparirono nel colore vivido.
 “E tu come fai a sapere?” balbettò arrabbiato.
“Buoni”, “Calma” dissero subito Emma e George, sotto lo sguardo estremamente divertito degli adulti.
 “Non c'e nulla di male ad essere innamorati” disse Lupin con il suo tono gentile, ridacchiando sotto i baffi e l'espressione del viso era malinconica e brillante, come se vedesse in quel gruppo di ragazzi un sé stesso più giovane e anche lo sguardo grigio di Sirius si muoveva svelto su di loro, carico di affetto.
 “Remus ha ragione” intervenne Molly “è bello essere innamorati”
 “Beh, dipende se lo si è di un biondo Serpeverde” 
Si voltarono tutti di scatto a quella frase.
 Harry sulla soglia della stanza, le braccia incrociate sul petto e il l'espressione gentile sul volto magro. Hermione e Ron lo seguivano a ruota, l'una visibilmente allegra e l'altro leggermente teso e imbronciato. Emma notò con sollievo che il tono del bambino che era sopravvissuto non era velato dall'accusa come si era immaginato, ma, piuttosto, sembrava divertito dalla situazione e le fece un sorriso sincero, andandole incontro per salutarla.
“Allora Emma...” disse il Grifondoro “Sei diventata ufficialmente una spia dell'Ordine?”
 Lei scosse appena il capo e si sedette di fianco a George, mettendosi a raccontare per sommi capi la sua esperienza al Manor. 
 Cercò di essere il più precisa possibile, distaccata e impersonale, glissando sui dettagli quanto bastava, per nascondere ciò che voleva tenersi per sé ancora per un poco e rispondendo gentile a tutte a tutte le numerose domande dei presenti.
Non si fece sfuggire che gli occhi nocciola di Ginny non la lasciarono andare un solo momento e sapeva bene che la Grifondoro alla prima occasione l'avrebbe subissata di domande per estrapolare ogni singolo dettaglio di come fosse andata davvero, e l'emoor sapeva di avere più di quanto la rossa si aspettasse da raccontare.

*

Emma attraversò di corsa l'ingresso, spintonando alcuni studenti più grandi per raggiungere i due amici in fondo la corridoio.
“Lilith, James!” gridò a perdifiato.
 “Emma!” trillò la biondina, felice “oddio ero così spaventata.” 
Si abbracciarono forte, come per assicurarsi di essere intere e scoppiarono a ridere quando James si aggiunse alla stretta.
“Scusate se sono sparita così prima delle vacanze” mormorò l'emoor “ma è stato necessario, la Umbridge era su tutte le furie sapendo che Silente ci aveva allontanato senza il suo permesso.”
“Immaginiamo” rispose il ragazzo “il signor Weasley?”
“Sta bene” sorrise Emma “si sta riprendendo, ci vorrà un po', ma nulla di troppo grave.” 
 “Ero così dispiaciuta per Ginny e i suoi fratelli!” soffiò l'amica “e anche per non aver subito capito quanto fosse grave la situazione. Emma mi dispiace davvero”
“Nemmeno io avevo capito bene cosa fosse successo” rispose l'emoor, tranquillizzandola “Non ti dispiacere per nulla”
“Quindi tu e Potter siete di nuovo connessi?” domandò James con affanno, evidentemente ansioso di sapere ogni cosa “Come durante il torneo? Che cosa è successo? Come è entrato nel tuo incubo?” 
Lilith trattenne bruscamente il fiato, arrossendo vistosamente.
“Scusa Emma” esalò “Lo so che Silente mi aveva chiesto di non farne parola con nessuno, ma James è James, no?”
 “Esatto.” disse lei, annuendo “James è James, ma dobbiamo essere  cauti d'ora in poi.”
 Lilith annuì e l'altra le mise una mano sulla spalla, con un sorriso. Camminavano vicini lungo i corridoi, parlottando a bassa voce. Emma non si era resa conto di quanto i due Corvonero le fossero mancati, ma ora che avvertiva l'agitazione scomposta ed energica di Lilith e la calma placida di James, sentì i suoi muscoli distendersi.  
 “Non è come al torneo” spiegò all'amico, cercando le parole adatte per raccontare quel che era successo “Era qualcosa di diverso. C'era anche Voldemort nella visione. Io non me ne sono accorta, ma Harry sì, nonostante non si fosse accorto di me.”
 “E Voldemort si è accorto di entrambi?” chiese James, perplesso.
L'emoor scrollò le spalle, vagamente assorta. Non aveva risposte. 
James, capendo la sua stanchezza, le mise una mano sulla spalla e come se avessero scelto insieme una strategia Lilith prese a parlare allegra delle sue vacanze. L'ambiente intorno a loro si distese ed Emma provò una morbida gratitudine nei confronti dei due amici.
 Chiacchierarono di ogni cosa venne loro in mente, risero apertamente, complici e si riappropriarono della loro sintonia. Emma si sentiva talmente in pace e felice di essere di nuovo ad Hogwarts con loro che avrebbe scritto di buon grado i numerosi  rotoli di pergamena che sapeva sarebbero stati dati dagli insegnanti nei giorni a seguire.
 “Sono stata anche a una festa per Capodanno.” disse quando fu il suo turno di raccontare le vacanze passate.
 “Che genere di festa?” domandò James.
 “Una festa Serpeverde e ho incontrato dei personaggi interessanti”
Gli occhi di Lilith si illuminarono di curiosità, saettando sul volto di Emma. L'emoor la vide trasalire e quasi trattenere il fiato.
 “Sei stata a Malfoy Manor. Vero?” chiese la biondina, sforzandosi di tenere basso il tono di voce, nonostante la Sala Comune, che avevano appena raggiunto, fosse praticamente vuota.
Emma annuì in risposta, cercando di non arrossire.
“Dovresti dire allora La Festa Serpeverde. Da che so è un evento molto prestigioso” soffiò Lilith, sgranando gli occhi.
 “Ti ha invitato Draco?” chiese James con nonchalance, decisamente più composto dell'amica.
 “Sono stata invitata da Narcissa. In quanto... oh” esclamò l'emoor sorpresa “in effetti non sapete una cosa piuttosto importante! Il Ministero ha cercato di farmi adottare dai Greengrass”
 Entrambi i Corvonero sbiancarono di colpo, guardandola sinceramente preoccupati.
 “E cosa glielo ha impedito?” chiese James.
“Severus” disse Emma con semplicità e ci fu un momento di silenzio.
 “Il pipistrello?” chiese la biondina con una mezza smorfia.
 L'emoor stese un sorriso da lupo, che probabilmente la faceva assomigliare curiosamente a Sirius Black.
 “Il pipistrello.” confermò.
“E come l'ha impedito?” chiese James, ora vagamente divertito.
“Voci di corridoio dicono che abbia minacciato il Ministro con una bacchetta” rispose Emma, godendosi le facce sbigottite degli amici “Ma molto più semplicemente, mi ha adottata.”
I due Corvonero fecero entrambi una buffa smorfia tra il 
pensieroso e lo stupito, che non riusciva a nascondere il loro sconcerto.
 “Beh” disse Lilith, facendo spallucce “meglio il pipistrello che una famiglia di Serpeverde sconosciuta”
 “Sapevo che lo avresti detto. Anche se Severus è di Serpeverde, Lils” sorrise l'emoor, mentre qualcosa di caldo nella tasca della felpa attirava la sua attenzione.
 Ci affondò la mano. Era la moneta dell'ES, che segnava sul suo dorso il giorno e l'ora del primo incontro.
 “È così bello che ci rivedremo tutti, no?” disse Luna a sorpresa, avvicinandosi al trio con la sua aria svagata.
“Molto bello” assentì Emma.

