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Autore: Mery_efp    10/01/2021    1 recensioni
La fanfiction è ambientata in un periodo successivo agli eventi de " Il regno Corrotto"
Kaz e Inej sono sempre stati una coppia, ma non hanno mai avuto il coraggio di manifestare a pieno i loro sentimenti. Fino a quando Kaz, una sera, non propone ad Inej di trascorrere del tempo insieme.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inej Ghafa, Kaz Brekker
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Destra.
Poi Sinistra.
Poi Entrambe le mani.
Kaz sbagliò ritmo.
Inej rise.
- Se la gente sapesse cosa fa il temuto capoclan degli Scarti…-
Inej continuò a ridere. Kaz era troppo confuso anche per immagazzinare un altro pensiero.
- Ripetiamo!-
-E comunque sapevo che alla fine i Suli sarebbero comparsi da qualche parte!-
La conta.
Manisporche e lo Spettro, pur di toccarsi, stavano facendo una conta. Precisamente quella che Inej aveva imparato con alcuni suoi amici.
Seduti uno di fronte all’altro, nudi, senza neanche un filo di polvere, stavano cercando di andare a ritmo, strofa dopo strofa.
Per Kaz era inconcepibile. Aveva immaginato sempre una realtà catastrofica. Un bacio che finiva con un conato, un brivido di disgusto. Si trovò invece a dover fare i conti con una mente che vacillava su nuove parole Suli che era costretto a pronunciare ogni volta che il ritmo della conta cambiava.
Inej era stata geniale. Doveva ammetterlo.
Per lei si era spogliato completamente, sia fisicamente che metaforicamente, ma la cosa che più l’aveva stupito quella sera era stata la sua proposta.
- Rimarremo a fissarci tutta la sera fino a quando non saprò a memoria la frequenza delle tue pulsioni cardiache?-
-No… inizieremo a curare questo tuo malessere…-  Kaz stava per contrariarsi, ma Inej lo fermò immediatamente. – Con la conta dei quattro Saltelli…-
- Cosa è la conta dei quattro Saltelli?-
-Non sai cosa è una conta?-
-Al tempio di Ghezen esistono le conte, ma non penso che sia quello…-
-In parte si somigliano, ma questa è per bambini.-
E così era iniziato quel tormento di battimani e parole in rima.
Inej, inoltre, aveva scelto una tra quelle più complesse. Una prodezza di riflessi e velocità.
Kaz si trovò a concentrarsi più sul ritmo che sul contatto delle loro dita. Per un millesimo di secondo sentì una gioia rassicurante scaldargli il petto.
Più il gioco andava avanti, più le loro mani si intrecciavano. Ogni colpo andato a segno era un trionfo. Palmo contro palmo. Pugno contro pugno. Dita tra le dita.
Aveva sentito sempre una fortissima intesa con Inej, ma mai come quella notte. Fino a qualche mese prima non era convinto che fosse possibile poter ottenere dei momenti così intimi. Ricordò i leggeri tocchi nel bagno dell’albergo, le barriere gelide che si era costruito subito dopo.
Però Inej lo stava cambiando pezzo dopo pezzo. Al suo fianco non era più il mostro che carrucolava per le vie del Barile. Era Kaz. Solo Kaz.
Quando l’ennesimo tentativo andò a buon fine, entrambi crollarono esausti sul letto. Le loro mani intrecciate, le risate incastrate in gola.
Ancora una volta si ricordò di essere solo un ragazzo. Guardandosi dall’esterno vedeva due giovani innamorati che più che strisciare languidamente uno sull’altro, avevano finito per fare una conta come dei bambini. Nessun abisso gelido reclamava il suo corpo, nessuna pelle lo stava mandando nel panico. Si ritrovò a pensare che la sua mano si adattava perfettamente a quella di Inej.
Gratitudine.
Kaz era grato per la possibilità di amare qualcuno. Un sentimento che era convinto di aver escluso dalla sua vita.
I meccanismi intricati delle sue paranoie lo condussero verso il terrore di perderla, di lasciarsi sopraffare da quello che poteva solo procurargli dolore. Ma ignorò quelle voci. Ignorò quel terrore. Ignorò ogni cosa.
Eccetto il calore della presenza del suo Spettro.
Silenzio. Il buio calò su di loro gradualmente, fino all’estinguersi della candela.
A illuminarli solo il pallore lunare. Neanche una nuvola, piccoli fischi di vento.
- Kaz… posso farti una domanda?-
