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Autore: Moony3    24/08/2009    10 recensioni
Vent'anni dopo la Battaglia di Hogwarts il giovane Teddy, cresciuto nel Mondo Migliore che i suoi genitori avevano sognato e contribuito a conquistare per lui, decide di utilizzare un oggetto leggendario - donato decenni prima ad Andromeda dall'originale zio Alphard - per tentare di rendere quel mondo ancora migliore; per lui, per la nonna e... per i suoi genitori.
Una piccola storia dedicata a chi, come me, non ha proprio digerito una certa scelta di J.K. Rowling, ma è troppo legato al Canon per riuscire a ignorarla allegramente e a buttarsi in fantasiosi AU.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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LA CHIAVE DEL TEMPO


Capitolo Terzo

Hogwarts: la battaglia

 

Teddy sbucò dal passaggio nascosto nella statua della Strega Gobba, la bacchetta in pugno, pronto a ogni evenienza. Scivolò cauto nel corridoio e si trovò catapultato nel bel mezzo dell'inferno.
Non se lo aspettava.
Aveva sempre immaginato la guerra come qualcosa di marziale, di epico. Ma c'era solo caos, in quel corridoio.
Alte grida riecheggiavano ovunque. Bacchette agitate freneticamente spruzzavano lampi di luce dai colori più svariati in ogni direzione. Persone, oggetti e fantasmi combattevano senza risparmiarsi: la confusione regnava sovrana. 
Teddy, schivando con agilità un getto di luce violacea che colpì in pieno un'armatura alquanto bellicosa, aggirò un Mangiamorte atterrito.
Il ragazzo lo capiva. Non succedeva spesso di venire minacciati da un'orda di luccicanti mestoli inferociti... Harry non scherzava affatto quando raccontava che tutta Hogwarts aveva lottato strenuamente.
Superò un gruppetto di combattenti, ricordando a stento che non doveva Schiantare alcun Mangiamorte. Non poteva. Non era lì per quello. Non avrebbe neppure dovuto essere lì, per dirla tutta.
Doveva limitarsi a raggiungere la radura dove stava combattendo suo padre. Senza Schiantare niente e nessuno, possibilmente, o avrebbe rischiato di cambiare tragicamente il corso della storia.
Lanciò un'occhiata a un Mangiamorte impegnato in un aspro combattimento con uno stendardo di Tassorosso piuttosto agguerrito e affrettò il passo, terrorizzato dal pensiero che fosse già troppo tardi.
Nessuno conosceva la dinamica della morte dei suoi genitori, così Teddy non sapeva come e quando i due fossero morti. Sapeva dove, però.
Era stato Neville a mostrargli il posto esatto. Neville che, in un luminoso mattino di settembre, probabilmente esasperato dalle sue pressanti richieste, lo aveva preso per mano e condotto nella piccola radura, incuneata tra il lago e la foresta, dove circa undici anni prima si era imbattuto nei corpi senza vita di Remus Lupin e Ninfadora Tonks.
Ed era stato sempre Neville che, qualche settimana più tardi, in una limpida notte di plenilunio, lo aveva sorpreso mentre, rannicchiato ai piedi di un albero di quella piccola radura, piangeva disperato; deluso e rabbioso perché i suoi genitori non erano andati a ingrossare la folta schiera dei fantasmi di Hogwarts come aveva segretamente sperato.
Teddy ricordava ancora la dolcezza con cui Neville gli si era accovacciato accanto e, abbracciandolo stretto, gli aveva sussurrato che i suoi genitori erano troppo coraggiosi per diventare fantasmi; che erano sicuramente andati oltre; che ora erano in un posto più bello; che erano insieme e che, sicuramente, pensavano a lui in ogni istante. Poi, allentando un po' l'abbraccio, aveva aggiunto con voce esitante che c'erano destini molto peggiori della morte.
Teddy, non conoscendo ancora la storia dei Paciock, lo aveva guardato con sconcerto e Neville, sorridendo triste, gli aveva offerto una Cioccorana, distraendolo con la spassosa storia del suo vecchio Molliccio deprecabilmente attratto da astrusi cappelli e borsette rosse. Un Molliccio che Remus conosceva alla perfezione, avendo contribuito a neutralizzarlo. Poi, accertatosi che stesse bene, lo aveva riportato al Castello. Spiegando a uno scettico Mastro Gazza che il giovane Lupin si era offerto volontario per aiutarlo a controllare le piantine di aconito e che, quindi, era assolutamente fuori luogo punirlo per avere violato il coprifuoco.
Teddy sorrise intenerito al ricordo e, uscendo dal portone del Castello, si diresse senza esitare alla radura incriminata.