*

Grimmauld place. Il tavolo della cucina era stranamente vuoto ad esclusione di Emma, Harry, che come l'emoor beveva del latte caldo, ed era sceso a colazione stranamente prima di Ron ed Hermione e di Lupin che leggeva il giornale.
 “Non sopporto l'idea che da domani dovremo rivedere la Umbridge” borbottò la ragazza, stropicciandosi gli occhi.
 “Sarà furiosa con noi” sospirò Harry di rimando.
Emma fece una smorfia scettica ed esasperata allo stesso tempo.
“La Umbridge è sempre furiosa con noi, Harry”
 “Andrete avanti con L'ES?” chiese Lupin.
Potter annuì in risposta con un mezzo sorriso soddisfatto.
 “Credo di sì, pensavo di far provare loro il Patronus”
 “Molto bene Harry, davvero molto bene” sorrise l'uomo con approvazione “tu hai mai fatto un Patronus, Emma?”
Lei scosse la testa e incassò leggermente le spalle, imbarazzata. 
 “Credo di non esserci molto portata”
 “Non fare come Hermione, sei la migliore dell'ES” protestò Harry “Impara gli incantesimi subito, sa farli anche non verbali” aggiunse rivolto a Lupin.
 Emma si sentì arrossire mentre Remus si faceva sfuggire uno sguardo ammirato.
 “Allora non avrai problemi” disse il mannaro “Metterci un po' è normale, non ti buttare giù. Si tratta comunque di una magia molto complessa. Anche Harry che è molto dotato ha dovuto provare qualche volta”
 L'emoor serrò le labbra, incerta se essere sincera, ma alla fine alzò lo sguardo limpido sui due, decisa ad aprirsi totalmente.
 “Credo di avere un problema con tutti gli incantesimi per cui serve essere felice” sussurrò abbattuta, scostando lo sguardo da loro “Non ho mai provato con un Molliccio, ma penso che sarebbe un disastro anche quello”  
 Era un pensiero che ultimamente la tormentava, quando cercava di scacciare la mattina gli incubi che l'assillavano durante la notte senza mai riuscirci completamente, con quella sensazione terribile che le serrava la gola.
 Emma a volte si sentiva infetta per questo, spezzata, come se la magia nera di qualcun altro le stesse colando nelle vene contro la sua volontà.
 “Oh” fece semplicemente Lupin, inarcando le sopracciglia.
 “Potresti insegnarle tu, no?” intervenne Harry “Per me è stato molto utile” 
Lupin parve pensarci per qualche istante, poi annuì.
 “Certo. Che ne dici, Emma. Perché non ci spostiamo da un altra parte?”

*

“Oggi proveremo a fare un Patronus”
 Harry sorrise al gruppo raggiante, sembrava molto sicuro di sé.
 Era la prima volta che l'ES si riuniva dopo le vacanze di Natale e tutti i membri erano in fibrillazione per quella lezione, raggruppati tra le pareti magicamente estese della Stanza delle Necessità. 
 L'emoor lanciò un'occhiata alle facce amiche sparse tutto intorno con un moto di affetto: voleva bene a quelle persone, persino il volto arcigno di Zacharias Smith le era mancato.
 “Il Patronus è un incantesimo molto complicato, si basa sulla nostra capacità di visualizzare qualcosa di felice e serve prevalentemente per allontanare i Dissennatori, ma si può usare anche per altri scopi come inviare messaggi, o identificare una persona” spiegò il Grifondoro, spingendosi gli occhialini tondi sopra il naso e lanciando uno sguardo alle facce attente degli altri studenti.
 “Identificare una persona?” chiese Dean Thomas perplesso. 
 “Esatto” rispose Potter “Hermione vuoi spiegare?”
 “I Patronus assumono una forma diversa per ognuno” disse la ragazza con un sorriso “è una cosa che non si può controllare, o modificare, anche se io prendessi della pozione Polisucco per fingermi qualcun altro, il mio Patronus mi sbugiarderebbe”
 “Ci sono dei casi in cui però può cambiare no?” domandò Fred, distraendosi dalla sua adorante analisi del volto di Lilith.
 Harry annuì di nuovo con un sorrisetto, mentre Hermione riprendeva bruscamente fiato per rispondere al suo posto.
 “Sì, può cambiare” disse spiccia “Ma deve esserci una forte motivazione, o uno shock. Succede quando si è in lutto per qualcuno, quando ci si innamora, o si cambia drasticamente vita.”
 Cho Chang alzò timidamente la mano, lanciando uno sguardo adorante ad Harry che arrossì in modo buffo nel guardarla.
 “Cosa intendi Harry con visualizzare qualcosa di felice?”

*

Concentrati su qualcosa di bello.” le disse Lupin con fare gentile “Non solo un ricordo, pensa alla sensazione che provi.”
 Erano chiusi in una stanza vuota di Grimmauld place ad allenarsi da almeno due ore. Sia Hemione, che Ginny, che Sirius Black erano passati a guardare con curiosità quella lezione privata tra l'emoor e il lupo mannaro. Harry, seduto in un angolo su una sedia, non si era ancora allontanato dalla stanza e osservava con malcelato interesse ogni singolo movimento dell'emoor.
 “Forza Emma, riproviamo: 1, 2, 3” disse Lupin.
La Corvonero alzò la bacchetta: “Expecto Patronus”
 Non accade nulla. Dall'inizio della lezione era riuscita solo una volta a vomitare un paio di scintille pensando a un pomeriggio particolarmente bello passato con gli altri emoor qualche tempo prima.
 “Vuoi fare una pausa?” chiese Lupin comprensivo.
 “No. riproviamo.” rispose secca l'emoor, alzando nuovamente la bacchetta e mettendosi in posizione.

*

“Più il ricordo sarà intenso, più sarà potente il vostro Patronus” spiegò ad alta voce Harry e la classe pendeva completamente dalle sue labbra “Potrebbe volerci un bel po' prima di riuscire anche solo a fare delle scintille, non vi buttate giù. È un incantesimo molto complesso e tenete conto del fatto che qui, non essendoci davvero un Dissennatore, sarete facilitati”
 Molti annuirono e si misero in posizione, Emma sorrise, guardando la smorfia concentrata di Lilith al suo fianco e alzò la bacchetta.
 Le sembrava quasi di essere ancora nella stanzetta di Grimmauld Place, riusciva quasi a immaginare la presenza tranquilla di Remus al suo fianco e lo sguardo tagliente di Sirius Black, o quello curioso di Harry ad osservarla.

