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Autore: CedroContento    12/01/2021    9 recensioni
[Sirius Black/Molly Weasley]
In una notte buia due membri dell'Ordine della Fenice arrivano alla Tana portando con sé un ragazzo ferito e affidandolo alle cure di Molly Prewett Weasley. Questo incontro rimarrà per sempre impresso nel cuore della giovane mamma.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Molly Weasley, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Seconda Parte
 
Grimmauld Place n.12, 1996
 
Dopo la morte di Sirius, Molly, non era riuscita a versare una lacrima. Non una lacrima riuscì a trovare la strada attraverso gli occhi, - che avevano dovuto vederne troppe, decisamente troppe quell’anno - lungo le guance, ormai solcate da numerose rughe. Neanche una.
Una sola domanda invece le vorticava insensatamente nella testa: aveva amato realmente Sirius Black?
Non c’era mai stato veramente un loro, non avevano mai potuto vivere quel sentimento, il sentimento che si erano azzardati a chiamare amore, non troppo tempo dopo il loro primo incontro. Amore, sbocciato in fretta nei loro cuori giovani e immaturi, ancora pieni di speranza nel futuro, e rimasto custodito nelle loro anime attraverso gli anni, anche quando erano lontani.  
“Molly!”
La voce di Sirius sembrò rimbombare, ancora e ancora, nello stretto e tetro corridoio della dimora che per generazioni era appartenuta ai Black.
Sola, in mezzo al salone semibuio, Molly immaginò, sperò, di vedere ancora una volta quella porta spalancarsi, Sirius fare capolino da dietro il legno consunto dagli anni.
Erano passati solo pochi mesi, erano stati lì solo pochi mesi prima, loro due. Che ora lui non ci fosse più non aveva alcun senso.
 