- Dipende.-
- È molto personale, mi risponderai sinceramente?-
- Dipende.-
Sentì Inej deglutire. – Ti sei mai dedicato delle… attenzioni particolari?-
Prima di rispondere, Kaz Brekker intuì il pensiero di Inej. E l’idea si mostrò chiaramente davanti ai suoi occhi.
- Qualche volta… ma non capita da un bel po’…-
- Era una pratica che mi hanno insegnato al Serraglio. Me lo disse una ragazza Kaelish poco più grande di me. A senso suo era un modo per pulirsi da chi l’aveva toccata. Un modo per stare bene con sé stessa e per amarsi. Anche io ci ho provato, ma… nulla riusciva a farmi stare bene in quel posto.-  
- E allora perché ne stiamo parlando?-
-Perché forse potremmo provarci insieme…-
I loro occhi si erano abituati al buio, e riuscivano a distinguere giusto le forme e qualche movimento.
Avevano ancora le mani unite, e Kaz riusciva a distinguere i battiti veloci dei loro cuori.
Paura e Dolore. Ma sotto una luce diversa.
Come era loro solito, non c’era bisogno di aggiungere altro.
Avevano fatto molti passi avanti. Quello sarebbe stato un punto di arrivo decisivo.
Si chiese se era disposto a mostrarsi così vulnerabile. Così debole…
Ma Inej era al suo fianco da due anni, aveva sopportato la sua furia, la sua crudeltà, la sua miseria.
L’aveva visto svenire, crollare, entrare in confusione, ed era rimasta con lui ogni secondo. Più la guardava più si accorgeva di quanto volesse renderla felice, di quanto il suo sorriso fosse appagante. Di quanto dipendesse da lei.
Prese una decisione.
I suoi occhi caddero su Inej, e sui delicati passi di danza della sua mano libera.
Con una mano stringeva le dita della ragazza. Con l’altra si fece strada verso il proprio bassoventre.
Vennero travolti da un meccanismo magnetico, ogni loro sguardo era coordinato con un loro gesto.
I loro respiri divennero ansimi, il calore dei loro corpi si fusero insieme.
Più si guardavano, più la realtà perdeva consistenza, e le mani di uno diventavano quelle dell’altra. Le loro dita erano l’anello di una collana indistruttibile. Un unico corpo, un’unica mente. Kaz si rese conto che non era la prima volta che provava quella sensazione di completezza. Inej era la metà dei suoi pensieri, con lei non aveva bisogno di spiegazioni, di parole, di chiarirsi. Lei era diventata così trasparente che riusciva a penetrargli la mente, a concludere le frasi che non aveva bisogno di pronunciare.
Nonostante i centimetri che li separavano, Kaz non aveva mai sentito una vicinanza fisica così impellente e un desiderio così forte di saldarsi con una persona. Avrebbe spaccato ogni singola costola, messo a nudo il cuore  e i polmoni, ogni fitta trama di vene, pur di stare vicino ad Inej. Più vicino di quanto la fantasia poteva permettergli.
L’acqua del porto, sempre in agguato dentro di lui, iniziò a farsi strada. Ogni immagine di Inej veniva distorta dalla realtà, dalla malvagità del suo passato. Ma questa volta Kaz non provò ad opporsi. Si lasciò trasportare. Ingoiato dal buio, attirato verso una profondità impossibile da risalire.


Il loro respiro era ancora bollente, le loro fronti umide di sudore.
Dalla condizione del letto, nessuno avrebbe mai dubitato di quello che era successo. Anche se non era successo esattamente quello che tutti avrebbero pensato.
Questa volta Kaz stringeva entrambe le mani di Inej.
Inej aveva coperto entrambi. – Fa freddo e non me ne ero neanche accorta. - aveva detto.
Kaz non riusciva a essere lucido come avrebbe voluto. I capelli di lei scendevano dolcemente sulle sue spalle. Percepiva le sue guance a fuoco, gli occhi lucidi.
Aveva alzato il copriletto e si era sepolta sotto strati di coperte, invitandolo a fare lo stesso.
- Il cuore è una freccia…-  le sussurrò Kaz.
-I proverbi Suli non ti si addicono. - scherzò la ragazza.
Kaz poggiò la fronte contro la sua spalla – Lo penso anche io…-
E si addormentarono, mentre fuori iniziava ad albeggiare.

FINE.




*spazio autrice: Grazie di cuore a chiunque abbia letto questa fanfiction! E ship Kanej tutta la vita!
 
   
 
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