*

Perché non funziona?” sospirò affranta.
 “Non rimani abbastanza a lungo focalizzata sulla sensazione di felicità” le disse Lupin “o non stai pensando a qualcosa di sufficientemente radicato e profondo. Non è solo un ricordo positivo che devi cercare, siamo pieni di ricordi belli, ma per produrre un Patronus corporeo devi andare più a fondo. Il problema è solo questo. Stai continuamente facendo scintille, quindi non è un problema di qualità magica, solo di intensità di pensiero, concentrati” 
 “Io...” Emma tentennò, lo sguardo che scorreva indeciso tra Harry, che era ancora seduto al suo posto paziente e Lupin “Io non riesco.”
 Era un'ammissione che le faceva stringere il cuore nel petto. Perché era vero: non ci riusciva e non per incapacità, ma per troppe ferite mal curate.
 “Se penso a qualche ricordo della mia infanzia, poi penso che Steph e i miei genitori sono morti, in parte a causa mia” mormorò “Se penso agli altri emoor, poi penso a Voldemort e alla profezia, se penso.... Se penso a Draco mi viene subito in mente Serpeverde, le differenza, la guerra...” 
 Harry trasalì a quelle parole ed Emma si strinse nelle spalle in un gesto spezzato. Era davvero affranta. Non era abituata a non riuscire in un incantesimo e questo la innervosiva terribilmente, così come da molto tempo non mostrava le sue fragilità a terzi che non fossero Severus.
 Lo sguardo di Lupin si fece liquido di tenerezza a quelle parole, si avvicinò di un passo e le sorrise dolcemente, dandole un po' di calore.
 “Prova a concentrarti su qualcosa di più personale allora. Non pensare a qualcosa che credi possa essere un ricordo felice, ma a qualcosa che non cambia, qualcosa a cui ti puoi affidare” le consigliò l'uomo.
Emma sospirò brevemente, ma poi la soluzione le sembrò lampante: 
Severus.
La ragazza si stupì di non averci pensato prima e trasalì. 
 Severus era la costante della sua vita, le loro litigate riguardavano loro e basta, non massimi sistemi e guerre magiche e le loro differenze di vedute erano più simili a quelle di due compagni di Casa. 
Severus, che era un Mangiamorte, eppure ciò non gli aveva impedito di adottarla.. Severus così duro e chiuso, ma che si faceva sempre più spesso sfuggire un sorriso davanti all'irriverenza della protetta. Severus che la strappava agli incubi senza offrirle conforto, ma solo un appoggio fermo. Emma pensò alla stretta del tutore sulla spalla prima di entrare al Manor e sentì un tepore nel petto.
 “Ok credo di averlo Remus” disse seria.
 “Bene, allora proviamoci: 1, 2, 3.”

Emma visualizzò le colline a Spinner's End, pensò alla mano del tutore stretta nella sua, ai fiori rosa e gialli, al sole tra i rami, allo sguardo serio di Piton, alla corsa sui pendii erbosi, al 'sempre' che aleggiava intorno a quella visione, il cielo brullo sopra di loro, la radura con il suo ruscello argentato e gli occhi scuri e seri dell'uomo, la sensazione di casa e sicurezza che le passavano.
 “Expecto Patronus”
 L'incantesimo uscì con violenza dalla sua bacchetta, tanto da illuminare per un istante tutta la stanza. Una cerva correva tutto intorno agile.
 “Una cerva!” strillò l'emoor, felice, ma non aveva ancora finito di parlare che il Patronus sembrò indebolirsi, quasi spegnersi e la cerva svanì, ma quando, un attimo dopo, l'incanto tornò a splendere in tutta la sua bellezza, la cerva aveva lasciato il posto a una volpe che correva in cerchio intorno a loro.
 Harry sgranò gli occhi “Ma cosa?”

*

Nella Stanza delle Necessità vibrava un silenzio d'attesa da parte di tutti i partecipanti. Emma alzò il braccio, sicura.
 “Expectum Patronus” sussurrò, lo sguardo concentrato e dalla punta della bacchetta fuoriuscì una volpe argentata, che corse intorno a lei, galleggiando con eleganza nell'aria.
 “Molto bene Emma!” esclamò Harry applaudendo “Avevi già provato questo incantesimo prima però, vero?”
L'emoor annuì con un mezzo sorriso, scambiando uno sguardo grato con il Grifondoro. Era certa che come lei anche Potter era stato curioso di vedere quale dei due Patronus sarebbe uscito. Pareva che la volpe fosse la sua forma definitiva.
Harry si avvicinò, dandole una leggera pacca sulla spalla.
 “Puoi darmi una mano a seguire gli altri Emma?” chiese.
L'emoor annuì, sollevata che tutto fosse andato per il meglio e si avvicinò a Lilith che la guardava a bocca aperta.
 “Merlino, l'hai fatto al primo colpo” mormorò la biondina.
 “Non al primo colpo Lils” disse quieta l'altra “Hai sentito cosa ho detto ad Harry, l'avevo già provato”
 “Bella la volpe” intervenne James, con un sorriso leggero. 
“Sì, è molto mia” mormorò l'emoor, senza aggiungere nulla di più.

*

Erano di nuovo seduti nella cucina, lei, Harry, Remus e Severus.
 Quest'ultimo fissava Lupin con preoccupazione, la fronte aggrottata.
 “Il Patronus era una cerva.” ripeté forse per la terza volta, con esagerata lentezza, quasi sperando che gli altri gli dicessero che si sbagliava, ma Remus annuì con grande pazienza.
 “Esatto, Severus. Emma ha prodotto un Patronus completo chiaramente a forma di cerva, poi davanti ai nostri occhi si è modificato ed è diventato una volpe”
Le dita di Piton si contrassero appena e le labbra si assottigliarono in una linea.
 “E la cerva non è più uscita” ripeté nuovamente, con la sua voce strascicata, lo sguardo leggermente sgranato.
 “Corretto” assentì di nuovo Lupin “Emma ha riprovato altre tre volte, ma è sempre uscito un Patronus corporeo a forma di volpe.”
L'emoor si chinò in avanti, cercando lo sguardo del tutore.
 “Qualcosa ti preoccupa, Sev?” chiese. 
Nella cucina c'era uno strano silenzio ed Emma intuiva il nervoso dell'uomo.
Gli occhi di Severus sembravano ardere di qualcosa che assomigliava al panico, era pallido, con la fronte imperlata di sudore, i palmi appoggiati sul tavolo come a cercare stabilità. L'emoor lo vide scuotere leggermente il capo, assorto.
 “Ehm, professore...” iniziò timidamente Harry “potrebbe... potrebbe essere per il legame tra me ed Emma? Il mio Patronus è un cervo. Forse a causa della connessione, inconsapevolmente l'ho influenzata”
 Piton alzò di scatto lo sguardo verso il Grifondoro, per un attimo truce, poi però i lineamenti si distesero e parve ritrovare un po' di colore in volto.
 “Mi sorprende il tuo acume Potter, hai ragione potrebbe essere”
 “Nemmeno io ci avevo pensato” borbottò Remus “In effetti avrebbe senso.”
 Emma si appuntò mentalmente che anche Remus sembrava perfettamente al corrente del suo legame con Potter. Scostò lo sguardo verso Severus e vedendolo più tranquillo, gli sorrise timidamente.