“Molly!”
Quando la porta si spalancò il Malandrino rimase per un momento immobile sull’uscio, non passò molto prima che trovasse la presenza mentale per reagire. Un rapido colpo della bacchetta bastò per rispedire con qualche scintilla il molliccio al suo posto, nello scrittoio.
E finalmente il corpo esanime di Ginny, il volto esangue, la chioma scarlatta sparsa sul pavimento, gli occhi vitrei che fissavano il soffitto tappezzato di ragnatele, svanì, così com’era apparso.
“Molly, non è reale,” Sirius si affrettò a raggiungere il punto in cui Molly era crollata in ginocchio, e dove ora singhiozzava, nascondendo il viso tra le mani.
Il buon proposito di Sirius, da quando si erano ritrovati quella primavera, era stato quello di cercare di evitare ogni contatto con lei; lo doveva fare per sé stesso, per evitare ad entrambi di peggiorare quella dolce agonia: essere così vicini e non potersi avere.
Ma non riuscì a resistere alla vista della sua vulnerabilità, del suo dolore, la paura immobilizzante che la dominava. Doveva stringerla a sé, fare quanto in suo potere per scacciare quei sentimenti e, se mai fosse stato necessario, avrebbe dato la vita per scongiurare che la macabra visione di poco prima potesse mai trasformarsi in realtà.
“È solo un molliccio…” la rassicurò cullandola, scostandosi poi il tanto che bastava per poter catturare i suoi occhi verdi.
“Lo so, lo so… sono così stupida” sussurrò Molly, accettando il fazzoletto che lui le porgeva, costringendo però sé stessa a sottrarsi a quell’abbraccio. Quell’abbraccio meraviglioso, il primo dopo così tanti anni.
“E comunque ti avevo detto che con il molliccio me la sarei vista io,” la rimproverò bonariamente lui, addolcendo lo sguardo.
Riuscì a strappare almeno un sorriso a Molly con i suoi occhi, stanchi ma ancora accesi di furbizia, quella del Malandrino di un tempo.
Sirius si ritrovò ad accarezzare dolcemente la chioma scarlatta che tanto aveva amato fin dal primo instate. Ne arricciò una ciocca sfibrata attorno ad un dito. Erano invecchiati entrambi così tanto, così in fretta - Azkaban era stata decisamente inclemente con il suo fascino - ma dopo tutti quegli anni Molly riusciva ancora a fargli battere il cuore come fosse un ragazzino, quasi fossero ancora due giovani seduti in una notte d’autunno nella cucina della Tana, quando il resto del mondo non esisteva ancora.
“Non sai… che è meglio affrontare i mollicci con un po' di musica allegra in sottofondo?” disse Sirius, sollevandosi faticosamente da terra e cominciando ad armeggiare con un vecchio grammofono impolverato. Con sua grande disapprovazione, quando riuscì a farlo funzionare, dall’opaco altoparlante si levò gracchiando solo una musica lenta. Fece spallucce prima di tendere un braccio verso Molly, invitandola a danzare.  
“Ricordi quando abbiamo ballato l’ultima volta?” le chiese sorridendo nostalgico.
Cominciò a condurre, girando in tondo nell’ampio salone ingrigito dallo spesso strato di polvere che si era depositata, strato dopo strato, negli anni.
“Al matrimonio di James e Lily, quando mi hai chiesto di fuggire con te per la centesima volta!” rise Molly, facendosi accompagnare in una lenta piroetta.  
“E te lo chiederò sempre ancora Molly. Finché non accetterai non mi arrenderò” le promise, ritirandola a sé, avvicinando il viso al suo un po' di più, forse anche troppo.
“Ti saresti pentito un istante dopo essere partito,” Molly scosse la testa riccioluta sorridendo. “Non avresti mai abbandonato James e Remus, lo hai sempre saputo, e ora lo so anch’io. Sei troppo impulsivo, ecco qual è il tuo problema.”
Sirius non poté trovare nulla da controbattere, probabilmente Molly aveva ragione, come sempre.
“Vieni a stare qui,” le chiese invece dopo qualche istante, del tutto inaspettatamente. “Anche se ormai è chiaro che non scapperai con me non voglio ancora rinunciare ad averti vicina. Magari posso ancora farti cambiare idea” aggiunse ammiccando.
“Cominciamo ad essere troppo vecchi per queste sciocchezze Sirius” commentò Molly incupendosi, evitando di guardarlo direttamente.
“I miei sentimenti non sono cambiati in questi anni, non hanno ceduto mai, mai neanche ad Azkaban,” si dichiarò il Malandrino. “Ho pensato a te ogni giorno, ogni istante, solo per questo non sono impazzito”.
Ciò che Sirius non aveva mai osato chiederle però, e che Molly dal canto suo non gli disse mai, era se in tutti quegli anni lei avesse pensato a lui, se in tutti quegli anni lei lo avesse veramente ritenuto responsabile per il crimine per cui aveva scontato, e stava ancora scontando, quell’ingiusta pena. Forse non era nemmeno pronto a sostenere la risposta a quella domanda, la temeva.
“Molly? Vieni a stare qui” ripeté con più convinzione.
“È un’idea terribile” decise lei, arrestando bruscamente il loro ballo.
“Perché no? Tu e i ragazzi, sareste più al sicuro. Anche Arthur, se devo, sopporterò chiunque pur di averti qui” scherzò Sirius. “Ho bisogno di averti con me,” aggiunse più serio, agganciando una volta per tutte gli occhi della strega che amava, trattenendola delicatamente per il mento. “Ho voglia di sentire nell’aria il profumo della tua torta di mele ogni giorno, concedimi almeno questo” la implorò.
“No Sirius io…non ci riesco, non è affatto una buona idea, per niente.”
“Hai paura di non riuscire a resistermi?” le chiese accorciando ulteriormente la distanza tra loro. Sorrise trionfante quando Molly abbassò lo sguardo imbarazzata, aveva colto il punto senza averne affatto intenzione.
“È tardi per noi” rispose lei infine.
Sirius scosse la testa, non si sarebbe mai arreso con tanta facilità. “Vieni a stare qui”.
Quando Molly si decise ad alzare gli occhi limpidi, trovando i suoi, Sirius ebbe ogni risposta. Quanto ancora nonostante tutto lo desiderasse ancora, la tentazione mai spenta di cedere alle richieste di una fuga romantica, così allettante. Era disposta a precludersi anche questo, di passare un po’ di tempo con lui? Non era tardi per loro.
Ma veloce Molly scelse di divincolarsi dalle braccia del Malandrino, di fuggire da quello sguardo capace di leggerle nell’anima. Si diresse verso la porta, decisa a mettere più distanza possibile tra lei e l’uomo che da sempre la tentava, il suo frutto proibito.
“Ci penserai?” la sua voce la raggiunse prima che avesse tempo di varcare la soglia. Molly annuì impercettibilmente prima di uscire. La risposta sarebbe stata sì, lo sapevano entrambi.
 