Correndo sotto una pioggia di incantesimi impazziti quasi inciampò in qualcosa che, si rese conto con raccapriccio, era il corpo esanime di un uomo. Anzi, di un ragazzo minuto, con folti capelli chiari. Poco più che un bambino, in realtà. Colin Canon, realizzò con orrore.
«Muoviti, ragazzo! Non c'è nulla che tu possa fare per lui, ora. Se non restare in vita. Non permettere che il suo sacrificio sia vano» gli urlò con voce burbera un vecchio che arrivava correndo dal folto del Parco. Teddy lo guardò confuso. Una faccia barbuta, illuminata da vividi occhi azzurri: Aberforth Silente venti anni più giovane, constatò sorpreso, mentre il vecchio spariva all'interno del Castello.
Bastò quello a riscuoterlo. Lanciò un ultimo sguardo al corpo del ragazzo e si inoltrò tra gli alberi. Per Colin era troppo tardi, ma per i suoi genitori no. Aberforth doveva avere appena visto suo padre. Vivo e vegeto. Impegnato in un duello con Dolohov che, probabilmente, si sarebbe rivelato fatale per il licantropo.
Teddy corse a perdifiato, mentre lampi colorati illuminavano a giorno il cielo limpido sopra Hogwarts: macabre parodie di fuochi artificiali.
Avrebbe potuto giurare che alcune torce incantate inseguissero i Mangiamorte, rivelando la loro presenza ai difensori del Castello. Ma non aveva il tempo di soffermarsi ad appurare la cosa. Accelerò ulteriormente il passo raggiungendo finalmente la radura dove Neville aveva trovato i corpi dei suoi genitori.
Si arrestò di botto sospirando di sollievo e, mantenendosi in disparte, nascosto dai folti alberi, osservò incantato il padre combattere.
Teddy era sempre stato molto orgoglioso del fatto che sua madre fosse un'Auror. Suo padre non lo era. Ma guardarlo combattere era uno spettacolo indubbiamente affascinante, pensò il ragazzo osservando la rapida eleganza di Remus e contemplando l'agilità inumana con cui schivava gli incantesimi lanciati dal Mangiamorte.
Anche l'avversario - Dolohov - non era male, ammise Teddy a malincuore, impugnando meglio la bacchetta. Ma pareva in svantaggio. Arretrava passo dopo passo, schiacciato dagli incantesimi sferrati da Remus.
Poi, improvviso, un boato giunse dal Castello. Una grossa esplosione. Teddy sentì i capelli rizzarglisi sulla nuca e riuscì a pensare a una sola cosa: Fred.
Prima che potesse riprendersi, un grosso gargoyle di quelli che ornavano i tetti del Castello piombò sul terreno, a pochi passi da Remus che, per schivarlo, distolse gli occhi dal Mangiamorte.
Dolohov ne approfittò per disarmarlo, quindi si avvicinò soddisfatto, un crudele sorriso trionfale sulle labbra, la bacchetta puntata verso l'avversario. Remus lo fissava tranquillo, indietreggiando piano. Teddy era pronto a colpire.
«Oh, vedo che non tenti neppure di riprenderti la bacchetta, ibrido. Sai che al primo movimento ti lancerei l'Anatema che Uccide, vero?» sibilò beffardo il Mangiamorte. «Ma credo che lo farò ugualmente, sai? Non ho problemi a uccidere un uomo disarmato, io. Figuriamoci una bestia. Non serve essere precipitosi, però. Potrei anche divertirmi un po', ti pare? Cru...»
Lo sguardo di Remus corse rapido al gargoyle che esplose in mille pezzi investendo Dolohov e mettendolo momentaneamente fuori combattimento.
Teddy sorrise divertito: ovviamente! Il famoso libro di incantesimi senza bacchetta di Caius Charmed che la nonna biasimava tanto. E quel particolare incantesimo gli era molto familiare, tra l'altro. Era lo stesso con cui a sei anni aveva distrutto il raffinato portaombrelli di casa Tonks! Certo, l'esplosione del gargoyle era stata molto più spettacolare. E suo padre non aveva neppure dovuto pronunciare l'incantesimo a voce alta. Il ragazzo lo guardò ammirato recuperare la sua arma e osservare i penosi tentativi fatti da Dolohov per riemergere dalle macerie.
La bacchetta del Mangiamorte giaceva a terra: evidentemente, non aveva mai letto il libro di Charmed, lui.

All'improvviso una ragazza dai lunghi capelli chiari piombò gridando nella radura, inseguita dall'uomo più disgustoso che Teddy avesse mai visto; gli occhi innaturalmente brillanti, come quelli di un predatore notturno, risaltavano su un volto irsuto che di umano aveva molto poco.
La ragazza si coprì il viso, troppo spaventata per usare la bacchetta che stringeva in pugno. L'uomo, che l'aveva quasi raggiunta, rise, mostrando i denti in una specie di ringhio e le si lanciò addosso. Inciampando in una radice che, Teddy ne era sicuro, un attimo prima non era là.
«Scappa, Susan!» urlò Remus, la bacchetta puntata sulla radice misteriosa. «Vattene da qui, a lui ci penso io».
La ragazza guardò stupita l'uomo a terra, poi spostò lo sguardo seguendo la voce del suo soccorritore. «P-professor Lupin! Lui è comparso all'improvviso, era velocissimo... voleva... io non...»
Remus le si avvicinò, rassicurandola. «Sì, Susan, ho capito. Non preoccuparti. Torna al Castello».
La ragazza annuì riconoscente, sorrise tra le lacrime e lasciò di corsa la radura. Teddy sbirciò nervoso Dolohov che stava ancora combattendo con le macerie del gargoyle e spostò la sua attenzione sull'uomo a terra che guardava ironico suo padre.
«Radici semoventi, Remus? E' così che combatti? Sei un po' deludente, lo sai? Non è molto dignitoso per un lupo mannaro».
«Mi pare abbia funzionato, però, al contrario del tuo assalto dignitoso» la voce del padre trasudava sarcasmo, sottolineando quella parola. «La ragazza è in salvo, questo è l'importante. A volte l'intelligenza di un uomo può essere più utile della forza dignitosa ma brutale di una bestia».
L'uomo si alzò, sbuffando esasperato.
«Humf... quel vecchio mago rincitrullito ti ha riempito la testa di idiozie, Remus» fissò dispiaciuto il punto in cui era sparita la ragazza. «Quello sembrava un bocconcino delizioso. Avrei potuto lasciartene un po', sai?» suggerì l'uomo con irridente generosità. «E invece l'hai fatto scappare. Dovrò cercarmene un altro, ma non sarà difficile, qui».
Scrutò l'orizzonte, scorgendo un  ragazzo che fissava assorto la superficie del lago e sorrise. «Anzi, sai, Remus? Penso di averlo già trovato» mormorò con voce melliflua, slanciandosi rapido verso la sua nuova preda. Teddy sussultò sorpreso quando vide un profondo taglio comparire sulla guancia sinistra dell'uomo che, sfiorandosi la ferita, rise deliziato, dimenticò il ragazzo e spostò la sua attenzione su Remus e sulla sua bacchetta.
«Oh... finalmente cominci a mostrare le zanne, cucciolo mio! E senza neppure avvicinarti alla tua preda. Lo sapevo che eri speciale! Se solo Silente non ti avesse portato qui, rendendoti per me proibito... saresti stato il prediletto tra i miei figli, giovane Lupin».
Si deterse il sangue dalla guancia, leccandolo poi con voluttuosità. Teddy lo fissò inorridito. Aveva capito chi era quell'uomo: Fenrir Greyback. Colui che aveva reso un inferno la vita di suo padre.
«Ma posso ancora rimediare. Oh si, posso avere qualcuno di ancora più speciale di te, Remus» proseguì il licantropo, passandosi inebriato la lingua sulle labbra. «Già, se tu sei così speciale, quanto più speciale potrà essere tuo figlio? Lui sarà un mio prossimo bocconcino. Il figlio di un licantropo. Non ho mai assaggiato nulla di simile, sai?» proclamò bramoso prima di scoppiare in una risata oscena.
Teddy trattenne il respiro. Lui, quell'uomo orrendo stava minacciando lui!
Suo padre, immobile sotto la luce della luna quasi piena, aveva la mascella serrata, gli occhi socchiusi, Teddy avrebbe giurato di scorgere le fattezze del lupo sul viso pallido del mago. Ma fu questione di un istante. Tanto che si convinse di esserselo immaginato. Poi Remus aprì gli occhi, brillanti quanto quelli di Greybeck - realizzò all'improvviso Teddy - agitò rapido la bacchetta e la risata terrificante cessò, mentre il licantropo più anziano crollava a terra Pietrificato.
Remus si chinò sul suo avversario. I pugni serrati che tradivano una furia trattenuta a stento. 
«No! Mai! Non avrai mio figlio, Fenrir! Non riesco a uccidere un uomo disarmato, lo sai. Ma ti assicuro che lo farei se tu osassi anche solo avvicinarti a Teddy! Senza pensarci neppure un istante. Stanne certo!» sibilò gelido all'orecchio del licantropo Pietrificato.
Teddy ascoltò compiaciuto, stupendosi che parole appena sussurrate potessero risultare tanto minacciose.
Un gemito smorzato gli fece alzare lo sguardo e, poco distante, scorse un uomo con lunghi e arruffati capelli scuri, magrissimo e lacero, che osservava sorpreso la scena.
Un sorriso incredulo comparve improvvisamente sul volto scarno dello sconosciuto e un lampo di puro sollievo gli attraversò gli occhi innaturalmente luminosi. Poi l'uomo se ne andò, rapido e silenzioso come era arrivato.
Teddy lo guardò allontanarsi e riportò la sua attenzione su Dolohov che, dopo avere vinto l'eroica battaglia con il gargoyle frantumato, aveva recuperato la propria bacchetta e ora stava puntandola alla schiena di Remus, ancora chinato su Greyback. Ecco come aveva fatto Dolohov a uccidere suo padre. Ora sì che era tutto chiaro!
«Expelliarmus!» gridò indignato Teddy, disarmando il Mangiamorte quando una minacciosa luce verde era già comparsa sulla punta della sua bacchetta.
Scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi, il ragazzo osservò allibito il mago crollare a terra. Raggiunto da uno Schiantesimo perfettamente eseguito.
Si voltò sorpreso verso il padre. Harry gli aveva detto che sapeva essere rapido ma... non aveva reso l'idea. Neppure lontanamente!
 