*

“È stato bellissimo!!” disse Lilith, entusiasta della lezione.
 Non era riuscita a fare un Patronus completo, ma a fine lezione ogni volta che pronunciava l'incantesimo la sua bacchetta vomitava una notevole quantità di scintille argentee e tanto bastava a renderla allegra e su di giri.
 “Credo la prossima volta ci riuscirai Lil” le sorrise Emma, che voleva un gran bene alla Corvonero, ma sapeva quanto il suo carattere fosse incline allo sconforto.
 “Sì, ne sono sicura anche io” gongolò però la biondina con aria leggera e soddisfatta “E tu Jam!! Tu ci sei riuscito”
 Il ragazzo fece un ghigno leggero, stringendosi come al solito umilmente nelle spalle. James insieme a Emma, Hermione Granger e Ginny Weasley era l'unico ad essere riuscito a produrre effettivamente un Patronus corporeo completo entro la fine della lezione, anche se solo per pochi secondi.
“Tra l'altro a forma di lupo” esclamò estasiata Lilith, ma poi si fermò in mezzo al corridoio in modo tanto improvviso  che Emma si guardò intorno allarmata.
 “Che succede Lil?” chiese perplessa. 
 “Vi immaginate se il mio fosse a forma di maiale?” esalò la la ragazza con un'espressione angosciata disegnata in volto.
 Emma scoppiò a ridere insieme a James, anche se Lilith si imbronciò fino a quando non raggiunsero la Sala Grande.
 C'erano meno persone del solito a cena, forse era, in effetti, più tardi del solito ed Emma alzò lo sguardo d'istinto verso il tavolo Serpeverde prima di sedersi, come ormai era abitudine fare. 
 Draco Malfoy era lì e le sorrideva, seduto tra i suoi soliti amici, i capelli biondi pettinati all'indietro e l'aria tranquilla di chi ha tutto sotto controllo, ma sembrava quasi sollevato di averla vista arrivare, come se temesse di perdere quel silenzioso scambio che avveniva ogni mattina e ogni sera. 
 Emma stese le labbra in un sorriso di risposta, alzando una mano in segno di saluto e quasi sussultò quando vide Draco fare lo stesso.
Dovevano parlare. Dovevano parlare il prima possibile.

*

Il campo di Quidditch vuoto, secondo Emma, aveva un suo fascino.
Anche se ormai l'emoor aveva assistito più volte alle partite, non riusciva a provare un vero entusiasmo a riguardo di quello sport e continuava a pensare che senza il pubblico schiamazzante e i bolidi che schizzavano in tutte le direzioni, quel posto sembrasse più magic, oltre che essere l'ideale per farsi le giuste confidenze.
Ginny lo usava anche per volare, mentre chiacchieravano e ora, seduta a cavalcioni su una scopa che teneva immobile a mezz'aria, la osservava con le braccia incrociate sul petto, in attesa. 
Emma sapeva di doverle delle spiegazioni. Era riuscita a driblare la curiosità di tutti con eleganza riguardo la serata al Manor, ma arrendersi non era nelle corde della Weasley, che l'aveva subissata di domande a trabocchetto per sapere cosa fosse successo davvero al Manor e infine l'aveva incastrata lì con una stupida scusa.
L'emor sospirò piano, giocherellando con un boccolo.
 “Credevo che volessi parlarmi di Corner” disse, cercando di sviare.
 “Oh sì, Micheal è un tesoro. Andremo insieme ad Hogsmeade alla prossima gita. Siamo una coppia, credo e ne sono felice tutto sommato, anche se lui a volte sa essere pedante.”
 “Pedante?” domandò l'emoor, sperando di trovare un buon appiglio per cambiare discorso, ma la rossa assottigliò lo sguardo.
 “Pedante come te che ti ostini a non rispondere alle mie domande, Ems” quasi sibilò e l'amica fece un sorriso teso in risposta, sapendo di non poter sfuggire.
 “Che cosa vuoi sapere?” chiese e vide Ginny prendere un respiro.
 “Cosa non mi stai raccontando Emma?”
“Mi ha baciata”

Ci fu un momento di silenzio in cui Ginny trattenne il fiato ridicolmente a lungo, prima di alzare entrambe le braccia in segno di vittoria, lanciando un grido euforico. La Grifondoro afferrò il manico della sua scopa fece e una leggera piroetta in aria, atterrando poi subito accanto ad Emma, gli occhi brillanti.
 “Ginny contegno” trillò l'emoor, divertita.
“Draco Malfoy ti ha baciata” disse lentamente la ragazza in risposta, come per assicurarsi che fosse la verità.
 Emma annuì, arrossendo “Draco Malfoy mi ha baciata” confermò e sentì un sensazione di calore in fondo allo stomaco a dire ad alta voce quelle parole, che non sapeva se definire piacevole.
Nemmeno lei riusciva ancora a credere come erano andate le cose al Manor. Nemmeno lei riusciva ancora a credere a quel bacio.
Gli occhi di Ginny ardevano di curiosità.

*

Ballarono su altri due brani, poi Emma e Draco tornarono frettolosamente dagli altri, mantenendo un educato distacco e stando attenti a non dar mostra nemmeno lontanamente di quello che si erano detti sulla pista. 
 Draco smise quasi subito di guardarla, voltandole le spalle, afferrò un bicchiere di Whiskey incendiario come fosse la cosa più naturale del mondo e si mise a chiacchierare con Blaise e Goyle. L'emoor invece si avvicinò titubante a Daphne.
 “Avete dato spettacolo.” disse la bionda con un sorriso storto.
 “Davvero?” domandò innocente la Corvonero, inarcando le sopracciglia “Abbiamo solo ballato, come ci ha chiesto Narcissa”
 “O'Shea, non puoi addentrarti tra i Purosangue senza sapere le regole base” rise la bionda, sinceramente divertita “Un ballo è cortesia, due interesse, ma più di tre balli insieme... Merlino, pensavi che non vi avrebbero guardati tutti?”
 Emma si sentì arrossire e Daphne fece una smorfia più morbida.
 “Io non lo sapevo” sussurrò l'emoor.
 “Tu non sai tante cose, Emma” ribatté la Serpeverde sicura di sé, ma il suo tono di voce era gentile e nel suo sguardo chiaro non c'era alcuna accusa.
 “Puoi insegnarmi qualcosa delle vostre regole?” chiese mite la Corvonero.
Daphne la guardò in tralice, scuotendo elegantemente il capo.
 “Merlino, sei sfacciata.” rise cristallina “Sono segreti Purosangue, come potremmo essere considerati i migliori se li spiattellassimo in giro?”
 “Io...” quasi balbettò l'emoor, arrossendo piena di imbarazzo, ma l'altra ragazza sembrava a suo agio e di buon umore e si avvicinò a lei, osservandola.
 “Certo che te le insegno, O'Shea. Anche perché se hai intenzione di stare tra i piedi di Draco, come immagino, dovrai imparare a sguazzare tra le serpi.” le disse sorniona, sbattendo una volta le lunghe ciglia.
“Farò del mio meglio” esalò l'emoor
 La bionda annuì, prendendola a braccetto con naturalezza.
 “Ne sono certa” rispose pacata, guidandola nella stanza.
Non ebbero modo di parlare a lungo, perché i signori Greengrass si avvicinarono a loro nell'attimo successivo, avvertendo Daphne che dovevano tornare a casa. 
 Sembravano persone a modo, non loschi come tanti altri volti nella stanza, anzi, se la madre mostrò la stessa aria altezzosa della figlia più piccola, il marito  strinse ad Emma la mano con cortesia che ricordava la figlia più grande.
 “Un piacere conoscerla signorina O'Shea.”
 “Piacere mio” rispose l'emoor, chinando rispettosamente il capo.
 Li osservò in silenzio, mentre si allontanavano, camminando vicini, compatti, poi si guardò intorno. Non vedeva più né Draco, né Severus e poche persone erano rimaste nella stanza, ma individuò Artemius da solo su una poltroncina vicino al caminetto e si avvicinò lui con sollievo.
 “Ems” la salutò il ragazzo.
 “Mius” sorrise lei.