Aveva amato veramente Sirius Black?
Molly conosceva la risposta a quella domanda. Sì, aveva amato Sirius. Nonostante sapessero entrambi che non avrebbe mai potuto essere, nonostante la lontananza, quel sentimento non era mai cambiato, né aveva mai ceduto.
Una parte del cuore di Molly era stato di Sirius fin dal primo sguardo, fin da quando lui aveva aperto gli occhi - quelli in cui mai più avrebbe potuto perdersi - sul loro vecchio divano; anche quello ora non c’era più, era stato consumato dal fuoco, assieme tutto il resto.
Non aveva versato lacrime Molly Weasley appena aveva saputo che Sirius era morto, non ne pianse per molti mesi, ma anche quelle con il tempo riuscirono a raggiungerla.
Trovò le lacrime per Sirius proprio nel luogo in cui si erano conosciuti, o meglio tra ciò che ne rimaneva, tra le ceneri della Tana. (1)
Molly rimase in piedi, immobile, in mezzo a ciò che rimaneva della sua casa distrutta un tempo indefinito. Il cielo plumbeo sopra di lei sembrava riflettere alla perfezione il suo stato d’animo, le raffiche di un vento gelido la colpivano ad intervalli, alzandole la gonna, insinuandosi sotto i vestiti, facendola rabbrividire. Aveva perso tutto. Il luogo che aveva per molti anni chiamato casa, in cui aveva cresciuto i suoi figli, in cui erano custoditi i suoi ricordi più preziosi, era sparito in poche ore.
Mosse alcuni passi incerti sulle macerie, scurite dalle fiamme, verso il punto in cui c’era stata la cucina, la sua cucina, il suo rifugio. Non ne rimaneva che qualche traccia.
Lasciò vagare mestamente lo sguardo attorno a sé.
Individuò il quadrante dell’orologio a pendolo, ingrigito e privo di lancette, che sbucava per metà dalle macerie; un calderone ammaccato; una parte del piano del lungo tavolo in legno massiccio che aveva dominato ingombrante il centro della stanza, ora giaceva su un fianco, carbonizzato. Una piccola scatolina rilegata attirò la sua attenzione tra i detriti. Il suo ricettario, aveva in parte resistito alla forza divoratrice del fuoco. Qualche ricetta si poteva ancora decifrare, qualcuna Molly la conosceva a memoria, non sarebbe stato difficile recuperarle.
Voltò cautamente le schede bruciacchiate una ad una, cercando conforto in quell’oggetto tanto familiare. Quando arrivò a quella della sua torta di mele, il cuore fu colpito da una fitta di dolore.
Con gli occhi offuscati dalle lacrime Molly strappò rabbiosamente quell’inutile cartoncino; ne lasciò cadere incurante i coriandoli in cui lo aveva ridotto, non guardò i suoi resti vorticare verso l’alto, trasportati dal vento. E il vento portò via con sé la ricetta dell’Apple Pie, il dolce che Molly non avrebbe mai più preparato, quello di cui non avrebbe mai più tollerato di sentire il profumo, il profumo del suo amore mai vissuto e perso per sempre. Aveva amato Sirius Black.
 
  1. Faccio riferimento all’incendio della Tana del sesto film, Il Principe Mezzosangue. (su)
   
 
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