«Grazie!» gridò Remus avvicinandosi. «Pare proprio che tu mi abbia appena salvato la vita!». Gli sorrise e il cuore di Teddy perse un colpo. Suo padre! Vivo e sorridente! E si stava rivolgendo a lui!
Remus si scostò una ciocca di capelli dagli occhi, ripetendo lo stesso identico gesto che il ragazzo aveva fatto qualche istante prima, osservò Teddy per un po' e poi scosse la testa dispiaciuto. «Scusa. Hai un'aria familiare ma... non riesco proprio a ricordare il tuo nome. Ottimo tempismo, comunque, davvero!» affermò convinto, gratificando Teddy con un'occhiata di genuina approvazione che mandò il ragazzo al settimo cielo.
«I tuoi capelli hanno appena cambiato colore».
Teddy arretrò preoccupato, ritrovando finalmente la voce. «N-no... come sarebbe potuto succedere? No, sarà stato sicuramente un... effetto ottico dovuto al riverbero di qualche incantesimo. Sì. E' buio... non.. non si distinguono i colori» mormorò, maledicendo il fatto che quando era particolarmente felice o lusingato virava istintivamente i capelli al turchese. Sempre. Fin da quando era piccolissimo, secondo la nonna...
Remus lo fissò con i suoi occhi luminosi. «Oh, non è un problema, per me. Ho un'ottima visione notturna, mi basta un minimo di luce lunare per vedere come di giorno».
Teddy gemette, frustrato. Ma certo! Gli occhi dei licantropi e la loro capacità di riflettere la luce lunare. Persino lui aveva un'ottima visione notturna, realizzò, ricordando la sottile falce di luna che illuminava il giardino di Harry poche ore prima... cioè, tra vent'anni... e la facilità con cui si era orientato senza bisogno di lanterne fluttuanti.
Remus si avvicinò ulteriormente, alzò la bacchetta illuminandola con un incantesimo Lumos e sorrise trionfante.
«Alcune ciocche dei tuoi capelli sono decisamente turchesi» poi incontrò gli occhi del ragazzo e il sorriso gli si congelò sulle labbra. Teddy non se ne accorse, però. Troppo sconvolto dal vedersi riflesso in quegli occhi ambrati identici ai suoi. Occhi colmi di sorpresa e di dubbio. Occhi che scivolarono rapidi sul suo viso e poi sul suo petto, fermandosi, attoniti, sulla Chiave del Tempo. Occhi che tornarono a fissarsi nei suoi, colmi solo di incredula certezza.

«Teddy...»

Teddy, in preda al panico, guardò il padre, indeciso se continuare a negare l'evidenza o confessare tutto. Secondo l'antica pergamena di zio Alphard chi si imbatteva in se stesso o in persone conosciute venute dal futuro rischiava di impazzire...
Pensando alacremente il giovane sbirciò il Mangiamorte Schiantato. Non andava bene. Non andava bene affatto. Dolohov non poteva restare lì, doveva fare esattamente quello che aveva fatto dopo avere ucciso Remus...

«Sarei morto, vero? E' per questo che sei venuto. Dolohov mi avrebbe ucciso».

Teddy riportò l'attenzione sul padre, inutile continuare a negare, ormai. Non gli sembrava che il mago stesse impazzendo, del resto.

«Sì».

Remus puntò la bacchetta contro Dolohov, titubò un istante e mormorò incerto: «Harry?»
«Oh, Harry sta bene. Ha sconfitto Voldemort. Cioè... lo sconfiggerà».
Remus annuì sollevato, un lampo d'orgoglio negli occhi, poi, sottoponendo il Mangiamorte a un Incantesimo Innervante, afferrò Teddy e lo trascinò con decisione contro un'imponente siepe di agrifoglio.
Teddy chiuse gli occhi, aspettando il pungente impatto; forse suo padre stava impazzendo, dopo tutto.
L'impatto non ci fu, però, e dopo qualche istante il ragazzo aprì gli occhi guardandosi attorno meravigliato.
La luce della luna inondava un piccolo prato pianeggiante, contornato su tre lati dai rigogliosi alberi che delimitavano la Foresta Proibita; un lungo tronco era sistemato al centro, di fronte a un grosso sasso piatto e, cosa ben più importante, non c'era nessuna siepe di agrifoglio! Teddy poteva scorgere la radura dove il padre aveva appena combattuto e, in lontananza, un vasto scorcio di lago.
«Un Incanto di Illusione» la voce roca del padre lo fece sobbalzare. «Non so chi ne sia l'artefice, quando noi Malandrini lo scoprimmo questo posto era già così. Suppongo che Harry ti abbia parlato dei Malandrini».
Teddy annuì, lo sguardo fisso sulla radura.

Dolohov si alzò, scuotendo intontito il capo, si avvicinò un po' traballante a Greyback e, con malcelato ribrezzo, lo liberò dall'Incantesimo Pietrificante.
Il licantropo balzò in piedi con la rapidità che lo contraddistingueva guardando il Mangiamorte con sarcasmo, mostrò i denti in un ringhio che, probabilmente, voleva essere un sorriso e corse verso il Castello.
«Sporche bestie...» sibilò disgustato Dolohov scrutando con attenzione i dintorni, quindi si avvolse, visibilmente contrariato, nel mantello e lasciò a sua volta la radura.