*

“Hai dormito lì?” chiese Ginny, quasi strozzandosi.
 “Sì, Narcissa mi ha fatto preparare una stanza”
 “Com'era la stanza?” chiese la rossa.
 “Beh, molto elegante” ammise l'emoor, pensando alla grande camera dove aveva dormito, con il bagno personale e il letto dalle coperte color panna, ricolmo di cuscini in una quantità mai vista.
 “Miseriaccia” sbottò Ginny, con un'espressione buffa in volto che ad Emma ricordò molto Ron “E poi?”
 “Poi...Un elfo domestico il mattino dopo mi ha svegliata, ho raggiunto Narcissa nella sala per colazione...”
“Emma” quasi gridò la Weasley “Quando diavolo ti ha baciata?”
La Corvonero arrossì.

*

Lady Malfoy abbandonò la tavola con una sorriso gentile a illuminarle il volto. Per quanto fosse mattina presto era già perfettamente pettinata e truccata e indossava un vestito lungo e morbido, color malva, che le donava particolarmente.
 “Mangia pure con calma, Emma” le disse “Draco dovrebbe arrivare tra poco.”
 “Grazie Narcissa” mormorò l'emoor, ma quando la donna uscì dalla stanza un sottile disagio le fece correre un brivido lungo la schiena.
 Il tavolo della sala da pranzo incredibilmente grande di Malfoy Manor era imbandito per almeno dieci persone, ma Emma era sola di fronte alle montagne di leccornie che gli elfi del maniero avevano preparato per colazione. 
 Si sentì stranamente piccola e si guardò intorno nervosamente, scorrendo con lo sguardo sui ritratti che la fissavano arcigni, raffiguranti quasi solo uomini pallidi e seri, raramente accompagnati da dame sottili e silenziose. I dipinti, insieme alle tende spesse e drappeggiate, erano l'unico orpello della stanza, che per quanto imponente, aveva un tono austero ed essenziale, come fosse usata per incontri militari più che per essere un luogo conviviale. 
 Emma  continuò con la sua ispezione, sorseggiando il suo the caldo, fino a quando non si accorse di un elfo domestico che stava immobile in un angolo. Aveva il capo bruno e le orecchie insolitamente piccole, ma gli occhi tondi, seppur scuri, erano identici a quelli di Glimpsy e Kreacher.
 “Ciao” tentò imbarazzata, cercando di attirare la sua attenzione, a disagio al pensiero di fingere che non esistesse.
 L'esserino sobbalzò, guardandola terrorizzato e si affrettò a fare grandi inchini, sfiorando il pavimento con la punta del naso mentre indietreggiava svelto verso l'uscita, quasi fuggendo dalla sala.
 “Ora mi terrorizzi anche gli elfi domestici, O'Shea?” chiese una voce alle sue spalle ed Emma sussultò voltandosi di scatto.
 Draco era entrato silenziosamente nella stanza, vestito di tutto punto, la camicia in lino aderente sul corpo asciutto e rimboccata sulle maniche e i pantaloni grigi che, seppur eleganti, aveva un taglio morbido diverso dal solito. 
Sembrava lui diverso dal solito in effetti.
 “Non sapevo con chi parlare” si difese Emma, lanciandogli un'occhiata incerta.
 “Hai dormito qui?” chiese il ragazzo, senza guardarla in volto.
 “Sì nella stanza degli ospiti. Severus e tuo padre avevano da fare” sussurrò. 
 Draco di fronte a lei annuì, ma sembrava particolarmente corrucciato e distratto. Emma lo osservò in silenzio mentre ispezionava il tavolo della colazione con aria assente, afferrando infine un paio di fette di pane tostato. Sulla guancia destra aveva un vago segno del cuscino e i capelli erano più arruffati del solito.
 Era così... 
reale.
Ti va di fare un giro?” le chiese, dando un morso alla prima fetta.
L'emoor assentì e due elfi domestici un attimo dopo arrivarono quasi correndo con la sua mantella verde e un tabarro per il ragazzo. 

Si avviarono lentamente verso i giardini. Fuori il sole rischiarava la neve facendola brillare: era una bella giornata invernale, tiepida.
 “Bella mantella, molto Serpeverde” sorrise Malfoy e l'emoor sospirò di sollievo vedendo quella smorfia sul suo volto, perché era la prima volta, da quando avevano smesso di ballare la sera prima, che Draco sorrideva.
 “È della madre di Severus” rispose, improvvisamente allegra.
 “Un cimelio della famiglia, quindi. Sempre più ufficiale il tuo essere una Piton”
 Emma assentì e Draco le sorrise, portando poi lo sguardo all'orizzonte.
 Chiacchierarono del più e del meno, camminando vicini, distesi, muovendosi distrattamente a nord del maniero, lungo una via di ghiaia bianca. 
 Le serre del Manor troneggiavano di fronte a loro, nella luce pallida del mattino. Emma le ricordava dalla sua prima visita, un posto magnifico pieno di piante particolari, regno indiscusso di Narcissa. L'emoor era certa che Luna Loovegood sarebbe rimasta incantata se l'avesse vista.
 Draco si avvicinò all'ingresso, tenendo la porta aperta perché lei lo seguisse e subito furono investiti dall'odore dolce dei fiori e quello più balsamico delle spezie.
 “Quindi...” iniziò Draco “Ti sei divertita ieri.”
Non era una domanda.
 Emma fece scorrere lo sguardo su una pianta con foglie di un viola intenso.
 “Molto, te l'ho detto, mi piacciono alcuni Serpeverde” disse dolcemente e sorrise nella direzione del ragazzo che parve compiaciuto della risposta.
 “So che Pansy ha fatto un po' una scenata, ma lei è un po' ottusa su queste cose, poco elastica” le rispose Malfoy, avvicinandosi impercettibilmente di più a lei.
 “Non importa” minimizzò Emma “Capisco che per alcuni di voi non sia affatto semplice. Anche se ho l'impressione che Pansy mi odierebbe anche se fossi una Purosangue di Serpeverde”
 Draco parve rifletterci e un  ghigno divertito spezzò il chiarore del suo volto.  
 “Potrebbe essere sì” ammise.

