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Autore: Ariadne Oliver    24/08/2009    1 recensioni
Un adolescente può essere silenzioso come la luna, se confinato nello spazio ristretto di una gabbia di artigli. Può essere ghermito da un Diavolo tentatore, se il futuro che gli si prospetta è stato deciso senza il suo consenso. Oppure può tracciarsi la sua strada da solo, ampia come un viale della Parigi notturna. Un racconto in sei parti sul divenire adulti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Se volete scusarmi, vado a prendere qualcos’altro. Bere champagne, alla lunga, stanca.-

La flûte intonsa venne poggiata con noncuranza su un vassoio tenuto in mano da un cameriere attento.
Enack accompagnò il suo congedo con un sorriso che era più di intima esultanza che di circostanza.
Non c’era tempo da perdere, il ragazzo stava per lasciare la sala e lui aveva voglia di raggiungerlo e trattenerlo ancora un po’ lì per il suo personale diletto.
Un’occasione rara, premio che andava al di là di ogni più rosea previsione.
Premio da aggiungere al premio, sia chiaro.

Durante quello stralcio di conversazione An Sun si era rivelata essere esattamente corrispondente all’immagine mentale che si era creato di lei, per mesi, leggendo le sue parole.
Ben presto i due avevano iniziato a bersagliare gli altri presenti nella sala di battute sottili accompagnate da fine retorica, impedendo, in breve, a chiunque di intromettersi nella conversazione.
Il ragazzino aveva seguito attentamente l’evolversi della situazione fissandolo per tutto il tempo con aria curiosa e la fronte appena corrugata.
Era certo di non piacergli, cosa che rendeva la situazione ancora più stuzzicante.
La madre pareva ignorare la presenza del figlio, eppure Enack sentiva che non era affatto così.
Non glielo aveva presentato di proposito, proteggendolo dai suoi sguardi avidi con un muro di parole irresistibili.
Molto probabilmente sapeva sul suo conto molto più di quello che lui stesso amava far credere al bel mondo, e forse era proprio per questo che aveva tentato di tenerlo il più alla larga possibile da un rampollo per il quale, c’era da scommetterlo, era stato progettato un roseo futuro che non includeva certo relazioni omoerotiche con pericolosi criminali d’alto rango.
Tuttavia, una volta lasciati soli dal resto della compagnia annoiata il ragazzo, contrariato, aveva chiesto alla madre di potersi congedare.
An Sun aveva acconsentito con un cenno del capo e un sorriso delicatissimo.
Enack non poté fare a meno di dirsi che non c’era visione più ricca di sfumature e densa di desideri dello sguardo di una madre che getta sul figlio sottili reti di speranza.
Wang , sollevato, si allontanò da quell’uomo che era riuscito a metterlo a disagio come pochi.
Provò a lanciargli uno sguardo incerto e un “buonasera” imbarazzato, ma senza osare stringergli la mano.
Enack rispose cortesemente, ma senza pretendere alcun contatto.
Si era detto subito che non doveva avere alcuna fretta, che se anche ci avesse messo dieci anni per ottenere soltanto un suo sorriso cordiale ne sarebbe valsa, comunque, la pena.
Wang li valeva tutti, su questo non c’era il benché minimo dubbio.

Enack era certo che An avesse voluto rimanere da sola con lui per minacciarlo e troncare sul nascere ogni interesse morboso nei confronti di suo figlio.
Era una donna determinata almeno quanto lui era un criminale spietato.
Fu rapidissimo a sfuggire dalle sue grinfie con la scusa del voler prendere altro da bere.
Un predatore è un predatore, gli occhi di una madre non sono sufficienti ad allontanarlo dalla preda.

***

-L’atroce tortura è il papillon, le scarpe o la conversazione con degli estranei poco raccomandabili?-
-Tutte e tre le cose, suppongo.-

Il ragazzo aveva un’espressione sorpresa, nonostante la risposta pronta.

-Non sei un bravo attore, si capisce che non sai recitare molto bene la parte del duro. È certo che da grande non diventerai un criminale.-

Questa volta il ragazzo non rispose, nonostante le parole che avrebbero dovuto avere lo scopo di lusingarlo.

-Enack Viljani. Se devo discutere con qualcuno, desidero presentarmi formalmente.-

La mano che strinse era curata e fredda, due caratteristiche che nulla avevano a che fare con l’adolescenza.

-Wang Chen, avrei dovuto presentarmi prima io, invece. Mi perdoni la maleducazione.-

Le dita sottili, quasi di porcellana, indugiarono un poco tra le sue, come a cercare calore.
O era stata soltanto una sua impressione?

-Lo ha fatto, a suo modo, mi creda, non c’è bisogno di scusarsi. Mi è dispiaciuto soltanto che non si sia voluto unire a noi nella conversazione.-
-Non avevo nulla da dire che non fosse stato già detto da lei e da mia madre.-

Le labbra erano deliziosamente piegate in una smorfia di imbarazzo e titubanza. Il ghiaccio era ben lungi dall’essere sciolto.

-Così, tu sei il figlio di An?-
-Sì.-
-Accompagni sempre tua madre in questo tipo di eventi? Ho avuto l’impressione che lei tenga davvero molto a te, nonostante questa sera abbia cercato di farmi credere il contrario.-

Wang abbassò gli occhi con aria imbarazzata, ma durò solo un attimo. Quando rialzò lo sguardo lo puntò nel suo con decisione.