Soddisfatto, Teddy si accostò a un grosso albero, sfiorandone incuriosito la corteccia segnata da profondi solchi irregolari.
«E' stato James» spiegò Remus malinconico. «Venivamo spesso qui, era un posto tranquillo, sicuro, noto solo a noi quattro e abbastanza vicino al Castello. Perfetto per tre novelli Animagi ansiosi di perfezionare la loro arte. Quando si trasformava in cervo James adorava prendere a cornate questo albero, nessuno di noi ha mai capito il perché» si avvicinò al tronco, accarezzando con dolcezza quegli strani segni. «James... chi avrebbe mai detto che avrei avuto il suo stesso destino. Che anch'io sarei morto nel tentativo disperato di dare un mondo migliore a mio figlio».
L'uomo si voltò a guardare il ragazzo, soffermandosi sul particolare naso a patata.
Teddy si schiarì la voce, inspirò profondamente e chiese rassegnato: «Stai per sgridarmi?»
Remus sgranò gli occhi, allibito. «Cosa?»
«Harry mi ha raccontato che quando lo hai sorpreso a vagare di notte per il Castello, il suo terzo anno a Hogwarts, gli hai fatto una notevole ramanzina sull'ingratitudine verso il sacrificio dei genitori».
Remus sorrise al ricordo. «Oh, sì. E' vero ma... no, non voglio sgridarti. I casi sono completamente diversi. Harry era un ragazzino, tu...» lo osservò meravigliato. «Tu sei un uomo, Ted» distolse gli occhi, sospirando mesto. «Senza contare che dovresti essere tu a sgridare me. Mi sono fatto uccidere come uno stupido. E proprio mentre stavo proclamando altisonante: Non avrai mai mio figlio finché avrò vita. Oh, sono davvero un padre fantastico! Dovresti essere tu quello arrabbiato con me, suppongo...»
Teddy si avvicinò ulteriormente al padre, cercandone incredulo lo sguardo: non stava scherzando, pensava davvero quello che aveva appena detto.
«Arrabbiato con te? E perché? Perché hai tentato in tutti i modi di creare per me un mondo migliore? Perché hai creato per me un mondo migliore? Perché lo hai fatto. Non me ne ero reso conto fino a questa sera, sai? Ma prima ho visto Hogsmeade... e l'ho riconosciuta a stento. E ho visto Hogwarts. Ho visto i Mangiamorte. Ho visto ragazzini massacrati. No, non potrei mai essere arrabbiato con te per avermi risparmiato tutto questo...»
Il licantropo sorrise, allungando titubante una mano verso di lui, ma si fermò, incerto, prima di toccarlo.
Teddy non resistette oltre e, in uno dei suoi slanci universalmente definiti Tonksiani, lo abbracciò con decisione. Remus si irrigidì a quel contatto, trattenendo il respiro e Teddy stava quasi per scostarsi, quando sentì le braccia del padre cingerlo con dolcezza. Il ragazzo sospirò deliziato, godendosi quella sensazione familiare e sconosciuta al tempo stesso, disinteressandosi delle urla che risuonavano ovunque e degli incantesimi che illuminavano il cielo sopra le loro teste. La sola cosa importante era quell'abbraccio, che somigliava così tanto a quelli di Harry ma che, al contempo, ne era tanto diverso.
Dopo un intervallo indefinibile di tempo Remus lo allontanò gentilmente da sé, osservandolo attonito, gli scostò i capelli dagli occhi e sorrise intenerito.
«E' questo il tuo vero aspetto?»
Teddy si passò sorpreso le mani sul viso, tastando lineamenti decisamente familiari. Strano, erano anni che non perdeva il controllo dei suoi poteri di Metamorfomagus. Da quel memorabile Capodanno in cui si era trovato sotto il vischio assieme a Victoire, per la precisione.
«Be', se ti assomiglio come una goccia d'acqua sì».
Remus annuì. «A quanto pare ha ragione Dora. E' a me che assomigli. Rimane un mistero come abbia fatto a capirlo...» sogghignò. «Sono sollevato, però. Mi avevi fatto preoccupare con quel naso. Era identico a quello del signor Peabody, il pasticciere del villaggio dove abitiamo. E tua madre ha sempre avuto un debole per le sue torte alla cannella...»
Teddy ridacchiò, intenzionato a svelare che era stato proprio il pasticciere l'ignaro ispiratore di quel naso ma, prima che potesse cominciare il racconto, vide il padre irrigidirsi e impugnare saldamente la bacchetta.

In riva al lago, una massiccia Mangiamorte stava combattendo con il ragazzo in precedenza notato da Greyback. Teddy si accorse solo in quel momento che il giovane indossava l'uniforme di Hogwarts, era uno studente, quindi, e sembrava in seria difficoltà. Improvvisamente una figura velocissima uscì dal folto della foresta scagliandosi contro la strega che cadde, assai poco elegantemente, nel lago. Teddy riconobbe il nuovo venuto: era l'uomo lacero dai lunghi capelli scuri misteriosamente apparso al suo fianco nella radura.
Un enorme tentacolo pallido sbucò fulmineo dalle acque, sollevando innumerevoli spruzzi, si librò a mezz'aria e si inabissò nuovamente, accompagnato dalle urla atterrite della Mangiamorte, ma l'uomo lacero, intento a osservare il ragazzo che si era lasciato cadere sul prato, parve non accorgersene neppure. Sistemandosi nervoso la veste logora si avvicinò un poco allo studente e disse qualcosa. Il ragazzo scosse il capo, sfiorandosi la caviglia destra e l'uomo annuì, lanciando un lungo fischio acuto.
Un secondo uomo, molto più giovane ma ugualmente scarno e stracciato, sbucò dalla foresta, si scostò i capelli arruffati dal viso, scoprendo gli occhi innaturalmente risplendenti, impugnò la bacchetta illuminandola e si accostò cauto allo studente che, fissandolo incredulo, sorrise e gli permise di inginocchiarglisi accanto.
Mentre Remus si rilassava visibilmente, continuando a osservare la scena con un'espressione di piacevole sorpresa dipinta sul volto, Teddy notò con raccapriccio che la Mangiamorte non c'era più: qualche creatura del lago aveva dato il suo inconsapevole contributo alla Battaglia di Hogwarts.