Ci fu un momento di silenzio, riempito dal cinguettio di qualche uccellino che forse aveva fatto un nido approfittando del calore della serra. 
 Emma sorrise di nuovo a Malfoy che la guardava con aria distratta. Nessuno dei due sembrava intenzionato a rompere quell'attimo di calma. Camminavano tra le piante senza fretta, avvolti da profumi delicati. 
 L'emoor rallentò per osservare una bellissima pianta di asfodeli e sentì Draco fermarsi dietro di lei. Ci mise qualche secondo prima di voltarsi e sobbalzò quando lui le afferrò la mano. Aveva una presa salda e fresca, piacevole.
 “Draco” gli sorrise, come esortandolo a parlare e si accorse di quanto attento fosse lo sguardo grigio del ragazzo, di quante pagliuzze azzurre vi danzassero all'interno nella luce limpida del mattino.
 “Posso baciarti?” chiese Malfoy e il tempo sembrò fermarsi.
 Emma lo guardò confusa, chiedendosi se fosse una domanda seria, il cuore che le  martellava forte nel petto e sentì le guance diventare incredibilmente calde. 
 Draco Malfoy la guardava negli occhi senza il minimo tentennamento, la mandibola tesa, il respiro lento. Sembrava ora così irreale nella luce del mattino, bello come Emma non lo aveva mai visto.
 “Cosa?” esalò in un soffio la Corvonero, tentando di sorridere.
 Lui fece un altro profondo respiro come se temesse di sbagliare. 
“Emma O'Shea, chiedevo il permesso di baciarti” le chiese, di nuovo.  
 Questa volta, però, non attese una sua reazione, ma con sorprendente dolcezza si avvicinò a lei, prendendole il volto tra le mani come fosse qualcosa di fragile e la baciò sulle labbra. L'emoor sentì distintamente il cuore schizzare così forte contro la gabbia toracica che temette per un momento che le sarebbe uscito fuori dal petto. Si aggrappò alle spalle di Draco con tutte le sue forze e rispose al bacio.
 Ed era semplice, semplice e istintivo, così come istintivamente non potevano fare a meno l'uno dell'altra e istintivamente danzavano con le mani intorno al calderone. Non era il timido bacio infantile di Steph, o i baci freddi e garbati di Gabriel Tullier, era qualcosa di diverso.
 A Emma parve che il tempo si fosse fermato e per un solo istante pensò addirittura di sognare, ma era troppo tempo che i suoi sogni erano solo incubi e  Draco, appena sotto le sue dita, era ora reale, incredibilmente reale. 
 Fu un bacio dolce, pieno di strano imbarazzo e felicità, ed era meglio di tutte le volte che la ragazza aveva fantasticato sul sapore delle labbra del Serpeverde.
 Sentiva il suo odore di pelle: buono, caldo, mischiato alla menta e al caffé, con quel sentore di pioggia in arrivo e avvertiva anche la morbidezza delicata delle mani di lui sul suo volto, che la carezzavano incerte con la punta delle dita e poi le spalle, tese sotto i suoi palmi, che la facevano tremare senza che sentisse freddo.
 Non seppe per quanto tempo rimasero lì, con le ginocchia scricchiolanti, i fiati corti e le labbra che goffamente si cercavano, ma quando si staccarono ad Emma pareva di essere a un metro da terra per la felicità.

“Draco” sussurrò, sorridente, ma soprattutto sorpresa e lui le cinse la vita con le braccia in un movimento morbido e la strinse a sé, gli occhi che brillavano di soddisfazione.
 “Allora O'Shea, sono più romantico di Weasley?” ghignò, lo sguardo acceso dalla sfida e dal divertimento, la voce tranquilla, il sorriso disteso, sicuro di sé.
Emma roteò gli occhi al cielo, mentre scoppiava a ridere. 
 “Stai davvero facendo a gara con George, Draco?”
Il ragazzo rise con lei, in modo rauco e libero e l'emoor si rese conto che era sempre bello quando lo faceva, sembrava felice, diverso.
 “Nessuna gara Emma” chiosò Malfoy “Io sono già in prima posizione.”
 L'emoor scosse la testa, vagamente esasperata, ma si strinse a lui, appoggiandosi al suo petto e compiaciuta sentì, non senza un leggero stupore, che anche il cuore del Serpeverde stava battendo furiosamente.

*

Ginny la guardava con gli occhi sgranati. Un rossore sempre più esteso sulle guance lentigginose.
OH PER MERLINO” esplose infine, scuotendo incredula il capo “Non ci riesco a credere e poi cosa è successo?”
 “Siamo stati interrotti.” spiegò semplicemente l'emoor.
 “Interrotti da chi?” insistette la rossa, impallidendo di botto.
 “Lucius Malfoy ha chiamato Draco a gran voce e quando ci ha trovato nella serra, ci ha chiesto sdegnato cosa ci facessimo lì. Draco ha detto che mi stava facendo vedere le piante, ma non credo Lucius ci sia cascato, mi ha fissato in cagnesco per parecchio”
 “E poi?” trillò la rossa.
“E poi nulla Gin” ridacchiò l'emoor “Abbiamo seguito Lucius che mi ha portato da Severus dicendogli che avrebbe dovuto insegnarmi a non scorrazzare in giro”
 “Ha usato la parola scorrazzare?” squittì Ginny, gli occhi ormai grandi come biglie ed Emma ci pensò un istante e scoppiò a ridere, annuendo tra sé, perché raccontata ad alta voce era in effetti una scena molto comica.
 “Sarei morta d'imbarazzo” esalò la Grifondoro, scivolando sulla schiena contro gli spalti accanto all'emoor. 
Rimasero in silenzio per un po', anche se la Weasley continuava a fissare il cielo sopra di lei, mormorando incredibile tra sé e sé.
“Severus comunque sembrava piuttosto offeso dall'affermazione di Malfoy” disse Emma “e quando siamo tornati a casa mi ha chiesto se fosse tutto a posto. Gli ho detto che era tutto sotto controllo, ma visto che il gufo della famiglia Malfoy un secondo dopo è entrato con una lettera di Draco per me, credo abbia qualche sospetto”
Ginny trattenne a stento una risata.
“Povero professor Piton, ti ha appena adottata e già si trova ad avere a che fare con suoceri arrabbiati e amori adolescenziali. Cosa diceva la lettera?”
 L'emoor frugò nella sua borsa fino a trovare quel che cercava: porse una pergamena a Ginny.