-A dire il vero è stata la prima volta, e temo resterà l’ultima, almeno per qualche tempo.-

Le labbra, questa volta, si erano piegate in un sorriso timido, ma gli occhi parlavano chiaro.
La vita mondana non aveva la minima attrattiva per quel ragazzo.

-Quindi non avremo più la fortuna di incontrarci?-
-Cosa ci può essere di tanto interessante nel rivolgere la parola ad un adolescente?-
-Il fatto che non sembri affatto un adolescente.-

Enack provò a conferire quanta più cordialità possibile al suo sorriso.
La forte attrazione di prima si era mitigata. Non che Wang avesse perso di interesse, ma era davvero l’immagine dell’innocenza. Non c’era affettazione nei suoi modi, al contrario: pareva, con ogni gesto, riscrivere le regole dell’educazione conferendo loro nuova grazia.
Da quanto tempo Enack non si trovava di fronte a tanto candore?
Da quanto non provava più la certezza di potersi fidare della persona di fronte?
Molti amanti lo avevano conquistato per essere diversi dall’ambiente che li circondava, ma non erano stati che semplici svaghi, complici di una nottata di sesso, compagni di giochi a cui evitare di avvicinarsi davvero.
Questo ragazzo, al contrario, sembrava una scatola contenente un tesoro da scoprire, così educato ed introverso.

-Se non sono indiscreto … quanti anni hai, con esattezza, Wang?-
-Quindici, Sig. Viljani.-

Praticamente ancora un bambino, anche se di molti suoi coetanei non si può dire certamente lo stesso.

-Hai ancora tanto tempo davanti, quindi.-
-Tempo? Per fare cosa?-
-Per prendere coscienza di te stesso.-

Enack vide il volto di Wang farsi stupito e, subito dopo, chiudersi in un’espressione pensosa. Che avesse prese quelle parole per un’offesa? Sperò vivamente di no.

-Sono stato troppo insolente? Ti chiedo perdono.-
-No, non è questo.-

Wang scosse la testa con movimenti nervosi.

-Vede, è la seconda persona a farmi un discorso simile da stamattina.-
- La prima chi è stata, se posso?-
-Mia madre.-

Enack squadrò rapidamente il salone in cerca dello sguardo di An Sun.
Non era molto distante da loro e aveva un’aria più preoccupata che torva.

-Che ne dici se ti riaccompagno io in albergo, Wang?-
-Ecco, io… la macchina è già stata preparata.-

Il tono di voce era sinceramente dubbioso.

-Basterà dire all’autista che hai cambiato idea.-

L’idea di poter essere Pigmalione per una notte gli fece correre più di un brivido lungo la schiena.

***

Dall’altro capo della sala An Sun aveva osservato la scena con uno sguardo indecifrabile.
Aveva sentito parlare di Enack Viljani: nulla di particolare, frequentavano ambienti completamente diversi, ma più di qualche voce era circolata, e raccontava di una persona tutt’altro che raccomandabile.
La cosa non l’aveva minimamente colpita, ogni uomo che appartenga al bel mondo è vittima di insinuazioni più o meno malevole sul proprio conto, definire un mediorientale un trafficante d’armi le sapeva più di luogo comune che di verità.
Tuttavia, nel momento esatto in cui si era ritrovata a stringere quella mano aveva cominciato a sentirsi stranamente inquieta.
Viljani era un bellissimo giovane uomo, elegante, raffinato, colto, eppure pregno dell’essenza della sua terra molto più di quanto lui stesso, ne era certa, sarebbe stato disposto ad ammettere.
An Sun la Turchia non l’aveva mai vista, aveva passato la vita a fuggire da tutto ciò che era Asia, dal caldo ai colori, dal disordine alle contraddizioni, eppure quella sera sentiva di aver toccato quella terra, di averla respirata.
Le si era palesata oltre la colonia costosa e il profumo raffinato, oltre il perlage dello champagne e un francese privo di inflessioni, le si era resa fisica, le aveva consentito di assaporarla.
È difficile cogliere una sfumatura simile se non si è tra coloro che la portano incisa sulla propria pelle come un marchio.
Aveva trascorso l’intera serata a chiedersi che storia nascondesse dietro di sé quell’uomo, cosa lo spingesse realmente a tenere nascosta la sua natura passionale, ad imporsi cinismo e distacco.
Sicuramente Enack Viljani era una persona snob, ma lo snobismo nasconde noia e vuoto intellettuale, mentre in lui era presente un’intelligenza vivace e acuta.
Enack era un felino, lo si dice spesso di chi fa parte del mondo degli affari, ma in quel caso nel luogo comune c’era un fondo di verità.
E se fosse stato così anche per le voci riguardanti i suoi traffici?
Doveva capire quell’uomo, coglierne l’essenza.
Enack Viljani era una persona complessa, interessante, poteva raccontarle molto sulla natura umana e le sue infinite contraddizioni.
Tuttavia, gli sguardi che aveva rivolto a suo figlio l’avevano perplessa e preoccupata.
Cosa voleva da Wang? Era solo un adolescente.
Quella sera l’aveva portato con sé affinché si arricchisse, non per fare in modo che fosse prosciugato dall’aridità di un misterioso petroliere turco.
Perché sei sicura che un uomo così disilluso spegnerebbe un po’ dell’ingenuità che vena il carattere di tuo figlio.
Mentre osservi i due lasciare la sala assieme ti dici che, forse, avresti fatto meglio a dividerli.
L’istinto di una madre –altro luogo comune con un fondo di verità- raramente sbaglia.
   
 
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