Teddy respirò profondamente e si rivolse con decisione al padre.
«Va bene. Devo schiantarti?»
«Come?» Remus lo scrutò allibito.
«Hai intenzione di gettarti nella mischia? Di tornare a combattere? Perché se la tua risposta è sì sarò costretto a farlo. Tu dovresti essere morto. Harry ha sconfitto Voldemort con te defunto. Quindi, per non rischiare di cambiare tragicamente il corso della storia, dovrai fare esattamente quello che avresti fatto se io non fossi venuto: dovrai comportarti da salma. E le salme non combattono, in genere!»
Remus guardò il figlio, decisamente divertito.
«Harry starà bene, hai detto...» Teddy annuì. «E vincerà. Con me morto» Teddy annuì ancora. «Allora no, non sarai costretto a schiantarmi. Me ne starò qui, immobile. Come ogni buona salma che si rispetti» sorrise ironico, lasciandosi cadere sul grosso sasso piatto e gettò una rapida occhiata verso il lago. Il ragazzo in uniforme stava allontanandosi, zoppicando vistosamente, con il giovane sbucato dalla foresta. «Del resto Michael è in ottime mani...»
Teddy assentì, troppo sollevato per chiedersi chi fosse Michael e perché fosse in ottime mani. «Bene. Così io potrò farò il bravo neonato» e, incrociando le braccia, si sedette sul lungo tronco.

Un gruppo di Mangiamorte uscì dalla foresta, dirigendosi a passo spedito verso il Castello. Teddy scoccò un'occhiata intimidatoria al padre che ricambiò con un sorriso innocente, più angelico di quello di un cherubino. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, insospettito dalla serafica tranquillità paterna e Remus indicò il lago.
Annunciata da un dolce sciabordio, una schiera di tritoni era emersa dalle acque scure e placide. Le lucenti lance d'argento puntate minacciose contro i Mangiamorte che si arrestarono attoniti.
Teddy osservò meravigliato la scena. Maridi? Anche loro avevano combattuto con i difensori di Hogwarts? Nessuno gli aveva mai raccontato niente in proposito. Certo, Hermione aveva detto che Silente era da loro molto benvoluto ma...

Una risatina roca lo distrasse dai suoi pensieri e dai tritoni in assetto di guerra.
Suo padre lo stava guardando pensoso. «Expelliarmus, eh? Mi hai salvato la vita con un Expelliarmus! Si vede che hai avuto a che fare con Harry, sai?» sorrise, sistemandosi più comodamente sul sasso. «Mi sarò anche fatto uccidere come uno stupido, ma ti ho trovato un buon padrino, se non altro».
Teddy scosse il capo contrariato. «Non ti sei fatto uccidere come uno stupido. Mi stavi difendendo. Quell'uomo disgustoso mi stava minacciando. Ho molto apprezzato il tuo comportamento».
Remus scrutò preoccupato gli occhi del figlio. «Lui non ti ha...»
«No. Non ho mai visto quell'uomo prima di questa sera. Però sì, devo ammettere che mi hai trovato un padrino meraviglioso. Credo che nessuno avrebbe potuto svolgere il compito meglio di lui».
Remus annuì. «Già. Hai avuto un buon modello da seguire».
Teddy lo guardò serio. «Il migliore. Ma non Harry. Non fraintendermi, stravedo per Harry. E' fantastico. Ma non è lui il mio idolo... sei tu».
Remus alzò la testa di scatto, rischiando di cadere dal sasso, e scrutò sbalordito il figlio. «Cosa?...Io? Ma... tu lo sai cosa sono, vero?»
Il ragazzo sbuffò, roteando gli occhi e ficcandosi esasperato le mani nelle tasche. Avrebbe dovuto lavorare parecchio sull'autostima del padre.
«Sì, so cosa sei. Ma, soprattutto, so chi sei. E questo mi pare più importante» sobbalzò quando qualcosa gli punse il polpastrello dell'indice sinistro e, borbottando parole incomprensibili, si portò il dito ferito alle labbra.
Remus non riuscì a trattenere un sorrisetto divertito. «Be', tutto sommato ho ragione anch'io... hai preso molto anche da tua madre».
Teddy sogghignò e rimise cauto la mano nella tasca. Quando capì cosa lo aveva punto sorrise ispirato e piazzò l'oggetto in mano a Remus che osservò incuriosito la piccola spilla con la testa di lupo stilizzata.
«C.A.L.D.O.? E cosa sarebbe esattamente il C.A.L.D.O.?»
«Il Comitato Amici dei Licantropi Discriminati Ottusamente. L'ho fondato io, il mio quarto anno di Hogwarts. In tuo onore... perché non mi è mai importato cosa tu fossi, neppure un po'. E volevo renderlo palese a tutti i Kyle Addams del mondo».
Notando lo sguardo confuso del padre il ragazzo raccontò delle sue vivaci divergenze d'opinione con Kyle, reo di andarsene in giro affermando che i licantropi erano bestie impure e pericolose, nonché notoriamente inferiori. Gli raccontò delle Fatture Orcovolanti insegnategli da Ginny, e della sua convocazione nello studio del Preside per averne lanciata una – particolarmente ben riuscita, tra l'altro - a Kyle, di come avesse riferito la dinamica dei fatti senza una punta di pentimento e di come il ritratto di un vecchio mago dagli occhi blu, che luccicavano ironici dietro vezzosi occhialetti a mezzaluna, avesse preso le sue difese. E raccontò anche che, quando il Preside lo aveva congedato, il mago del ritratto gli aveva strizzato un occhio e si era rimesso a dormire placidamente.
Remus rise divertito. «Sì, tipico di Silente, direi. Uhm il C.A.L.D.O... vedo che anche Hermione ha avuto una certa influenza su di te. E...» la voce gli divenne particolarmente dolce. «Anche tua madre. Anche a lei non è mai importato cosa io fossi. Temo ti abbia parlato un po' troppo entusiasticamente di me...»
Teddy lo guardò, sorpreso da quelle parole. Poi si rese conto che il padre non poteva conoscere la sorte della moglie. Che non poteva neppure immaginarla. Per lui era al sicuro a casa della madre.
«No. Lei non mi ha mai parlato di te. Non ha potuto farlo. Non l'ho mai conosciuta, lei è... è venuta con te. Ti ha seguito anche nella morte».
Remus lo fissò incredulo. «Ma... lei è con te a casa di sua madre. E' al sicuro... come...» un lampo di consapevole terrore gli attraversò gli occhi. «Lei è venuta qui, vero? A combattere...» si alzò di scatto, pronto a rigettarsi nella mischia. Teddy gli si aggrappò a peso morto, cercando di farlo risedere. «No, fermo... che fine hanno fatto i tuoi buoni propositi di comportarti da perfetta salma?»
Remus scoccò al figlio un'occhiata di fuoco. «Ho deciso che sarà qualcun altro a fare la perfetta salma, questa sera! Se hanno solo sfiorato Dora, io...» si divincolò dalla stretta di Teddy e si precipitò verso la radura.
Il ragazzo impugnò la bacchetta, indeciso se Schiantare o Pietrificare. «No, fermati...PAPÀ
Remus si fermò di colpo, mentre Teddy assaporava la dolcezza, e il potere, di quella parola per la prima volta in vita sua: più efficace di uno Schiantesimo. O di un Incantesimo Pietrificante.
Remus si voltò, scosso, e Teddy gli si avvicinò. «Neppure io permetterò che qualcuno le faccia del male, sai? Sono venuto anche per lei. Davvero pensi che me ne starei qui a parlare con te sapendola in pericolo? La verità è che sarà lei a trovare noi. E' morta lì. Accanto a te. Abbracciata a te, per la precisione. Così vi hanno trovato».
Remus sospirò mesto e guardò il figlio con aria colpevole. «Sì, scusa Ted. Io... ero fuori di me...» mise una mano sulla spalla del figlio e lo guardò con dolcezza. «Va bene, torniamo al nostro posto e aspettiamo che tua madre ci raggiunga» gli sorrise, un sorriso incerto, imbarazzato, un sorriso che lo ringiovanì di anni, facendolo sembrare uno scolaretto pentito. «Giuro solennemente che da ora in poi mi comporterò come la virtuosa salma che dovrei essere» così dicendo tornò a sedersi sul suo sasso, lanciando sguardi ansiosi verso il punto della radura in cui avrebbe dovuto trovarsi il suo cadavere.
Teddy sospirò, sollevato, e si lasciò cadere esausto sul tronco.