Perdona il poco tatto di mio padre e anche questa lettera frettolosa.
Avevi ragione O'Shea: non mi importa se siamo così diversi.
Tornati ad Hogwarts parliamone.
Troveremo un modo.
Non rispondere a questa lettera, mia madre ci ha messo un'ora per calmare mio Padre.

Dra


Ginny lesse quelle parole vergate frettolosamente per ben tre volte, prima di alzare la testa verso Emma, sgomenta.
 “Ha intenzione di trovare un modo di mantenere il legame con te.” 
 “Così sembra” sorrise la Corvonero, compiaciuta “Ma non ci siamo ancora parlati da quando siamo tornati ad Hogwarts”
 “Intendi a parte gli sguardi di fuoco che vi lanciate a colazione?” 
Emma arrossì leggermente  “A parte quelli sì”
 Ginny sbuffò e rilesse ancora con attenzione la lettera che aveva tra le mani, prima di riconsegnarla all'emoor.
Dra?” chiese inarcando un sopracciglio divertita.
 Rise Ginny ed Emma rise con lei, si sentiva leggera, felice, forse per la prima volta dalla morte dei suoi genitori.

*

Il circolo di Mangiamorte. 
Le grida e il coltello di Codaliscia grondante del sangue di Harry.
 Emma respirò lentamente di fronte ai suoi genitori vestiti da Mangiamorte e a Steph, il volto stravolto di odio, così diverso da quello del bambino che lei ricordava. Cercò di mantenere il controllo, ma le grida di donna e i lampi di luci verde che premevano sulle sue palpebre la colsero di sorpresa. 
 Emma tentò di nuovo di respirare a fondo: sapeva di essere in un sogno.

Altri tre Mangiamorte si fecero avanti e si calarono il cappuccio. 
Erano Draco, Lucius, Severus.
 “Una stupida Sanguesporco, Draco? L'emoor reietta?” disse Lucius con sprezzo.
Ed Emma sentì la voce del ragazzo mormorare: “È una Mezzosangue, padre”
 “Una Mezzosangue che crede davvero che io le sia affezionato" sibilò con sdegno Severus, Lucius rise con lui e la Corvonero sentì un peso sullo stomaco, anche se sapeva che il suo Severus non avrebbe mai riso in modo così grottesco e terribile. Si voltò di scatto, fuggendo.

Sbatté contro Draco, immobile, che la fissava con sguardo perso, l'espressione vuota, come se non sentisse ciò che gli altri due uomini stavano dicendo. 
 Emma lo vide alzare la bacchetta verso la donna dai capelli rossi e sussurrare “Avada Kedavra” poi si voltò a guardarla “Mi dispiace tu abbia scelto Potter”
L'emoor gridò.

*

Emma si svegliò nel buio nella sua stanza con il cuore che batteva nel petto e il fiato corto. Sentì quasi le lacrime lambirle gli occhi.
Non aveva urlato evidentemente: Lilith, Carmen, Luna e Sarah dormivano ancora serene nei loro letti.
 L'emoor scivolò fuori dalle coperte, rabbrividendo appena a contatto con il freddo del pavimento, prese il mantello dell'invisibilità e vi si avvolse, scendendo le scale del dormitorio.

. . .

Severus aprì la porta con sdegno, subito tramutato in stupore trovandosi la protetta davanti, nonostante mancasse ancora un'ora all'alba. L'emoor si stupì di trovarlo vestito di tutto punto come se fosse pronto a iniziare la sua lezione.
 “È successo qualcosa?” chiese l'uomo in allarme, la mano alla bacchetta, mentre scrutava il corridoio buio alle spalle di lei.
 Emma scosse il capo, trattenendo a stento un piccolo sospiro. 
 “Ho fatto un incubo” sussurrò, sentendosi improvvisamente estremamente stupida ad essere arrivata fin lì a disturbare il tutore.
 Lui infatti si accigliò, una ruga di preoccupazione a solcargli la fronte, mentre si scostava per farla entrare nel suo ufficio.
 “In collegamento con Potter?” chiese.
 L'emoor scosse di nuovo il capo, superando il tutore dentro la stanza che ben conosceva. Il fuoco non scoppiettava nel caminetto, ma un libro era appoggiato sul tavolino accanto alla poltrona. Evidentemente aveva disturbato Severus in un momento di quiete.
 “Era solo un incubo” mormorò.
“E perché sei qui?” chiese comprensibilmente il tutore, gli occhi scuri che la scrutavano attenti “Fai spesso solo incubi”
 “C'eri anche tu. Vestito da Mangiamorte” ammise la ragazza con voce tremolante “C'eri anche tu che ridevi di me”