Dal lago giungevano i suoni di un'aspra battaglia. I Mangiamorte stavano combattendo su due fronti. Da una parte i tritoni che, ciclicamente, emergevano dalle acque scagliando le loro lance verso i nemici, dall'altra un gruppo di uomini laceri e dagli occhi luminosissimi che tormentava i maghi con attacchi rapidi e violenti.

Teddy si sistemò il giubbetto e guardò contrariato il padre. «Certo che sai essere irragionevole, quando vuoi. Ero sul punto di Pietrificarti!»
Remus sogghignò, senza staccare gli occhi dalla radura. «Oh, lo hai fatto, in realtà. Il sentirti urlare papà... ha avuto esattamente quell'effetto. Mi aspettavo qualcosa del genere... ricordo ancora la faccia di James quando Harry lo ha chiamato papà per la prima volta. Anche lui è rimasto Pietrificato. Però mi aspettavo una vocetta infantile che balbettava incerta qualcosa di vagamente somigliante a papà... il sentirmelo urlare da una voce virile ha amplificato l'effetto, credo...»
Teddy annuì mortificato. «Si, capisco quello che vuoi dire... mi dispiace di averti rovinato il momento...»
Remus sorrise, dandogli un colpetto affettuoso sul ginocchio. «A me no. Diciamo che godrò due volte di questa emozione... non è da tutti».
«Se la metti così» assentì poco convinto il ragazzo, poi chiese dubbioso: «Pensi sia meglio che mi trasfiguri prima che arrivi lei? Sulla pergamena che dà le istruzioni su come viaggiare nel tempo c'è scritto che imbattersi in se stessi o in persone conosciute provenienti dal futuro può portare alla pazzia».
Remus guardò pensoso il lago. «Sì, penso sia meglio che tu assuma un altro aspetto. La pazzia è una possibilità molto probabile».
«A te non è successo, però. Un momento. A te non è successo perché sapevi dell'esistenza della Chiave del Tempo...» Teddy sfiorò con cautela l'oggetto che portava al collo. «Tu mi hai riconosciuto quando hai visto questa
Remus riportò lo sguardo sul figlio. «Ti ho riconosciuto per i capelli turchesi. E per gli occhi, sono identici ai miei, Ted, solo che non brillano al buio, fortunatamente. Però è vero, è stata quella a togliermi ogni dubbio, sì, non sono impazzito perché sapevo che poteva succedere una cosa del genere. So come funziona una Chiave del Tempo e so che a casa Tonks ce n'è una. L'ho notata la prima volta che Dora mi ha portato a cena dai suoi. E...» si fermò un istante, imbarazzato. «E' stato anche merito di quella Chiave se ho avuto il coraggio di chiedere a tua madre di sposarmi...»
Teddy aggrottò le sopracciglia, confuso e Remus continuò: «Se tua madre si fosse resa conto che stare con me era troppo per lei... se l'avessi vista infelice o pentita... be', non avrei esitato a usare la Chiave del Tempo per rimediare».
Una scintilla di comprensione accese lo sguardo di Teddy. «Certo, lo stesso ragionamento che ha fatto zio Alphard con nonna!»
«Cosa?»
«Una lunga, affascinante storia, te la racconterò un'altra volta. O, magari, sarai tu a raccontarla a me. Ma mamma non sa nulla della Chiave?»
Remus sorrise scherzoso. «E' una vera frana in Rune Antiche»
«Come nonna... ma tu non gliene hai parlato?»
Remus sospirò, scrutando intensamente la radura. «Stavo per farlo. Dopo la festa per il diciassettesimo compleanno di Harry. Abbiamo dovuto andarcene di corsa, sai? Per l'arrivo del Ministro. Io... be', non sono molto benvisto. Diciamo che al Ministero ben pochi aderirebbero al C.A.L.D.O. E nemmeno tua madre è benvista da quando mi ha sposato ma, mentre mi accingevo a mostrarle la Chiave con l'intenzione di spiegarle come funzionava, lei mi ha annunciato che saresti arrivato tu...»
«Oh, capisco. Ti ha Pietrificato, insomma».
«Schiantato, più che altro. La sensazione che ho provato è stata quella».
«E... hai pensato di tornare nel passato a sua insaputa per... rimediare?» chiese Teddy, prima di riuscire a impedirselo.
Remus sussultò, distogliendo lo sguardo dalla radura e portando tutta la sua attenzione sul figlio. «Cosa? No! Teddy non... l'idea non mi ha neppure sfiorato!» scivolò dal sasso accovacciandosi davanti al ragazzo. «Non pensarlo neppure. In quel preciso momento ho smesso di considerare la Chiave del Tempo».
Teddy abbozzò un sorriso e Remus giocherellò nervoso con il cinturino dell'orologio. «Harry ti ha raccontato dell'amena scenetta svoltasi a Grimmauld Place, vero?»
Teddy annuì. «Me l'ha anche mostrata nel suo Pensatoio».
«Certo. Ha fatto bene. Però, Teddy, vorrei che capissi che non eri tu il problema. Non lo sei mai stato. Ti ho adorato dal momento stesso in cui ho saputo della tua esistenza. Il problema ero io. In questo mondo... non avresti avuto una vita facile. Non avresti avuto la vita che un padre sogna per il figlio. Non avresti incontrato solo Kyle Addams sulla tua strada. Pensavo, stupidamente, che saresti stato meglio senza di me. Non ringrazierò mai abbastanza Harry per avermi costretto a meditare sulle mie convinzioni. Me l'ha fatta lui, quella volta, la notevole ramanzina sui padri e sui figli!»
Teddy afferrò la mano del padre che continuava a tormentare il cinturino dell'orologio; di quell'orologio così familiare anche a lui. «Già. Ma sappi che questa sera... cioè tra vent'anni... quelle parole illuminate gli si ritorceranno contro. Sarò io a ricordargli i doveri di un padre verso i figli!»
«Eh, corsi e ricorsi storici... un momento...un padre? Harry ha dei figli? Harry? Il mio Harry? Merlino... James è nonno
Teddy rise, intenzionato a tranquillizzare il padre assicurandogli che la cosa non sarebbe successa tanto presto, ma Remus si alzò in piedi di scatto intimandogli il silenzio. Teddy lo guardò attonito, alzandosi a sua volta, pur non capendone il motivo.