Piton strinse le labbra per un solo secondo, guardandola severo, accese il fuoco con un movimento della bacchetta e fece cenno alla ragazza di prendere posto sulla poltrona davanti al caminetto. 
 Si sedette anche lui di fronte a lei, facendo levitare verso di loro una teiera e due tazze e nel silenzio più totale, mentre la Corvonero lo osservava, versò il the a entrambi.
“Emma voglio che sia chiaro da subito. Io sono un Mangiamorte” disse lentamente, guardandola in volto “Mi vedrai probabilmente vestito da Mangiamorte e anche a fare cose da Mangiamorte.”
 L'emoor lo guardò con occhi spaventati e annuì lentamente. 
 “Lo so” mormorò  “Ma perché?”
 “Perché è importante che io lo sia” disse Piton serio “è importante che tu ci creda e che il Signore Oscuro ci creda”
 “Lo so” ammise di nuovo lei, affranta “Mi fido di te”
Severus fece un gesto secco con il capo e bevve un sorso di the.  
 “Bene” disse serio, spostando lo sguardo verso il caminetto.
 “Ti fa fare cose terribili?” mormorò l'emoor, preoccupata per lui.
 “A volte” ammise lui tranquillo, lanciandole un altro veloce sguardo, prima di poggiare la tazza sul tavolinetto e chinarsi appena verso di lei “Emma, io non sono buono.”
 “Sì che lo sei” disse subito la ragazza, in un ringhio leggero.
“No, posso essere crudele, posso essere feroce.” spiegò lui, assicurandosi che lei gli desse attenzione, con le parole che scivolavano svelte tra loro, creando un muro “Voglio che tu tenga a mente ciò sempre. Io ho scelto di essere un Mangiamorte”
 “Ma ora non lo sei più, non davvero e poi so che tu puoi essere buono, guarda tutto quello che hai fatto per me” sussurro lei.
 Piton minimizzò le parole con un gesto stizzito della mano e sembrò improvvisamente insofferente, come se la difesa a cuore aperto dell'emoor fosse fuori dai suoi piani.
“Anche se ho scoperto che si può lottare per qualcosa di meglio non si smette mai di essere ciò che si è scelto. Io ho scelto di spingermi oltre, di fare terrore, di giocare con il fuoco, di cercare il potere e il controllo. Sono marchiato a vita, Emma.” disse soffice.
 “Ma non credi in quello che Voldemort vuole” ribatté la ragazza con fervore “non vuoi uccidere i Nati Babbani”
“No” concesse l'uomo “e sono anche contrario alla morte e alle torture e addirittura mi sono quasi affezionato a te, ma tutto questo nessuno deve saperlo, né Voldemort, né altri. Per tutti io sono e sarò sempre un Mangiamorte. È molto importante questo. È una scelta che ho fatto tanti anni fa e di cui posso prendere le responsabilità”
 L'emoor serrò le labbra in una linea sottile, evidentemente combattuta, poi sospirò piano, lasciandosi scivolare sullo schienale della poltrona, con stanchezza.
 “Io ho paura di perdermi in questo gioco di maschere” ammise.
Piton annuì una volta quasi assorto e riafferrò la sua tazza.
 “Perdersi è molto facile” sussurrò “ma al Manor hai dato dimostrazione di essere perfetta a indossare la tua maschera."
 “Lo so” mormorò lei amara “Ho l'impressione di esserci portata”
 Ci fu un lieve silenzio, interrotto dal fuoco che crepitava.
 L'uomo parve ispezionare con attenzione il volto della protetta, prese un breve respiro, stringendosi la radice del naso con le dita magre, l'espressione incrinata e sofferta.
 “Perché sei venuta qui stanotte Emma?” chiese con voce piatta.
 La ragazza gli lanciò uno sguardo bieco, arrossendo leggermente. Semplicemente era stata terrorizzata dal sogno che aveva fatto, ferita dalla frase che l'uomo aveva detto nell'incubo, era andata nel panico all'idea che Severus la considerasse un'ingenua, che non fosse davvero affezionato a lei e aveva avuto un bisogno urgente di lui, del suo sguardo freddo e distaccato, del suo controllo. 
Perché Severus era sempre stato l'unico a saperla tranquillizzare dopo i suoi incubi. Lilith la svegliava e poi la controllava con il suo sguardo pieno di preoccupazione per tutto il giorno, facendo sentire l'emoor in costante disagio. Severus era diverso. 
Era netto, grezzo. La scuoteva con forza, offrendogli al massimo di stringerlo in un abbraccio rigido e poco empatico, la guardava con gli occhi scuri fino a quando il respiro della ragazza non si regolarizzava e non la giudicava. Mai.
 “Sai come togliermi le paure” ammise l'emoor.
 “La tua paura qual era questa notte?”chiese lui, strascicando le parole ed Emma pensò al volto dei suoi genitori, di Steph, di Draco e di Severus sotto i mantelli neri.
 “Ho paura di essere tradita da chi amo” sussurrò lentamente “Ho paura di trovarmi dalla parte sbagliata della lotta ed essere disprezzata da chi vorrei solo difendere. Di sottovalutare il male”
 Severus la fissò in silenzio e l'emoor sorrise debolmente.
 “Ora mi dirai che sembro una Grifondoro”
 “Lo sembri abbastanza, in effetti” disse lui, inarcando un sopracciglio “Non puoi salvare tutti, Emma”
 “Sono l'ago della bilancia, Sev” ribatté lei, sarcastica “Io devo salvare tutti quelli che posso e poi... voglio aiutarti”
 “Fai già molto”
 “Voglio fare di più.”
L'uomo scosse la testa, le mani gli tremavano di nervoso e il dubbio gli annacquava i lineamenti aspri. 
“Emma, ho accettato di prenderti con me quando non avrei dovuto, ho persino deciso di adottarti per proteggerti il più possibile, per non lasciarti sola, non ti permetterò di ferirti a causa del tuo essere cocciuta. Voglio che ti sia chiaro quello che ci siamo detti questa notte: io sono un Mangiamorte.”
Le guance della ragazza si colorarono di rosa mentre continuava a scuotere decisa la testa, le spalle ritmicamente accarezzate dai boccoli chiari e scomposti.
 “Non è vero, Sev. Tu sei...”
“Lo sono. Sono un Mangiamorte” la interruppe l'uomo “Devo esserlo e sono bravo a farlo. Sono in grado di fare cose terribili, se voglio. Posso essere freddo e spietato quanto mi viene ordinato e sono anche potente. Voglio che tu lo tenga a mente, specie se hai intenzione di continuare rapporti di amicizia con altri Serpeverde.”
 “Ok” cedette lei, inghiottendo saliva “E la fiducia? Io mi fido di te”
 Era fragile e spezzata, gli occhi lucidi e lo sguardo fiero.
 “La fiducia è tutto.” ammise il tutore con tono calmo “Ci sono molte persone che hanno distrutto la loro vita perché hanno riposto la loro fiducia nella persona sbagliata. Se vuoi salvare qualcuno fai sempre in modo che si fidi di te. Se non vuoi farti ferire da ciò che vedrai, devi fidarti di me ed essere forte”.
 L'emoor annuì lentamente, guardando il volto del tutore, finirono di bere il the lentamente e attesero insieme l'alba senza più parlare. 
 Severus lo sguardo perso nel camino dove il fuoco andava lentamente a morire, Emma gli occhi socchiusi e l'aria assorta, mentre pensava che in quel discorso fatto con il tutore ci sarebbe stato benissimo dentro anche Draco Malfoy.



*Angolo Autrice*

Ciao lettori. 
"Confessioni" il titolo del capitolo è escplicativo dei diversi momenti che Emma si trova ad affrontare. 
C'è la sua confessione all'Ordine su cosa è accaduto al Manor (con quei simpatici gemelli), c'è la sua confessione a riguardo del suo punto debole: il patronus e la vediamo affrontarlo (la dolcezza di Lupin!), c'è la sua confessione su cosa è accaduto davvero al Manor a Ginny (decisamente più interessante), c'è in un certo modo la muta confessione di Emma e Draco che accettano di avere qualcosa di cui discutere almeno (finalmente! non se ne poteva più di quella tensione, peccato che Draco veda comunque tutto come una sfida e non gli aspettino momenti rosei) e soprattutto c'è la confessione di Severus. 

Potremmo essere ormai inteneriti dal rapporto tra i due, ma Severus è molto lucido: lui è un mangiamorte ed Emma lo deve considerare tale. 
Forse perché con più esperienza della sua pupilla, Piton sa che i tempi che arriveranno potrebbero essere molto duri per loro (anche se non immagina quanto) il dialogo che hanno protetta e tutore è forse uno dei più crudi e sinceri avuti tra i due, o almeno da pari. 
Piton considera Emma una persona di fiducia e parla a lei consapevolmente delle maschere che si è costretti ad indossare. E non cerca di indorare la pillola all'emoor anzi è molto netto, e sottolinea tutti i suoi aspetti più duri. Sa di essere oscuro, feroce e potente. 

Spero che la storia vi stia piacendo e che vi interessi come procedono le cose. 
Se avete in mente gli avventimenti canon dei libri/film potrete immaginare che da questo momento in avanti arriva davvero l'oscurità. 
(a mio parere il quinto libro è davvero un cambio pesante nella storia). 
A lunedì!

vi

  
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