In riva al lago tutto era tranquillo. Le acque erano placide e ferme, solo masse scure e lance argentate, abbandonate sul terreno, testimoniavano la furibonda battaglia imperversata fino a pochi minuti prima.
Improvvisamente un fruscio catturò l'attenzione del ragazzo che scrutò teso la radura.
Una giovane donna arrivò di corsa, guardandosi attorno ansiosa, alla disperata ricerca di qualcosa o di qualcuno. Si avvicinò alle macerie del gargoyle, le osservò scrupolosamente e proseguì rapida verso il punto dove avrebbe dovuto trovarsi il corpo di Remus. Inciampando nella radice incantata.
Teddy trattenne il respiro e il licantropo confermò con tenera ironia. «Sì, è tua madre. Avrei dovuto risistemare quella radice. Dora è la sola persona che conosco capace di scivolare su un Vermicolo, sai?»
Teddy si concentrò per evitare che i suoi capelli virassero verso un rosso acceso. Be', in fondo a lui era successo una volta sola, non faceva testo...
Poi, sotto lo sguardo incuriosito di Remus, riprese l'aspetto che aveva quando era arrivato al Castello.

Tonks era nel punto esatto in cui avrebbe dovuto trovarsi il corpo del marito, intenta a raccogliere qualcosa, quando una strega, che somigliava in modo impressionante a una giovane versione di nonna Andromeda, irruppe silenziosa nella radura.
Remus si irrigidì sibilando: «Bellatrix! Dunque è stata lei a uccidere Dora! Alla fine c'è riuscita. Dopo Sirius anche Dora, ma io...»
Teddy diede un colpetto con l'impugnatura della bacchetta al polso del padre. «Fermo! Fai la brava salma. E, a proposito di salme... come facciamo a impedire a mamma di uccidere quella deliziosa signora? Un Expelliarmus? O è meglio Schiantarla?»
«Sai, Teddy? Comincia a preoccuparmi questa tua disinvoltura nel volere affatturare tua madre e me».
«Non è colpa mia se come salme non siete granché».
Remus sbuffò sarcastico, scrutando con attenzione le due donne.
Bellatrix si guardò attorno e, scorgendo la strega più giovane, esplose in una risata estatica.
«Ma guarda un po', la mia nipotina amante delle emozioni forti. Sposare un animale e farci pure un figlio. E dimmi, piccola Ninfadora, cosa si prova a strusciarsi lascivamente con un mostro?»
Teddy, notando il dolore che offuscò gli occhi del padre, si disse, furente, che lanciare un Avada Kedavra a quella donna poteva essere solo giusto! Peccato che avrebbe potuto cambiare il corso della storia... poi, però, si consolò ricordando che qualcuno avrebbe effettivamente scagliato l'Anatema che Uccide a Bellatrix, quella notte. E la sua già considerevole stima per Molly Weasley aumentò a dismisura.
Tonks puntò la bacchetta contro la strega. Teddy e Remus si prepararono ad intervenire.
«Oh, vorrei tanto risponderti, zietta, ma non ne ho la più pallida idea. Sei tu l'esperta in questo campo, dimmelo tu cosa si prova. Io mi sono limitata a un uomo afflitto da un piccolo problema peloso. Ma tu ti sei scelta il Mostro per eccellenza»
Una furia un po' folle illuminò gli occhi della Mangiamorte.
«Come osi, piccola mezzosangue! Ava...»
«Stupeficium!»
La strega più anziana cadde a terra, un'espressione di assoluta incredulità sul volto, mentre Tonks la osservava con rabbiosa tristezza. «Per Sirius. Avrei voluto usare l'Anatema che Uccide ma... sei pur sempre la sorella di mia madre e io sono diversa da te, evidentemente».
Remus abbassò la bacchetta e Teddy lo guardò meravigliato. «Però! Meno male che mamma non ha deciso di uccidere Bellatrix, non avrei davvero saputo come impedirlo. Non ho neppure visto la sua bacchetta muoversi! Perché con voi due non vedo mai le bacchette muoversi?»
Remus sorrise orgoglioso, gli occhi fissi sulla moglie. «Tua madre è un'Auror, anche se la gente tende a dimenticarsene a volte e io...» aggiunse un po' imbarazzato. «Be', io sono afflitto da un piccolo problema peloso. Mi chiedevo, Teddy, sei in grado di eseguire un Incantesimo Innervante?»
Il ragazzo guardò sdegnato il padre. «Certo, perché?»
«Perché ora io andrò a recuperare mamma e, mentre la porterò qui, tu ne scaglierai uno a zia Bellatrix».

Zia Bellatrix... ecco spiegata la sua somiglianza con Andromeda. Teddy sapeva pochissimo di lei, la nonna non parlava mai delle sorelle... ora capiva il perché!
Osservò il padre scivolare cauto nella radura, chiamando dolcemente la moglie che si girò con la bacchetta puntata. Riconosciutolo, la strega, esibendosi in un perfetto slancio Tonksiano, gli saltò al collo e Remus la strinse convulsamente a sé, palesemente grato di poterlo ancora fare. Restarono così per qualche istante, persi in un abbraccio disperato e Teddy sorrise compiaciuto.
Uno schianto improvviso riportò alla realtà Remus che si sciolse dalla stretta, con molto poco entusiasmo notò Teddy divertito, e trascinò la moglie verso il loro nascondiglio. Veloce il ragazzo puntò la bacchetta verso Bellatrix ed eseguì un Incantesimo Innervante da manuale: Harry sarebbe stato fiero di lui.
La Mangiamorte si alzò, un po' intontita e lasciò furibonda la radura, urlando frasi irripetibili rivolte a ibridi e a traditori del loro sangue.
Teddy si voltò verso i genitori, osservando emozionato la madre che si guardava in giro un po' spaesata, la mano ancora avvinghiata a quella del marito. Era pallida e preoccupata ma Teddy la trovò molto carina. Quando la strega si accorse della sua presenza gli sorrise amichevolmente per poi rivolgersi a Remus con aria colpevole.
«Teddy sta bene» mormorò, mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore. «E' al sicuro da mia madre, con un po' di fortuna tornerò in tempo per allattarlo. In caso contrario ho lasciato a mamma tutto l'occorrente» sfiorò esitante una guancia al marito e abbassò gli occhi. «Non potevo non venire, Remus. Ci ho provato ma... l'idea di non fare nulla... non ho proprio potuto. Teddy non corre pericoli immediati. Tu si» prima che Remus potesse ribattere la strega alzò la testa con decisione, un lampo battagliero negli occhi scuri. «Ma ora sbrighiamoci. Dobbiamo tornare a combattere! I Mangiamorte sembrano sbucare da tutte le parti...»
Remus e Teddy si scambiarono un'occhiata atterrita, pensando freneticamente a come convincere l'Auror Tonks ad abbandonare la battaglia.

Fortunatamente, fu Voldemort in persona a risolvere la questione per loro...



Ed ecco il terzo capitolo. Siamo arrivati alla metà esatta della storia! 
E' molto lungo, lo so. Ed è stato quello più difficile da scrivere, quello che mi ha messo più dubbi. Perché ho seriamente temuto di mandare OOC il personaggio di Remus.
Mi rendo conto che la sua entrata in scena è abbastanza (eufemismo) epica e spettacolare. Ho anche pensato di cambiarla... ma non ce l'ho proprio fatta. La verità è che mi piace così.^^ Perché è esattamente così che l'ho immaginata. Per due motivi ben precisi: Primo, l'intera storia è "filtrata" dagli occhi di Teddy che, verosimilmente, ha un'idea un po' (altro eufemismo) idealizzata di  quel padre conosciuto solo dai racconti e dai ricordi di chi lo ha amato (un po' come Harry con James, insomma); secondo, quando nella storia parlo di capacità inumane riferendomi a Remus, intendo
letteralmente capacità non umane. Remus è obiettivamente inumano in alcune sue sfaccettature: è un licantropo. E la scena dell'undicesimo capitolo di "Harry Potter e i Doni della Morte" dove affattura Harry, prima che questi riesca anche solo a pensare di estrarre la bacchetta, dimostra che Remus ha una velocità un po' superiore agli standard "umani", secondo me. Comunque nel corso della storia sarà Remus stesso a "umanizzarsi".^^
Un'altra cosa che mi ha creato qualche "problema di coscienza" è l'incantesimo senza bacchetta scagliato sul gargoyle. Ma poi ho pensato che se un ragazzino di tredici anni riesce a gonfiare la zia senza ricorrere a una bacchetta, un mago adulto e preparato può benissimo fare esplodere un gargoyle!
Anche il personaggio di Greyback mi ha creato grossi dubbi di "opportunità". Mi rendo conto che è un po' inquietante, ho anche cercato di trattarlo con una certa "delicatezza"... ma temo che non sia un personaggio che si presta molto a un tale trattamento. Spero non risulti troppo "fastidioso" ma del resto non volendo snaturarlo troppo ho dovuto tenermelo così...
E per finire il "prato incantato". La Rowiling non ne parla, vero. Ma a me pare abbastanza plausibile l'esistenza di un luogo simile a Hogwarts. E poi mi piaceva l'idea di fare conoscere Remus e Teddy in un luogo "Malandrino". ^^

lyrapotter: Grazie per esserti dissociata dall'Esercito dei Silenti! Li apprezzo molto, intendiamoci, ma qualche "diserzione" dalle loro fila non può che farmi un immenso piacere!^^ Ebbene sì, la mia intenzione è proprio quella di riportarli in vita senza stravolgere il Canon. Non fraintendermi, non disdegno le storie che lo fanno, anzi... ma personalmente non riesco proprio a scriverle. Mi fa piacere che ti sia piaciuto anche il secondo capitolo e che condivida la mia sensazione su quello che si potrebbe provare venendo catapultati nel bel mezzo di una guerra. Teddy è molto piacevole da "trattare", è vero che nei libri non dice una parola ma la sua presenza si sente eccome, a mio parere: è la speranza, Teddy, il futuro per cui vale la pena di continuare a combattere. E, come puoi vedere, i tuoi (anche miei, lo ammetto) adorati hanno finalmente fatto la loro comparsa. Spero tu abbia apprezzato. ^^
Trick: Oh, io ti permetto tutto. Commenta pure quando e come vuoi, ci mancherebbe! A me fa molto piacere sapere cosa pensi della storia... ma le vacanze hanno sempre la precedenza. Assolutamente! ^^ Mi fa piacere che tu abbia apprezzato le disquisizioni sul cacao e la cannella del loquace signor Peabody, l'aneddoto sul passaggio segreto (molto da Teddy Lupin, sì. Perché Teddy è sì figlio di Remus... ma anche di Dora) e la mia cautela nel gettare il povero Ted nella "fossa dei leoni". Ma ora ho proprio dovuto farlo!
fri rapace: Per prima cosa devo chiederti perdono per avere storpiato il tuo nome! La volta scorsa ti ho arbitrariamente ribattezzata free rapace! Scusa! Sono evidentemente stata ammaliata da un improvviso desiderio di libertà... Ma ho già corretto.^^ Dopo questo gesto dovuto prendo atto dell'avvenuta fondazione del Club dei "Resuscitatori" augurandomi che le adesioni fiocchino numerose.^^ Sei curiosissima di indovinare il finale? Bene. E no che non vivi male quello che leggi, anzi... anche a me capita di tentare di immaginare i finali. Lo trovo interessante, certo, si rischia qualche delusione, talvolta... ma pazienza. Sai che per scrivere il secondo capitolo e per cercare di rendere le sensazioni di Teddy mi sono rifatta anch'io ai ricordi dei miei nonni? Quindi mi lusinga il fatto che tu abbia pensato proprio a quello... vuol dire che sono riuscita almeno un po' nel mio intento. ^^
Kamen: Grazie! La tua recensione va benissimo così! L'importante per me è capire cosa pensi della storia.
Piccola Vero: Grazie! La testardaggine va sempre premiata! Come vedi la Battaglia è cominciata, spero tu abbia gradito.^^

E, ovviamente, grazie anche ai sempre più numerosi membri dell'Esercito dei Silenti! E ai temerari che hanno aggiunto la storia alle preferite/seguite.
  
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